retail&food 3/2020

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retailfood TRAVEL RETAIL SHOPPING CENTER

marzo 2020 • € 5,00 - In caso di mancato recapito inviare al CMP di Milano Roserio per la restituzione al mittente previo pagamento resi

2020: sarà l’anno nero dei trasporti? Parola di Andrea Giuricin

Dossier shopping mall

Tiare: la svolta digital, food e leisure Star Trek

Destinazione Calzedonia EuroShop - Focus pavimentazioni

Le soluzioni Made in Italy


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INFORMARSI È UN BENE, NON FARLO MALE: LEGGI RETAIL&food RETAIL&food è l’unica rivista italiana specializzata nel travel retail, un settore in forte crescita e con buone prospettive di sviluppo anche per i prossimi anni. Inoltre R&f è uno dei mezzi più apprezzati e consultati da retailers e operatori attivi in outlet e centri commerciali. Con oltre 10.000 lettori a numero, una presenza qualificata presso tutte le fiere di settore. 10 numeri all’anno, più di 9.000 iscritti alla newsletter, 1 pagina facebook, 181.000 pagine viste grazie allo sfoglio on line della rivista, retail&food è oggi uno dei mezzi più letti, consultati e apprezzati dalle business communities di riferimento.

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Anno 15 · numero 3 - marzo 2020 Direttore responsabile Andrea Aiello Coordinamento editoriale Andrea Penazzi - andrea.penazzi@retailfood.it In redazione Nicola Grolla - nicola.grolla@retailfood.it Contatti info@retailfood.it - www.retailfood.it Pubblicità e traffico pubblicitario Roberta Motta - roberta.motta@edifis.it Hanno collaborato Massimo Luigi Andreis, Alessandro Barzaghi, Roberto Bramati, Giulia Comparini, Luca Esposito, David Montorsi, Roberta Motta, Camilla Rocca, Kevin Rozario Grafica Mariella Salvi Foto Archivio Edifis, Flickr, Fotolia, iStockphoto Stampa Aziende Grafiche Printing S.r.l. - Via Milano 3/5 - 20068 Peschiera Borromeo (MI) Prezzo di una copia € 5,00 - Arretrati € 10,00 Abbonamento Italia: € 50,00 Europa: € 90,00 Resto del mondo: € 110,00 abbonamenti@edifis.it Amministrazione amministrazione@edifis.it

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N. 3 marzo 2020

SOMMARIO 4 News 16 News opening

20 PAROLA DI

ANDREA GIURICIN Luci e ombre del nuovo decennio aeroportuale

24 SCENARIO AEROPORTI Coronavirus, fra paura e speranza

26 DOSSIER AEROPORTI Dublino, un ponte aereo sull’Atlantico

30 WORLD TRAVEL RETAIL 32 STAR TREK Destinazione Calzedonia

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L’EVENTO FRANCHISING Dall’America all’Europa, è l’ora del franchising multi-unit

36 NETCOMM

eCommerce e digital evolution della GDO

38 CASE HISTORY

ECOMMERCE Decathlon: più vendite online… anche in store

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FOCUS LOGISTICA Hub logistici: primo target per gli investitori

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42 DOSSIER SHOPPING MALL LONG LIFE Tiare: la svolta digital, food e leisure

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RETAIL REAL ESTATE Maximall Pompeii: hub turistico-commerciale ai piedi del Vesuvio

48 SOSTENIBILITÀ

62 STORE OF THE FUTURE Dall’Irlanda una proposta di retail sostenibile

64 News Servizi e Fornitori 67 News International 70 Vetrina 72 La Foto

E CERTIFICAZIONI Carmila, verso il 75% del portfolio BREEAM-in-use

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L’ACQUISIZIONE Svicom, è tempo di Agire

50 BRICK BY BRICK

PanB, fast food ad alta artigianalità

51 NEW FORMAT FOOD Il Mannarino

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ANALISI DI MERCATO CURA DELLA PERSONA Cosmetica evergreen: un mercato da 12 miliardi

57 LA FIERA

EuroShop 2020: piattaforma per il retail

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FOCUS PAVIMENTAZIONI & RIVESTIMENTI Ceramica: andamento flat

58 RUBRICHE

4 STOCK OPTION 12 LA RUBRICA LEGALE 31 DUTY FREE WORLD 68 NEW MARKETS OUTLOOK

marzo 2020 | retail food

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News

MERCATO CENTRALE, A MILANO È PARTITO IL COUNTDOWN

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nnunciato per fine 2019, in arrivo il prossimo aprile, è partito il countdown per l’apertura di Mercato Centrale a Milano. Un’operazione che si inserisce all’interno della più generale riqualificazione della zona di piazza Duca d’Aosta antistante la Stazione Centrale di Milano. Nato nel 2014, il progetto di Mercato Centrale è il risultato dell’incontro fra l’imprenditore Umberto Montano e il gruppo Human Company che, nello stesso anno, ha portato alla creazione del primo punto vendita di Firenze: uno spazio di 3.000 mq abbandonato che è tornato disponibile e fruibile per i cittadini e i turisti del capoluogo toscano. Ad oggi, l’insegna conta cinque punti vendita in cui trovano posto oltre 100 botteghe artigiane. Qui transitano circa 10 milioni di visitatori all’anno per un fatturato cumulato di circa 53 milioni di euro nel 2019 e un Ebitda complessivo di 4,7 milioni di euro. Alla base del format Mercato Centrale

ALLARME CONFIMPRESE: IN FEBBRAIO CONSUMI GIÙ DEL 20-30%

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l mese di febbraio segna una brusca frenata dei consumi. A lanciare l’allarme è Confimprese, che attraverso l’osservatorio permanente sulla base associativa, segnala una situazione economica che è andata peggiorando dal 20 gennaio in poi. «L’anno è partito bene in tutti i nostri settori merceologici – conferma Mario Resca, presidente Confimprese –, ma dal 20 gennaio è avvenuta un’inversione di tendenza che ha causato un calo pesante dei fatturati dovuto agli effetti del Coronavirus. Registriamo un’emorragia di visite nei centri commerciali, negli outlet, nelle stazioni e aeroporti. Le perdite vanno da -20% nel fashion e nel fast food a -30% nei beni di lusso, da -10% nell’entertainment a -30% nella confetteria/cioccolato. Congelate le vendite anche nei negozi nei centri storici, dove il calo del turismo straniero, soprattutto cinese, ha bloccato le battute di cassa».

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retail food | marzo 2020

SELL

BUY

NEUTRAL

AMAZON Il colosso dell’eCommerce supera le stime nel Q4 e vola in Borsa, tornando sopra quota mille miliardi di capitalizzazione. Amazon ha infatti archiviato l’ultimo trimestre dell’anno registrando vendite nette per 87,4 miliardi di dollari (+21%) e un utile netto di 3,3 miliardi, contro i 3 miliardi dello stesso periodo dell’anno precedente.

VICTORIA’S SECRET Il 55% dei brand Victoria’s Secret Lingerie, Victoria’s Secret Beauty e Pink viene acquisito, tramite una transazione che li valuta intorno a 1,1 miliardi di dollari, dalla società newyorkese di private equity Sycamore Partners per circa 525 milioni di dollari. Il 45% resta nelle mani di L Brands, che tiene per sé la catena Bath & Body Works.

AIR ITALY Dopo la lunga crisi di Alitalia che ancora non ha visto la fine, tocca a Air Italy, la compagnia sarda con base a Malpensa messa in liquidazione lo scorso 11 febbraio. A rischio ci sono 1.200 posti di lavori, di cui 550 solo nell’Isola. Governo, Regione e parti sociali sono al lavoro per trovare una soluzione che tuteli l’occupazione e la continuità territoriale.

KERING Un altro anno di crescita significativa per Kering, che archivia il 2019 con un fatturato di 15,88 miliardi di euro (+16%). Nel dettaglio, Gucci ha segnato +16,2% a 9,62 miliardi, Yves Saint Laurent +17,5% a 2,04 miliardi, Bottega Veneta +5,3% a 1,16 miliardi. Gli altri marchi hanno confermato il trend di crescita del +20%, a 2,53 miliardi.

URBAN OUTFITTERS Ultimo quarter, chiuso lo scorso 31 gennaio, con ricavi per 1,17 miliardi di dollari: +3,6% sull’anno precedente. A contribuire alla crescita, l’incremento delle vendite retail comparabili, aumentate del 4% soprattutto grazie al canale digitale che ha compensato il calo nei negozi fisici. Il wholesale arretra invece del 10%.

LUXURY MARKET Goldman Sachs ha rivisto al ribasso le stime di crescita del comparto lusso, complice l’epidemia di Covid-19. Gli analisti prevedono ora una crescita media pari a zero nell’anno fiscale 2020, contro il +5% precedente. Ci si attende, inoltre, una perdita degli utili di circa l’11% e un calo delle vendite del 9% nel primo semestre, contro la stima iniziale di +6%.

PUMA Quarto trimestre a 1,48 miliardi di euro di ricavi, in aumento del 20,6% rispetto allo stesso periodo del 2018 (+18,3% a pari valute). Nonostante gli alti costi operativi, aumentati del 19,4% nel periodo, per effetto degli investimenti nel marketing e nel retail, l’ebit è salito del 46,8% a 55 milioni di euro. L’utile ha raggiunto i 17,8 milioni: +55%.

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c’è una vision che parte dal recupero e dalla riqualificazione di vecchi locali abbandonati in luoghi nevralgici delle città. In questo senso, la prossima apertura di Milano attesa per l’8 aprile rappresenta un’ulteriore sviluppo. In collaborazione con Grandi Stazioni Retail, Ferrovie dello Stato e il Comune di Milano, infatti, il punto vendita meneghino si inserisce all’interno della valorizzazione dell’area urbana intorno a piazza Duca d’Aosta e della Stazione Centrale andando a occupare la stecca commerciale prospiciente piazza Quattro Novembre. La struttura, di circa 4.500 mq (a cui si aggiungono 200 mq di dehor), sarà dislocata su due piani e ospiterà oltre 25 artigiani del gusto con la migliore offerta gastronomica del territorio locale, regionale e nazionale. Il tutto per un investimento complessivo di oltre 7 milioni di euro che darà lavoro a circa 350 addetti.

PIQUADRO Il gruppo archivia i primi nove mesi dell’anno con un fatturato consolidato pari a 121,8 milioni di euro (+13,5%). L’aumento dei ricavi è stato determinato dal consolidamento integrale dei nove mesi delle vendite della maison Lancel, dall’aumento del 3,7% delle vendite a marchio Piquadro e dall’incremento del 9,2% delle vendite a marchio The Bridge.

ADIDAS Causa Coronavirus, il gruppo tedesco dello sportswear ha visto le vendite in Greater China crollare dell’85% annuo a partire dal 25 gennaio scorso, data in cui, per il 2020, è caduto il Capodanno cinese. Adidas spiega di aver affrontato un numero significativo di chiusure di negozi, tra i 500 di proprietà e gli 11.500 in franchising in Cina.



News

VIRGIN VOYAGES DEBUTTA NEL SETTORE CROCIERISTICO CON SCARLET LADY

R EPORT WORLD CAPITAL: LE UNITÀ RETAIL A 2,55 MILIONI

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on un totale di 2,55 milioni di attività sul territorio nazionale, il retail si conferma come uno dei settori immobiliari più importanti per il mercato italiano. A dirlo sono i numeri dell’ultimo report World Capital dal titolo Report Retail Fashion High Street 2019. Elaborato su dati OMI - Agenzia delle Entrate, l’ultimo report di World Capital è stato realizzato in collaborazione con Federazione Moda Italia, Osservatorio Acquisti Nexi e Global Blue. Secondo quanto emerso dall’analisi, in Italia le unità accatastate in categoria C1 e C3, ossia quelle che comprendono gli immobili a destinazione negozio o laboratorio, si concentra maggiormente nel Nord Italia (40,1%) con la Lombardia e Milano a farla da padrona. Se a livello regionale la Lombardia pesa per il 14,3% dello stock totale (più dell’11% della Campania e il 9,7% del Lazio), a livello cittadino Milano registra valori immobiliari retail che arrivano fino agli 11.300 euro all’anno al metro quadro di affitto. Un valore, quest’ultimo, che fa di via Monte Napoleone la sesta high street a livello globale. A testimoniare la vivacità della piazza meneghina (che può contare su diverse vie ad alto traffico commerciale) c’è anche il basso tasso di vacancy che si attesta a 2,5 mesi. «L’offerta immobiliare retail del nostro Paese risulta molto interessante - ha commentato Andrea Faini, ceo di World Capital - La grande sfida per il retail tradizionale è quella di andare incontro alle nuove esigenze del mercato, facendo diventare i locali fisici sempre più gradevoli e accoglienti, introducendo aree relax, smart mirror, smart shelves, app e puntando tutto sull’esperienza».

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retail food | marzo 2020

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a stagione crocieristica di Virgin Voyages parte da Genova, dove è stata consegnata la prima delle quattro navi commissionate a Fincantieri: la Scarlet Lady. Costruita nello stabilimento di Sestri Ponente, la nuova nave ha una stazza lorda di 110mila tonnellate, è lunga 278 metri e larga 38. Per Virgin Voyages, società americana del Gruppo Virgin del magnate Richard Branson, si tratta del debutto nel business delle crociere di lusso che avrà come base il porto di Miami. La Scarlet Lady è la prima di quattro navi gemelle che saranno inaugurate nel corso dei prossimi anni. Sempre nello stabilimento Fincantieri, infatti, è in costruzione la Valiant Lady, che verrà consegnata nel 2021, mentre la terza e quarta imbarcazione prenderanno il mare fra il 2022 e il 2023. A bordo di ogni nave della flotta c’è spazio per 2.770 passeggeri ospitabili in 1.400 cabine e assistiti da un equipaggio di 1.160 persone. A caratterizzare questi giganti del mare è un approccio sostenibile: dalla riduzione del consumo energetico all’acquisto di alcune quote di compensazione per l’emissione di Co2. Un impegno che fa di Virgin Voyages il primo operatore crocieristico carbon neutral. A bordo, lato passeggero, un’offerta che punta su una clientela maggiorenne a cui mette a disposizione più di 20 punti di ristorazione a cui si aggiungono una serie di servizi di prima qualità: spa, palestra, entertainment e diversi negozi con referenze luxury.

LE SNEAKER GOLDEN GOOSE NELLA RETE DI PERMIRA PER 1,28 MILIARDI

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a caccia all’oca d’oro l’ha vinta Permira che si è assicurata la maggioranza del brand italiano Golden Goose per una cifra intorno agli 1,28 miliardi di euro. A incassare è stato un altro fondo di private equity, Carlyle che precedentemente aveva creduto nel marchio a marzo 2017. Con il passaggio della maggioranza a Permira, il brand specializzato nell’abbigliamento di lusso e famoso per le sue sneaker è al quarto “cambio di maglia” in un ventennio di attività. Fondato nel 2000 a Venezia da Francesca Rinaldo e Alessandro Gallo, Golden Goose ha chiuso il triennio con Carlyle con un fatturato consolidato 2019 di 260 milioni e un Ebitda di 83 milioni. Da tempo in corsa con il fondo Advent, Permira è riuscita ad acciuffare Golden Goose al secondo tentativo dopo che proprio Carlyle l’aveva battuta con una valutazione di 400 milioni di euro. L’operazione, che sarà finalizzata in primavera, ha come obiettivo quello di consolidare il marchio a livello globale a partire da Usa e Asia. Prodotto di punta, ovviamente, le sneaker che coprono una quota di circa l’80% sul turnover. Ma la label ha ampliato gli orizzonti con gli accessori e il ready-to-wear. La divisione donna rappresenta il 70% delle vendite. L’online punta a coprire il 10-15% del giro d’affari nei prossimi tre anni; periodo in cui dovrebbe crescere anche il network di punti vendita. Nel frattempo verrà rilanciato il marchio Dr.Martens, un asset da circa 1,5 miliardi di dollari.

SONAE SIERRA A QUOTA 57 NUOVI CONTRATTI DI LEASING NEL 2019 IN ITALIA

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el corso dello scorso anno, Sonae Sierra ha siglato 57 nuovi contratti per i propri centri commerciali in Italia, acquisendo nuovi brand e rinnovando la collaborazione con la maggior parte degli altri già presenti nei centri in gestione. Tali accordi, che riguardano la commercializzazione di una Gla complessiva pari a 11.581 mq, hanno contribuito a mantenere il tasso di occupancy sopra quota 99 per cento. Tra i nuovi brand entrati a far parte del portfolio di Sonae Sierra vi sono marchi come Barry’s (fitness boutique americana), Coppola (celebre salone dedicato alla cura e bellezza dei capelli), US Polo Assn. (marchio ufficiale della United States Polo Association), Natked (centro specializzato in allenamenti funzionali con funzioni terapeutiche) e Poke House, tutti presenti presso il CityLife Shopping District di Milano. Inoltre, brand della ristorazione come Bodega Mexicana, Alice Pizza e Mr. Coffees sono diventati protagonisti dell’offerta del centro commerciale Le Terrazze di La Spezia, mentre Gli Orsi, a Biella, ha accolto Calavera Rapido, ristorante messicano che reinterpreta i sapori del Messico in versione fast, presente dal 2019 anche a CityLife Shopping District con un corner dedicato, accanto al ristorante Calavera.



News

CIRFOOD E FELTRINELLI, TERMINA LA JOINT VENTURE FC RETAIL

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iunge al capolinea la liaison commerciale fra Gruppo Feltrinelli e Cirfood che aveva portato alla nascita, nel 2016, della joint venture FC Retail con il compito di gestire e sviluppare le risto-librerie RED e il brand Antica Focacceria San Francesco. Ufficializzata quattro anni fa, la joint venture FC Retail rappresentava l’incontro fra l’esperienza nel settore della ristorazione commerciale di Cirfood e quella nel settore libraio di Feltrinelli. Una combo che aveva dato avvio all’ibridazione delle classiche librerie con un’offerta food&beverage da consumare fra gli scaffali. Secondo l’accordo sottoscritto da Cirfood e Gruppo Feltrinelli, la riallocazione degli asset coinvolgerà un network di circa 20 punti vendita. Entro la primavera 2020, quindi, a Gruppo Feltrinelli sarà ceduto il pieno controllo della catena di librerie-bistrot RED (otto punti vendita attivi) mentre a Cirfood spetterà il 100% di Antica Focacceria San Francesco, storico marchio legato alla tradizione culinaria siciliana nato nel 1834 a Palermo e ora diffuso in tutta Italia con 11 store. «Questi anni di collaborazione con Cirfood ci hanno consentito di ampliare e di perfezionare il nostro sguardo sul settore del food & beverage. Fin dalla nascita del format RED, nel 2012, abbiamo creduto nell’ibridazione tra prodotti culturali e convivialità per la costruzione di spazi di incontro ed esperienza», ha dichiarato Alberto Rivolta, coo di Gruppo Feltrinelli.

AUTOGRILL “LUCKY SEVEN” ALL’AEROPORTO DI LAS VEGAS

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ltri sette anni ancora per la gestione dei servizi di ristorazione presso il McCarran International Airport di Las Vegas per Autogrill. La multinazionale italiana, attraverso la controllata HMSHost, si è assicurata l’estensione di un contratto che prevede ricavi di circa 1,5 miliardi di dollari per il Gruppo nonché un miglioramento dell’offerta attraverso un rinnovamento dei format esistenti e l’apertura di nuovi locali. All’interno dello scalo, infatti, HMSHost gestisce già più di 60 punti vendita food&beverage. Il McCarran International Airport è uno dei primi dieci aeroporti degli Stati Uniti. Con un traffico sempre in crescita negli ultimi nove anni, nel 2019 lo scalo ha battuto il suo record storico con 51,5 milioni di passeggeri (+3,8% rispetto al 2018). Tra gli ultimi brand sbarcati al McCarran e gestiti da HMSHost, già inclusi nell’accordo di estensione, figurano Shake Shack e il primo Pret A Manger in un aeroporto del Nord America. Le prossime novità sono previste a partire dal 2021: insieme al restyling dell’esistente, verranno inaugurati anche concept proprietari del Gruppo disegnati appositamente per i viaggiatori, come La Familia e PZA. «Siamo estremamente soddisfatti di questo nuovo importante accordo, che conferma la posizione di leadership del nostro Gruppo nel canale – ha dichiarato il ceo Gianmario Tondato Da Ruos – Grazie a una piattaforma di concessioni unica e alla nostra eccellenza operativa, siamo un punto di riferimento per l’intero settore e un partner di fiducia per i più importanti landlord del mondo». 8

retail food | marzo 2020

SOGAER SCEGLIE RENATO BRANCA COME NUOVO AD

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omina attesa in casa Sogaer, che ha scelto Renato Branca per ricoprire il ruolo di amministratore delegato della società di gestione dell’aeroporto di Cagliari. Branca resterà in carica fino all’approvazione del bilancio consuntivo 2019. Forte di una performance 2019 da 4.739.077 passeggeri, l’aeroporto di Cagliari gestito da Sogaer completa l’organigramma manageriale con l’incarico di amministratore delegato che passa nelle mani di Roberto Branca, già accountable manager e chief operating officer dello scalo sardo. «La comprovata esperienza nell’industria del trasporto aereo, in particolare in ruoli operativi complessi e di primaria importanza, sia in compagnia aerea, sia in società di handling e di gestione aeroportuale, gli garantiranno tutti gli strumenti e la conoscenza necessari a ricoprire al meglio il suo nuovo incarico di amministratore delegato e affrontare con determinazione l’importante fase di crescita e sviluppo dell’aeroporto in cui è impegnata l’intera Sogaer. A lui va tutto il nostro supporto e i nostri migliori auspici», ha affermato il presidente di Sogaer, Gabor Pinna.



News La Rubrica legale | a cura di Cocuzza & Associati Studio Legale, Milano

Cedolare secca, il fisco non aiuta il settore retail

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na delle novità più gradite ai proprietari di immobili commerciali e ai loro conduttori è stata, nel 2019, l’estensione anche alle locazioni commerciali della cosiddetta cedolare secca, ovvero di quella agevolazione fiscale normata all’articolo 1, comma 59 della legge bilancio 2019 (L. n. 145/2018) che permetteva ai proprietari/ locatori di immobili commerciali di optare per l’applicazione di una imposta sostitutiva fissa al 21%. La cedolare secca, infatti, sostituisce l’Irpef, nonché le imposte addizionali, l’imposta di registro e anche l’imposta di bollo. (vedi riquadro sotto)

La “cedolare secca” prevede il pagamento di un’imposta sostitutiva dell’Irpef e delle addizionali (per la parte relativa al reddito generato dell’immobile locato). L’opzione per tale regime permette inoltre di non versare l’imposta di registro e l’imposta di bollo dovute non solo in sede di registrazione o pagamento annuale, ma anche in caso di risoluzione o proroga del contratto di locazione stesso. Dal beneficio della cedolare resta esclusa solo l’imposta di registro in caso di cessione della locazione, che sarà pertanto dovuta in ogni caso. L’opzione per la cedolare secca può essere esercitata all’inizio, in fase di registrazione o durante il corso della locazione, comprese le eventuali proroghe del contratto stesso. Le agevolazioni sopra elencate e a cui dà diritto valgono solo per il periodo dichiarato come opzionato. La cedolare secca implica anche – per tutto il periodo per cui è stato dichiarato di voler aderire a tale regime – la rinuncia del locatore alla facoltà di richiedere l’aggiornamento del canone, anche la semplice indicizzazione Istat, anche qualora ciò fosse previsto nel contratto.

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retail food | marzo 2020

I requisiti che permettevano di optare per tale agevolazione fiscale erano essenzialmente tre: (i) sottoscrivere, con decorrenza dal 1° gennaio 2019 o successiva, un contratto di locazione commerciale (ii) relativo a un immobile classificato nella categoria catastale C/1 e di superficie fino a 600 mq (escluse le pertinenze), (iii) a condizione che tra le stesse parti contrattuali e sul medesimo immobile non esistesse, al 15 ottobre 2018, un contratto di locazione anticipatamente risolto (evidentemente risolto ad hoc, a fini elusivi delle imposte e per poter beneficiare del regime fiscale più favorevole). Comportando un notevole risparmio e alleggerimento della pressione fiscale e quindi un beneficio per entrambi i contraenti nell’ambito della definizione e negoziazione delle condizioni economiche della locazione stessa, l’iniziativa della legge finanziaria 2019 ha certamente dato un impulso positivo alla conclusione di nuovi contratti e ha permesso così l’apertura e il consolidamento di nuove attività commerciali, soprattutto nei centri urbani minori, sempre più minacciati dalla crisi del settore e dall’avvento del commercio online Da più parti ci si augurava che il beneficio fiscale venisse prorogato e riconfermato anche nella legge finanziaria del 2020 (L. n. 160/2019) ma purtroppo così non è stato (vedi riquadro sotto).

Per le locazioni commerciali sottoscritte a decorrere dal 1° gennaio 2020 valgono dunque le normali regole fiscali: • imposte sui redditi ad aliquota variabile • addizionali regionali e comunali • imposta di registro al 2% • imposta di bollo da calcolarsi sul numero di pagine di cui è composto il contratto

Avv. Stefania Sansò

La finanziaria 2020 ha negato ogni proroga per l’anno 2020 del regime della cedolare secca sulle locazioni commerciali, che resta pertanto valido e operativo in quanto opzionato solo per i contratti di locazione relativi a negozi e botteghe che sono stati sottoscritti entro e non oltre il 31 dicembre 2019 e che sono giunti quindi a regolare registrazione presso l’agenzia delle entrate nei termini di legge e pertanto entro il 30 gennaio 2020. L’auspicato effetto volano della cedolare sulla ripresa della circolazione degli immobili non si potrà più verificare né si potrà verificarne l’effettiva consistenza e tutti i benefici della cedolare secca resteranno appannaggio di quei fortunati operatori che hanno avuto modo di sottoscrive una locazione commerciale nel breve termine dei 12 mesi del 2019. Messa da parte ogni considerazione politico-economica sulle scelte del legislatore, ci sono alcune questioni che nel silenzio della legge richiederanno un approfondimento e auspicabilmente una autorevole interpretazione dalle amministrazioni competenti. ► Il regime della cedolare secca è opzionabile per una locazione commerciale stipulata entro il 31 dicembre scorso, ma che abbia una decorrenza successiva? ► Se per i contratti stipulati entro il 31 dicembre 2019 è chiaro che l’opzione esercitata per l’intera durata del contratto resti valida ed efficace per tutta tale durata, cosa succede invece se su tali contratti non è (mai) stata esercitata l’opzione o se è stata esercitata e poi revocata? Il locatore potrà usufruirne, ad esempio, solo in caso di rinnovo o proroga? Potrà beneficiare della cedolare secca nel caso in cui decida di opzionarla solo per specifici anni ovvero solo nel 2025 in occasione del rinnovo al secondo sessennio della locazione?


LA GESTIONE DEL GLORIA A MILANO A NOTORIOUS PICTURES

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opo le aperture presso Centro Sarca a Sesto San Giovanni (MI) e nel parco commerciale La Fattoria a Rovigo, Notorious Pictures ha sottoscritto un contratto per la gestione, a partire dal 1 febbraio 2020, dello storico cinema Gloria di corso Vercelli a Milano. L’accordo consente l’opening della nuova location nel centro della città meneghina a brand Notorious Cinemas, che include due sale cinematografiche per un totale di 600 posti. Le sale saranno valorizzate con il format proprietario “Notorious Cinemas - The Experience” basato su elevati standard tecnici audio e video, confort di alto livello, accoglienza qualificata, cura e pulizia degli ambienti, informatizzazione e automazione dell’area ticketing. «È veramente una grande soddisfazione aprire il 2020 con questo importantissimo accordo – ha dichiarato Guglielmo Marchetti, presidente di Notorious Cinemas – Gestire il Gloria, cinema nel pieno centro storico di Milano, è per noi motivo di grande orgoglio. È il terzo multiplex che prendiamo in gestione a un solo anno dalla nascita di Notorious Cinemas. Al Gloria di Milano, come è stato per i nostri multiplex di Sesto San Giovanni e Rovigo, porteremo avanti il nostro concept che mette al centro della nostra attività il consumatore al quale offriremo una vera esperienza cinematografica».

MD PRESENTA I CONTI 2019: 2,75 MILIARDI DI VENDITE NETTE

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l 2019 di MD Spa si conferma in linea con le aspettative. L’insegna della GDO, infatti, chiude l’anno finanziario con una crescita del +10% rispetto all’anno precedente portando a 2,75 miliardi di euro le vendite nette del Gruppo. Andamento che dovrebbe essere confermato anche nel 2020, anno in cui MD ha previsto un investimento di circa 250 milioni di euro per lo sviluppo. Una somma che sarà utilizzata per sostenere l’apertura di oltre 40 nuovi punti vendita a format (32 diretti e 10 affiliati) su tutto il territorio nazionale, con superfici da 1.500-2.000 mq, a cui continuerà ad affiancarsi la ristrutturazione di centinaia di filiali. MD è la seconda insegna del settore discount a capitale italiano, la terza per fatturato, detenendo una quota del retail discount del 16%. Conta oggi 780 punti vendita in tutta Italia, serviti da 8 centri logistici per la distribuzione. Il gruppo dà lavoro ad oltre 7.000 dipendenti, con 550 nuove assunzioni previste nell’anno. MD è al secondo posto delle top migliori aziende campane in base alla recente ricerca di Pwc. Se le vendite dei beni alimentari sono in lieve calo tra gli esercizi non specializzati a prevalenza alimentare della grande distribuzione, sia in valore sia in volume (-0,1%), sono invece i discount a registrare una variazione positiva con un +4,5% medio su cui spicca la crescita del +10% di MD.

