Parola di… Giovanni Porcu, founder di Doppio Malto “In futuro 150 birrerie. E parte il business degli stadi”
Franchising: numeri e strategie delle catene di ristorazione
Bilancio ai raggi x: margini sostenuti per La Piadineria
A Mapic centri commerciali a caccia dei brand stranieri
AEROPORTO DI BERGAMO ORIO AL SERIO
Sushi Daily è il produttore di sushi n. 1 in Europa, con oltre 1000 chioschi distribuiti tra negozi alimentari, supermercati e hub di viaggio.
Nel nuovo chiosco appena inaugurato all’Aeroporto di Bergamo – Orio al Serio ogni cliente potrà comporre il proprio piatto di sushi con la formula Pick&Mix, da consumare comodamente sul posto, oppure scegliere le box Take Away preassemblate da gustare anche in volo.
Vi aspettiamo prima del vostro prossimo viaggio!
Editoriale
CERTEZZE
Partecipando a tanti eventi di fine estate e inizio autunno, noto che l’intelligenza artificiale è ancora una delle parole chiave del momento. Ma più passa il tempo e meno se ne vedono applicazioni concrete, larghe, migliorative. Tolto l’utilizzo quasi hobbistico di far riassumere, tradurre, presentare documenti da ufficio, molto comodo ma ancora non del tutto preciso, la sensazione è che manchi ancora un pezzo perché l’AI sia la rivoluzione annunciata. Staremo a vedere.
Per il resto, quando le aziende sono attrezzate per la raccolta dei dati dei loro clienti, si naviga in oceani sconfinati di informazioni, da cui in pochi (grandi) sanno ancora oggi trarre profitto.
E allora tocca rivalutare ancora le abituali certezze. Le relazioni e le informazioni essenziali, purché attendibili e di valore.
Per questo il prossimo anno parteciperemo alla realizzazione di due nuovi, straordinari, progetti. Partiamo da Aurelya, il primo sistema di misurazione delle vendite delle catene f&b, il cui percorso è svolto in partnership con Deloitte. Un output che consentirà di comprendere il mercato e di sviluppare strategie, partendo da dati reali. A disposizione di chi li fornirà, le catene stesse, ma anche dei fornitori e dei landlord. Ed ecco che il dato trova valore e restituisce valore.
Mentre per coltivare le relazioni, sempre in ambito food, il 12-13 marzo a Milano si terrà ICC – Industry Chain Circle, un nuovo evento determinato a creare o rinforzare la relazione tra la produzione e il retail, nell’ambito del fuoricasa. Un’iniziativa che vuole dare valore all’innovazione dell’industria, per i suoi prodotti, ma anche delle catene per le nuove formule di gestione della logistica, del personale ma soprattutto dei prodotti e del loro servizio.
Infine, è confermato per l’inizio autunno DFM Dire Fare Mangiare, lo straordinario appuntamento di contenuti che beneficia di decine di tavole rotonde e oltre un centinaio di speaker.
Nell’attesa che l’AI ci dica cosa dobbiamo fare, facciamolo. Per ora è meglio così.
Andrea Aiello
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Porcu (Doppio Malto): “150 locali nel futuro” Grande novità: la gestione
Siro
News
Pret a Manger apre a Milano Centrale. Chef Express: “In arrivo Bologna, obiettivo 30 locali”
Chef Express, gestore esclusivo del marchio in Italia, ha inaugurato il punto vendita Pret a Manger alla stazione di Milano Centrale. È la quarta presenza in Italia, dopo i tre punti vendita dell’aeroporto di Milano Malpensa. “Inoltre, si tratta del nostro ingresso nel circuito di Grandi Stazioni Retail, che riteniamo molto adatto per un marchio di questo tipo. Possiamo anticipare che a inizio 2026 apriremo un altro Pret alla stazione di Bologna e nel complesso abbiamo in mente un piano per una trentina di aperture in Italia” ha spiegato durante la presentazione Gabriele Morisi, Responsabile sviluppo di Chef Express. Il negozio fa parte di uno spazio allargato, da 1.000 mq complessivi, dove Chef Express gestisce anche un Roadhouse e un wagamama. C’è altro in arrivo? “Ci guardiamo intorno, ma per ora cerchiamo di sviluppare bene questo. In questo settore non bisogna farsi prendere dalla moda” ammette Nicolas Bigard, amministratore delegato di Chef Express. “L’esperienza insegna che portare un marchio estero legato al cibo, in Italia, non è mai semplice”.
Stock Options
OVS ha chiuso il primo semestre fiscale con vendite che segnano un record in valore assoluto: 793 milioni di euro (+4%). L’Ebitda raggiunge così i 102 milioni (+13 milioni sullo stesso semestre 2024) portandosi al 12,8% sulle vendite.
Il peggio potrebbe essere alle spalle, con i dati del primo trimestre fiscale che sorprendono gli analisti: +1% di vendite a 11,7 miliardi di dollari, mentre le attese erano ancora per un segno negativo. Però c’è cautela, anche a fronte del possibile effetto dazi.
Il titolo ha avuto una fiammata, dopo la pubblicazione dei conti del terzo trimester fiscal che hanno battuto le attese. Il profitto operative è salito del 40% anno su anno a 4,9 miliardi di corone svedesi (circa 522 milioni di euro), molto sopra le previsioni che erano per meno di 4 miliardi.
In un anno, il titolo ha guadagnato oltre il 90%, con un ulteriore +23,9% da inizio 2025, dopo il lungo declino iniziato nel 2023 e proseguito nel 2024. Ora, il titolo torna nella Blue Chips.
Settimane in altalena per il titolo del lusso italiano. Prima l’accuso di un hedge fund di operare contro le regole in Russia. Poi gli ottimi numeri del terzo trimestre fiscale, con vendite che crescono ancora in doppia cifra.
Curioso il caso del marchio americano, tipico degli Stati Uniti del Sud, che aveva tentato un rebranding, salvo tornare al logo originale dopo forti critiche, persino del Presidente Donald Trump. L’accusa era di aver scelto un nuovo disegno poco americano. Le polemiche sono costate diversi giorni di perdita a Wall Street.
Nel secondo trimestre conclusosi il 2 agosto, le vendite comparabili sono aumentate dell’1%, mancando le stime di crescita del 2,26%, mentre le vendite nette sono stabili a 3,7 miliardi di dollari (pari a 3,17 miliardi di euro). L’utile netto è passato da 206 milioni di dollari nel secondo trimestre del 2024 agli attuali 216 milioni.
Dopo una primavera incerta, l’estate ha rimesso in marcia le vendite di Zara e degli altri brand del colosso spagnolo. I dati del primo semestre 2025 registrano ricavi per 18,4 miliardi di euro, + 1,6% sullo stesso periodo 2024. Sale l’Ebitda a 5,1 miliardi.
Il colosso che controlla KFC ha pubblicato dati del secondo trimestre con vendite su del 2%, ma le attese degli analisti erano per un rialzo un po’ più robusto. Stesso discorso per l’utile per azione (1,44 dollari).
Burgez: è Obicà Mozzarella Bar l’acquirente dello smash burger
È Obicà Mozzarella Bar il soggetto destinato a rilevare Burgez, la catena di smash burger finita in liquidazione giudiziale. Obicà Mozzarella Bar (tramite la società che detiene il marchio, Mercato Srl) si è aggiudicata l’asta dello scorso 29 agosto, con un’offerta per Burgez pari a 1,3 milioni di euro. Tecnicamente, la nuova proprietà non è stata ancora formalizzata, poiché trattandosi di un passaggio all’interno di una procedura di liquidazione giudiziale, ci sono ancora diversi step da seguire. Il prossimo 15 ottobre, per esempio, è previsto un incontro con i creditori per l’esame dello stato passivo, davanti al giudice delegato. Salvo imprevisti, comunque, Mercato Srl si accinge a rilevare quanto contenuto nei lotti di aggiudicazione, in primis i marchi e gli undici punti vendita ancora in attività: quelli di Milano (7), Roma, Torino, Verona e Bologna. Più gli uffici locati a Milano con le relative attrezzature.
Bageterie Boulevard, format di sandwich qsr, prepara le prime aperture in Italia
Sta arrivando in Italia il format di panini gourmet, in versione quick service, Bageterie Boulevard. Bageterie Boulevard è un brand nato in Repubblica Ceca, dove la catena è leader di mercato con oltre 70 punti vendita e un piano di espansione già avviato nel Regno Unito, Germania, Ungheria e Medio Oriente. In Italia, la società sta cercando un partner per uno sviluppo congiunto in joint venture e franchising, con l’obiettivo di aprire i primi locali nei prossimi mesi. “Il panino è tra i prodotti più consumati nei contesti ad alta rotazione come stazioni, aeroporti e centri urbani, ma manca un format retail capace di valorizzarlo a pieno” spiega Michele Ardoni, responsabile per l’Italia dello sviluppo del marchio (e imprenditore già attivo nel food nel progetto Plant Bun). Il panino rappresenta il prodotto di punta, ma l’offerta del brand è più ampia e spazia da zuppe a insalate, patate al forno e omelette, per coprire tutte le fasce orarie, compresa la prima colazione. Bageterie Boulevard fa parte del gruppo Crocodille, realtà da 150 milioni di euro di ricavi attivo sia nella ristorazione sia nella produzione industriale di sandwich confezionati.
INNOVAZIONE SOSTENIBILE PER UN FUTURO RESPONSABILE
SDS è da sempre attenta a selezionare le migliori soluzioni in termini di sostenibilità
Offriamo prodotti con un basso impatto ambientale garantendo sempre qualità e funzionalità.
SDS è certificata FSC®, quest’ultima garantisce la tracciabilità e la sostenibilità dei prodotti in legno e carta. Il nostro obiettivo è chiaro: promuovere soluzioni green per la ristorazione professionale.
Popeyes: doppietta a Roma e via al progetto franchising
Popeyes Famous Lousiana Chicken accelera in Italia, con una doppia apertura nella capitale e con il primo punto vendita in franchising. Il brand di pollo fritto ha aperto in zone nevralgiche di forte passaggio: via Tiburtina e via Nomentana. “Il riscontro che abbiamo avuto a Roma Maximo è andato oltre le nostre aspettative. Questo ci dà ulteriore spinta a proseguire nel nostro percorso di crescita” secondo Davide Gionfriddo, General Manager Popeyes Italia. E poi, parte il progetto franchising. La prima apertura di questo genere è a Montesilvano, in Abruzzo. In questo modo, Popeyes punta a replicare il modello già adottato in Spagna, che combina appunto i ristoranti diretti (che sono circa il 75% di quelli internazionali) a quelli affiliati. La visione a cinque anni prevede l’ingresso di cinque/dieci partner con accordi che copriranno da 3 a 12 ristoranti ciascuno. Entro fine anno, Popeyes conta di arrivare a 17 presenze in Italia e proseguire con il piano triennale annunciato nel 2024, per raggiungere i 50 ristoranti.
Parte da Milano l’ingresso in Italia del marchio
STREET – Smash
Burgers
Milano accoglie l’avventura italiana di STREET – Smash Burgers. Si tratta di un marchio giovane, nato in Portogallo nel 2024, che in patria conta su otto locali nella capitale Lisbona e due a Porto e ha all’attivo anche un locale a Zurigo. I fondatori sono Carlos Anton Conde e Beatriz Santillana Martinez. STREET – Smash Burgers si caratterizza per l’essenzialità, sia dei locali sia dell’offerta. Il menù, infatti, presenta solo quattro tipi di hamburger, di cui uno vegetariano, accompagnati dalle fries e dalle bevande, nella formula menù o presi singolarmente. I prezzi oscillano da 11 a 14 euro (solo hamburger) oppure 17-20 euro per i menu. A Milano, il primo locale è stato aperto in via de Amicis, poi sono arrivati corso Garibaldi e corso Magenta. Nei piani dell’azienda, ci sono una decina di aperture in Italia entro un anno.
Tecnologie,
format e nuovi consumi: l’hospitality si dà appuntamento a Milano a Host 2025
Automazione, intelligenza artificiale, ma anche sostenibilità, funzionalità e naturalmente gusto e qualità.
Ci saranno tutti gli ingredienti tradizionali e attuali nell’edizione 2025 di Host 2025, la principale fiera mondiale per l’ospitalità, il fuori casa e il food retail, che si apre il prossimo 17 ottobre a Milano.
Un’edizione che si presenta con numeri importanti, visto che sono presenti almeno 1.700 espositori, di cui circa la metà internazionali. E ci sono almeno 700 hosted buyer pronti a incontrare le imprese, selezionati tra i migliori al mondo, con il supporto dell’Ice. Tra i principali settori target: distributori, rivenditori, esportatori/importatori; ristorazione, food service e fuoricasa; retail e GDO; attività ricettive; centri commerciali e location; chef, professionisti e consulenti. Le Americhe (35%), Medio Oriente e Africa (28%), Asia e Oceania (14%), oltre all’Europa e Paesi CIS (24%), sono le principali aree estere di provenienza.
Occhi puntati sul bakery
Host 2025 presenta una panoramica completa dell’innovazione nel settore, coniugata con affondi verticali nei singoli comparti, organizzati per affinità di filiera: Ristorazione Professionale e Bakery-Pasta-Pizza; Caffè-Tea, Bar-Macchine Caffè-Vending, Gelato-Pastry; Tavola-Tecnologia-Arredo Contract.
Un’attenzione particolare viene prestata al mondo “bakery”, con il rafforzamento dell’area MIPPP – Milano Pane Pizza Pasta, anche grazie alla partnership con il Consorzio SIPAN che porterà nell’area i più importanti produttori italiani di bakery equipment. In più, una Bakery Square, un’arena dedicata agli eventi, tra cui il Panettone World Championship e il Campionato Europeo della Pizza.
Confermato il premio Smart Label
E restando in tema di “evento dentro l’evento”, Host si prepara a ospitare il Salone Internazionale del Caffè, punto di riferimento internazionale dove sono presenti al i protagonisti italiani ed esteri della filiera, dal chicco verde alla tazza.
Tra gli altri appuntamenti, arriva l’ormai rodato Smart Label – Host Innovation Award, che si è affermato come il riconoscimento
internazionale di riferimento per l’innovazione sostenibile nell’ospitalità professionale. E poi i vari appuntamenti della sezione Design Talks, in cui ragionare di nuovi format e tipologie per l’accoglienza.
HOST 2025 si svolta in Fiera Milano, dal 17 al 21 ottobre.
Sei brand qsr per la rinnovata food court di Castel Guelfo The Style Outlets
Al Castel Guelfo The Style Outlets è stato completato il restyling della food court. Si tratta di uno spazio da circa 3.000 metri quadrati, fra interni ed esterni, che ospita sei attività di ristorazione (su un totale di 9 punti ristoro dell’intero outlet). Tra le nuove aperture si segnalano Roadhouse Meatery, Billy Tacos, I Love Poke e Alice Pizza che si aggiungono a Farinella e Pastaria già presenti. Gli altri marchi dell’outlet sono Botega Cafe e Cacao, Farinella Bakey & Coffee e La Piadineria. La destinazione fa parte del portafoglio europeo di Neinver, che conta 20 location, di cui 16 outlet e 4 retail park. Secondo gli ultimi dati disponibili, nel 2024 la società ha messo insieme la cifra record di 1,63 miliardi di euro di giro d’affari dei brand ospitati, in crescita dell’8% sul 2023. La società dichiara un 98% di tasso globale di occupany, con la parte food&beverage che ha raggiunto circa il 10% del totale delle attività.
Spoon Brands entra in Rossopomodoro con il 45% del capitale
Spoon Brands ha acquisito il 45% del capitale di Rossopomodoro, mentre la quota di maggioranza resta in mano a OpCapita, che la controlla dal 2018. Obiettivo dell’investimento è accelerare la crescita del brand, che ormai ha raggiunto un perimetro di circa 100 ristoranti (di cui 70 in Italia). Ora nel portafoglio di Spoon Brands, oltre a questo investimento, si trovano la licenza di KFC nonché la società che opera i punti vendita diretti, più la quota in Antica Focacceria San Francesco e in Milos Greek Food. “Dopo i recenti successi e le nuove aperture in location prestigiose come Eataly Miami, Milano Piazza Duomo e Roma Galleria Sordi, questo accordo con Spoon Brands conferma e supporta la nostra strategia di espansione” commenta Nicola Saraceno, Amministratore Delegato di Rossopomodoro. Con il 70% dei suoi locali in franchising, Rossopomodoro collabora con partner di rilievo come Areas e Autogrill/Avolta.
All’Antico Vinaio, bilancio ok, ma gli investimenti dimezzano l’utile. Ora Londra, insieme a Bastianich
All’Antico Vinaio è pronto ad aprire il suo primo ristorante a Londra, nel quartiere di Soho. Come avviene negli Usa, il partner per le operazioni nel Regno Unito sarà l’imprenditore Joe Bastianich. Intanto, sul fronte numeri, All’Antico Vinaio si conferma una realtà che fa utili. Anche se il peso degli investimenti e dei costi ha eroso una parte dei margini. Lo si desume dal bilancio 2024 di All’Antico Vinaio Srl, la società che gestisce direttamente 21 punti vendita in Italia, controllata al 100% dalla holding AV Holding srl (a sua volta detenuta al 100% da Tommaso Mazzanti). Nel 2024 il perimetro dei negozi italiani è cresciuto, sia per il naturale piano di espansione, sia perché sono entrati gli store che facevano parte della joint venture con Percassi Av Retail. Ne deriva una crescita dei ricavi passati da 30,01 milioni di euro a 41,31 milioni, con Costi di produzione per 38,41 milioni (contro 25,5) e una voce costo del personale lievitata da 5,7 a 9,3 milioni. L’utile di esercizio è pari a 1,66 milioni di euro, contro i 3 milioni del 2023.
Blooming Group vara aumento di capitale da 12 milioni. “Aperti a nuovi investitori”
L’assemblea dei soci di Blooming Group S.p.A ha deliberato un aumento di capitale da 12 milioni di euro a servizio della crescita. Il gruppo, attivo con i marchi Burger King, Yogurteria, Jean Louis David e con Oltre e Fiorella Rubino in partnership con il Gruppo Miroglio, si prepara inoltre a redigere un nuovo piano industriale finalizzato ad accelerare l’espansione sul territorio nazionale. “Siamo molto soddisfatti dei risultati ottenuti fino a oggi e della fiducia che ci è stata rinnovata dagli attuali soci, che hanno già sottoscritto la metà dell’aumento di capitale deliberato” ha dichiarato Davide Canavesio, CEO di Blooming e principale azionista con in mano intorno al 50% delle quote societarie. “Siamo aperti all’ingresso di nuovi investitori che desiderano partecipare a questo percorso di crescita” ha aggiunto Canavesio.
Spoon Brands e Cirfood, al via la jv per Antica Focacceria S. Francesco. In arrivo uno spin-off quick service
Sarà una joint venture formata da Cirfood Retail e Spoon Brands a proseguire lo sviluppo in Italia e all’estero di Antica Focacceria San Francesco. La joint venture sarà controllata al 60% da Spoon Brands, la basket company facente parte di Spoon Holding, che in Italia detiene anche la società licenziataria di KFC e la maggioranza del brand neonato Milos Greek Food. Il 40% resta in capo al gruppo di Reggio Emilia. “La scelta del partner è legata al carattere finanziario e soprattutto industriale del nuovo socio, con il quale vogliamo inaugurare una nuova pagina della storia di Antica Focacceria S. Francesco, più contemporanea” ha affermato Leopoldo Resta, a.d. di Cirfood Retail. “Antica Focacceria S. Francesco rappresenta una piattaforma sulla quale costruire un progetto ambizioso” ha affermato Marco Beretta, amministratore di Spoon Brands. È previsto lo sviluppo di un format più veloce, di tipo qsr, adatto per esempio a centri commerciali o street food.
Bowls and More, con Christian Benetton, acquisisce That’s Vapore. Nasce PEOPLE Eat Milano
La società che controlla i ristoranti Bowls and More ha acquisito That’s vapore e dall’operazione nasce il brand PEOPLE Eat Milano. Vapore Italiano, proprietaria del marchio That’s Vapore, era finita in concordato preventivo dopo alcuni bilanci in perdita, ma con continuità aziendale. La società è passata sotto l’ombrello di Me Food Srl, ossia la compagine dei ristoranti milanesi Bowls and More, fondata da Marta Volpi. Da questa fusione è nato un marchio di ristorazione che, una volta a regime, comprenderà sette ristoranti, tutti a Milano, che vanno sotto il nome di PEOPLE Eat Milano. Tra gli azionisti di Me Food Srl ci sono G.F.M. Real Estate, che fa riferimento alla famiglia Villa (quelli del noto studio Villa Roveda e associati) e Progetto CB, una holding di investimenti di Christian Benetton.
Fradiavolo prepara l’esordio in Francia insieme a Giraudi Group
Fradiavolo, catena di pizzerie di Alto Partners Sgr, è pronta all’esordio in Francia. La società ha stretto un accordo con Giraudi Group, il gruppo di hospitality e ristorazione, fondato dall’im-
La novità gustosa: bevanda 100% vegetale, zero zuccheri aggiunti e fonte di vitamine. San Benedetto Avena, l’avena buona da bere.
