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legnoarchitettura incontri Austin Maynard Architects progetti Austin Maynard Architects Marià Castelló bergmeisterwolf architekten A Saggio architecture Ignacio Correa BLADIDEA Nina Maritz Architects G22 Projects Atelier Riri in pratica Rinascere tra pietra e legno strutture Bunjil Place panorama Piemonte: repertorio di aziende di costruzioni in legno

EdicomEdizioni

ISSN 2039-0858

Trimestrale anno X n° 36 luglio 2019 Euro 15,00 Registrazione Trib. Gorizia n. 4 del 23.07.2010 Poste italiane S.p.A. Spedizione in a.p. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1 NE/UD


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legnoarchitettura 04 incontri

legnoarchitettura rivista trimestrale anno 10 – n. 36, luglio 2019 ISSN 2039-0858 Numero di iscrizione al ROC: 8147

redazione Lara Bassi, Lara Gariup

pratica

editore EdicomEdizioni, Monfalcone (GO) redazione e amministrazione via 1° Maggio 117 34074 Monfalcone - Gorizia tel. 0481.484488, fax 0481.485721 www.legnoarchitettura.com

Rinascere tra pietra e legno Il recupero della tradizione

progetto grafico Lara Bassi, Lara Gariup stampa Grafiche Manzanesi, Manzano (UD) Stampato interamente su carta con alto contenuto di fibre riciclate selezionate prezzo di copertina 15,00 euro abbonamento 4 numeri Italia: 50,00 euro - Estero: 100,00 euro

strutture

Bunjil Place

Gli abbonamenti possono iniziare, salvo diversa indicazione, dal primo numero raggiungibile in qualsiasi periodo dell’anno

Piemonte

È vietata la riproduzione, anche parziale, di articoli, disegni e foto se non espressamente autorizzata dall’editore

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101 panorama

copertina Bunjil PLace a Casey (AU), FJMT Studio Foto: Trevor Mein

Foto: Aryeh Kornfeld

93 in

Austin Maynard Architects

direttore responsabile Ferdinando Gottard

Repertorio di aziende di costruzioni in legno

Foto: William Sutanto

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Foto: Marià Castelló Martínez

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St Andrews Beach House

Foto: Derek Swallwell

10 progetti 10

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Austin Maynard Architects

CENF Marià Castelló Casa S

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32

bergmeisterwolf architekten; A Saggio architecture 52

Shipwreck Lodge Nina Maritz Architects 74

Kiyakabin Resort Atelier Riri

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Foto: Gustav Willeit

20

32

74

Foto: © Dario Fusaro

Hotel Cristallo G22 Projects

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Foto: © Alex Filz

CampZero BLADIDEA

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Foto: Shawn van Eeden

Casa Mujeres Ignacio Correa


incontri

Austin Maynard Architects

Charles House, Kew Melbourne (2017). Accessibilità economica e assistenza all’infanzia e agli anziani sono alcune delle maggiori sfide – e non solo – della società australiana, raccolte da Austin Maynard Architects con questa casa multigenerazionale nella quale i committenti chiedevano di poter vivere per almeno 25 anni, crescendo i propri bambini e avendo la possibilità di ospitare, in futuro, i nonni. Fondamentale il rapporto tra interno ed esterno.

Foto: Peter Bennetts

Da quando è stato fondato nel 2002 a Fitzroy, vivace quartiere nella zona settentrionale di Melbourne, lo studio di Andrew Maynard – oggi Austin Maynard Architects, in seguito all’aggiunta, un paio di anni fa, del collega Mark Austin che risponde alle domande di questa intervista – ha creato un portfolio di progetti, soprattutto residenze private, che sposano un design intrinsecamente sostenibile, grazie anche all’utilizzo del legno, e che è strettamente connesso ai temi della vivibilità e della comunità.

Legnoarchitettura è un magazine che si occupa di

riale proprio come risorsa. La carpenteria artigianale

promuovere prassi costruttive in legno e per tale mo-

è addirittura considerata una conoscenza di base

tivo cerchiamo, nelle nostre interviste, di concen-

tanto che molti costruttori sono abili artigiani del legno.

trarci su questo tema, ma con il vostro studio sarà

Che cos’è il legno? Un materiale facile da lavorare e

difficile perché gli Austin Maynard Architects di Fit-

relativamente economico, oltre a essere versatile,

zroy – 9 persone compresi i principals – hanno molto

adattabile e a consentire la realizzazione di progetti in-

da dire anche quanto ad architettura e approccio

novativi e creativi.

progettuale. Tuttavia, è subito evidente che la maggior parte delle vostre realizzazioni è proprio in legno.

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In Italia, e più in generale in Europa, il legno come

E dunque, se per voi ne esiste una, che definizione

materiale strutturale ha iniziato da poco a definire

dareste di questo materiale? E che ruolo ha nell’ar-

una propria identità, supportata e confermata anche

chitettura australiana?

dallo sviluppo tecnologico. In Australia quali sono i

In Australia, la maggior parte degli edifici hanno strut-

sistemi maggiormente utilizzati? E quali quelli da

ture in legno grazie all’abbondanza di questo mate-

voi preferiti?

incontri


Foto: Peter Bennetts


Qui sotto, Dorman House, Lorne - Victoria (2016). I committenti, dopo aver mostrato ai progettisti la loro cara “capanna” accanto a un bosco in prossimità dell’oceano, hanno chiesto come avrebbero potuto aggiungere una vista chiara ed elevata dell’oceano senza demolire o danneggiare la “loro amata casetta”. La risposta è stata questo ampliamento-elevazione che, con le grandi parete vetrate, si innalza sull’abitazione preesistente, sfruttando al massimo la posizione.

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Il legno è sicuramente ancora considerato un’alterna-

legno in sezioni piene. Il lamellare è popolare come

tiva verde perché, per il legname strutturale, viene uti-

legno da costruzione ma raramente lasciato a vista. Nel

lizzato quello di conifera da piantagione. Il

caso della St Andrews Beach House (pubblicata su

calcestruzzo armato è impiegato per le fondazioni

questo numero, NdR), abbiamo preferito mostrare i

mentre il resto della struttura, solitamente, è in legno.

portali del telaio in quanto adatti all’ambiente costiero.

Il calcestruzzo è un materiale costoso in Australia,

Il CLT (Cross Laminated Timber – conosciuto anche

mentre il legno è economico ed efficiente.

come Xlam, NdR) è ancora raro ma sta iniziando a es-

Il nostro uso del legno è molto intenzionale e costituisce

sere adottato anche qui. Noi, per esempio, lo stiamo

gran parte dell’estetica progettuale di Austin Maynard

adoperando adesso nel nostro primo progetto con que-

Architects. Sia Andrew (Maynard) che io siamo origi-

sta tecnologia ed è fantastico. La scelta del sistema da

nari della Tasmania, nella cui cultura il design e l’indu-

utilizzare dipende interamente dal progetto.

stria del legno giocano un ruolo importante.

Il legno è usato in gran parte dei nostri lavori perché ne amiamo il calore e il carattere naturale. Ne ap-

Tra i vostri progetti si annoverano soprattutto edifici

prezziamo l’onestà strutturale, l’aspetto visivo e anche

residenziali. È un caso o è una scelta?

il fatto che esso sia, sotto il profilo ambientale, un’op-

Attualmente stiamo lavorando su una serie di condo-

zione molto più sostenibile di tante altre.

mini e su molte residenze singole. In effetti, ci piace progettare edifici in cui le persone possano vivere.

In Australia si impara a costruire parallelamente in legno e in c.a./acciaio oppure anche lì il legno è (an-

La dimensione delle case in Australia è un aspetto

cora) considerato un’alternativa “green”? Nei vostri

che balza agli occhi, se confrontata alla disponibilità

progetti è praticamente onnipresente, sia esso sotto

di aree edificabili in Europa. Tra i vostri progetti si

forma di struttura portante, lasciata più o meno a

legge però quasi una predilezione per il recupero e/o

vista, che di rivestimento. È una scelta voluta op-

il riempimento di vuoti urbani. È un caso oppure è

pure è semplicemente una (vostra) prassi proget-

una vostra “specializzazione”?

tuale/costruttiva consolidata?

È assolutamente voluto! Attribuiamo grande importanza

Foto: Peter Bennetts

Nella pagina a fianco, in basso, Della Torre House, Ivanhoe - Victoria (2015). Un ampliamento in centro città, direttamente sul fronte strada, conferisce un’estetica decisamente contemporanea all’abitazione. I portali del telaio, a vista, sono in legno lamellare recuperato.

In Australia, il sistema più comune è la fresatura del

incontri


Progetto per un rifugio di protesta nella Styx Valley, Tasmania (2003). La Styx Valley Forest è una zona di natura incontaminata nella Tasmania sudoccidentale, nella quale si possono trovare tra i più alti alberi di latifoglie del mondo, con una media di oltre 80 metri. Un ecosistema unico nel suo genere, diverso da qualsiasi altro, dove molte piante hanno più di 400 anni; nel 1996 però ne rimaneva solo il 13%. A supporto degli attivisti che, a partire dal novembre 2003, hanno difeso questa vasta zona, i progettisti di Austin Maynard Architects hanno proposto un rifugio in legno, che può appoggiarsi agli alberi di conifera che caratterizzano l’area e che sono tutt’ora in pericolo di deforestazione, a causa delle grandi compagnie di legname.

e valore ala ristrutturazione piuttosto che alla demolizione. Non sprecare ma lavorare con ciò che è già presente. Esiste per voi la casa ideale? E il legno, nella sua matericità, svolge un ruolo in questa definizione? Sì, una capanna di tronchi. Amiamo il legno! Leggendo interviste fatte precedentemente a Andrew, o anche solo osservando i vostri progetti, emerge un forte senso di sostenibilità/responsabilità sociale oltre che ambientale (cfr. “Tower House”, pubblicata sul n. 22 di legnoarchitettura). L’aspetto di equità sociale è legato a quello di sostenibilità o non necessariamente? E il legno contribuisce a questa sostenibilità? Sì e sì. Equità sociale e spazi di vita adeguati vanno di pari passo e noi riteniamo ciò in quanto esseri umani responsabili. E quindi il legno, rispetto ad altri materiali come cemento o acciaio, è l’unica scelta sostenibile. Sempre leggendo nel web, ci siamo imbattuti nell’espressione activiste architecture. In che senso il Ammiriamo e sosteniamo gli architetti attivisti. Personalmente, facciamo qualsiasi cosa per essere responsabili e sostenibili.

Foto: Fraser Marsden

vostro studio è un “attivista dell’architettura”?

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CV08 (2008), il robot “che mangia la periferia”: uno scherzo ma non troppo. I sobborghi australiani nascono dalla dipendenza dall’automobile. Ma cosa succederà quando questi, raggiungibili solo con vetture a benzina o gasolio, saranno abbandonati e in rovina quando la crisi dei combustibili fossili avrà raggiunto il suo picco? Andrew Maynard Architects hanno una proposta: il CV08. Un robot che consuma, attraverso 6 zampe, ciò che trova sulla sua strada, lasciando dietro di sé ecoballe ed elementi di flora e di fauna (preventivamente “addormentati” al suo interno) pronti a colonizzare ciò che c’era prima del sobborgo. Che i progettisti siano anche esperti conoscitori di videogames?

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incontri


L’Australia è un paese decisamente giovane rispetto all’Europa. Quali sono i vostri riferimenti culturali? L’Australia non ha un bagaglio storico forte, il che significa che c’è un grande senso di libertà nella scelta dei riferimenti e degli influssi che si adattano al singolo caso. E questi tendono a venire da Europa, Asia e Sud America. Quanto sono importanti i dettagli – quindi anche i dettagli costruttivi – nei vostri progetti? Li eseguite

A sinistra, Tower House, Alphington - Victoria (2015). I committenti e i loro figli gemelli, all’epoca di 8 anni, chiesero ai progettisti una casa dove comunità, arte e natura si potessero incontrare. Lo studio di Fitzroy ha pensato per loro un villaggio (il progetto è stato pubblicato sul n. 22 di legnoarchitettura).

direttamente in studio o vi appoggiate a team fidati? Sta tutto nei dettagli! Disegniamo ogni aspetto in anticipo, ma li perfezioniamo durante la costruzione in collaborazione con l’incredibile team di costruttori con cui lavoriamo. Per finire, quali sono i vostri progetti preferiti? Tra questi ce n’è qualcuno scelto proprio perché realizzato in legno? Al momento ci sono molte case giapponesi che vengono ammirate nel nostro studio. In particolare, residenze progettate da Kengo Kuma e Shigeru Ban, che

Per approfondimenti: www.maynardarchitects.com Qui a fianco, Mills - the toy management House, Melbourne (2016). Che i progettisti di Austin Maynard Architects tenessero in gran conto le esigenze di tutti i componenti della famiglia, soprattutto dei più piccoli, è ormai chiaro. In questa casa, che è di nuovo un ampliamento di un edificio esistente, gli architetti hanno realizzato una gigantesca scatola porta-giocattoli come pavimento. L’elemento giocoso e scherzoso è spesso presente nei progetti dello studio e si manifesta attraverso ambienti e spazi a misura di bambino.

Foto: Peter Bennetts

Foto: Peter Bennetts

utilizzano il legno in modo interessante.

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Austin Maynard Architects

St Andrews Beach House Mornington – Victoria (AU)


Foto: Derek Swalwell


_1 Uno scorcio della casa da sud-ovest. Nelle sue indicazioni per il programma architettonico, il committente usava frequentemente il termine “bach”, parola neozelandese che descrive le baracche da spiaggia grezze e costruite per lo più a partire dalla metà del secolo scorso con materiali di recupero e riciclati.

Foto: Derek Swalwell

_2 L’intera vista della casa dal vialetto d’ingresso, a ovest. L’abitazione dista dal mare circa 300 m ed è situata in una zona che non ha attività commerciali né ristoranti, se si escludono un negozio all’angolo, un birrificio e poco altro ma che offre in cambio tranquillità e isolamento su una costa selvaggiamente bella.