DECATHLON A MISURA DI ECONOMIA CIRCOLARE

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l tempo della sharing economy, anche Decathlon adatta il proprio servizio di vendita. La catena di origini francesi specializzata in abbigliamento e attrezzature sportive porta anche in Italia il servizio Trocathlon. Attivo dal 1994 in Francia, il servizio si propone di dare una nuova vita al materiale sportivo usato. L’obiettivo è duplice: da un lato, inserirsi all’interno del crescente mercato del second hand; dall’altro, ridurre l’impatto ambientale del proprio modello di consumo. Alla base del servizio Trocathlon, una filosofia declinata secondo il principio delle 4R: riduco, riuso, riciclo e riparo. Il funzionamento alla base del Trocathlon è semplice: si vende l’attrezzatura sportiva inutilizzata portandola direttamente in negozio, dove viene accuratamente valutata e rimessa in circolo sugli scaffali Decathlon senza nessuna commissione aggiuntiva. Per vendere al Trocathlon è sufficiente essere possessore di Carta Decathlon, compilare il contratto e la scheda tecnica di valutazione degli articoli. Per chi vuole risparmiare tempo, dal 17 febbraio è attivo anche il pre-deposito on line. Se tutti gli articoli depositati sono stati venduti, il cliente riceverà via email un buono acquisto di valore pari al prezzo di vendita del materiale. Il buono ha validità 2 anni dalla data di emissione ed è spendibile anche in più soluzioni. Durante l’ultimo weekend della promozione, tutto il materiale sarà venduto con un ulteriore sconto del 20%.

A35, IL PROJECT BOND CONQUISTA UN PFI AWARD

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a Brebemi premiata a Londra in qualità di Best European Bond Deal of the Year durante i prestigiosi PFI Awards dello scorso 6 febbraio. I PFI Awards rappresentano uno dei maggiori riconoscimenti continentali nel campo della finanza di progetto a livello internazionale e vengono assegnati ogni anno dal magazine Project Finance International del gruppo Thomson-Reuters. Nel caso specifico, PFI ha riconosciuto che l’operazione di rifinanziamento di A35 Brebemi rappresenta una delle più grandi emissioni di project bond in Europa consentendo le migliori condizioni di finanziamento. La struttura del debito da circa due miliardi di euro consiste in un mix di linee senior e junior, tra cui quattro tranche obbligazionarie per un totale di 1.679 milioni di euro e un prestito bancario di 307 milioni di euro. Sempre nelle motivazioni viene specificato che «è difficile strutturare un rifinanziamento di tali dimensioni e scadenze, consentendo migliori condizioni economiche». Delle tranche A1 e A2 di Brebemi, il 70% è stato acquistato da investitori nell’area EMEA (Europa, Medio Oriente e Africa), il 26% negli Stati Uniti e il resto nell’area APAC (Asia e Pacifico). marzo 2020 | retail food

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News

SIRIO SI PREPARA ALLO SVILUPPO DI ZAKO-SUSHI EXPERIENCE

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ue nuovi contratti per altrettanti punti vendita a insegna Zako-Sushi Experience sono stati sottoscritti da Sirio Spa con IGD SIIQ presso il centro commerciale Punta di Ferro e Grandi Stazioni Retail presso la stazione di Genova Brignole. Uno sviluppo importante per Zako che arriva così a tre punti vendita e inizia a strutturarsi come vera e propria catena. Format di casual dining a tema sushi nato nel 2019, Zako (che in giapponese significa letteralmente “pesciolino”) si caratterizza per un approccio fusion alla cucina locale. Grazie a un’offerta di ristorazione etnica di qualità pensata per un pubblico ampio e trasversale, incuriosito dalla cucina esotica, i piatti nipponici di Zako ben rispondono alla globalizzazione culinaria: il minimalismo gourmet tipico della cucina del Sol Levante si sposa con la gastronomia hawaiana e carioca per un risultato che fa della cura dei dettagli il suo baluardo. I piatti vengono preparati quotidianamente e serviti al tavolo o in comodo formato to go dal ridotto impatto ambientale, sempre accompagnati da salse homemade. Il punto vendita presso il centro commerciale Punta di Ferro (Forlì) ha un’area di 170 mq e un contratto della durata di 7 anni; mentre il negozio all’interno della stazione Genova Brignole ha un’area di 111 mq e un contratto della durata di 5 anni. «Zako si conferma così un format in house dall’elevato potenziale perché rivolta a una clientela ad ampio spettro tra cui le nuove generazioni alla ricerca di cibo esotico e sempre più healthy», ha commentato Stefania Atzori, ad di Sirio Spa.

PANINO GIUSTO: LA PRIMA B CORPORATION ITALIANA DELLA RISTORAZIONE

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n occasione dei suoi 41 anni, Panino Giusto diventa BCorp e si trasforma in Società Benefit: è la prima impresa della ristorazione a farlo, con l’obiettivo di farsi portavoce dello spirito B Corp presso il maggior numero possibile di aziende food retail. L’operazione arriva in seguito all’acquisizione del 100% dell’azienda da parte di Antonio Civita e Elena Riva, che da 10 anni ne avevano assunto la guida. Le B Corporation sono un movimento nuovo, a cui hanno aderito 3.000 aziende distribuite in 60 Paesi, che utilizzano il business come forza positiva per creare una società più giusta, inclusiva e rigenerare la biosfera, rispettando i più alti standard di performance sociale e am-

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retail food | marzo 2020

bientale, trasparenza e responsabilità. «Lo scorso anno abbiamo valutato opzioni di collaborazione con partner finanziari o industriali, ma abbiamo poi convenuto che la strada migliore per il nostro progetto fosse continuare a investirvi personalmente – ha dichiarato il ceo, Antonio Civita – Abbiamo liquidato i soci di minoranza, che hanno dato continuità storica al progetto nei primi anni e, come primo atto del nostro nuovo assetto, ci siamo trasformati in Società Benefit, dando piena stabilità all’impresa ed esprimendo i nostri valori che da oggi, diventando la prima B Corporation italiana della ristorazione, dichiariamo sempre più orientati alla cultura della sostenibilità e della responsabilità sociale». «Rendere il mondo più giusto attraverso un panino è la nuova vision che abbiamo concretizzato entrando nel mondo B Corp™, un sistema globale di certificazione, misurabile e trasparente, per aziende che considerano il business come opportunità per creare una società più giusta e inclusiva – ha aggiunto Elena Riva, presidente – Il sistema B Corp™ è rigoroso, stimola, suggerisce e monitora le imprese perché raggiungano i più alti standard di performance sociale e ambientale. Siamo orgogliosi di avere in breve tempo raggiunto e superato il punteggio che ci ha premesso di essere la prima B Corp™ Italiana della ristorazione, ed è solo un inizio».

CARREFOUR ITALIA: 300 NUOVI PUNTI VENDITA IN TRE ANNI

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arrefour Italia ha messo nel mirino l’apertura di oltre 300 punti vendita nel prossimo triennio, e per raggiungere questo obiettivo si avvarrà dell’assistenza di BNP Paribas Real Estate Advisory Italy. La ricerca si concentrerà prevalentemente su location strategiche per il format Carrefour Express come i centri città con forte passaggio pedonale e i quartieri residenziali con bacini d’utenza importanti. In un momento caratterizzato da grandi cambiamenti nei concept della GDO e dall’aumento delle vendite online anche nel comparto alimentare, questa operazione consente di rispondere ai nuovi trend di consumo andando incontro alla richiesta sempre crescente di negozi di prossimità. «Siamo orgogliosi di assistere Carrefour Italia in questo importante piano di sviluppo – ha dichiarato Claudio Borroni, head of business development di BNP Paribas Real Estate Italy – Da un punto di vista immobiliare questo progetto presenta, infatti, una doppia valenza: risponde a un’offerta di spazi vacanti sempre più alta che interessa prevalentemente le location secondarie; contribuisce alla riqualificazione delle città e, in particolare, dei piccoli centri urbani riportando un servizio primario alla comunità». A dimostrazione del forte sviluppo impresso da Carrefour al format Express, il colosso francese ha recentemente convertito 27 punti di vendita ex Auchan, rilevati da Conad in Lombardia e soprattutto a Milano. Tali negozi vantano una superficie compresa tra 150 e 600 metri quadrati.


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News

NEINVER: VENDITE +7% SOPRA IL MILIARDO DI EURO

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ltre 45 milioni di visitatori accolti nel 2019 nell’intero portfolio europeo, di cui 6,3 milioni nei due village italiani, Castel Guelfo e Vicolungo The Style Outlets, dove le vendite sono cresciute del 3% su base like for like. In particolare, Neinver - secondo operatore europeo nel settore degli outlet - ha annunciato un altro anno di crescita, con incrementi di fatturato in tutti e 16 i centri gestiti, per un totale di un miliardo e 47 milioni nel 2019: il 7% in più a parità di perimetro rispetto al 2018. «L’intero portfolio dei nostri outlet ha registrato una buona performance nel 2019, con il fatturato totale che si è attestato al di sopra dei risultati dei due anni precedenti. I dati positivi confermano la validità della nostra strategia: rivitalizzazione dei centri più forti e investimento per posizionare al meglio quelli di nuova apertura, puntando sull’esperienza di shopping, attraendo nuovi retailer e calibrando il brand mix verso livelli più di alta gamma in alcuni centri – dichiara Carlos González, direttore generale di Neinver – Il settore ha dimostrato di essere in crescita, resiliente e promettente e di offrire ottime opportunità quando è supportato da un modello gestionale specialistico e da un forte focus strategico incentrato sul cliente». Il portfolio ha registrato livelli di occupazione sostenuta (attestandosi al 96% a fine anno) e un incremento di spesa medio del 4% negli ultimi 12 mesi. Nel 2019, l’azienda ha firmato 383 contratti di leasing. I nuovi marchi in gamma comprendono brand come The Cosmetics Company Store del gruppo Estée Lauder, Des Petits Hauts, Façonnable, Hackett, Peter Kaizer, US Polo e Zapa. Inoltre, i brand partner hanno aperto nuovi punti vendita e, in alcuni casi, li hanno ingranditi, raddoppiando o triplicando lo spazio esistente. Tra le nuove aperture, si segnalano: Adidas, Geographical Norway, GS Sport (New Balance e Superdry), Inditex, Jack & Jones, Marina Militare, Nike, Pazolini, Puma, Salomon, Scotch & Soda, Starbucks e Thomas Sabo. «In Italia, abbiamo lavorato non solo sul continuo miglioramento del brand mix, ma anche per offrire la migliore esperienza di shopping possibile – specifica Eduardo Ceballos, country manager di Neinver Italia spiega – A Vicolungo, attualmente oggetto di un processo di restyling, abbiamo, ad esempio, rafforzato l’offerta enogastronomica con l’introduzione di format gourmet come “Antonino, il banco di Cannavacciuolo” e Saporè. L’ospitalità e i servizi accessori giocheranno un ruolo sempre più centrale nella nostra strategia italiana».

TECNOLOGIA E SOSTENIBILITÀ, IL FOCUS DEL MERCATO F&B NEL 2020

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l mercato del food & beverage è in espansione nonostante la lenta crescita del settore della ristorazione e gli ormai inevitabili cambiamenti delle abitudini di consumo. Secondo il report Foodservice Trends 2020 di JLL, il settore del fast casual in Europa raggiungerà i 17 miliardi di dollari di ricavi entro il 2024, numero destinato a crescere considerando il forte incremento della popolazione mondiale. Nel prossimo decennio la tecnologia giocherà un ruolo fondamentale nel settore del foodservice. Il delivery è destinato a diventare una parte integrante dell’esperienza culinaria globale mentre ci aspettiamo che il mercato delle consegne online in Europa aumenti di oltre 4 milioni di dollari di entrate tra il 2017 e il 2023. «I consumatori sono interessati soprattutto all’offerta del comfort – ha affermato Paulina Hermann, foodservice consultant di JLL e autrice del report – La tecnologia, i pagamenti senza contanti e i servizi di delivery stanno guidando i ristoranti verso un processo di innovazione capace di portare l’esperienza culinaria direttamente alla porta del consumatore». «Prevediamo che questi trend continueranno a evolversi nell’arco del prossimo decennio, rendendo il panorama sempre più competitivo – ha commentato Monica Cannalire, head of retail agency di JLL Italia – La crescita nel settore della ristorazione sarà anche in rallentamento ma il tasso di adozione di nuove tecnologie è in continua crescita, spetta quindi agli operatori innovarsi per rispondere alle necessità dei consumatori».

VICTOR BUSSER CASAS, GROUP MANAGING DIRECTOR LEASING MCARTHURGLEN

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ei primi giorni dell’anno, McArthurGlen ha nominato Victor Busser Casas managing director leasing del Gruppo. Busser, dopo aver ricoperto ruoli in ambito leasing presso The Mills Corporation e Cushman & Wakefield, ha lavorato presso Neinver Italia per cinque anni come country manager. Al 2008 risale il suo primo ingresso in McArthurGlen come direttore leasing, carica mantenuta fino al 2011. Mentre gli ultimi otto anni li ha trascorsi in qualità di direttore generale di Arcus Real Estate (galassia Percassi). Ora subentra ad Adrian Nelson, che si ritira questa Pasqua dopo aver prestato servizio per McArthurGlen e i suoi partner nel corso degli ultimi 16 anni, di recente come group leasing e brand development director. «Victor comprende a pieno l’importanza che attribuiamo al lavorare in vera collaborazione con i nostri marchi e sarà determinante nel guidare il continuo successo delle nostre reciproche attività», ha dichiarato Julia Calabrese, Ceo del gruppo.



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f Opening News OPEN COLONNA BISTRÒ, CUCINA STELLATA ALLA STAZIONE TERMINI

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ll’interno degli spazi rinnovati dell’Ala Mazzoniana della Stazione Termini di Roma arriva Open Colonna Bistrò, l’atteso ristorante dello chef stellato Antonello Colonna realizzato in collaborazione con Chef Express (Gruppo Cremonini). Situato sul lato di via Giolitti, all’interno di una suggestiva location, il punto vendita offre una proposta di piatti selezionati della tradizionie, impreziositi dalla continua ricerca di sapori e materie che hanno reso celebre lo chef Colonna. Accessibile da tre punti diversi, compreso uno lato binari, l’Open Colonna Bistrò va a completare il roster di Terrazza Termini, vera e propria destinazione food&beverage dello scalo ferroviario capitolino. Il locale, che può contare su 120 coperti, è caratterizzato da un layout architettonico che dialoga con la cucina a vista, lampioni monumentali e lampade razionaliste. «Sono orgoglioso di questa nuova sfida che vuole portare l’alta cucina in un contesto di viaggio, dove sembra dominare la fretta tipica di un luogo di passaggio», ha afferma-

to Colonna. «Termini si arricchisce così di un’offerta gastronomica di alto livello, recuperando la tradizione del “ristorante in stazione” che negli anni era andata persa», ha sottolineato Cristian Biasoni, ad di Chef Express che collabora con lo chef da oltre 20 anni. Insieme all’Open Colonna Bistrò, Chef Express ha inaugurato al piano terra due nuovi punti vendita di eccellenza, destinati ai viaggiatori che non hanno molto tempo a disposizione, ma non vogliono rinunciare a un caffè, a un gelato o a uno spuntino di qualità: sono il bar gelateria a marchio Cioccolatitaliani, e lo spazio gourmet di Renzini Salumi, con i quali Chef Express ha avviato da tempo una partnership per lo sviluppo nei contesti di viaggio (stazioni, aeroporti e aree di servizio autostradali).

FIUMICINO, ECCO IL PRIMO LOUIS VUITTON

BURGER KING CAFÉ, LA COLAZIONE AL FAST FOOD

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n debutto di lusso all’aeroporto di Roma Fiumicino dove ha aperto il primo negozio travel retail aeroportuale italiano di Louis Vuitton. «Siamo entusiasti del nuovo store, che darà ulteriore lustro alla galleria commerciale dell’area extra Schengen al Molo E, tra le più apprezzate dai passeggeri. La presenza del marchio Louis Vuitton è l’ulteriore conferma del posizionamento di eccellenza di Fiumicino tra i migliori aeroporti al mondo in termini di qualità del servizio, come certificato da Aci, l’associazione internazionale che misura la qualità percepita in oltre 300 aeroporti nel mondo», ha descritto Giorgio Moroni, direttore commerciale di Adr. Lo store di Roma Fiumicino, che a livello di superfici è il più esteso del suo genere in Europa, è il decimo per il brand del lusso francese all’interno di un’infrastruttura di viaggio e va a completare le vetrine del “tax free mall”, un’area di 10mila mq dedicata al luxury shopping. La facciata del negozio, completamente ricoperta di schermi, rende omaggio alla Capitale e all’Italia grazie a immagini evocative che accolgono i visitatori all’interno dello spazio. Il concept si ispira al design italiano degli Anni ‘50 e la scelta dei materiali è una chiara citazione dell’architettura monumentale della Città Eterna. A livello di referenze, lo store Louis Vuitton offre le collezioni di pelletteria, accessori, gioielli, orologi, profumi, calzature maschile e femminile. I clienti di Fiumicino, inoltre, possono personalizzare le creazioni in pelle con il logo di un aeroplano, disponibile esclusivamente nel negozio.

amburger per colazione? Non da Burger King Café, ultimo format inaugurato in Italia dalla catena di fast food americana che punta sulla classica accoppiata cappuccio&brioche per conquistare i clienti affezionati al Whooper anche alla mattina. Aperto in Viale Tibaldi a Milano il 7 febbraio, all’interno di un locale inaugurato lo scorso maggio, Burger King Café è il nuovo servizio bar/caffetteria per colazioni e aperitivi dell’insegna a stelle e strisce. Primo esperimento di questo tipo nel capoluogo lombardo e secondo in Europa (dopo l’altra apertura tricolore di Pogliano Milanese), BK Café sorge nel vivace quartiere dei Navigli e offre anche il servizio delivery. Strutturato come uno shop-in-shop, il Burger King Café offre specialità classiche della colazione all’italiana come caffè, cappuccino e brioche, e prodotti più tipicamente statunitensi come pancakes, donuts glassati, muffin, torte e piccola pasticceria. Il caffè in chicchi fornito da Lavazza è macinato al momento e preparato con una macchina professionale a marchio Cimbali. Made in Italy sono anche il latte e la pasticceria con torte e brioches fornite da Cupiello. Per quanto riguarda la proposta aperitivo, invece, si punta tutto su snack box salati e quattro varietà di birra alla spina Heineken. L’obiettivo è di assecondare i gusti e le esigenze dei consumatori inserendo tra le proposte di hamburger e snack anche il segmento della colazione e degli aperitivi, offrendo un servizio aggiuntivo e orari che si estendono sin alla prima mattinata.

A LONDRA ARRIVA LA MOZZARELLA DI FRATELLI LA BUFALA

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opo Napoli e Milano, F.lli la Bufala sceglie Londra per inaugurare il suo quarto flagship store, che ha aperto i battenti a Piccadilly. Una location nel cuore della città, completamente rinnovata in linea con il restyling dell’immagine del marchio che sta cambiando volto sia in Italia che all’estero. Dal 2018, infatti, l’insegna ha deciso di rinnovare il proprio format secondo delle linee guida comuni sintetizzate dal concept flagship store LAB che punta alla creazione di locali situati in posizioni strategiche, con una maggiore cura ai dettagli e al menu. Al centro di tutto, ovviamente, la mozzarella di bufala proveniente da caseifici selezionati e proposta in 6 versioni DOP. Ad arricchire le referenze, la pizza e la selezione di salumi, carni e formaggi di bufala da accostare al pane artigianale o da mixare in proposte più esotiche che tengono conto del panorama internazionale di Londra. Novità assoluta è l’happy hour con una proposta di cocktail classici ma anche di signature a base di latte di bufala creati ad hoc.

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iDO SBARCA IN HIGH A MILANO CON IL PRIMO MONOMARCA

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l brand di moda bimbo, iDO, annuncia l’opening del suo primo negozio monomarca nel centro di Milano. Lo store sarà avviato a inizio marzo in Corso Buenos Aires, al civico 40. L’apertura meneghina del marchio del gruppo Miniconf (di cui fanno parte anche Sarabanda e Dodipetto) rappresenta un tassello fondamentale nella strategia di sviluppo retail del brand, che oggi è distribuito in Italia in 31 negozi retail e in 800 wholsale, mentre nel mercato estero vanta 54 retail e 550 wholesale. Entrambi i mercati, Italia ed estero, sono supportati dall’eCommerce. Il nuovo negozio iDO è studiato con un concept che si propone di enfatizzare le caratteristiche del marchio e trasformarle in uno spazio concreto fatto di forme, luci e colori capaci di “parlare” al cliente e trasmettere i valori del brand attraverso un’esperienza di acquisto semplice, pratica ed emozionale al tempo stesso. Lo store si sviluppa su una superficie di 60 mq con due vetrine su Corso Buenos Aires, uno dei centri nevralgici dello shopping milanese. L’ispirazione per il nuovo spazio si fonda proprio sull’energia, sulla vitalità e sugli stimoli della città. Si tratta di un negozio “camaleonte” e flessibile, capace di cambiare in base alle diverse esigenze del cliente. Il design è caratterizzato da dettagli, materiali e colorazioni che vogliono rendere il negozio uno spazio caldo e accogliente, che possa far sentire a proprio agio sia i più grandi che i più piccoli.

I PRIMI STORE DI FACILE.IT NEL SUD ITALIA

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ontinua il percorso di espansione territoriale di Facile.it che apre due nuovi Facile.it Store in Puglia. Il comparatore ha scelto le città di Bari, Corso Cavour, e Lecce, piazza Mazzini, per i suoi primi negozi fisici nel Meridione, che vanno ad aggiungersi agli altri quindici presenti sul territorio nazionale. Lanciato nel 2017, il progetto Facile.it Store è cresciuto rapidamente sino a tagliare, con le due nuove aperture, il traguardo di 17 negozi in Italia. Gli altri punti vendita sono a Varese, Bergamo, Cremona, Roma, Milano, Monza, Parma, Genova, Reggio Emilia, Piacenza, Savona, Udine, Treviso, Padova e Torino. Facile.it Store si sta confermando una formula di successo, certificata anche dai risultati raggiunti: solo nel 2019 sono stati circa 50.000 gli italiani che si sono rivolti a uno dei negozi fisici di Facile.it per avere una consulenza per i prodotti di Rc auto e moto, mutui e prestiti o per tagliare il peso delle bollette luce, gas e telefonia. Positivi anche i risvolti dal punto di vista occupazionale: sono più di 50 le persone impiegate nei Facile.it Store, con un piano di ampliamento del 30% nel corso dei prossimi 12 mesi. «Gli Store di Bari e Lecce rappresentano per noi un doppio traguardo – ha spiegato Francesco Rigamonti, retail manager di Facile.it – Da un lato sono importanti perché, con essi, raggiungiamo i 17 negozi fisici su tutto il territorio nazionale; dall’altro hanno un valore simbolico e strategico perché rappresentano il punto di partenza per la nostra espansione nelle regioni del Sud Italia. Vogliamo offrire anche agli abitanti di queste aree un’ulteriore opportunità per ridurre le principali voci di spesa con cui devono fare i conti ogni mese».

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COMITATO PROMOTORE Enzo Andreis • Presidente AIGRIM

Lucio Rossetto • Ceo Italia Lagardère Travel Retail

Stefano Biaggi • Presidente e A.D. Sodexo Italia

Massimiliano Santoro • Director Publ.affairs

Cristian Biasoni • A.D. Chef Express

end Europe business dvlp Autogrill

Corrado Cagnola • A.D. KFC Italy

Antonio Savoia • Presidente Edifis

Sergio Castelli • A.D. Areas Italia

Carlo Scarsciotti • Presidente Angem Portavoce Oricon

Mario Federico • A.D. McDonald’s Italia

Fabio Spaccasassi • A.D. Compass Group Italia

Franco Manna • Presidente Sebeto

Renato Spotti • A.D. Dussmann Service

Chiara Nasi • Presidente CIRFOOD

Lino Stoppani • Presidente Fipe

Ernesto Pellegrini • Presidente Gruppo Pellegrini

Andrea Valota • General Manager Italy Burger King

Tommaso Putin • Resp. Pianificazione e controllo

Danilo Villa • Direttore Generale CAMST

Serenissima Ristorazione

Lino Volpe • Presidente Gruppo Elior Italia

Progetto1_Layout 1 23/04/19 15:41 Pagina 1

Ristorando Eventi Per informazioni sul Convegno e sponsorizzazioni: convegni@edifis.it - pubblicita@edifis.it - Tel. 02 3451230


i Convegni di

Ristorando in collaborazione con:

Media partners:

Ristorando

11a EDIZIONE MOSTRA CONVEGNO 1-2 OTTOBRE 2020 Centro Convegni “Le Stelline“ Milano - Corso Magenta, 61

PLATINUM SPONSOR

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ASSOCIAZIONI PARTNER

AIGRIM Associazione Imprese Grande Ristorazione Multilocalizzate


Parola di Andrea Giuricin Andrea Giuricin, classe 1982, ha conseguito la laurea specialistica con lode in Economia presso l’Università di Milano Bicocca con una tesi sull’evoluzione del mercato del trasporto aereo europeo dopo la liberalizzazione. Ha conseguito un dottorato presso lo IAPR (joint venture tra Politecnico di Milano, Università di Pavia, Università di Milano e Università Milano Cattolica) con una tesi sul settore aeroportuale lombardo. Sul settore aereo è autore di diverse pubblicazioni e del libro Alitalia, la privatizzazione infinita. Ha un incarico come docente presso l’Università di Milano Bicocca per i corsi di Economia dei trasporti e collabora come esperto dei trasporti con diverse Autorità dei Trasporti e della Concorrenza in Spagna, Malesia, Sud Africa, Italia, Francia e altri paesi. Fra i suoi impegni, quello di keynote speaker nelle maggiori conferenze a livello mondiale nel settore ferroviario, aereo e delle telecomunicazioni.

Luci e ombre del nuovo decennio aeroportuale 20

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di Nicola Grolla

Gli anni 20 del trasporto aereo sembrano già partire in salita: crisi dei vettori tradizionali, Coronavirus, impatto ambientale e fortissima concorrenza sembrano minare le certezze di un comparto (che si credeva) in continua crescita

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ono passati pochi mesi dall’inizio del 2020 ma questo si preannuncia essere uno degli anni più difficili per il trasporto aereo. Complici vecchie scorie, come quelle che hanno portato alla crisi di Alitalia e Air Italy, e nuove sfide come la Brexit, quello che era considerato uno dei mercati più dinamici rischia di perdere colpi e invertire la tendenza positiva che l’ha contrassegnato. Un panorama fosco da cui, però, potrebbero emergere nuove opportunità come lo sviluppo della concorrenza europea per l’Alta Velocità e una sempre maggiore attenzione alla questione della sostenibilità ambientale. Per non smarrirsi, retail&food ha incontrato Andrea Giuricin, ceo di TRA Consulting e professore di Economia dei Trasporti all’Università Milano Bicocca: «A causa del Coronavirus e della situazione economica attuale, per la prima volta dal 2008 la IATA si attende un calo dei passeggeri a livello globale». A che punto è la questione Alitalia? Dopo l’insediamento del nuovo commissario unico, al posto dei precedenti tre commissari, siamo in una fase di ristrutturazione dell’azienda; che comunque continua a perdere soldi. Lo scorso anno, ha perso circa 600 milioni di euro su tre miliardi di fatturato e ancora oggi perde almeno due milioni di euro al giorno, riferendoci al primo trimestre dell’anno. È chiaro che il 31 maggio, ultima scadenza per presentare il piano di ristrutturazione, dovrà essere trovata una soluzione non facile nonostante il lavoro dei commissari. Teniamo conto, infatti, che ad oggi la compagnia va avanti solo grazie ai prestiti ponte da parte del contribuente pubblico: i famosi 900 milioni di euro più interessi per un totale di 1,1 miliardi di euro, a cui si aggiunge la tranche di 400 milioni approvata lo scorso anno. Una somma senza la quale la compagnia avrebbe già chiuso i battenti. Sintetizzando, quali sono state le cause che hanno portato a questa situazione? In realtà parliamo di cause di lungo periodo.

Alitalia è una compagnia debole, che perde tanti soldi, ma soprattutto è una compagnia troppo piccola per il mercato globale attuale: 21 milioni di passeggeri all’anno contro vettori che arrivano fino a 150 milioni di passeggeri

35-40%

Il risparmio per il passeggero sul costo del biglietto dell’Alta Velocità generato dall’entrata in campo di Italo nel 2012 come competitor delle Frecce di Trenitalia

30 milioni

Gli euro investiti annualmente da Easyjet per attuare il proprio piano di de carbonizzazione (e potersi definire la prima compagnia carbon neutral al mondo) all’anno. Focalizzata sul mercato italiano, con una quota ormai ridotta all’8%, Alitalia non riesce a tenere il passo della competizione. Un po’ per la mancanza di corretti investimenti, un po’ per le occasioni perse nel passato. Mi riferisco al mancato merger con KLM e, successivamente, con Air France che hanno isolato il nostro vettore in un contesto in cui star da soli non è una scelta vincente. Oltre Alitalia, anche Air Italy ha alzato bandiera bianca. Perché? E in che modo le difficoltà di Alitalia hanno pesato sull’ex-Meridiana?

Due anni fa Air Italy aveva provato a rilanciarsi comprando 30 aerei a lungo raggio e 20 a corto raggio. Un piano grandioso che non è mai stato attuato e che, paradossalmente, ha appesantito i conti della compagnia con perdite per oltre 200 milioni di euro nel 2019 a fronte di 300 milioni di fatturato. Come per Alitalia siamo di fronte a una compagnia piccola e debole a livello di patrimonializzazione. Inoltre, sebbene le maggiori responsabilità siano da attribuire al management, sul caso Air Italy hanno influito anche le vicissitudini di Alitalia che, di fatto, rappresentava un concorrente finanziato da fondi pubblici. Non la miglior condizione possibile. Tra luci e ombre, quindi, rimane il modello low cost. In realtà anche questo modello ha cambiato faccia. Non siamo più di fronte a un low cost come lo conoscevamo 10 anni fa ma a una forma ibrida in cui, per esempio, venivano utilizzati sempre più gli aeroporti primari e non più solo quelli secondari. Detto ciò, anche qui siamo di fronte a compagnie che sanno fare il loro lavoro e a compagnie che non hanno saputo evolversi. Easyjet, per esempio, conta 20 milioni di passeggeri in Italia e risulta del tutto profittevole. Stessa cosa si può dire di Ryanair e WizzAir che, nonostante l’etichetta di ultra low cost carrier (ULCC, ndr) hanno comunque dei margini molto elevati. Insomma, come in tutti i tipi di business bisogna saper adattarsi ai cambiamenti del mercato senza sedersi sugli allori.