Foot Locker, Italia solida: +6,7% di ricavi e 8 milioni di utile
Diventa ufficiale il passaggio di Foot Locker a Dick’s Sporting Goods per 2,4 miliardi di dollari. L’operazione, annunciata a maggio, è stata ratificata dal Cda del gruppo americano. Intanto, i negozi italiani mettono a segno buoni numeri, come si deduce dall’analisi del bilancio di Foot Locker Italy SRL (controllata a sua volta dalla capogruppo olandese Foot Locker Europe B.V.). L’attività eCommerce e la rete dei circa 160 negozi italiani (tutti gestiti direttamente) hanno generato ricavi per 391,1 milioni di euro, in aumento del 6,7% sul 2023. A livello di margini, si assiste a una leggera diminuzione. L’Ebit cala del 5% portandosi a 11,25 milioni mentre il risultato netto, pur a fronte della crescita dei ricavi, rimane stabile a 8,8 milioni di euro. Nulla di preoccupante, anche perché è il risultato della crescita dei costi e di un tenore degli investimenti consistente, 9,4 milioni di euro (tra ristrutturazione dei negozi e altre immobilizzazioni). Inoltre, la società mantiene un’elevata solidità patrimoniale (il rapporto debiti/patrimonio netto è intorno al 18%, in miglioramento di 5 punti rispetto al 2023). E c’è una buona capacità di generare cassa, con il cash flow operativo che supera l’utile netto.
Coin, l’aumento di capitale va in porto. Matteo Cosmi confermato a.d.
Con la sottoscrizione ufficiale dell’aumento di capitale entra nel vivo il rilancio di Coin. All’aumento di capitale, per un totale di 33,2 milioni di euro, hanno aderito i soggetti che già erano stati annunciati. Mia, società dell’imprenditore Marco Marchi (Liu Jo) entra con 10,75 milioni di euro, il veicolo pubblico Invitalia con 10 milioni, mentre Sagitta Sgr sottoscrive un importo complessivo di 10,98 milioni. Altre quote minori sono in mano a Joral Investments e Hi-Dec Edizioni. Matteo Cosmi viene confermato amministratore delegato, mentre Roberto Rondelli (Sagitta Sgr) diviene presidente. Oltre a loro, il nuovo Cda è composto da Marica Carraro, Ignazio Pellecchia, Tito Raccanello, Federico Sarti ed Ermanno Sgaravato. Forte della nuova liquidità, può entrare nel vivo il piano di rilancio del marchio, che poggia anche sull’affinamento della rete retail. Attualmente Coin conta su circa 30 negozi diretti, più 109 Coincasa e il canale eCommerce.
Dal Tabaccaio
2030 Milano centro
COME DICEVA QUELLO?
È la solita logica da sciacalli col sorriso stampato in faccia: il dolore come occasione di business.
Quell’imprenditore dell’Aquila che rideva delle case crollate è la versione provinciale di un copione che si ripete ovunque — più morti, più appalti, più soldi.
Oggi la differenza è solo di scala: non è un palazzinaro locale, ma il capo della “finta democrazia modello” che si vanta apertamente che dalle macerie di Gaza nasceranno resort.
Cambia il palcoscenico, non cambia la mentalità: la tragedia come opportunità di investimento.
È capitalismo necrofilo travestito da progresso.
Mi faccio un po’ schifo anche io che non sono in piazza. Che mezzi abbiamo per indurre chi governa non solo questo Paese, che ovviamente non conta nulla, a rivedere i rapporti internazionali con paesi con governi indegni? Assistiamo obesi e inetti a dinamiche hitleriane impensabili dalla mia generazione. Sempre e solo per il profitto.
Follie perpetrate al solo scopo di aumentare capitali di persone che non ne hanno bisogno.
Il pazzo demente che vuole la sua faccia (da coglione) sul monte rushmore in South Dakota vuole il premio NOBEL per la pace. (parolaccia) ma vi rendete conto….(bestemmia).
Bugiardo schifoso.
Lo stuolo di leccapiedi pazzoidi che ha promosso con competenze ridicole a posti di potere è altresì più aberrante.
Ci fan la pipi in testa e dicono che piove. La religione è ancora il grande inganno.
Un’altra volta la volontaria confusione tra ebrei e israeliani. Chi abita a Milano nella zona di San siro seppur cattolico ateo o musulmano ha decine di contatti con ebrei che nulla hanno a che fare con Israele, così come quell’idiota di BIBI ha un opposizione interna forte. Per ignoranza o malafede tutto viene mischiato e mistificato. Sono un mix tra disperato e sfiduciato.
ALLEGRIA come diceva quello. Quando stavamo bene senza saperlo.
La francese Frey acquista Land of Fashion
ed entra in Italia con un deal da 410 milioni
La Bcorp francese Frey ha acquisito Land of Fashion ed ha messo in portafoglio la proprietà immobiliare di tre degli outlet premium gestiti dalla società. Frey ha comprato da Blackstone Franciacorta Outlet Village di Rodengo Saiano (Brescia), Valdichiana Village (vicino ad Arezzo) e Palmanova Village (zona di Trieste). Nel contempo, ha acquisito integralmente Land of Fashion, che a livello di gestione, oltre ai tre citati, comprende anche Mantova Village e Puglia Village (la cui proprietà immobiliare, invece, rimane immutata). L’investimento in Italia ha un valore complessivo di 410 milioni di euro. L’operazione è condotta nell’ambito di una joint venture che Frey ha siglato con Cale Street, dedicata agli investimenti in asset commerciali europei di livello premium. Cale Street è un operatore immobiliare il cui principale azionista è Kuwait Investment Office, che fa riferimento al fondo sovrano dell’emirato.
Centri commerciali: Supernova Group entra in Italia con due operazioni nel Lazio
Il gruppo immobiliare austriaco Supernova entra in Italia, con due operazioni su centri commerciali nel Lazio. A luglio, è stato acquisito il centro commerciale La Scaglia di Civitavecchia. L’asset apparteneva al fondo Dante (sottoscritto da Partners Group) e da Kryalos sgr, che ha agito anche in qualità di gestore del fondo. Ad agosto, invece, Supernova ha definito l’acquisizione di Casetta Mattei, centro commerciale nel cuore di Roma. In entrambi i casi, si tratta di asset di dimensioni medio-piccole. La Scaglia copre una superficie di 15.828 metri quadrati e ospita oltre 30 negozi, quasi tutti affittati, mentre Casetta Mattei si estende su una superficie lorda di 15.348 mq, con oltre 45 unità di vendita e un tasso di occupazione dichiarato del 98%.
The new winning deal for retail and property
4-5 November 2025
Palais des Festivals, Cannes 6 November: NextGen Retail Day
Oriocenter passa di mano per 470 milioni: Commerz Real cede alla jv Percassi-Generali
Generali Real Estate e Gruppo Percassi hanno concluso l’acquisizione di Oriocenter, mediante un fondo immobiliare istituito e gestito da Generali Real Estate SGR. Il fondo che ha acquisito la proprietà è partecipato al 50% da Gruppo Percassi e al 50% da un fondo paneuropeo di diritto lussemburghese specializzato in dominant shopping centers gestito da Generali Real Estate SGR in qualità di investment manager. Il controvalore complessivo dell’operazione è di circa 470 milioni. A cedere è stata Commerz Real. Oggi Oriocenter si sviluppa su 105.000 metri quadri e ospita 300 negozi, tra cui 57 punti ristoro, 2 food court, 14 sale cinematografiche, un ipermercato e oltre 7.000 posti auto. Oriocenter nel 2024 ha registrato quasi 12 milioni di visitatori. Il centro genera circa 40 milioni l’anno di introiti provenienti dagli affitti dei tenant.
Tra cessioni e nuove business unit, IgD
torna all’utile nel primo semestre
IgD ritorna all’utile e prosegue con un piano industriale che sta riportando il titolo ai massimi. Nei primi sei mesi del 2025, le vendite degli operatori delle gallerie in portafoglio hanno fatto segnare +1%, con +3,9% rispetto agli ingressi e un upside sui contratti a +1,6%. Il dato sulle vendite è significativo, in quanto in controtendenza rispetto al mercato, dal momento che l’osservatorio CNCC per il settore indica -0,5% nel periodo gennaio-giugno. I ricavi netti da attività locativa freehold, a 50,1 milioni di euro, mostrano un +2,9% like for like. Così l’utile netto di gruppo si attesta finalmente a 10,6 milioni di euro. E viene rivista al rialzo la previsione per l’intero 2025: ora IgD attendo un utile netto a 39 milioni (+9,6% sul 2024). A parte le attività core, proseguono le dismissioni di asset non fondamentali. Quest’estate è arrivata la terza cessione di un centro commerciale in Romania, per circa 2,2 milioni, dopo quelle già concluse a Cluj (8,3 milioni) e Alexandria (3,3 milioni). Accanto a questo, IgD sta sviluppando un’altra strada interessante, quella della gestione di asset di proprietà di terzi.
Pepco cresce, ma i conti italiani vedono rosso
Grandi manovre in casa Pepco. Il colosso polacco ha deciso di focalizzarsi sui marchi forti, Pepco e Dealz (che in Italia non c’è). Un passaggio fondamentale è stata la cessione di Poundland, il brand del Regno Unito da 800 negozi, che a livello di ricavi apportava quasi un terzo del totale, ma era l’unico ad aver mancato la ripresa. Pepco si è accollata un costo, pur di vendere Poundland, passata agli americani di Gordon Brothers per 1 sterlina nominale. Intanto, in Italia, Pepco ha ormai superato i 200 negozi. Ma i numeri di bilancio vedono rosso. La Pepco Italy Srl (l’esercizio chiude il 30 settembre 2024) mostra una crescita dei ricavi, che da 139,3 milioni di euro del 2023 sono balzati a 205,3 milioni. Eppure il Mol è ancora negativo (-4,2 milioni), il Risultato operativo è -16 milioni, così come il risultato finale di esercizio che restituisce una perdita per -18,8 milioni di euro. Nei 12 mesi di esercizio considerati, Pepco ha messo a segno 42 opening, attività che gravano sui costi.
In Breve
Primark lancia in Italia e Irlanda la sua prima app mobile
Primark ha scelto il mercato del suo quartier generale, l’Iranda, e l’Italia per il lancio della prima app mobile consumer. Tra le funzionalità previste, ci sono le notifiche personalizzate, la verifica della presenza in negozio dell’articolo selezionato on line, il localizzatore degli store, l’aggiornamento circa promozioni e sconti.
Le profumerie francesi Adopt sbarcano in Italia alle Brentelle di Padova
Il mondo del beauty retail accoglie un’altra new entry nel nostro mercato: si tratta del marchio francese Adopt. Il primo negozio è stato aperto al centro commerciale Le Brentelle di Padova, shopping center nel portafoglio di SES Italy. Adopt oggi conta su circa 400 negozi, di cui la metà in Francia.
EG Group esce dall’Italia: vende la rete a un consorzio di imprese italiane
EG Group ha completato la vendita delle attività italiane (circa 1.200 punti Esso) per 425 milioni di euro. Ad acquisire è stato un consorzio formato da Pad Multienergy SpA (Brescia) che fa capo alle famiglie Zani Ondelli e Petrolini; Vega Carburanti Spa (Mestre) alla famiglia Vianello; Toil Spa (Napoli) alla famiglia Toti; Dilella Invest Spa (Bari) alla famiglia Dilella; Giap Srl (Modica) alla famiglia Minardo.
Donburi House: dopo il bis a Milano ecco il business plan per 90 ristoranti
Donburi House ha appena aperto il secondo punto vendita a Milano, mentre annuncia un piano di sviluppo da 90 ristoranti. Donburi House è un format di cucina giapponese nato a Torino, attualmente attivo in Italia con 9 ristoranti, fra il torinese, Milano, Aosta e Saronno. L’apertura più recente, nel capoluogo lombardo, è avvenuta in via Moscova.
Birkenstock apre anche a Milano e Serravalle. Vicino il traguardo dei 100 negozi Dtc nel mondo
Birkenstock in estate ha aperto un nuovo store monomarca in Italia, a Milano (Brera), e al Serravalle Designer Outlet. Questi negozi si aggiungono ad altri già esistenti, di cui due nelle zone più esclusive e centrali di Roma (via del Babuino) e Verona (piazza delle Erbe) più un altro store sempre all’interno di un outlet di McArthurGlen, quello di Noventa di Piave. Sono circa 100 i flasghip nel mondo. i.
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Risoluzione del contratto per inadempimento del conduttore: il locatore può pretendere anche i canoni futuri? La Cassazione cerca di fare chiarezza
Una recente sentenza delle Sezioni Unite della Cassazione (n. 4892 del 25 febbraio 2025) affronta una questione importante per chi opera nel settore delle locazioni commerciali: se un conduttore, inadempiente, restituisce l’immobile prima della scadenza naturale del contratto, il locatore ha comunque diritto ad essere risarcito per il mancato guadagno derivante dalla risoluzione anticipata?
In breve: la risposta è affermativa, ma non automatica. Il locatore deve infatti provare il reale mancato guadagno, dimostrando di essersi tempestivamente attivato, una volta riottenuta la disponibilità dell’immobile, per stipulare una nuova locazione con terzi, senza però essere riuscito a individuare un nuovo conduttore.
1. Il caso trattato dalla sentenza
La vicenda esaminata dalle Sezioni Unite riguarda un contratto di locazione commerciale in cui, come spesso accade, il conduttore aveva omesso il pagamento di alcuni canoni di locazione. A seguito di tale inadempimento, la società locatrice aveva ottenuto la convalida dello sfratto e aveva avviato il procedimento per il rilascio dell’immobile. La riconsegna dell’immobile era avvenuta dopo cinque mesi, durante i quali l’immobile era rimasto nella disponibilità del conduttore.
Una volta riacquisito il possesso, la società locatrice aveva agito in giudizio per ottenere il risarcimento del danno, chiedendo il pagamento dei canoni maturati fino alla scadenza naturale del contratto, o almeno fino alla data di una eventuale nuova locazione.
Le corti di merito avevano tuttavia respinto la domanda risarcitoria, seguendo un orientamento giurisprudenziale secondo cui la restituzione anticipata dell’immobile era sufficiente a reintegrare il patrimonio del locatore, non essendo previsto il risarcimento di alcun danno ulteriore a carico del conduttore.
In particolare, i giudici avevano ritenuto che la semplice restituzione dell’immobile fosse sufficiente a escludere qualsiasi ulteriore pregiudizio per il locatore. Una volta tornato in possesso del bene, il locatore avrebbe potuto rimetterlo sul mercato. Non essendo stata dimostrata dal locatore l’impossibilità di rilocare il bene, il mancato percepimento dei canoni successivi alla riconsegna non era stato considerato un danno risarcibile a carico del conduttore.
2. Il contrasto prima della sentenza: due orientamenti a confronto
Prima dell’intervento delle Sezioni Unite, sussistevano due orientamenti contrastanti sul punto.
Secondo un primo orientamento il locatore aveva diritto al risarcimento dei danni ma a condizione che dimostrasse di aver subito un’effettiva perdita economica. In questa prospettiva, era necessario provare che, nonostante la restituzione, l’immobile non fosse stato nuovamente locato e che il locatore si fosse attivato per cercare di trovare un nuovo conduttore.
Un secondo orientamento, invece, riteneva che la riconsegna dell’immobile fosse di per sé sufficiente a escludere qualsiasi danno subito dal locatore. Secondo questa tesi, il canone rappresenta il corrispettivo per la privazione del godimento diretto del bene: una volta che il bene torna nella disponibilità del locatore, quindi, non vi è più alcuna perdita risarcibile.
3. La decisione delle Sezioni Unite: diritto al risarcimento subordinato alla dimostrazione del danno
Con la sentenza n. 4892/2025, le Sezioni Unite della Cassazione hanno risolto il contrasto giurisprudenziale, stabilendo che il locatore può ottenere il risarcimento del danno per i canoni non percepiti dopo la riconsegna dell’immobile, ma non in via automatica.
La Corte sottolinea infatti che il danno non può essere presunto: spetta al locatore dimostrarlo, provando di essersi at-
tivato tempestivamente per concludere una nuova locazione e dimostrando di non esserci riuscito nonostante i suoi migliori sforzi.
Ciò implica che il Giudice dovrà valutare caso per caso se il locatore abbia subito una perdita effettiva e ingiustificata, tenendo conto anche del comportamento successivo alla restituzione, della tempestività delle iniziative assunte e delle concrete possibilità di rilocare l’immobile. Il mancato guadagno diventa risarcibile solo se si dimostra che il bene non ha potuto generare reddito, nonostante ogni ragionevole sforzo da parte del locatore. Si tratta di un punto di equilibrio che valorizza la buona fede contrattuale e responsabilizza entrambe le parti: da un lato, si tutela il locatore che agisce con diligenza, dall’altro, si evita un’ingiustificata penalizzazione del conduttore.
4. Un principio chiave: attenzione al comportamento post-restituzione
La pronuncia della Cassazione offre uno spunto importante di riflessione sul modo di affrontare le situazioni di inadempimento contrattuale.
La sentenza conferma che il locatore può ottenere un risarcimento anche dopo la restituzione anticipata dell’immobile, ma questo diritto non è automatico: è essenziale dimostrare di essersi concretamente attivati per rimettere l’immobile sul mercato. Pubblicare annunci, affidarsi a intermediari qualificati, documentare i tentativi di rilocazione e conservare le comunicazioni sono tutte azioni che possono dimostrare la propria diligenza e rafforzare la posizione sostanziale e processuale in caso di contenzioso.
Un passaggio centrale della sentenza riguarda la buona fede del locatore: chi non si attiva per rimettere sul mercato l’immobile, confidando semplicemente nel riconoscimento dei canoni fino al termine naturale della locazione “a titolo di danno”, rischia di vedere respinta la propria richiesta. Per questo, diventa cruciale agire con tempestività, trasparenza, tenendo traccia di ogni azione intrapresa per cercare
un nuovo conduttore: questo comportamento può fare la differenza in giudizio.
Ciò in quanto il risarcimento non serve solo a compensare la perdita del godimento dell’immobile, ma a garantire il risultato economico atteso dal contratto: è il cosiddetto interesse positivo, ovvero ciò che il locatore avrebbe ricavato se il contratto fosse stato regolarmente adempiuto.
Nel mercato retail, dove anche brevi periodi di inattività possono incidere significativamente sui risultati economici, comprendere e applicare correttamente questi principi può rivelarsi decisivo per tutelare i propri diritti e limitare eventuali perdite.
Anche il conduttore non è privo di tutele in caso di restituzione anticipata dell’immobile: sarà molto importante, sotto questo profilo, strutturare in maniera adeguata sia il contratto di locazione, gestendo appropriatamente questo profilo sin dall’inizio del rapporto, sia - nella fase restitutoria - il contenuto dei verbali di rilascio e degli accordi di riconsegna dell’immobile.
A cura degli Avv. Patrizio Cataldo e Dott.ssa Giorgia Nava
News Opening
KFC: a Roma, vicino alla Fontana di Trevi, il punto vendita più grande d’Europa
Kentucky Fried Chicken ha inaugurato un nuovo ristorante nel cuore di Roma, a due passi dalla Fontana di Trevi, con un investimento di 3 milioni di euro. Proprietà diretta del corporate franchisee italiano, è considerato dal gruppo un vero “flasghip”, come ce ne sono soltanto tre nel mondo, ossia i locali più grandi come superficie e con tutte le dotazioni disponibili come tecnologia e menù. “Questo diventa il KFC più grande d’Europa” ha spiegato Corrado Cagnola, a.d. di KFC in Italia. Il nuovo punto vendita, che ha preso posto in via Stamperia, in locali che una volta appartenevano a un istituto bancario, è su due piani, per 870 metri quadrati. Ci sono kiosk interattivi, postazioni refill della Pepsi, servizio al tavolo con il segnaposto numerici, un’area giochi e gli ordini “volano” verso il piano superiore tramite un transporter a vista, in modo da evitare il continuo “su è giù” degli addetti dalle scale.
Il nuovo Nespresso flagship a Milano sperimenta un format misto: boutique, bar e coffee-to-go
A Milano, nella centralissima piazza Cordusio, ha aperto un nuovo flaghsip store di Nespresso. Oltre che per la location esclusiva, il negozio è importante perché rappresenta il primo esperimento di Nespresso Bar in Italia. Lo store, infatti, vuole essere un mix fra il consueto negozio di vendita delle capsule, qui in vero e proprio formato boutique, abbinato alla parte bar, che in questo caso funziona con un format particolare. Da lunedì al venerdì, dalle 8 alle 10, viene proposta la prima colazione con servizio al tavolo nell’area lounge, dove i caffè sono abbinati a dolci e brioche. Tutti i giorni dalle 8 alle 18, invece, grazie a una finestra che dà sull’esterno viene proposto il caffè Nespresso “on the go”, con il classico bicchiere di carta da passeggio. In questo caso i clienti possono comunque entrare e sfruttare i tavoli interni, ma senza più il servizio al tavolo. Un locale del genere è stato inaugurato circa un anno fa a Londra, nei pressi della stazione di Liverpool Street.
