legnoarchitettura 54

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legnoarchitettura

progetti

Atelier du Pont

Corde Architetti

Mauro Caldato

Studio Marastoni

Paolo Scoglio

Raffaele Castaldo

Federico Bertolo

ArtiStudio

Paterno Innovazione Immobiliare

EdicomEdizioni

Trimestrale

legnoarchitettura

rivista trimestrale

anno XVI – n. 54, agosto 2025

ISSN 2039-0858

Numero di iscrizione al ROC: 8147

direttore responsabile

Ferdinando Gottard

redazione Lara Bassi

editore

EdicomEdizioni, Monfalcone (GO)

redazione e amministrazione

via 1° Maggio 117

34074 Monfalcone – Gorizia

tel. 0481.484488, fax 0481.485721

www.legnoarchitettura.com

progetto grafico

Lara Bassi

stampa

Grafiche Manzanesi, Manzano (UD)

prezzo di copertina 15,00 euro abbonamento 4 numeri

Italia: 50,00 euro – Estero: 100,00 euro

Gli abbonamenti possono iniziare, salvo diversa indicazione, dal primo numero raggiungibile in qualsiasi periodo dell’anno

copertina

Pavillon Jardins

Foto: ©Charly Broyez

È vietata la riproduzione, anche parziale, di articoli, disegni e foto se non espressamente autorizzata dall’editore

Pavillon Jardins

Parigi

Foto: © Fred Delangle
Il fronte est dove con l’ingresso principale.
Il tetto verde mimetizza l’edificio tra gli alberi del parco.

Ubicazione: La Villette, Parigi (F)

Progetto architettonico e D.L.: Atelier du Pont, Parigi (F)

Strutture: EVP, Saint-Denis (F)

Facciate: VP & Green, Parigi (F)

Sostenibilità: Plan 02, Parigi (F)

Perito estimatore: Axio

Ecologia: Atelier d’écologie urbaine, Parigi (F)

Acustica: Acoustique Vivié & Associés, Parigi (F)

Rimozione e bonifica amianto: Ginger Deleo, La Clef Saint-Pierre –Elancourt (F)

Impianti: Delta Fluides

Appaltatore struttura in legno: Briand Construction Bois, Verrières-en-Anjou (F)

Lavori: novembre2021 – ottobre 2023

Superficie verde: 6.000 m2

Superficie utile: 3.000 m2

In continua evoluzione

Immersi in un’atmosfera di sottobosco creata dalla luce naturale che filtra attraverso la struttura, i nuovi uffici della sede operativa dei team incaricati della gestione del Parco e della Grande Halle de la Villette trovano spazio in una costruzione interamente nuova, il Pavillon Jardins. L’Etablissement Public du Parc et de la Grande Halle de la Villette (EPPGHV) ha voluto infatti costruire un edificio che fornisse ai suoi dipendenti un luogo di lavoro più efficiente rispetto ai 9 edifici prefabbricati nella Cité Jardin, costruiti nel 1982 e in avanzato stato di degrado, restituendo inoltre al pubblico un importante spazio verde in questo luogo urbano. La linea del nuovo edificio segue le orme del masterplan del Parc de la Villette e delle Folies dell’architetto Bernard Tschumi del 1982; il progetto si fonda sull’idea di una struttura adattabile sia agli usi lavorativi sia alla realizzazione di eventi, utilizzi che congiuntamente plasmano l’identità di un luogo in cui la natura si fonde con l’architettura e dove lo spazio è condiviso. Pavillon Jardins è organizzato su due livelli attorno a un atrio centrale, che ospita una scala-gradoni per presentazioni di progetti, conferenze e incontri informali, ed è concepito come “campo base” per 155 postazioni di lavoro su una superficie di 3.000 m2. Il suo design prevede due strutture interconnesse, una in cemento, scelto per la sua resistenza e inerzia, l’altra in legno, materiale ben noto per la sua leggerezza e il basso impatto ambientale. L’ossatura di entrambe le tecnologie costruttive è a telaio, con campate di 12 metri che liberano gli spazi interni. Con la sua geometria variabile questo edificio è dunque in continua evoluzione e può essere adattato a qualsiasi progetto da ospitare. Al fine di preservare e valorizzare il patrimonio naturale e la biodiversità del Parco, l’edificio è compatto e ha un ingombro limitato, consentendo di restituire al pubblico 5.000 m2 di spazio verde, insieme all’accesso al molo del Fond de Rouvray