Oggi Alitalia va avanti solo grazie ai prestiti ponte del contribuente pubblico: i famosi 900 milioni di euro più interessi e la tranche di 400 milioni approvata lo scorso anno per un totale di 1,5 miliardi di euro marzo 2020 | retail food

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Parola di Andrea Giuricin

Passando invece al settore ferroviario, per una volta l’Italia sembra la capofila in termini di concorrenza. Cosa dobbiamo aspettarci a livello europeo? Proprio così, per una volta il nostro Paese è il buon esempio che viene seguito dal resto d’Europa. Da noi la competizione sulla rete ferroviaria è attiva dall’aprile 2012 quando Italo ha iniziato le sue attività. Sicuramente non è stato un percorso facile. Detto ciò, Italo è una compagnia profittevole e a distanza di otto anni possiamo riscontrare gli effetti benefici di questa iniziativa: il mercato dell’Alta Velocità è duplicato in termini di passeggeri e i prezzi del biglietto sono scesi del 35-40%. Ora, la Commissione Europea, tramite il quarto pacchetto di liberalizzazioni ha deciso di copiare il modello italiano. Certo, nell’applicazioni in ogni singolo Paese dell’Unione potranno esserci delle differenze, ma l’indicazione è stata data. Tutto ciò potrebbe dare nuovo impulso al tema dell’intermodalità? Soprattutto per quanto riguarda l’interscambio aereotreno? L’intermodalità è un tema sul tavolo ormai da diversi anni. Per quanto riguarda l’interscambio aereo-treno, l’Italia sconta due problemi di carattere strutturale. In primo luogo, Milano Malpensa e Roma Fiumicino, per esempio, non si trovano sulla linea ad Alta Velocità. Certo, attraverso quello che in gergo tecnico viene definita un’“antenna” il collegamento ferroviario ci può arrivare, ma la situazione è ben diversa rispetto, per esempio, all’aeroporto di Francoforte posizionato in continuità alla linea ad Alta Velocità. In secondo luogo, l’intermodalità funziona bene quando si ha un hub intercontinentale molto forte che possa sostenere il cosiddetto sistema hub & spoke assegnando al treno, che solitamente ha una capacità fra i 470 e i 570 posti, la mansione di feederaggio. Riuscire a riempire bene questo tipo di treni utilizzando aerei piccoli e senza che l’aeropor22

retail food | marzo 2020

to sia già situato su una linea frequentata diventa difficile e poco remunerativo. Quindi possiamo dire che abbiamo un problema di sottovalutazione delle infrastrutture aeroportuali? Diciamo che per gli aeroporti bisogna ragionare sul lungo periodo. Con i tassi di crescita che ancora vivacizzano gli scali italiani, c’è il rischio che in 10-15 anni si arrivi alla loro saturazione. A mio parere, a livello politico, manca questa visione di lungo periodo che consenta di estrarre il massimo valore dal network infrastrutturale.

per esempio, si è già mossa per avere una licenza comunitaria a Vienna così da rimanere all’interno del mercato comune. È chiaro che questa incertezza, insieme a quella legata al Coronavirus, farà del 2020 un anno davvero rischioso per la positività del trasporto aereo. Una speranza potrebbe essere rappresentata dai piani e dagli obiettivi di sostenibilità ambientale che l’intera industria sembra essersi impegnata a raggiungere. Da un punto di vista dell’infrastruttura aeroportuale è possibile fare tanto: dai mezzi

Totalmente superato dalla cronaca sul Coronavirus, il tema della Brexit rimane sul tavolo durante quello che è un vero e proprio anno di transizione. Quale risultato dovremmo attenderci? Dipende tutto dagli accordi politici fra Unione Europea e Regno Unito. Alla fine potremmo trovarci di fronte a due possibili scenari: un rapporto simile a quello in vigore con Svizzera e Norvegia oppure una cesura più netta che comporterà ulteriori barriere al trasporto aereo. Questo, per le compagnie aeree è già un rischio calcolato. Soprattutto a livello di compagine azionaria. Easyjet,

elettrici per le operazione di movimentazione degli aerei in pista, all’installazione di sistemi di generazione d’energia rinnovabile è possibile raggiungere in modo abbastanza veloce degli importanti obiettivi di sostenibilità ambientale. Per quanto riguarda le compagnie aeree, invece, nell’ottica di utilizzare mezzi elettrici, i tempi sono più lunghi; almeno al 2050. Nel frattempo, però, vettori come Easyjet si possono già fregiare del titolo di prima compagnia carbon neutral grazie a un investimento di 30 milioni di euro all’anno per ripagare le emissioni generate dai propri passeggeri. ¢



Scenario Aeroporti

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Coronavirus, fra paura e speranza

n piena psicosi da Coronavirus, l’Italia si riscopre vulnerabile nonostante sia stata l’unico Paese europeo a bloccare i voli diretti dalla Cina. Una misura drastica che, tuttavia, non è riuscita a contenere la diffusione del COVID-19. Mentre scriviamo, infatti, sono 217 i casi accertati (con quattro vittime, tutte persone anziane) e il paziente zero ancora non si trova. Al di là della cronaca medica, è indubbio che dallo scoppio dell’epidemia a Wuhan gli effetti si siano fatti sentire soprattutto sull’industria dei trasporti in generale (con Barclays che sottolinea come i titoli delle maggiori società europee del settore abbiano sottoperformato lo Stoxx 600 fino al 15%) e del travel retail in particolare. Basti pensare all’accordo raggiunto il 13 gennaio da Enac con la propria controparte cinese: un incremento della capacità in termini di frequenze passeggeri fino a 164 voli settimanali (di cui 108 con decorrenza immediata), con un incremento di 28 voli a partire dalla stagione estiva 2021 e ulteriori 28 da quella successiva. Tutto bloccato, al momento. E cosa dire dei turisti cinesi, vera e propria leva per gli acquisti di lusso nel canale aeroportuale? Secondo gli ultimi dati Global Blue, presentati in occasione dell’Osservatorio sul Tax Free Shopping organizzato in collaborazione con Federturismo, i cinesi (aumentati del 7% rispetto al 2018) si confermano la principale nazionalità nel tax free shopping con un peso pari al 28% del totale, rappresentando il principale turismo nel Nord e nel Centro Italia. «Il coronavirus ha creato una situazione di incertezza sui mercati, soprattutto a causa dei

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retail food | marzo 2020

Tre domande a Fulvio Cavalleri, vicepresidente Assaeroporti Quale impatto ha avuto il Cronavirus sul travel retail italiano? Parliamo di conseguenze molto pesanti perché siamo stati l’unico Paese a chiudere totalmente i voli con la Cina, con conseguenti dirottamenti di un cospicuo volume di passeggerei su altri scali. Questo, unito a una situazione economica interna stagnante, non favorisce lo sviluppo del trasporto aereo e il travel retail con un 2020 che parte in affanno, sebbene confidiamo di mantenere indici di crescita positivi. Quali sono state le contromisure adottate? Per far fronte all’emergenza sanitaria, gli aeroporti si

blocchi nei sistemi aereoportuali e produttivi cinesi. Ancora non possiamo fare delle stime, ma è prevedibile che il 2020 registrerà una diminuzione degli acquisti da parte dei turisti stranieri», ha dichiarato il country manager di Global Blue Italia, Stefano Rizzi. A livello globale, il rischio per l’industria travel retail aeroportuale è quella di non raggiungere i 48,2 miliardi di dollari previsti, rivendendo al ribasso una crescita sul 2019 che GlobalData aveva indicato in un +6,1 per cento.

Il precedente che fa sperare

Eppure, c’è chi non perde la speranza e riavvolge il nastro del tempo fino al 2002-03 quando la Cina è stata colpita dall’epidemia di Sars. Anche allora, secondo i dati Ctrip (principale operatore turistico cinese), il traffico da e verso la Cina subì un duro colpo – soprattutto sulle rotte asiatiche – con una riduzione di circa il 30% sui flussi turistici per una perdita di circa 29,2 milioni di yuan nel giro di sei mesi. Ma alla fine del pic-

sono dotati di termo scanner, personale medico e di assistenza secondo le indicazioni della Protezione Civile e del ministero della Salute. Ma è chiaro che ora come ora stiamo entrando in un fenomeno più strutturale, di cui bisogna tenere conto. Avete già calcolato le eventuali perdite? I calcoli si fanno sempre alla fine. Certo è che, se consideriamo i flussi dalla Cina, stiamo parlando di traffico pregiato, alto spendente. Quindi, fra minori introiti e maggiori spese sostenute è facile prevedere che stiamo parlando di una perdita di assoluto rilievo.

co di contagio, i viaggiatori hanno mostrato una notevole capacità di ripresa. Già a luglio 2003, otto mesi dopo l’iniziale diffusione del virus Sars, le prenotazioni dei voli hanno registrato un aumento del +200% rispetto allo stesso mese del 2002, del +82% rispetto a giugno 2003 e del +31% in confronto al mese precedente lo scoppio dell’epidemia. Tassi di crescita mantenuti anche nel periodo successivo con un +200% di prenotazioni durante la Golden Week autunnale del 2003 e un +201% per il capodanno 2004 rispetto allo stesso periodo del 2002. In due anni, quindi, la Cina è diventata quel motore economico che conosciamo oggi coinvolgendo 1,1 miliardi di passeggeri per un giro d’affari di circa 471,1 miliardi di yuan. Certo, si potrebbe obiettare che nel giro di 17 anni le cose sono cambiate, con i consumatori cinesi passati da una quota del 10 a una del 33% per quanto riguarda la richiesta di beni di lusso. Ma la resilienza del gigante asiatico è indubbia. L’unica incognita è il tempo. N.G.


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Dossier Aeroporti

Dublino, un ponte aereo sull’Atlantico di Nicola Grolla

Con una crescita del +4% in termini di passeggeri, lo scalo irlandese si propone come collegamento naturale fra Europa e America. Un ruolo che potrebbe avvantaggiarsi della Brexit a patto che il travel retail riesca a fare il salto di qualità auspicato dalla partnership con SSP

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orta d’ingresso a uno dei mercati europei più frizzanti, con una crescita del Pil stimata attorno al +3,6% per il 2020, l’aeroporto di Dublino ha da poco spento 80 candeline chiudendo il 2019 con un aumento del +4% del traffico passeggeri che hanno raggiunto quota 32 milioni (per un totale di circa 580 milioni dal 19 gennaio 1940). E non mancano i progetti per aumentare la capacità di attrazione dello scalo irlandese che può contare su un network di 190 destinazioni servite da 700 voli in 42 Pa-

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retail food | marzo 2020

esi. Finiti i festeggiamenti, infatti, la Dublin Airport Authority (DAA) è già impegnata nella costruzione di una nuova pista di 3,1 km che conclude un iter progettuale iniziato nel 1968. I lavori dovrebbero terminare entro primavera, dopo una spesa pari a due miliardi di euro che andrà a finanziare anche i nuovi gate d’imbarco, l’area passeggeri, gli stand per gli aeromobili e l’area dei controlli. Ma, per l’entrata in funzione vera e propria delle nuove infrastrutture, ci vorranno altri nove mesi di perizie e controlli da parte dell’Irish Aviation


Ponte aereo(porto)

Authority. Un periodo durante il quale l’aeroporto proseguirà la rimodulazione travel retail necessaria per far fronte a un ulteriore aumento dei passeggeri (condizione che si ripete ormai da nove anni di fila) iniziata lo scorso anno. D’altronde, l’ultimo grande intervento è datato 2007-10 e ha portato all’inaugurazione del Terminal 2 quasi 40 anni dopo l’apertura del Terminal 1. «Qui operano diverse compagnie europee, tra cui Ryanair, e alcuni vettori cinesi. Nel Terminal 2, invece, ospitiamo Aer Lingus e i voli con Stati Uniti dal momento che qui trovano posto le strutture per le operazioni di pre-clearance. L’aeroporto di Dublino, infatti, è l’unico in Europa a essere dotato di questa funzionalità che permette ai passeggeri in viaggio verso l’altra sponda dell’Atlantico di non dover aspettare in coda i controlli di sicurezza ma potersi muovere liberamen-

te verso l’uscita e la propria destinazione finale. Contestualmente, l’offerta retail tiene conto delle diverse specificità dei passeggeri che vi transitano», ha spiegato a retail&food Siobhán O’Donnell, head of external communications di DAA.

La connettività garantita dal nostro scalo è essenziale per l’Irlanda, dal momento che la nostra è una delle economie più aperte al mondo

Non è un caso, quindi, che l’aeroporto di Dublino stia diventando sempre più un ponte fra America ed Europa spingendo sul legame storico fra l’Irlanda e gli Stati Uniti, registrando un tasso di crescita del +5% per quanto riguarda i transfer passenger che hanno toccato quota 1,9 milioni. «L’aeroporto di Dublino connette l’Irlanda con il mondo, facciamo incontrare le persone per lavoro, per piacere», ha sintetizzato l’airport managing director Vincent Harrison. Andando più nel dettaglio, dei 32 milioni di passeggeri che hanno viaggiato attraverso lo scalo, 30,7 milioni sono partiti e tornati a Dublino mentre 2,2 milioni lo hanno utilizzato come hub. Detto diversamente, 27,7 milioni di persone hanno viaggiato su rotte a corto raggio (+5%) mentre 5,2 milioni verso destinazioni a lungo raggio (+4%). Le motivazioni? Per l’81% dei casi si è trattato di traffico leisure, e per il 19% traffico business. «La connettività garantita dal nostro scalo – ha specificato Harrison – è essenziale dal momento che la nostra è una delle economie più aperte al mondo. Dipendiamo dal commercio, dalle esportazioni, dal turismo e dagli investimenti privati esteri. E come società di gestione siamo orgogliosi di facilitare tutto ciò». Soprattutto se, dopo la ratifica della Brexit da parte del Parlamento Europeo, la Gran Bretagna si appresta a entrare in un limbo di un anno e, sostanzialmente, lasciare aperta la porta a eventuali concorrenti. Ma cosa significa per i passeggeri? «Fortunatamente, non ci saranno grandi cambiamenti durante il periodo di transizione. Quel che è certo è che non saranno tutte rose e fiori nemmeno per noi visto che la Gran Bretagna rappresenta un mercato importante per lo scalo coprendo un terzo del nostro traffico passeggeri con circa 10 milioni di viaggiatori su questa rotta nel 2019», ha affermato O’Donnell.

Retail a misura di Loop

Le dinamiche appena descritte incidono, ovviamente, sull’offerta travel retail. Due gli esempi più calzanti, tutti all’interno del Terminal 2 e gestiti da The Loop, il brand di proprietà di ARI International (a sua volta controllata da DAA) che ha in concessione diversi spazi airside all’interno dello scalo, compreso il duty free. Il primo in ordine cronologico è rappresentato dalla nuova beauty hall inaugurata a ottobre dello scorso anno e parte di un’operazione di riammodernamento iniziata nel 2018. Distribuita su 944 mq, la hall ospita 90 touchpoint dedicati marzo 2020 | retail food

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Dossier Aeroporti ad altrettanti marchi della cura della persona (di cui 30 debuttanti nel canale travel retail irlandese) e si caratterizza per un approccio innovativo alla customer experience facendo ricorso a device digitali, tecnologie di tracciamento delle abitudini d’acquisto del passeggero all’interno dello scalo, servizi di consulenza estetica e personalizzazione delle fragranze. Il secondo esempio è l’Irish Design Shop: pensato in collaborazione con il Design&Crafts Council Ireland (DCCI), il punto vendita si caratterizza per un posizionamento premium che punta a conquistare i passeggeri internazionali attraverso il ricorso al sense of place. Inaugurato a dicembre 2019, lo store offre ai viaggiatori il meglio della produzione artigianale dell’isola. Le referenze a scaffale, infatti, provengono da 24 brand indipendenti locali (scelti fra una rosa di 190 marchi selezionati da un’apposita giuria) e coprono diverse categorie merceologiche come gioielli, ceramiche, accessori, souvenir e abiti. In entrambi i casi, l’obiettivo di DDA è chiaro: andare incontro alle aspettative del cliente viaggiatore senza per questo omologarsi a un’offerta standard, ma piuttosto innalzandola con prodotti e brand locali di qualità.

Food&beverage targato SSP

Per quanto riguarda l’offerta food&beverage, invece, il compito di trasformare l’aeroporto di Dublino in una destinazione ancor più attraente è stato da poco affidato a SSP. Il concessionario si è aggiudicato un contratto decennale dal valore di 500 milioni di euro per operare su uno stock di 24 punti vendita della ristorazione all’interno dello scalo (circa

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retail food | marzo 2020

1,9 milioni I passeggeri in transito per l’aeroporto di Dublino che hanno utilizzato lo scalo come hub di interscambio, per una crescita del +5%

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Le unità travel retail dedicate alla ristorazione affidate in gestione all’operatore SSP attraverso un bando dal valore di 500 milioni di euro (per un totale di 4.000 mq di superficie commerciale)

4.000 mq) assicurando, stando alle richieste del bando lanciato a marzo 2019, un turnover di 50 milioni di euro all’anno. Una cifra che secondo SSP sarà raggiunta gradualmente entro la fine del 2023. «Contiamo che la nostra line-up di negozi possa incontrare le diverse necessità di tutti i clienti fornendogli un’autentica esperienza irlandese», ha affermato Richard Lewis, chief executive SSP per UK e Irlanda. Con questa partnership, l’aeroporto di Dublino punta a fare il salto di qualità in termini di offerta a partire da un serie di concept pensati appositamente per lo scalo irlandese. Al Terminal 2, per esempio, SSP aprirà diversi punti vendita che celebreranno il legame fra l’isola e il Nord America (a partire dalle referenze come il whisky alla base del punto vendita di prossima apertura Whiskey Bread: un all-day restaurant che si richiama alla tradizio-


zata e altre 13 unità travel retail nello stesso segmento fra T1 e T2: «Le richieste e le aspettative dei clienti per questo tipo di offerta sono aumentate significativamente nel corso degli ultimi anni. Un trend che intendiamo legare anche a una proposta di light lunch», ha spiegato O’Donnell. Il tutto senza dimenticare i progetti di successo che già trainano i consumi dei viaggiatori all’interno dell’aerostazione. Soprattutto al Terminal 1.

ne culinaria transatlantica del 1600) nonché una serie di ristoranti con menù all’avanguardia in termini di trend di consumo: healthy, etnico, vegetariano, ecc. In aggiunta, DAA ha lanciato due ulteriori bandi che, entro la fine dell’anno, dovrebbero affidare al giusto partner quattro concept di caffetteria specializ-

Il nostro viaggio al T1

Superati i controlli di sicurezza, l’airside del Terminal 1 inizia con il duty free di The Loop, organizzato in modalità walkthrough, dove trovano posto corner a marchio MAC, Jo Malone, Estee Lauder, Tom Ford, Victoria’s Secret e Bobbi Brown; oltre che una notevole vetrina dedicata a 365 differenti varietà di whiskey. Da qui si imbocca una camminata che sfocia sulla food hall e su cui affacciano due stecche commerciali dove si aprono diversi punti vendita: Boots (con la sua offerta di parafarmacia e cura della persona) e WHSmith coprono il segmento travel essential a cui si aggiunge lo specialista di prodotti da viaggio ed elettronica di consumo Dixons. La boutique Hour Passion (che, fin dal nome, esprime il focus della propria offerta merceologica: gli orologi di alta gamma) che fa il paio con il punto vendita Pandora offrono uno sfogo ulteriore agli acquisti d’impulso non colmati dal duty free. Per quanto riguarda l’abbigliamento e gli acces-

sori, il fast fashion femminile di Parfois, lo stile urbano nippo-americano di Superdry, il rivenditore di valigeria e pelletteria Rolling Luggage e quello di occhialeria Sunglass Hut completano il ventaglio di marchi con ambizioni premium presenti. In termini food&beverage, l’offerta si concentra su una food hall a due piani la cui àncora è rappresentata dalla caffetteria a marchio Starbucks a pianta circolare che si sviluppa in altezza e richiama l’attenzione del cliente verso i punti vendita del piano superiore. Prima, a farla da padrona è Marquette: un vivace self service in modalità food market con corner e sezioni dedicate alle differenti fasi della giornata (dalla colazione al pranzo, passando per lo snack veloce e il grab&go) oltre a un menu à la carte da consumare in un ampio spazio con sedute e angolo bar. Di fronte, la vetrina Wrights of Howth coglie nel segno trasmettendo, fin dal layout utilizzato, un look&feel allo stesso tempo atlantico e locale. Il punto vendita, infatti, ricorda la tradizionale drogheria di quartiere con prodotti esposti in un grande bancone (che copre circa un terzo della superficie) e utilizzati per creare sandwich e piatti espressi a base di pesce, formaggio e tuberi. Più avanti, una chicca veggie: Happy Pear, primo e unico concept ristorativo plant based presente all’interno dello scalo. A completare l’area, il format Street Kitchen (dalle bowl ai burritos) e la caffetteria Butlers Chocolat Café (azienda artigianale con sede produttiva a Dublino). Passando al piano superiore della food hall, troviamo: il fast food Burger King, che può contare su un servizio di ordinazione in modalità self attraverso chioschi e totem digitali che comunicano direttamente con la cucina e permettono al cliente di servirsi in autonomia le bevande (con refill gratuito); lo sport pub The Garden Terrace con offerta all-day, servizio al tavolo, ampia selezione di birre (Guinness inclusa, ovviamente) e una terrazza all’aperto a uso e consumo soprattutto dei fumatori. ¢ marzo 2020 | retail food

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World Travel Retail QATAR AIRWAYS SALE AL 25% DI IAG

QATAR – La compagnia Qatar Airways passa dal 21,4 al 25,1% delle quote all’interno di IAG, parent company di British Airways, Iberia, Vueling e Aer Lingus. L’aumento è il risultato di un processo di acquisizioni graduali a partire dal 9,99% del 2015 e di una strategia che guarda a Ovest per consolidare il proprio business aeronautico.

AL JFK IL TERMINAL 4 PRENDE FORMA

USA – Emergono maggiori dettagli sull’espansione e il rinnovamento del T4 all’aeroporto JFK di New York dopo l’accordo raggiunto fra l’autorità dei trasporti statale e le due società che gestiscono lo scalo, Delta Airlines e JFKIAT. Il progetto da 46mila mq, che verrà ultimato nel 2023 per un totale di 13 miliardi di dollari, punta su un travel retail di ispirazione locale e tecnologicamente avanzato.

A SCHIPHOL CALA LA SPESA (MA NON QUELLA F&B)

PAESI BASSI – Spesa media in declino, ma non per il F&B. All’aeroporto di Amsterdam Schiphol, il 2019 si chiude con una diminuzione dell’1,8% in termini di spesa media per passeggero in partenza per un totale di 12,9 euro. Continua quindi il trend a ribasso già registrato nel 2018 (-1,6%).

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retail food | marzo 2020

In controtendenza i consumi food&beverage che registrano un +1,7% a 4,89 euro per passeggero e contribuiscono all’aumento dei ricavi che si attestano intorno ai 217 milioni di euro.

HEINEMANN, ALTRI OTTO ANNI A SIDNEY

AUSTRALIA – Contratto rinnovato per Heinemann all’aeroporto di Sydney. L’operatore continuerà a gestire i punti vendita duty free per i prossimi otto anni. Un periodo durante il quale Heinemann punta ad ammodernare la propria offerta implementando un format a zone: dal lusso al confectionary, passando per cosmetica e liquori ogni area sarà supportata da un approccio tecnologico capace di tracciare in modo più approfondito le abitudini dei passeggeri.

SMART CHECKOUT, A MONACO ORA SI PUÒ

GERMANIA – Lo smart checkout arriva anche all’aeroporto di Monaco dove il convenience store MyCorner ha implementato il sistema sviluppato da Eurotrade. Una volta scelto il prodotto da acquistare, al passeggero basterà scannerizzare la tag elettronica che riporta il prezzo a scaffale per essere ridiretti a un sito dove completare il pagamento. Un passaggio che evita al passeggero di dover scaricare sul proprio smartphone l’ennesima app.

TORONTO DIFFERENZIA PER BATTERE IL CORONAVIRUS

CANADA – Parola d’ordine: diversificare per continuare a crescere. Forte di un bacino di circa 50 milioni di passeggeri e una crescita commerciale del 11% nel corso degli ultimi cinque anni (13% per il duty free) la società di gestione dello scalo internazionale di Toronto (GTAA) ha deciso di ritoccare la strategia di espansione e concessione degli spazi retail iniziata nel 2016. Obiettivo: ingaggiare i passeggeri non-cinesi ed evitare i contraccolpi del coronavirus.

HMSHOST APRE IL FOOD VILLAGE DI DUBAI

EAU – Sviluppato su una superficie di circa 170 mq, il Food Village DXB ha dato avvio alle attività F&B all’aeroporto di Dubai che continua a perseguire il suo global approach. Il format, nato dalla collaborazione con HMSHost, propone 14 concept food dal respiro etnico e internazionale con preparazioni a vista e servizio street food: da McDonald’s a KFC, passando per il ristorante cinese Panda e l’indiano Taste of India.

Cina

NUEVO PUDAHUEL: 93 UNITÀ COMMERCIALI A BANDO

CILE – Il consorzio Nuevo Pudahuel, costituito da Aeroporti di Parigi, Vinci Airports e Astaldi, ha lanciato i bandi per 93 unità commerciali all’aeroporto internazionale di Santiago del Cile per un totale di 19.132 mq. L’obiettivo è quello di trovare i giusti partner per sostenere la crescita dei passeggeri che entro il 2021 dovrebbero passare da 16 a 30 milioni all’anno.

AEROPORTO DI MALTA, UN PROGETTO DA 100 MILIONI

MALTA – L’aeroporto internazionale di Malta ha annunciato un piano di trasformazione ed espansione del terminal da 100 milioni di euro. Necessario per tenere il passo con la crescita dei passeggeri, il progetto prevede un estensione da 18mila a 31.200 mq dello scalo. A livello retail, la novità sarà rappresentata dal landside in cui i passeggeri in partenza e arrivo condivideranno la stessa area dove verranno concentrati e potenziati tanto l’offerta retail quanto quella F&B.


duty free world | SSP, NUOVA FOOD HALL AMERICANA

USA – Nuova apertura a stelle e strisce per SSP che ha inaugurato, all’interno dell’aeroporto di Seattle, il punto vendita Capitol Hill Food Hall: uno spazio di circa 650 mq dedicato all’offerta F&B locale declinata in otto corner che propongono sia un menù da consumare sul posto che referenze grab&go. Ad allietare il pasto dei passeggeri, che possono usufruire di sedute comuni, anche uno spazio dedicato a performance musicali dal vivo.

MOSCA SHEREMETYEVO A TUTTO LUXURY

RUSSIA – Nuovo luxury marketplace all’interno dell’aeroporto di Mosca Sheremetyevo. Uno spazio di circa 1.160 mq gestito da Sheremetyevo Duty Free che accoglie due store multi brand con un’offerta che ruota attorno alle referenze fashion e accessori, da un lato, e orologi e gioielli, dall’altro. L’inaugurazione della nuova area si inserisce all’interno di un progetto di ammodernamento ed espansione commerciale che ha già portato in dote un walkthrough di tremila mq e 500 mq di negozi agli arrivi.

by Kevin Rozario

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London kevin.rozario.uk@gmail.com

Coronavirus: international traffic recovery expected late March Coronavirus: il traffico internazionale riprenderà a marzo

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he destructive blow that COVID-19 is having on the travel, tourism and travel retail sectors is becoming agonisingly clear as more retail sales and flight booking data come to light. Today, the duty free business is many times more reliant on Chinese shoppers than it was when the SARS epidemic reared its head in 2002-03. At that time Chinese international travellers – the channel’s high-spending shoppers – were just 50 million. By 2018 their numbers had soared to 114 million. In the same period domestic Chinese traffic had ballooned from 138 million to 702 million (source: ICAO, IATA). In a matter of a few weeks Chinese outbound numbers have been decimated. According to seat analyst, OAG, between 20 January and the week commencing 17 February, weekly international seats from China had fallen by about 1.7 million – close to an 80% reduction. Put in perspective, China has gone from being the world’s third largest international aviation market to ranking 25th, just behind Portugal, in just a few weeks. OAG Chief Analyst John Grant commented: «No event that we remember has had such a devastating effect on capacity as coronavirus. It highlights the importance of the Chinese market to aviation – and the rapid globalisation of air services. Ultimately the market will recover, but in the short term the damage to some airlines and the long term impact on their growth may linger beyond the virus». Asian travel retailers in particular are seeing that damage playing out. The five biggest losers of Chinese traffic between 20 January and the week commencing 17 February were Japan (-245,012 seats), Thailand (-236,533), South Korea (-169,176), Hong Kong (131,843) and Taiwan (-121,094). Many airlines have dropped services into and out of China until the end of March when the summer IATA season starts. A large proportion of the lost 1.7 million seats are expected to be reinstated then, but numbers won’t be back to pre-20 January levels. At the time of writing, roughly 2,000 new cases of COVID-19 were being reported daily, indicating a stabilisation in infection rates. Of the 73,000 reported cases, 896 (1.2%) were outside mainland China. However, more than 450 of those were limited to a single cruise ship.