L’esordio di Primark in Calabria al centro Metropolis
Primark ha inaugurato il suo nuovo store all’interno del centro commerciale Metropolis, situato a Rende (Cosenza). Questa nuova apertura rappresenta il 19° store di Primark in Italia e il primo in assoluto in Calabria. L’investimento è stato di 10 milioni di euro. Con una superficie commerciale di 3.300 metri quadrati su un unico livello, il nuovo negozio offre la gamma completa delle referenze del brand. Lo store è dotato di 10 casse self-service, 6 casse tradizionali e 16 camerini. Il centro commerciale calabrese contiene oggi circa 90 attività e dà lavoro a 600 persone.
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Porcu (Doppio Malto): “150 locali nel futuro” Grande novità: la gestione food a San Siro
Il mercato è sempre a caccia di nuovi format. E invece Doppio Malto fa 100 milioni di ricavi con un’idea anni Novanta: la birreria. “Non dipende dal cosa, ma dal come” spiega il fondatore Giovanni Porcu. Tra il successo in Francia e il nuovo business degli stadi, ecco il racconto di una storia nata nel 2017
di Adriano Lovera
Il claim che accompagna il brand Doppio Malto è “Un posto felice”. Oggi, a otto anni dal primo locale, un posto felice è anche l’ufficio del fondatore Giovanni Porcu, per quanto venale sia il gioco di parole. Sulla sua scrivania si snocciolano i risultati della catena, che si appresta a chiudere un 2025 con circa 60 locali, tra Italia e Francia, e un fatturato di catena che si avvicina ai 100 milioni di euro. “Non sono abituato a guardarmi indietro e ragionare sul passato” ammette Giovanni Porcu, in questa intervista con retail&food. “Ma è un percorso straordinario, se penso che nel 2017 fatturavamo 2 milioni e siamo passati in mezzo a due crisi Covid, il caro-materie prime, la fiammata dei tassi di interessi, guerre che influiscono sui consumi e così via”.
Doppio Malto nasce come birrificio artigianale in Sardegna, dove oggi c’è lo stabilimento di produzione. Poi è arrivato lo sviluppo retail. E ora si sta aprendo anche un capitolo nuovo, quello della gestione del food&beverage negli stadi e negli eventi. L’azienda dall’anno scorso si occupa dei bar e della ristorazione allo stadio del Cagliari, ma da questa stagione è arrivato il colpo grosso con lo stadio di San Siro a Milano, in virtù di una gara vinta con la società di gestione M-I Stadio Srl.
Partiamo da qui, dalla novità degli stadi.
Ce la racconta?
A Cagliari già dall’anno scorso siamo jersey sponsor di maglia e gestiamo le attività f&b della Unipol Domus. Da quest’anno siamo entrati a San Siro. Bar e punti ristorazione dell’impianto di Inter e Milan hanno acqui-
sito il brand Doppio Malto. E poi abbiamo aperto una vera e propria birreria Doppio Malto dentro lo stadio, che oggi funziona solo nei giorni delle partite ed è riservata all’hospitality dei due club. Ma tra poche settimane, in tutti gli altri giorni sarà aperta al pubblico, con i clienti che potranno frequentare il locale godendo di un dehor con vista sul campo.
È stato complicato approcciare questo tipo di business?
Direi piuttosto che siamo tra i primi a portare sul mercato un modello avanzato di gestione dell’hospitality. Per capirci, tutti gli operatori, i corner bar, compresi gli spaltisti, lavorano coordinati in cloud. In azienda abbiamo tutte le competenze per gestire approvvigionamento vendita con sistemi moderni.
Veniamo alle birrerie. Come stanno andando?
Molto bene. Entro fine anno avremo aperto una decina di nuovi locali in Italia e cinque in Francia. Questa sarà la proporzione che caratterizzerà anche gli anni successivi e ormai posso annunciare che si lavora per raggiungere una dimensione di 150 locali. Lo spazio di mercato c’è e finora i risultati ci permettono di sostenere questo tasso di crescita.
Dove si sviluppano i locali e qual è la chiave del successo?
roporti, come Fiumicino e Venezia, con partner del calibro di Autogrill e Lagardere Travel Retail. Siamo nei centri città, con veri e propri flagship come Milano Duomo, ma il pubblico ci trova anche al Sud, in provincia, nei centri commerciali. Una delle ultime novità in cantiere è l’apertura in una località di mare come Loano (Savona) dove apriremo un locale da 400 metri quadrati al porto (la proprietà della Marina di Loano è al 100% di Unipol ndr). In quel contesto diventeremo un’opzione per diportisti e turisti, ma nei mesi invernali anche per i residenti e per gli equipaggi.
Il filo comune di tutto?
Se guardiamo alle location, siamo estremamente versatili. Doppio Malto è nei grandi aeQuel che collega tutto è l’esperienza. Non abbiamo inventato il format, la birreria esiste da decenni. Quel che cambia è il “come”. Nei nostri locali si gioca, si guarda la partita, si può cenare o festeggiare un compleanno. Ci sono locali in cui, il sabato sera, alcuni tavoli si fermano per 3 – 4 ore. Quando mi chiedono una definizione del format io rispondo “happy casual”. Credo che renda l’idea. In più siamo un format “a filiera cortissima”: la birra, che ha ricevuto decine di premi e riconoscimenti internazionali negli anni, è nostra, tutta prodotta nel birrificio in Sardegna.
Nell’esperienza ci sono birra e cibo. Con quali caratteristiche?
Il fattore birra è fondamentale e, anzi, mi spiace perché talvolta questo punto si perde nella narrazione. Nasciamo come birreria artigianale, la produciamo in casa in un
Tavolata con birra
Una veduta interna del locale Doppio Malto in piazza del Duomo, a Milano
sacco di varianti e tanti vengono da Doppio Malto per questo. Nel contempo, è nostra anche tutta la catena di distribuzione. Per quanto riguarda il cibo, di solito si associa l’idea del pub all’hamburger, ma da noi circa il 15% degli ordini è riferito a questo piatto. Non siamo un hamburgeria. Proponiamo di tutto, dalla pasta alla pizza alla carne, con tante proposte che usano proprio la nostra birra come ingrediente; e questo menù allargato è un plus dell’esperienza.
Dalle birre alcol-free alle tapas, state cercando di intercettare alcune tendenze di consumo. Ce ne parla?
In Italia il consumo di birra è salito in poco tempo da 30 a circa 36 litri l’anno pro capite. Siamo ancora alla metà rispetto ad altri Paesi europei, quindi c’è uno spazio di crescita enorme. Allo stesso tempo, si nota ormai la tendenza dei giovani a bere meno alcol e più in generale, tante persone abbandonano super alcolici o vino preferendo qualcosa di più leggero. Negli anni abbiamo intercettato subito la tendenza e siamo stati rapidi con la ricerca e sviluppo. Così oggi proponiamo due birre no-alcol (che significa al di sotto di un grado) e in generale abbiamo “sgrammato” tutta la carta delle birre, rendendole meno forti. Le tapas, invece, sono relativamente una novità del menù. Amici, coppie e famiglie, anche quando escono, non sono più necessariamente alla ricerca della cena. I nostri piattini, da 7-8 euro l’uno, sono perfetti per accompagnare la birra e hanno successo.
Tornando allo sviluppo, la Francia sta dando soddisfazioni. Che cosa piace ai francesi di Doppio Malto?
glia a quadri, dove trovare la pizza o la ricetta della nonna, ma un locale con ottima birra, cucina varia ma di qualità, che conserva però un aspetto lifestyle italiano: la gioia di vivere e il sapere divertirsi. Credo che il nostro successo si accompagni, finalmente, a un’immagine un po’ nuova che gli italiani si stanno ritagliando, slegata dei vecchi stereotipi.
Finora, solo aspetti positivi. Sembra un quadro quasi irreale. Possibile che non abbiate subito alcun appannamento dei consumi?
Arriviamo da mesi complicati, con un calo nel secondo trimestre, compresi Pasqua e Primo Maggio, e un’estate difficile da decifrare, con alcuni locali sopra la media del periodo e altri invece sotto tono. I consumatori italiani confermano di essere molto sensibili al contesto: appena salgono le bollette o i trasporti o la rata del mutuo, tagliano alcune spese, tra cui il fuori casa. Anche le notizie di guerra si riflettono subito sulla propensione ad uscire. Quindi siamo sempre alla finestra, alla vigilia di un autunno difficile, consapevoli il progetto vive la contingenza ma rivela la solidità del progetto si misura sul lungo periodo.
Portiamo un’idea nuova del binomio Italia & cucina. Non più il ristorante con la tova -
L’ingresso in stile cinematografico di Doppio Malto a Modena
Come reagite a queste dinamiche, rispetto a prezzi e offerta?
Non abbiamo mai tagliato nulla in qualità della materia prima. Abbiamo cercato di limare il costo medio, dove si poteva, e lavorato proprio sulla birra, che produciamo in casa e di cui conosciamo perfettamente l’equilibrio fra margini e produzione. In estate c’è stata una grande promozione, con la birra a 3 euro, un costo bassissimo, che ora stiamo proponendo in pianta stabile a tutti gli iscritti al nostro programma loyalty.
Qual è il vostro scontrino medio?
Si aggira sui 20 euro. Se consideriamo le diverse geografie o canali di vendita dei locali, andiamo da una forchetta più bassa di 18-19 euro a punte di 23-24 euro.
Il vostro sviluppo avviene anche in franchising. Quanti sono e che caratteristiche hanno i partner?
Oggi i locali sono per circa il 50% a gestione diretta e 50% in affiliazione. Per l’anno prossimo, ben undici nuove aperture saranno in franchising. Tra i partner annoveriamo alcuni big, come i già citati leader del travel, e altri imprenditori, sia attivi nel food con altri marchi, sia desiderosi di diversificare le attività, che rientrano nella definizione di “istituzionale”. Senz’altro devono avere una
capacità di spesa importante, parliamo di centinaia di migliaia di euro. Doppio Malto non è un brand che si presta a soluzione di autoimpiego. Ma c’è una qualità che il franchisee deve avere su tutte.
Quale?
Deve sposare il progetto e in qualche modo innamorarsi del marchio e di quello che porta con sé, ossia offrire un’esperienza positiva che ormai sta a metà fra ristorazione e vera e propria hospitality. L’impresa che punta su Doppio Malto solo come diversificazione di portafoglio, per cercare un rendimento interessante, trova sul mercato tante alternative, sia nei prodotti finanziari sia nel real estate commerciale. L’impegno con la nostra catena deve diventare l’attività principale, da seguire con cura.
E invece, rispetto al capitale di Doppio Malto, non sarebbe ora di accogliere qualche socio?
Hanno bussato in tanti fondi, ma finora ho preferito rimanere da solo. Nell futuro vedrei piuttosto la quotazione in Borsa. Ad ogni modo, sono solo ipotesi lontane. Per ora lo sviluppo procede tramite le nostre risorse. L’unico paletto che mi sono posto è quello di non frenare la crescita. Se dovessi accorgermi di non avere le risorse per stare al passo con il mercato e, in qualche modo, creassi un imbuto, allora prendere in considerazione altri scenari. Perora, fortunatamente, non è mai avvenuto.
Una degustazione al buio organizzata al Doppio Malto di Parma.
Essere il punto d’incontro dove prende forma il futuro della ristorazione moderna. Un hub che anticipa le tendenze, connette i leader del settore e genera valore concreto: innovazione, networking e nuove opportunità di business in un solo luogo.
VISION
Leggere e interpretare l’evoluzione dei consumi fuori casa, ispirando un ecosistema sempre più smart, e connesso. Industry Chain Circle vuole essere il catalizzatore di una nuova cultura del consumo out of home: al servizio delle esigenze del consumatore, più vicina alle esigenze del mondo che cambia.
NUOVI TREND, NUOVI TARGET
Cambiano le abitudini di fruizione della ristorazione: cresce la domanda di soluzioni rapide e accessibili, soprattutto in contesti urbani. Sempre più punti vendita diventano e trasformano il proprio modello di business. Industry Chain Circle vuole intercettare questa evoluzione e attrarre e connettere il mondo delle aziende F&B Interessate a questo nuovo trend per innovare l’offerta.
FORMAT DELL’EVENTO
Due giornate dedicate al confronto strategico e al dialogo operativo tra best-in-class:
Keynote speech & talk con i protagonisti di settore
Incontri 1:1
Agenda prestabilita tra industria e catene
Presentazioni riservate
Le catene raccontano progetti di crescita e sviluppo
Industry Awards
I premi per i migliori prodotti per il mondo del foodservice
Area Expo
Stand di 20 mq per le aziende fornitrici
Area Tech Village
Touch Point di 6 mq
Networking moments
Cocktails, pranzi e una cena di Gala
CAPIRE IL MERCATO, COSTRUIRE STRATEGIE
Un ulteriore obiettivo del progetto è la creazione di Aurelya, una banca dati sul sell-out di un panel di catene rappresentative del settore. Un sistema che evolverà progressivamente da dati complessivi ad insights sulle principali categorie merceologiche (acqua, caffè, bibite, ecc).
Esempio di KPI analizzati:
- Numero transazioni
- Scontrino medio
- Segmentazioni per canale, territorio e format
I dati saranno proposti in forma aggregata, tramite accordi riservati.
LA LOCATION
East End Studios, Milano
Un hub post-industriale di grande impatto, sarà il palcoscenico perfetto per dialogare, incontrarsi, costruire.
L’INDUSTRIA INCONTRA
LE CATENE DI RISTORAZIONE
L’élite dell’Industria e delle catene Food&Beverage
12-13 Marzo 2026 East End Studios - Milano
Franchising volano per l’occupazione in tutti i settori
Ogni occupato diretto contribuisce a creare altri 2,5 posti di lavoro. Come volumi domina ancora la Gdo, ma sale il peso della ristorazione. Settori in via di consolidamento con la presenza sempre più marcata di imprese strutturate di tipo multi-unit o multi brand di Adriano Lovera e M.L. Andreis
Con oltre 35 miliardi di euro di giro d’affari, il franchising si conferma un protagonista della nostra economia. Con dati in crescita, pur in un contesto complicato per tutto il commercio. Dalla fotografia scattata dal Rapporto Assofranchising Italia 2025 – Strutture, Tendenze e Scenari, realizzato in collaborazione con Nomisma, emerge un comparto con un numero di punti vendita che, a fine 2024, aveva raggiunto quota 67.275 unità (+2,2% sull’anno precedente), mentre il giro d’affari è per l’esattezza 35,8 miliardi di euro (+5,4% rispetto al 2023) e parliamo di quasi 288mila addetti diretti. Ma si calcola che l’impatto complessivo superi i 700mila occupati, poiché ogni posto di lavoro attivato dal comparto del franchising contribuisce all’occupazione di 2,5 lavoratori nell’intero Sistema Paese. I redditi da lavoro dipendente complessivamente generati sono pari a 15,9 miliardi di euro. Il settore attira interesse, investimenti, e prosegue finalmente verso una fase di consolidamento, visto che aumenta il numero dei cosiddetti “Mumbo” (Multi Unit –Multi Brand Operations), con un peso crescente sulle reti di vendita.
“Si tratta di aziende che vengono strutturate proprio per diversificare il business e che hanno nel DNA l’obiettivo di investire su quei modelli e format che hanno un funzionamento efficace e la capacità di raggiungere velocemente il breakeven” ragiona Alberto Cogliati, segretario generale Assofranchising. Naturalmente, per i nuovi imprenditori che si affacciano al franchising con un budget iniziale limitato, anche l’autoimpiego meno strutturato rappresenta comunque una grande possibilità di occupazione.
Secondo i dati del Rapporto, il settore del franchising più performante dal punto di vista del fatturato è la grande distribuzione organizzata, seguita dall’abbigliamento e dai servizi (che comprendono una variegata platea di tipologie, come quelli alla persona,
servizi finanziari e di consulenza). Proprio i servizi sono quelli che, l’anno scorso, hanno messo in mostra il miglior tasso di crescita (+13%), seguiti dal beauty (11%) e dalla ristorazione (10%).
Focus ristorazione: le reti in tavola
La ristorazione in franchising in Italia registra un giro d'affari di 4,3 miliardi (+10%), con 178 insegne attive e 5.100 punti vendita. Nonostante la crescita, rimane ampio spazio di sviluppo. I numeri parlano chiaro: nel comparto del food & beverage l’affiliazione ha raggiunto un giro d'affari di 4,3 miliardi di euro, registrando un incremento del 10% rispetto al 2023, una performance che sottolinea la solidità e l'attrattività di questo modello di business.
Il panorama della ristorazione in franchising è caratterizzato da 178 insegne attive che rappresentano il 19% del totale delle reti di affiliazione nel Paese. Questa presenza significativa si traduce in una rete di 5.100 punti vendita operativi, pari all'8% dell'intero sistema franchising italiano, dimostrando come
questa formula rappresenti una leva strategica fondamentale per lo sviluppo e la diffusione territoriale dei brand del foodservice.
Tornando alle cifre, la distribuzione geografica evidenzia una marcata concentrazione nel Nord Italia con 112 insegne, seguito dal Sud e Isole con 37, mentre il Centro conta 24 realtà. Interessante notare che 5 insegne, pur avendo sede legale estera, operano esclusivamente attraverso l'affiliazione sul territorio nazionale, testimoniando l'attrattività del mercato italiano.
Le previsioni per il futuro sono altrettanto incoraggianti. Secondo il rapporto Confimprese sul retail, nel solo segmento della ristorazione sono previste entro fine 2025 ben 1.278 nuove aperture, che includono sia punti vendita a gestione diretta che franchisee, su un totale di 5.580 aperture previste in tutti i settori.
Questo trend positivo si inserisce in un contesto nazionale più ampio dove il franchising in generale mostra segnali di forte vitalità. Il comparto raggiunge complessivamente 67.275 punti vendita con un incremento del 2,2% e un fatturato totale di 35,8 miliardi di euro, registrando una crescita del 5,4%.
Margini di crescita da esplorare
Nonostante i numeri incoraggianti, l'Italia presenta ancora ampi margini di sviluppo per il franchising nel food & beverage. L'Osservatorio di Host Milano rivela che solo il 13,5% dei consumatori italiani, nell'ultima uscita fuori casa, ha scelto un locale appartenente a una catena. Una percentuale significativamente inferiore rispetto ad altri mercati: Francia (36%), Spagna e Germania (24%), Medio Oriente (39%), con punte del 48% nel Regno Unito e negli Stati Uniti.
Questi dati delineano un doppio scenario: da un lato confermano la solidità e la crescita del franchising nella ristorazione italiana, dall'altro evidenziano un potenziale ancora poco sfruttato in termini di penetrazione nel consumo quotidiano, rappresentando un'importante opportunità imprenditoriale per il futuro. Si tratta di dati e prospettive emersi nel corso dell’ultimo Salone Franchising Milano 2025, che si è svolto all'Allianz MiCo, vero e proprio hub strategico per chi desidera costruire un'impresa solida e di successo. Organizzato da Fiera Milano, tre i temi cardine della kermesse: formazione, autoimpiego e accesso al credito.
La strategia dei brand
Ecco in pillole numeri e strategia dei marchi food rispetto al franchsing.
McDonald's: colosso anche dell’affiliazione
McDonald's conferma la sua posizione di leadership assoluta nel panorama italiano con 780 ristoranti attivi a settembre 2025, pianificando circa 50 nuove aperture nel corso dell'anno. La rete è gestita al 92% in
franchising, con una significativa percentuale di franchisee che collabora con il brand da oltre cinque anni. I nuovi ristoranti si articolano in tre tipologie: Free Standing (edifici indipendenti con interni ed esterni progettati dall'azienda), Mall (all'interno di centri commerciali) e instore (situati in altri edifici non necessariamente commerciali).
La Piadineria apre ai franchisee
La Piadineria si conferma la più importante catena fast casual food in Italia con 493 ristoranti attivi, caratterizzata da una crescita costante anche all'estero. La stragrande maggioranza dei locali è gestita direttamente, ma l'azienda ha annunciato che nei prossimi mesi ripartirà lo sviluppo in franchising.
Burger King punta su partnership strutturate Burger King
Italia mantiene 305 ristoranti attivi, con 191 gestiti in franchising, rappresentando uno
dei player più consolidati nel segmento quick service.
Le vendite medie di un ristorante Burger King variano da 1 a 1,6 milioni di euro a seconda del format, con un investimento iniziale che oscilla tra 600.000 e 1 milione di euro. Il contratto prevede una fee di ingresso di 3.000 dollari per ogni anno di durata del contratto e fees mensili del 6% per royalties e 5% per il fondo pubblicità comune.
Old Wild West: la forza del territorio
Old Wild West conferma la sua presenza con 266 ristoranti, di cui 102 in franchising, rappresentando il 33% del fatturato complessivo di 416 milioni di euro. L'azienda collabora con quasi 60 franchisee che gestiscono oltre 150 locali, molti dei quali accompagnano il brand da più di vent'anni.