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progetti


Foto: Derek Swalwell

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Ubicazione: St Andrews Beach, Mornington – Victoria (AU) Progetto: Andrew Maynard, Mark Austin, Ray Dinh - Austin Maynard Architects, Fitzroy - Melbourne, Victoria (AU) Ingegnere: Perret Simpson Engineers, Melbourne (AU) Costruttore: Spence Construction, Colac VIC (AU) Fine lavori: dicembre 2018 Superficie totale: 139 m2 (piano terra 78 m2; primo piano 61 m2)

“Bach” to the beach Meno di cinque metri di raggio per questa casa vacanze a St Andrews Beach, sulla penisola di Mornigton, nel sud dell’Australia: un oggetto nel paesaggio, una forma “euclidea” incastonata nel terreno aspro e sabbioso del litorale. Il committente, proprietario di un lotto tra le dune confinante con un parco nazionale, conscio del fatto che le abitazioni australiane per le vacanze sono sempre più copie carbone delle residenze urbane, ha chiesto agli architetti dello studio Austin Maynard Architects di Melbourne (cfr. “Tower House”, pubblicata sul n. 22 di legnoarchitettura) di progettare per lui un buen retiro alternativo, partendo dal concetto di ‘bach’, parola neozelandese usata per descrivere una capanna piuttosto modesta, piccola e basilare, che spesso definisce proprio quelle presenti sulla costa. E i progettisti hanno risposto con un’architettura che è insieme casa vacanze e “tenda” da campeggio, una superficie completamente aperta su due piani caratterizzati da un forte senso di libertà spaziale. Con il suo caratteristico impianto circolare, il fabbricato sfrutta l’isolamento del sito e le ampie viste che si estendono in tutte le direzioni, integrandosi comunque in modo rispettoso nell’ambiente. La casa si origina con rigorosità razionale e precisa, nella misura in cui il cerchio della pianta si estrude diventando un tubo e gli spazi interni, minimi e minimal, sono generati anch’essi da una geometria strettamente controllata che guida e organizza i segmenti che dividono il volume con una scala a chiocciola come nucleo centrale. L’edificio, realizzato con una serie di portali in legno disposti a raggiera, mostra dettagli grezzi ed elementi strutturali lasciati orgogliosamente a vista. Data la forma circolare, non c’è un fronte principale, così come non ce n’è uno retrostante o laterale: la St Andrews Beach House è tutta frontale. Il piano terra è composto da un open space che comprende cucina, soggiorno e sala da pranzo, bagno e una lavanderia. Un’area all’aperto, ricavata scavando il cilindro, unisce le zone abitate quando vengono aperte le porte a soffietto. La scala centrale conduce al piano superiore, dove si trovano un altro bagno e la zona notte, anche qui un grande spazio dove le camere vengono definite da una serie di tende che, se raccolte, possono far funzionare l’ambiente anche come una seconda zona living. Un serbatoio d’acqua in calcestruzzo funge da indicatore di accesso al lotto, oltre a richiamare la forma tubolare della casa; da questo punto in poi si lasciano le macchine, ma anche i problemi e il resto del mondo.

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6

1

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4

2 pianta piano terra

Foto: Derek Swalwell

La terrazza al piano terra (n. 1 nella pianta), ricavata nel volume del cilindro, diventa un tutt’uno con il resto degli spazi se le porte a soffietto sono aperte. Quando si raggiunge il limite massimo di persone all’interno, gli ospiti sono invitati a piantare una tenda sulla sabbia soffice dell’esterno e utilizzare la casa come un hub centrale.

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progetti

3


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Legenda delle piante: 1 entrata 2 zona living 3 bagno/lavanderia 4 dispensa 5 cucina 6 zona pranzo 7 camere da letto 8 bagno

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7 pianta piano superiore

7

sezione AA

sezione BB

La maggior parte degli australiani vuole una terrazza o una veranda, soprattutto in una casa al mare. Ma qui anziché aggiungere qualcosa all’esterno, tale ambiente è stato scavato nella forma dell’edificio, creando uno spazio di due piani che è sia esterno che interno.

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assonometrie della struttura

1°P

PT

La struttura portante della casa è realizzata con un semplice quanto efficace e rigoroso sistema di portali in legno disposti a raggiera attorno al nucleo centrale, costituito da una scala a chiocciola in acciaio che funge da appoggio, del telaio, oltre che come elemento di distribuzione verticale. Le chiusure opache, definite modularmente dagli “spicchi” tra un raggio e l’altro, sono isolate all’interno. Esse presentano un rivestimento esterno in tavole mentre internamente le pareti sono rifinite in cartongesso dipinto. I portali in lamellare a vista, caratterizzati da pilastri “binati” imbullonati tra di loro, sono stati prefabbricati e montati in loco in 90 giorni.

A lato, immagini di cantiere della struttura.

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progetti


Foto: Derek Swalwell

Foto: Derek Swalwell

Dettagli di alcuni nodi della struttura portante, che rimane rigorosamente a vista, diventando anzi dettaglio decorativo.

A

B

Alcuni schizzi preliminari che hanno portato alla definizione dell’architettura e degli spazi della St Andrews Beach House: A_la scelta di “scavare” la terrazza all’interno del volume cilindrico anziché estruderla all’esterno (opzione considerata “brutta” dai progettisti);

C

B_la decisione di lasciare le auto lontano dalla casa, sia per motivi di costi (il budget sarebbe lievitato parecchio se fosse stato realizzato un garage interrato) sia per motivi ecologici e psicologici (i problemi della quotidianità rimangono lontano dalla casa... come le auto, appunto); C_una forma prismatica avrebbe automaticamente generato un fronte, un retro e prospetti laterali; prediligendo invece il cilindro, tutti i prospetti diventano frontali, ovvero non esistono prospetti.

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Un dettaglio della parte centrale della casa, con la scala metallica a chiocciola, unico spazio di distribuzione riconoscibile come tale.

Foto: Derek Swalwell

La forma della pianta si è sviluppata anche come risposta al richiamo dei panorami e alla semplificazione degli ambienti interni; qui, infatti, non ci sono corridoi né luoghi preposti alla circolazione, considerati dai progettisti uno spreco di spazio.

_sostenibilità________ La St Andrews Beach House, con i suoi scarsi cinque metri di raggio, crea un ingombro molto ridotto tra le dune ed è realizzata con materiali robusti e progettati per resistere agli agenti atmosferici. I principi bioclimatici, come la ventilazione naturale passante e la disposizione degli ambienti in base al percorso del sole, sono massimizzati dal design. Tutte le finestre sono a doppi vetri mentre sulla copertura, pannelli solari con micro-inverter forniscono elettricità senza ricorrere a combustibili fossili. Un grande serbatoio d’acqua in cemento armato all’ingresso della proprietà, dalla forma cilindrica che anticipa quella della casa, raccoglie l’acqua piovana riutilizzata negli sciacquoni dei bagni e per irrigare il giardino. Inizialmente era prevista una strada carrabile che collegasse l’abitazione alla strada comunale, oltre che posti auto interrati in una struttura in c.a. sotto la casa stessa ma questa soluzione avrebbe inciso notevolmente sui costi di costruzione, oltre che sull’ecologia del sito. Si è deciso quindi di lasciare lontano dal lotto le auto e di rendere raggiungibile la casa esclusivamente a piedi.

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progetti


Foto: Derek Swalwell

In questa immagine della zona living al piano terra, è ben evidente la struttura portante del solaio, non solo i portali in lamellare ma anche le travi secondarie.

Foto: Derek Swalwell

Piuttosto che progettare una serie di camere da letto rigidamente chiuse da pareti, la zona notte della St Andrews Beach House, al piano superiore, è informale, casual e rilassata; l’unica limitazione spaziale è rappresentata dal... pavimento! Le pareti sono pesanti tendaggi verdi che, all’occorrenza, possono essere tirati per separare o per creare un’altra zona living open space.

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Marià Castelló

CENF

Foto: Marià Castelló Martínez

Formentera (E)



Foto: Marià Castelló Martínez

_1 L’ingresso dell’ufficio accoglienza/informazioni del complesso sportivo si colloca al centro dell’impianto planimetrico, in corrispondenza del vuoto che disgiunge i due edifici e che sottolinea il passaggio dall’ambiente urbano al mare.

_2 Pur ospitando differenti funzioni, i due volumi si connettono tra di loro grazie a una struttura reticolare di coronamento che li protegge dall’irraggiamento diretto del sole e che forma al centro un’area di sosta e relax ombreggiata da grandi vele bianche. 1

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progetti


Foto: Marià Castelló Martínez

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Ubicazione: Formentera (E) Progetto: Marià Castelló, Formentera (E) Team di progetto: Lorena Ruzafa, Marga Ferrer, Natàlia Castellà, Elena Vinyarskaya, Formentera (E) Strutture: Albert Admetlla Font, Barcellona (E) Appaltatore: Grupo Tragsa – SEPI, Madrid (E) Lavori: 2018-2019 Superficie utile: 345 m2

A scuola di Vela Con la sua importante posizione geografica che segna il confine tra l’area urbana, il Mar Mediterraneo e il lago di acqua salata che fa parte del parco Naturale di Ses Salines, il porto di La Savina è il principale punto di accesso all’isola di Formentera. Lo specchio d’acqua Estany des Peix veniva infatti tradizionalmente usato come rada naturale per ancorare le piccole barche da pesca che qui trovavano protezione dal mare aperto e, qualche anno fa, è stato considerato dall’amministrazione dell’isola il luogo adatto a ospitare la Scuola di Vela come pure altre attività nautiche. Il Centro per gli sport acquatici di Formentera (CENF) ha trovato dunque la sua nuova collocazione all’incrocio di due strade – il Passatge Balandra e la Carrer de s’Almadrava – il cui allineamento viene seguito dai due bassi fabbricati in legno che compongono l’edificio. Le due strutture si caratterizzano per un programma funzionale differente, una separazione tra teoria e pratica, con le classi e gli uffici ospitati in un corpo e con i laboratori e gli spogliatoi presenti nell’altro. Orientati secondo le direttrici nord-est e nord-ovest, i volumi sui fronti viari appaiono per lo più opachi, massicci e piatti mentre, sul lato sud, si aprono su una larga piattaforma che riconnette la dualità dello schema compositivo, spingendosi da un lato per diversi metri nell’acqua a dar vita a un piccolo molo. Un reticolo obliquo corona le due architetture, apportando profondità, proteggendo gli interni dall’incidenza dei raggi solari diretti e creando un’area relax ombreggiata e riparata da grandi vele bianche fissate alle travi sovrastanti. L’ingresso al Centro, posto all’intersezione delle due strade, è segnato da un vuoto che, come un cono ottico creato dai due fabbricati, offre scorci di panorami sempre diversi sull’acqua e sulle barche. Rispettando i criteri bioedili e le tradizioni costruttive, l’edificio è stato realizzato solo con materiali naturali, senza PVC o sostanze sintetiche potenzialmente dannose per l’ecosistema dell’isola e tutto ciò si è tradotto in involucri igroscopici, permeabili al vapore acqueo ed efficienti dal punto di vista energetico, mantenendo così gli ambienti interni sani.

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pianta piano terra

prospetto est

Foto: Marià Castelló Martínez

Da nord si notano le due strade che, incrociandosi, segnano l’allineamento dei due corpi di fabbrica.

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progetti


Foto: MariĂ CastellĂł MartĂ­nez

La vista zenitale del CENF consente di individuare facilmente il programma progettuale con i due parallelepipedi dalle coperture scure dei laboratori/deposito e degli spogliatoi a sinistra e delle classi e degli uffici a destra, le vele bianche dello spazio centrale e la fitta trama dal caldo colore miele della piattaforma che si spinge nel mare con un piccolo molo.

prospetto nord

prospetto sud

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Foto: Marià Castelló Martínez

3

_3 _4 Nell’aula della scuola di Vela emerge un’altra caratteristica del progetto, ovvero l’utilizzo, quasi esclusivo, non solo per la struttura portante ma anche per le finiture e gli arredi, del legno che viene declinato in diversi colori e forme. Le aperture vetrate, a tutta altezza, consentono di illuminare naturalmente gli spazi interni e di godere della vista sullo specchio d’acqua di Estany des Peix, porto naturale dell’isola.

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progetti

Foto: Marià Castelló Martínez

_5 Altra veduta dell’ufficio accoglienza/informazioni la cui finestra incornicia una vista sulla baia.


Foto: Marià Castelló Martínez

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_sistema costruttivo________ Costruito quasi totalmente con un solo materiale, il legno, il CENF (Centre d’Esports Nàutics de Formentera) è un edificio leggero, realizzato a secco e a basso impatto ambientale. La scelta è ricaduta sul legno, declinato in questo progetto in differenti forme e tipologie a seconda dei requisiti e delle necessità, poiché con esso sono tradizionalmente fabbricate le tipiche case dei pescatori che punteggiano la costa dell’isola. Così la struttura portante, isolata, dei due volumi è in X-lam ed è posta su fondazioni a cordolo sollevate dal terreno. Le pareti sono chiuse da una facciata ventilata in cui le doghe e il rivestimento in listelli di pino sono destinati ad assumere una patina grigiastra con il tempo. La grande piattaforma esterna in legno è sospesa su una stretta maglia di travi sorrette da pali che possono essere recuperati e riutilizzati in altro luogo in caso di dismissione del Centro; il molo in acqua è supportato da elementi in acciaio sommersi al di sotto del livello del mare.

Foto: Marià Castelló Martínez

_6 Il materiale nautico e velico viene riposto in un ampio deposito con canalina di scolo dell’acqua al centro.

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La struttura portante dei due volumi è realizzata in X-lam, mentre il reticolo superiore in travi di legno lamellare.

Copertura (A), dall’intradosso: - controsoffitto discontinuo in legno di abete, ancorato alla struttura principale in X-lam - struttura principale in X-lam di abete lasciata a vista - strato non traspirante per evitare la condensazione del vapore acqueo - isolamento termico traspirante realizzato con materassini di cotone riciclato (10 cm) - listelli orizzontali in legno di pino come supporto per le tavole OSB - tavole OSB classe 3 come supporto per la lastra impermeabile - strato impermeabile EPDM

Parete (B), dall’interno: - vernice bianca a base acqua sulla struttura in X-lam - struttura principale in X-lam di abete a vista - isolamento termico traspirante realizzato con materassini di cotone riciclato (10 cm) - strato traspirante e impermeabile - listelli verticali in legno di pino per la facciata ventilata - controlistelli orizzontali in legno di pino come supporto per le tavole della facciata - tavole di finitura in larice

Solaio contro terra (C), dall’intradosso: - pavimentazione in marmo Macael bianco con trattamento idrofobico - colla cementizia per fissaggio pavimento - struttura principale in X-lam di pino su supporti in cemento armato - camera d’aria ventilata - terreno naturale

A

sezione trasversale di dettaglio

B C

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In questa pagina alcune fotografie del cantiere dall’alto permettono di vedere l’avanzamento dei lavori, dalle fondazioni a cordolo alla struttura in pannelli in X-lam e travi in lamellare. Nonostante possa sembrare anacronistico l’uso del legno a Formentera, ricordiamo invece che sono molti e antichi gli esempi realizzati sull’isola, a partire dalle vecchie case dei pescatori di cui in questo edificio ritroviamo le forme squadrate e il rivestimento in doghe verticali in legno non trattato. Lo stesso progettista, l’arch. Marià Castelló, è stato protagonista lo scorso anno del numero 33 di questa rivista con il progetto di copertina, una casa che si affaccia sulla Platja de Migjorn.