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entre emergono nuovi dati sulle vendite e sulle prenotazioni, l’impatto negativo del COVID-19 sui settori dei viaggi, turismo e travel retail sta dolorosamente diventando sempre più evidente. Rispetto all’epidemia di SARS del 2002-03, oggi il business duty free dipende in maniera maggiore da clienti cinesi. Allora, i viaggiatori internazionali cinesi – la categoria più alto spendente per il canale – erano solo 50 milioni. Una cifra che nel 2018 è salita a 114 milioni. Nello stesso periodo, il traffico domestico è esploso passando da 138 a 702 milioni di passeggeri (fonte: ICAO, IATA). Nel giro di poche settimane, però, il numero dei cinesi in uscita è stato decimato. Secondo l’analista di posti in volo OAG, fra il 20 gennaio e la settimana del 17 febbraio, i voli dalla Cina hanno perso settimanalmente 1,7 milioni di posti occupati – per una riduzione di quasi l’80%. In prospettiva, nel giro di poche settimane la Cina è passata dall’essere il terzo mercato aeronautico mondiale al 25esimo posto, subito dietro al Portogallo. John Grant, OAG chief analyst ha commentato: «Nessun evento a nostra conoscenza ha avuto un impatto così devastante sulla capacità di posti disponibili come il coronavirus. Questo sottolinea l’importanza del mercato cinese per l’aviazione e della rapida globalizzazione del servizio aereo. Alla fine il mercato si riprenderà, ma il danno subito nel breve periodo e le conseguenze a lungo termine continueranno a farsi sentire». I travel retailer asiatici in particolare ne stanno già facendo i conti. Considerando il periodo fra il 20 gennaio e il 17 febbraio, infatti, le destinazioni che ci hanno rimesso di più sono state il Giappone (-245.012 posti), la Thailandia (-236.533), la Corea del Sud (-160.176), Hong Kong (-131.843) e Taiwan (-121.094). Molte compagnie aeree hanno già cancellato i propri collegamenti da e per la Cina fino alla fine di marzo, quando inizierà ufficialmente la stagione estiva per IATA. E, sebbene una grande fetta degli 1,7 milioni di posti a sedere persi saranno ripristinati, di sicuro non raggiungeranno i livelli registrati prima del 20 gennaio. Mentre scriviamo, si registrano circa duemila nuovi casi di COVID-19 al giorno che indicano una stabilizzazione nel tasso di infezione. Dei 73mila casi riscontrati, 896 (l’1,2%) è stato registrato fuori dalla Cina. Anche se più di 450 di questi erano quelli imbarcati su una singola nave da crociera.

marzo 2020 | retail food

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Star Trek Abbigliamento

Destinazione Calzedonia Di Camilla Rocca

Il futuro del Gruppo da 2,4 miliardi di euro di fatturato è nello sviluppo di linee guida sostenibili, nell’eCommerce e in una politica espansionista verso i mercati esteri. Signorvino è pronto per il salto oltreconfine

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l bilancio 2019 di Gruppo Calzedonia si chiude con una sferzata positiva: +4,4% a cambi costanti per un fatturato complessivo di 2.411 milioni di euro che spezza il trend negativo dei dodici mesi precedenti, in diminuzione dello 0,5 per cento. Negli ultimi dieci anni la crescita del Gruppo è stata significativa, raddoppiando il fatturato 2010 (1.128 milioni) con un trend che è variato dal +16% al +4%, a eccezione del 2018, aumentando però in modo sensibile il fatturato estero che pesa il 56% del totale. La capogruppo è Calzedonia Holding Spa con sede in Italia, che controlla Calzedonia Finanziaria in Lussemburgo e tutte le partecipazioni del gruppo in Italia e all’estero, con una rete in 54 Paesi (conquistando nove nuove nazioni nello scorso anno). Incentrato sul mercato intimo uomo e donna, Calzedonia Group si divide, attraverso punti vendita monomarca, nei brand Calzedonia, Intimissimi Donna e Uomo, Tezenis, Falconeri, Atelier Emè e da ultimo, grazie alla passione del presidente, Sandro Veronesi, anche nel comparto della ristorazione con Signorvino.

Propensione all’internazionalizzazione

Calzedonia mira a sviluppare una rete di punti vendita esteri, oltre a consolidare la propria posizione in Italia: nel 2019 i principali Pae32

retail food | marzo 2020

si su cui si è focalizzata sono stati Cina, Russia, Francia (con l’apertura del primo negozio Tezenis nel 2018), Germania, Giappone e Stati Uniti (Falconeri è sbarcato a Tokyo e New York nel 2018). Una vendita che si concretizza esclusivamente in monomarca, gestita direttamente da società del gruppo in modo diretto o in franchising (i cosiddetti affiliati) o ancora attraverso distributori esteri; le rimanenze, invece, vengono commercializzate attraverso diversi outlet. Un totale di 4.859 punti vendita al 31 dicembre 2018, di cui 3.103 all’estero e 1.756 in Italia. Rispettivamente Calzedonia, il primo brand del gruppo nato nel 1986 e presente con 2.147 locali, attivo in 54 mercati e 24 in eCommerce. Intimissimi Donna, il brand storico del gruppo nato nel 1996, è distribuito in 1.518 negozi, di cui circa 500 in Italia ed è commercializzato in 54 mercati e 24 per quanto riguarda l’online. Intimissimi Uomo, ultima sfida del brand del Gruppo, è presente in 6 mercati nel mondo e 24 per l’eCommerce con 149 store monobrand. Tezenis, il brand più giovane e sbarazzino, nato nel 2003 è presente in 638 punti vendita ed è distribuito in 26 mercati

e 17 online; Falconeri, il brand specializzato nella maglieria di cashmere artigianale acquistato nel 2009, copre 9 mercati internazionali e 17 online per 102 shop di cui 3 aperti nel corso del 2018; Atelier Emè, ultimo acquisto del Gruppo che produce abiti da sposa e da cerimonia ad alto contenuto artigianale, è presente in 40 punti vendita. Per finire con Signorvino, che nasce nel 2012 ed è presente in 15 locali al momento solo in Italia, selezionando 1.500 etichette di vino 100% italiano.

Chiusure in Italia, a favore del mercato estero

Nel 2018 si sono chiusi diversi punti vendita italiani per privilegiare l’estero, mantenendo però un trend positivo nel complesso: Calzedonia ha soppresso 12 locali nella Penisola e aperto 81 nuovi negozi oltre confine; Intimissimi ne ha persi 11 in Italia contro i 72 opening all’estero; Intimissimi Uomo invece si espan-


PROGRESSIONE DEL FATTURATO

In milioni di euro e percentuale rispetto all’anno precedente ANNO

2010

2011

2012

2013

2014

2015

2016

2017

2018

FATTURATO

1.128

1.295

1.503

1.666

1.847

2.018

2.128

2.314

2.303

CRESCITA %

12.1%

4,9%

16,0%

10,9%

10,8%

9,3%

5,4%

8,7%

-0,5%

LA CRESCITA PERCENTUALE

IL FATTURATO

2500

16% 14%

2000

12%

1000 500 0

2% 2010

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2013

2014

de sia nel mercato Italiano (+26) che nell’estero (+12) come nuovo brand dedicato all’uomo del Gruppo; anche Tezenis ha ampliato la rete dei punti vendita italiani (+5) ed esteri (+38), evidenziando sempre una bella impronta espansionistica ed è stato aperto un nuovo outlet; Falconeri ha chiuso un punto vendita in favore di 3 esteri; Atelier Emé ha aperto 39 punti vendita per incrementare l’awareness in Italia e uno estero; rimane invariato il numero di locali destinati a Signorvino, 15, presenti solo in Italia. Sostanzialmente nell’anno 2018 sono stati aperti 217 nuovi punti vendita, di cui 207 all’estero e solo 10 in Italia.

Gli indicatori del risultato finanziario

Andando ad analizzare l’ultimo bilancio consolidato disponibile, quello al 31 dicembre 2018, si evince un risultato operativo (EBIT) di oltre 329 milioni di euro (in diminuzione rispetto ai 340 milioni del 2017) e con un risultato netto 2018 di 237 milioni, dove spic-

L’azienda in pillole Proprietà Calzedonia Holding Spa Sede Dossobuono di Villafranca (Vr)

Settori di business Fashion Retail 4.671 worldwide, di cui 1.706 in Italia fatturato

2,3 miliardi di euro (+2% a cambi costanti)

Fonte aziendale

Management Sandro Veronesi ceo; Joerg Mingers ceo GV Italy

2015

2016

2017

2018

Fonte aziendale

10% 8% 6% 4%

1500

0%

ca un margine di contribuzione notevole (il 72,4% di differenza tra ricavi delle vendite e costo del venduto) a cui vengono sottratti il 33% di costi esterni di lavorazione e un 20% di costo del personale. Il quoziente primario di struttura (ovvero Patrimonio Netto/ Attivo Immobilizzato) a 1,37, rispetto all’anno precedente (1,25), denota una maggiore solidità patrimoniale. I mezzi propri eccedono la dotazione immobilizzata e coprono il 76% dei fabbisogni complessivi: in miglioramento la capacità del Gruppo di coprire gli investimenti immobilizzati con mezzi propri e i debiti finanziari con i margini operativi creati dalla gestione, con un importante patrimonio netto della Capogruppo che ammonta a 582,5 milioni. Una leggera diminuzione della redditività, invece, si evince da una diminuzione del ROE e del ROI: dal 14,9% al 12,5% per il return on equity e dal 15,3% al 13,7% per il return on investment. «Il decremento è dovuto a una contingenza che non riguarda la gestione operativa o le previsioni di vendita: si è registrato un calo del fatturato a inizio anno (2018, ndr) determinato da condizioni climatiche straordinarie che non hanno stimolato i primi acquisti di stagione. Sono aumentati rispetto l’anno precedente (2017, ndr) invece i costi logistici, delle lavorazioni industriali e di comunicazione», spiegano gli analisti del Gruppo. Si sottolinea inoltre una crescita organica dei lavoratori, che alza il costo del personale dal 17,6% al 19,4%, in parte dovuta alla forte politica espansionistica sui mercati esteri, per un totale di 36.653 unità a inizio 2019 di cui oltre 21mila impiegate in attività produttive, oltre 14mila nel commerciale e 575 in servizi, per un aumento di 2.516 unità rispetto al periodo precedente. Il Gruppo è soggetto a diversi rischi: di credito, di tasso e di liquidità tipici di tutte le gestioni ma anche di cambio a causa delle par-

tecipazioni e delle vendite estere. Inoltre, si aggiungono il classico rischio di mercato dovuto a congiunture degli acquisti, il rischio legato alle situazioni politiche (non dimentichiamo che il Gruppo possiede importanti unità produttive in Sri Lanka, dove però la situazione politica sembra essere stabile) e il rischio legato ad alcune figure chiave che hanno portato Calzedonia al successo, ma per questo il Gruppo si è dotato di una struttura organizzativa in grado di garantire continuità all’impresa.

I piani per il 2020

Si punta a sviluppare i marchi più recenti in Italia, come Intimissimi Uomo, Signorvino e Atelier Emé. «Si stanno valutando aperture anche all’estero per Signorvino, soprattutto nei paesi dell’Est Europa, dove la passione per il Made in Italy sta crescendo a livello esponenziale», si evince dalla nota di bilancio diramata a gennaio 2020. Proseguirà invece l’attività di riqualificazione e ammodernamento dei punti vendita esistenti a marchio Calzedonia, Intimissimi e Tezenis, puntando sempre più sulla grande opportunità fornita dall’eCommerce, che supera l’ostacolo fisico (e il conseguente costo) della gestione degli store fisici. «Il 25 ottobre 2019 abbiamo sottoscritto il Fashion Pact: una coalizione che raggruppa le realtà più importanti del settore moda e tessile per una task force che guarda a un futuro più sostenibile. La sostenibilità e l’impatto ambientale sono da sempre temi cari al Gruppo, ma da ora in poi prenderanno un aspetto focale» hanno dichiarato i responsabili comunicazione di Calzedonia. ¢ marzo 2020 | retail food

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L’Evento Franchising

Dall’America all’Europa, è l’ora del franchising multi-unit

D

opo l’esordio nel Vecchio Continente, a Londra, si è tenuta gli scorsi 28 e 29 gennaio, a Vienna, la 2020 Master & Multi-Unit Franchising Conference. Si tratta della seconda edizione a livello europeo dell’incontro che, da anni, si tiene negli Usa dove – peraltro – la prossima Multi Unit Franchising Conference è prevista dal 14 al 17 aprile 2020 a Las Vegas. Ovviamente, rispetto all’evento europeo, i numeri delle edizioni a stelle e strisce sono ben più consistenti. L’anno scorso, per esempio, i partecipanti sono stati più di 1.700 (circa 250 a Vienna), il 13% dei quali sono franchisee con 50 o più punti vendita. E proprio per questo è utile monitorare il trend in atto.

Ospiti di rilievo

La conferenza di Vienna, però, non è stata solo un’importante occasione per fare incontrare investitori di grande forza economica e brand. Ma anche un’opportunità di formazione, con interventi da parti di speaker di elevato standing. Tra le presentazioni di maggiore interesse va senza dubbio citata quella dell’opening keynote speaker, Catherine Monson, ceo di Fastsigns International Inc. (catena con 726 location distribuite in 9 Paesi) e chairwoman della International Franchise Association. La presentazione di Catherine Monson offre alcuni dati recentissimi (aggiornati a fine 2019) sul mercato Usa, che è un importante riferimento perché il mercato europeo e quello italiano tendono ad anda34

retail food | marzo 2020

re verso modelli di business d’Oltreoceano. Negli Stati Uniti il fenomeno del franchising vanta numeri impressionanti: basti pensare che solo nel 2019 hanno iniziato a sviluppare questa formula ben 322 nuovi brand (in Italia, dati Assofranchising, nel 2019 erano 961 i marchi totali impegnati nel mercato dello sviluppo in affigliazione). Sempre negli Stati Uniti, più della metà dei franchisee sono multi-unit franchisee (solo il 46,2% sono single unit franchisees), con il 30,1% del totale che possiedono tra i 2 e i 9 punti vendita, il 9,8% che si colloca tra i 10 e i 24 store, l’8,6% che ne ha tra 25 e 99 e, infine, il 9,8% che ne gestisce addirittura più di 100. Allargando lo sguardo, inoltre, si scopre che negli Usa ci sono 759.000 negozi gestiti con la formula del franchising, che generano vendite per 757 miliardi di dollari, in cui lavorano 8,2 milioni di persone e che contribuiscono al 3% del Pil. Numeri veramente impressionanti.

Un evento particolare

Perché, allora, pur essendo Usa ed Europa ancora piuttosto distanti in termini di sviluppo del franchising, quello di Vienna rappresenta un evento importante per questo mercato? Perché è un indicatore di come in Europa, e quindi anche in Italia, si stia via via facendo largo una tendenza che negli Stati Uniti è partita da tempo. E cioè: nel franchising incrementerà il tasso di crescita (e l’importanza) dei franchisee multiunit, multi-brand e anche dei master. E a questa tendenza contribuiranno non poco i brand Made in Usa: già oggi tra i 200 Top US franchi-

sor, per esempio, il numero di negozi fuori dai confini, sul totale, ammonta al 39%, ed è una percentuale in continua crescita.

E l’Italia?

In Italia, a ben vedere, ci sono già esempi di franchisee multi-brand e multi-unit. Lo sono Autogrill e Chef Express, che gestisce un portafoglio di oltre 30 brand. Lo sono anche MyChef e Sirio. Anzi, Sirio – recentemente quotata all’AIM – è una case history particolarmente interessante, perché non solo è già franchisee di importanti brand come Burger King, Cioccolatitaliani e Alice Pizza, ma ha anche da poco annunciato che sarà lo sviluppatore per l’Italia di Paul. Ed è notizia ancor più recente la prossima apertura di due punti vendita del nuovo formato Zako-Sushi Experience. Il fenomeno di cui stiamo parlando, però, non riguarda soltanto la ristorazione. Basti pensare alla storia di eccellenza di Quantum Retail, franchisee che gestisce ben 72 negozi con 8 marchi. Ciò che vale la pena segnalare è che insieme a questi casi più noti ci sono anche altri esempi per ora meno famosi, ma in costante sviluppo. Si tratta dunque sicuramente di un fenomeno da seguire con attenzione. A partire dai dati del 2019 relativi alla presenza di alcuni brand statunitensi presenti in Italia: Burger King Restaurants Italia ha raggiunto i 221 ristoranti, dai 193 dell’anno precedente, ed è passata da 213 a 261 milioni di euro di fatturato. Massimo Barbieri, SOFI (Sviluppo ed Organizzazione Franchising Internazionali)



r&f Netcomm

di Roberto Liscia Presidente Netcomm www.consorzionetcomm.it

eCommerce e digital evolution della GDO

I

l settore del Food&Grocery si è attestato nel 2019, insieme ad Arredamento e Home Living, come uno dei settori più dinamici dell’eCommerce italiano, con un valore di 1,6 miliardi di euro (Fonte: Osservatorio eCommerce B2C Netcomm-Politecnico di Milano), pari al +42%. La componente principale è quella Alimentare con l’89% del comparto, mentre il restante 11% riguarda l’Health&Care. A guidare la crescita del settore alimentare sono in particolare i prodotti di largo consumo con la spesa da supermercato, i prodotti enogastronomici con le specialità territoriali e il vino e il cibo pronto attraverso il food delivery, un comparto in forte espansione negli ultimi mesi. Nonostante quello del Food&Grocery sia il comparto online che lo scorso anno è cresciuto con il ritmo più sostenuto, a fronte del +15% dell’eCommerce nel suo complesso, occorre sottolineare che ha ancora un’incidenza marginale in Italia, pari al 5% sul totale eCommerce B2C italiano, che vale 31,6 miliardi di euro. Il ritardo dell’Italia è dovuto principalmente alla diversa penetrazione nei comparti di prodotto, soprattutto nel Food&Grocery. Ed è proprio nello sviluppo dell’offerta in questo settore, il primo nel paniere degli acquisti degli italiani (considerando anche l’offline), che si gioca il futuro dell’eCommerce nel nostro Paese. Oggi, secondo l’Osservatorio eCommerce B2C Netcomm-Politecnico di Milano, poco più di due terzi degli italiani può fare la spesa online da supermercato, anche se il livello di servizio non è sempre idoneo. I numerosi progetti, avviati e consolidati negli ultimi anni, hanno potenziato l’offerta: c’è stato un incremento di iniziative nelle regioni del Nord Italia (Emilia-Romagna, Veneto, Piemonte, Friuli-Venezia Giulia), nel Centro Italia (Lazio, Marche) e nel Sud Italia. Inoltre, alcune regioni (Basilicata, Umbria, Trentino-Alto Adige) sono riuscite a ottenere un accesso potenziale all’offerta grazie all’attivazione di nuovi servizi di spesa online. La copertura regionale, tuttavia, non è ancora omogenea e in alcune province non è tuttora possibile effettuare la spesa online.

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Le iniziative infatti sono concentrate prevalentemente intorno ai grandi centri urbani italiani (Milano, Roma, Torino, Napoli). Nel 2019, come già nel 2017, in tutte le regioni italiane è presente almeno un’iniziativa di Food Delivery. Rispetto al 2017, l’Osservatorio ecommerce B2C Netcomm-Politecnico di Milano registra un potenziamento dell’offerta esistente, con un incremento significativo del numero di iniziative presenti sul territorio. Negli ultimi due anni,

5%

L’incidenza del Food &Grocery online rispetto al totale dell’eCommerce in Italia infatti, la copertura geografica provinciale è aumentata dal 48% al 97%. Cambiando prospettiva e adottando come unità di analisi i comuni (e non le province), nel 2019 il 6,5% dei comuni italiani è coperto dal servizio di consegna di cibo pronto a domicilio (era il 5% nel 2017). I player del settore preferiscono attivare i servizi di Food Delivery in prima battuta nelle città più densamente popolate (importanza della massa critica). ABITANTI CON ACCESSO POTENZIALE ALLA SPESA ONLINE DA SUPERMERCATO

2017

2019

64% degli abitanti

68,5% degli abitanti

Il 93% dei comuni con almeno 50.000 abitanti è coperto dal servizio (era il 74% nel 2017). Al momento quasi un abitante su due ha un accesso potenziale al servizio (era un abitante su tre nel 2017). Possiamo però aspettarci una forte accelerazione, soprattutto per il comparto alimentare, perché le modalità di accesso ai prodotti nel food stanno cambiando: al centro non sono solo gli ordini online, ma metodi di consegna innovativi, come il click&collect in store o il drive-in, e soluzioni sempre più semplici, come l’abbonamento o la disponibilità di liste della spesa preimpostate. Anche in questo caso, la personalizzazione è la chiave dello sviluppo di questi servizi. Basti pensare a quelli sempre più diffusi di meal-kit, che consentono di ricevere un pacco con tutti gli ingredienti necessari per realizzare una cena a casa: un servizio che va oltre la mera consegna dei prodotti e che aggiunge un forte elemento esperienziale. L’esperienzialità è un fattore sempre più importante che anche gli operatori della GDO devono sfruttare, semplificando in particolare il cosiddetto food journey, che oggi si presenta particolarmente articolato in ogni sua fase: dalla selezione all’ordine, dal pagamento alla consegna. Modalità di selezione dei prodotti diverse rispetto allo scaffale in negozio, ordini complessi e lunghi spesso effettuati in mobilità e servizi di consegna e di pagamento in divenire sono alcuni degli elementi che le aziende devono semplificare, innovando l’esperienza di acquisto. Tra le tecnologie che avranno interessanti applicazioni nell’ambito della trasformazione digitale della GDO, consideriamo senza dubbio la blockchain, che consentirà di migliorare l’offerta dei player portando benefici su più livelli: grazie a un controllo consapevole delle informazioni, si potranno assicurare la massima interoperabilità dei dati tra i diversi sistemi e una gestione efficiente delle transazioni finanziarie, accrescendo il livello di trasparenza e fiducia del consumatore. ¢



Case history eCommerce

Decathlon: più vendite online… anche in store

P

resente con 1.520 store in 870 città e 54 tra paesi e aree geografiche (dato aggiornato all’aprile 2019), con 11 miliardi di euro di turnover nel 2017 escluse le tasse (Fonte: www.decathlon-united.com), Decathlon rappresenta anche in Italia il punto di riferimento per eccellenza nel segmento abbigliamento, scarpe e materiale per lo sport. Parallelamente al canale fisico, che si caratterizza per un’experience immersiva e fortemente identificativa del brand, cresce esponenzialmente quello digitale, con l’obiettivo di offrire alla clientela un customer journey on e off-line completo e integrato. A raccontarne a r&f i progetti e le dinamiche nella Penisola è Fabio Meregalli, eCommerce manager di Decathlon Italia.

C’è tuttora una considerevole differenza tra i due scontrini. Quello online è 40-50 punti percentuali più alto di quello offline

da pureplayer e dai omniretail appunto come noi. Si aggiungono alla complessità la vendita di prodotti fuori il mercato nazionale da operatori italiani e gli acquisti da parte di clienti italiani da operatori stranieri. In generale il BtoC italiano nel 2018 ha transato digitalmente il 6,5% del globale (fonte: Osservatori Politecnico Milano). Decathlon Italia Fabio Meregalli, Innanzitutto, quanto si posiziona sul dato di mercato eCommerce manager incidono in percentuale per percentuale di turnover 2019 di Decathlon Italia. le vendite generate dal digitale, con l’ambizione di una crescisito eCommerce sul fatturato totale di ta forte nei prossimi 5 anni. Decathlon in Italia? Questo andamento Come cambia lo scontrino medio tra come si posiziona rispetto alla media acquisto on e off-line? In termini di degli altri mercati in cui siete presenti? desiderata dei clienti, ci sono prodotti È una risposta piuttosto complessa in quanpiù adatti alla vendita sul web e altri nel to il mercato BtoC eCommerce è composto negozio fisico? 38

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C’è tuttora una considerevole differenza tra i due scontrini. Quello online è ancora 40-50 punti percentuali più alto di quello offline. Questo per diverse motivazioni. I prodotti di investimento della nostra offerta sportiva come attrezzi fitness, tavoli da ping pong, tende, kayak e biciclette hanno nella consegna a domicilio un fattore determinante. La consegna gratuita e i servizi a valore aggiunto come consegna nel locale desiderato e montaggio sono un’indubbia leva di vantaggio per la vendita online. Prodotti tessili e scarpe hanno ancora nella possibilità di provare l’articolo in negozio un plus evidente, e in questo caso l’online gioca il ruolo di upselling o showrooming per l’offerta completa. La sfida dei prossimi anni sarà di implementare una user experience digitale per favorire la messa in valore di prodotti più fast soprattutto da mobile. Quanto è rilevante il fenomeno dell’acquisto online generato all’interno del punto vendita? Moltissimo. Nel customer journey che disegniamo insieme alle equipe marketing e IT si prevede il punto fermo del negozio come leva per la soddisfazione degli sportivi italiani. Sia quando l’esperienza inizia sul web attraverso la consegna in negozio tramite clicca e ritira.


Sia quando la vendita digitale inizia direttamente in negozio. Nel primo caso i vantaggi evidenti sono: la possibilità di usare 125 punti vendita come punto di ritiro, la gratuità del trasporto, il vantaggio di poter provare immediatamente il prodotto, la possibilità del reso contestuale. Nel secondo, invece, i vantaggi sono quello che chiamiamo showrooming: vedo in negozio e acquisto su tutta la gamma anche in caso di indisponibilità nel punto vendita. Senza dimenticare i servizi di trasporto a valore aggiunto. Come è organizzata la logistica di Decathlon per le vendite online? Ci sono progetti di potenziamento anche real estate? Il deposito di Basiano in provincia di Milano ha una cellula che si occupa specificatamente di prelevare, preparare e spedire ordini eCommerce. Nel tempo, da pochi metri quadri questa cellula copre una percentuale rilevante sia in termini di spazio che di risorse. La decisione di centralizzare l’attività è stata ovviamente presa per ottimizzare le risorse e i processi. Oggi le riflessioni in corso sono tre: la decentralizzazione su tutti e quattro i depositi di Decathlon Italia per essere ancora più vicini ai bisogni degli utilizzatori digitali italiani e proporre consegna next day in tut-

to il Paese, la meccanizzazione delle attività a più basso valore aggiunto e l’utilizzo di tutti i punti vendita come depositi virtuali locali dotandoli di funzione di spedizione. In questo caso, pressoché su tutto il territorio nazionale, arriveremo a consegnare in giornata. La politica di promozioni e pricing sull’online si differenzia, e se sì come, rispetto a quella adottata all’interno del punto vendita fisico? In ottica di omnicanalità pura non esiste una politica di pricing differente tra off e online. Il mercato italiano ci dice ancora che la leva principale per l’acquisto online è il prezzo, e non l’offerta completa o i servizi come in altri paesi europei. Dunque, pur con prezzi equivalenti, la clientela digitale cerca maggior-

mente le promozioni sul nostro sito. Periodi come l’uscita delle stagioni estate e inverno e il Black Friday presentano quindi un’accelerazione forte sulle vendite digitali. Infine, quali sono i servizi a valore aggiunto erogati sul sito eCommerce in un’ottica omnicanale? Sono diversi ma partendo da un’ottica omnicanale citerei: il clicca e ritira gratuito, il reso gratuito sia online che in negozio per ben 365 giorni con carta Decathlon, la prenotazione online con ritiro a partire da un’ora, la consegna express il giorno successivo, il montaggio di articoli voluminosi, la consegna al piano. E ancora, il trasporto gratuito per tutti gli ordini effettuati dal negozio e la partecipazione al programma di loyalty di Decathlon. A.P.

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Focus Logistica

Hub logistici: primo target per gli investitori

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li investimenti logistici nel 2019 in Italia hanno raggiunto livelli mai registrati prima, con un totale di circa 1,5 miliardi di euro: +42% rispetto al 2018 e +73% rispetto alla media degli ultimi 10 anni. Anche il numero di transazioni è aumentato notevolmente, per un totale di 43 (+19 rispetto al 2018). «Il mercato registra un continuo interesse nei confronti del settore, con una varietà e profondità di profili di investimento che rappresenta una novità significativa per il mercato logistico italiano. Gli investitori sono attivi con strategie che includono lo sviluppo, non solo più in builtto-suit ma anche speculativo nei mercati consolidati, e che guardano sia al mondo della logistica tradizionale che a quello del courier e, con sempre più interesse, dell’urban logistics. Le acquisizioni, in questi ultimi due segmenti, hanno rappresentato negli ultimi 12 mesi il 33% dei volumi totali», ha dichiarato in un’ampia intervista sulle dinamiche e l’evoluzione di questo settore Elena Di Biase, head of logistics capital markets di JLL. Quali sono le aree del Paese maggiormente interessante da questo fenomeno? Siamo e saremo sempre più di fronte a veri e propri hub logistici? Gli hub logistici continuano ad essere il primo target per gli investitori core, ma anche value add che sono aperti a investimenti speculativi in queste location. In particolare, Milano anche nel 2019 ha assorbito quasi un quarto degli investimenti totali, e la percentuale sale se si considerano i portafogli. Allo stesso tempo, gli investitori stanno recependo le dinamiche locative positive nei diversi segmenti, big boxes e logistica urban, e si stanno quindi aprendo a mercati che sino a 24 mesi fa erano fuori dal radar del mondo istituzionale. Naturalmente, questa tendenza riflette anche la difficoltà

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Logistica Amazon a Passo Corese (RI)

di ottenere i rendimenti target nei mercati consolidati, dove il prodotto potenzialmente in vendita e in particolare l’istituzionale è difficilmente reperibile. Quali, invece, i volumi di investimento in Europa e quali mercati attraggono maggiormente l’interesse degli investitori in immobiliare logistico? Nel 2019 i volumi di investimento nel settore industriale e logistico hanno superato i 34,5 miliardi di euro mantenendosi stabili rispetto al 2018. Germania, UK e Francia si confermano come i maggiori mercati, con l’aggiunta della Svezia. Molta della domanda è concentrata sulla logistica urbana e sul last-mile delivery che stanno portando a una maggiore densificazione, alla rigenerazione di aree brownfield e alla costruzione di nuove tipologie di immobili come ad esempio i multipiano. Qual è il profilo dell’investitore italiano e internazionale attivo nella Penisola? Il capitale estero conferma il suo ruolo dominante, coinvolto nel 95% dei volumi del 2019. La maturità del settore si riflette anche e soprattutto nella varietà dei profili di investimento che cerca, oggi, prodotto logistico in Italia, tra core, core+, value add e opportunistico. Core e core + sono i profili prevalenti sugli immobili a reddito, rappresentando circa il 70% dei volumi, ma le operazioni di sviluppo, anche speculativo, sono state numerose e confermano la fiducia degli investitori nel mercato italiano. La crescita esponenziale dell’eCommerce in Italia e all’estero quanto influenza e influenzerà in futuro gli investimenti su questa tipologia di asset? La digitalizzazione del retail e della logistica è una grande sfida, nonché un cambiamento con implicazioni profonde e ir-

Elena Di Biase, head of logistics capital markets di JLL reversibili. Se da un lato un’attività retail profittevole può ora essere raggiunta solo attraverso un’efficace gestione della supply-chain e della logistica, l’omnichannel aggiunge nuovi livelli di complessità alla logistica dedicata al retail. In questo contesto sono entrambi i mondi a dover accogliere il cambiamento e trasformare queste innovazioni in opportunità di crescita. Per quanto riguarda il mondo della logistica, le dinamiche locative degli ultimi anni hanno rappresentato una spinta propulsiva significativa per gli investitori che guardano al settore logistico in Italia come negli altri paesi. Il fenomeno è sicuramente destinato a continuare: le implicazioni sull’intera filiera di stoccaggio e distribuzione non si sono ancora esaurite, a partire, per esempio, dalla crescente penetrazione della logistica dell’ultimo miglio nel tessuto urbano o dalla creazione di grossi hub di stoccaggio e distribuzione in una logica di interconnessione tra i mercati di riferimento di retailer che vendono e si riforniscono su scala globale. Come JLL, quali sono le principali transazioni seguite di recente? Dal 2017 ad oggi, JLL ha seguito operazioni logistiche per circa 500 milioni di euro, al netto di quelle in corso e inclusa la vendita del primo immobile Amazon in Italia, a Passo Corese (RI), e portafogli di big box e logistica di ultimo miglio locati a DHL. Con un team integrato di servizi per investitori, promotori e utilizzatori, e un approccio omnisettoriale che vede frequenti collaborazioni anche con il team retail, JLL si pone come un aiuto a tutta la filiera soprattutto quando la catena distributiva diviene complessa e variegata. A.P.