Alice Pizza:
artigianalità e modello strutturato
Alice Pizza opera con 223 locali, di cui 111 in franchising, con un fatturato di 110 milioni di euro nel 2024 e una previsione di crescita a 125 milioni per il 2025. Il brand pianifica 15 nuove aperture entro fine anno. L'azienda
utilizza il franchising trasversalmente su tutti i principali canali del food retail: centri commerciali, città e high street, travel. La strategia prevede collaborazione con diverse tipologie di franchisee, dai multi brand agli operatori locali, per adattare il modello al potenziale di ciascun mercato.
Poke House: più affiliati con alti standard Poke House gestisce 162 locali tra Italia ed estero, di cui solo 17 in franchising, con un fatturato di 104 milioni nel 2024 destinato a crescere a 110 milioni nel 2025. Il brand non prevede aperture per il 2025, concentrandosi sul consolidamento. L'azienda evidenzia una redditività superiore al 25% supportata da vendite medie per store superiori a 750.000 euro. La strategia prevede collaborazione esclusiva con multi brand franchisee o gruppi strutturati pronti ad aprire almeno 5-10 location.
I Love Poke: modello forte per multi brand e master franchisee
I Love Poke conta 150 store, di cui 52 in franchising, con 5 nuove aperture previste nel 2025. Il fatturato è passato da 65 milioni nel 2024 a una previsione di 70 milioni per il 2025.
La forza della formula franchising risiede in un modello che combina efficienza operativa e supporto strategico. L'azienda mette a disposizione un centro logistico e di produzione centralizzato che garantisce standard qualitativi elevati e costi ottimizzati.
KFC: espansione strategica e partnership di sviluppo
KFC Italia conta 134 ristoranti attivi con 20 nuove aperture previste entro fine 2025, di cui 113 gestiti in franchising. Il fatturato 2024 di 179 milioni è destinato a crescere a 220 milioni nel 2025.
Thomas Mari, Head of Development KFC Italia, spiega che il brand è fortemente orientato al supporto dello sviluppo in franchising, soprattutto con franchisee-partner dotati di grande potenziale. Il vantaggio principale consiste nella possibilità di sviluppare velocemente un numero elevato di locali,
raggiungendo dimensioni da media impresa grazie a un business model solido. L'obiettivo è selezionare imprenditori che conoscano le aree di operazione, con capacità strategiche e finanziarie adeguate. Per i partner più strutturati, KFC propone Development Agreement con target specifici di aperture e incentivazioni prestabilite. La pianificazione 2025 prevede distribuzione delle aperture tra centri commerciali (50%), centri cittadini (40%) e Drive-Thru (10%).
Roadhouse Restaurant e Billy Tacos: modelli in evoluzione
Roadhouse Restaurant mantiene 165 locali tutti a gestione diretta, mentre Billy Tacos opera con 87 ristoranti anch'essi interamente diretti. Entrambi i brand, pur non sviluppando attualmente il franchising, rappresentano esempi di crescita organica e controllo diretto della qualità del servizio.
La presidenza di Assofranchising a Massimiliano Maffioli
Il Consiglio Direttivo di Assofranchising ha nominato Massimiliano Maffioli, Chief Restaurant Officer di McDonald’s Italia, alla guida dell’associazione. Il neo presidente prende il posto di Alberto Cogliati, in carica da gennaio 2024, che torna a svolgere la mansione di Segretario Generale. Dunque, dal consiglio arriva un nuovo attestato di fiducia verso McDonald’s, la principale catena franchising della ristorazione in Italia, visto che anche la presidenza precedente (a parte l’interim di Cogliati) era ricoperta da Dario Baroni, ex ad di McDonald’s Italia, ora salito a ruoli corporate internazionali
Food Brand Basket : l’Italia del gusto si organizza per conquistare il mercato internazionale
Food Format Nation: l’Italia del gusto si organizza per conquistare il mercato internazionale
CCè un momento in cui visione e pragmatismo si incontrano. È quel momento in cui le competenze si sommano, non si sovrappongono. E se il mercato globale chiede strategia, metodo e autenticità, è tempo di rispondere con alleanze all’altezza delle sfide.
’è un momento in cui visione e pragmatismo si incontrano. È quel momento in cui le competenze si sommano, non si sovrappongono. E se il mercato globale chiede strategia, metodo e autenticità, è tempo di rispondere con alleanze all’altezza delle sfide.
Il valore dell’esperienza È nata così la collaborazione tra 3io, partner italiano del network FPI – Franchise Pool International e fondatrice di Affilya (una delle realtà italiane più autorevoli nello sviluppo di reti in franchising), che porta con sé un mindset internazionale, orientato al posizionamento strategico e SCP Food Consultant, società di consulenza strategica attiva da oltre 25 anni nello sviluppo di concept e format di ristorazione, con numerosi successi nel panorama food italiano.
Il valore dell’esperienza È nata così la collaborazione tra 3io, partner italiano del network FPI – Franchise Pool International e fondatrice di Affilya (una delle realtà italiane più autorevoli nello sviluppo di reti in franchising), che porta con sé un mindset internazionale, orientato al posizionamento strategico e SCP Food Consultant, società di consulenza strategica attiva da oltre 25 anni nello sviluppo di concept e format di ristorazione, con numerosi successi nel panorama food italiano.
Due visioni complementari, un’unica missione: trasformare i format italiani in modelli replicabili, redditizi e internazionalizzabili.
Due visioni complementari, un’unica missione: trasformare i format italiani in modelli replicabili, redditizi e internazionalizzabili.
Questa nuova sinergia nasce da una consapevolezza profonda: il mondo del food retail non è più lo stesso. Cresce il consumo fuori casa, mutano i comportamenti, si alza l’asticella dell’experience, ma soprattutto cresce la richiesta di format italiani – portatori di gusto, tradizione e innovazione - autentici, scalabili e capaci di parlare a un pubblico globale. Dalla pasta al caffè, dalla piadina alla cucina mediterranea, la ristorazione italiana è un patrimonio da valorizzare con metodo e strumenti all’altezza.
Questa nuova sinergia nasce da una consapevolezza profonda: il mondo del food retail non è più lo stesso. Cresce il consumo fuori casa, mutano i comportamenti, si alza l’asticella dell’experience, ma soprattutto cresce la richiesta di format italiani – portatori di gusto, tradizione e innovazione - autentici, scalabili e capaci di parlare a un pubblico globale. Dalla pasta al caffè, dalla piadina alla cucina mediterranea, la ristorazione italiana è un patrimonio da valorizzare con metodo e strumenti all’altezza.
Ecco perché oggi, unendo le forze, 3io e SCP offrono una piattaforma completa di sviluppo: dall’ideazione del concept al business plan, dalla costruzione del franchising package all’apertura dei primi locali, fino alla selezione dei mercati target e alla gestione dei KPI.
Ecco perché oggi, unendo le forze, 3io e SCP offrono una piattaforma completa di sviluppo: dall’ideazione del concept al business plan, dalla costruzione del franchising package all’apertura dei primi locali, fino alla selezione dei mercati target e alla gestione dei KPI.
Il punto di forza?
Il punto di forza?
La capacità di accompagnare sia founder emergenti sia brand affermati in un percor-
La capacità di accompagnare sia founder emergenti sia brand affermati in un percor-
so di crescita sostenibile e strutturata. In un mondo in cui il rischio più grande è quello di essere “solo un altro ristorante italiano all’estero”, servono strategie di posizionamento, format robusti e partner locali affidabili, selezionati attraverso un network internazionale e una presenza diretta nei mercati chiave.
so di crescita sostenibile e strutturata. In un mondo in cui il rischio più grande è quello di essere “solo un altro ristorante italiano all’estero”, servono strategie di posizionamento, format robusti e partner locali affidabili, selezionati attraverso un network internazionale e una presenza diretta nei mercati chiave.
3io) e Sal Costa Pasqualino (Sr. Partner SCP).
Let’s talk growth!
Let’s talk growth!
“Oggi il franchising non è solo una leva di crescita, ma una forma di imprenditorialità evoluta, capace di costruire modelli di successo condiviso.”
“Oggi il franchising non è solo una leva di crescita, ma una forma di imprenditorialità evoluta, capace di costruire modelli di successo condiviso.”
“Oggi il franchising non è solo una leva di crescita, ma una forma di imprenditorialità evoluta, capace di costruire modelli di successo condiviso. Lo sviluppo internazionale non può essere improvvisato: richiede strumenti, dati, visione e una regia esperta” affermano congiuntamente Andrea Maria Meschia (CEO
“Oggi il franchising non è solo una leva di crescita, ma una forma di imprenditorialità evoluta, capace di costruire modelli di successo condiviso. Lo sviluppo internazionale non può essere improvvisato: richiede strumenti, dati, visione e una regia esperta” affermano congiuntamente Andrea Maria Meschia (CEO 3io) e
In una fase storica in cui l’Italia deve saper esportare non solo prodotti ma anche format, esperienza e cultura del cibo, questo progetto rappresenta una concreta opportunità per i brand italiani che vogliono crescere con ambizione e visione.
In una fase storica in cui l’Italia deve saper esportare non solo prodotti ma anche format, esperienza e cultura del cibo, questo progetto rappresenta una concreta opportunità per i brand italiani che vogliono crescere con ambizione e visione.
Sei un founder italiano o un brand manager con l’ambizione di scalare il tuo concept nel mondo? Scrivici a info@3-io.it e iniziamo da qui: insieme possiamo far diventare l’Italia una Food Format Nation.
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da sinistra, Andrea Maria Meschia (CEO 3io) e Sal Costa Pasqualino (Sr. Partner SCP)
Sal Costa Pasqualino (Sr. Partner SCP).
da sinistra, Andrea Maria Meschia (CEO 3io) e Sal Costa Pasqualino (Sr. Partner SCP)
Mapic: antenne puntate sui brand esteri
A Cannes, dal 4 al 6 novembre, la consueta rassegna del retail real estate con alcune novità: lavori più condensati, spazio ai marchi internazionali con focus su America e Asia. E gli executive aziendali incontrano gli studenti delle business school
A.L.
In un contesto con sempre meno progetti di sviluppo di nuovi centri commerciali, la sfida oggi è valorizzare gli asset esistenti e cogliere le opportunità dei progetti mixed use, dove il retail gioca ancora un ruolo centrale. Un leitmotiv consolidato, cui il mercato sta imparando ad adattarsi. Le buone notizie ci sono. Primo: i brand internazionali sono interessati all’Europa. Secondo: gli investimenti a livello real estate (vedi l’articolo successivo) sono tornati in abbondanza grazie a rendimenti molto interessanti.“Per brand, proprietà e gestori di siti retail, MAPIC resta una piattaforma essenziale per generare opportunità di business. Il contesto globale è però profondamente cambiato negli ultimi, con importanti
trasformazioni strutturali del settore. Vi era pertanto un forte bisogno di riallineare l’evento alle attuali condizioni del mercato. Per questo abbiamo ripensato il format: incontri di altissima qualità, maggiore partecipazione dei brand e networking più semplice” ha commentato Francesco Pupillo, Direttore di MAPIC. E sarà interessante vedere quali saranno le novità al prossimo Mapic Italy, che verrà spostato in una nuova sede, quella della Fiera Milano Rho.
A Cannes i lavori rimangono scadenzati su tre giorni, ma con una diversa organizzazione. Martedì 4 e mercoledì 5 novembre saranno dedicate all’attività di business consuete, mentre giovedì 6 novembre sarà
interamente dedicato al NextGen Retail Day, un evento solo su inviti, in cui studenti di alcune business school internazionali si confronteranno con senior executive delle principali società partecipanti sulle prospettive del settore.
Viene condensata anche la parte più goliardica. Basta al doppio appuntamento opening cocktail/cena di gala finale: spazio a un’unica cerimonia di premiazione degli awards che si terrà il primo giorno.
Francesco Pupillo direttore di Mapic
Food
e
moda tra le novità extra europee
La presenza di centinaia di brand rimane oggi l’elemento caratterizzante di Mapic. Tra food e non-food, è sempre numeroso l’elenco di marchi provenienti specialmente da Italia e Francia. Ma il valore aggiunto di questo appuntamento si misura anche nella sua capacità di mettere in contatto soggetti sconosciuti o che, finora, si erano guardari soltanto da lontano. Ecco perché un occhio di riguardo viene riservati ai marchi extra europei, che stano pianificando l’avvio delle attività in Europa.
I brand americani e asiatici rappresentano oggi i principali motori dell'espansione retail transfrontaliera. Mapic ha registrato un significativo aumento delle richieste di informazioni da parte di questi brand. Sfogliando l’elenco dei brand espositori che hanno confermato la propria partecipazione, ci sono i marchi moda/abbigliamento del gruppo Deckers accanto alla novità, sempre americana, di Alo Yoga. Ci saranno i fenomeni cinesi della moda-puppies come Pop Mart (che produce i notissimi Labubu) e Dreame Mart/OHKU. Tante le presenze extra europee in ambito food, come Lucciano's, i cileni di Casaideas o anche Paris Baguette, che a dispetto del nome è un brand del gruppo sudcoreano SPC. Nel settore dolciario, nonostante le incertezze sui dazi doganali, numerosi brand americani continuano a vedere l'Europa come territorio fertile per la propria espansione. Krispy Kreme, il celebre marchio americano di ciambelle e caffè, ha accelerato lo sviluppo in Regno Unito, Irlanda, Germania,
Spagna e Francia, dove conta già 19 punti vendita e ha annunciato l'apertura di altri 50 negozi. Significativa anche la presenza di Dine Brands, altro colosso americano che sviluppa marchi mondiali come Applebee’s e HIOP. Occhio poi ai grandi gruppi come Yum Brands!, che in Europa ha già portato alcuni dei suoi celebri marchi come KFC e Pizza Hut. Ora sta sviluppando Taco Bell, che da poco ha esordito in Grecia e Irlanda, mentre è già presente in altri mercati, e ha ancora in serbo Habit Burger, che nel Vecchio Continente non ha ancora piantato alcuna bandierina.
E spazio anche ai marchi che richiamano alla moda k-beauty, anche questa di derivazione asiatica. Dopo l'ingresso nella di-
stribuzione di Innisfree, Laneige e Missha, il colosso della bellezza coreana CJ Olive Young potrebbe pianificare uno sbarco europeo. Dalla Corea arriva anche il concept degli studi fotografici come Life4Cut.
Immobiliare: tanti investimenti sul retail
Ivolumi degli investimenti immobiliari stanno tornando a premiare il retail, con un occhio di riguardo che rimane centrato sulle high street, ma con tanti deal recenti che hanno riguardato i centri commerciali e gli outlet. Il primo semestre del 2025 si è chiuso con circa 5 miliardi di euro piovuto sul commercial real estate. Di questi (dato World Capital) il retail in Italia ha catalizzato 930 milioni di euro, pari al 18% del totale, con un’attenzione particolare da parte dei fondi di private equity. L’high street retail rappresenta circa il 40% degli investimenti complessivi.
Un interessante analisi di Savills ha messo in luce il gradimento da parte degli investitori per il comparto specifico dei factory outlet. Nel primo semestre 2025, considerando non solo l’Italia ma tutto il mercato europeo, gli investimenti in questo segmento hanno raggiunto quota 653 milioni di euro, che arrivano a 1 miliardo di euro considerando il periodo gennaio-agosto. Si tratta di una quota ancora residuale rispetto a tutto il segmento retail, circa il 3,2% del totale, ma è un dato ben superiore alla media decennale dell’1,8%.
“L’Italia, insieme al Regno Unito, rappresenta il principale mercato europeo per numero e densità di outlet. Nella prima parte del 2025, il retail ha confermato la fase espansiva con volumi di investimento superiori a 1,1 miliardi trainati in particolare dal segmento dei factory outlet grazie al deal più rilevante del semestre. Anche nel terzo trimestre si è finalizza-
ta un’operazione significativa a conferma del crescente interesse verso il segmento outlet” secondo Marco Montosi, Head of Investment Savills Italia.
Parallelamente cresce la domanda da parte dei brand per aprire spazi negli outlet: secondo Ken Gunn Consulting 588 nuovi negozi outlet hanno aperto in Europa da luglio 2023, trainati da Rituals (14 aperture), Jack & Jones (12), Under Armour e Swarovski (10 ciascuno) e Skechers (9). I marchi più presenti restano Levi’s, Guess, adidas, Puma e Tommy Hilfiger.
Alcuni deal del 2025 italiano
I primi nove mesi del 2025 hanno mostrato un’attività intensa a livello di compravendite real estate in ambito commerciale. Uno degli eventi principali è l’ingresso in grande stile, sul mercato italiano, della Bcorp francese Frey, che ha acquisito Land of Fashion ed ha messo in portafoglio la proprietà immobiliare di tre degli outlet premium gestiti dalla società. Frey ha comprato da Blackstone Franciacorta Outlet Village di Rodengo Saiano (Brescia), Valdichiana Village (vicino ad Arezzo) e Palmanova Village (zona di Trieste).
La neo acquisit a Land of Fashion, a livello di gestione, oltre ai tre citati ha in portafoglio anche Mantova Village e Puglia Village (la cui proprietà immobiliare, invece, rimane immutata). L’investimento in Italia di Frey ha un valore complessivo di 410 milioni di euro.
L’altra operazione milionaria è quella con Kering ha ceduto il 100% di The Mall Luxury Outlets all’operatore americano Simon, per 350 milioni di euro. The Mall gestisce due destinazioni outlet di lusso in Italia, una a Leccio, vicino a Firenze, e l’altra a Sanremo. Anche il Sud rientra nel grande gioco delle compravendite. Farallon Capital è la nuova proprietaria del Centro Sicilia. Con una superficie di quasi 100.000 metri quadrati, circa 140 negozi e un supermercato Conad, è uno dei più grandi dell’isola. Il centro Sicilia apparteneva a GWM Group, che nel 2022 aveva completato una riqualificazione durata 18 mesi, per 15 milioni di euro d’investimento.
Il gruppo immobiliare austriaco Supernova è entrato in Italia, acquisendo due asset: il centro commerciale La Scaglia di Civitavecchia e Casetta Mattei, centro commerciale nel cuore di Roma (la cui gestione, nel frattempo, è andata a Nhood). In entrambi i casi, si tratta di asset di dimensioni medio-piccole, intorno ai 15mila mq di superficie.DeA Capital è entrato con una quota di minoranza nel San Marino Outlet Experience, controllato insieme a BAC (Banca agricola commerciale), Gruppo Borletti e Domus srl (veicolo partecipato da Apollo e Hines). Il centro commerciale romano Talenti Village (ex Dima Shopping Bufalotta) è stato venduto per una cifra intorno ai 30 milioni di euro. Ad acquisire, un gruppo di investitori privati, locali, che le parti coinvolte non hanno voluto svelare.
L'innovazione nel design dei punti vendita con Store Builder
Store Builder è un leader riconosciuto nella progettazione di spazi retail innovativi, con una consolidata esperienza nel creare ambienti commerciali che uniscono estetica e funzionalità. Specializzati nel trasformare visioni in realtà, lavoriamo con precisione e cura per offrire soluzioni contract di qualità, rispettando tempi e budget. Che si tratti di spazi retail, strutture hospitality o progetti residenziali, la nostra esperienza garantisce eccellenza e funzionalità.
In un settore in continua evoluzione, Store Builder interpreta le esigenze del mercato e dei brand, trasformando ogni punto vendita in un’esperienza unica per il cliente. Abbiamo parlato con Isabella Melloni, Ceo di Store Builder, per scoprire le tendenze che influenzano il design dei punti vendita e come l’azienda risponde a queste sfide.
Quali sono le tendenze principali che influenzano il design dei punti vendita oggi?
Oggi, i punti vendita sono spazi esperienziali che vanno ben oltre la semplice funzione di vendita. La sfida è creare ambienti che raccontino una storia, rispondendo alle esigenze emozionali dei consumatori. Le persone cercano esperienze autentiche, spazi che li facciano sentire a loro agio e che creino un’atmosfera unica. Il design deve riflettere l’identità del brand, ma essere anche flessibile per adattarsi ai cambiamenti del mercato.
Quali sono gli elementi che fanno la differenza in un punto vendita progettato da Store Builder?
Ogni progetto si basa su un equilibrio tra estetica e funzionalità. In Store Builder ci impegniamo a progettare spazi che siano eleganti e pratici, dove ogni elemento, dall’illuminazione agli arredi, contribuisca a valorizzare l’identità del brand e a migliorare l’esperienza del cliente. Ciò che ci distingue è la capacità di combinare visione creativa e approccio su misura, offrendo soluzioni flessibili e personalizzate che si adattano alle diverse tipologie di clientela e ai molteplici contesti. Il nostro obiettivo è creare ambienti capaci di coinvolgere davvero il consumatore, lasciando un’impressione duratura.
Come garantite che ogni progetto rifletta l’identità del brand e risponda alle esigenze dei consumatori?