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progetti


La posa dei pannelli in X-lam avviene su cordoli di fondazione che presentano dei fori per favorire l’areazione sotto il solaio stesso e dai quali la struttura lignea è separata mediante una guaina.

L’intera struttura è isolata per far fronte al caldo clima estivo dell’isola. I due volumi si raccordano a livello del terreno mediante una piattaforma e superiormente grazie a una griglia di travi lamellari.

A sinistra in alto, lavori di completamento della piattaforma e delle pareti opache; in basso, posa della pavimentazione in arenaria dell’area laboratori/deposito su massetto a secco, quindi reversibile come tutto il resto del Centro nautico. Qui a lato, la facciata ventilata con rivestimento in doghe verticali a chiusura della parete in legno.

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bergmeisterwolf architekten A Saggio architecture

Casa S

Plose


Foto: Gustav Willeit


_1 Un dettaglio della casa dalla stradina che passa a nord-ovest rispetto al lotto. _2 Casa S vista da chi arriva da sud-ovest.

Foto: Gustav Willeit

L’abitazione sembra cercare viste sul paesaggio circostante, che poi concede generosamente ai suoi abitanti.

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progetti


Foto: Gustav Willeit

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Ubicazione: Bressanone (BZ) Progetto: Gerd Bergmeister, Michaela Wolf - bergmeisterwolf architekten, Bressanone (BZ); A Saggio architecture, Bressanone (BZ) Collaboratori: Marina Gousia, Ana Soares, Michael Silbernagl Strutture: Ligno Alp / Damiani-Holz&KO S.p.A., Bressanone (BZ) Direttore dei lavori: arch. Armin Sader Appaltatore: Köck Albert Srl, Natz/Schabs (BZ) Fine lavori: 2017 Superficie utile: 521,9 m2 Superficie verde: 400 m2

Una distorsione creativa Cinque unità immobiliari in un’unica casa vacanza, connesse visivamente le une con le altre attraverso il basamento, che funge anche da garage, e disposte attorno a una corte. “Casa S” tenta di diventare un tutt’uno con la realtà locale, soprattutto con l’ambiente naturale e con il luogo nei quali si inserisce in maniera delicata e fortemente mimetica. Ispirandosi all’architettura delle abitazioni circostanti, i progettisti degli studi bergmeisterwolf architekten e A Saggio, entrambi di Bressanone, hanno scelto materiali tradizionali come il legno e il sasso – quarti di tronco per la facciata e sasso grezzo per il basamento – rileggendoli in chiave contemporanea così da conferire al complesso una grande presenza materica. L’edificio, collocato in una piccola frazione su un pendio della Plose, montagna dell’Alto Adige, segue la topografia della zona, spezzandosi nei punti in cui tocca la linea naturale del terreno, crescendo da esso e con il paesaggio, distorcendosi in maniera creativa ma rispettosa. Grazie al suo posizionamento lungo la strada, nella parte posteriore si crea una corte, che si configura come uno spazio intimo immerso nella natura, mentre la facciata di legno posa su un basamento in sasso naturale e si sviluppa rispettando le altezze e il movimento dei tetti circostanti. All’inserimento nel contesto contribuisce fortemente la tipologia di rivestimento scelta, che richiama l’estetica delle case in tronchi, anche se solo visivamente. Il sistema portante degli edifici di Casa S infatti, collaborante con setti in c.a., è del tipo Brettstapel e a telaio realizzato con legno di provenienza regionale, parzialmente prefabbricato, messo a punto da una ditta locale.

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La planimetria dei 5 appartamenti che compongono Casa S si presenta molto articolata e mai ripetitiva. Al piano terra, assieme alla sauna comune, trovano posto gli ambienti delle due unità abitative piÚ grandi. Al primo piano, cui si accede direttamente dall’esterno grazie alle differenze planimetriche, altri due alloggi, uno dei quali si sviluppa su due livelli.

pianta secondo livello

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pianta primo livello

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A

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entrata appartamento 1 balcone passaggio/corridoio terrazza living/cucina bagno/wc camera da letto sauna spogliatoio reception entrata appartamento 2 entrata appartamento 3 angolo cottura entrata appartamento 4 entrata appartamento 5

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6 3 1

pianta livello terra

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9

8

progetti

2

6 6

5

7 4

10 11 5

3 7 4

4


sezione trasversale AA

planimetria

Foto: Gustav Willeit

Casa S dalla strada a sud, con gli accessi diretti ai due appartamenti del primo livello.

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Parete, dall’esterno: - rivestimento di facciata con quarti di tronchi di larice - listellatura di supporto in larice (60x80 mm) - membrana di tenuta all’aria - isolamento (80 mm) in fibra di legno (150 kg/m2) - strato di rinforzo: tavolato grezzo (23 mm) - struttura portante Brettstapel (200 mm) fissata con tasselli - freno a vapore - strato di rinforzo: tavolato grezzo (23 mm) - rivestimento interno in legno di cirmolo

Foto: Gustav Willeit

Copertura, dall’estradosso: - rivestimento/tetto verde - membrana bugnata e tessuto-non-tessuto - impermeabilizzazione - tavolato in legno (28 mm) - listellatura (50x100 mm) - membrana impermeabile all’acqua ma permeabile alla diffusione del vapore - isolamento rigido (22 mm) in fibra di legno (250 kg/m2) - isolamento (120 mm) in fibra di legno (150 kg/m2) - freno al vapore - struttura portante Brettstapel (160 mm) fissata con tasselli

3

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progetti


A lato, le sezioni di dettaglio delle soluzioni architettoniche per steccati e parapetti che non si distinguono dal rivestimento esterno dell’edificio ma cercano una mimesi con esso.

_3 La scala interna che porta dal primo livello a quello superiore e all’entrata dell’appartamento n. 5. _4 Il living di uno degli appartamenti con una Stube dalle linee molto contemporanee.

Foto: Gustav Willeit

Tutte le stanze sono quasi esclusivamente rivestite in legno. Negli interni, semplici e aperti, i progettisti non hanno rinunciato del tutto alla matericitĂ del calcestruzzo lasciandolo a vista, seppur intonacato, in alcuni tratti e facendo dialogare questo e il legno con tessuti dalla texture di colori naturali.

4

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Foto: Gustav Willeit

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_5 La zona living di uno degli appartamenti che offre Casa S si apre al paesaggio circostante con generose vetrate offrendo la disponibilitĂ ad ampliarsi con la presenza delle terrazze.

Foto: Gustav Willeit

_6 Anche la sauna comune a disposizione degli ospiti non rinuncia al contatto – visivo – con la natura preservando al contempo la privacy dei suoi fruitori, essendo esposta verso la corte interna oltre che a essere schermata da tavole di legno.

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6

progetti


La costruzione dei muri in cemento armato e la posa delle pareti prefabbricate in Brettstapel. All’interno, alcune pareti divisorie sono state realizzate a telaio in opera.

A sinistra, la posa del telo di tenuta all’aria. A destra, la preparazione della copertura verde con la distribuzione del terreno sopra lo strato di contenimento e drenaggio.

Un’immagine avanzata del cantiere.

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Foto: Aryeh Kornfeld


Ignacio Correa

Casa Mujeres Maitencillo, Region de ValparaĂ­so (RCH)


_1 La scala sul lato est che porta all’ingresso dell’abitazione, ricavato dallo sfalsamento dei due volumi principali. _2 Una vista di Casa Mujeres da nord-ovest che bene mette in evidenza le grandi aperture rivolte a nord.

Foto: Aryeh Kornfeld

I 120 m2 di superficie sono sollevati a 3 m da terra, su pali di legno diagonali. Sotto l’edificio si crea così un’area esterna coperta, designata come spazio giochi per i più piccoli.

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1

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Foto: Aryeh Kornfeld

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Ubicazione: Maitencillo, Region de Valparaíso (RCH) Progetto: Ignacio Correa, Santiago de Chile (RCH) Strutture: Alberto Ramirez, Santiago de Chile (RCH) Appaltatore: Hugo Borquez y Joel Aguilera, Puchuncaví - Valparaíso (RCH) Lavori: marzo-dicembre 2016 Superficie costruita: 120 m2 Superficie verde: 400 m2

Viva le donne! Una “Casa delle Donne” a Maitencillo, nella regione cilena di Valparaíso, dal nome curioso ma che è, di fatto, una dichiarazione d’amore e stima in forma d’architettura da parte del progettista-committente. Ignacio Correa, professionista con studio nella capitale Santiago, racconta che, dopo aver acquistato il sito e prima di definire la versione finale della residenza, ha cercato di comprendere a fondo il luogo in cui questa sarebbe stata costruita, il modo in cui esso viene illuminato, in quale direzione soffia il vento e quali sarebbero state le viste possibili. Il risultato delle riflessioni è stato un’architettura che, pur nella sua semplicità compositiva, consente di godere del panorama marittimo circostante riuscendo a essere dinamica grazie allo sfalsamento dei due volumi che la compongono, sollevati a 3 m dal suolo. Soluzioni che hanno permesso inoltre di ottimizzare l’illuminazione, l’esposizione al sole e la ventilazione naturale; il tutto con un piano terra praticamente libero che definisce a sua volta un’area esterna la quale è diventata il parco giochi delle bambine di casa. La zona giorno e la zona notte, organizzate in due corpi di fabbrica, di scala e dimensione distinte, che ruotano e si incrociano, ordinano lo spazio interno; la facciata est si ritrova ad accogliere l’entrata mentre lo spazio living si apre verso nord, con una parete completamente vetrata che consente il collegamento diretto con la generosa terrazza esterna. L’architetto ha scelto il legno come materiale principale per diversi motivi: perché è una materia prima facilmente reperibile, abbondante ed economica; perché in zona sono presenti ottime maestranze locali in grado di lavorarlo a regola d’arte e perché, una volta impermeabilizzato, presenta una migliore resistenza all’aria salmastra rispetto ad altri prodotti. Dal punto di vista strutturale, si tratta di un telaio in legno di conifera costruito in opera che si innalza su una base sostenuta a sua volta da un sistema modulare di 14 gruppi di 4 pilastri diagonali, parimenti in legno. I volumi si sviluppano quindi al di sopra di questa ossatura, realizzata con il medesimo tipo di legno, con un fronte praticamente sigillato – da cui si accede alla casa – rivolto verso la strada e l’altro che invece si apre con grandi vetrate e terrazze e consente alla vista di spaziare.

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Le strategie di sostenibilità più rilevanti sono legate alla progettazione dell’edificio e potrebbero essere elencate come segue. 1. Esposizione solare. La casa si apre verso nord (quello maggiormente luminoso: siamo nell’emisfero australe!), includendo al contempo una tettoia per evitare la radiazione diretta negli spazi interni in estate. 2. Ventilazione. L’abitazione si espande per esporsi al vento di sud-ovest, incorporando una serie di finestre e porte che favoriscono la ventilazione trasversale, contribuendo così al raffrescamento dei volumi. 3. Materialità. Casa Mujeres è costruita principalmente in legno, in primo luogo perché è un materiale disponibile in regione e secondariamente perché è presente un’eccellente forza lavoro in zona in grado di trattare il materiale con grande abilità.

pianta primo livello

pianta secondo livello

Al primo piano, due camere da letto per le figlie del proprietario sono adiacenti alla zona living (cucina + salotto) mentre una stretta rampa di scale conduce alla camera matrimoniale, che occupa l’intero livello superiore e da cui è possibile accedere a una seconda terrazza.

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sezione trasversale sul volume piĂš piccolo che ospita lo spazio living

fronte nord

fronte ovest

Foto: Aryeh Kornfeld

La vista da sud-est che ritrae il fronte con l’entrata. Entrambi i lati (sud ed est) sono molto chiusi, a protezione dai venti prevalenti nella zona. Le uniche superfici vetrate sono state aperte per portare luce alla scala interna.

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3 1

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2 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17

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elemento metallico a C (100x50x4 mm) tavolato di rivestimento controsoffitto (3/4x5’’) finitura del tetto in membrana bituminosa OSB (15 mm) elemento portante in legno di pino di dimensione conforme alla sua posizione canale dell’acqua piovana capriata (1’’x6’’) isolamento guida scorrevole cartongesso (10 mm) angolare metallico (20x20) elemento di rivestimento in pino (11/2x7’’) OSB (9 mm) con rivestimento (1’’x5’’) trave di pino trattata (2x3’’) rivestimento terrazza in legno di araucaria trave portante secondo calcoli statici perlinatura di rivestimento dell’intradosso (1x5’’)

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5

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feltro serramento in alluminio pavimento in legno di pino (1’’x6’’) calcestruzzo leggero compensato fenolico trave portante (2’’x8’’) trave (2x8’’)

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Parete esterna, dall’esterno: - tavole di rivestimento (1x5’’) - barriera al vapore - OSB (9 mm) - isolamento tra i listelli (1x4’’) - elemento orizzontale in legno (2x8’’) - isolamento tra i listelli (1x4’’) - cartongesso (10 mm)

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5 24

23 5

sezione di dettaglio lato nord

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_3 L’open space della zona living che ospita la cucina e...

Mobili semplici e moderni sono usati per l’arredamento indoor. Le poltrone in rattan sono abbinate a sedie da pranzo moderne di metà secolo e a un tavolo in legno minimale. Lungo la parete nord, le porte scorrevoli in vetro si aprono sulla lunga terrazza che si affaccia sul paesaggio costiero.

Foto: Cristobal Valdes

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Foto: Cristobal Valdes

_4 ... il salotto, da dove partono le scale che conducono al piano superiore; sulla destra è ben visibile la porta d’ingresso. La stufa a legna è stata collocata al centro della casa, così da scaldare la massima superficie possibile, comprese le camere da letto.

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Foto: Aryeh Kornfeld

Uno scorcio da est del lato nord. In primo piano l’affaccio delle camere delle bambine, al primo piano, e quello della camera padronale al livello superiore, con la sua personale terrazza.

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Alcune immagini del periodo di cantiere di Casa Mujeres. I 14 punti d’appoggio dei volumi sono composti ciascuno da 4 montanti diagonali che si uniscono in un punto singolo, aumentando così la percezione di leggerezza dell’intera costruzione. Qui si è concentrata l’unica difficoltà di carattere statico incontrata che ha presupposto l’intervento di uno strutturista in grado di garantire la tenuta dei carichi superiori.