Dossier Shopping Mall Long Life

Tiare: la svolta digital, food e leisure Di Andrea Penazzi

Aperto nel 2013, il centro commerciale ubicato a Villesse (GO) ha subito in poco tempo una profonda trasformazione in termini di contenuto, in coerenza con il concetto di meeting places adottato dalla proprietà, Ingka Centres. E i numeri sono in crescita, con l’obiettivo dei 6,5 milioni di visitatori annui nel 2022

E

ntro fine 2020 non mancherà che cambiare il nome a Tiare Shopping, aggiungendo un termine che faccia leva sul concetto di experience. Experience declinata sul food e sulla esclusiva proposta di entertainment che contraddistinguerà da metà anno il mall ubicato a Villesse (GO) e di proprietà Ingka Centres. Facendo un passo indietro, la necessità di aggiornare, modificare e addirittura stravolgere

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il format di centro commerciale nella direzione di piazza, luogo di aggregazione e di esperienze, caratterizza questa fase di mercato ormai da qualche anno. E parallelamente si va alimentando un acceso dibattito tra gli addetti ai lavori sul nome-etichetta da attribuire a queste strutture, che non sono più “soltanto” commerciali. In questo senso si sono evolute negli ultimi anni le food court in food hall, gli ipermercati si sono ridotti drasticamente di metratura e hanno puntato su format inter-


ni di somministrazione e servizi (ad esempio: parafarmacia, ottica, petfood), sono aumentati gli spazi relax, sono state inserite cliniche dentistiche e ospedaliere, sono nati spazi di co-working e le multisala hanno rinunciato a qualche seduta per offrire maggiore comfort, servizio e food. Oltre ovviamente agli eventi, che vedono calendari (e budget) sempre più articolari. Ma, mentre nei centri commerciali

di nuova realizzazione questa evoluzione di contenuto fa parte del progetto, sin dai primi schizzi dell’architetto, per cui va da sé che anche il naming colga questa sfida, nel caso di Tiare Shopping siamo di fronte a un centro di recente realizzazione (dicembre 2013), nato però a cavallo di due ere: una ancora ipercentrica e basata sul fashion retail, l’altra decisamente social e a vocazione esperienziale. Un centro, dunque, che, per esigenza di riposizionamento dovuta anche a una forte concorrenza nel bacino regionale, ha vissuto una metamorfosi così veloce e profonda da diventare pilota nella trasformazione digitale ed esperienziale del concetto stesso di centro commerciale. A tal punto che perfino il nome appare limitativo nel circoscrivere il perimetro dell’offerta al solo shopping. La nostra visita presso il mall in provincia di Gorizia è avvenuta a inizio febbraio, quando ad accoglierci e a raccontarci passo passo l’evoluzione di Tiare Shopping è stata la direttrice, Giuliana Boiano, assieme al suo staff.

I numeri

Primo progetto in Italia di Ingka Centres (44 centri commerciali in Cina, Europa e Russia che contano 480 milioni di visitatori all’anno), cui è seguito tre anni più tardi quello di Elnòs a Roncadelle (BS), Tiare Shopping si estende su una superficie di 150mila mq, per una Gla di 90mila mq complessivi, di cui 30mila in quota allo store Ikea. Disposti su due livelli, i negozi potenzia-

li sono circa 170 mentre quelli attualmente aperti sono 140. L’àncora alimentare porta il marchio Coop e si estende, al piano terreno, su 8.000 mq, contro i 14mila mq a disposizione quando il centro fu inaugurato. Complessivamente le medie grandi superfici sono una quindicina e le unità di ristorazione 18 (inclusa quella di Ikea che fa da cerniera tra lo store svedese e il mall), coprendo queste ultime una Gla vicina al 20 per cento. La catchment area, che per un mall di tale stazza e con Ikea al suo interno si protrae facilmente sino ai 45 minuti di spostamento in automobile, è stimata in un 1,2 milioni di residenti; ma l’ambizione è di estenderla sino ai 90 minuti, a tutto il Triveneto quindi, quando la futura àncora leisure sarà inaugurata. Proprio il food e il divertimento sono stati i principali motori di crescita per il footfall di Tiare che, nel 2019, ha raggiunto quota 5,5 milioni di visitatori. Trend che porta il management ad alzare l’asticella a 6,5 milioni nel 2022. Esempi come la pista di pattinaggio su 1.500 mq, allestista lo scorso Natale, ha contribuito a generare un +6% di traffico rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente; piuttosto che la stagione 2019 dei concerti, che ha visto quattro Tiare Music Days tra luglio e settembre in occasione dei quali si sono esibiti Roby Facchinetti, Gué Pequeno, gli Stadio e Gloria Gaynor, ha determinato un +10% ogni mese rispetto all’analogo periodo del 2018. Ma, ha precisato Giuliana Boiana, «il fatturato cresce proporzionalmente più dei flussi e ciò si riverbera positivamente su tutte le categorie merceologiche, non solo sulla ristorazione». E dato che nel commercio al dettaglio la location fa sempre la differenza, la prossimità all’uscita del casello Villesse sulla A34 e allo svincolo con la A4, che collega la Regione da marzo 2020 | retail food

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Dossier Shopping Mall Long Life Proprietà Ingka Centres

Store Ikea 30mila mq

Gestione

Numero di negozi 140 (potenziali 170)

commercializzazione

Ingka Centres

IL CENTRO IN PILLOLE

Gla totale 90mila mq Fonte: ©Edifis Intelligence

Livelli 2

Inaugurazione

Dicembre 2013

Media superfici Circa 15

Est a Ovest, favorisce un flusso consistente anche dalle vicine Slovenia e Croazia, per un bacino di visitatori proveniente da questi Paesi nell’ordine del 30 per cento. «Per questo motivo circa il 90% dei dipendenti dei negozi è almeno bilingue, mentre la segnaletica interna è rigorosamente in italiano e inglese». L’accessibilità in loco è garantita da un parcheggio sia a raso (dotato di colonnine per la ricarica delle auto elettriche) sia al livello -1, per un totale di 4.200 posti auto. A completamento dei numeri di Tiare, spicca il recente investimento da circa 1,8 milioni di euro nella digitalizzazione del mall, con l’installazione di pannelli nella piazza della

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Alimentare Coop (8.000 mq) Unità food 18 (inclusa Ikea) Àncora leisure UCI Cinemas (7 sale) Parcheggi 4.200

food court (e non solo) che formano insieme un sistema digitale a più altezze in grado di riprodurre immagini e video altamente suggestivi, oltre ad alimentare un broadcast che include anche comunicazioni commerciali. La qualità delle immagini è garantita dalle soluzioni top di gamma messe a disposizione dal partner Samsung, che ha contribuito al 50% dell’investimento. Non ci sono numeri, ma dà la cifra dell’impegno in termini di sostenibilità ambientale di Tiare Shopping e dei valori etici di Ingka Centres, l’obiettivo di conseguire la certificazione BREEAM entro il 2020, come sottolineato dalla center manager, Giuliana Boiano.

Fashion, forniture, food & leisure: work in progress

Disporre della proprietà del mall e dei fondi necessari per plasmare spazi e offerta in base ai trend di mercato rappresenta un plus non indifferente per la gestione di un centro commerciale. E quindi, nel caso specifico, per il futuro del mall di Villesse. L’impressione, al momento della nostra visita, è stata quella di assistere a un cantiere in grande fermento, dove le idee e i desiderata del cliente finale sono il mattone più importante. L’organizzazione e la riorganizzazione della proposta vanno nella direzione della clusterizzazione per mondi tematici, con l’abbigliamento fast al livello terreno, quello di standing più elevato al piano superiore, la casa concentrata in un’unica area non lontana dall’ingresso di Ikea, la ristorazione riunita attorno a una grande piazza e i servizi di cura alla persona che presto potrebbero essere raggruppati in un unico settore al piano superiore. Come anticipato, il negozio Ikea rappresenta la prima àncora di attrazione, con la proposta della galleria studiata in un’ottica di cross visitation. L’ipermercato Coop, nonostante la riduzione di superficie, mantiene un’offerta molto profonda, in linea con la frequenza e il motivo di visita del centro commerciale, che vede un consumatore presente soprattutto nei weekend. Nella superficie dismessa, da un paio di anni è entrato Decathlon con il suo primo store Experience, che su cir-


ca 2.500 mq propone un format dotato di percorsi esperienziali come la pista per lo skate e la swimming pool. Il segmento dell’elettronica di consumo è presidiato essenzialmente da MediaWorld con un punto vendita vicino ai 3mila metri quadrati. Tra le insegne del fast fashion si confermano brand italiani e internazionali del calibro di H&M, Piazza Italia, OVS, Terranova, Rinascimento, Zuiki e Alcott. L’ufficio leasing è al lavoro per portare un primario player straniero che andrebbe a completare con i propri marchi la proposta di abbigliamento a prezzi democratici. Nel segmento premium si staglia, invece, l’offerta multibrand di THE B: operatore che, su una superficie di quasi 2mila mq in fase di ulteriore ampliamento, ospita insegne del calibro di Armani, Trussardi, Calvin Klein, Tommy Hilfiger, Marella, Desigual, Napapijri, Rinascimento e Pepe Jeans. Il mondo casa, altro pillar di Tiare, annovera marchi come Calligaris, Lube Cucine, Bialetti, Kasanova, Poltronesofà, Dmail, PerDormire e Thun. E presto potrebbe entrare un altro brand su una superficie importante. Il turnover delle insegne ha portato a un rinnovamento significativo dell’offerta su tutti i segmenti merceologici, in quello della gioielleria si segnala

non sfruttato, mentre un’unità commerciale al secondo livello, prossima ai fast food, è dotata di sedute e tavolini dove rilassarsi ed eventualmente consumare il pasto. Un’altra unità è stata dedicata al relax dei dipendenti del centro commerciale, dove possono anche ristorarsi. Non manca, inoltre, uno spazio attrezzato per ospitare conferenze e convegni, dotato di proiettore, microfono e sedute,

ad esempio il recente ingresso di Pandora, mentre in ambito calzature/abbigliamento di Timberland. Ma a distinguersi per la dinamicità e l’innovazione nella proposta sono, in ordine crescente, i comparti: servizi e cura della persona, food e leisure. Andiamo in ordine. È in via di progettazione uno spazio di co-working in un locale al momento

denominato Tiare Meeting, e ancora un’area permanente, chiamata Tiare Chef Lab, dedicata agli appassionati di cucina e dotata di oltre 10 postazioni complete. In tema di healthcare, spiccano la clinica Dental Feel. Per i bambini dai 3 a 10 anni è stata allestita Tiare Junior, una grande area gioco, custodita e gratuita; mentre, per gli amici a quattro

zampe, all’esterno del centro c’è Happy Puppyland e all’interno, come brand specializzato, Arcaplanet. Sul fronte ristorazione, va innanzitutto specificato che la food court è stata oggetto di un profondo restyling, oltre che del turnover di alcuni brand, finalizzato da una parte a valorizzare l’affaccio dei ristoranti sulla piazza interna, con numerose sedute aggiuntive anche negli spazi comuni; e dall’altro a ottimizzare i flussi in tutta l’area di ristoro. Parallelamente, l’offerta food ha conquistato spazio in galleria con il recente ingresso di nuove insegne, tra cui KFC. Sulla piazza, Pizzikotto è subentrato a Fratelli La Bufala, ha fatto il suo ingresso La Piadineria, e ancora si segnalano il ristorante di pesce gestito da un operatore locale a insegna Laguna Golosa, Wiener Haus e il ristorante etnico di cucina greca, Kalos. A completamento, non mancano McDonald’s e Roadhouse. Sugli scudi di Tiare, tuttavia, c’è la proposta di entertainmet. Presente sin dall’inizio, e accessibile direttamente dall’area food, un UCI Cinemas da 7 sale, mentre si è sviluppato poco alla volta il progetto pilota condotto da WeArena. Il player, su un’area complessiva superiore ai 1.500 mq, offre soluzioni che vanno dalla realtà aumentata a quella virtuale, passando per giochi da computer, che attirano un pubblico nerd e molto giovane. Ma la svolta arriverà con l’inaugurazione, entro metà anno, di una vera e propria arena musicale indoor permanente da 1.800 posti in piedi e 600 seduti, che sarà ubicata dopo la ristorazione per instaurare un dialogo diretto con il food, ottimizzandone i flussi e la proposta. Ci sono, infine, progetti per la valorizzazione degli spazi in chiave food & leisure anche sul parcheggio esterno del mall, ma questa è una storia ancora da tutta scrivere. ¢ marzo 2020 | retail food

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Retail Real Estate

Maximall Pompeii: hub turistico-commerciale ai piedi del Vesuvio

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ixed-use, rigenerazione urbana, ecosostenibilità, design architettonico, food, leisure e, prerogativa unica nel suo genere, polo turistico. «Un’iniziativa – ha esordito Paolo Negri, amministratore delegato di IrgenRe Group, nella recente presentazione che si è tenuta a Torre Annunziata (NA) – che tende a coniugare turismo, accoglienza, ristorazione e commercio». In un’era caratterizzata da un confine sempre più sottile tra fisico e digitale, dove il prodotto di maggior valore diventa l’esperienza, gruppo IrgenRe ha scommesso proprio su quest’ultima per lanciare sul mercato un progetto immobiliare commerciale di nuova generazione: Maximall Pompeii. E la location non può che essere parte integrante di questa experience: a poche centinaia di metri dal sito archeologico, crocevia tra passato e futuro, con un presente tutto da ricostruire grazie alla rigenerazione dell’area ex Italtubi. L’autostrada con ingresso dedicato che, in pochi minuti, collega la città di Napoli, permetterà a Maximall Pompeii di attingere a un bacino stimato in 900mila persone nell’isocrona dei 20 minuti, che diventano 5 milioni in un’ora. Dopo un lungo iter burocratico, in occasione dell’avvio dei lavori la società di sviluppo e gestione immobiliare ha comunicato i numeri e i dettagli dell’iniziativa: più di 170 milioni di euro di investimento per realizzare un vero e proprio hub turistico e commerciale, in grado di rilanciare un ampio processo di riqualificazione urbana e generare a regime 1.500 posti di lavoro. Gruppo IrgenRe ha fissato, già per il primo anno, l’obiettivo di 12 milioni di visitatori e oltre 350 milioni di fatturato.

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Le anime del progetto

Il complesso, in apertura tra circa due anni, si estende su un’area di 200.000 mq che ospiterà, oltre a numerosi servizi peculiari, circa 200 brand, distribuiti su due livelli. Oltre a insegne italiane e internazionali, l’obiettivo è di inserire brand locali di rilevanza nazionale e soprattutto il segmento premium del mercato, strizzando l’occhio alla componente turistica medio/alto spendente che frequenterà il complesso. Questa potrà alloggiare in un futuro hotel 4 stelle, con circa 135 camere, in gestione al Gruppo Marriott Bonvoy. Oltre allo shopping, spazio al food: 30 ristoranti, di cui una quota importante rappresentativi della tradizione enogastronomica locale, saranno distribuiti su due livelli per totali 3.000 mq, con vista su una piazza-anfiteatro esterna per eventi di 6.500 mq, dalla quale si potrà ammirare lo spettacolo di una fontana danzante, il cui getto supererà i 25 metri di altezza. «È nostra volontà creare un punto di incontro con una formula nuova che preveda anche la presenza di chef stellati che offriranno all’interno di Maximall Pompeii le loro specialità a prezzi accessibili. Un modello innovativo di food court basato sulla ricerca delle eccellenze del territorio, in grado di regalare momenti di felice seduzione a quanti potranno godere dell’opportunità di vivere quella che noi ci auguriamo possa diventare un’imperdibile esperienza», ha proseguito Paolo Negri. Altrettanto importante sarà l’offerta leisure, in virtù dell’ingresso – in fase di definizione – di National Geographic e di Mattel, quest’ultima per il target bambino,

e di un cinema con 8 sale da 1.100 posti. In aggiunta, una seconda piazza multimediale interna di 800 mq, un parcheggio di 5.000 posti auto e 30 bus turistici. Questo hub turistico e commerciale prevede anche un ampio numero di servizi a valore aggiunto: dall’area business e co-working, agli info-point turistici, ai servizi taxi e tax refund.

Architettura ed ecosostenibilità

Maximall Pompeii sarà un esempio di architettura sostenibile attestato dal riconoscimento della certificazione internazionale BREEAM, che indica una metodologia di valutazione ideata per monitorare e certificare la sostenibilità degli edifici già in fase di progettazione e costruzione. Con l’obiettivo, da parte di Gruppo IrgenRe, di raggiungere la categoria excellent. Il complesso rappresenta inoltre una concreta valorizzazione del Made in Italy e delle tradizioni campane, frutto del lavoro di progettazione dello studio di architettura Design International. Basti pensare alla piazza del food, le cui dimensioni si estenderanno per circa 8.250 mq, che daranno vita a un nuovo concept strettamente legato alla tradizione partenopea. E nella passeggiata tra i negozi si avrà la sensazione di essere totalmente all’aperto grazie alla copertura realizzata in vetro. Infine, in una logica di riqualificazione dell’area in chiave ecosostenibile, Maximall Pompeii offrirà un parco verde attrezzato e aperto al pubblico di 50.000 mq, più un’inedita copertura di 6.000 mq sulla quale sarà possibile fare jogging e godersi momenti di relax, ammirando la veduta del Golfo di Napoli. A.P.


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Sostenibilità e Certificazioni

Carmila, verso il 75% del portfolio BREEAM-in-use

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mpegno ambientale e risultati economici vanno a braccetto per Carmila Italia, che nel 2019 ha rinforzato il suo impegno in termini di responsabilità sociale e di impresa, sviluppando un programma di iniziative sociali dal nome “Here, we act” , e parallelamente ha visto valori in crescita dal punto di vista operativo, anche e per i suoi retailer. Partendo da quest’ultimi, nel mese di febbraio la terza società quotata di centri commerciali in Europa ha reso noto che il fatturato dei retailer è in aumento del +2% a perimetro costante, che i canoni netti fanno segnare un +6,2% a 333,2 milioni di euro, di cui una crescita organica del +3,1%, che l’utile ricorrente ammonta a 222,5 milioni di euro, in aumento del +7,2% rispetto al 2018, e che la valutazione del portafoglio, compresi i diritti, si attesta a 6.421,5 milioni di euro al 31 dicembre 2019, pari al +0,3 per cento. Sul fronte della responsabilità ambientale, il proprio programma si articola su tre pilastri. Il primo “Here, we act” per i territori vicini alle nostre realtà commerciali, vede Carmila impegnata in azioni per sostenere il tessuto economico locale, innanzitutto per i commercianti, con lo sviluppo della “tenants extranet” allo scopo di rendere più facile l’ottenimento delle informazioni e lo svolgimento dei compiti amministrativi. Molte sono anche le azioni rivolte ai clienti dei diversi centri finalizzate

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a promuovere un consumo responsabile in ambito alimentare. Il secondo, “Here, we act” per il pianeta, vede la multinazionale francese impegnata in un processo di miglioramento continuo del suo impatto ambientale. In quest’ottica ha lanciato, già da qualche anno, un importante processo di certificazione BREEAM-in-use che mira al conseguimento della certificazione sul 75% dei suoi asset entro il 2021. Il terzo pillar è “Here, we act” per i dipendenti. Nel corso del 2019 è stato sviluppato in Spagna un programma di benessere sul posto di lavoro con il nome “A tu Salud”. Tale programma è destinato ad essere lanciato anche in Francia e in Italia. E grazie a queste azioni, il tasso di soddisfazione dei dipendenti è aumentato, con l’87% che afferma di essere soddisfatto del proprio posto di lavoro.

Investimenti green

Nel solo anno 2019, ben 45 sono stati gli asset di Carmila che hanno conseguito la certificazione BREEAM (30 in Francia, 10 in Spagna e 5 in Italia). Al 31 dicembre dello scorso anno, il tasso di certificazione è stato pari al 61% del patrimonio in valore, in aumento di 25 punti rispetto al 2018, con il 76% dei siti certificati che hanno ottenuto un punteggio di Very Good o Excellent. In Italia i cinque centri commerciali interessati, che hanno tutti conseguito il risultato Very Good, sono: Brianza a Paderno Dugnano (MI), Gran Giussano a Giussano (MB), I Viali a Nichelino (TO), Thiene nell’omonima località in provincia di Vicenza e MareMonti a Massa (MS). Fondamentali per il conseguimento della certificazione sono stati gli interventi di relamping, che hanno interessato le gallerie e i parcheggi degli immobili e che hanno visto una rimodu-

lazione degli impianti illuminotecnici basandoli su LED e componenti che permettono di massimizzare l’efficienza energetica oltre che incrementare il comfort visivo. Al Gran Giussano in Brianza, il più recente investimento risale al relamping del parcheggio per un valore di oltre 140.000 euro avvenuto lo scorso 2019, seguito, subito dopo, dal centro commerciale Brianza che, grazie a un investimento di quasi 200.000 euro, ha visto il relamping dei due piani della galleria oltre che del parcheggio e dei relativi camminamenti. Inoltre, il plan reno, iniziato nel 2014 con il primo progetto di rinnovamento che ha coinvolto in primis il centro commerciale Thiene e conclusosi nel 2017, ha incluso la totalità degli immobili del portfolio di Carmila Italia, contribuendo a renderli più performanti e efficienti. Questi interventi hanno comportato un investimento complessivo di oltre 15 milioni di euro e un lavoro di oltre 3 anni. Parallelamente, in strutture di recente costruzione, come ad esempio I Viali a Nichelino, l’installazione degli impianti fotovoltaici sul tetto dell’immobile ha contribuito al raggiungimento del valore Excellent nella sezione dedicata all’Asset Performance. Tali impianti, infatti, sono in grado di produrre un risparmio di circa 80.000 euro, equivalente a oltre il 20% della spesa energetica annua per la gestione della struttura. Altro progetto, attualmente in essere, è l’installazione delle colonnine elettriche di ricarica in ogni parcheggio dei centri commerciali Carmila. Tale iniziativa si concluderà entro l’anno 2020, supportando l’attuale trasformazione dei trasporti, consentendo così a sempre più persone di viaggiare in maniera più etica e sostenibile, accelerando la rivoluzione della e-mobility. A.P.


L’Acquisizione

Svicom, è tempo di Agire

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on un accordo ufficializzato a metà febbraio, al termine di una trattativa durata più di un anno, Svicom acquisisce la divisione retail di Agire (azienda del Gruppo IPI), che comprende mandati di gestione per 17 centri e parchi commerciali. Con questa operazione, la società italiana di servizi immobiliari in ambito retail amplia il proprio portfolio oltre i 60 immobili gestiti, per una Gla superiore a 1,2 milioni di mq, dove operano più di 2mila negozi e transitano 130 milioni di visitatori ogni anno. Attività a cui si aggiungono i servizi di agency, advisory, technical services e digital strategy.

L’operazione

Con l’acquisizione dei 17 centri e parchi commerciali di Agire, Svicom si assicura una forte presenza nel Nord Italia e rafforza il proprio team che sale a 120 persone grazie all’ingresso delle professionalità provenienti dalla ex società del Gruppo IPI. «Siamo orgogliosi di inaugurare il 2020 con questa importante acquisizione, un’ulteriore tappa di un percorso di crescita ed espansione che prosegue ininterrottamente dal 1996, anno di nascita di Svicom. Il desiderio di mettere a disposizione di nuovi clienti la nostra esperienza, di misurare su nuovi centri le nostre competenze, di sperimentare nuovi percorsi di valore è la motivazione che ci spinge ogni giorno a impegnarci con passione e dedizione. Ed è anche il nostro tratto distintivo», ha commentato Fabio Porreca, fondatore e chairman di Svicom. «Pensiamo con fierezza di poterci collocare tra i principali e più dinamici player del retail real estate italiano e, grazie a questa acqui-

sizione e a nuovi mandati in arrivo, consolideremo ulteriormente la nostra posizione con la peculiarità di essere l’unica realtà indipendente e completamente italiana, più capaDa sinistra: Letizia Cantini, chief operating officer; Fabio Porreca, ce quindi di essere efficafondatore e chairman; Alberto Albertazzi, ceo di Svicom. ce, pragmatica e flessibile unici, sottolineo, totalmente specializzati al cambiamento. La nostra organizzazione e focalizzati, oltre che gli unici italiani inbeneficerà di un salto dimensionale e prodipendenti. E questo è anche il segnale che fessionale, ampliando anche la nostra pregli operatori italiani continuano a esserci e senza sul territorio in regioni dove non eraa essere convinti di poter affrontare le vavamo massicciamente presenti», ha ribadito rie sfide del mercato dei centri commerciali, Alberto Albertazzi, ceo di Svicom. tra cui la trasformazione dei contenuti». In Nell’incontro con la stampa – altro tema, termini operativi, Letizia Cantini ha sottoquello della comunicazione, al centro della lineato l’approccio di Svicom, molto stretstrategie di Svicom in un’ottica di maggioto, con i territori: «Oggi è impossibile che re apertura – Fabio Porreca ha sottolineato un modello di gestione, di organizzazione inoltre il tema della complessità del mereventi, ecc, funzioni ovunque bene allo stescato, da affrontare necessariamente con un so modo. Consapevoli di ciò, nel tempo siateam altamente specializzato. «Siamo conmo riusciti a sviluppare diverse metodologie vinti che le criticità del settore richiedano di gestione, di valorizzazione e soprattutto professionalità e competenze sempre più di ascolto anche delle comunità dove ci inavanzate, perché il retail fisico rimarrà, ma seriamo. Tale esperienza ci permetterà, da si trasformerà. L’acquisizione di questo raoggi in avanti, di confrontarci con un terrimo d’azienda si inserisce nel solco di una torio nuovo per noi come la Lombardia, dotrasformazione organizzativa che abbiave prima dell’acquisizione vantavamo solo mo impresso negli ultimi anni: rispetto a un piccolo asset, mentre in Veneto e Friuliquando l’ho fondata circa 25 anni fa, oggi Venezia Giulia eravamo già operativi, con in Svicom c’è un management molto forte. una metodologia che ci dà gli strumenti per Alberto Albertazzi è arrivato nel 2013, facapire quali siano le reali necessità. In un vorendo un salto manageriale importante, mercato maturo come quello italiano, dove mentre Letizia Cantini, chief operating i nuovi sviluppi sono pochi, ci si inserisce officer, è entrata in azienda poco più di un in strutture che nella maggior parte dei caanno fa, portando ulteriore professionalità. si hanno un vissuto, per cui, prima di destiTutto ciò ci posiziona nella fascia alta del nare grandi investimenti, è fondamentale mercato, essendo tra i più grandi fornitoindividuare le soluzioni più idonee». Red. ri di servizi nell’immobiliare retail, ma gli marzo 2020 | retail food

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Brick by Brick

PanB, fast food ad alta artigianalità

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entro una campana di vetro, dietro a una nuvola di vapore, si nasconde il successo di PanB. Il format fast food nato dall’incontro fra l’esperto finanziario Raniero Proietti, il maestro panificatore Adriano Continisio e la food blogger Paola Sersante è arrivvato al quarto punto vendita grazie all’apertura del flagship milanese di Corso Garibaldi. Una vetrina sui generis (rispetto alle precedenti aperture negli shopping center) che offre al cliente la propria versione artigianale del panino; o meglio, del Panbolla. Leggermente croccante all’esterno, friabile all’interno, Panbolla è il frutto di una sperimentazione che si sta facendo spazio in un settore competitivo: i fast food. Ma fino a dove può spingersi? «Il mall è il nostro habitat naturale ma, dopo l’ingresso di Rovagnati nell’azionariato societario, puntiamo a crescere ancora in Italia e, dalla fine del prossimo anno, all’estero», ha affermato a r&f Proietti. Quali sono stati i primi passi del progetto? Dal mio incontro con Adriano e Paola a un corso sulla panificazione nasce l’idea di dar vita a una catena di fast food che rispettasse

Inizio attività 2014 Punti vendita 4 Dimensione format 60-90 mq Canali Shopping center Scontrino medio 9-10 euro Fatturato singolo pdv circa 800mila euro/anno 50

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Fonte aziendale

L’insegna in pillole

i tempi di questo format ma avesse alla base un prodotto artigianale di qualità e italiano. Il primo punto vendita è quello all’interno delle Torri Bianche di Vimercate, caratterizzato da un format con laboratorio produttivo annesso. Un’organizzazione che è successivamente evoluta nei concept di oggi sostenuti da un laboratorio centralizzato che, da un lato, ci consente un più stretto controllo sugli standard di qualità richiesti e, dall’altro, permette agli store di concentrarsi sulle fasi finali della preparazione e sul servizio al cliente. Alla base di tutto c’è il Panbolla. Si tratta di un impasto composto da farine selezionate, molto idratato e lievitato 48 ore. Caratteristiche necessarie per ottenere la migliore resa possibile dalla cottura a vapore sotto una campana di vetro. Una modalità di cottura molto veloce il cui risultato è una pagnotta leggermente croccante all’esterno e friabilissima all’interno. Quali sono le caratteristiche del format? E quanto fatturano i punti vendita? Per quanto riguarda i punti vendita all’interno dei centri commerciali come quello a Orio Center e al centro commerciale Adigeo di Verona siamo intorno ai 60-90 mq. Una misura che varia a seconda delle esigenze logistiche e di magazzino. Per quanto riguarda i negozi in centro città abbiamo bisogno di uno spazio non inferiore ai 100 mq dal momento che devono ospitare sia il bancone che i posti a sedere. Necessità, quest’ultima, che non abbiamo nei mall dove ci appoggiamo alle sedute delle food court. A livello di fatturato, il nostro obiettivo, messi a regime i vari costi di produzione e gestione, è quello di raggiunge-

re gli 800mila euro all’anno per singolo punto vendita. Su quattro aperture, tre sono nei centri commerciali e solo una in high street. L’high street al momento è un esperimento, vuole essere il nostro flagship. Il mall è ancora il nostro habitat naturale, insomma, dal momento che rispondiamo con un servizio più easy a una richiesta di pausa salutare, genuina e preparata al momento. Da sinistra a destra, i tre fondatori: Adriano Continisio, Raniero Proietti e Paola Sersante

Non solo canale fisico ma anche take away. Anzi, cook away. E il delivery? Grazie alle caratteristiche del Panbolla, il nostro cliente può cucinarsi a casa il prodotto. Bastano una padella antiaderente profonda e un coperchio per ricreare le condizioni della camera di vapore che utilizziamo nel punto vendita. Per quanto riguarda il delivery puro, da poco abbiamo attivato una partnership con Deliveroo. A livello di marginalità non è un affare, ma vogliamo esserci anche quando il nostro cliente non esce di casa. N.G.