Per garantire che ogni progetto rifletta realmente l’identità del brand, partiamo sem-
pre da un ascolto attento e da un confronto diretto con il cliente. Analizziamo valori, obiettivi e target di riferimento per costruire un concept su misura, che si traduca in uno spazio coerente con l’essenza del marchio. Il nostro approccio integrato ci permette di unire strategia, design e funzionalità, con soluzioni capaci di adattarsi nel tempo. Lavoriamo fianco a fianco con i brand per trasformare la loro visione in ambienti concreti, coinvolgenti e riconoscibili.
Come vedete l’evoluzione del design nei settori food e fashion?
La chiave dell’evoluzione del retail nei settori food e fashion sarà quella di offrire ambienti sempre più capaci di creare una connessione emotiva con il cliente. I consumatori non cercano solo un luogo dove fare acquisti, ma un’esperienza che li faccia sentire parte di una storia. Ogni brand dovrà sviluppare un'identità forte, che si traduca in spazi capaci di suscitare emozioni. In particolare, vedo il futuro del retail incentrato su una maggiore personalizzazione degli ambienti, creando spazi che si adattino alle preferenze dei clienti e alle esigenze dei brand.
Isabella Melloni, Ceo di Store Builder
Intervista a Isabella Melloni, Ceo di Store Builder
IL PARTNER IDEALE PER IL TUO SVILUPPO RETAIL
COSTRUIAMO ESPERIENZE SU MISURA
Ecco Industry Chain Circle, il posto giusto per il matching tra industria e catene food
Il 12 e 13 marzo 2026, agli East End Studios di Milano, la prima edizione dell’evento riservato ai manager che permette una serie di incontri selezionati. Non la solita fiera, ma uno spazio per scambiare best practice e stringere conoscenze, con contenuti di qualità
A.L.
L’industria alimentare e le catene della ristorazione organizzata si “annusano” sempre di più. Da un lato, quello dell’industria, c’è una filiera che vale la bellezza di 145 miliardi di euro, secondo un calcolo riportato dal Mimit. E parliamo solo di trasformazione alimentare, esclusa l’agricoltura. Dall’altro lato, la ristorazione in Italia è un macro settore da oltre 300mila esercizi, fra bar, ristoranti e altre formule, ancora molto frammentato e connotato da micro imprese.
Ma al suo interno ci sono le catene, che valgono circa il 10% e generano un giro d’affari che si può quantificare in 11 miliardi di euro. I legami fra le due realtà esistono. Un big come McDonald’s trova fornitori fedeli in marchi come Bindi, Amadori, Beretta. E non è certo il solo. Eppure le catene sono un fenomeno variegato e in espansione, che l’industria sta cercando di agganciare e di conoscere a fondo, sia a livello di grandi imprese, sia di Pmi. È proprio per favorire l’incontro e l’analisi di questo mondo che è stato creato ICC - Indu-
stry Chain Circle, un appuntamento ideato in collaborazione da Andrea Aiello, amministratore delegato della nostra casa editrice Edifis, e da Paolo Borgio, Ceo di Rexim, manager con anni di esperienza nell’ambito degli eventi e dell’f&b.
Icc non sarà una fiera tradizionale. Quanto piuttosto un evento riservato ai manager, così da facilitare il matching 1:1 tra industry e catene, condividere best practice con keynote speaker di rilievo e offrire insights esclusivi tramite la banca dati Aurelya.
Aurelya vuole essere uno strumento di lavoro agile e all’avanguardia, capace di offrire un panel rappresentativo delle principali catene food italiane, che mette a disposizione una quantità di dati fondamentali per l’analisi, come il numero di transazioni, lo scontrino medio, la segmentazione per canale commerciale o per area geografica. Una vera e propria banca dati sulla ristorazione organizzata.
ECCO IL FORMAT DELL’EVENTO
Industry Chain Circle, 12 e 13 marzo 2026, East End Studios di Milano
• Due giornate dedicate al confronto strategico e al dialogo operativo tra best-in-class
• Keynote speech & talk con i protagonisti di settore
• Incontri 1:1: mathing coordinato con agenda prestabilita tra industria e catene
• Presentazioni riservate: le catene raccontano progetti di crescita e sviluppo
• Area espositiva Stand di 20 mq per le aziende fornitrici
• Networking moments Cocktails, pranzi e una cena di Gala
Tutte le info su https://www.industrychaincircle.it/
Pagamenti digitali: tecnologia e semplicità per la rivoluzione cashless
Il 2024 è stato per l’Italia l’anno dello storico sorpasso dei pagamenti elettronici su quelli in contanti. Per la prima volta, infatti, le transazioni con carte di credito e di debito (43%) hanno superato in numero e in importo quelle cash (41%), secondo l’Osservatorio Innovative Payments 2024 del Politecnico Milano.
A dare una spinta decisiva ha contribuito anche la ristorazione: quasi 4,8 milioni di transazioni sono relative a questo settore, a cui si aggiungono altri 4,6 milioni da bar, lounge e discoteche.
Sono attività dove “rapido” e “semplice” assicurano esperienze positive e maggiore propensione alla spesa. I consumatori apprezzano la comodità e la libertà di scegliere i pagamenti elettronici, facendo sempre più ricorso a quelli innovativi.
Ad esempio, le transazioni contactless sono ormai il 90% del totale, e quelle attraverso dispositivi "indossabili” - come gli smartwatch - crescono del 56%. Numeri che evidenziano la necessità per gli esercenti di dotarsi di strumenti tecnologici e piattaforme per soddisfare le esigenze dei consumatori, garantendo pagamenti semplici e veloci e operazioni di cassa facilmente tracciabili.
Questo anche alla luce delle novità introdotte dalla legge di bilancio del 2025, che renderà obbligatorio il collegamento tra POS e registratori telematici.
Le soluzioni Zucchetti per i pagamenti evoluti
In un mercato in continua evoluzione e sempre più competitivo, le soluzioni tecnologiche Zucchetti accompagnano commercianti e ristoratori nella transizione verso l’economia digitale.
I servizi finanziari ZPAY assicurano una gestione dei pagamenti flessibile e personalizzabile, integrati nativamente con i gestionali Zucchetti. Dall’incasso con carte e strumenti digitali alla riconciliazione, questa soluzione riduce i tempi operativi e semplifica il back office, consentendo di presidiare tutte le fasi della transazione in ristoranti, bar e altre attività ristorative e commerciali. Grazie ai POS Zucchetti di ultima generazione, gli esercenti possono abilitare non solo i pagamenti elettronici tradizionali, ma anche modalità innovative come Satispay
e Buy Now Pay Later. Sullo stesso terminale è inoltre possibile accettare i buoni pasto elettronici dei principali operatori, senza dover gestire più dispositivi.
L’integrazione nativa tra le soluzioni di pagamento ZPAY e i gestionali di cassa Zucchetti offre una fotografia costantemente aggiornata di costi e ricavi, supportando il controllo di gestione e decisioni strategiche che rendono immediata la riconciliazione delle transazioni.
Il beneficio è duplice. Da un lato gli operatori in cassa velocizzano le operazioni di pagamento riducendo le attese per i clienti. Dall’altro, l’attività guadagna in precisione, rapidità e trasparenza.
La gestione dei pagamenti digitali comporta sfide complesse, sia per la sicurezza che per la necessità di efficienza e controllo.
Le soluzioni integrate del Gruppo Zucchetti diventano un abilitatore strategico che trasforma ogni transazione in una continua opportunità di crescita, oltre che di fidelizzazione della clientela.
La Piadineria, il cuore è nei negozi diretti Margini sopra il 20% e debiti in calo
Abbiamo analizzato il bilancio 2024 di Gruppo Negozi Srl, la controllata che detiene oltre 400 punti vendita diretti, che costituiscono gran parte della rete del brand. Nonostante una lieve riduzione dell’Ebitda, redditività e stato patrimoniale sono in salute di A.L
La Piadineria continua a essere il leader delle catene italiane fast casual, escludendo dunque dal conteggio il fast food di McDonald’s. quest’anno il marchio guidato dall’a.d. Andrea Valota chiuderà con una cinquantina di nuove aperture superando così la fatidica soglia dei cinquecento punti vendita.
Diffusa al Nord come al Sud e in tutti i canali commerciali, la piadina romagnola (ma fatta nel laboratorio di Brescia) continua ad ottenere il successo del pubblico interno, mentre sta anche spingendo l’acceleratore sull’estero. Infatti, La Piadineria è già presente in Francia ed ha annunciato un piano di espansione negli Stati Uniti, partendo da New York.
Ma come va il bilancio? La crescita veloce delle aperture e dei ricavi, infatti, non è per forza sinonimo di risultati. Eppure, nel caso della Piadineria, la fase di ampliamento va di pari passi con un tasso ancora molto soddisfacente dei margini e degli utili.
Tante operazioni di buy back per inglobare i negozi
Il piano di crescita de La Piadineria, che dall’inizio dello scorso anno appartiene a CVC Capital, prosegue a ritmo accelerato. La spesa in investimenti è ingente e accanto alle aperture sale la componente del costo del lavoro, eppure il brand dimostra di saper mantenere in pieno la redditività. Il margine operativo lordo si mantiene intorno al 20% e perde solo qualche punto decimale rispetto al 2023. Scende anche l’indebitamento e si rafforza il patrimonio.
Sono le considerazioni principali che emergono dalla lettura del bilancio 2024 di Gruppo Negozi Srl, ossia la società che controlla i negozi diretti de La Piadineria. Questi punti vendita rappresentano la grande maggioranza dell’attività del brand. Al 31 dicembre scorso, si trattava di 415 punti vendita diretti su 450 in totale.
La strategia de la Piadineria, che puntare fortemente sulla gestione diretta e meno sull’affiliazione, emerge anche dalla continua attività di “buy back” di società (negozi) acquisiti lungo i 12 mesi di attività. Nel corso del 2024 sono state ben 16 le società precedentemente acquisite e poi fuse per incorporazione dentro la Gruppo Negozi Srl. Dal 2015, sono stati 94 le società “incorporate”. Gli investimenti in nuove aperture segnati a bilancio ammontano a 10,84 milioni.
Dai centri commerciali
il 50% dei ricavi, ma crescono le street
Se a quest’attività si aggiungono le aperture “da zero”, nel solo 2024 i negozi diretti sono aumentati di 71 unità, mentre una quota marginale di punti vendita, solo 4, sono stati chiusi in quanto non performanti.
L’allargamento della rete dei negozi si è riflessa in modo proporzionale sulla crescita dei ricavi. Il fatturato è passato da circa 181 a 224 milioni di euro (+42 milioni), una variazione un po’ superiore al 20%. Facendo un calcolo un po’ elementare, ma indicativo, i ricavi totali suddivisi per i negozi, restituiscono una media di ricavi per negozio che da circa 520mila euro del 2023 sono saliti a oltre 540mila euro nel 2024. Un aumento che va attribuito sia a dinamiche inflattive
sia a una reale crescita dei pezzi venduti. Per quanto riguarda i canali commerciali, gli shopping center rappresentano la metà circa del totale dei ricavi diretti, con l’incremento del fatturato 2023-2024 dovuto principalmente all’apertura di nuove posizioni. Il marchio ha anche consolidato la presenza sul segmento street&traffic con 32 nuovi ristoranti, un canale che adesso apporta circa il 37% dei ricavi.
crescita del numero dei locali, ma soprattutto per la manutenzione delle friggitrici, arrivate a 257 unità.
Struttura meno dipendente dal debito
Rispetto allo stato patrimoniale, il bilancio 2024 fotografa una situazione sotto controllo, anzi in via di rafforzamento. È vero che il capitale circolante netto risulta negativo, Più costi
per la manutenzione e per le commissioni delivery
Per quanto riguarda i costi, naturalmente l’apertura dei locali ha portato con sé una crescita della voce costo del lavoro, quasi a 55 milioni di euro, con un’incidenza intorno al 24,5% sui ricavi. Interessante però segnalare le componenti di costo che hanno subito i maggiori aumenti. In questo caso, ci sono le commissioni del delivery cresciute del 32,87%: il costo del servizio delivery arriva a costare quasi 7 milioni di euro a bilancio. Eppure dalle righe della relazione si evince che questa modalità di vendita sia ormai importante e necessaria, non sia considerato in sostanza come un costo in perdita.
Spicca anche la voce dei costi di manutenzione per macchinari, aumentati del 67% e passati da circa 1,5 a 2,6 milioni di euro. Un elemento legato alla cucina, in parte per la
EQUITY RATIO
Un indicatore come l’Equity ratio (rapporto fra Patrimonio netto pari a 58,2 milioni e Totale attivo superiore a 121 milioni) restituisce un rapporto di circa il 48%, in forte miglioramento rispetto al 36% del 2023. Questo è spia di un robusto rafforzamento della struttura patrimoniale, con quasi metà degli asset coperti da mezzi propri.
ma è in miglioramento di 8 milioni di euro (a -46 milioni).
In modo particolare, il calo dell’indebitamento complessivo (sceso da 62,9 a 56,1 milioni) segnala una minor necessità di ricorrere al Leverage. Il rapporto fra debiti e patrimonio netto (56,1 milioni contro 58,2) si posiziona sostanzialmente verso la parità, mentre nei conti 2023 era sbilanciato verso 1,7x. Nel complesso è indice di una struttura meno dipendente dal debito.
Andrea Valota, Ceo de La Piadineria
Foodservice chiamato a raccolta, ritorna l’Aigrim Day
Appuntamento il prossimo 16 ottobre a Milano, con la giornata di lavori promossa dalla principale sigla della ristorazione multilocalizzata. Numeri, strategie, contesto di mercato e ospiti dal mondo del food di prodotto, per un appuntamento da non perdere
di A.L
Iprotagonisti della ristorazione di catena sono chiamati a raccolta per l’Aigrim Day 2025 (Milano, 16 ottobre, sede Confcommercio in corso Venezia 47 dalle 9.30), la giornata organizzata dall’associazione di categoria (parte del mondo Fipe-Confcommercio) che rappresenta le imprese della ristorazione multilocalizzata. Un evento che arriva alla viglia di un autunno dal doppio volto. Il contesto internazionale e la congiuntura interna dipingono un quadro di consumi incerti.
L’ultimo rapporto Coop ha evidenziato un -2,2% di consumi fuori casa per la ristorazione, nel primo semestre dell’anno. Con un terzo degli italiani già pronto a tagliare ulteriormente questa voce.
Consumi incerti, ma tanto spazio di mercato
Di contro, però, c’è un settore economico con tante luci. Le catene, sempre intorno a un 10%-11% del mercato, hanno ampio margine di crescita. E sono proprio le catene, più che il food tradizionale, a mostrare la flessibilità e la capacità di andare incontro ai mutamenti del mercato, per esempio favorendo i consumi nella fascia bassa della forchetta, come stanno facendo i fast-food che infatti non smettono di avanzare. E non si tratta solo di portafogli. Poiché è ancora il food organizzato che sta implementando i brand preferite dalle fasce giovani, con i loro diversi modi di consumare le bevande a base caffè, quelle fredde, o gli snack del pomeriggio.
Nel medio periodo, lo ha messo in rilievo Delottie, con il Foodservice Market Monitor, secondo cui le catene qsr in Italia sono cresciute a un Cagr 2019-2024 del +13,3%, circa il doppio della media complessiva della ristorazione. Uno spunto, questo, che verrà analizzato maggiormente nel dettaglio durante gli interventi della giornata.
La giornata di lavori sarà ricca di spunti e di relatori, scelti tra i principali protagonisti del foodservice di oggi. I contributi di Tradelab e di Deloitte forniranno una base imprescindibile di numeri su cui ragionare. I manager delle migliori insegne (come McDonald’s, Cigierre, La Piadineria) dibatteranno insieme ai rappresentanti del mondo dei centri commerciali (come Multi e Svicom). Non mancheranno i vertici delle associazioni, tra cui Fipe e Cncc. E quest’anno gli organizzatori di Aigrim Day hanno fatto in modo di avere anche il mondo del food di prodotto, che oltre a presidiare lo scaffale della Gdo, hanno sempre più interesse a tracciare un asse di collegamento con il foodservice.
La giornata di lavori
La giornata di lavori sarà ricca di spunti e di relatori, scelti tra i principali protagonisti del foodservice di oggi. I contributi di Tradelab e di Deloitte forniranno una base imprescindibile di numeri su cui ragionare. I manager delle migliori insegne (come McDonald’s, Cigierre, La Piadineria) dibatteranno insieme ai rappresentanti del mondo dei centri com-
merciali (come Multi e Svicom). E ci saranno anche alcuni manager provenienti dal mondo dell’industria alimentare. Non mancheranno i vertici delle associazioni, tra cui Fipe e Cncc. E quest’anno gli organizzatori di Aigrim Day hanno fatto in modo di avere anche il mondo del food di prodotto, che oltre a presidiare lo scaffale della Gdo, hanno sempre più interesse a tracciare un asse di collegamento con il foodservice.
Imoon firma l’illuminazione nel nuovo Famila Piazza Marina di Palermo
Famila Piazza Marina è il nuovo supermercato CDS Supermercati a Palermo, frutto della collaborazione con HMY Italy, Imoon e l’architetto Paolo Lucchetta. Il progetto reinterpreta la tradizione dei mercati storici palermitani come la Vucciria, coniugando memoria, innovazione e sostenibilità, valorizzando l’identità territoriale e il benessere del cliente. Gli spazi, ispirati alle atmosfere siciliane, favoriscono convivialità e connessione con la città, grazie a illuminazione avanzata e strategie costruttive sostenibili.
Quali sono le caratteristiche del nuovo punto vendita?
(risponde Francesca Osnago, Sales Manager, HMY Central Europe)
Il negozio si estende su 1.400 mq, con 5 casse standard, 4 self e 14 corsie. È stata invertita la disposizione tra area parcheggio e superficie di vendita rispetto all’uso precedente. L’assortimento copre tutte le categorie tipiche del format, con circa 10.000 referenze, di cui 1.200 a marchio Selex. I reparti freschi (gastronomia, salumeria, pescheria, macelleria) sono organizzati come “botteghe”, ricreando un’atmosfera di mercato tradizionale. Spicca l’“Orteria”, che amplia l’offerta di frutta e verdura con ingredienti da scegliere e combinare per consumo fresco o cottura. Gli arredi, tutti “custom”, dai banchi ortofrutta agli scaffali e insegne, assicurano coerenza e dialogo con il contesto
Credit fotografico: Marco Zanta
Credit fotografico: Marco Zanta
architettonico. Gli impianti di refrigerazione per surgelati e freschi funzionano con una centrale a CO₂ di ultima generazione, garantendo efficienza e sostenibilità.
Qual è stato l'approccio architettonico e quale l'intuizione principale?
(risponde l'Architetto Paolo Lucchetta) Nel retail, le superfici di vendita hanno valore estetico e produttivo anche per la loro proiezione tridimensionale, influenzata dalla qualità dell’architettura. Nel complesso di Piazza Marina, i due volumi adiacenti sono molto diversi; uno presenta un’architettura a sezione alta, pianta rettangolare e struttura in cemento armato degli anni ’60, nata come salone d’esposizione Fiat. Dopo la chiusura, divenne un parcheggio sovradimensionato. Fin dal sopralluogo si è immaginata una Foodhall nel cuore della Vucciria. La forma allungata dell’area supermercato ha permesso di sviluppare un parcheggio con due corsie di ingresso-uscita munite di moderne tecnologie di pagamento e una grafica accogliente. I benefici si riflettono nei commenti dei clienti, che riconoscono la qualità degli spazi e delle architetture come elementi d’identi-
tà per la comunità. Mercati e supermercati diventano così beni culturali da valorizzare e attualizzare. Due clienti hanno commentato: “Vado al supermercato anche a fare la spesa” e “I supermercati, come i musei, sono luoghi per esplorare il senso di una città”.
L'illuminazione riveste un ruolo centrale nel nuovo negozio. In che modo?
(risponde Stefano De Santi Pastro, Technical department, Imoon)
Nel nuovo store, la luce è un elemento strategico e narrativo, fondamentale per valorizzare i prodotti e guidare il cliente in un percorso immersivo. L’illuminazione crea atmosfere, emozioni e identità. Nelle aree espositive sono stati installati proiettori Krios P Pro su binario ad alta efficienza, con elevata resa cromatica e orientabilità, per esaltare texture e dettagli. Nei percorsi e nelle zone di passaggio, il sistema lineare BTRACK offre modularità e flessibilità. Le temperature di colore sono scelte con cura: tonalità calde e ad alta resa cromatica nei reparti alimentari, luce neutra nelle aree di passaggio. L’illuminazione rende l’esperienza di shopping unica, emozionante e accogliente.
Centri commerciali, rotta verso il digitale
Durante il recente Retailer Day di Cncc, presentati i dati del report realizzato da Netcomm sul rapporto fra mall e tecnologia. Tutti presenti on line, bene i servizi (click & collect), c’è spazio da colmare circa le app di A.L
L’omnicanalità è al centro della strategia dei centri commerciali di oggi.
