Stazioni Marittime:
«I telefoni continuano a squillare»
I
l Porto di Genova, con 2 milioni e 721mila passeggeri nel comparto traghetti e oltre 800mila in quello crociere nel 2010, è uno tra i principali in Italia. Msc Crociere lo ha scelto come home port per la sua flotta. La gestione del terminal crociere e di quello traghetti fa capo a Società Marittime Spa. Forte di nuovi investimenti, che hanno permesso l’inaugurazione della banchina “Milledodici” sul lato ponente di Ponte dei Mille, il terminal ligure è adatto a ospitare le grandi navi di ultima generazione. Quelle lunghe sino a 350 metri. E non mancano i servizi a terra, tra cui il centro commerciale al terminal traghetti rivolto non solo ai viaggiatori ma a tutta la città. A pochi giorni dalla sciagura del Giglio abbiamo intervistato l’amministratore delegato di Società Marittime, Edoardo Monzani, con cui abbiamo provato a fare il punto sul futuro di crociere e traghetti, investimenti e servizi. Partiamo dai dati. Nel 2010 siete cresciuti sul fronte crociere mentre siete calati su quello traghetti. Come è andato il 2011? L’anno appena concluso è stato sostanzialmente uguale al 2010, con circa 800mila crocieristi. Più di 650mila sono home port, che fanno quindi di Genova lo scalo di partenza e di arrivo. Per quanto riguarda i traghetti, purtroppo, è stato negativo: abbiamo perso 400mila passeggeri. Qual è il motivo di questo calo? Qualcuno dà la colpa all’aumento dei biglietti dei traghetti, qualcun altro a mio avviso in maniera più corretta alla crisi economica. Come osservatore io difendo
l’aumento dei biglietti. Negli anni passati le compagnie si sono fatte una concorrenza sbagliata, facendo delle promozioni al limite dell’accettabile per i bilanci aziendali. Nel 2011 si sono trovate costrette, anche a causa dell’incremento del costo del carburante, ad alzare i listini per arrivare almeno al break even point. Ma i passeggeri sui voli diretti in Sardegna sono aumentati con punte del 20 per cento… È vero. I destinatari dei traghetti sono quelli che hanno la casa in Sardegna, quelli che vanno in campeggio e hanno bagagli molto rilevanti e, in generale, quelli che hanno bisogno dell’autovettura. Chi non aveva queste necessità ha preso l’aereo perché oggi è meno caro. È pesato anche l’effetto Saremar? C’è stata un po’ di turbativa con l’ingresso in esercizio di Saremar da Savona. Credo che sia un’iniziativa censurabile: non è accettabile che una Regione, con i soldi pubblici, crei una linea di navigazione in passivo. Cosa dobbiamo attenderci per il 2012? Parlarne oggi, 20 gennaio, alla luce della tragedia del Giglio pone molti punti interrogativi. I dati a mia disposizione dimostrano che le prenotazioni non sono scese. I telefoni continuano a squillare. Quando cade un aereo le persone continuano a volare, e penso che avverrà così anche per le crociere. Credo che nel 2012 avremo gli stessi dati del 2011, e in un momento di crisi sarebbe già un buon risultato. Parliamo di investimenti. Sul mondo delle crociere ci sono progetti… Ci sono stati i maggiori investimenti. Ora c’è un rallentamento e i book dei cantieri sono abbastanza impoveriti. Il grande sforzo le compagnie armatrici lo hanno fatto
negli anni scorsi. … ma se parliamo di terminal crociere? Noi, forse l’unico porto, abbiamo realizzato una nuova banchina al Ponte dei Mille. L’abbiamo denominata Milledodici, è lunga 350 metri ed è in grado di ricevere tutte le navi di ultimissima generazione. Comunque non so quanto andrà avanti questo gigantismo: a parte Royal Caribbean, che continua a credere in navi lunghe 350-360 metri, mi sembra che le altre compagnie si stiano orientando su soluzioni da 300-310 metri. Bisogna pensare che più le navi sono grosse e meno sono gli approdi disponibili. Quanti sono in Italia i porti in grado di ospitarle? Sicuramente Civitavecchia, che vanta una banchina lunga più di un chilometro, e Genova. Venezia dispone di banchine lunghe ma ha problemi nel far girare le navi. Non sarebbe il caso di concentrare le poche risorse pubbliche disponibili nei porti strategici? Veniamo da anni bui legati alla presenza del ministro Tremonti, che non credeva assolutamente negli investimenti nei porti. Sicuramente sarebbe stato giusto un intervento mirato negli scali più importanti. Gli ultimi dati parlano di investimenti per 100 milioni di euro, suddivisi però in 24 porti. Praticamente nulla. Approdiamo ai servizi per i viaggiatori. Come si struttura la vostra offerta nel terminal crociere? Questo è un tema variegato e delicato. La filosofia odierna è di considerare il terminal crocieristico un po’ come una propaggine della nave. Deve essere bello, ben attrezzato e il passeggero deve trascorrerci il tempo necessario per effettuare le operazioni di check-in. Nel contempo non si possono offrire soluzioni in antitesi con quelle che l’armatore offre sulla nave. Noi avevamo un duty free shop che è stato chiuso perché non era gradito che i passeggeri spendessero nel duty free shop di Genova e non in quello a bordo. Ora abbiamo allestito dei kids corner, un tempo avevamo dei punti internet che in realtà i passeggeri non utilizzavano molto. Le performance del duty free erano buone? Non lo gestivamo direttamente noi, eravamo gli affittuari. A noi dava un buon reddito ma credo che al gestore non lo desse. E nel terminal traghetti? Il terminal traghetti è un centro commerciale. Noi abbiamo affittato rami d’azienda a una ventina di esercizi commerciali. C’è anche la Coop, per la quale l’affitto è dei locali. Questo è un terminal aperto alla città. Come è l’andamento del centro? È qualche anno che sta soffrendo, i consumi sono scesi: è una battaglia. I passeggeri dei traghetti utilizzano molto i negozi, sono grandi consumatori. I clienti sono soprattutto i nord africani ma anche gli italiani che vanno in Sardegna. Prima di partire fanno la spesa perché sanno che i prezzi sono più bassi che sull’isola. È un po’ paradossale ma succede. Andrea Penazzi
retail&food - marzo 2012 37