La casa è pensata per cinque persone, di cui tre bambine, ragione per cui uno dei requisiti principali riguardava la praticità della stessa, che non doveva necessitare di troppe cure. È questo il motivo per cui ci sono pochi mobili, pratici e facili da manutenere, poche curve ma posti aperti e spaziosi, con il minor numero di accessori. L’aspetto più rilevante è stato l’organizzazione del grande volume interno a doppia altezza – il posto più importante della casa – nel quale si trovano la cucinasala da pranzo e il soggiorno. Uno spazio alto, luminoso e ben ventilato, con un fronte che può aprirsi totalmente a nord per congiungersi alla terrazza. È questo il luogo in cui tutto accade: qui si cucina, si gioca, si legge o si guarda un film, è il centro della casa da dove viene riconosciuto tutto il resto del progetto.

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Foto: Dario Fusaro


BLADIDEA

CampZero Champoluc - Ayas


_1 Il fronte sud della struttura si presenta al livello interrato completamente vetrato. Al di sopra la piastra del solaio, sottolineata dal lungo bordo in cor-ten, separa la zona pubblica sottostante da quella privata delle camere al piano superiore. Al centro si intravede il volume della sala boulder.

1

Foto: Dario Fusaro

Foto: Dario Fusaro

_2 Le camere, interamente realizzate in legno, formano una sorta di piccolo insediamento urbano intorno al corpo centrale massiccio della palestra di arrampicata, a richiamare alcuni tipici paesi alpini che di sviluppano attorno a un masso erratico.

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Ubicazione: Champoluc – Ayas (AO) Progetto: BLADIDEA - arch.tti Diego Brustia, Marco Maresca, Massimo Desalvo, Hermann Kohllöffel, Alessandro Rigazio, Saint-Vincent (AO) - Torino Calcolo strutture: IC Ingegneri Consulenti, Trento – Milano Appaltatore: Collini Lavori S.p.a., Milano Strutture in legno e finestre: Essepi, Cavedine (TN) Fine lavori: luglio 2018 Superficie utile: 2.580 m2 Superficie verde: 14.955 m2

La natura come modello Una nuova struttura alberghiera per gli amanti della montagna, dello sport e del benessere sorge a poche centinaia di metri dall’abitato di Champoluc nell’alta valle d’Ayas ai margini di un bosco. CampZero – questo il nome dell’hotel – accoglie 30 camere di diversa tipologia articolate su due livelli, una piscina, un’area benessere, la sala fitness, la palestra di arrampicata indoor e, d’inverno, una vera e propria cascata di ghiaccio realizzata su una parete esterna dell’edificio da scalarsi in piolet traction. Rielaborando uno schema insediativo rurale alpino, i progettisti hanno ideato un’architettura perfettamente inserita nell’ambiente, dove il relativamente poco costruito è caratterizzato da fabbricati tradizionali di modesta estensione. In questo contesto il piano terreno dell’albergo, delimitato interamente da superfici vetrate, si colloca sotto una piastra con tetto verde e forma a Y, confinata da un nastro in acciaio cor-ten, il quale si raccorda al terreno alle tre estremità, sfruttando la morfologia del sito che degrada verso il torrente Evançon. La piastra è interrotta da un “masso” in cemento armato sul quale convergono i tre blocchi delle camere, ciascuno composto da un’aggregazione di 10 piccoli volumi in legno con coperture metalliche a falda unica diversamente orientate. È stato così possibile creare un edificio dallo skyline discontinuo che non cancella il margine tra i prati e il bosco ma che riprende il programma compositivo, seppure con qualche licenza, tipico di alcuni insediamenti montani articolati intorno a massi erratici ai quali venivano addossate le abitazioni. Il masso, che rappresenta il fulcro funzionale e compositivo e che ospita i collegamenti verticali e la grande sala boulder perfettamente integrata nella hall, è interamente realizzato in cemento armato, con geometrie, texture e pigmentazione colorata che ricordano quelli delle rocce naturali. Il risultato finale vede un organismo costruito i cui volumi si integrano nel paesaggio grazie all’accostamento di oggetti relativamente tradizionali (i volumi delle camere) e di forme più naturali (il masso), alla collocazione delle parti comuni in strutture quasi ipogee (sotto la piastra dalla copertura verde) e all’utilizzo di pochi materiali cromaticamente coerenti con l’ambiente naturale.

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pianta piano terra

pianta piano primo

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sezione longitudinale sulla palestra di arrampicata

sezione trasversale ala est

Sotto, la parete vetrata consente alla piscina di 25 m di lunghezza, posta al piano terra, di affacciarsi a sud-est per tutta la sua lunghezza, verso l’area verde.

Foto: Dario Fusaro

prospetto ovest

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A Copertura camere, dall’esterno (A): - rivestimento in lamiera metallica aggraffata - tessuto non tessuto - pannello di OSB (30 mm) - intercapedine debolmente ventilata (60 mm) - impermeabilizzazioni in PVC in fogli - isolamento in lana di roccia (250 mm) - barriera al vapore in PE - pannello X-lam (200 mm) Solaio tra camere, dall’estradosso (B): - pavimento in legno (20 mm) - caldana additivata pannelli radianti (60 mm) - tubi sistema radiante - pannello EPS per alloggiamento tubi (30 mm) - sottofondo cemento magro (100 mm) - pannello X-lam (160 mm) Solaio terrazza camere, dall’esterno (C): - pavimento in larice (140x25 mm) - guaina in PVC - strato OSB in pendenza - isolamento (120 mm) - telo per tenuta all’aria - pannello X-lam (160 mm)

Solaio camere, dall’estradosso (D): - pavimento in legno (20 mm) - caldana additivata pannelli radianti (60 mm) - tubi sistema radiante - pannello EPS per alloggiamento tubi (30 mm) - sottofondo cemento magro (100 mm) - pannello di OSB - barriera al vapore in PE - isolamento in poliuretano espanso rigido (80 mm) - cls di sabbia e ghiaia (80 mm) - intercapedine non ventilata - solaio in c.a. (esterno, 500 mm) Tetto verde, dall’esterno (E): - terreno naturale - georete drenante in HDPE accoppiato a due geotessili non tessuto in PE - manto impermeabile in “lega” di poliolefine flessibili - strato di compensazione (tessuto non tessuto in PP) - solaio in c.a. (esterno, 500 mm) 1 lamelle di facciata: struttura in legno con lamelle orizzontali e montanti verticali (100x100 mm) 2 facciata ventilata in legno: tavolato in legno di larice (140x25 mm) con spigoli leggermente smussati alle sottostanti radici e fuga di 10 mm

sezione di dettaglio pareti camere

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1 B

C

2

D E


Copertura verde struttura ipogea, dall’esterno: - terreno naturale da scotico (250 mm) - membrana geotessile in poliestere (TNT) - strato drenante costituito da ghiaia di varia pezzatura (150 mm) - georete drenante a maglia romboidale (GNT) in polietilene ad alta densità (HDPE) stabilizzato, accoppiata a due geotessili di non tessuto (GTX-N) 100% polipropilene - manto impermeabile sintetico realizzato in “lega” di poliolefine flessibili (FPO) - strato di compensazione realizzato con tessuto non tessuto di polipropilene - solaio in c.a. additivato impermeabile

dettaglio della copertura verde della struttura ipogea

Foto: Dario Fusaro

ll boulder bar è adiacente alla palestra di arrampicata; trovandosi in posizione intermedia, esso rappresenta il punto centrale da cui accedere al ristorante, alla piscina, alla zona spa e, salendo, alle camere.

_sistema costruttivo________ Il complesso alberghiero è stato costruito sia con tecniche consuete che con sistemi prefabbricati. In dettaglio, i setti e i pilastri dei locali ipogei e il corpo centrale dell’edificio sono stati realizzati in c.a. gettato in opera, mentre le camere ai livelli superiori presentano una struttura in pannelli X-lam con coibentazione e parete ventilata finita esternamente in larice. La copertura del piano terra è verde, quella del corpo centrale in c.a. e quella delle camere in lastre metalliche con doppia aggraffatura. I serramenti si caratterizzano per telai in larice e vetri camera a elevate prestazioni termoacustiche – Uw < 1,0 W/m2K e abbattimento acustico misurato in opera > 40 dB – sia per le porzioni apribili nelle camere che per le vetrate fisse al piano terra. Per le partizioni interne si sono adottati setti in c.a nei locali ipogei, in gesso fibra assemblati a secco al livello del terreno e in X-lam e tavolati in gesso fibra nei due piani superiori.

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_3 Il Cliffhanger’s Grill, il ristorante conviviale della struttura ricettiva aperto a sud-ovest con ampie vetrate.

Foto: Dario Fusaro

Foto: Dario Fusaro

_4 Una delle 30 camere da letto di diverse tipologie che sono articolate su due livelli. Le stanze presentano finestre a doppia altezza opportunamente ombreggiate da schermi esterni a lamelle.

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4

_impianti e sostenibilità________ Situato a circa 1600 m s.l.m., l’edificio è posto a pochi chilometri dal termine della Valle d’Ayas, in una radura all’interno dell’area boscata. La quota altimetrica e la conseguente presenza di neve sulla copertura durante tutta la stagione invernale non erano favorevoli allo sfruttamento intensivo dell’energia solare per la climatizzazione invernale e la produzione di ACS. Di conseguenza si è deciso di concentrare le risorse sull’isolamento termico con l’impiego di facciate ventilate per le camere e ampie vetrate per favorire il guadagno solare passivo all’interno degli ambienti. Il riscaldamento degli spazi avviene con pavimento radiante, alimentato da un generatore di calore a biomassa che fornisce anche l’acqua calda sanitaria, abbinato a un impianto di ventilazione meccanica con recuperatore di calore. Vista la conformazione architettonica del complesso ricettivo, alcune falde di copertura sono state orientate ed esposte in modo ottimale per ospitare i moduli fotovoltaici i quali producono una parte dell’energia elettrica necessaria al normale funzionamento dell’albergo. Sono stati installati sistemi di supervisione e di controllo degli impianti atti a ridurre gli sprechi imputabili a una cattiva gestione e, infine, si raccolgono le acque piovane per irrigare le aree verdi esterne.

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A sinistra, realizzazione degli interrati in c.a.; qui accanto, arrivo dei pannelli in X-lam e costruzione delle prime camere.

Fabbricazione del corpo centrale in c.a. dove saranno ospitati la hall, il boulder bar e la sala arrampicata.

A sinistra, le strutture delle camere in X-lam vengono protette fino alla loro chiusura con l’isolamento, la parete ventilata e il rivestimento esterno in doghe. A destra, lavorazioni interne del ristorante “Cliffhanger’s Grill�.

A sinistra, piastrellatura della piscina interna e completamento degli impianti e delle finiture. A destra, operazione di posa del rivestimento esterno e delle schermature e ultimazione del pacchetto della copertura a verde.

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Foto: Shawn van Eeden


Nina Maritz Architects

Shipwreck Lodge Skeleton Coast National Park (NA)


_1 Alcuni dei bungalow, ripresi dal lato che si affaccia sull’Oceano Atlantico. _2 Il corpo dell’edificio della zona lounge e della sala da pranzo; sulla destra si intravvedono i container che completano il blocco dei servizi del resort.

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Foto: MDroomer photos

Foto: Shawn van Eeden

L’architettura del Shipwreck Lodge è un sottile equilibrio tra l’essere evocativa ma non eccessivamente grazie all’inserimento, qua e là, di una finestra a oblò o una trave rotta che spunta, come un divertissement. Nonostante i riferimenti alle barche di legno, le forme sono infatti astratte, con pochi rami spezzati che aggiungono un tocco leggero per segnalare il tema del naufragio.

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Ubicazione: Skeleton Coast National Park (NA) Progetto: Nina Maritz Architects, Windhoek (NA) Strutture in legno: Holzbau Hess, Prosperita - Windhoek (NA) Fine lavori: 2018 Superficie utile: 875 m2

Naufragare con il legno Il Parco Nazionale della Skeleton Coast, in Namibia, offre paesaggi spettacolari ancorché aspri e aridi. Un luogo apparentemente inospitale dove, vicino alla foce del fiume Hoarusib, le dune di sabbia scolpite dal vento si innalzano come piccole colline occupate da piante resistenti all’ambiente salmastro, oltre le quali si apre alla vista l’Oceano Atlantico. Eppure, proprio su queste dune, è stato realizzato l’esclusivo Shipwreck Lodge, un resort a 5 stelle dai toni ingannevolmente dimessi, circondato da pittoreschi habitat desertici e nel quale è possibile incontrare specie animali endemiche. Un sito la cui storia inizia con la joint venture tra 3 aziende locali attive nella promozione del turismo namibiano le quali, in seguito alla vittoria di un concorso indetto dal Ministero dell’Ambiente, decidono di costruire una struttura ricettiva di fascia alta demandandone la progettazione allo studio Nina Maritz Architects, della capitale Windhoek. La sfida consisteva nel progettare un resort di soli 20 posti letto in un contesto dalle condizioni particolarmente dure, che avesse un impatto ambientale pressoché nullo a fronte però di un grande livello di comfort per gli ospiti e con un importante vincolo: la potenziale, completa rimozione dell’intera infrastruttura alla fine del periodo di concessione governativa di 25 anni. Ispirati dai relitti delle navi che qui hanno fatto naufragio e all’aspro ma affascinante paesaggio circostante, gli architetti hanno cercato di rappresentare il contrasto tra il concetto di rifugio e quello di esposizione alle forze degli elementi. Le bungalow-suite appaiono dunque come frammenti di rottami nautici messi insieme a mo’ di riparo contro il vento implacabile e il sole rovente, sparsi lungo il bordo di una duna. Realizzati con una struttura in legno a telaio e pannelli di tamponamento prefabbricati, sono composti da tre parti: un bagno “a prua”, rivolta a sud ed esposta al vento, collegato tramite un corridoio alla camera da letto, collocata in un virtuale pezzo di scafo che giace su un lato. Il salone e il ristorante presentano una planimetria simile, su scala però molto più ampia, mentre le parti riservate al personale e alla gestione del resort sono state ricavate da vecchi container e contribuiscono alla visione ‘verde’ dell’intero complesso.