O quanto meno dei principali, quelli riuniti sotto l’ombrello del Cncc, il consiglio nazionale dei centri commerciali che si è riunito al Romaest, lo scorso mese, per il consueto Retailer Day. È stata l’occasione per dare finalmente un volto concreto alla collaborazione che era stata annunciata con Netcomm. Un legame da cui è scaturito un report interessante.
Acquisti ed esperienza di pari passo
“È ormai essenziale saper integrare canali fisici e digitali per un’esperienza di shopping fluida e personalizzata: a questa esigenza stiamo rispondendo con l’omnicanalità. Non è però sufficiente, per proporre ai visitatori centri commerciali attrattivi e virtuosi” ha spiegato il presidente di Cncc, Roberto Zoia “La collaborazione e condivisione di progetti su cui impegnarsi e investire è il vero punto di svolta. Da un lato, i landlord dovranno avere sempre più un ruolo di promotori di piattaforme e idee che coinvolgano i tenant. Allo
stesso tempo, i brand sono chiamati a integrare questi strumenti alle loro attività e ad essere protagonisti in occasione di eventi, per contribuire a migliorare l’esperienza, non solo in negozio ma in tutto il centro commerciale” ha aggiunto.
Buoni risultati dai piani loyalty
Un dato di fondo, già noto ma confermato dal report, è che l’acquisto dei beni rimane il driver principale che muove le persone verso i centri. Ma la componente di esperienza, o anche soltanto di punto di ritrovo, assume un ruolo crescente.
Secondo Netcomm, il 100% delle strutture analizzate (circa un centinaio) è presente online con un sito web e utilizza i social media come canale di promozione e relazione, a cui si aggiunge una crescita dei servizi omnicanale, come il click & collect, già adottato dal 32% dei mall e utilizzato dal 29,3% dei
visitatori nel corso dell’ultima visita. I clineti sono particolarmente interessati a soluzioni omnicanale come programmi di loyalty (62,2%), offerte personalizzate cross-brand (60,6%) e possibilità di ritirare gli acquisti nei locker (59,2%).
“Oggi un visitatore su due considera determinante l’integrazione tra fisico e digitale” secondo Roberto Liscia, presidente di Netcomm.
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Panfè: piano industriale pronto per raggiunere quota 100 bakery
Intervista al Ceo Alberto Salvadego. “Pronti a raddoppiare il laboratorio di produzione”. E intanto il format prende piede, specialmente nei quariteri. Per ora, niente opzione franchising di Adriano Lovera
Entro il 2026, Panfè metterà a segno altre dieci aperture. “Dopo, seguendo gli step giusti, il piano industriale è già pronto per sostenere 100 punti vendita”. Parola di Alberto Salvadego, amministratore delegato di Panfè, format di “bakery evoluta” che ha appena festeggiato il negozio numero 25 in corso Buenos Aires a Milano. Il marchio, sorto nel 2017 (evoluzione del marchio torinese El pan d’na volta) è controllato da Prosol, operatore francese titolare anche del progetto “Banco Fresco”. All’inizio le panetterie Panfè servivano a dotare di un angolo boulangerie i punti vendita Banco Fresco. Poi è arrivato lo sviluppo retail e oggi ci sono dieci punti vendita a Torino, sei a Milano e altre presenze importanti che vanno da Bergamo a Bologna fino a Savona, per un totale di 25 punti vendita e circa 235 addetti. Con una maggioranza al femminile e una certificazione sulla parità di genere in arrivo.
Parliamo di offerta e prodotto. Qual è la forza di Panfè?
Copriamo tutte le fasce orarie: prima colazione, pausa pranzo, merenda e aperitivo, con orari che vanno dalle 7 alle 21. Ma in stazione a Bologna apriamo alle 5 di mattina. La qualità è data dalla nostra produzione, che ha il suo cuore nel laboratorio centrale di Mondovì e che sforna la maggior parte dei prodotti, sia finiti, sia semilavorati, sempre freschi di giornata.
Qual è la potenzialità del laboratorio centrale?
Ci lavorano 23 persone più altre cinque che stiamo per assumere. Così com’è, può già servire fino a 50 punti vendita. Ma stiamo investendo su un terreno adiacente e siamo pronti ad ampliarlo.
Veniamo al format. Che cos’è Panfè? E come vuole svilupparsi?
La definizione di bakery evoluta rende bene l’idea. Prodotti da forno e pasticceria sono il pezzo forte, ma accontentiamo diverse esigenze. I locali presentano uno stile riconoscibile, che rispetto agli inizi abbiamo già modernizzato con alcuni restyling. Presidiamo tutti i canali, compreso il travel e i centri commerciali (finora I Viali di Nichelino e Scalo Milano ndr), ma crediamo che lo sviluppo migliore possa avvenire nei quartieri più popolosi, non per forza nei centri città, per diventare la panetteria di riferimento.
Dove aprirete ancora?
A Torino c’è tanta frammentazione in questo settore e potremmo aggregare qualche operatore. Dobbiamo consolidare Milano. E poi guardiamo alle città, anche di dimensioni medio-piccole, inizialmente sempre con una predilezione per il Nord/Nord-Ovest.
La gestione è diretta?
Sì. E per ora rimane tale. Non abbiamo preclusione verso il franchising, ma non è una soluzione che ci interessa a breve termine. Anche
perché finora l’azionista ci ha sempre supportato adeguatamente in questa formula.
I consumatori lamentano il caro prezzi. Come vi muovete su questo?
Da noi il caffè costa 1,20 euro. Il pane normale intorno ai 5 euro/kg mentre i pani speciali non superano i 10 euro/kg. Un aperitivo mediamente viene 7,90 euro, comprensivo di cocktail e cibo. Vista la qualità pensiamo siano prezzi giusti. E poi facciamo tante promozione, come quella per gli universitari attorno alla Bocconi di Milano.
Alberto Salvadego, amministratore delegato di Panfè
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EFS 2025: in scena il futuro del foodservice
L'European Foodservice Summit 2025 ha riunito ad Amsterdam i leader del settore fuoricasa europeo. Tre giorni di confronto con 25 speaker internazionali, dibattiti su AI, sostenibilità, delivery e innovazione davanti a oltre 250 professionisti del settore di Massimo L. Andreis
Preceduto a gennaio da una 2 giorni preparatoria del Board guidato da Katrin Wissmann, che si è svolta negli uffici di Edifis a Milano, l'European Foodservice Summit (EFS) è andato in scena presso il suggestivo Eye Filmmuseum di Amsterdam dal 17 al 19 settembre. Organizzato dalla casa editrice tedesca DFV Media Group - che edita la rivista online food-service.de - questo evento esclusivo riunisce ogni anno il Gotha della ristorazione commerciale europea per un confronto a 360 gradi sulle tendenze, le sfide e le opportunità del mercato del fuoricasa.
Con 25 speaker di altissimo profilo prove-
nienti da ogni angolo del Vecchio Continente e oltre 250 ospiti qualificati tra CEO, direttori marketing, responsabili sviluppo e consulenti strategici, l'evento ha saputo coniugare contenuti di qualità eccellente con momenti di networking di grande valore.
Le mega-tendenze del fuoricasa
Dopo l’affollata “Speed Networking Session” one-to-one che ha aperto la kermesse, la prima giornata di lavori ha visto l'intervento dello strategist Cyrille Filott. Al centro della sua analisi, l'impatto dei farmaci GLP-1 come
Ozempic sul settore alimentare americanofenomeno che potrebbe presto raggiungere l'Europa con conseguenze significative per ristoranti e catene.
Illuminante l'intervento di Andy Zynga, ex CEO di EIT Food e attuale VP di HITI, sul tema della sostenibilità nel foodservice, con la sua provocatoria keynote "Profit. People. Planet. Mission (Im)Possible?". Tesi: l'industria della ristorazione può conciliare profittabilità e impatto positivo. Come? Dalla transizione plant-based al food tech, dagli alimenti funzionali alla digitalizzazione fino all'innovazione health-driven.
Il panel "Strategic Insights" ha poi offerto una
prospettiva multisfaccettata del mercato europeo, riunendo tre leader di segmenti chiave: Alessandro Preda (QSRP) per il quick service, Mathieu Herrero (Areas) per il travel catering e Shine Yang (Uber Eats) per il delivery. Il confronto ha evidenziato come le aziende stiano adattandosi ai rapidi cambiamenti di mercato attraverso tecnologie innovative e pianificazione strategica, bilanciando opportunità e sfide.
Resilienza e innovazione: le lezioni dal campo
Significativo l'intervento di Johannes Bühler, CEO di Hans im Glück, che ha raccontato come la catena tedesca di burger gourmet abbia trasformato una grave crisi reputazionale in un'opportunità di crescita e comprensione della propria customer base, offrendo preziosi spunti su crisis management e brand protection in tempi di alta tensione mediatica.
Toccante l’intervento di Anna Kozachenko, founder e CEO di Milk Bar, che gestisce nove locali tra Ucraina e Polonia in tempo di guerra. La sua storia di resilienza imprenditoriale - tra sirene antiaeree, disruption della supply chain e incertezze economiche - dimostra come determinazione e adattabilità permettano non solo di sopravvivere ma anche di crescere nelle circostanze avverse.
Tecnologia e design: verso nuovi paradigmi
Nel pomeriggio l'accento si è spostato sull'innovazione tecnologica, con Benjamin Calleja di Livit Design che ha presentato applicazioni concrete dell'AI nella ristorazione mondialedalle cucine intelligenti al servizio personalizzato, dallo sviluppo del brand attraverso algoritmi, alla progettazione di nuovi concept. Il panel "Design Dynamics" con Queenie Lo di FutureBrand e Paul Wainwright di Harrison ha esplorato come l'evoluzione delle preferenze dei consumatori ridisegna le strategie progettuali, dall'adattamento agli spazi ridotti all'influenza dell'innovazione tech sul design esperienziale.
Ancora più visionario l'intervento di Bobby Healy, CEO e founder di Manna Air Delivery: "Il drone delivery non è il futuro, sta già accadendo". La sua azienda ha completato oltre 200.000 consegne ultra-veloci a Dublino, collaborando con giganti globali come Just Eat, Uber Eats e Delivery Hero. E i droni di Manna - più economici, sicuri ed ecologici del trasporto su strada - si preparano a decollare oltre i confini irlandesi.
Supply chain innovative e analisi di mercato
La sessione breakout di Unox ha offerto un blueprint prezioso per i CEO del quick service, esplorando come costruire supply chain innovation-driven capaci di accelerare lo sviluppo prodotto e garantire controllo totale della filiera. L'azienda ha dimostrato attraverso case study reali come l'integrazione verticale e la produzione locale possano trasformare la complessità della supply chain in vantaggio competitivo, riducendo contemporaneamente l'impatto ambientale e i tempi di commercializzazione. Jochen Pinsker di Circana ha invece fornito un'analisi sofisticata delle forze che plasmano le scelte dei consumatori europei, con focus particolare sugli ultimi sei mesi del 2024 e proiezioni per gli anni a venire. La sua disamina del segmento full-service ha svelato sfide uniche e opportunità di crescita emergenti, mentre l'industria si adatta sempre più all'era del to-go, ridefinendo paradigmi consolidati di consumo e fruizione.
Il futuro dell'hospitality tech
L'Expert Round Table "Tech Update and Outlook" ha rappresentato il momento clou della giornata, riunendo alcuni influenti nomi del foodtech europeo. Ana Munoz di Toast, Georgio Ntontos di SevenRooms e Ludwig Jamet di Hey Pongo, moderati da Victor Lugger - CEO di Sunday e co-founder di Big Mamma Group - hanno esplorato l'interconnessione tra soluzioni POS, sistemi di prenotazione, programmi loyalty e checkout innovativi. Il panel ha fornito insight actionable su come prioritizzare le
iniziative di customer experience, identificare i KPI più rilevanti e definire gli standard di eccellenza per oggi e domani, spaziando dal fast casual ai ristoranti stellati Michelin.
Digital-first e strategie Gen Z
Oriol de Pablo di Vicio ha condiviso le strategie vincenti della sua catena di burger spagnola digitally-native, focalizzata su marketing Gen Z e successo nel delivery. La sua presentazione ha svelato tattiche social media innovative e collaborazioni strategiche per coinvolgere le audience più giovani, offrendo insights preziosi sulla trasformazione e le potenzialità del mercato delivery.
La chiusura affidata al professor Torsten Olderog dell'AKAD University Stuttgart ha sintetizzato i key learning del Summit, cristallizzando trend e idee emerse durante le due intense giornate di lavori. L'appuntamento è ora fissato per il 27° European Foodservice Summit che si terrà a Madrid il 16-17 settembre 2026, confermando la vocazione itinerante di questo format unico che da oltre un quarto di secolo rappresenta l'osservatorio privilegiato sul futuro della ristorazione europea.
Palestina e Israele, l’opinione pubblica prende posizione. Retail e clienti?
Alcuni brand cominciamo esplicitamente a prendere posizione sul confitto in corso a Gaza. Ma sono ancora in pochi. E si muove anche lo sport. Al di là dei tanti proclami sulla Esg, il retail ancora troppo spesso sembra vivere slegato da quel che succede nel mondo di Andrea Aiello
Tra pochi giorni saranno trascorsi due anni dal 7 ottobre 2023. Data del terribile attacco della formazione politico-militare palestinese di Hamas a strutture militari e civili israeliane. Una formazione che ha agito in modo terroristico, colpendo civili inermi, oltre a militari in servizio. Un attacco che ha causato più di mille morti, in gran parte civili, e il sequestro di circa 250 israeliani, ancora in buona parte non militari. Di cui almeno una ventina sarebbero ancora in vita. Due anni terribili. La reazione israeliana all’attacco ha sbalordito tanti, fin da subito. Ma è degli ultimi mesi una rinnovata e molto più ampia consapevolezza nell’opinione pubblica globale. Il termine genocidio, riferito agli efferati attacchi dell’esercito israeliano IDF su Gaza e al supporto fornito ai coloni in Cisgiordania (dove Hamas non è mai stata presente), è ormai ampiamente utilizzato con approfondite basi giuridiche. I vertici del governo israeliano sono ricercati dalla Corte Penale Internazionale. Eppure, non manca giorno senza che siano registrate decine e decine di vittime civili. Bambini, anziani, donne, uomini, medici, giornalisti, insegnanti, alunni. La società palestinese è distrutta, così come città e villaggi, case e moschee, università e ospedali. Le forze armate israeliane non bombardano e uccidono civili soltanto in Palestina ma quasi quotidianamente anche in Libano e Siria. Di quando in quando in Yemen e ultimamente anche in Tunisia sulla “flotilla” e in Qatar per decapitare la delegazione di Hamas chiamata a negoziare la liberazione degli ostaggi con la stessa Israele.
Cortei e boicottaggi nel mondo
Tutto ciò sembra non avere fine. Mentre senza mistero vengono presentati progetti immobiliari per lo sviluppo di località turistiche sulle ceneri e sulle ossa della Striscia di Gaza. L’indignazione è montata nei mesi e con essa iniziative, manifestazioni, cortei, proteste di ogni tipo, in ogni luogo, di ogni con-
tinente. Dall’Australia al Messico, passando per Asia ed Europa. A ciò si sono aggiunti boicottaggi verso merci o aziende israeliane. O azioni di sostegno esplicito alla “causa palestinese”. E veniamo al dunque, partendo dall’attualità.
Lush, nota insegna di cosmetici nata nel 1995 in UK, ha attuato un giorno di chiusura di tutti i suoi negozi del Regno Unito, circa 115, in solidarietà con il popolo palestinese. Un’azione indipendente e unilaterale con un forte impatto: tante condivisioni e un notevole “carico” di biasimo e insulti ma, so prattutto, di consenso e stima. Probabilmente meno noto nel nostro paese il caso di Huda Beauty, la linea di prodotti di bellezza lanciata da Huda Kattan, makeup artist americana di origini irachene, beauty blogger, CEO e fondatrice della linea di cosmetici da miliardi di dollari Huda Beauty.
Huda Beauty ha espresso in più occasioni il sostegno alla popolazione palestinese, erogando donazioni milionaria a organizzazione attive in Palestina. Ancora nel mondo beauty da segnalare le analoghe posizioni di Cosnova Beauty, un brand tedesco con
fatturato attorno al miliardo, che si è espresso pubblicamente auspicando la fine delle stragi di civili in Palestina.
E che dire di Starbucks, accusata da diverse organizzazioni di sostenere indirettamente il governo israeliano e le sue politiche, è stata sottoposta a un boicottaggio che sembra essere una delle cause dei recenti risultati negativi della company, come ha riportato Yahoo Finance il 25 settembre.
Dallo sport alla Gdo
Ma vediamo che anche il mondo degli eventi sportivi e delle fiere si sta muovendo, mentre si discute dell’esclusione delle squadre israeliane dalle competizioni UEFA , una squadra ciclistica israeliana non è stata ammessa a una competizione in Emilia Romagna, dopo le severe e pesanti contestazioni al La Vuelta spagnola. E Israele è stato escluso anche dalla fiera turistica TTG presso i quartieri espositivi della fiera di Rimini. Non è la prima né l’unica azienda retail a schierarsi. In Italia, a giugno, Coop Alleanza (350 supermercati e ipermercati in Friuli Venezia Giulia, Veneto, Lombardia, Emilia-Romagna, Marche, Abruzzo, Puglia e Basilicata) ha tolto dai propri scaffali i prodotti provenienti da israeliane. Come in modo simile aveva fatto Unicoop Firenze. Ma come non ha invece né gradito né appoggiato la direzione di Coop nazionale che ha affermato un principio categorico benché opinabile: “Boicottare prodotti in ragione della loro provenienza è un diritto dei consumatori in base alle proprie opinioni e sensibilità, non spetta alle imprese”. Opinabile perché non ci sono leggi, consuetudini o prassi che impediscano alle aziende, ai brand di schierarsi. Come dimostra il caso Lush.
E il retail, che cosa fa?
E dunque arriviamo alla domanda clou che segue questa esposizione: aziende che perseguono valori, etici e politici, che sentono calpestati da vicende come quella palestinese, possono o devono prendere posizione? Schierandosi possono incontrare la disapprovazione di parte dell’opinione pub-
Vendere la Gaza Cola, insieme al ritiro di prodotti israeliani dagli scaffali, è stata una delle iniziative del giugno scorso di Coop Alleanza per il sostegno alla Palestina.
blica e lo sfavore di parte dei propri clienti. Che possono decidere conseguentemente di non acquistare più determinati prodotti o in determinati punti vendita. Mentre contemporaneamente possono incontrare e accrescere un favore valoriale, etico e/o politico, da parte di un’altra fetta della società e della clientela. Creando così un rapporto più forte e solido. Ma anche molto impegnativo, perché andrebbe mantenuto, alimentato, con impegno e coerenza.
Le 80 manifestazioni svoltesi il 22 settembre in altrettante località italiane, la partecipazione di attivisti e parlamentari (!) alla Flotilla che sta tentando di aprire un corridoio umanitario per Gaza ma anche le azioni dei portuali che bloccano il carico di armi su navi dirette in Israele, testimoniano che oggi
il nostro paese è esposto in prima linea nel condannare il genocidio attuato dal governo di Benjamin Netanyahu. Un elemento nuovo, drammatico, ma anche identitario, valoriale e infine di mercato su cui riflettere.
Senza arrivare a schierarsi apertamente e in modo eccessivamente impegnativo, azioni più semplici e in linea con le politiche promozionali più abituali, potrebbero trovare spazio. Un esempio banale: se una catena di supermercati decidesse di mettere in vendita bandiere palestinesi e il caratteristico tessuto per realizzare il copricapo Kefiah, venderebbero questi articoli in quantità considerevoli? Specie se parte del ricavato andasse a sostenere realtà che portano soccorso ai civili?
Sono certo di sì. Perché di fronte a tanto dolore e a tanta ingiustizia, qualcosa bisogna pur fare. E questo riguarda tutti gli attori sociali: cittadini, aziende, corpi intermedi e istituzioni.
Il post su Instagram del marchio Huda Beauty.
New Travel Markets
a cura di Luca Esposito luca.esposito@layline-consulting.it
La certificazione “halal” in Indonesia: un costo ma anche un’opportunità
La resilienza economica dell'Indonesia, in mezzo all’incertezza globale, è degna di nota; l'economia ha fatto registrare una crescita annua superiore al 5% e il settore retail svolge un ruolo fondamentale in questo successo economico contribuendo ad oltre il 10% del PIL nazionale. Vantando un’enorme popolazione in aumento, una crescente urbanizzazione e una classe media in rapida espansione, l'Indonesia presenta opportunità senza precedenti per gli investitori stranieri. Seppur questo Paese, visto dall’Europa, sia ritenuto marginale nel contesto asiatico, gioca in realtà un ruolo importante e sovente si posizioni tra i principali mercati delle strategie “Going global” delle aziende cinesi, promosse dal governo centrale di Pechino. Infatti, dopo Singapore che primeggia nei desideri, l’Indonesia con la Tailandia e la Malesia supera di gran lunga storici Paesi asiatici come il Giappone e la Corea del Sud.