Foto: © Fred
Delangle

Inquadramento territoriale

1 Città delle Scienze e dell’Industria

2 La Géode

3 Le Zénith

4 Filarmonica di Parigi

Masterplan

5 Grande Halle

6 Città della Musica

7

8 Pavillon Jardins

Prospetto est Sezione est-ovest

1 moduli di lavoro

2 riproduzioni-stampe-copie

3 sala caffè

4 sale riunioni

5 servizi e assistenza tecnica

6 terrazze

7 caffetteria-ristorante

8 palestra

9 Fab Lab

10 laboratori

Prospetto sud

Sezione nord-sud
I prospetti esterni sono contraddistinti dal ritmico susseguirsi dei pilastri e delle travi sporgenti a protezione delle vetrate, dalle terrazze che si aprono al primo piano e dagli spazi esterni agli angoli.
Foto: © Charly Broyez
Foto: © Charly Broyez
Foto: © Fred Delangle
Foto: © Fred Delangle
Dettaglio di un angolo dell’edificio con il tetto giardino e uno degli spazi esterni circondato dal verde del parco.

_due parole con i progettisti________

Fondato nel 1997, Atelier du Pont è uno studio di architettura e interior design composto da circa 45 professionisti provenienti da ogni estrazione sociale che collaborano con i fondatori dello studio, Anne-Cécile Comar e Philippe Croisier. Lo studio si occupa di un’ampia varietà di progetti, dagli hotel alle strutture ricettive, dagli alloggi agli uffici, dalle residenze private alle boutique e ai ristoranti. Ogni progetto esplora nuovi modi di vivere, lavorare e rilassarsi per creare luoghi adatti al loro scopo, creativi e stimolanti, in Francia e all’estero.

L’Atelier adotta un approccio globale: che si tratti di una piccola boutique di 15 m2 o di un edificio di 10.000 m2, lo Studio si occupa di ogni aspetto, dall’architettura all’interior design, dalla progettazione degli arredi alla direzione artistica e alla pianificazione degli spazi. Ogni lavoro è un’avventura a sé stante. Lo studio ha vinto numerosi premi francesi e internazionali, tra i quali: French Design by VIA, Prix Régional de la Construction Bois, ArchiDesignClub Awards, Trophée Eiffel, S.Arch Awards, The Plan Award, Prix AMO, Geste d’Or.

Ci potete illustrare qualche ulteriore caratteristica di Pavillon Jardins?

Dopo la designazione del nostro studio quale team vincitore del bando di concorso di architettura per la costruzione di Pavillon Jardins nel febbraio del 2020, il progetto è stato realizzato in tre frasi. La prima, da febbraio a luglio 2021, ha previsto la demolizione degli edifici del vecchio complesso, seguita dalla seconda fase – da novembre 2021 a ottobre 2023 – con la costruzione del nuovo edificio. L’ultima fase (novembre 2023 - aprile 2024) ha visto la demolizione degli altri edifici e la sistemazione del verde.

L’edificio è stato realizzato seguendo il Plan Climat de la Ville de Paris che prevede di fare di Parigi una città carbon neutral e alimentata da energie rinnovabili al 100% entro il 2050.

Inoltre, Pavillon Jardins è un Bâtiment Biosourcé livello 3, ovvero un edificio bio-sostenibile, costruito con materiali di origine biologica, ovvero con materiali derivati da risorse naturali e rinnovabili, per lo più di origine vegetale (legno, canapa, lino, cotone riciclato, ovatta di cellulosa, paglia, ecc.), perché queste risorse catturano la CO2 presente in atmosfera durante il loro ciclo di vita. Pertanto, più un edificio incorpora materiali di origine biologica, più immagazzina carbonio e più contribuisce a limitare l’impatto ambientale della costruzione. La struttura è in legno Douglas certificato PEFC e proveniente dal Massiccio Centrale francese e gli arredi interni sono stati realizzati con materiali naturali. Non c’è aria condizionata, si fa ampio uso di ventilazione naturale e le facciate sono in triplo vetro protette da tende esterne e dagli sporti del tetto. La copertura a verde, con una parte centrale vetrata che funge da pozzo bioclimatico, ospita un impianto fotovoltaico.