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11 pianta dell’edificio principale

Legenda: 1 entrata 2 lounge 3 sala da pranzo 4 deck esterno 5 wc ospiti 6 negozio di bevande 7 lobby cucina 8 ufficio del direttore 9 cucina 10 magazzino 11 cella frigorifera 12 sala dello staff 13 lavanderia 14 wc personale

sezione AA est-ovest sulla lounge

_costruzione e logistica________

Tutti i materiali e gli elementi prefabbricati dovevano essere trasportati al sito in 3 passaggi: per primo sono stati caricati su camion di tipo Interlink per arrivare a Terrace Bay, da qui sono stati caricati su mezzi più piccoli che li hanno trasportati fino a Mowe Bay e, infine, su camion 4x4 per raggiungere il sito di costruzione.

Per soddisfare la difficile richiesta di un resort di lusso di questo tipo, sono state prefabbricate fuori sede le strutture in legno che hanno raggiunto il sito in 3 fasi di trasporto e quindi assemblate. Ciò ha permesso di ridurre al minimo il numero di operai edili coinvolti e la quantità di rifiuti sul sito. Oltre alla tipologia di struttura e di materiale scelti, anche pannelli FV, solare termico, cucina a gas e bio-digestori per le fognature fanno parte delle strategie ecologiche applicate per ridurre al minimo l’impatto. Per le parti relative ai servizi di back-of-house e del personale sono stati adattati dei container di recupero provenienti dal porto di Walvis Bay, installati su pali di cemento prefabbricati a formare dei cortili per creare aree riparate dal vento. A differenza dei complessi alberghieri che si possono trovare nell’entroterra, qui tutte le attività devono svolgersi al chiuso, poiché il vento è troppo forte per poter rimanere fuori per molto tempo.

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_3 La sala da pranzo...

Foto: Michael Turek

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Foto: Shawn van Eeden

_4 ... e la zona lounge, entrambe nell’edificio principale.

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_5_6 L’interno di uno dei bungalow, con la camera da letto rivolta verso l’oceano. Grandi finestre orizzontali si aprono a ovest, sul mare e sul tramonto, in modo che l’ospite sia pienamente consapevole delle condizioni atmosferiche, soprattutto del vento, della sabbia e della nebbia, pur stando al riparo nella calda struttura in legno dotata di una propria stufa.

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Foto: Michael Turek

Foto: Michael Turek

_7 Un dettaglio del bagno, collegato alla camera da letto da un piccolo tratto che funge anche da filtro, per preservare la privacy.

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Foto: Shawn van Eeden

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2

3

N

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Legenda: 1 terrazza 2 camera da letto 3 collegamento 4 bagno

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pianta di un bungalow

sezione est-ovest sulla camera da letto

Gli spazi notte sono separati dai bagni tramite un piccolo collegamento: la prua del bagno è acuminata per deviare il vento proveniente da sud-ovest che sferza il bungalow, al fine di ridurne il rumore e la forza che le strutture devono sopportare. All’interno della zona notte, grandi finestre si aprono vista mare, benché lontano, mentre gran parte dei mobili è a incasso, ovvero su misura, similmente a come avviene negli interni delle navi a vela del passato. Il salone principale e la sala da pranzo sono una versione molto più in grande del singolo bungalow, con panche e sedili integrati che richiamano – ancora una volta – cuccette e paratie delle navi.

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_8 Il retro di uno dei bungalow.

La Skeleton Coast si trova nella Namibia settentrionale, compresa fra le foci dei fiumi Cunene e Swakop. Il tratto più a nord, fra il Cunene e il fiume Ugab, è incluso nell’area naturale protetta del “Parco nazionale della Skeleton Coast” il cui nome suggestivo è dovuto ai numerosi relitti di navi che ancora affondano sulla spiaggia e che sono spesso meta turistica. Cercando di catturare il senso di durezza e desolazione che i naufraghi devono aver sperimentato in passato, i bungalow di legno dello Skeleton Lodge sono stati progettati proprio per evocare i pezzi rotti di navi.

Foto: Michael Turek

_9 Il fronte verso est, che guarda verso l’entroterra. La terrazza antistante l’entrata di ciascuna delle suite è schermata da una palizzata fatta di tronchi di recupero, a protezione dei venti.

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u Hess

: Holzba

Credits

prospettive di studio della struttura in legno

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Credits

: Holzb

au Hes

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Foto: Shawn van Eeden

_struttura________ Una parte del retro dell’edificio principale. Il rivestimento esterno in tavole è stato fissato utilizzando un particolare sistema – qui impiegato, in queste condizioni climatiche, per la prima volta – per cui i chiodi di connessione sono in legno e vengono inseriti nelle stesse tavole per unirle ai telai di supporto.

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I fabbricati che ospitano le camere e l’edificio più grande in cui trovano luogo il ristorante e la sala principale sono stati realizzati come strutture prefabbricate a telaio di legno, materiale scelto perché considerato il più resistente in queste condizioni atmosferiche oltre a essere anche il più facilmente rimovibile alla fine del periodo di concessione dei 25 anni. L’involucro presenta un isolamento con un materassino in fibra derivante dalla lavorazione di bottiglie di plastica riciclate di acqua e barriera al vapore. Il rivestimento esterno è fissato con un particolare sistema di chiodi in legno, al fine di minimizzare l’uso di viti metalliche (che si arrugginiscono facilmente e creano rifiuti problematici da smaltire) mentre quello interno varia dai pannelli OSB alle tavole di pino o di acacia saligna per zone umide lasciate a vista. Tale tipologia di parete è stata scelta perché prefabbricabile, cosa che ha permesso di fornire la necessaria tenuta all’aria e garantire facilità di smontaggio in futuro, se necessario. I pannelli sono stati realizzati nell’unica grande città della Namibia, la capitale Windhoek, e quindi trasportati alla Skeleton Coast. Lì sono stati infine assemblati da un piccolo team di costruttori. I container di recupero provenienti da Walvis Bay sono stati invece ‘customizzati’ nella cittadina di Swakopmund, a 480 km a sud, per poi raggiungere il sito con le stesse modalità. La lontananza dai maggiori centri abitati del Paese è ciò che ha reso la logistica estremamente difficile anche se l’aspetto più impegnativo si è rivelato il vento implacabile onnipresente che smuove continuamente la sabbia tutt’attorno. La manutenzione è infatti costantemente in corso e occorre un controllo continuo per assicurare che il vento non sposti le strutture, fissate a pali inseriti in profondità nella sabbia.

progetti


A sinistra, la prefabbricazione degli elementi di uno dei bungalow nella sede della ditta costruttrice a Windhoek. A destra e poco più sotto, l’assemblaggio in loco degli elementi strutturali di uno dei bungalow. Nonostante la lunga esperienza degli architetti con numerosi progetti legati al turismo, il Shipwreck Lodge si è rivelato particolarmente impegnativo a causa della sua lontananza dai centri abitati più grandi, delle dure condizioni ambientali e dell’uso di strutture in legno, materiale costruttivo non comune in Namibia.

Più a sinistra, due dei container che sono stati utilizzati per gli alloggi del personale e per la parte dei servizi back-of-house. Oltre ai bungalow per gli ospiti e alle sale comuni principali, è stato necessario infatti provvedere anche alla sistemazione del personale e dei servizi di back-ofhouse come cucina, deposito, officina, lavanderia, rifornimento idrico, alimentazione fotovoltaica e trattamento delle fognature. D’altro canto, lo Shipwreck Lodge dista 400 km dal primo agglomerato urbano che non sia un semplice villaggio, Henties Bay, ma che è comunque poco più che una cittadina turistica. Nell’immagine qui a fianco e in quella sopra, è ben visibile l’isolamento, ricavato dalla lavorazione delle bottiglie di plastica, e inserito tra i montanti degli elementi a telaio. La manodopera è stata rigorosamente locale.

Le foto di cantiere sono di Nina Maritz Architects.

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G22 Projects

Hotel Cristallo La Villa in Badia


Foto: © Alex Filz


_1 Vista della piscina riscaldata esterna. _2 Le ampie vetrate del piano terra della zona wellness si aprono verso il Sasso di Santa Croce. Si notano la struttura esterna in legno a schermare le vetrate, gli sporti dei solai e il pergolato al fine di ombreggiare le terrazze delle camere ai piani superiori.

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Foto: Š Alex Filz

Foto: Š Alex Filz

_3 La sauna nella zona wellness e SPA.

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Foto: © Alex Filz

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Ubicazione: La Villa in Badia (BZ) Progetto: G22 Projects, Lana (BZ) Strutture: ReWiS, Comano Terme (TN) Direttore dei lavori: arch. Philipp Nösslinger - G22 Project, Lana (BZ) Appaltatore: Trebo Bau Des Trebo Gustl, Marebbe (Z) Struttura in legno: Holzbau Brida, Tirolo (BZ) Fine lavori: dicembre 2018

Legno alpino contemporaneo Nel cuore delle Dolomiti, patrimonio dell’umanità dal 2009, precisamente a La Villa in Badia, si trova l’Hotel Cristallo, una struttura ricettiva a conduzione familiare la quale regala ai suoi ospiti splendide viste proprio su quelle montagne tutelate dall’UNESCO. Quando è emersa la necessità di offrire ai clienti nuovi spazi e differenti modalità di accoglienza, i committenti hanno promosso un concorso di progettazione a inviti il cui programma comprendeva la realizzazione di otto suite esclusive e di un’area wellness e SPA con piscina esterna riscaldata “catch the eye”. Il progetto vincitore è stato quello dello studio lanese G22 Projects che ha proposto un edificio dalla forma prismatica compatta, ma allo stesso tempo leggera, grazie alla presenza di due materiali, il legno e il vetro; il primo già dall’esterno espone la sua anima più interna, quella portante, mentre il secondo con le grandi vetrate apre i suoi ambienti verso il Sasso di Santa Croce. Ciò che emerge dalla lettura delle piante è la fluidità nella composizione degli spazi che si susseguono per donare all’ospite un’esperienza unica e particolare. Un sottile corridoio collega l’hotel esistente al nuovo volume che segue l’andamento del terreno, crescendo da esso come un’estensione naturale, così da valorizzare la sua estetica contemporanea, sottolineata dalla presenza della piscina aggettante in cemento nero e vetro. Il fabbricato si pone in stretta relazione con il paesaggio circostante grazie ai colori e ai materiali locali che si ripetono sulla facciata principale e all’intonaco finito grezzo che, combinato con il legno non trattato, riprende i toni della terra. Il componente dominante del progetto è dunque il legno che si ritrova anche nel pergolato della copertura a protezione dal sole e dalla pioggia, nelle terrazze delle camere e negli arredi interni, attentamente pensati e caratterizzati dall’uso di risorse locali e naturali (come ad esempio il legno di cirmolo proveniente dal bosco di proprietà dell’albergatore). Dal punto di vista impiantistico un sistema di cogenerazione elettrica (20 kW) e termica (40 kW) fornisce all’hotel tutta l’energia di cui necessita, coadiuvato dalla ventilazione meccanica con recupero di calore e da un impianto solare termico di 48 m 2.

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pianta piano terra

_trasmittanza media elementi costruttivi________ trasmittanza media dell’involucro, U = 0,28 W/m2K

_prestazioni energetiche________ per riscaldamento, 25 kWh/m2 anno emissioni di CO2 evitate, 30 kg CO2/m2 anno

pianta piano secondo

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ZE EN GR

progetti


Foto: © Alex Filz

La piscina riscaldata esterna, che “cattura l’occhio” degli ospiti, presenta finiture in cemento nero e vetro, riconfermando a sua volta il senso di fluidità e di integrazione con il paesaggio circostante. A destra si scorge il corridoio trasparente che collega la nuova struttura all’hotel esistente.

sezione

prospetto est

prospetto nord

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Il fronte principale del nuovo ampliamento da ovest.

Foto: © Alex Filz

L’immagine individua le strategie progettuali bioclimatiche pensate (schermature, sporti e pergolati) al fine di impedire un eccessivo irraggiamento solare durante l’estate. I materiali esterni, legno e vetro che caratterizzano tutto l’edificio, permettono da un lato di sottolineare l’integrazione con l’ambiente circostante (il legno come il tronco degli alberi) e, dall’altro, di enfatizzare la continuità visiva tra interno ed esterno e la fluida successione degli spazi (la trasparenza del vetro).

_sistema costruttivo________ L’interrato e il piano terra sono realizzati in c.a. isolato e impermeabilizzato a contatto con il terreno, mentre i piani superiori – le suite – mostrano una struttura in pannelli X-lam che all’interno sono lasciati a vista. Travi e montanti formano una griglia esterna a livello della zona wellness e SPA, fungendo da frangisole, e ai due piani superiori gli sbalzi del solaio e i pergolati proteggono dall’eccessivo irraggiamento solare e dalle intemperie.

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progetti


Il piano interrato, dove sono situati i garage e le zone di servizio, è realizzato in c.a. come il piano terra dove trovano posto l’area wellness e SPA.

I due livelli superiori, che ospitano le suite, presentano invece una struttura in pannelli di legno massicci.

Gli sporti dei solai in legno e travi e pilastri, sempre in legno, definiscono l’immagine esterna della nuova ala dell’Hotel Cristallo.

Le ampie finestre sono riparate dal sole grazie ai solai superiori sporgenti (foto a sinistra) o mediante la griglia prefabbricata (qui a destra).

La struttura portante in c.a. e pannelli X-lam alla quasi ultimazione dei lavori.

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Foto: William Sutanto


Atelier Riri

Kiyakabin Resort

West Nusa Tenggara - Lombok (ID)


_1 La cabin da 14 m2, che offre la possibilità di sfruttare la copertura come solarium privato. _2 Vista del complesso dal mare, ovvero da nord-est. Sulla sinistra, la cabin più piccola da 12 m2, pensata per ospitare 2 persone; sullo sfondo l’edificio del ristorante e, sulla destra, uno scorcio della cabin di dimensioni medie, da 14 m2.

Foto: William Sutanto

Le isole di Bali e Lombok, in cui è stato costruito il Kiyakabin Resort, sono uniche in termini di cultura locale ed etnia. Ma mentre Bali è prevalentemente indù, la cultura locale di Lombok è radicata nelle pratiche musulmane delle comunità Sasak.