In Indonesia, sono state recentemente introdotte rilevanti novità dovute all’entrata in vigore della certificazione Halal sui prodotti, cioè la conformità alle norme etiche ed igienico sanitarie della legge e della dottrina islamica. La legge indonesiana ha infatti imposto la graduale applicazione di questa certificazione da ottobre 2024 a ottobre 2034. La prima fase sta riguardando i prodotti, con relativo packaging ed etichettatura in indonesiano, ed i servizi (marketing, retail, logistica e stoccaggio) legati ad alimenti e bevande che non devono contenere ingredienti proibiti come la carne di maiale o l’alcol e che devono essere preparati secondo particolari regole. È questo il caso, ad esempio, della carne con il divieto all’utilizzo del sangue. La macellazione deve essere eseguita recidendo la trachea dell’animale per lasciare defluire il sangue e successivamente la carne deve essere trattata con sale e acqua per rimuoverne i residui. Da ottobre 2026, nella seconda fase, la legge verrà estesa alle medicine tradizionali, agli integratori alimentari, ai cosmetici, ai prodotti chimici, ai capi di abbigliamento, agli elettrodomestici e ai dispositivi medici. Successivamente, riguarderà anche molti altri prodotti e servizi.
L'Indonesia ospita più musulmani di qualsiasi altro Paese al mondo. Infatti, secondo dati del Ministero degli Affari Interni del 2023, su una popolazione di 277 milioni di individui, oltre l'87% si identifica come musulmano. Il settore halal rappresenta quasi la metà del pil nazionale (il solo settore alimentare vale circa 135 miliardi di dollari). L’introduzione di questa
certificazione sta generando reazioni contrastanti; ha dato un impulso positivo alla fiducia dei consumatori ma allo stesso tempo agli operatori del settore alimentare si richiedono importanti sforzi per la sua attuazione. In sostanza, le nuove regole richiedono a tutte le aziende che commerciano in prodotti halal di registrarsi presso l'Organismo indonesiano Halal Product Assurance Organizing Body (BPJPH) per certificare tali prodotti come pienamente conformi. Al contrario, tutti i prodotti o servizi non rientranti nella certificazione devono essere etichettati “non halal”. Il nuovo regime, specie per le aziende internazionali che hanno già una simile certificazione in altri Paesi (come la Malesia ad esempio), rischia di essere più oneroso di prima. Peraltro, la conformità halal riguarda anche lo stoccaggio, il trasporto e i processi di vendita. Ottenere la certificazione richiede diversi passaggi, fino ad arrivare a un audit da parte di un ente certificatore riconosciuto.
Per le aziende italiane questo può rappresentare un passo strategico per accedere a mercati globali in crescita. Questo non solo rafforza la fiducia dei consumatori musulmani ma rappresenta anche un elemento differenziante in termini di qualità e sicurezza, aprendo opportunità di espansione in nuovi mercati e migliorando la competitività delle aziende. Essa è quindi particolarmente rilevante per le aziende che mirano a esportare i loro prodotti in paesi con significative popolazioni musulmane. Non da ultimo, la certificazione accresce la possibilità di attrarre commercialmente nuovi clienti in Italia dove il mercato Halal è in espansione, con una crescente domanda che supera attualmente l’offerta disponibile.
Calendario I prossimi appuntamenti di settore
AIGRIM Day
Ritorna finalmente la giornata di incontro istituzionale fra gli associati Aigrim e altri protagonisti della ristorazione di catena in Italia.
Milano, Centro congressi Confcommercio, corso Venezia 47, 16 ottobre https://aigrim.it/
HOSTMILANO
A Milano arriva la fiera mondiale dedicata al settore della ristorazione e dell’accoglienza, con il foodservice e l’ho.re.ca in primo piano.
Milano presso Fieramilano Rho, 17 - 21 ottobre https://host.fieramilano.it/
13° RETAIL & REAL ESTATE
Incontro sull’andamento del mercato degli immobili commerciali in Italia con un’attenzione ai nuovi trend emergenti. In questa occasione sarà presentata la ricerca annuale realizzata da Reno – Your Retail Partners, in esclusiva per Confimprese.
Rimini, Centro Congressi SGR, 22 - 23 ottobre www.confimprese.it sezione Eventi
SALONE DEI PAGAMENTI
Arrivato alla sua decima edizione, è stato ideato da Abi nel 2016, con lo scopo di realizzare il più importante appuntamento italiano su pagamenti e innovazione.
Milano, Allianz MiCo, 29 - 31 ottobre www.salonedeipagamenti.com/it
MAPIC
La principale fiera europea dedicata al real estate commerciale ritorna come di consueto in Costa Azzurra.
Cannes, Palais des Festivals, 04 - 06 novembre www.mapic.com/
FORUM RETAIL
Giunto alla sua 25esima edizione, Forum Retail, evento di Ikn, è diventato il più grande hub di networking tecnologico per la community italiana del retail.
Milano, Superstudio Più, 12 - 13 novembre https://ikn.it/forum-retail/
SICUREZZA
Evento leader in Italia e in Europa, è una vetrina delle novità e strumento di incontro e confronto per tutti gli operatori delle tecnologie per la security e l’antincendio.
Milano, fieramilano (Rho), 19 - 21 novembre www.sicurezza.it/
7° RETAIL & FINANZA
Confimprese organizza il consueto appuntamento dedicato al rapporto tra finanza, catene e in particolar modo alle opportunità che il retail offre nel mercato di oggi a fondi e altri investitori.
Milano, presso Dodecaedro Urbano (via Monte Rosa 91), 20 Novembre www.confimprese.it sezione Eventi
ICC INDUSTRY CHAIN CIRCLE
È in corso di preparazione la prima edizione di ICC Industry Chain Circle, un evento riservato ai manager, che vuole diventare il punto d’incontro tra industria e catene della ristorazione.
Milano, 12 e 13 marzo 2026, East End Studios, via Mecenate 84, Milano https://www.industrychaincircle.it/
"Modello Milano" in crisi, amara per Nhood
La recente inchiesta che ha coinvolto l’amministrazione comunale e la società Coima ha acceso il dibattito sul rapporto tra finanza, real estate e settore pubblico. Al di là degli annunci roboanti, molti grandi progetti di riqualificazione urbana faticano a stare in piedi di Andrea Aiello
Il “Modello Milano” è entrato in crisi. A sancirlo l’inchiesta della magistratura che ha coinvolto personalità eccellenti, dall’ex assessore Giancarlo Tancredi fino al celebre costruttore Manfredi Catella di Coima. La relazione instaurata tra finanza, immobiliare e pubblica amministrazione (Comune) per favorire la riqualificazione di stabili, isolati, quartieri e aree dismesse, sembra arrivata al capolinea. Tante conseguenze, politiche, economiche, aziendali, personali. Ad essere indirettamente colpiti, sfortunati acquirenti di appartamenti in costruzione, il cui esito è quantomeno incerto, ma anche gruppi immobiliari come Nhood Services Italy, titolare della gestione di vari asset nel nostro Paese e promotrice di alcuni importanti progetti milanesi. Finora poco fortunati.
Breve storia (e tramonto) del progetto LOC - Loreto Open Community
Dopo l’avventura di Merlata Bloom (ne accenneremo in seguito), Nhood negli ultimi
anni ha lavorato ad uno dei progetti più noti, per l’imminente rigenerazione urbana milanese, il completo e radicale rifacimento di Piazzale Loreto, una delle piazze più grandi e celebri del capoluogo lombardo. Oggi una grande, complessa ma anonima rotatoria stradale, attraversata però da due linee della metropolitana milanese. Nel 2026, in teoria in tempo per le Olimpiadi invernali Milano-Cortina, un grande spazio verde con commercio, ristorazione, spazi sociali. Ma senza che una pietra sia stata posata, nulla sarà fatto. I lavori avrebbero dovuto partire ad inizio agosto, evidentemente in ritardo per le Olimpiadi del prossimo marzo. Ma il Comune di Milano ci ha ripensato, e ora tutto è sospeso. Vediamo com’è andata.
Nel 2021 Ceetrus-Nhood vince il bando internazionale Reinventing Cities del Comune di Milano. Obiettivo: trasformare Piazzale Loreto in una piazza verde a cielo aperto, resiliente e sostenibile, in linea con l’Agenda ONU 2030. Con il coinvolgimento
attivo della comunità locale in tutte le fasi (pre-progettazione, co-progettazione, realizzazione).
Elementi chiave del progetto: la Sky Forest con 500 alberi (300 ad alto fusto + 200 donati a Forestami), 24.000 mq di spazio pubblico (di cui 10.000 mq su 3 livelli), più quattro “prismi”, ossia edifici con funzioni miste: leisure, sport, food, uffici ATM, coworking, kindergarten, commercio di vicinato. Il tutto con certificazioni ambientali LEED e CAM, progettazione BIM, monitoraggio digitale. Nel 2023 viene inaugurato l’hub LOC 2026 in via Porpora, a pochi metri dalla piazza: uno spazio pubblico per informare e coinvolgere i cittadini. Con l’obiettivo ottimo e ambizioso di co-progettare la nuova identità della piazza con laboratori e incontri aperti. LOC 2026 anticipa la futura piazza e segna l’inizio della fase operativa del progetto. Con un investimento stimato per il progetto: 80 milioni di euro. Il progetto è stato presentato come modello di rigenerazione urbana basato su partenariato pubblico-privato. In connessione con
Il render del progetto di riqualificazione di piazzale Loreto, a Milano, ormai messo in stand by
il quartiere NoLo e gli assi Buenos Aires–Monza–Padova.
L’anima commerciale e lo stop del Comune
Presentata come riqualificazione verde, in realtà l’iniziativa conserva i tratti di una trasformazione della piazza in uno spazio commerciale privato. La popolazione dei quartieri interessati ha mosso severe critiche alla gentrificazione sostenendo che LOC maschererebbe un intervento immobiliare pubblicizzato come “sostenibile”. Il progetto LOC avrebbe eliminato la grande rotonda stradale per disegnare una nuova viabilità, ispirata a Place de la République (Parigi). Tuttavia, la riqualificazione sarebbe stata finanziata da volumetrie commerciali che avrebbero frammentano pesantemente lo spazio pubblico.
La piazza, secondo le parti contrarie all’iniziativa, avrebbe perso la sua funzione di luogo di aggregazione (e memoria storica: qui si celebrarono due eventi di grande rilievo nelle fine della dittatura fascista).
Ecco che, alla luce di quanto avvenuto in città a luglio, si impone una riflessione su alternative più pubbliche e meno invasive. Il Comune arriva così a sospendere il progetto per dubbi sulla sua adeguatezza climatica e urbana. Milano è già fortemente cementificata: secondo i dati Ispra è tra i Comuni italiani con la più alta percentuale di suolo impermeabilizzato: una città che ha ormai quasi esaurito il proprio territorio edificabile e che — chi la vive lo sa bene — è sempre più calda. Di fatto, il masterplan LOC sembra non convincere più. Né per impatto ambien-
tale che sociale. Ins è messa in discussione la reale sostenibilità e utilità del progetto. Il tema di fondo sarebbe sempre lo stesso: la riqualificazione di grandi aree urbane come Garibaldi-Varesine (Gae Aulenti), City Life, Porta Romana e gli altri ex scali ferroviari, come anche di progetti più contenuti, dovrebbe prevedere ingenti oneri di compensazione in favore della collettività, a carico di finanziatori e costruttori. Oneri con una ricaduta positiva, rapida e diretta per la cittadinanza: tanto verde, trasporti pubblici, viabilità, strutture sportive ecc. Quello che è successo a Milano negli ultimi decenni è diverso: tanto costruito, poche, discutibili compensazioni. Ma questo, come sostiene la magistratura e parte dell’opinione pubblica, non è accaduto nei tempi e modi previsti.
La traiettoria di Nhood, da Merlata Bloom a Cadorna
Questa grana complica la nuova traiettoria intrapresa da Nhood in Italia: passare da società di gestione di centri commerciali ad attore primario attivo nella “rigenerazione urbana” di grandi aree cittadine ad alto valore: economico, sociale, pubblico.
Un ruolo che Nhood ha cominciato ad interpretare a partire dal progetto Merlata Bloom, il nuovo grande centro commerciale, realizzato nel nuovo quartiere di Merlata. Una riqualificazione nata nel periodo di Expo 2015, in un’area estrema della città, molto svantaggiata e che oggi vede centinaia di appartamenti, sorti in torri altissime e dense, accanto al polo di Mind, ex area Expo, gestito dall’australiana Lendlease che invece sembra rispettare il suo cronoprogramma. Quello di Merlata Bloom appare oggi come
una realizzazione che non raccoglie i frutti sperati: l’affluenza al centro commerciale continua a non soddisfare diversi tenant, grandi e piccoli.
Merlata Bloom, di fatto, dovrà attendere ancora anni per dimostrare se il progetto è valido: la conclusione della realizzazione e del popolamento di tutte le residenze del quartiere ma anche la conclusione del progetto Mind, in particolare con la costruzione e l’insediamento delle facoltà scientifiche dell’Università degli Studi di Milano con relativo campus. Non poco.
La traiettoria di Nhood, da Merlata Bloom a Cadorna
Questa grana complica la nuova traiettoria intrapresa da Nhood in Italia: passare da società di gestione di centri commerciali ad attore primario attivo nella “rigenerazione urbana” di grandi aree cittadine ad alto valore: economico, sociale, pubblico.
Un ruolo che Nhood ha cominciato ad interpretare a partire dal progetto Merlata Bloom, il nuovo grande centro commerciale, realizzato nel nuovo quartiere di Merlata. Una riqualificazione nata nel periodo di Expo 2015, in un’area estrema della città, molto svantaggiata e che oggi vede centinaia di appartamenti, sorti in torri altissime e dense, accanto al polo di Mind, ex area Expo, gestito dall’australiana Lendlease che invece sembra rispettare il suo cronoprogramma.
Quello di Merlata Bloom appare oggi come una realizzazione che non raccoglie i frutti sperati: l’affluenza al centro commerciale continua a non soddisfare diversi tenant,
Veduta di Merlata Bloom nei giorni dell’apertura
L’illusione
dei negozi sui
binari di Cadorna
Ma non finisce qui. Nhood con Ceetrus, si era impegnata anche nel progetto “Fili Cadorna”, annunciato a metà 2024 con l'iniziale adesione del Comune di Milano e il coinvolgimento di Regione Lombardia, Ferrovienord S.p.A. e FNM S.p.A.
La proposta, così come presentata dall’operatore privato Ceetrus Italy S.p.A. per il tramite di Nhood Services Italy, consisteva nella realizzazione di una infrastruttura a copertura del tracciato dei binari ferroviari che, ampliando parco Sempione, si estenderebbe dalla stazione di Cadorna fino a via Mario Pagano e poi, come da richiesta dell’Amministrazione comunale, fino alla stazione Domodossola. L’obiettivo è sanare la frattura urbana dovuta all’attraversamento dei binari ferroviari che arrivano fin nel cuore storico della città, e ricucire una porzione significativa del tessuto consolidato. Prevista anche la riqualificazione della stazione Cadorna, compreso lo spazio pubblico del piazzale antistante.”
All'inizio di agosto, però, è tramontata l'ipotesi di costruire superfici private, che fossero residenziali o commerciali. L'ipotesi di sviluppo originaria, che infatti aveva fatto storcere il naso a molti milanesi, appare accantonata. È anche il nostro auspicio: se qualcosa dovesse essere realizzato sopra ai binari della stazione FNM Cadorna, questo dovrebbe essere sostanzialmente verde, una naturale estensione col Parco Sempione.
Bilancio amaro per Nhood in Italia
Ma non finisce qui. Nhood con Ceetrus, si era impegnata anche nel progetto “Fili Cadorna”, annunciato a metà 2024 con l'iniziale adesione del Comune di Milano e il coinvolgimento di Regione Lombardia, Ferrovienord S.p.A. e FNM S.p.A.
La proposta, così come presentata dall’operatore privato Ceetrus Italy S.p.A. per il tramite di Nhood Services Italy, consisteva nella realizzazione di una infrastruttura a copertura del tracciato dei binari ferroviari che, ampliando parco Sempione, si estenderebbe dalla stazione di Cadorna fino a via Mario Pagano e poi, come da richiesta dell’Amministrazione comunale, fino alla stazione Domodossola. L’obiettivo è sanare la frattura urbana dovuta all’attraversamento dei binari ferroviari che arrivano fin nel cuore storico della città, e ricucire una porzione significativa del tessuto consolidato. Prevista anche
la riqualificazione della stazione Cadorna, compreso lo spazio pubblico del piazzale antistante.”
All'inizio di agosto, però, è tramontata l'ipotesi di costruire superfici private, che fossero residenziali o commerciali. L'ipotesi di sviluppo originaria, che infatti aveva fatto storcere il naso a molti milanesi, appare accantonata. È anche il nostro auspicio: se qualcosa dovesse essere realizzato sopra ai binari della stazione FNM Cadorna, questo dovrebbe essere sostanzialmente verde, una naturale estensione col Parco Sempione.
Rigenerazione urbana e interesse pubblico, connubio difficile
Il nuovo posizionamento di Nhood è quello intrapreso anche da altri grandi gruppi internazionali e francesi in particolare, come Unibail-Rodamco-Westfield che a Segrate, a due passi dall’aeroporto di Linate, nel 2016 ha avviato lavori per costruire il più grande centro commerciale d’Europa, ma non una pietra è stata posata da allora. E oggi pare che il colosso basato a Parigi stia ripensando completamente il progetto in ottica “uso misto”: uffici, retail, residenze. Ma ancora oggi non c’è nulla di certo in merito.
II punto focale, quindi, cambia: come investitori e immobiliaristi, si può partecipare a progetti di rigenerazione urbana interpretando un ruolo corretto? Sfruttando le opportunità che le città in profonda trasformazione come Milano offrono, ma pronti a anche “restituire” alla città verde, socialità, spazi e servizi pubblici?
E le pubbliche amministrazioni, in primo luogo i Comuni, saranno pronte a gestire con maggiore focalizzazione sugli interessi pubblici, le attività immobiliari di grandi gruppi multinazionali? Qui sta il punto. E qui si vedrà se ci sarà spazio per nuovi interventi, con metodi e obiettivi migliorativi per tutti.
Nelle prossime settimane vedremo cosa succederà, tra Palazzo di giustizia, Palazzo Marino e gli headquarter milanesi delle aziende coinvolte. Prima verifica sarà la vicenda dello Stadio di San Siro (e degli investimenti immobiliari ipotizzati nel quartiere circostante), il cui futuro è oggetto di contese legali, ma va deciso entro novembre. Prima che si attivi il vincolo storico-artistico che ne renderebbe impossibile l'abbattimento.
Una veduta aerea del cantiere di Porta Romana (Villaggio Olimpico) di inizio anno
Il Pirellino, nella zona di Porta Nuova, è uno dei progetti di riqualificazione di cui si è tanto discusso in questi mesi, che dovrebbe essere terminato da Coima (foto Andrea Cherchi)
Luton sceglie Lagardère per il duty free
LONDRA – Luton, il più piccolo degli aeroporti londinesi, ha scelto Lagardère Travel Retail come partner per il duty free. Il contratto decennale entrerà in vigore il 1° novembre 2026. In base ai termini dell'accordo, Lagardère Travel Retail gestirà uno spazio duty free ampliato in tutto il terminal, passando dagli attuali 2.530 a 3.340 mq. Lo spazio principale è lo store duty free che si trova alle Partenze, che misura ora 2.680 mq. Tra le novità previste in questo spazio, c’è anche l’apertura di un Bottega Prosecco Bar, progettato appositamente per l'aeroporto.
Avolta e i nuovi mercati: primo concept ibrido
in Africa
ABIDJAN - Avolta ha annunciato l'apertura del suo primo negozio ibrido in Africa, presso l'aeroporto Félix Houphouët-Boigny, nella capitale della Costa d'Avorio, situato all'interno del rinnovato duty free che si estende su oltre 620 metri quadrati. L’aeroporto di Abidjan non è certamente uno scalo centrale, come volumi, all’interno del business di Avolta: circa 2,5 milioni di passeggeri l’anno nel 2024 (triplicati rispetto al 2020). Eppure, segnala l’attenzione dei grandi gruppi del travel anche per i mercati emergenti, dove si avverte ormai l’esigenza di allestire concept f&b che arricchiscano l’esperienza di viaggio.
duty free world |
by Kevin Rozario | London kevin_rozario@yahoo.com
Spending continues to fall in travel retail
Propensione al consumo ancora in
Travel retail sales in 2024 remained very much below pre-Covid levels: 13% less than 2019, with spend per passenger down 17% – worrying figures indicating that the channel still has a lot of work to do to bring travellers onside.
The data came from management consultancy Kearney as its latest study on the industry dropped during the Tax Free World Association (TFWA) World Exhibition & Conference in Cannes, which ended on 2 October.
The findings made uneasy reading for attendees at the show. But, as always, the nimble-footed and most highly adapted can benefit despite the difficulties. Global passengers rose to 9.5 billion last year as per-head spending crashed. However, this may be lost on many because, with more travellers in the mix, the large decline is hidden by the overall growth in numbers. Nevertheless it is happening, though some retailers have expressed doubts.