L’area centrale di Pavillon Jardins con, in primo piano, i gradoni che possono ospitare eventi, le micro-architetture e gli spazi di lavoro condivisi. Il fotovoltaico trasparente in copertura crea giochi di luce all’interno, definendo una sorta di modularità degli spazi.

Riproduzioni-Stampe-Copie

Tipologia di micro-architetture.

_Micro-architetture________

In questo edificio, dalla struttura libera che permette di condividere aree di lavoro e zone aperte al pubblico, lo spazio è punteggiato da micro-architetture realizzate su misura che svolgono la funzione di piccole sale riunioni, angoli per la riproduzione, la stampa, le copie, lounge per il caffè e luoghi di lavoro, questi ultimi caratterizzati anche da moduli su ruote che quindi possono essere spostati. Gli spazi di lavoro sono flessibili e godono di splendide viste panoramiche sulla rigogliosa vegetazione del Parco. Queste micro-architetture, progettate in stretta collaborazione con gli utenti, sono liberamente organizzabili con arredi strutturali creati da Atelier du Pont, alcuni dei quali costruiti dagli stessi team de La Villette.

Sala caffè
Modulo mobile
Moduli di lavoro
Mobili di separazione tra uffici
Le micro-architetture dell’edificio: lo spazio per il caffè, un angolo per brevi riunioni e i moduli degli spazi di lavoro.
Foto: © Vincent Leroux
montaggio della struttura in legno lamellare.
Sezione della parete esterna

Struttura a telaio in legno

Struttura completa

Esploso assonometrico della struttura

Tetto verde
Struttura in c.a.
Particolari degli assemblaggi dei pilastri in legno
La struttura portante in legno montata e dettagli della copertura.

Marmeria Sacile

Foto: © gerdastudio
L’ex Marmeria immersa nel verde dei prati stabili.
Foto: © gerdastudio
Metallo e policarbonato traslucido si alternano per permettere

La struttura esterna è stata manutenuta e rispristinata.

Ubicazione: Sacile (PN)

Progetto architettonico e D.L.:

Corde Architetti Associati, Sacile (PN)

Strutture: Studio di progettazione Nardo

ing. Paolo, Orsago (TV)

Collaudatore tecnico: arch. Lucia

Zangrando, Godega di Sant’Urbano (TV)

Appaltatore generale: Impresa Dorigo

s.r.l.s., Sacile

Lavori: 2020 – 2024

Superficie lotto: 5.000 m2

Superficie coperta: 1.000 m2

Superficie uffici: oltre 400 m2

Scatole di legno per la riconversione

Con il suo vasto piazzale esterno ricoperto di lastre proprio accanto alla stazione ferroviaria, una vecchia marmeria abbandonata è apparsa fin dal primo sopralluogo un ambito ideale di sperimentazione. La riqualificazione di questo ex edificio industriale e la sua trasformazione in polo direzionale non è stata una scelta casuale, ma ha risposto al preciso obiettivo di riutilizzo del patrimonio industriale dismesso come strategia di rigenerazione urbana, così da realizzare uno spazio di lavoro contemporaneo, dove scambio e condivisione sono i suoi elementi fondanti. La Marmeria è inoltre la best practice di BOXinBOX, un piano strategico e di ricerca, volto alla riconversione del patrimonio industriale dismesso in micro-comunità dinamiche e sostenibili, finanziato nell’ambito del programma “iNEST – Interconnected NordEst Innovation Ecosystem” e sostenuto dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Edificato nel 1972 e rimasto in attività fino ai primi anni 2000, il fabbricato aveva una forma rettangolare di circa 50x18,60 m e una struttura a telaio metallico e travi reticolari con copertura suddivisa in 10 campate a shed e tamponamento delle pareti in blocchi di cemento. L’interno risultava libero da partizioni, tranne per un piccolo volume a due piani nell’angolo nord-est che, indipendente e caratterizzato da muri di laterizio e solaio in latero-cemento, ospitava un magazzino al piano terra e gli uffici e gli annessi servizi igienici al primo piano. La copertura era rivestita di lastre di amianto, poi bonificate, rimosse e sostituite con una nuova lamiera metallica.