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Foto: William Sutanto

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Ubicazione: Lombok, Nusa Tenggara Occidentale (ID) Progetto: Atelier Riri, Giacarta (ID) Lavori: 2017-2018 Superficie fondiaria: 400 m2 Superficie costruita: 90 m2

Come un piccolo villaggio tropicale Lombok, Indonesia: un’isola di 4.725 km2 a est di Bali, nota per le sue spiagge di sabbia bianca, il mare da surf, il trekking sul vulcano Rinjani e le giungle che brulicano di animali selvaggi. In un contesto così suggestivo, negli ultimi anni meta turistica sempre più di tendenza, sorge il Kiyakabin Resort, in una tranquilla baia nella parte sud-occidentale. Progettate da Atelier Riri, della capitale Giacarta, i 4 piccoli edifici che compongono il complesso costituiscono un ensamble che si sviluppa su ca. 400 m2 di superficie e che si contraddistingue non solo per l’aspetto architettonico-formale ma anche per le intenzioni ecologiche e l’attenzione verso la cultura della locale etnia Sasak. Per realizzare i 4 fabbricati (3 cabins con funzione di camere e una che alloggia il ristorante) sono state utilizzate risorse rigorosamente del luogo, sia per quanto riguarda il legno di teak, proveniente dalle foreste dell’isola, sia per le maestranze che lo hanno lavorato trasformandolo in una struttura a telaio rivestita da tavole trattate con la tecnica di carbonizzazione del Shou Sugi Ban, per far fronte all’impattante clima tropicale-monsonico dell’isola. I progettisti hanno cercato di ridefinire la tecnica di costruzione di una casa tipica di Lombok strutturando il complesso in modo tale da riflettere il carattere di un villaggio Sasak che si sviluppa quasi a caso piuttosto che secondo un piano rigoroso, ma con una coesione decisa. Uno degli obiettivi primari nella pianificazione del progetto è stato dunque quello di rappresentare tale cultura architettonica in termini di materialità, layout, funzionalità, arredamento e stile di vita generale. Ogni cabin del resort è diversa dalle altre e propone una visuale differente. C’è quella che si affaccia direttamente sulla spiaggia e che può ospitare fino a 4 persone, un’altra orientata verso il centro del piccolo raggruppamento ricettivo, con sguardo sulla piscina centrale a disposizione di tutti gli ospiti ma con un panorama ancora più ampio rispetto alle altre perché sollevata da terra su pilastri, e la terza con una copertura a terrazza calpestabile, accessibile tramite scale esterne. I 3 edifici che ospitano le camere, con dimensioni che variano dai 12 ai 16 m2, presentano una struttura a telaio lasciata a vista con la caratteristica che, mentre il rivestimento interno non ha subito particolari trattamenti ed è rimasto del caldo colore naturale del teak, gli esterni sono quasi neri, creando un modernissimo contrasto cromatico.

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Ogni cabin ha una diversa dimensione, che varia dai 16 ai 14 fino ai 12 m2 mentre la quarta, che funge da area pubblica, ristorante, cucina e magazzino, occupa uno spazio di circa 48 m2. Questo edificio viene utilizzato anche come centro di attività comuni. 1 2 3 4 5

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ristorante cabin I cabin II cabin III piscina

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1

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2

planimetria

_3 Una vista dalla zona ristorante verso il mare, a nord-est. _4 La piscina centrale da ovest. Sullo sfondo, il “cubo nero” della cabin più grande, che ha accesso diretto sulla spiaggia e può ospitare fino a 4 persone.

L’apertura dell’ambiente centrale permette allo sguardo di spaziare sul Mar di Bali e viene spesso utilizzato come luogo di interazione tra gli ospiti, poiché facilmente accessibile da tutte le cabins. Intorno al perimetro della piscina, un percorso di legno funge da “collante” tra queste nell’area esterna, creando quindi un senso di unitarietà nel piccolo resort.

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Foto: William Sutanto

_5 Ancora lo spazio centrale con la piscina. In primo piano, le scale della cabin che offre anche il solarium privato in copertura.

3

sezione longitudinale dell’intero complesso

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Foto: William Sutanto

Foto: William Sutanto

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pianta del ristorante

sezione longitudinale del ristorante

_6 La zona ristorante verso ovest. _7 La cabin II, sopraelevata su pilastri.

Foto: William Sutanto

Le cabins, tra cui anche il ristorante, sono realizzate usando materiali e metodi di costruzione in legno locali. La finitura con teak viene lasciata a vista su alcune parti esterne comunque riparate e in tutti gli interni, creando così un contrasto con il rivestimento annerito degli esterni.

6

Secondo quanto è possibile leggere su Wikipedia al momento della stampa di questo numero di legnoarchitettura, il popolo Sasak vive principalmente proprio sull’isola di Lombok e conta circa 3,6 milioni di persone (l’85% dell’intera popolazione isolana). Mentre i balinesi sono in maggioranza indù, i Sasak sono prevalentemente musulmani e praticanti credenze pre-islamiche benché imparentati linguisticamente con la vicina isola di Bali.

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pianta cabin I, la più grande

progetti

sezione longitudinale cabin I


Foto: William Sutanto

pianta cabin II, con accesso in copertura

pianta copertura cabin II

sezione trasversale cabin II

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pianta primo piano cabin III

sezioni cabin III

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Esploso assonometrico della cabin piĂš grande da 16 m2, rivolta direttamente verso il mare: 1 copertura in metallo 2 travi strutturali in legno 3 montante strutturale in legno 4 tavolato di rivestimento della terrazza esterna 5 sistema portante a telaio in legno della parete 6 controsoffitto in legno 7 pannellatura interna in legno non trattato 8 pannellatura esterna in legno carbonizzato

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3

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Foto: William Sutanto

L’interno della cabin I, che si affaccia direttamente sul mare, mette a disposizione 4 posti letto.

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progetti


Il legno di teak utilizzato per la costruzione proviene da foreste dell’isola di Lombok gestite proprio per la coltivazione di legname per l’edilizia.

Gli elementi lignei che andranno posati all’esterno vengono trattati con il metodo della bruciatura superficiale del Shou Sugi Ban (“tavola di legno bruciata”), di derivazione giapponese.

L’insegna del Kiyakabin Resort dalla strada.

Foto: William Sutanto

Il legno dorato del teak è estremamente durevole. La finitura dell’esterno utilizza il sistema della carbonizzazione superficiale che rende l’essenza resistente alle condizioni atmosferiche della zona, oltre a proteggere il legno strutturale sottostante. Internamente, però, lo stesso legno di teak è stato lasciato al naturale, creando così un piacevole contrasto chiaroscurale con l’esterno.

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pietra e legno In un territorio come quello italiano dove l’edilizia soggetta a vincoli paesaggistici e ambientali rappresenta una percentuale discreta del patrimonio costruito, conservare i caratteri tipologici dell’architettura, risanare la struttura esistente e rendere contemporaneo un edificio ultracentenario potrebbe sembrare una prassi consolidata. Tuttavia ogni progetto di recupero necessita di cure particolari e specifiche, sia in fase progettuale che di realizzazione, come la riqualificazione e la conservazione del piccolo fabbricato rurale tutelato, oggetto di questo approfondimento, dove il legno diventa il partner ideale della pietra. I due materiali dialogano continuamente per realizzare una casa di vacanza che, immersa nei boschi, si riappropria di tutte le forme tipologiche e vernacolari dell’architettura montana.

in pratica


Nami&Orler - workgroup

Rinascere tra pietra e legno

Foto: Enrica Pallaver Photography

Il recupero della tradizione

Nami&Orler - workgroup Gruppo di lavoro nato nel 2017 dalla decennale collaborazione tra Riccardo Nami, ingegnere laureato presso l’Università di Trento, strutturista del legno, e Matteo Orler, geometra con formazione bioedile ANABIBN e consulente energetico KlimaHaus.

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Isolato, imperfetto e autentico: tre aggettivi per descrivere l’intervento di recupero di un piccolo fabbricato solitario, sorto a nuova vita per permettere ai committenti di fuggire dal clima cittadino, dai ritmi incalzanti del lavoro e per “staccare la spina” in un luogo silenzioso, abbandonandosi alla tranquillità e perdendosi davanti al panorama mozzafiato della catena delle Pale di San Martino di Castrozza. Il volume, dimenticato ai margini del bosco su un pendio un tempo indispensabile al sostentamento, presentava le tipiche caratteristiche dell’edilizia povera montana con pietra e legno a garantire gli essenziali bisogni dell’epoca a cui risale, ovvero allevare il bestiame, conservare il fieno, scaldare un pasto e dormire all’asciutto; un’architettura spontanea realizzata con tecniche tramandate da generazioni, di padre in figlio, senza variazioni. Il rispetto e la salvaguardia della tradizione e il loro adattamento alle necessità della vita odierna – in particolare alla necessità di alto comfort abitativo – riecheggiano nel progetto, che ha rappresentato una sfida per lo studio Nami & Orler il quale ha prestato speciale attenzione a tutti quegli elementi che, se valutati in maniera superficiale, potevano alterare irreparabilmente l’autenticità di questo edificio e la pura semplicità della sua espressione vernacolare. Un lavoro apparentemente facile che tuttavia ha richiesto una fase esecutiva accurata per conservare e integrare e per rendere l’originale imperfetto… un insostituibile perfetto! La trasformazione infatti non ha alterato le superfici, i livelli e i volumi, la destinazione d’uso è stata modificata e gli spazi disposti in modo differente. La protagonista dell’intervento è stata sicuramente la pietra che, con i suoi maschi murari di porfido e ardesia legati a calce, ha però trovato in questo progetto un partner ideale, ben riconoscibile già a prima vista, il legno di abete rosso e di larice utilizzato per i solai, la copertura, i tamponamenti, per parte della muratura e per i ballatoi e i serramenti. In sintesi, ma-

in pratica


Le fotografie di queste due pagine mettono in evidenza lo stretto rapporto che si viene a creare tra il legno e la pietra, materiali dell’architettura rurale montana per eccellenza. Il legno, che non è stato trattato con vernici o impregnanti, caratterizza le strutture orizzontali e una porzione della parete verso sud. La “ritonda” – il piccolo annesso a sud ovest – è stata ripristinata anche se con funzioni diverse (bagno e locale tecnico).

Foto: Enrica Pallaver Photography

teriali naturali lasciati al naturale per armonizzarsi e mi- diocre, dove la muratura contro terra sul lato nord-est denotava segni di umidità superficiale causata dalle inmetizzarsi con l’ambiente circostante. filtrazioni d’acqua, fenomeno che il tempo stava accentuando. La mancanza di fondazioni aveva L’inizio Il progetto ha comportato la riqualificazione e il recu- comportato la sconnessione delle pareti d’angolo a nord pero con cambio di destinazione d’uso del fabbricato del fabbricato, mentre il setto murario a sud-est era rurale che ricadeva in un’area agricola secondaria sog- ormai crollato e il tetto era sostenuto temporaneamente getta a tutela paesaggistico-ambientale, censito nel Pa- con ritti in legno, tamponati esternamente da assi oriztrimonio Edilizio Tradizionale esistente e per il quale era zontali. Il tetto non era dotato di impermeabilizzazione, prevista la categoria di intervento di risanamento con- situazione che aveva ulteriormente esposto il volume servativo. La struttura mostrava un unico volume su due all’ingresso dell’acqua, la quale aveva provocato e conlivelli suddiviso in due differenti funzioni: la parte verso tinuava a provocare la marcescenza delle parti in legno, sud presentava, come da tradizione, al piano terra una anche se il rivestimento in lamiera, seppur deteriorato, “casera” (abitazione estiva, NdR) e una “ritonda” (zona forniva un minimo riparo: in definitiva, un edificio in protetta da un tettuccio ligneo in grado di ospitare un fo- stato di abbandono. colare con panche attorno, NdR) e al primo piano una L’intervento dunque ha riguardato la realizzazione di un camera; la porzione a nord era invece destinata all’at- insieme sistematico di lavori, volti al risanamento e alla tività produttiva diretta con stalla al pian terreno e fienile riqualificazione (anche energetica) della costruzione al livello superiore. Sul colmo del tetto era riportata per conservarne il valore nel tempo e creare un’unità l’epoca di edificazione, il 1898, anno a partire dal quale abitativa stagionale adeguata all’uso moderno. lo stabile non aveva più subito opere di ristrutturazione, mantenendo inalterate le caratteristiche tipologiche ti- La pietra ... piche della zona, l’architettura storica e le tradizionali Mirato alla conservazione dei caratteri compositivi e arpeculiarità volumetriche e costruttive. chitettonici, il progetto ha previsto la salvaguardia dei Il piccolo immobile possedeva una struttura in eleva- muri in pietra, la rimozione dei residui dalle pavimenzione in pietrame intonacato raso sasso priva di fonda- tazioni del piano terra e la loro nuova realizzazione a zioni, un solaio interpiano con orditura principale in travi quota abbassata di 20 cm nella zona della stalla, il comin legno a sezione circolare e secondaria in pianche pleto rifacimento del solaio interpiano con orditure in (travetti non squadrati, NdR), con controsoffitto in mal- legno e la sostituzione della copertura, mantenedo però tapaglia per la casera, e una copertura con capriate, l’articolazione, l’orientamento e la pendenza delle falde. sempre in legno, a due falde e manto in lamiera piana. In dettaglio, il consolidamento alla base delle strutture Il rilievo dello stato di fatto metteva ben in evidenza una in elevazione tramite sottomurazioni in c.a. lungo tutto condizione di conservazione complessivamente me- il perimetro dell’immobile ha reso possibile il recupero

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Sotto, la costruzione della parete in legno, provvista di una lunga vetrata, e il suo raccordo con la copertura e la struttura in pietra.

pianta piano primo

angolo cottura

SOGGIORNO

Locale tecnico

PRANZO

POGGIOLO

delle pareti in pietrame a vista, che sono state scarificate in modo superficiale e puntuale nelle parti intonacate poco coese, e la successiva sistemazione degli intonaci a raso sasso. La muratura controterra, soggetta a infiltrazioni, è stata dotata di un contromuro esterno in c.a. e di impermeabilizzazione con guaina, un intervento che non ha comportato modifiche all’andamento del terreno. Sotto i pavimenti del piano terra è stato realizzato un vespaio areato a garanzia della salubrità dei locali con ghiaione ad alta granulometria, chiusura con massicciata in cls e successiva tenuta all’acqua in piano a caldo. Il nuovo solaio interpiano presenta un’intelaiatura in legno con cappa collaborante in cemento armato. La nuova copertura è completamente in legno con guaina e con un manto in alluminio color grigio scuro, scelta che richiama i rivestimenti dei tetti degli edifici rurali (stalle e fienili) del luogo solitamente in metallo. I setti murari a sud e a est, ammalorati dall’acqua, sono stati ricostruiti con diverse tecniche costruttive, quali muratura di pietrame intonacata a raso sasso, laterizio e legno; un taglio verticale trasparente raccorda la parte ricostruita all’esistente. L’isolamento è stato effettuato mediante un cappotto interno in perlite ad alta igroscopicità con intonaco a base calce. Tutti i tamponamenti interni sono in legno con sistema a telaio e sono provvisti di coibentazione in pannelli in fibra di legno racchiusa tra due strati di tenuta all’aria, telo freno vapore e telo traspirante. Il nuovo edificio si sviluppa dunque su due livelli per circa 110 m 2, ospitando al primo piano l’area living con angolo cottura, pranzo e soggiorno e una piccola superficie soppalcata sopra l’ingresso a nord. Da qui una scala interna porta agli ambienti sottostanti dove trovano posto la zona notte dotata di due camere e di al-