Kearney has placed the multiple factors causing the spending decline into three areas:
• Structural shift – where the cheaper-than-downtown pitch has faded, with 40% of travellers questioning duty-free’s real value
• Polarised demand – as growth concentrates at the value and luxury ends, leaving the ‘squeezed middle’ struggling and shrinking.
• Geopolitics – a rising factor in global business and in travel retail’s case where $18 billion worth of sales runs through high-risk corridors.
Initially after Covid-19, low per-head spending was seen as a temporary, post-pandemic mismatch but, through a lack of action, it has become a structural disconnect. Travel retail operators with clear ideas on value, flexible models, and consumer responsiveness can still win in this environment. But some luck also helps as the viral success of Dubai Chocolate shows. Since sales of the Fix Dessert Chocolatier brand began in April 2024 at Dubai Airport it has generated millions of dollars in sales, attesting to the pull of unique products and connection to place.
“The industry is faced with an unprecedented range of challenges, namely increasing geopolitical disruption, and a longer-term erosion of the price promise of duty-free,” said Victor Dijon, partner in Kearney’s Zurich office and co-author of the report. “But it does not have to be the end of value creation. On the contrary, it could be the start of a new operating model for travel retail players that adapt shrewdly.”
calo
nel travel
Le vendite nel travel retail nel 2024 sono rimaste molto al di sotto dei livelli pre-Covid: il 13% in meno rispetto al 2019, con una spesa per passeggero in calo del 17% - cifre preoccupanti che indicano che il canale ha ancora molto lavoro da fare per conquistare i viaggiatori.
I dati provengono dalla società di consulenza gestionale Kearney, il cui ultimo studio sull'industria è stato presentato durante la Tax Free World Association (TFWA) World Exhibition & Conference a Cannes, che si è conclusa il 2 ottobre.
I risultati hanno posto i partecipanti di fronte a una lettura complicata del momento di mercato. Ma, come sempre, gli operatori più flessibili possono trarne vantaggio nonostante le difficoltà. I passeggeri globali sono aumentati a 9,5 miliardi l'anno scorso, mentre la spesa per testa è crollata. Un dato che potrebbe sfuggire, dal momento che con più viaggiatori in gioco, il calo è nascosto dalla crescita complessiva dei numeri. Tuttavia, sta accadendo, nonostante i dubbi di alcuni.
Kearney ha individuato i fattori che causano il calo della spesa in tre aree:
• Cambiamento strutturale - dove l'attrattiva del "più economico del centro città" è svanita, con il 40% dei viaggiatori che mette in dubbio il reale valore del duty-free.
• Domanda polarizzata - con la crescita concentrata agli estremi del valore e del lusso, lasciando la "classe media" in difficoltà e in diminuzione.
• Geopolitica - un fattore crescente nel business globale e, nel caso del travel, dove 18 miliardi di dollari di vendite passano attraverso corridoi ad alto rischio.
Inizialmente, dopo il Covid-19, la bassa spesa per testa era vista come una disconnessione temporanea post-pandemica, ma, a causa della mancanza di azione, è diventata una disconnessione strutturale. Gli operatori con idee chiare sul valore, modelli flessibili e reattività verso i consumatori, possono ancora vincere in questo ambiente. Ma anche un po' di fortuna aiuta, come dimostra il successo virale del Dubai Chcocolate. Da quando le vendite del marchio Fix Dessert Chocolatier sono iniziate nell'aprile 2024 all'aeroporto di Dubai, ha generato milioni di dollari in vendite, attestando l'attrattiva di prodotti unici e la connessione con il luogo.
"L'industria è di fronte a una gamma senza precedenti di sfide, in particolare l'aumento delle perturbazioni geopolitiche e un'erosione a lungo termine della promessa di prezzo del duty-free", ha dichiarato Victor Dijon, partner dell'ufficio di Zurigo di Kearney e co-autore del rapporto. "Ma non deve essere la fine della creazione di valore. Al contrario, potrebbe essere l'inizio di un nuovo modello operativo per i giocatori del retail di viaggio che si adattano con astuzia."
News International
Domino’s Pizza lancia il brand Chick ’N’ Dip per il Regno Unito
Il gruppo Domino’s Pizza ha lanciato sul mercato il brand di fast food a base pollo Chick ’N’ Dip. L’esordio avviene in Europa, all’interno di 187 ristoranti Domino’s in Gran Bretagna e Irlanda. Si tratta di una fase test, che potenzialmente potrebbe poi riguardare gli oltre 1.300 punti vendita dislocati fra Gran Bretagna e Irlanda. “Si tratta di una grande opportunità per il gruppo, che nel mercato anglosassone sta anche aumentando la sua quota di mercato nel segmento pizza” ha detto il Ceo di gruppo, Andrew Rennie. Questa mossa si mette in scia a un momento particolarmente vivace per i brand che ruotano attorno all’offerta di pollo. A livello globale, si prevede che il consumo globale di pollame crescerà del 21% entro il 2034, mentre quello della carne bovina del 16% e quella suina solo del 5% (fonte: Oecd).
Guess
passa ad Authentic Brands, operazione da 1,4 miliardi di dollari
Guess passa sotto il controllo di Authentic Brands, colosso che possiede marchi come Reebok e Champion. L’accordo siglato dai due fondatori, i fratelli Maurice e Paul Marciano, prevede che il 51% di Guess passi ad Authentic Brands, mentre il resto delle quote rimanga in capo a un gruppo di investitori, tra cui i due fondatori e il Ceo Carlos Alberini. Al termine dell’operazione, Guess verrà tolta da Wall Street per diventare una compagnia privata al 100%. Il passaggio di Guess avviene in un momento in cui l’azienda è ancora in salute e con numeri positivi, ma la competizione stava comportando un’erosione dei margini e delle quote di mercato. In più, nei primi mesi del 2025 il titolo era sceso a minimi, rendendo quindi Guess un boccone appetibile. “Grazie a questa operazione, contiamo di consolidare i significativi progressi compiuti per rafforzare la nostra organizzazione, migliorare la notorietà del marchio e aumentare il coinvolgimento dei clienti” ha dichiarato Carlos Alberini, amministratore delegato di Guess.
Dave’s Hot Chicken arriva in Europa, Italia compresa
Nell’arena del fast food, e del pollo fritto in particolare, arriverà anche il brand Dave’s Hot Chicken. La catena americana ha stretto un accordo con il gruppo inglese di hospitality Azzurri Group, un operatore di peso della ristorazione inglese che gestisce anche marchi ispirati alla cucina italiana come Zizzi, ASK Italian e Coco di Mama, il marchio Mexican (in Irlanda) e che, appunto, di recente ha iniziato a sviluppare Dave’s Hot Chicken nel Regno Unito. Nel complesso, è un player da 225 ristoranti. Forte del successo ottenuto in Uk, Azzurri Group svilupperà 180 ristoranti Dave’s Hot Chicken in 10 Paesi europei, sfruttando il modello della joint venture. I mercati coinvolti sono Francia, Portogallo, Spagna, Germania, Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca, Paesi Bassi , Italia e Turchia.
Primark di nuovo accanto a chi affronta il tumore al seno
Primark allestisce la quinta edizione della campagna di sensibilizzazione sul tumore al seno, ‘We’re with you’. L’ultima collezione di questo tipo comprende 49 articoli, tra cui reggiseni specialistici post-operatori, con nuove protesi mammarie esterne e tasche per reggiseni, disponibili nei punti vendita tutto l’anno. Primark donerà oltre 1 milione di euro a enti benefici impegnati nella lotta contro il cancro, di cui 100.000 euro in Italia a favore di Fondazione AIRC, a sostegno della ricerca. Oltre alla donazione globale, la campagna prevede attivazioni locali di raccolta fondi in tutti i Paesi in cui Primark è presente, inclusa l’Italia, invitando colleghi e clienti a partecipare aderendo alla causa. La campagna nei punti vendita italiani si concluderà il 31 ottobre.
È passato Humana tour al centro commerciale
Carosello
Per dieci giorni, da fine settembre a inizio ottobre, il centro commerciale Carosello di Carugate ha ospitato Humana Tour. Durante questo periodo, i clienti iscritti al programma fedeltà del centro potevano donare indumenti e altri oggetti tessili all’organizzazione non profit HUMANA People to People Italia, ricevendo in cambio punti e gift card sulla card. L’assegnazione dei punti avveniva a peso: cedendo vestiti per un peso compreso tra 1 e 15 kg si ricevevano 10 punti, mentre chi raggiungeva i 15 kg addirittura una gift card da 10 euro.
C’è anche la sostenibilità finanziaria, IgD in prima fila sulla trasparenza
IGD - Immobiliare Grande Distribuzione SIIQ S.p.A. ha ricevuto, anche quest’anno, due riconoscimenti internazionali assegnati da EPRA (European Public Real Estate Association). Si tratta dei due Awards (Bpr Gold e la versione sBprGold) relativi al bilancio consolidato 2024 e a quello di sostenibilità. Entrambi i riconoscimenti certificano il massimo livello di aderenza alle Best Practice Recommendations dell’associazione, che definiscono gli standard di riferimento europei per trasparenza, comparabilità e rilevanza nella comunicazione delle performance aziendali. Il premio è frutto di un’analisi indipendente condotta da Deloitte su un panel di 169 società del settore immobiliare quotate in Europa (in foto l’amministratore delegato, Roberto Zoia).
Per bar e piccole
attività,
ecco l’essiccatore di rifiuti organici
Per chi gestisce bar o attività ricettive la gestione e il corretto smaltimento dei rifiuti organici pone sempre dei problemi. Specialmente in zone isolate, o nei centri storici composti da vie strette, dove la raccolta è complicata, una mano può arrivare dai sistemi che permettono di iniziare lo smaltimento in autonomia. A questa esigenza concreta risponde Smart Cara Pcs-500D, un essiccatore per rifiuti organici, distribuito da Mares Group. Un dispositivo compatto che trasforma gli scarti alimentari in una polvere igienizzata e inodore, riducendo il volume del rifiuto fino al 90%. Un residuo che si può poi conferire nel “secco” o magari utilizzare come ammendante per fiori e piante. È dotato di un sistema di deodorizzazione multipla con filtri a carboni attivi, che elimina odori e vapore acqueo direttamente all'interno dell'apparecchio. La capacità di carico è di 4 litri a ciclo. L’installazione avviene grazie alla corrente, ma senza bisogno di scarichi o allacci idrici..
San Benedetto Avena, l'Avena buona da bere
San Benedetto Avena: la nuova linea di bevande 100% vegetale gustosa e nutriente. A base di avena, in acqua minerale naturale, zero zuccheri aggiunti e fonte di vitamine è la bevanda pensata per chi sceglie con consapevolezza, desidera prendersi cura di sé ogni giorno e cerca un prodotto che unisce naturalità e praticità al gusto. La linea è presente in quattro varianti gustose associate a funzioni specifiche: Caffè e nocciola per Tono&Energia, arricchita con magnesio, che aiuta a ridurre stanchezza e affaticamento, e vitamine B6, PP e H; Cocco per Sostegno&Ripresa, contiene vitamine B6, PP e H, con magnesio e potassio che contribuisce ad una normale funzione muscolare; Fragola per Gusto&Nutrizione, con il 14% di gustosa purea di fragola e vitamine B6, PP e H. Infine, il nuovo gusto Banana con il 12% di vellutata purea di banana e vitamine B6, PP e H che contribuiscono al normale funzionamento del metabolismo energetico e del sistema nervoso, mentre la vitamina E protegge dallo stress ossidativo. La linea è disponibile nel formato on-the-go da 0,40L in PET, pronto da portar con sé e ideale in qualsiasi momento della giornata. Perfetto a colazione, ideale a merenda.
Da Pasta Armando la nuova linea
dedicata al foodservice
Pasta Armando ha lanciato una nuova linea dedicata al foodservice. La nuova gamma, disponibile da giugno, è composta da 8 formati diversi, tra lunghi e corti: Lo Spaghetto, La Linguina, La Chitarra, Il Fusillo Classico, Il Tortiglione, La Penna Rigata, La Mezza Penna Rigata, La Farfalla. La creazione di questa gamma è andata di pari passo con un’iniziativa svolta a inizio anno, con cui l’azienda è entrata in oltre 30 cucine, con lezioni e cuochi amatoriali e professionisti, anche in collaborazione con l’Accademia Italiana Chef. Tra i professionisti che si sono affidati a Pasta Armando c’è anche Alessandro Borghese, che la utilizza nei suoi due ristoranti “AB – Il Lusso della semplicità” in particolare per la preparazione del suo piatto signature, la sua famosa Cacio e Pepe.
Vortice presenta la serie Depuro Plus Evo per sanificare gli ambienti
Per migliorare la qualità dell’aria negli ambienti chiusi è fondamentale puntare sul ricambio, sulla depurazione e sulla sanificazione dell’aria. Combinando i tre processi si agisce sugli agenti patogeni e si garantisce la salute e la sicurezza delle persone. Vortice propone un’ampia gamma di soluzioni che diminuiscono la diffusione di virus, batteri e muffe, oltre a polveri, acari e pollini stagionali. Per i locali pubblici e la ristorazione in particolare, dove il passaggio di persone è costante, spiccano i Depuro Plus Evo. Ogni macchina utilizza due processi: la depurazione e la sanificazione. La depurazione avviene mediante l’azione dei filtri HEPA H14 capaci di trattenere il 99,995 % di inquinanti. In questo modo si catturano le polveri sottili e le goccioline microscopiche prodotte da tosse o starnuti. La sanificazione è ottenuta grazie al processo di fotocatalisi, che neutralizza le cariche virali e batteriche. Sono disponibili due modelli che differiscono per dimensioni e prestazioni. La versione 230 ha una portata massima di 460m3/h, per ambienti fino a 85 mq. La 430 presenta una portata massima di 860m3/h, per ambienti fino a 160 m2. Tutti i modelli non richiedono installazione ma la semplice presenza di una presa elettrica.
Emporio Vegetale lancia il servizio delivery
Emporio Vegetale è una piccola realtà nata nel 2023, in Piemonte, frutto dell’idea dello chef Antonio Chiodi Latini e della figlia Giorgia Chiodi Latini. L’azienda sforna una proposta gastronomica interamente vegetale, con la preparazione di ricette che vanno dal gazpacho all'insalata di avocado e ceci o il babaganoush, lasagna di melanzane e tante altre. Ora questi piatti pronti prêt-à-manger arrivano anche in versione eCommerce, pronti a esser acquistati e spediti in tutta Italia, con una spedizione refrigerata. La destinazione principale di questa nuova avventura sono i privati, ma Emporio Vegetale è capace di fornire preparazioni gastronomiche vegetali e verdure con tagli e cotture personalizzate anche ad altre realtà del mondo della ristorazione e della somministrazione.
Da SumUp: ecco il terminal “tutto in uno”
SumUp, multinazionale attiva nel settore dei pagamenti digitali, annuncia il lancio di SumUp Terminal, soluzione che unisce in un solo dispositivo diverse funzionalità. Combina infatti un lettore di carte, una soluzione completa per il punto cassa, la gestione degli ordini e una stampante per scontrini. Grazie a questa soluzione, il personale può lasciare il bancone e occuparsi di ordini e pagamenti in qualsiasi punto del negozio o del locale o, nel caso di un ristorante, direttamente al tavolo. Per una configurazione più rapida, Terminal utilizza la fotocamera integrata in grado di digitalizzare all’istante l’intero elenco prodotti a partire da un solo scatto. Questa innovativa funzione, basata su intelligenza artificiale, permette ai commercianti di fotografare un menu (scritto a mano o stampato) e, automaticamente, il dispositivo crea un catalogo digitale modificabile. Consente l’accesso in tempo reale ai report di vendita e si connette sia al wifi sia a una connessione mobile 4G gratuita, scegliendo di volta in volta quella più stabile.
CAMBI DI POLTRONA
GUILLAUME SENECLAUZE
Amministratore delegato
Arcaplanet
Guillaume Seneclauze è il nuovo amministratore delegato di Arcaplanet. Prende il posto di Nicola Galante, che aveva guidato la società dal marzo 2022. L’avvicendamento deciso dalla proprietà, il gruppo Fressnapf, avviene dopo una fase di crescita in cui il brand è passato da 400 a oltre 600 punti vendita. Seneclauze ha maturato una lunga esperienze in ambito Gdo e retail, avendo ricoperto posizioni di rilievo in Carrefour, nel gruppo Casino e come CEO di Monoprix in Francia. Al manager spetta il compito di guidare il processo di integrazione di Arcaplanet in Fressnapf.
FRANCESCO TRIBUZIO Chief Operating Officer di
Your Food srl
Francesco Tribuzio è stato nominato Ceo di Your Food srl, la società che quest’anno ha assunto il ruolo di master franchisee italiano per lo sviluppo del marchio di fast food Wendy’s. Tribuzio proviene da Burger King, società in cui ha assunto ruoli di crescente rilievo, partendo dieci anni fa dal gradino di semplice assistant manager. Attualmente era responsabile regionale dello sviluppo nel nord-ovest. Your Food è la società che nel 2026 dovrebbe aprire i primi ristoranti Wendy’s in Italia, che vede tra i soci Mario Resca (che ne è anche il presidente), il Gruppo BGenera che fa capo alla famiglia Buglisi, il Gruppo Venus che fa capo a Stefano Core e First Capital, veicolo di investimento della famiglia Ciacciofera.
GUIDO MONFERRINI
Presidente di Mediaworld
Guido Monferrini è stato nominato Presidente del Consiglio di Amministrazione di Mediaworld. Questa nomina segna il ritorno con un ruolo italiano per il manager, che ad aprile aveva ceduto la guida operativa all’attuale Ceo, Emanuele Cosimelli. La nomina a presidente del cda italiano non cambia nulla rispetto ai ruoli assunti da Monferrini a livello di gruppo. È Regional CEO per Italia, Ungheria, Austria e Svizzera, mantiene le responsabilità per il Real Estate. Inoltre, nel suo ruolo internazionale di Executive Vice President di Mediamarktsaturn Retail Group, ha assunto anche la supervisione delle private label del Gruppo (Peaq, Koenic, Isy, Ok) e la funzione di Market Intelligence.
FABRIZIO FROMBOLA
Head of Development di Panfè
Fabrizio Frombola ha assunto il ruolo di Head of Development di Panfè, la catena di bakery guidata da Alberto Salvadego. Frombola arriva da diverse esperienze passate nella gdo, nel retail e soprattutto di recente nel foodservice. Aveva seguito lo sviluppo di Domino’s Pizza in Italia, poi terminato, per poi passare in Sun Tzu. Da fine 2023, per circa due anni, si è occupato dello sviluppo di 12oz, la fortunata catena di coffee&drinks, fino al passaggio attuale a Panfè, marchio di bakery arrivato a 25 aperture, ma con un business plan pronto per raggiungere il centinaio di punti vendita.
STEFANO PAVIANO
Business Development Manager per Sonae Sierra
Sonae Sierra ha nominato Stefano Paviano New Business Development Manager per l’Italia. Con questa nomina, la società rafforza il proprio team Commercial. Paviano vanta oltre dieci anni di esperienza nel real estate, con competenze che coprono l’intero ciclo di investimento. Dopo aver ricoperto ruoli chiave in Ediltecno Restauri, Focus Investments e Borio Mangiarotti, è entrato in Sonae Sierra circa de tri anni fa come Developments Manager, ruolo che cumulerà con il nuovo incarico. Sonae Sierra, nota per la gestione di centri commerciali e parchi retail, ha recentemente esteso la propria attività anche a immobili d’uso differenziato (mixed use).
ELENA BOLOGNINI Direttore Marketing Nespresso Italia
Elena Bolognini è entrata nel team Italiano di Grr Garbe Retail con il ruolo di Senior Investment Manager. La società è la costola del gruppo Garbe che si occupa di investimenti nel segmento food retail e consumer infrastructure. Laureata in Bocconi (International Management), Bolognini collaborerà con Marco Grassidonio, Country Head, nelle operazioni di investimento in Italia a supporto della strategia Last Mile Consumer Infrastructure (Grocery) e Beds del Gruppo. A partire dal 2021, Bolognini ha fatto parte del team di Colliers Global Investors Italy SGR. Precedentemente ha lavorato nel team Capital Markets di BNP Paribas Real Estate, come consulente per investitori nazionali e internazionali.
COMUNICAZIONE DINAMICA E SU MISURA CON I LEDWALL HIKVISION
Le soluzioni LED Hikvision si adattano a qualunque applicazione indoor e outdoor con versioni trasparenti, angolari a 90° e curve. Gli schemi a LED, a forte impatto scenico, garantiscono una resa ottimale in qualsiasi condizione di luce. Il tutto con un risparmio energetico del 30%. Oltre a soluzioni plug &play ad installazione super semplificata, Hikvision ha sviluppato un intuitivo software di gestione dei contenuti dei LEDWALL con cui caricare da remoto foto, video, audio, link web ed app, schedulare i contenuti da visualizzare per fasce orarie e comandare fino a 500 dispositivi in simultanea.
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