L’obiettivo principale del progetto di riqualificazione è stato l’impiego di soluzioni innovative, sostenibili e flessibili, che hanno consentito di riutilizzare il patrimonio industriale esistente e di offrire nuove prospettive di rigenerazione territoriale.

Protetti dalla grande tettoia dell’edificio, oggi nell’ex Marmeria trovano infatti posto 12 moduli direzionali indipendenti a un solo piano – un polo uffici – realizzati con pannelli prefabbricati in X-lam. In questo modo, un nuovo edificio è stato creato all’interno di quello preesistente, seguendo il principio delle scatole cinesi.

Le ampie aperture dell’ex Marmeria favoriscono l’illuminazione e la ventilazione naturale.

Foto: © gerdastudio
Foto: © gerdastudio
Gli uffici sono ospitati in moduli di legno affacciati sugli spazi comuni di aggregazione.

Inquadramento territoriale

Planimetria

1 ufficio 1 con servizi (87 m2)

2 sala riunioni comune (23 m2)

3 area ristoro (29 m2)

4 ufficio 2 con servizi (36,5 m2)

5 ufficio 3 con servizi (49 m2)

6 ufficio 4 con servizi (49 m2)

7 ufficio 5 con servizi (54 m2)

8 ufficio 6 con servizi (39,5 m2)

9 spazi comuni (87 m2)

Prospetto sud

_La trasformazione________

Sezione longitudinale

Per rafforzare il concetto di tettoia, insito nel fabbricato, e per aumentare la luce naturale all’interno, diverse chiusure perimetrali dell’edificio sono state demolite e sostituite con pareti in policarbonato traslucido, alcune delle quali si aprono fino a una certa altezza; così facendo, il capannone esistente è stato trasformato in una serra apribile.

I moduli direzionali in legno formano una composizione articolata che riprende la logica di spazio urbano, con aree comuni destinate a piazzette e percorsi interni sui quali si affacciano gli uffici dei quattro studi professionali che sono ospitati nell’edificio. Tra i nuovi moduli direzionali si viene quindi a creare uno spazio interno che è allo stesso tempo esterno, protetto dalla pioggia, luminoso e non riscaldato, una grande area comune a diretto contatto con il giardino.

Questa operazione non cambia soltanto lo spazio fisico, ma anche il modello operativo; essendo fruibili a tutti, le zone comuni intorno ai moduli direzionali diventano il luogo dove costruire una realtà inclusiva per un team multidisciplinare, nella convinzione che la vicinanza tra professionisti possa semplificare la comunicazione, veicolare informazioni e competenze in modo più efficace e consentire forme immediate di collaborazione. La marmeria è oggi un luogo sfaccettato, in continua crescita, in cui lo spazio comune consente e favorisce lo sviluppo di una collettività. L’apertura verso il contesto è parte integrante della visione del progetto, che vuole coinvolgere non soltanto le realtà professionali che occupano i nuovi uffici, ma l’intera comunità.

Gli spazi condivisi coperti e il giardino consentono l’organizzazione di eventi, concerti, conferenze, momenti in cui i grandi portoni restano spalancati e lasciano entrare il mondo esterno, facilitando le connessioni e l’interazione in un momento storico in cui l’isolamento sociale è sempre più profondo.

Foto: © gerdastudio
Foto:

_due parole con i progettisti________

Fondato nel 2004 da Alessandro Santarossa e Giovanni Scirè Risichella, a cui si associa Elisabetta Fava nel 2025, Corde Architetti affronta diversi aspetti dell’architettura in ambito pubblico e privato, dagli interventi di rigenerazione urbana alla riqualificazione di edifici esistenti, da interventi di nuova costruzione sino alla progettazione di allestimenti museali. Conduce attività di ricerca applicata avvalendosi di un consolidato team di professionisti e insegna progettazione architettonica presso la Facoltà di Architettura di Ferrara. Dal 2021 la sede operativa dello studio, composto da dieci persone, è l’ex Marmeria riconvertita in polo direzionale, oggetto di questo articolo, a Sacile (PN).