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in pratica


Ubicazione: Transacqua, Primiero San Martino di Castrozza (TN) Progetto architettonico, direzione lavori, strutture: geom. Matteo Orler, ing. Riccardo Nami Nami & Orler | workgroup, Mezzano (TN) - Primiero S. Martino di C.zza (TN) Imprese esecutrici: Zugliani Srl, Imer (TN) - opere edili; Corona Silvano, Imer (TN) - carpenteria in legno; Stefenon Federico, Mezzano (TN) - lattoniere; Tomas Alfio, Imer (TN) - impianto elettrico; Termoidrauilca la Solare, Rosà (VI) - impianto idraulico; Orler Attilio, Mezzano (TN) - isolamento termico e pitture; Falegnameria F.lli Boninsegna, Imer (TN) - serramenti in legno; F.lli Zeni, Mezzano (TN) - pavimenti e rivestimenti; Crepaz Florio, Primiero (TN) - canne fumarie acciaio Lavori: marzo 2017 – agosto 2018 Superficie utile: 82 m2 Superficie verde: 1.000 m2

trettanti bagni; nel volume “ritonda”, trasformato in bagno, è stato ricavato un locale tecnico in aderenza al tetto che è raggiungibile mediante una botola a scomparsa nel solaio; entrambi i piani sono comunque accessibili dall’esterno in modo indipendente. Dal punto di vista architettonico i fori originari sono rimasti pressoché inalterati, nonostante la nuova distribuzione interna dei locali, e solo sul prospetto est è stata aggiunta un’ulteriore apertura.

sezione trasversale

… e il legno Come appena sottolineato, l’edificio si caratterizza per una struttura in elevazione in pietrame la quale è strettamente connessa a opere in legno realizzate ex novo, quali il solaio interpiano, la copertura e parte di una parete. Il solaio presenta un’orditura principale costituita da due travi di sezione 24x28 cm in appoggio sulle murature perimetrali e sui pilastri e un’intelaiatura seconda47 14

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Parete, dall’esterno: - tavolato in legno di larice battentata/maschiato (25 mm) - guaina impermeabile traspirante - pannello in fibra di legno (120 mm, 110 kg/m3) - guaina freno vapore (Sd > 5,5 m) - lastra fibrogesso (10 mm) - tavolato in legno di larice battentato/maschiato (h tavola 180 mm) con finitura spazzolata

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-5,00

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±0,00

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Solaio interpiano, dall’estradosso: - pavimento di finitura in ceramica/legno (20 mm) - massetto cementizio autolivellante (50 mm) - materassino anticalpestio (10 mm) - massetto alleggerito cls e granulato EPS (60 mm, < 800 kg/m3) - cappa collaborate in cls, connettori e rete elettrosaldata (40 mm) - telo impermeabile in PE - perline in abete (20 mm) - travatura piallata in legno massiccio di abete (180x140 mm)

1 pannello in cemento fibro-rinforzato per esterni (122,5 mm) rivestito con scossalina in lamiera 2 feltro non tessuto (400 g/m2) e rivestimento impermeabile a elevata elasticità 3 dormiente in legno di abete massiccio

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ria con travi di sezione 14x18 cm dotate di incastri a coda di rondine per la giunzione con le travi principali ed è completato con tavolato a vista collegato alla sovrastante la cappa in cls mediante connettori specifici per la giunzione legno/cemento. Il legname utilizzato, di provenienza locale, è in abete rosso massiccio e, nel piano più basso, la superficie a vista dell’intradosso è stata lavorata in opera con impregnante a effetto sbiancato per enfatizzare la luce entrante dalle aperture vetrate di cui sono state mantenute le (piccole) dimensioni originali. La parete in legno è a telaio con coibentazione in fibra di legno e finitura, interna ed esterna, in tavolato sempre di legno. La copertura è a due falde e si presenta con sistema tradizionale a capriata, travi di banchina doppie, trave di colmo, correntini di sezione 12x14 cm con ancoraggi a coda di rondine sulle travi di bordo, travi a mensola esterne di altezza pari al pacchetto isolante di tipo ribassato, pannelli in fibra di legno posati in 3 strati, camera di ventilazione e manto di copertura in alluminio verniciato. Visto che era necessario mantenere le caratteristiche tipologiche locali, l’architettura del tetto è stata studiata accuratamente e la scelta di adottare un sistema ribassato ha consentito una riduzione dello spessore a vista della copertura, nonostante il pacchetto coibente sia di ben 18 cm. Il legname utilizzato è in larice massiccio, essiccato a forno e privo di vernici o impregnanti. I tamponamenti al piano primo e quelli dei timpani delle capriate sono stati effettuati con sistema a telaio, provvisto di isolamento in pannelli in fibra di

Dettaglio della parete in legno dove emerge la stratigrafia con l’isolamento, l’intelaiatura in legno e un vano tecnico retrostante i mobili della cucina.

_trasmittanza media elementi costruttivi________ pareti esterne, U=0,54 W/m2K solaio contro terra, U=0,35 W/m2K copertura, U=0,20 W/m2K superfici trasparenti, Uw=1,00 W/m2K

27 3 2,5

2,5

1 5

16

Parete soppalco, dall’esterno: - listelli in larice spazzolati (30x50 mm) - perline legno di larice spazzolate (25 mm, h ca. 180 mm) - guaina telo al vento (Sd = 0,04 m) - pannello in fibra di legno (120 mm, 110 kg/m3) - lastra fibrogesso (10 mm) - pannello lana di roccia (50 mm, 70 kg/m3) - guaina freno vapore (Sd > 5,5 m) - perline legno di larice spazzolate (25 mm, h ca. 180 mm)

98 legnoarchitettura_36

in pratica

2

Copertura, dall’esterno: - manto di copertura in alluminio - stuoia tridimensionale antirombo (3 mm) - guaina impermeabile con guarnizione punto chiodo - tavolato in abete (25 mm) - camera di ventilazione (50 mm) con viti doppio filetto (sez. 50x80 mm) - guaina alta traspirazione (Sd = 0,04 m) - pannello in fibra di legno (18 mm, 200 kg/m3) - pannello in fibra di legno (80 mm, 110 kg/m3) - pannello in fibra di legno (80 mm, 110 kg/m3) - guaina freno vapore (Sd > 2,00 m) - perline in larice spazzolate (20 mm) - travi portante in legno massiccio

1

1 trave in abete utile al tamponamento (sez. 120x140 mm) 2 nastratura guaina per tenuta ermetica 3 nastro espandente sul lato esterno della trave per fuga 4 nastro di separazione

2 15

4 3

38

9 47

29,8

20

5

2,5

12


legno racchiusa tra due strati di tenuta all’aria con telo freno vapore e telo traspirante; le facce esterne mostrano un tavolato in larice. Il legno caratterizza anche altri elementi quali poggioli e rivestimenti che sono stati completamente sostituiti e riproposti nelle posizioni e nelle tipologie originarie. Tutte le parti lignee, sia in abete che in larice – anche quelle maggiormente esposte – non sono state trattate così da ottenere un effetto naturale di ingrigimento dovuto allo scorrere del tempo e all’esposizione al sole e agli agenti atmosferici.

Il primo piano ospita la zona living, uno spazio completamente aperto. Il legno non solo è presente nelle strutture portanti, ma caratterizza anche tutte le superfici interne, fornendo una sensazione di calore e di protezione.

Foto: Enrica Pallaver Photography

Sostenibilità ed energia La riqualificazione ha avuto come ulteriore obiettivo la realizzazione di un edificio a limitato consumo energetico così da essere sfruttato anche durante l’inverno. L’efficienza dell’involucro edilizio è stata dunque raggiunta in primis attraverso la riduzione della trasmittanza termica degli elementi opachi. Trattandosi di un intervento su un immobile tutelato, l’applicazione dei materiali isolanti è avvenuta sul lato interno dei locali in modo da non alterare la morfologia e la tessitura delle facciate. Un altro aspetto volto a raggiungere il basso fabbisogno di energia è da ricercarsi nell’eliminazione dei ponti termici costruttivi; è stata infatti posta particolare attenzione alle connessioni e giunzioni tra le strutture nuove (solai e copertura) e quelle esistenti (pareti) e all’adozione di misure atte a garantire la continuità delle coibentazioni termiche verticali e orizzontali sia in pianta

che in sezione. Il risultato finale è un’abitazione la cui residua necessità termica è coperta dalla fonte energetica della biomassa, ovviamente abbondante nell’area! La sostenibilità ambientale del progetto è stata rafforzata anche dalla scelta di usare materiali rinnovabili, quali il legno massiccio e la fibra di legno per le strutture e la coibentazione, e riciclati, come il vetro cellulare per l’isolamento contro terra, o le parti in legno, non deteriorate e recuperate, per la copertura e i timpani. Si è cercato infine di adoperare con misura prodotti edilizi ad alto contenuto di energia grigia, ad esempio il cemento armato e l’acciaio, utilizzati dove non erano possibili differenti alternative. Dal punto di vista impiantistico, l’edificio è collegato alla rete consorziale dell’acqua potabile, con pozzetto esistente in adiacenza al fabbricato ed è allacciato alla rete elettrica tramite una nuova conduttura interrata fino alla cabina elettrica più vicina. La richiesta di energia per il riscaldamento è coperta da una stufa installata in posizione centrale nell’area living. Vista la presenza di due canne fumarie, è stata installata nel locale tecnico (nel sottotetto della “ritonda”) una piccola caldaia murale a camera stagna per supportare la stufa a legna nella produzione di ACS e per il riscaldamento del piano terra grazie a un impianto radiante a pavimento. Infine, le acque meteoriche captate sul tetto sono convogliate grazie a tubazioni entro anelli perdenti sotterrati; le acque nere e saponate sono separate e condotte in una fossa biologica.

99



Bunjil Place Possono un dipinto e un mito degli Aborigeni influenzare l’architettura e la struttura di un’edificio? La risposta è affermativa se facciamo riferimento a Bunjil Place, un centro civico e culturale che sorge a Casey, città in grande espansione vicino a Melbourne. Il suo spettacolare atrio di ingresso centrale, attorno al quale si dispongono gli spazi – esplicito riferimento al concetto espresso nel quadro sopra citato –, si caratterizza per un soffitto a griglia lamellare di legno, un reticolo che sembra liquefarsi toccando il pavimento, come la mitologica aquila Bunjil che si appresta a planare a terra distendendo le ali verso l’alto. L’imponente struttura in legno – la prima con questa geometria complessa in Australia – diventa lo spazio della comunità dove si condividono esperienze culturali e artistiche o, semplicemente, si lavora assieme, come hanno fatto gli architetti di FJMT che hanno attivamente collaborato con i committenti, gli strutturisti e i produttori.

strutture


strutture

L’aquila si è posata a terra

Bunjil Place visto dalla Princess Highway. L’immagine ben individua il piegarsi della copertura che protegge tutte le funzioni interne, in particolar modo dai rumori del traffico veicolare, vista la presenza dell’incrocio tra l’asse viario a grande scorrimento, citato poc’anzi, e Magid Drive, la strada che conduce anche all’edificio.

102 legnoarchitettura_36

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Foto: Trevor Mein

Tutto il materiale iconografico, laddove non diversamente specificato, è stato fornito dallo studio FJMT, che ne detiene anche la proprietà intellettuale.

In una delle regioni in più rapida crescita dell’Australia – lo Stato di Victoria – e nello specifico nella città di Casey, il rispetto per la storia e la tradizione culturale e artistica dei nativi aborigeni ha dato vita a un complesso multifunzionale che è diventato il cuore culturale e civico della comunità, riflettendone i valori e infondendo un nuovo senso di appartenenza al territorio. Bunjil Place, questo il nome dell’edificio, è infatti una biblioteca, un teatro per spettacoli, uno luogo di ritrovo, un posto per mostre e manifestazioni, una galleria d’arte, uno spazio sperimentale per eventi, conferenze, dibattiti e celebrazioni; ma è anche un punto di assistenza, un centro servizi per la popolazione e un ambiente di lavoro. È una forma inclusiva di struttura pubblica che riflette e abbraccia la diversità multietnica del più grande paese dell’Oceania, dove tutto si sovrappone e si interconnette. Frutto del più grande investimento della Città di Casey (125 milioni di dollari), Bunjil Place è il risultato della collaborazione, ambiziosa e duratura, tra il committente, gli architetti e tutti i consulenti coinvolti poiché esso ha dato risposta alle esigenze dell’intera collettività. Laddove un tempo le persone percorrevano lunghe distanze per accedere alla cultura di qualità e all’intrattenimento dal vivo, ora c’è un’alternativa avvincente e locale che consente, tra l’altro, di evitare significative emissioni di particolato causate dalla congestione del traffico veicolare verso il centro della città di Melbourne, poco distante. Il progetto è stato influenzato dal senso di identità legato alla terra, dalla storia e dalla natura australiana. Due infatti sono i temi centrali che ne hanno determinato la forma e la disposizione spaziale, entrambi da ricercarsi nel patrimonio di conoscenze delle popolazioni locali dei Wurundjeri, Bunurong e Boon Wurrung, ovvero ‘The Meeting of Many Paths’, opera dell’artista Cathy Adams, e ‘Bunjil the Eagle’. Il primo è un dipinto, il cui titolo può essere tradotto come ‘Incontro di molti sentieri’, e raffigura un “bastone di benvenuto” piantato al centro di un cerchio; questo rappresenta uno spazio da condividere, dove convergono molti percorsi che portano al suo cuore. Per capire invece il significato della seconda fonte di ispirazione bisogna fare riferimento alla mitologia aborigena australiana secondo la quale ‘l’aquila Bunjil’ è una divinità creatrice che protegge la terra e accoglie


Ubicazione: Casey, Victoria (AU) Progetto: FJMT Studio (AU) Strutture: Taylor Thomson Whitting, Melbourne (AU) Appaltatore: Multiplex Australia, Melbourne (AU) Lavori: 2017 Superficie utile: 24.500 m2

L’atrio di ingresso del complesso culturale e civico. La grande struttura reticolare in legno lamellare scende dal soffitto a toccare il pavimento, deformandosi per ricreare l’immagine di un’aquila che tocca terra, la mitica Bunjil, divinità creatrice e protettrice.

gli ospiti ai quali è richiesto di rispettare le leggi e di non danneggiare l’ambiente o i bambini, è un essere ancestrale e uno dei due antenati della nazione Kulin. Tutto questo è stato trasposto nell’organizzazione spaziale dell’edificio e nell’immagine che il fabbricato propone a tutti coloro che si apprestano a entrarvi.