New Format Food

Il Mannarino

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a tradizione pugliese della carne sbarca a Milano con Il Mannarino, format con due ristoranti macelleria nati dalla visione e da un’idea di tre ragazzi, ora imprenditori di successo che fanno onore alla loro generazione Millenial. Filippo Sironi e Gianmarco Venuto, compagni di banco al liceo, e Luca Ballabio, il loro migliore amico, si sono ritrovati anni dopo la laurea in finanza e architettura in un viaggio in Puglia, dove hanno scoperto una vecchia tradizione regionale che vede il macellaio offrire la carne da lui selezionata e venderla o cucinarla al momento davanti agli occhi del cliente. La creatività, l’entusiasmo, il coraggio, la visione hanno fatto il resto. Così i tre amici, con quella fede e fiducia in un’idea, hanno incominciato a prepararsi alla nascita di un format rielaborato e reinventato da loro, per dare vita a un concept di macelleria ristorazione che dopo un anno di studio è diventato una realtà di successo con due ristoranti a Milano, nati a sei mesi l’uno dall’altro. Il locale nel quale ho pranzato a Milano in via Carlo Tenca con uno dei soci Filippo Sironi, la mente finanziaria, è curato nei minimi

dettagli sia in termini di qualità del prodotto, che nell’estetica del locale, che nel servizio.

Il concept

Davvero ammirevole la preparazione e la scrupolosità di questi amici e soci che, senza esperienza nella ristorazione, hanno inventato un concept unico, disegnato da Venuto con una cura e una raffinatezza nei dettagli che vanno dalle luci, al legno scelto per i tavoli e gli arredi, ai piatti disegnati in ceramica della Puglia e fatti a mano, alle fotografie dei due macellai Stefano e Massimo che accompagnano il cliente nel percorso spiegandogli il loro lavoro nella scelta, nel taglio e nella macellazione delle carni. Carni che ogni mese cambiano, per offrire una selezione di prodotti di qualità provenienti dalle regioni italiane e dall’estero. Vetrine totalmente trasparenti accolgono i clienti con una visione del grande bancone di macelleria dove ognuno può scegliere i tagli di carne che desidera provare, consigliato da un macellaio che suggerisce la quantità e il genere in base ai gusti e alle esigenze. La carne potrà essere acquistata e portata via o cucinata da un team di cuochi professionisti nella cucina del locale. Il costo al ristorante dipende dal peso della carne scelta, che viene servita in piatti appositamente studiati, con padellini per tenerla calda. Il format si completa con brocche per l’acqua, tavoli modulari e componibili in legno grezzo intarsiati di piastrelle per una pulizia efficace, un grande frigorifero illuminato di fianco al bancone con appesi grossi tagli di carne che giornalmente vengono macellati e tagliati per essere inseriti nel bancone. I 36 dipendenti del locale di via Carlo Tenca

e i 14 di piazza De Angelis, suddivisi nelle tre zone macelleria, cucina e sala, sono tutti preparati e addestrati con un manual book da fare invidia per la cura dei dettagli, ai ristoranti più rinomati d’Italia. Le pareti del locale sono bianche e l’insieme degli arredi e delle luci soffuse appaga la vista e trasmette quella pace e serenità degli antichi mestieri che la tecnologia ha fatto sparire. Qui non si mangia o si compera soltanto, ma si vive l’esperienza e il fascino di un concept design di successo perché sempre affollato di ospiti che l’esperto di carni Stefano assiste, consiglia e suggerisce con cura e grande dedizione, facendovi vivere l’armonia e le sensazioni dell’antica macelleria di quartiere. E il costo medio è adatto sia alle famiglie il sabato e la domenica sia ai professionisti durante i giorni feriali, con importi democratici che vanno dai 13 euro a pranzo ai 36 euro per cena. In virtù dell’alta affluenza è necessario prenotare, per fare parte di quelle 150 persone durante l’ora di pranzo e dei 500600 coperti, su due turni, la sera. Il successo del locale a Milano è talmente importante che la carne esposta nel bancone la mattina, alla sera finisce, confortando e rassicurando gli esperti macellai sulla bontà delle analisi e delle valutazioni che fanno quotidianamente sul prodotto, in termini di qualità e freschezza. Da navigare, il sito internet del locale è chiaro, facile e immediato, molto utile per aggiornarsi, vedere e prenotare. La pagina online completa quella cura nei dettagli che di questi due locali una meta avvincente per una pausa nella vita di tutti i giorni. Alberto Pasquini, AISM (Associazione Italiana Sviluppo Marketing)

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Analisi di mercato Cura della Persona

Cosmetica evergreen: un mercato da 12 miliardi Di Nicola Grolla

Profumerie, erboristerie, farmacie, saloni e grande distribuzione tengono testa alla crisi dei consumi e con un +2% si confermano un settore anelastico in cui si fanno largo i prodotti naturali e l’eCommerce (+22% a 470 milioni di euro)

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l settore della cosmetica tiene e, in un momento poco felice per i consumi, si conferma un «comparto anelastico che prescinde dai condizionamenti congiunturali in quanto risponde a una necessità primaria: mi devo lavare, pulire, ecc. Dall’igiene alla bellezza passando per il benessere, il consumo di cosmetici non va mai incontro a crisi di sistema», ha spiegato Gian Andrea Positano, responsabile del Centro Studi di Cosmetica Italia a margine della presentazione dell’indagine congiunturale presentata a Milano il 20 febbraio. L’appuntamento semestrale, arrivato alla sua 38° edizione, rappresenta un’anticipazione dei dati ag-

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gregati sull’industria che verranno svelati a Cosmoprof (fiera di settore che si terrà dal 12 al 15 marzo a Bologna). Lo studio, che prende in esame i dati preconsuntivi del secondo semestre 2019 e le previsioni relative ai primi sei mesi del 2020, segnala una crescita del 2,3% per il fatturato globale del settore cosmetico con un valore totale di 11,9 miliardi di euro. «Siamo di fronte a diversi elementi di positività seppure in una situazione segnata da andamenti disomogenei», ha specificato Positano. A spingere le performance, infatti, contribuisce un mercato interno che segue un trend positivo a +1,9% a fine 2019 (per un totale di 10,35 miliardi di beni acquistati); nonché un

export che ha registrato circa 5 miliardi di vendite nell’anno appena passato con una crescita del +2,9 per cento (e una bilancia commerciale in attivo per 2,9 miliardi di euro). Numeri di un’industria «che fa bene al Paese, in grado, anche in contesti di incertezza, di reagire positivamente investendo in ricerca e sviluppo per rafforzare la qualità dell’offerta», ha sintetizzato Renato Ancorotti, presidente di Cosmetica Italia.

Canali e trend di consumo

Guardando ai vari canali e trend di consumo emerge come sia in atto una sempre più dilatata contaminazione tra i canali classici e le


Approfondimento

La presenza, lo sviluppo e le performance delle insegne nel segmento dei centri commerciali

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l segmento della cura della persona è stato negli ultimi anni caratterizzato da importanti cambiamenti a livello di brand, mix e presenza all’interno delle strutture commerciali evolute come centri commerciali e retail park. È proprio all’interno dei retail park che la categoria ha visto il suo maggior sviluppo grazie anche a brand come Acqua&Sapone e Tigotà. Nelle gallerie dei centri commerciali invece il segmento vede una forte presenza di brand come Kiko Make up, Sephora, Bottega Verde, Douglas profumerie e Wycon. Il dinamismo del settore e le prospettive di crescita hanno portato anche all’entrata sul nostro mercato di nuovi operatori internazionali come Boots e DM Drogerie Markt che prevedono il loro sviluppo sia all’interno di contesti urbani che in centri commerciali. Gli operatori attivi nel segmento hanno nel corso del tempo modificato i format per soddisfare le esigenze di consumatori sempre più attenti al proprio benessere, trend trasversale anche ad altre categorie merceologiche. Le dimensioni medie dei punti vendita, dopo la fase dell’ottimizzazione legate a un’esigenza di incremento della propria produttività, stanno oggi aumentando al fine di proporre al proprio cliente un assortimento sempre più ampio, un’ambientazione piacevole e un livello di servizio ottimale. Tra i vari brand si è anche maggiormente identificato il focus sui differenti target di utenti, questo è stato inoltre veicolato grazie all’utilizzo di un marketing sempre più sofisticato e personalizzato. Il segmento rappresenta oggi, nelle gallerie di grandi dimensioni, l’8% dei punti vendita e il 3% della Gla mentre nelle gallerie di dimensioni più contenute le attività destinate alla cura della persona e salute arrivano a rappresentare il 7% della Gla complessiva. L’analisi delle performance di fatturato della categoria relative all’ultimo anno evidenzia, sulla base dei dati elaborati dalla Commissione Research del CNCC, una crescita dello 0,8%. Se ci focalizziamo sull’andamento dell’ultimo trimestre del 2019, l’incremento di fatturato rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente risulta pari all’1,5%. Il trend si registra anche nello specifico cluster delle profumerie che vede nel 2019 una crescita dell’1,5%. di Maddalena Panu, head of research-Director di Savills

Intervista a Marco Leonardi, responsabile marketing di Capello Point Come e quando nasce Capello Point? Capello Point ha 20 anni di storia alle spalle. Nasce nel 2000 grazie all’idea di due imprenditori che importano dall’estero un modello abbastanza diffuso che prevede la vendita di prodotti professionali per capelli ed estetica non al professionista ma al consumatore finale. Inizialmente, quindi, Capello Point vendeva brand terzi che si possono trovare anche nei centri estetici o dal parrucchiere ma già verso il 2010 si sono fatti i primi esperimenti di brand proprietari che nel 2017 contavano il 30% del fatturato. In quell’anno l’azienda, che contava 17 negozi, viene acquisita dal fondo di investimento Star Capital. A gennaiofebbraio 2018 si instaura il nuovo management team che inizia a mettere in campo un’azione di sviluppo degli house brand che sono arrivati a pesare più del 70% del fatturato. L’altro grande settore di investimento è la comunicazione in store con una strategia di digital signature curata direttamente da noi. Come si struttura la rete di vendita? Oggi abbiamo 39 negozi, tutti diretti, e stiamo ultimando il progetto franchising che, entro l’anno, dovrebbe portare alla chiusura dei primi accordi e alle successive aperture. A livello geografico, i negozi sono ubicati da Roma in su, con grande concentrazione in Lombardia, dove abbiamo 19 punti vendita. In termini di canale distributivo, siamo presenti nei centri commerciali e in alcune high street come Corso Buenos Aires e Via Torino a Milano. Quali sviluppi dobbiamo attenderci? Il progetto di sviluppo per i negozi diretti prevede la prossima apertura di Cremona Po e di Roma Via Tuscolana. A fine mese sarà la volta di Porte di Mestre e Porte dell’Adige. Dopodiché abbiamo un forte piano di sviluppo che ci porterà a superare quota 50 punti vendita, tutti diretti. Quali sono le caratteristiche del format Capello Point? Il format prevede mediamente negozi di 50 mq in cui vengono esposte referenze per la cura del capello, l’estetica, la manicure, gli styling tools, le extension sia naturali che sintetiche, l’epilazione, le ciglia finte e la colorazione per capelli. Il tutto per uno scontrino medio di 25-30 euro. Tutti i brand in vendita, infatti, hanno un posizionamento premium, una scelta apprezzata dal cliente che ne riconosce

nuove forme di retail. In particolare, la distribuzione si conferma sempre meno definita nei canali tradizionali dove le nuove forme di vendita, come la grande distribuzione organizzata, i monomarca, i corner specializzati e il commercio elettronico concentrano il consenso dei consumatori. «In termini di perfor-

le alte performance e l’esclusività di vendita. Quali sono, secondo voi, le tendenze che influenzano il settore della cura della persona? L’attenzione alla qualità è elevatissima soprattutto in rapporto con il prezzo. Noi, per esempio, vendiamo prodotti che in realtà sono sconosciuti ai più. Non abbiamo i potenti mezzi di comunicazione di altri competitor. Il prodotto stesso è il nostro primo ambasciatore fra i clienti che, nonostante il contesto economico poco favorevole, apprezzano la proposta premium. Inoltre, da noi i clienti vengono anche per altri due motivi: l’innovazione, dal momento che ci chiedono prodotti, come le ciglia finte magnetiche per esempio, che noi siamo in grado di sviluppare e realizzare con il giusto partner industriale. L’altro motivo è la consulenza: esistono altre insegne che offrono prodotti professionali, ma da noi c’è una grande attenzione al consumatore a cui il nostro staff vendita risolve, molto spesso, problemi come una colorazione sbagliata. A fine 2018 abbiamo lanciato il nostro programma fedeltà che oggi conta circa 140mila iscritti con una crescita di 10mila iscritti al mese. A che punto è lo sviluppo del canale eComemrce e dell’attività omnicanale? Dall’entrata del nuovo management l’obiettivo è stato quello di rinnovare il nostro eCommerce. Abbiamo lavorato un po’ per l’individuazione del partner giusto e dovremmo essere live entro l’estate. Attualmente questo canale conta per il 6% del fatturato, ma puntiamo a raggiungere il 10%. Nel mentre registriamo ottime performance sul marketplace Amazon che ci rende presenti anche in Gran Bretagna e Francia e, nel giro di un anno, ha superato il vecchio eCommerce. E il mercato B2B? Rappresenta solo una piccola parte del nostri giro d’affari. Solitamente sono sono parrucchieri indipendenti o estetiste che lavorano da casa. Ma è un target che svilupperemo sicuramente a partire dal restyling del sito internet in cui sarà abilitata una sezione apposita. Il tutto, però, mantenendo il nostro focus sul cliente finale.

mance, l’eCommerce è il segmento che cresce di più ma con una premessa: a livello assoluto siamo al di sotto dei 500 milioni di euro di fatturato, poco più dell’erboristeria ma ben al di sotto della farmacia, che risente delle ultime legislazioni che hanno rallentato euforia e investimenti soprattutto verso le farmacie individuali, della profumeria che da sempre è considerata un canale in crisi ma che a valore riesce a lavorare sulle marginalità con costanti aumenti di prezzo e del mass market che rimane primo canale di distribuzione dei cosmetici», ha affermato Positano. Rallentano, invece, le vendite dirette come porta a porta e corrispondenza che calano e vengono via via soppiantate dall’online. Il motivo è duplice: «La crisi economica si è allentata e i clienti hanno acquisito maggiore fiducia nel canale digitale. In questo modo marzo 2020 | retail food

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Analisi di mercato Cura della Persona viene meno quel vincolo di abitudine che caratterizza il rapporto fra venditore e consumatore», ha sintetizzato Positano.

I numeri

In numeri, tutto ciò si traduce in una crescita del 2% per l’acconciatura professionale che, dopo la staticità degli ultimi esercizi, fa segnare un valore di mercato vicino ai 590 milioni di euro previsto in aumento a fine 2020 contestualmente al ritorno della frequentazione dei saloni. Lato impresa, si confermano gli investimenti su nuove coniugazioni di prodotto, sulla formazione specifica e sulla distribuzione capillare. Per quanto riguarda i centri estetici, stante una perdurante preoccupazione per la concorrenza sleale, il 2019 ha registrato un +0,9% per un valore di 240 milioni di euro. Passando all’erboristeria, ci troviamo di fronte a un rallentamento a +1% per un giro d’affari prossimo ai 450 milioni di euro. In questo senso, il canale sconta la progressiva “polverizzazione” del mercato soprattutto per quanto riguarda le referenze naturali che raggiungono un valore di 1,1 miliardi e sono ormai diventate un trend mainstream. Andamento che non intacca la performance delle farmacie (in cui è la questione dell’assetto societario e della concorrenza a farla da padrona): +2% nel 2019 a 1,9 miliardi di euro in scia alle profumerie. Di particolare interesse le esperienze di vendita online messe in campo da alcune catene che dimostrano la capacità di adeguamento alle nuove dinamiche di consumo con evidenti ricadute sulla rete fisica. Network che assume una particolare rilevanza per la grande distribuzione che chiude il 2019 a +1,5% e si

Intervista ad Andrea Bellanova, direttore retail Italia di Yves Rocher Come si compone la rete vendita di Yves Rocher in Italia? E come si è chiuso il 2019 a livello finanziario? La marca arriva In Italia nel 1984 con un modello di business multicanale rappresentato da un doppio canale distributivo: i negozi monomarca e la vendita diretta. Nel corso degli anni è stata rafforzata la presenza retail arrivando a un totale di 104 negozi diffusi sull’intero territorio, di cui 29 in franchising, ed è stato sempre più modernizzato il canale della vendita diretta che oggi conta quasi 130.000 consulenti di bellezza e che permette al brand la possibilità di raggiungere un numero sempre più elevato di clienti. Crescendo in modo costante, Yves Rocher chiude l’anno in seconda posizione all’interno del Gruppo con un fatturato di 209 milioni di euro. Quali sono le caratteristiche dei vostri format? I nostri store hanno una superficie media netta di 40 mq. Per noi è fondamentale avere almeno 10 metri lineari espositivi che ci consentono di garantire la presenza di tutte le nostre famiglie merceologiche. I nostri ultimi negozi sono stati aperti seguendo il format studiato dalla casa madre francese e chiamato “Atelier Lab” nel quale sono inclusi molteplici elementi qualitativi che riconducono alla naturalità e al concetto “Act Beautiful”. I nostri 104 negozi sono presenti sull’intero perimetro Italiano e sono indistintamente ubicati nei maggiori centri città e nei maggiori centri commerciali. In termini di referenze, come si struttura l’offerta Yves Rocher? L’offerta merceologica Yves Rocher incontra le esigenze di tutti combinando passione per la natura e ricerca scientifica, con l’obiettivo di offrire alle donne una bellezza senza compromessi. Le priorità merceologiche dell’insegna sono rappresentate dai trattamenti skincare e haircare di cui possiamo vantare l’expertise. Non può mancare una proposta make-up sempre più completa e dalle formule green e un’ampia gamma di prodotti dedicata alla cura del corpo e all’igiene, senza dimenticare profumi e solari. In prima linea, abbiamo anche i no-

proietta verso un +1% nel 2020 per un valore di mercato intorno ai 4,16 miliardi di euro (il 40% della distribuzione cosmetica totale). Se, da un lato, le grandi superfici sono in crisi e riducono la propria footprint, dall’altro lasciano spazio ad aree specializzate (definite casa e to-

stri prodotti emblematici: i Gel Doccia e Shampoo Concentrati, innovativi e all’avanguardia, che hanno portato un’importante riduzione dell’utilizzo di plastica e di emissioni di gas serra. Come va l’eCommerce? Come si integra con la rete fisica? Dato il fattore multicanale del sistema di vendita del brand, il sito Yves Rocher non si presenta come un eCommerce, ma supporta fortemente la visibilità della marca e si pone come piattaforma per lo sviluppo della vendita diretta. Sul sito Yves Rocher Italia è possibile visionare l’intera gamma prodotti e le numerose offerte commerciali proposte durante ogni campagna e presenti in entrambe le reti, retail e vendita diretta, e viene offerta in modo molto rapido l’opportunità di essere contattati da una consulente di bellezza per procedere all’acquisto. Qual è il profilo del vostro cliente e a quanto ammonta lo scontrino medio? Le donne rappresentano più del 90% della nostra clientela, anche se sempre più uomini si avvicinano al nostro brand avendo linee di prodotto che sono trasversali e idonee per entrambi i sessi e per tutti i target di riferimento. Lo scontrino medio è circa di 20 euro con una forte incidenza di presenza dei prodotti viso. La cura della bellezza da sempre anticipa e intercetta i trend di consumo. Fra questi, quello dei prodotti naturali. In che modo questo aspetto contraddistingue Yves Rocher? Yves Rocher è rimasta fedele ai valori e alle convinzioni della Cosmétique Végétale, nata nel 1959 nella soffitta della casa di Monsieur Yves Roher, pioniere in cosmetica. Abbiamo a cuore la realizzazione di formule efficaci nel pieno rispetto della pelle e del pianeta. I nostri ricercatori quotidianamente studiano e scelgono il vegetale più adeguato alla tipologia di pelle e di trattamento, e utilizzano le risorse rispettando e preservando sempre la natura, senza mai distruggerla.

eletta) che registrano un +4 per cento. Infine, la profumeria, in sensibile ripresa nel 2019 a +2% per un totale di 2,05 miliardi di euro che la conferma come secondo canale di distribuzione per una quota del 20% sul mercato totale. Tut-

Intervista a Pericle Ciatto, responsabile marketing operativo di Tigotà Come nasce e si sviluppa il network di Tigotà in Italia? Come avete chiuso il 2019? La prima filiale Tigotà è stata inaugurata a Carpi, in provincia di Modena, il 4 luglio del 2009. Sono quindi trascorsi 10 anni dalla nascita dell’insegna, anni intensi che ci hanno visti crescere rapidamente e in tempi molto brevi. Oggi le filiali Tigotà sono 607 diffuse su quasi tutta la penisola e manteniamo un trend di una cinquantina di aperture l’anno. Siamo soddisfatti dei traguardi raggiunti finora, soprattutto perché si tratta di punti vendita di proprietà e gestione diretta. Ma siamo anche consapevoli di avere ancora molta strada da percorrere. Sui numeri economici siamo in crescita, abbiamo chiuso il 2018 con 963 milioni di euro, a +9,5% sul 2017, e ci siamo consolidati anche nel 2019. Quali sono le caratteristiche del vostro format? Tigotà è un brand giovane, frizzante, in cui l’età media dei nostri collaboratori è di 30 anni. Ci piace l’ironia e la freschezza e vogliamo essere il punto di riferimento per il cliente che ama prendersi cura di sé. Nei nostri punti ven54

retail food | marzo 2020

dita troverà il supporto di colleghi qualificati per gli acquisti mirati, oppure il piacere di fare la spesa quotidiana in piena libertà. Nel tempo abbiamo incrementato notevolmente l’assortimento proprio per la sempre maggiore necessità di rispondere ad esigenze diversificate. Quante referenze sono esposte e come si differenziano per categoria merceologica? Valorizziamo ogni reparto perché abbiamo scelto di adattarci alle esigenze dei nostri clienti che prediligono soluzioni pratiche e veloci per fare la spesa quotidiana. Li accompagniamo in un percorso che risponde alle loro necessità e che garantisce una logicità nell’acquisto: dai prodotti per le esigenze domestiche quotidiane a quelli per la cura della persona, finendo con profumeria e cosmesi. Quali sono i vostri servizi digitali e che spazio date alle soluzioni omnicanale? Crediamo molto nel digitale che ha cambiato la nostra vita quotidiana e di conseguenza anche l’approccio all’ac-


Intervista a Enrico Rossin, co-founder e managing partner di Nails Cube

+22%

La percentuale di crescita del canale eCommerce che nel 2019 ha raggiunto quota 470 milioni di euro. tavia, nel confronto con gli altri canali, appare chiaro come la profumeria faccia ancora fatica a rimodulare la propria offerta, mantenendo la concentrazione merceologica su make-up e cosmetica alcolica. Una rigidità a cui le aziende cercano di rispondere con attività promo-

quisto. Nel 2020 puntiamo a consolidare l’attenzione al cliente implementando il servizio di eCommerce, nato tre anni fa, e di customer service. L’eCommerce Tigotà oggi gestisce 20.000 referenze con tre diverse modalità di consegna degli ordini: a domicilio, presso un punto vendita Tigotà a scelta o nelle 4.000 edicole convenzionate, che diventano punto di riferimento sul territorio anche per questo servizio. Qual è il profilo cliente? Il cliente di Tigotà non conosce standardizzazione. Nei nostri negozi tutti ma proprio tutti sono i benvenuti e, per questo, cerchiamo di offrire un assortimento che riesca a dare risposte anche alle richieste un po’ meno comuni. Il beauty rimane in cima alle necessità degli acquirenti. Quali sono i trend in atto che conquistano i clienti? Per il settore beauty cerchiamo sempre di mantenerci fortemente competitivi dal punto di vista delle offerte e dell’ampio assortimento. Ci stiamo inoltre allineando sempre di più alle richieste inerenti alla cosmesi natu-

Quali sono le origini del progetto Nails Cube e come si compone la rete di vendita? Il progetto nasce in Germania nel 2008 dall’idea di due soci che iniziano a sviluppare una rete di chioschi di quick manicure in diversi centri commerciali. Ed è proprio nel centro commerciale di Monaco di Baviera che scopro il format proponendomi come loro master franchisee per l’Italia e la Svizzera utilizzando il brand Nails Cube appunto. Nel 2013, quindi, inizia l’avventura e insieme ad altri due soci iniziamo ad aprire dei chioschi a gestione diretta. Poco dopo i due soci tedeschi si separano e a quel punto, trasformando una difficoltà in un’opportunità, diventiamo franchisor della catena, nel ruolo di esclusivisti prima e proprietari dopo del progetto. Nel 2016 parte anche il progetto franchising, che ci porta ad avere oggi una rete di sette Nails Cube: due diretti e cinque in franchising. Qual è l’importo necessario per aprire un Nail scube? Come si struttura la partnership con il franchisee? Quando si parla di investimento dobbiamo ragionare sempre in termini di disponibilità finanziaria sufficiente ad affrontare un’avventura imprenditoriale, che in questo caso si aggira sui 40mila euro per la singola apertura di un Nails Cube. La partnership con il franchisee viene regolamentata da un contratto di affiliazione che prevede: esclusiva territoriale, format progettuale, selezione prodotti, sistema gestionale, formazione tecnica e commerciale, assistenza operativa e marketing pre e post apertura. Come si struttura il format? Il Format Nails Cube presenta due varianti : il Modulo SMALL di 9 mq che prevede quattro postazioni di lavoro complete e il Modulo LARGE di 12 mq con nove postazioni di lavoro complete. Il cubo è progettato nei minimi particolari per ospitare tutto quanto è necessario per gestire al meglio l’attività delle nostre estetiste professioniste. Allo studio c’è anche un’ulteriore variante che ci consentirà a breve di ampliare gli attuali servizi offerti. Il nostro “listino dei trattamenti” è molto chiaro, semplice e lineare e copre quasi tutta la gamma dei trattamenti di

zionali e di valorizzazione del brand, nonché con l’inserimento a scaffale di nicchie di mercato esclusive. A spiccare, però, è il fenomeno dell’eCommerce che, grazie a un +22% nel 2019 (e un +20% previsto per il 2020) è l’unico canale a crescere a doppia cifra raggiungen-

rale e a quella dermatologica. In questo caso però non li chiamerei trend perché l’obiettivo è investire su questi due fronti sul più lungo termine, ad esempio con delle private label che incarnino nella marca i valori di cura e sostenibilità. Quali progetti retail avete in programma per il 2020? Certamente continueremo a investire sulle private label: accanto a un vasto assortimento di marchi dell’industria, nei nostri store si possono scegliere numerosi prodotti di qualità a nostro marchio che vengono sviluppati in collaborazione con i migliori laboratori di ricerca e partner industriali. Durante il 2020 poi continueremo con lo sviluppo sul territorio con un nuovo piano assunzioni e, dove possibile, cercando di rialzare serrande di negozi chiusi. Ma nel cuore strategico non c’è solo il business: nel 2020 ci dedicheremo anche ad attività parallele come ad esempio lo sviluppo del progetto Tigotà Educational che sensibilizza i consumatori di domani a un utilizzo corretto dei prodotti del mondo beauty e home care.

manicure realizzabili in uno spazio così ottimizzato. Come formate il personale e quali standard di servizio richiedete? Ricerchiamo solo estetiste qualificate che ci consentono di poter gestire al meglio il rapporto con la nostra clientela, non solo dal punto di vista professionale. Abbiamo redatto insieme a loro un manuale ad hoc, sia operativo che comportamentale, che sia di aiuto e supporto all’attività di contatto con la clientela. Chi è il vostro cliente tipo e quale lo scontrino medio? Il nostro cliente tipo è principalmente donna, con un’età compresa tra i 25 e i 65 anni, attenta alla cura di se stessa, ma senza eccessi. Lo scontrino medio cambia significativamente da città a città. Nei nostri Nails Cube diretti supera i 30 euro. La modalità stand alone si presta a un’installazione in diversi canali, ma quali sono le differenze in termini di approccio al contesto commerciale e alla clientela di riferimento? Possiamo affermare che esiste un “Nails Cube Style” che contraddistingue il nostro format. La particolarità è coniugare correttamente il nostro listino dei trattamenti in funzione del canale di riferimento: le modalità di fruizione sono differenziate, il tempo a disposizione per la shopping experience è diverso, l’attitudine alla sperimentazione di nuove formule non è uguale per tutti. L’impegno è quello di creare un’area di relax il più possibile in sintonia con il contesto nel quale ci troviamo. Beauty e cura della persona sembrano essere diventate una commodity irrinunciabile. In che direzione sta andando questo trend secondo voi? Confermo che il beauty e la cura della persona rappresentano negli ultimi anni un’area di business in crescita e credo che questo trend non si fermerà. A mio avviso ci sono ancora tante opportunità di crescita e di differenziazione dell’offerta: la qualità dei prodotti, la professionalità degli operatori e l’attenzione al cliente saranno sempre più determinanti per decretare il successo di un brand.

do un volume di vendite pari a 470 milioni di euro. Performance su cui incide l’ingresso di nuove piattaforme internazionali di vendita che sta accelerando le dinamiche interne (con conseguenti difficoltà di misurazione).

Uno sguardo al futuro

Allargando lo sguardo oltre il 2020, il report di Cosmetica Italia traccia uno scenario in chiaroscuro. Tra i punti di forza del settore si sottolineano la competitività delle aziende italiane, supportate da investimenti costanti soprattutto in ricerca e sviluppo che elevano la qualità delle produzioni Made in Italy. Per quanto riguarda gli aspetti negativi, invece, l’industria dovrà monitorare gli andamenti degli eventi globali (dalla Brexit al coronavirus) che in caso di ulteriori complicazioni potrebbero far venir meno l’attuale determinazione a esplorare nuovi mercati esteri e target di consumo. Fra questi, i Millennial e la Generazione Z ma anche gli Over 65: «Quest’ultimo sono il cluster di clienti che trainano i grandi acquisti. Un fenomeno iniziato già 10-15 anni fa e che continua ad autoalimentarsi», ha concluso Positano. ¢ marzo 2020 | retail food

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LA CARTA AMA GLI ALBERI 1.500 campi da calcio al giorno. Così tanto crescono le foreste europee. Quelle da cui si ottiene il legno per fare la carta. Questa è una notizia, vera.

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La Fiera

EuroShop 2020: piattaforma per il retail

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ur al di sotto dei 110mila visitatori previsti, l’edizione 2020 conferma EuroShop quale fiera per eccellenza dedicata al mondo del retail. La kermesse di Düsseldorf ha chiuso i battenti, dopo cinque giorni, giovedì 20 febbraio, con circa 2.300 espositori provenienti da 57 nazioni, mentre 94.000 visitatori si sono diretti sul Reno per conoscere la vasta gamma di prodotti, tendenze e concetti per il commercio e i suoi partner, presenti in 16 padiglioni fieristici. Numeri decisamente importanti, dunque, soprattutto se si considera che l’allarme Coronavirus in Europa ha indotto aziende del calibro di LG ad annullare preventivamente la propria presenza, piuttosto che gli organizzatori del Mobile World Congress a cancellare il maxi evento dedicato alla telefonia hi-tech, previsto sempre a febbraio ma a Barcellona. “A causa della situazione attuale dovuta al Coronavirus, si è registrato un calo di 19.000 di visitatori rispetto alla cifra record del 2017”, ha tenuto a precisare l’organizzazione. Nel merito delle presenze, quest’anno il 70% del pubblico a EuroShop era proveniente dall’estero. Grandi delegazioni sono arrivate ad esempio da Brasile, Australia e Nuova Zelanda. Complessivamente i visitatori professionali che hanno visitato l’edizione 2020 della fiera di Düsseldorf sono giunti da 142 paesi. «Quest’alto grado di interesse internazionale documenta più che chiaramente le dinamiche del mondo del commercio globale e la particolare posizione di EuroShop come motore economico – ha dichiarato Michael Gerling, presidente del Comitato Consultivo di EuroShop e direttore generale dell’EHI Retail Institute di Colonia – Il successo del commercio online sprona i rivenditori, che si sono resi

Mercato Italia

Retail&food ha partecipato a EuroShop 2020, dando visibilità al mercato italiano in virtù di una distribuzione mirata in fiera con centinaia di copie, e raccogliendo interviste a diversi player. Un’anticipazione di questi contenuti è stata inserita nel Focus pavimentazione e rivestimenti (pagg. 58-61), nel quale sono state coinvolte aziende di ceramica protagoniste con uno stand a Düsseldorf. Sul numero di aprile di r&f spazio, con un focus dedicato, alle società dell’arredo e del design per il punto vendita, e ancora a tutte le realtà imprenditoriali attive dalle tecnologie come pannelli digitali, telecamere e software all’illuminazione e ancora alla decorazione delle vetrine. conto di dover offrire ai clienti, oltre alla gamma dei loro prodotti, anche dei motivi validi per farli arrivare in negozio. La concorrenza ha fatto dunque salire nel suo complesso il livello del commercio al dettaglio. Si stanno facendo investimenti nell’arredamento dei negozi, appunto per creare mondi di esperienza, e la digitalizzazione è in pieno boom. Da un lato consente al retailer di offrire al cliente un numero ancora maggiore di servizi e di collegare tra loro i canali online e offline; dall’altro semplifica i processi, la logistica e molto altro ancora». A EuroShop 2020, la trasformazione digitale è stata quindi il tema centrale an-

che per quanto riguarda la massima efficienza energetica e la sostenibilità. Gli espositori hanno messo in luce le elevate qualifiche professionali dei visitatori, in particolare la loro spiccata autorità decisionale, in quanto il 70% dei visitatori appartenevano al top management internazionale. Durante il loro percorso in fiera, attraversando gli otto segmenti di esperienza, molti di loro hanno utilizzato la loro visita a EuroShop anche per conoscere best practice e per informarsi sulle tendenze, orientate al futuro, nel settore del commercio al dettaglio. L’alternarsi del programma di conferenze su tutti gli otto segmenti di esperienza, per esempio su temi come retail tecnology, architettura e design nel negozio oppure visitando l’Expo & Event, ha fatto registrare una buona partecipazione. Ugualmente ben accolte sono state le numerose offerte speciali di EuroShop, tra cui, in particolare, l’hub di start-up, Designer Village e Premium City. E ancora, il 96% dei visitatori della fiera è rimasto soddisfatto della visita. Altrettanto numerosi sono coloro che hanno confermato l’eccezionale posizione di EuroShop come barometro delle tendenze, come piattaforma di networking, riconoscendo in essa il più grande evento nel settore del commercio al dettaglio. La prossima edizione EuroShop si terrà nel 2023, a Düsseldorf, dal 25 febbraio al 2 marzo. A.P. marzo 2020 | retail food

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Focus Pavimentazioni & Rivestimenti

Ceramica: andamento flat Produzione, vendita ed export 2019 dell’industria italiana delle piastrelle di ceramica sono poco sotto il dato 2018. La sostanziale stasi, accompagnata dall’aumento della capacità produttiva nel corso dell’ultimo quinquennio, ha spinto alcune aziende a ricorrere a settimane di fermata produttiva

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l preconsuntivo 2019 elaborato da Prometeia sui dati di settore evidenzia per l’industria italiana delle piastrelle di ceramica volumi di produzione e vendite intorno ai 409 milioni di mq (-1 milione rispetto al 2018), derivanti da esportazioni nell’ordine di 326 milioni di mq (-2 milioni) e vendite sul mercato domestico per 82 milioni

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di mq (+1 milione). Tra i mercati di riferimento, le vendite in Italia ed Europa, che coprono circa i 2/3 del totale, mostrano segnali di crescita nell’ordine di alcuni punti percentuali, a fronte di esportazioni extra comunitarie che, invece, presentano in alcuni casi flessioni più marcate. «Il commercio internazionale di tutti i settori risente delle crescenti tensio-

ni commerciali a livello mondiale, in particolare ma non solo tra Stati Uniti e Cina, che generano incertezza presso consumatori e operatori professionali – afferma Giovanni Savorani, presidente di Confindustria Ceramica – Recenti analisi dimostrano che i Paesi che soffrono maggiormente di questa situazione sono i forti esportatori e quelli


dall’elevato debito pubblico, condizioni entrambe che interessano l’Italia. La competizione internazionale dell’industria ceramica italiana, che negli ultimi anni ha investito oltre 2 miliardi di euro in nuove tecnologie, dotandosi di impianti manifatturieri e di livelli di sostenibilità ambientale all’avanguardia, registra in diversi paesi concorrenti un costo del lavoro e dell’energia più basso e un sistema di infrastrutture, viarie e portuali, nettamente migliore rispetto al nostro. A questo si aggiunge una aggressiva concorrenza da parte di produttori di materiali alternativi». LE INTERVISTE AGLI OPERATORI

Roberto Casini, responsabile Italia divisione contract & key account di Panariagroup

Prendendo a riferimento il settore retail in senso ampio, quindi dalle catene food e non food alle gallerie commerciali su cui si affacciano, quali soluzioni sono maggiormente idonee in primis per le insegne della ristorazione? È doverosa una premessa. Panariagroup, uno dei principali gruppi internazionali leader nella produzione e distribuzione di superfici in ceramica per pavimenti e rivestimenti per il segmento premium del mercato, si pone come interlocutore privilegiato per il retail grazie alla leadership tecnologica e alle soluzioni versatili caratterizzate da una forte personalità. Negli anni, il Gruppo ha tracciato un percorso di continua evoluzione e si posiziona oggi tra le realtà più all’avanguardia del settore. Uno dei nostri punti di forza è l’interminabile attività di Ricerca e Sviluppo volta a individuare nuove metodologie produttive e linee di prodotto innovative, pronte a rispondere alle esigenze di una clientela sempre più attenta e diversificata. In Panariagroup opera un importante Centro Ricerche costituito da personale altamente qualificato: tecnici, ingegneri, architetti e ricercatori, tutti animati

dalla volontà di studiare sempre nuove soluzioni per competere con successo nel settore dei pavimenti e rivestimenti in ceramica, mantenendo ben saldo il posizionamento di leadership del Gruppo nel mercato. Venendo al tema, per le insegne della ristorazione la tecnologia vincente che caratterizza i nostri prodotti è Protect, la tecnologia antibatterica, unica nel suo genere, in grado di eliminare fino al 99,9% dei batteri grazie agli ioni d’argento di cui è composta, rendendo le superfici ceramiche estremamente sicure, sane e protette. Gli ioni d’argento, integrati in maniera permanente nella piastrella al momento della cottura a 1200 gradi, sono attivi per tutta la vita utile della stessa e garantiscono sempre un elevato livello di protezione tra una pulizia e l’altra. Ne consegue che sono indicate per spazi commerciali o luoghi ad alta frequentazione che richiedono scrupolosi controlli contro la proliferazione di batteri. Sarà così possibile progettare in sicurezza anche rivestimenti di arredi che possano entrare in contatto con alimenti, come banconi di bar, laboratori o pasticcerie. Quali, invece, per i negozi sia di grandi che di piccole dimensioni, come possono essere le boutique di abbigliamento? I prodotti Panariagroup sono caratterizzati da elevate performance tecniche, grazie alle caratteristiche di elevata resistenza, oltre che da una assoluta eccellenza estetica. Cotto d’Este, in questo senso, è uno dei brand di Panariagroup che offre soluzioni altamente performanti: le sue creazioni, sinonimo di qualità e bellezza, sono frutto di innovazione e cura nei dettagli, che trovano espressione in ampie gamme di prodotti ad alto spessore (14 mm), unici al mondo e dalla resistenza straordinaria, e nelle grandi la-

stre ultrasottili Kerlite rinforzate con fibra di vetro che garantiscono leggerezza, grandi possibilità di applicazioni per l’architettura, unite a flessibilità e resistenza straordinarie. Panariagroup ha realizzato progetti in importanti aeroporti e stazioni ferroviarie. Come cambiano i materiali e le richieste dei gestori degli spazi nei luoghi del travel rispetto alle gallerie dei grandi centri commerciali? Nei grandi aeroporti e nelle stazioni ferroviarie la richiesta è quella di avere materiali dalle elevate prestazioni tecniche. Il rischio caduta in piano e la scivolosità dei pavimenti sono due fattori che non devono mai essere sottovalutati in fase di progettazione e posa di un pavimento in un luogo pubblico, in accordo con la norma vigente. Negli spazi di transito l’estetica ricercata è spesso indirizzata su superfici non troppo caratterizzate.

Paolo Cesana, direttore

marketing di Refin

Prendendo a riferimento il settore retail in senso ampio, quindi dalle catene food e non food alle gallerie commerciali su cui si affacciano, quali soluzioni sono maggiormente idonee in primis per le insegne della ristorazione? Il settore della ristorazione richiede in particolare l’igienicità e la facilità di pulizia del prodotto, mentre la proposta stilistico/estetica e il servizio sono una forte determinante di scelta. Oggi il ristoratore non considera più la pavimentazione come un elemento neutro ma piuttosto come uno degli strumenti determinanti su cui costruire l’immagine del punto vendita. Infatti è grazie non solo alla qualità del prodotto, ma anche e soprattutto al grande potenziale di customizzazione, che Refin marzo 2020 | retail food

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Focus Pavimentazioni & Rivestimenti è diventata partner strategico di noti brand italiani e internazionali. Quali, invece, per i negozi sia di grandi e che di piccole dimensioni, come possono essere le boutique di abbigliamento? Tutti i negozi e a maggior ragione le boutique di abbigliamento, in quanto propongono prodotti ricchi di contenuti immateriali legati al mondo della moda, apprezzano il gres porcellanato Refin in quanto dotato di caratteristiche tecniche di resistenza e facilità di pulizia, ma anche perché Refin è da sempre all’avanguardia nella ricerca estetica del prodotto, potendosi avvalere per il suo sviluppo di stilisti interni e di collaborazioni importanti con designer indipendenti. Il prodotto Refin è contemporaneo e veste il punto vendita in cui viene posato. Ceramiche Refin ha realizzato importanti progetti anche in ambienti di grande traffico, come ad esempio la stazione di Amsterdam. Come cambiano i materiali e le richieste dei gestori degli spazi nei luoghi del travel rispetto alle gallerie dei grandi centri commerciali? L’esperienza negli spazi del travel e in particolar modo negli spazi già funzionanti e che pertanto richiedono interventi rapidi e immediatamente usufruibili, ci ha stimolati a migliorare ulteriormente i livelli di servizio, per garantire la fornitura di prodotti tecnicamente perfetti in tempi precisi e con un servizio di vendita pre-durante e post che fosse impeccabile. In relazione invece al prodotto, questi spazi ad intenso e rapido traffico richiedono caratteristiche tecniche di resistenza all’usura e resistenza allo scivolamento senz’altro ottimali. Interessante, per questo target, anche la gamma specificamente creata per gli spazi esterni, perché spesso sono presenti ambienti interni ed esterni che richiedono caratteristiche tecniche specifiche ma anche un desiderato coordinamento estetico oltre che funzionale. Questi luoghi vedono inoltre il passaggio di una clientela internazionale, con culture e abitudini diverse, e quindi, rispetto a un centro commerciale che è localizzato in uno specifico Paese, richiedono una maggiore riflessione su una proposta estetica che sia più universale e meno legata a substrati culturali locali. Infine, rimanendo in questi ambiti di intervento, ci può raccontare qualche best practice di recente realizzazione? Pensando ai luoghi del travel la mente va immediatamente al progetto della food court all’interno del Terminal 1 dell’Aeroporto di Malpensa: l’Italian street market nato dalla collaborazione fra MyChef, Barilla, Ferrarini e Mutti. Punto ristoro innovativo che racconta ai viaggiatori provenienti da tutto 60

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il mondo la grande eccellenza della gastronomia italiana e delle sue materie prime. Il coinvolgimento di Refin in questo progetto nonché in diversi punti vendita e locali di Eataly, altra realtà che raccoglie i top brand del food italiano, è conferma della qualità dei prodotti Refin, della solidità dell’azienda e del suo importante ruolo nel rappresentare, nell’ambito delle superfici, l’eccellenza del design Made in Italy.

Marco Bonvicini,

direttore commerciale Italia di Ceramiche

Caesar

Prendendo a riferimento il settore retail in senso ampio, quindi dalle catene food e non food alle gallerie commerciali su cui si affacciano, quali soluzioni sono maggiormente idonee in primis per le insegne della ristorazione? Negli spazi dedicati alla ristorazione sono necessarie pavimentazioni resistenti all’usura, facilmente pulibili e igienizzabili e con dimensioni importanti come, ad esempio, il 120x120-80x80-80x160 per ridurre le fughe presenti nella superficie da pavimentare o rivestire. Spesso capita di osservare come la distanza fra una piastrella e l’altra, in termini tecnici fuga, modifichi il suo colore originale annerendosi a causa di operazioni di pulizia e manutenzione poco avvedute. All’ospite che si ferma per consumare piacevolmente cibi e bevande non fa certo piacere vedere un pavimento alonato con le fughe nere. Il gres por-

cellanato tecnico Caesar nei grandi formati proposti, in ampia gamma di colori e texture è una buona soluzione per ovviare a questi inconvenienti. Quali, invece, per i negozi sia di grandi che di piccole dimensioni, come possono essere le boutique di abbigliamento?


In questi negozi prevale l’aspetto estetico sulla funzionalità pura, ma anche qui è necessario trovare un giusto equilibrio fra l’esigenza di rafforzare la shopping experience attraverso l’impiego di pavimentazioni e rivestimenti in linea con il concept store e la facilità di manutenzione e pulizia. Caesar consiglia l’utilizzo di grandi formati con almeno un lato superiore a un metro di lunghezza, texture neutre in linea con i trend dei colori moda, non a rilievo per avere sempre superfici pulite e luminose. Se si decide di impiegare finiture lucidate e riflettenti è consigliato posizionare all’ingresso del negozio un tappeto battipiedi professionale che unisce barre in alluminio a strisce di setola, per togliere dalle suole residui di asfalto e altri elementi come granelli di ghiaia che potrebbero scalfire la superficie facendo risaltare, in controluce, antiestetici graffi. Ceramiche Caesar ha realizzato importanti progetti anche in aeroporti. Come cambiano i materiali e le richieste dei gestori degli spazi nei luoghi del travel rispetto alle gallerie dei grandi centri commerciali? Caesar ha fornito materiali per aeroporti e stazioni prestigiose in Italia e nel mondo, come ad esempio Adr Roma, Mercato Centrale presso la Stazione Centrale a Milano in corso di posa in questi giorni e in tante altre location. I gestori richiedono velocità di posa in opera, riduzione o assenza di demolizione del pavimento preesistente a costi contenuti, per dare risposta a queste esigenze Caesar ha realizzato un sistema di posa che non necessita di adesivi, applicabile sopra al pavimento esistente in tempi rapidi. Aexacta Caesar è un sistema semplice e funzionale, posabile da chiunque abbia un minimo di manualità che accoppia alla singola piastrella un foglio di sughero sul retro e un bordo in Abs sui lati per proteggere i bordi dagli urti; Aexacta si posa a secco, in fretta e rende amovibile il pavimento senza demolizioni, come spesso viene richiesto dai gestori di aeroporti e stazioni. Possiamo costruire Aexacta anche per grandi dimensioni fino al 120x120. Infine, rimanendo in questi settori di intervento, ci può raccontare qualche best practice di recente realizzazione? È in corso di realizzazione, a Milano in Stazione Centrale, uno spazio ristorazione di una catena emergente che coniuga alta qualità e velocità nel servizio, dote molto apprezzata dai viaggiatori che transitano in aeroporti e stazioni ferroviarie, alla quale abbiamo fornito assistenza nella fase di scelta dei materiali più idonei a soddisfare le loro esigenze progettuali.

Davide Colli, Coo di Ceramiche Piemme Prendendo a riferimento il settore retail in senso ampio, quindi dalle catene food e non food alle gallerie commerciali su cui si affacciano, quali soluzioni sono maggiormente idonee in primis per le insegne della ristorazione? Ceramiche Piemme è un’azienda che si rivolge a un mercato globale, non solo a quello italiano. Per individuare le soluzioni più idonee è importante valutare diversi aspetti: in primis l’ubicazione geografica e le conseguenti normative che richiedono particolari specifiche dei materiali utilizzabili e differenti esigenze in merito alla scivolosità delle superfici. Anche le diversità stilistico-culturali rappresentano un altro aspetto fondamentale, così come l’esigenza di rappresentare l’immagine del brand di una specifica marca. La scelta di uno stile più sobrio o più elegante si basa anche sui valori di marca che il progettista è chiamato a valorizzare durante la fase di definizione del layout degli ambienti commerciali. Ceramiche Piemme, grazie a un’ampia gamma di prodotti, è in grado di seguire passo passo il designer nel percorso di definizione dei materiali più idonei, sia dal punto di vista tecnico che stilistico. Tra le diverse proposte si può spaziare dall’eleganza del marmo ceramico, alla raffinatezza degli effetti legno, finitura che è stata recentemente scelta per la nota catena di ristoranti statunitensi Ocean Prime. Quali, invece, per i negozi sia di grandi che di piccole dimensioni, come possono essere le boutique di abbigliamento? Anche nel settore dell’abbigliamento vi sono differenti esigenze legate proprio ai valori, all’immagine e al posizionamento della specifica marca e dei suoi punti vendita, che devono necessariamente esprimere un layout coerente con questi valori. Per le catene fast fashion si tende a scegliere superfici piuttosto neutre che siano però in grado di valorizzare il prodotto, senza di fatto oscurarlo. Un noto marchio di moda britannico, per esempio, ha recentemente inaugurato un nuovo flagship store nel Regno Unito in cui è stato

scelto l’effetto “veneziano” della nostra collezione Venetian Marble pensata proprio per il segmento contract. Si tende invece a valorizzare maggiormente il tratto stilistico delle superfici nelle boutique di medio-alto livello, dove la cura del dettaglio esprime personalità e posizionamenti di più alto profilo. Quali sono le soluzioni e i materiali più adatti per le grandi gallerie commerciali? Le grandi gallerie commerciali necessitano di superfici altamente resistenti, dallo stile sobrio e versatile. Grazie alla sua robustezza, durevolezza e stabilità il grès porcellanato rappresenta da sempre uno dei materiali più diffusi anche nell’edilizia commerciale. La nostra azienda è in grado di fornire soluzioni ottimali capaci di coniugare una grande resistenza a uno stile misurato e moderno. Un esempio: la galleria commerciale Plaza Singapura di Singapore, una delle più grandi del sud-est asiatico, ha scelto superfici Piemme effetto “cemento” in tonalità semplici che ben si adattano alla complessità della struttura. Infine, come cambiano i materiali e le richieste dei gestori degli spazi nei luoghi del travel come aeroporti e stazioni? In questo caso, ancora una volta, l’ubicazione geografica e le differenti regolamentazioni interne alle varie amministrazioni guidano la scelta delle superfici, a cui si aggiungono maggiori necessità in termini di resistenza e scivolosità. Parliamo di superfici strutturate o a effetto pietra, capaci di garantire sicurezza e resistenza con uno stile piuttosto neutro. Un esempio: le stazioni della metropolitana di Atene dove sono stati posati oltre 50.000 mq di un gres porcellanato effetto pietra prodotto da Ceramiche Piemme capace di assolvere egregiamente ai compiti stilistici e tecnici affidati a una superficie sottoposta a utilizzo intensivo. A.P. marzo 2020 | retail food

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Store of the Future

Dall’Irlanda una proposta di retail sostenibile

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è una locomotiva che traina l’Irlanda, anzi una vera e propria impresa che, da 25 anni, scommette sull’Isola di Smeraldo dove ha investito 1,34 miliardi di euro in nuove società supportando, solo nel 2019, 126 start-up con alta potenzialità, di cui 38 create da donne. Si chiama Enterprise Ireland e, dal 13 al 14 gennaio, ha ospitato nei propri uffici una delegazione di retailer da tutto il mondo per fare il punto sulla sostenibilità del commercio al dettaglio in un incontro dal titolo The Store of the Future. «Il retail è presente in tutte le nostre comunità e continua a rappresentare una grande possibilità di business a patto che sappia concentrarsi sull’innovazione e la tecnologia, i veri driver dell’engagement per qualsiasi brand», ha affermato, in apertura dei lavori, Stephen Hughes, presidente dell’ente governativo irlandese. Qui come altrove, negozi e ristoranti stanno affrontando una vera e propria sfida: restare al passo con i repentini cambiamenti nelle abitudini di consumo dei clienti perché «il retail non è più e soltanto un prodotto su uno scaffale», ha precisato David Fitzismons, group chief executive di Retail Excellence Holdings. «I clienti vogliono di più: maggiore esperienzialità, un prezzo che rispecchi la qualità del prodotto, un format riconoscibile in cui il servizio sia alla base dell’offerta e la conoscenza del cliente sia propedeutica al risparmio di tempo», sintetizza Fitzismons. Insomma, bisogna ripensare non solo il modo in cui si vende (e anche le vendite come unico e insindacabile parametro di successo) ma anche lo storytelling che sta dietro a ogni brand affinché si riesca a veicolare quell’insieme di valori e qualità che conquistano e fidelizzano il cliente. Il tutto all’interno di

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Intervista a Jim Greene, ceo di Novum Di cosa si occupa Novum? Novum è un’azienda produttrice di sistemi di refrigerazione con sede a Dublino. La nostra mission però è quella di andare oltre il semplice prodotto. Attraverso partnership, collaborazioni e co-progettazione cerchiamo di dare ai nostri clienti una risposta in termini di efficienza energetica, integrità, visibilità del prodotto e sostenibilità. Il tutto basandoci sulla tecnologia LEAP da noi brevettata. Da un punto di vista tecnico, questa soluzione prevede che l’evaporatore sia posizionato all’esterno dello spazio dove viene posizionato il prodotto permettendo una distribuzione dell’aria di raffreddamento in modo uniforme e un ciclo di scongelamento esterno. Chi sono i vostri clienti? Attualmente, i nostri clienti sono per il 99% esteri. La nostra, infatti, è una società basata sull’export globale dal momento che il mercato interno è troppo piccolo sebbene in rapida crescita. Fra i clienti più noti cito gli

specialisti del prodotto surgelato Picard (Francia) e Iceland (Regno Unito). Ovviamente, il grosso dei nostri clienti viene dalla GDO con catene di supermercati come Biedronka (Polonia), Panapesca e Gelmart (Italia) e Wegmans (USA). Quanto conta, per la vostra azienda, il tema della sostenibilità? È estremamente importante. Secondo quanto riportato dalla società di analisi Project Drawdown, che prende in considerazione le migliori soluzioni tecnologiche per combattere il cambiamento climatico, il tema della refrigerazione e della sua corretta gestione è fra i primi della lista. E l’industria si sta adeguando, a partire dai fornitori come Novum che insieme ai propri partner commerciali hanno sottoscritto diversi target di sostenibilità.

uno spazio fisico e di un modello di business che ha i suoi costi di gestione.

mente la Co2 emessa nell’aria. Oppure quelli di FoodCloud, organizzazione che supporta i retailer nella gestione delle eccedenze alimentari: «Il 30% del cibo venduto a livello globale viene sprecato. Una perdita non solo a livello economico ma anche di immagine: i clienti vogliono sempre più sapere quale sarà la seconda vita degli scarti», ha spiegato Emma Walsh, coo di FoodCloud. Per non parlare di Remote Signals, startup sino-irlandese che ha già abbracciato la tecnologia 5G per controllare e monitorare il corretto funzionamento delle attrezzature nei punti vendita: «La refrigerazione, per esempio, rappresenta il 17% di consumi energetici totali per un retailer, ma i modi per abbassare questa quota esistono già. L’importante è declinare la tecnologia secondo le caratteristiche del prodotto venduto e la politica energetica dell’azienda», ha affermato Joe Perrott, ceo di Remote Signals. N.G.