_L’edificio___

Foto: Trevor Mein

Sito su un’area posta all’incrocio tra una arteria a grande scorrimento – la Princess Highway che porta a Melbourne – e un’altra via, Magid Drive che conduce a uno dei più grandi centri commerciali dell’Australia, l’ampio complesso civico e culturale si contraddistingue per un grande tetto che si piega, e quasi tocca terra, all’intersezione delle strade, come a proteggere tutte le attività dentro ospitate. Rievocando le tradizioni del passato ma fornendo, al contempo, una visione contemporanea del futuro con le innovazioni tecnologiche in essa introdotte, la copertura possiede una struttura sinuosa con una geometria organica a conchiglia che, realizzata in lamellare, si connette a due imponenti elementi verticali definiti da un intreccio di travi in legno. Come un’aquila che sfiora il terreno con gli artigli spalancando le ali verso l’alto e con una consistenza fluida che ricorda quella dei tre orologi del dipinto La persistenza della memoria di Salvador Dalí, questi reticoli verticali incontrano il pavimento in due punti nel foyer di accesso, uno spazio centrale di raccolta che diventa il luogo, non gerarchico, in cui le funzioni si unificano e si diramano, distinguendo così l’edificio da altri complessi con la medesima destinazione d’uso. La forma senza soluzione di continuità del tetto e dei due “pilastri” verticali rafforza il senso di ampiezza e il carattere accogliente dell’architettura di Bunjil Place poiché oltrepassa la barriera trasparente del prospetto vetrato – lato di ingresso situato all’opposto del crocevia – per estendesi e allargarsi verso l’esterno fondendosi con l’impalcato della copertura e invitando l’utente a entrare. Nel volume così modellato dagli articolati elementi in legno, gli spazi sono definiti da una serie di nastri bianchi che accentuano il flusso e la natura interconnessa dell’insieme delle funzioni. Le zone di lavoro e di aggregazione hanno abbondante aria fresca, luce naturale e viste sulle aree verdi, le facciate vetrate sono ad alte prestazioni e l’impianto termico e di raffrescamento possiedono una buona efficienza. Con grande attenzione è stato studiato anche l’uso dell’acqua: quella piovana è raccolta per essere riutilizzata nell’irrigazione delle zone piantumate e nello scarico dei bagni, quelle di prova dell’impianto antincendio sono riciclate per gli stessi scopi e nei bagni sono presenti dispositivi per il risparmio.

103


Bunjil Place_la

copertura

Il reticolo in legno di Bunjil Place è una struttura – la prima con questa geometria complessa in Australia – che coinvolge sia aspetti statici che architettonici. La sua forma sinuosa ha creato non pochi problemi in fase progettuale, effettuata con modellazione in ambiente RHINO, test nella galleria del vento per ottimizzarne i carichi e studio, con successiva realizzazione, di apposite giunzioni. I due componenti del foyer con la loro griglia a doppia curva che scende dall’alto toccando il pavimento in due punti dovevano, inizialmente, sostenere il tetto piano di 40 metri. Tale soluzione è stata però abbandonata, preferendo due organismi svincolati l’uno dall’altro, visti i restrittivi requisiti antincendio e la maggiore tempistica di fornitura degli elementi in lamellare, ingegnerizzati e prodotti in Europa, più precisamente in Germania da Hess Timber. L’intelaiatura del tetto è dunque realizzata in acciaio ed è unita, mediante piastre intermedie che distribuiscono le forze, a un sotto sistema in legno massiccio il quale funge da collegamento tra l’ossatura metallica e il soffitto. Sebbene siano strutturalmente collegati, copertura e soffitto possiedono un alto grado di indipendenza; il reticolo in lamellare è infatti autoportante e presenta alcuni pannelli forati sull’intradosso del solaio con funzione acustica e impiantistica, smorzando il riverbero delle voci e lasciando filtrare l’aria del sistema di riscaldamento e ventilazione. Una trave in legno curvilinea, che segue il perimetro della griglia, funge da punto di connessione tra il reticolo stesso e la struttura in acciaio.

sezione del foyer

Altri elementi in legno e il trasporto Entrando nell’edificio si nota – ovviamente – il grande reticolo, ma il legno è presente ovunque; guardando bene si vede che le pareti del foyer, come pure quelle del teatro da 800 posti, sono ricoperte con questo materiale. La storia del legno usato come rivestimento del foyer è particolare e rimanda, ancora una volta, a uno dei principi ispiratori del progetto, la natura. Esso deriva da un unico singolo albero, un enorme blackbutt (Eucalyptus pilularis) che è stato trovato in una segheria del Queensland e qui conservato fino a che non fosse capitato il “progetto giusto”. E Bunjil Place è il nuovo edificio della comunità in cui la tradizione culturale, storica, territoriale e naturalistica – e quindi l’eucalipto – trovano il loro “posto”.

104 legnoarchitettura_36

strutture

schema della perforazione dei pannelli con funzione acustica e impiantistica


Bunjil Place_la

copertura

Qui, il raccordo tra la griglia di legno e l’alta vetrata dell’atrio di ingresso. Il prospetto trasparente è alto 12 m ed è costituito da lastre curve, impilate l’una sull’altra e incollate tra di loro con adesivo strutturale. La connessione con il reticolo di legno avviene grazie a due travi che corrono lungo la facciata mediante connessioni metalliche puntuali. Foto: Andrew Chung

Assonometria di una porzione di copertura...

... l’estradosso...

... e l’intradosso.

105


Bunjil Place_la

griglia

1

2 4 3

5 5

4

sezione di dettaglio della copertura

Foto: John Gollings

1 piastra di copertura per la fine della trave con bordo curvo 2 trave tipo della griglia (sezione tagliata attraverso la giunzione) 3 senso della venatura di tutte le travi per far corrispondere il bordo più basso delle travi della griglia 4 perni in acciaio con lamina di legno di copertura su un singolo lato delle travi della griglia 5 piastra in acciaio per giunzione nascosta dentro le travi della griglia

106 legnoarchitettura_36

strutture

Un’altra grande sfida riguardava la spedizione sicura di tutti gli elementi in legno (fragili) dall’Europa. Il fatto di rifornirsi di tali elementi dall’Europa non è una novità per l’Australia, dove già sono stati realizzati, o in fase di realizzazione, edifici costruiti con legno ingegnerizzato e prodotto nel nostro continente. La motivazione è da ricercarsi soprattutto nella mancanza – ancora – di aziende produttrici, di essenze lignee adatte e di consulenti preparati a ingegnerizzare questo tipo di strutture così complesse. Quindi, affinché il trasporto fosse il più sicuro possibile, sono stati realizzati disegni dettagliati per mostrare come doveva essere imballato il materiale, non diversamente da quanto accade con un flat-pack IKEA! Dopo tre mesi di viaggio via mare, stipati in container, tutti i componenti sono arrivati indenni sul sito di progetto e in seguito montati grazie a una squadra di carpentieri locali.


Bunjil Place_la

griglia

Costituita da abete europeo, scelto per la sua densità di venature e per la sua facilità di lavorazione, la griglia ha una configurazione e disposizione radiale che si basa sulla figura del rombo (diamante) anziché del triangolo, poiché così si realizza una struttura meno rigida, seppur con momenti di flessione secondaria più elevati nelle giunzioni, dovuti soprattutto alle misure dei componenti lignei e alla maggiore complessità delle unioni stesse. Per il reticolo sono stati usati elementi in lamellare dai tipici formati di 400 mm di altezza e 100 mm di spessore e con lamelle di dimensioni standard. Tuttavia le lamine si assottigliano per adattarsi alla curvatura e dove quest’ultima è maggiore gli strati sono più fini; questo avviene nel punto di contatto tra la parabola di legno e il plinto a base romboidale dove, essendo l’arco più stretto, le travi presentano 125 lamelle di spessore ridotto a 6 mm con una tolleranza di 0,5 mm; al contrario, i pezzi di lamellare che costituiscono il reticolo diventano più snelli dal pavimento verso il soffitto. Per tagliare gli elementi della struttura è stata adoperata una speciale macchina a controllo numerico, un robot a sei assi in grado di sagomare forme tridimensionali. Le connessioni sono tutte state progettate per adattarsi al carico statico in ogni punto, facendo particolare utilizzo di una giunzione a scomparsa, preferita abitualmente dal fornitore tedesco, con piastre in acciaio e viti di bloccaggio degli elementi in legno tra le travi primarie e quelle intermedie. Le sfide ingegneristiche del progetto, risolte grazie alla collaborazione tra gli architetti di FJMT, gli ingegneri di TTW e il consulente svizzero Blumer-Lehmann, hanno anche dovuto affrontare e risolvere la necessità di fornire stabilità dimensionale sia all’impalcato ligneo quanto anche alla facciata vetrata, nel punto in cui si incontrano, poiché il reticolo prosegue anche all’esterno fino a fondersi con la copertura. Alta 12 m e composta da lastre curve autoportanti, impilate l’una sull’altra e unite con adesivo strutturale, la vetrata superiormente è supportata e resa stabile da travi continue in legno grazie a piastre di acciaio inossidabile imbullonate alla superficie superiore del componente in legno. Fissaggi puntuali sostengono invece le piccole doppie ali che bilanciano in senso perpendicolare il grande involucro trasparente il quale si apre sulla piazza esterna dilatando lo spazio del foyer.

1 2 3 4 5

bordo superiore trave in appoggio su plinto (2105 mm) bordo inferiore trave in appoggio su plinto (755 mm) bordo superiore plinto (610 mm) plinto larghezza minima del plinto per massimizzare la sicurezza ad altezza d’uomo 6 connessione strutturale con il plinto 7 piastra metallica nascosta della base 8 lamelle parallele curvate a seguire la forma della trave

Nella pagina accanto, l’imponente struttura del soffitto e dei due elementi reticolari definisce l’atrio di ingresso di Bunjil Place, che concentra attorno a sé tutte le funzioni ospitate all’interno, dal teatro di 800 posti alla biblioteca, dalla galleria d’arte agli spazi di lavoro, di esposizione o, semplicemente, di incontro.

sezione di dettaglio della struttura

750

1

1,350

8

2,3

50

7

30.000°

2 3

30.000° 30.000°

4

610

145

6

RL +20.500

1,045

5

107


Panorama

Piemonte

repertorio di aziende di costruzioni in legno

Galloppini Legnami Sede dell’azienda: Borgosesia (VC) Siti web:

www.galloppinilegnami.it

Contatti:

(+39) 0163 458032 info@galloppinilegnami.it

Sistemi costruttivi: pannelli X-Lam; telaio in legno

Wunderhaus s.r.l. Sede dell’azienda: None (TO) Siti web:

www.wunderhaus.it

Contatti:

(+39) 334 6119761 e.bertone@wunderhaus.it

Sistemi costruttivi: pannelli X-Lam; telaio in legno

Sangallo srl Sede dell’azienda: Cuneo Siti web:

www.bioediliziasangallo.it

Contatti:

(+39) 0171 480582 direzione@bioediliziasangallo.it

Sistemi costruttivi: pannelli X-Lam; telaio in legno

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panorama


Segheria Bruno Franco F.lli srl Sede dell’azienda: Bagnolo Piemonte (CN) Siti web:

www.segheriabrunofranco.it

Contatti:

(+39) 0175 391131 info@segheriabrunofranco.it

Sistemi costruttivi: pannelli X-Lam; telaio in legno; Xylevo (sistema modulare con elementi OSB)

Barra&Barra Srl Sede dell’azienda: Centallo (CN) Siti web:

www.barraebarra.it

Contatti:

(+39) 0171 211359 info@barraebarra.it

Sistemi costruttivi: pannelli X-Lam; telaio in legno

Building Evolution srl Sede dell’azienda: Torino Siti web:

www.buildingevolution.it

Contatti:

(+39) 011 7681448 info@buildingevolution.it

Sistemi costruttivi: telaio in legno

Natural House s.r.l. Sede dell’azienda: Castellamonte (TO) Siti web:

www.nhcasedilegno.it

Contatti:

(+39) 346 6419630 info@nhcasedilegno.it

Sistemi costruttivi: pannelli X-Lam; Blockhaus

109


Abitare Legno Sede e stabilimento dell’azienda: Castiglione Torinese (TO) Siti web:

www.abitarelegno.com

Contatti:

(+39) 011 2979782 info@abitarelegno.com

Sistemi costruttivi: pannelli X-Lam; telaio in legno; Blockhaus

mozzone building system srl Sede dell’azienda: Savigliano (CN) Siti web:

www.mozzonebs.it

Contatti:

(+39) 0172 717923 info@mozzonebs.it

Sistemi costruttivi: pannelli X-Lam; telaio in legno; Blockhaus

Edilcasa Cooperativa Sede dell’azienda: Biella Siti web:

www.edilcasabiella.it

Contatti:

(+39) 015 403399 info@edilcasabiella.it

Sistemi costruttivi: telaio in legno

Case Dani di Daniele Giulio Sede dell’azienda: Pianfei (CN) Siti web:

www.casedani.com

Contatti:

(+39) 0174 585397 info@casedani.com

Sistemi costruttivi: pannelli X-Lam

110 legnoarchitettura_36

panorama


Kager Italia Srl Sede dell’azienda: Omegna (VB) Siti web:

www.kager-italia.com

Contatti:

(+39) 0323 884476 info@kager-italia.it

Sistemi costruttivi: telaio in legno

Primavera Haus srl Sede dell’azienda: Borgo San Dalmazzo (CN) Siti web:

www.primaverahaus.it

Contatti:

(+39) 0171 493555 info@primaverahaus.com

Sistemi costruttivi: pannelli BIOX-Lam

SAROTTO Group Sede dell’azienda: Narzole (CN) Siti web:

www.sarotto.it

Contatti:

(+39) 0173 77162 sarotto@sarotto.it

Sistemi costruttivi: pannelli X-Lam

VASS Technologies Sede dell’azienda: Busca (CN) Siti web:

www.vasstech.it

Contatti:

(+39) 011 9436138 info@vasstech.it

Sistemi costruttivi: pannelli X-Lam; telaio in legno

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Foto: Robert Benson

Foto: Guillame Amat

Foto: “© 2018 Tim Griffith. All rights reserved”

next Denning House Ennead Architects Scuola “La Ruche” TRACKS Jacob’s Pillow Dance Flansburgh Architects


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