Parola chiave: sostenibilità

Per questo, la parola chiave del negozio del futuro deve essere sostenibilità; prima di tutto economica, ma anche ambientale. E le due cose spesso vanno a braccetto. Lo sanno bene quelli di Novum (vedi box) che, grazie alle loro soluzioni di refrigerazione, aiutano i propri clienti ad abbassare i costi energetici e di manutenzione di frigoriferi e congelatori messi a disposizione del cliente riducendo contestual-



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f Servizi e Fornitori News ATON IT, L’EVOLUZIONE DEL BUSINESS PASSA DAL LOGO

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ambio nome e rinnovo del logo per Aton Informatica che diventa ATON IT. Un’operazione in linea con l’evoluzione dell’azienda che negli ultimi mesi ha dato una significativa accelerata al proprio business trasformandosi da Time&Material in società specializzata in soluzioni di Digital Innovation. Il logo raffigura un cerchio dalla forma pulita ed essenziale e differenti colori, con una A stilizzata al centro, e vuole significare le diverse aree di competenza in cui opera Aton Informatica e per cui sono state costituite le varie business unit, ognuna indipendente, formata da un proprio team e con la propria contabilità industriale, ma allo stesso tempo parte integrante di un unico gruppo che opera nei diversi settori del mercato ICT. Anche la scelta dei colori non è casuale e simboleggia l’attuale identità di ATON IT: un grande gruppo specializzato nei settori della Cyber Security, IoT, AI, Green Mobility, Formazione. «A un nuovo piano di business segue necessariamente una nuova strategia di marketing e comunicazione – ha spiegato Annalisa Mugheddu, marketing manager di ATON IT – Consolidare i rapporti con enti, istituti e università per il recruiting e la formazione del personale, organizzare o partecipare a eventi in ambito nazionale per creare nuove partnership e accordi e la gestione dei canali social, in particolare della nostra pagina LinkedIn, sono alcune delle attività potenziate».

QVC CRESCE CON LA RATEIZZAZIONE QPAY

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a retailer multimediale dello shopping e dell’intrattenimento a pioniere del servizio clienti, QVC Italia si conferma player innovativo. Grazie a QPay, strumento di rateizzazione lanciato nel 2015 con l’obiettivo di andare incontro alle esigenze dei clienti e consentire a chiunque di vivere al meglio la propria shopping experience, QVC ha visto crescere il proprio bacino di utenti (per un totale di circa 380 milioni di abitazioni raggiunte nel mondo, con oltre 13 milioni di clienti tra Stati Uniti, Gran Bretagna, Germania, Giappone, Italia e Cina attraverso una joint venture). Soprattutto quelli interessati ad alcune categorie merceologiche come: cura della casa, elettrodomestici, arredi e tecnologia per il beauty. Semplice e utile, QPay permette il pagamento a rate sia tramite contrassegno che online direttamente sulla piattaforma del retailer (che si accolla tutti i costi legati alla rateizzazione). Inoltre, in un’ottica di inclusione e semplificazione delle procedure, per accedere al finanziamento (su cui non viene applicato alcun tasso di interesse) non sono richiesti documenti di reddito, né è necessario possedere una carta di credito. Infine, lo shopping effettuato tramite QPay gode delle stesse vantaggiose condizioni di customer service offerte dalla piattaforma per i pagamenti in un’unica soluzione ed è quindi sempre possibile restituire i prodotti entro 30 giorni dall’acquisto.

SAS SI AFFIDA A SCANDIT PER VELOCIZZARE CONTROLLI E IMBARCO

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’esperienza di viaggio in aereo può essere fonte di stress per il passeggero. Per questo Scandinavian Airlines (SAS) si è affidata a Scandit per velocizzare le operazioni di controllo e imbarco di oltre 30 milioni di passeggeri all’anno distribuiti su 120 destinazioni collegate da una flotta di 170 aerei. La collaborazione fra la principale compagnia scandinava e la piattaforma enterprise fra i leader per la mobile computer vision e la realtà aumentata prevede l’integrazione del software di scansione di SAS all’interno dell’app Ground Handling per smartphone di Scandit. L’app mobile, sviluppata da Objective Solutions, società con sede a Stoccolma, consente una maggiore efficienza e risparmi sui costi dei flussi di lavoro grazie alla scansione mobile di carte d’imbarco, passaporti, buoni pasto ed etichette dei bagagli. Già operativa all’interno degli scali di Stoccolma Arlanda, Oslo Gadermoen e Copenhagen Kastrup, l’app Ground Handling fa parte di un’iniziativa globale sull’infrastruttura digitale volta a semplificare e migliorare le operazioni chiave nonché l’esperienza di viaggio per il crescente volume di passeggeri. «Abbiamo scelto Scandit per la sua elevata qualità e flessibilità – ha dichiarato Fredrik Buxfeldt, responsabile digital operations IT di SAS – Oltre alla scansione dei barcode e all’OCR nelle mobile app, Scandit consente anche la scansione nei siti web, in modo che i nostri dipendenti possano utilizzare anche la scansione mobile da un browser se non hanno la mobile app caricata».

GRUPPO 3A SCEGLIE RETAPPS PER LA FIDELITY CARD

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a Auchan a Despar, per il Gruppo 3A non cambia solo l’insegna ma anche la fidelity card. Grazie all’accordo con RetAPPs, infatti, il network composto da 149 supermercati (di cui 20 diretti e 129 in franchising) si dota di una carta fedeltà di proprietà. «L’esperienza con RetAPPs – ha spiegato Gianluca Santini, responsabile marketing – ci ha consentito di mettere a disposizione della nostra clientela una nuova esperienza innovativa al passo con i trend, che semplifica e riduce i tempi di registrazione, consente ai nostri clienti di cumulare i punti per ottenere vantaggi d’acquisto». In questo modo, RetAPPs si conferma come full digital solution provider per la GDO (e non so-

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lo) ed estende l’implementazione della propria piattaforma modulare (SmartBip) che permette al retailer di attuare la propria strategia digitale erogando servizi digitali innovativi ed interattivi in-store e outof-store. Inoltre, la digitalizzazione dei processi «tramite mobile app, sito web e tablet dedicati in negozio, elimina la gestione cartacea con la conseguente riduzione di possibili errori», ha puntualizzato Massimo Sacchi, managing partner di RetApps. Infine, ha concluso Santini, «questo progetto è la base su cui verrà sviluppato il nuovo CRM che consentirà una migliore conoscenza dei clienti per poter meglio indirizzare le attività di marketing personalizzate».


PANASONIC: ECCO QUANTO COSTANO I GUASTI AL PALMARE

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guasti ai palmari scoraggiano i lavoratori e sono un costo per le aziende. A dirlo, numeri alla mano, è l’ultima ricerca di Panasonic. Il report, realizzato in collaborazione con Opinion Matters e condotto su un campione di oltre 1.250 utenti in UK, Germania, Francia, Paesi Bassi e Svezia, ha evidenziato come i dispositivi handheld dotati di lettore di codici a barre tendono a guastarsi mediamente più di 1,5 volte all’anno e richiedono tre giorni o più per essere riparati o sostituiti. Oltre il 70% dei lavoratori ritiene che il proprio palmare sia più soggetto a guasti rispetto ad altri dispositivi tecnologici utilizzati. Ma, in un contesto lavorativo sempre più frenetico, chi utilizza dispositivi mobili molto spesso non riserva loro le giuste attenzioni. Fra le cause di malfunzionamento, infatti, il 70% indica la caduta del device, il 29% l’esposizione al calore e il 24% la caduta in acqua. I danni più frequenti derivanti da questo tipo di incidenti variano da problemi alla batteria, ai tasti e al touchscreen fino al guasto del lettore barcode. «Nei settori in cui viene utilizzato questo tipo di device ogni secondo incide sull’efficienza del business e sulla qualità del servizio erogato. Di conseguenza, è fondamentale che i buyer di tecnologia tengano in considerazione quanto il design possa influire sulla forza lavoro, sul loro engagement e sul business della loro azienda», ha spiegato Jan Kaempfer, general manager of marketing mobile solutions business division – Europe di Panasonic.

The most frequent damage from these accidents varied from battery, button and touchscreen issues to barcode reader failure. Top reasons for failures were:

38%

Battery problems

35%

Touchscreen issues Device just stopped working properly

Broken screen

31% 24%

Buttons stopped working

22%

Barcode reader failure

22%

MyCIA, L’APP DEDICATA AL FOODSERVICE 4.0

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arte l’era della ristorazione 4.0. E parla italiano grazie all’app MyCIA dedicata agli oltre cinque milioni di connazionali che ogni giorno mangiano fuori casa e ai 10 milioni che cenano al ristorante almeno due volte a settimana. MyCIA è un marketplace food-tech che mette in contatto clienti e ristoratori attraverso i propri piatti preferiti. In pochi semplici tap, l’algoritmo al cuore della piattaforma permette di trovare i piatti più adatti, filtrando ed ordinando locali e menù in base ai gusti personali espressi in fase di registrazione, quando si compila la propria Carta di Identità Alimentare, e mostrando solamente le valutazioni di altri utenti con uno stile alimentare simile. Insomma, si tratta di un vero e proprio personal food advisor nato dall’idea di Pietro Ruffoni, ceo HealthyFood, che così si propone di traghettare il foodservice nell’era 4.0. «I ristoratori più sensibili e al passo con i tempi hanno capito subito le potenzialità del nostro progetto e realizzato che i tradizionali strumenti di marketing e comunicazione non bastano più. Per farsi trovare pronti da una clientela sempre più attenta alle proprie esigenze alimentari basta accreditarsi nel posto giusto, come MyCIA, piazza virtuale in cui domanda e offerta rispetto al tema dell’alimentazione trasparente possono incrociarsi con grande soddisfazione di tutti», ha spiegato Ruffoni.

L’INNOVAZIONE DI VÉGÉ PASSA DA MODERNA 2020

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innovazione della GDO per il Gruppo VéGé passa da Moderna 2020, nuova società guidata da Nicola Mastromartino che svilupperà progetti dedicati per rispondere alle esigenze del consumatore del futuro. La nuova realtà concilia tradizione e innovazione garantendo i valori di sempre in un mondo tecnologico e digitale in cui anche le nicchie di mercato – dal biologico al vegano passando per il cibo etnico – diventano trend di mercato. Attualmente presente in Campania, Basilicata e Calabria, la rete vendita gestita da Moderna 2020 comprende un totale di 160 punti vendita con una metratura fra i 250 e i 5mila mq sotto le insegne Dimeglio, Xsempre e Superdis. Primo progetto: implementare la versione gourmet del format. «Il cliente che ogni giorno entrerà nel nostro punto vendita avrà l’accoglienza di sempre con il supporto tecnologico più avanzato che gli permetterà di avere una shopping experience completa», ha affermato Nicola Matromartino, amministratore unico di Moderna 2020 (che subentra in tutte le attvità precedentemente gestite da Moderna Spa).

What issues have you encountered over the past 2 years with any of the handheld devices you use for work purposes?

HIKVISION, LA TELECAMERE COME ANTIFURTO 500

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ome ridurre i furti nei parcheggi? Ecco la soluzione Hikvision testata alla stazione ferroviaria di un piccolo paese in provincia di Latina e pronta a un’installazione in spazi attigui a diversi complessi commerciali. Il progetto Hikvision, realizzato nel comune di Itri, ha 300 visto la collaborazione con il progettista Miredo Sas in supporto al system integrator Co.Im. Arl. Il parcheggio della stazione ferroviaria del comune di Itri era spesso oggetto di furti di autoveicoli e danneggiamenti. Un fe200 nomeno che ha infastidito a tal punto i passeggeri dei treni in transito i quali si sono attivati raccogliendo firme e segnalazioni. Da qui la decisione dell’amministrazione 100 comunale di dotarsi di un sistema di controllo che permettesse anche di recuperare dati utili a possibili indagini sui casi di furto. A questo fine ha risposto la tecnologia 0 Hikvision: telecamere, dotate di tecnologia OCR, capaci di rilevare e registrare tutte Battery Touchscreen Just stopped Broken Buttons Barcode No issues It just problems issues working screen stopped failure ceased to le targhe properly working work at all delle auto in transito. Anche di notte grazie all’opzione powered by Darkfighter e con uno zoom ottico 25X. UK Sweden Germany France Netherlands Number of people

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FIGLI 2020 FOTO FRANCESCO ZIZOLA TESTO PIETRO VERONESE

retail&food con Amani per garantire casa, scuola e salute ai bambini e alle bambine di strada di Nairobi, Kenya e Lusaka, Zambia. I proventi saranno destinati all’installazione di pannelli fotovoltaici sui tetti del Kivuli Centre, casa di accoglienza per bambini di strada di Nairobi

Per acquistare questo calendario Amani Ong Onlus Via Tortona 86, 20144 Milano tel. +39 02 48951149 bottega@amaniforafrica.it www.amaniforafrica.it


News International

MCARTHURGLEN APRE IL DESIGNER OUTLET DI MALAGA

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perto al pubblico lo scorso 13 febbraio, il McArthurGlen Designer Outlet di Malaga rappresenta il primo nel suo genere nel sud della Spagna. La nuova shopping destination, realizzata da McArthurGlen in collaborazione con il partner Sonae Sierra, offre ai visitatori locali e internazionali un’esperienza che unisce moda, cultura e divertimento. Oltre a marchi come Polo Ralph Lauren, Adidas, Karl Lagerfeld, Escada, Tumi, Pal Zileri, Scalpers e Zwilling, infatti, i clienti possono usufruire di diversi servizi: dalla connessione Wi-Fi gratuita ai collegamenti con i mezzi pubblici passando per un customer service multilingua. Posizionato a 12 minuti di treno dal centro di Malaga, il nuovo Designer Outlet sorge accanto al centro commerciale Plaza Mayor, il più visitato della città grazie a un footfall di 11 milioni di clienti nel 2019. A livello architettonico, l’outlet porta la firma dello studio EDP e si caratterizza per il tradizionale stile del villaggio all’aperto; con influssi andalusi, in questo caso. «Offrendo un mix di marchi di alta qualità, una splendida cornice e un intrattenimento coinvolgente, non vediamo l’ora di creare esperienze memorabili per i nostri ospiti locali e internazionali», ha affermato Joan Jove, managing director di McArthurGlen per l’Europa meridionale e il Canada.

DA IKEA DUBAI SI PAGA COL TEMPO

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mobili nuovi? Si pagano col proprio tempo. Almeno da Ikea Dubai dove i minuti spesi per raggiungere e visitare lo store diventano la nuova banconota. La promozione, attualmente limitata ai punti vendita emiratini, apre a un profondo cambiamento del processo d’acquisto e del rapporto fra brand e cliente. Quest’ultimo, consegnando alle casse le statistiche rilevate sul proprio cellulare da Google Maps, potrà vedersi scontato il proprio acquisto proporzionalmente alla durata della visita in store e del tempo speso per raggiungerlo. Alla base, ovviamente, l’intenzione di incoraggiare i clienti a visitare lo store fisico (compreso quello di prossima apertura a Jebel Ali, nei pressi dell’iconica palma sul mare), allargare la propria isocrona e premiare gli utenti più fidelizzati. Sullo sfondo rimane, però, la questione della privacy e dell’uso dei propri dati. Per accedere agli sconti, infatti, non solo è necessario scaricare Google Maps ma anche lasciare che tracci i nostri movimenti.

STARBUCKS, PARTNERSHIP CON OTG PER IL CANALE AEROPORTUALE

MACY’S PRONTA A NUOVI TAGLI: CHIUDONO 125 STORE

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uella che dall’altra parte dell’Atlantico hanno ribattezzato con il nome di Retailapocalyps continua anche nel 2020. E a farne le spese è il colosso dei grandi magazzini Macy’s che annuncia la chiusura di 125 store nei prossimi tre anni. L’annuncio è solo l’ennesimo tentativo da parte di Macy’s per ridurre i costi del canale fisico che nel 2018 contava circa 867 store di cui 650 con l’omonima insegna. Un numero, quest’ultimo, già sceso drasticamente dai 773 punti vendita del 2014 e in continua diminuzione. Alla base della scelta di ridurre la propria footprint, ci sarebbero risultati finanziari non esaltanti. Sebbene nel 2017 le vendite fossero tornate a salire dopo undici quarti consecutivi in perdita, il terzo quarto del 2019 ha segnato un -3,5% in termini di ricavi. Una riduzione che i vertici di Macy’s si spiegano solo indicando la scarsa competitività del canale fisico (rispetto a quello online) gravato da strutture vecchie e un’esperienza di acquisto per niente in linea con la fluidità delle nuove abitudini di consumo. Un contesto che ha costretto Macy’s a varare un piano di risparmio da 1,5 miliardi di dollari all’anno entro il 2022, di cui 600 milioni di dollari lordi nel 2020. «Ci concentreremo sulla parte sana del nostro business - ha detto in un comunicato stampa il ceo, Jeff Gennette Negli ultimi tre anni abbiamo dimostrato di saper far crescere la parte alta della forbice; ma sappiamo che c’è molto lavoro da fare per migliorare la parte bassa della stessa».

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ambio di partner commerciale per Starbucks. Dopo aver terminato l’esclusiva con HMSHost che durava dal 1991, la catena di caffetterie statunitensi ha deciso di fare squadra con OTG per reinventare la customer experience nel canale aeroportuale. L’accordo si estende agli oltre 350 ristoranti e concept retail gestiti da OTG all’interno di 10 aeroporti nordamericani. In queste location verranno sperimentati dei nuovi format in cui tecnologia, esperenzialità e flessibilità avranno un ruolo di primo piano nel caratterizzare l’offerta accessibile dai clienti in diversi punti vendita a seconda del momento della giornata. «La partnership con OTG ci permetterà, da un lato, di espandere la nostra footprint e raggiungere maggiori clienti; dall’altro, aumentare il livello della nostra offerta includendo nuove possibilità digitali capaci di andare incontro alle esigenze dei clienti travel retail», ha spiegato Henry Klein, senior national account di Starbucks. L’iniziativa, tuttavia, non conclude il rapporto fra Starbucks e HMSHost: le due società continueranno a collaborare ma, contestualmente, la controllata di Autogrill potrà iniziare a gestire i punti vendita aeroportuali americani di altre catene di caffetteria. marzo 2020 | retail food

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f International News MYTHERESA SI PREPARA ALL’IPO

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a piattaforma digitale MyTheresa, nata nel 2006 e specializzata nella vendita online di abbigliamento luxury, si sta preparando all’IPO per la quotazione alla Borsa di New York. Un’operazione che dovrebbe valutare l’eTailer di proprietà del gruppo Neiman Marcus (dopo l’acquisizione avvenuta nel 2014) attorno ai 500 milioni di dollari. Attraverso la quotazione, il fondo di investimento Ares, che detiene la maggioranza della parent company di MyTheresa, punta a separare le attività della piattaforma (che vende referenze di oltre 250 marchi globali del calibro di Prada, Gucci, Burberry, ecc.) affinché non vengano affossate dalle difficoltà delle attività brick&mortar. D’altronde, i numeri parlano chiaro: nell’anno fiscale 2018-19, MyTheresa ha registrato vendite per 370 milioni di euro generando un utile netto di 21 milioni.

H&M PORTA MONKI NELLE FILIPPINE

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alla Svezia alle Filippine, il brand di moda Monki che fa parte del Gruppo H&M punta a entrare nel mercato dell’arcipelago entro l’estate. Una mossa in linea con le strategie di espansione del marchio per cui le Filippine rappresentano il secondo mercato del Sud Est Asiatico. Le prime due aperture si concentreranno nel canale shopping center con le saracinesche degli store che si alzeranno dapprima all’interno dell’SM Megamall e successivamente nell’SM Mall of Asia, entrambi posizionati nei pressi della capitale Manila. Dal punto di vista del format, i negozi Monki rispetteranno le linee guida dei punti vendita europei caratterizzati da un layout con pareti a specchio e dettagli smerlati. Nato nel 2006, due anni dopo Monki entra nella galassia H&M con cui inizia un piano di espansione che è arrivato a 127 negozi in 19 Paesi. «La missione di Monki è di emancipare le donne ovunque e aiutarle a sentirsi bene con se stesse. Non vediamo l’ora di esplorare un nuovo mercato e accogliere nuovi clienti nella nostra famiglia globale», ha spiegato in una nota Jennie Dahlin Hansson, amministratore delegato di Monki. 68

retail food | marzo 2020

New Markets Outlook | a cura di Luca Esposito | esposito_mail@yahoo.it

Brasile, nuovi impulsi e opportunità

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on una popolazione di quasi 210 milioni di abitanti, il Brasile è il più grande mercato di consumo in America Latina (circa 1.700 miliardi di real, pari a 420 miliardi di dollari). Nel decennio 2007-17, il mercato al dettaglio brasiliano ha triplicato le sue dimensioni registrando una crescita annuale ininterrotta con un tasso superiore al 12% che ha mostrato una forte capacità di sopportare la crisi economica del 2014-16. (Fig.1). Venendo a tempi più recenti, il presidente Bolsonaro, dopo aver prestato giuramento nel gennaio 2019, ha dato priorità a una serie di riforme attese da tempo

(come le insegne locali Lojas Renner e Hering o gli inetrnazionali C&A, Zara e Forever 21) sono diventati le destinazioni più popolari per i prodotti di consumo come l’elettronica e la moda. Parallelamente a questi canali tradizionali, le vendite eCommerce sono cresciute del 20% all’anno nell’ultimo decennio con ottimi risultati per prodotti come le calzature, la pelletteria, gli articoli da viaggio, l’elettronica durevole e di consumo e gli articoli sportivi. Alcuni dettaglianti locali tradizionali hanno applicato le proprie strategie di successo anche al canale online. Il Gruppo B2W, per esempio, ha adottato un modello offline-online per creare sinergie con gli oltre 1.400 negozi a marchio Lojas Americanas del proprio network. Il sito Americanas.com è diventato uno dei più importanti del Paese e genera più della metà delle vendite del Gruppo. I marchi internazionali, beneficiando delle esenzioni doganali, possono anche fare riferimento a piattaforme crossborder cha hanno forte presenza e riconoscimento in Brasile, tra queste citiamo il cinese AliExpress, nonché gli americani Wish, Amazon ed eBay. Fig.1: Brazilian Institute of Geography and Statistics (IBGE) Questi siti però non consentono al fine di rafforzare la fiducia delle imprese. L’obietdi pagare gli acquisti in real brasiliani o di utilizzativo è ridurre il disavanzo del Paese al 3,2% del Pil nel re carte di credito locali, così anche in questo caso il 2023 dall’attuale media quinquennale del 8 per cento. Gruppo B2W ha lanciato, a marzo 2019, la piattaforIn particolare, con l’intenzione di creare un ambiente ma Americanas Mundo, completamente integrata nel più competitivo, sono state affrontate la riforma del sito Americanas.com, che consente agli acquirenti di sistema previdenziale, la semplificazione del sistema pagare in valuta locale, mentre i fornitori esteri sono fiscale e la privatizzazione di buona parte delle impagati in dollari americani. Attualmente, Americanas prese governative, spesso inefficienti e afflitte dalla Mundo addebita commissioni del 25-30% sui ricavi corruzione. Considerando le enormi risorse in gioco, delle vendite e anche se queste tariffe sono più alte di questo processo di privatizzazione sarà possibile solo alcune piattaforme internazionali, va considerato che grazie alla partecipazione d’investitori stranieri tranon ci sono costi aggiuntivi per marketing e gestione mite opzioni d’investimento che garantiscono condidella piattaforma. zioni di parità tra capitali nazionali ed esteri. I tempi di consegna rappresentano ancora un punto Oltre a recuperare parte del disavanzo, le migliorate dolente, circa due mesi. La maggior parte delle spedifinanze brasiliane vengono inoltre destinate alla rizioni eCommerce sono gestite dalle poste brasiliane strutturazione delle infrastrutture economiche, so(Correios), avvantaggiandosi della loro impareggiabiprattutto quelle relative ai canali commerciali, notole rete di distribuzione in tutte le 5.570 città del Pariamente carenti nel Paese. ese. L’alternativa è rappresentata da Kerry Logistics, Mentre gli ipermercati e i supermercati rimangono società quotata a Hong Kong che, con quasi 30 anni i principali canali di vendita per prodotti alimentadi esperienza nel mercato brasiliano, offre soluzioni ri (un terzo delle vendite al dettaglio), i department integrate con copertura portuale, capacità di deposistores (come Pernambucanas) e i negozi specializzati to doganale e distribuzione porta a porta.


SEPHORA E LA CAMPAGNA AMERICANA DA 100 OPENING IN 75 CITTÀ

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l 2020 è l’anno della campagna Nord Americana per Sephora, catena di profumerie nata in Francia nel 1973 e dal 1997 all’interno della galassia LVMH. Nel corso dell’anno, infatti, sono previste per la prima volta circa 100 aperture. Una quota che supera, a livello quantitativo, tutte le aperture portate finora a termine da Sephora sul continente americano e rappresentano circa il doppio delle operazioni concluse nel 2019. Per quanto riguarda le linee guida dell’espansione del brand, Sephora si concentrerà maggiormente su high street e shopping center. L’importante, come ha affermato il vicepresidente real estate e store development Jeff Gaul alla CNBC, è che «i nuovi store siano là dove le nostre clienti vivono, lavorano e fanno la maggior parte dei propri acquisti». Detto diversamente, le aperture si concentreranno in poco più di 75 città e saranno localizzati in quei quartieri più vicini alla comunità che ci vive. Dal punto di vista del layout, i nuovi negozi riprenderanno il tradizionale look&feel di Sephora facendo comunque ricorso a materiali che possano garantire un ritorno sull’investimento liberando così altre risorse per concentrarsi maggiormente sull’esperienza di acquisto del cliente (e la contestuale preparazione dello staff di vendita). A livello di format, invece, i nuovi punti vendita si aggireranno quasi tutti sui 380 mq e permetteranno una maggiore interazione fra spazio pubblico e spazio commerciale.

I RETAILER BRITANNICI CONTRO IL CARO AFFITTI

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ltro che Brexit. A scuotere gli stakeholder del mercato retail britannico è il caro affitti. Nel giorno del passaggio di consegne fra Sajid Javid e Rishi Sunak nel ruolo di Chancellor of the Exchequer (il nostro ministro delle Finanze, ndr) oltre 50 retailer – fra cui colossi come Asda, B&Q, Greggs e Ann Summer – hanno sottoscritto una lettera in cui si richiede al governo di Sua Maestà di rivedere l’attuale legislazione sugli affitti commerciali. Nel mirino c’è il sistema del transitional release, ovvero: il limite massimo entro cui possono aumentare ogni anno gli affitti in base alla rivalutazione del mercato immobiliare (che di solito avviene ogni cinque anni). Secondo i firmatari, coordinati dal BRC (British Retail Consortium), negli ultimi tre anni questo sistema ha drenato risorse per 543 milioni di sterline. «Il futuro del settore retail è una questione che riguarda tutti: sia gli oltre tre milioni di addetti impiegati che le comunità servite. Ogni anno l’industria deve fronteggiare dei costi operativi sempre più alti che impediscono ai retailer di completare quegli investimenti sempre più necessari per tenere il ritmo di un settore in costante trasformazione. Un’azione decisa da parte del Cancelliere in vista della prossima legge di bilancio darebbe quindi ossigeno e supporto a tutti gli stakeholder», ha affermato Helen Dickinson, chief executive del BRC.

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f Vetrina Nattura, per gli atleti c’è Protein Sport Pronti per un po’ di sport? Con la nuova gamma di prodotti dedicati all’attività fisica di Nattura, brand di Eurofood dedicato all’alimentazione sana ed equilibrata, è più facile tenersi in forma. La linea Protein Sport è composta da una serie di nuove referenze in barretta e snack adatte a diverse occasioni di consumo. Nata per andare incontro alle esigenze degli sportivi, la gamma di prodotto è adatta anche ai vegani dal momento che le proteine utilizzate sono tutte di origine vegetale.

Magnum Ruby, la nuova dimensione del cioccolato Una primizia sotto forma di gelato ricoperto al cioccolato, Magnum Ruby sbarca in Europa. La nuova referenza di Magnum, realizzata con fave di cacao Ruby, offre un’esperienza premium d’eccellenza oltre a un gusto unico: né dolce, né amaro. Creato da Barry Callebaut, principale produttore mondiale di cioccolato con 175 anni di esperienza, il cioccolato Ruby è il frutto di una sapiente lavorazione che sprigiona tutto il sapore dei frutti rossi, lasciando un retrogusto intenso, fruttato ed equilibrato.

L’aceto rosé De Nigris conquista gli USA Il balsamico che conquista l’America porta la firma di De Nigris che, al The Winter Fancy Food Show di San Francisco ha presentato la propria gamma di aceti. Fra questi la novità Sweet Rosé Wine Vinegar di Modena: nato dalla selezione delle migliori uve, dalla lenta cottura del mosto e dal sapiente invecchiamento fino a tre anni in barrique di rovere si presta come condimento per carne cruda, verdura e pesce grigliato.

Thè San Benedetto cambia packaging Importante restyling per Thè San Benedetto che cambia abito grazie a un packaging dalla silhouette slanciata e accattivante. Spicca il logo rivisitato in chiave moderna e raffinata con inserti metallizzati e cromie originali. Disponibile in quattro gamme diverse (Regular, Zero Zuccheri, Verde e Deteinato), il nuovo Thè San Benedetto punta a innalzare il posizionamento e andare incontro a un consumatore evoluto.

Bergader porta in Italia il Bavaria Blu Arriva in Italia il Bavaria Blu, formaggio erborinato a due muffe creato da Bergader nel 1972. La particolarità del prodotto risiede nel fatto che, oltre alla coltura di muffa blu che matura dall’interno del formaggio verso l’esterno, nel Bavaria Blu viene utilizzata anche la coltura di muffa bianca, che segue la direzione contraria. Il risultato? Una chicca che da nicchia di mercato punta a conquistare i palati nostrani. Tartufi Bottone, artigianalità e territorio Dallo storico laboratorio partenopeo del gusto di Gennaro Bottone, specializzato nel mondo della cioccolateria, arriva sul mercato la nuova linea di tartufi artigianali. Dolci gelati preparati con latte fresco intero e panna fresca a chilometro zero a cui si aggiungono prodotti certificati come la nocciola Piemonte IGP o il pistacchio di Bronte DOP. Immancabile il cioccolato: fondente al 70%. La nuova gamma comprende 16 nuove referenze totali. 70

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f La Foto

Giusto in tempo per l’inizio della stagione 2020 del campionato di Formula 1, Milano ha ospitato (dal 12 al 17 febbraio) il debutto del brand AlphaTauri e lo svelamento della nuova livrea dell’ex scuderia Toro Rosso. Il marchio austriaco, specializzato in abbigliamento tecnico e funzionale, è stato protagonista del take-over della facciata del department store Rinascente Piazza Duomo con un’installazione a tema racing. All’interno, due pop-store con la nuova collezione SS20. 72

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