La riqualificazione e la trasformazione in un polo uffici dell’ex marmeria rientra nel progetto BOXinBOX. Nello specifico, di cosa si tratta?

Il progetto BOXinBOX è un progetto di ricerca che trova nella Marmeria una best practice e mette assieme tecnologie avanzate e spazi condivisi per creare ambienti funzionali e inclusivi, rispondendo alle esigenze sociali e lavorative contemporanee. Il progetto si articola in diverse fasi: dalla mappatura delle aree dismesse all’individuazione di soluzioni sostenibili, fino alla realizzazione di prototipi mediante una piattaforma digitale che favorisce la collaborazione di tutti gli attori coinvolti. L’obiettivo è promuovere la sostenibilità ambientale e la rigenerazione urbana, stimolando l’economia locale e creando nuove opportunità di lavoro. Il successo sarà misurato in base all’efficacia degli interventi, alla riqualificazione degli spazi e all’uso di materiali riciclati.

Come si misura l’impatto ambientale di questi progetti?

All’impatto ambientale viene riservata una grande attenzione, seguendo il principio DNSH – Do No Significant Harm, che garantisce che ogni intervento non arrechi danni significativi all’ambiente. In strategie concrete questo si traduce nella riduzione dell’impermealizzazione e della contaminazione del suolo, nella diminuzione delle emissioni di carbonio e nel miglioramento della biodiversità urbana grazie a spazi verdi permeabili. L’approccio circolare del progetto permette di ridurre gli sprechi e promuove quindi il riutilizzo dei materiali, limitando il consumo di risorse tipico delle nuove costruzioni.

In queste pagine, alcune vedute e scorci degli interni. La Marmeria non è solo un luogo di lavoro, ma è un manifesto di intenti per una nuova visione della rigenerazione urbana. Il capannone esistente è stato trasformato in una serra apribile, mentre i moduli direzionali in legno formano una composizione articolata che riprende la logica di spazi urbani, con piazzette e percorsi interni, sui quali si affacciano gli uffici dei quattro studi professionali.

Schema assonometrico delle scatole cinesi

1 copertura in lamiera

2 moduli in X-lam

3 appoggio impiantistico

4 pavimentazione esistente

_Un progetto sostenibile________

Per realizzare i 12 moduli direzionali in legno, che formano il polo di uffici, sono stati privilegiati materiali prefabbricati come i pannelli in X-lam, un sistema costruttivo che ha generato un’architettura appoggiata, evolutiva e reversibile, senza necessità di realizzare nuove fondazioni, riducendo così i costi di costruzione e l’impatto ambientale. Si è cercato con grande sforzo di riutilizzare i materiali presenti sul sito, come ad esempio i portoni esistenti con telaio in acciaio e tamponatura in policarbonato che sono stati mantenuti o spostati per essere trasformati in grandi porte-finestre.

La sostenibilità è stata una costante del progetto poiché il capannone, trasformato in una grande serra, protegge dalle intemperie, lasciando entrare la luce solare e permettendo una ventilazione naturale; quest’ultima associata alla climatizzazione ad aria e alla ventilazione meccanica forzata, insieme a un generoso isolamento, garantisce un perfetto comfort ambientale degli spazi di lavoro. L’impianto fotovoltaico sulle tettoie rende il complesso energeticamente autosufficiente.

È necessario soffermarsi anche sul piazzale esterno, trasformato in un grande prato stabile che promuove la biodiversità locale e tangibile: i diversi tipi di piante e di fiori, lasciati crescere liberamente, diventano rifugio ideale per api, farfalle, animali selvatici.

L’evoluzione del cantiere della Marmeria. Dalle demolizioni che hanno portato a un involucro completamente libero internamente, alla realizzazione dei moduli in pannelli di legno X-lam, destinati ad accogliere le attività professionali.

Mauro Caldato Uffici Comavit

Vazzola
Foto: © Mauro Caldato
L’edificio presenta ampie vetrate e terrazze al piano superiore.
Vista da nord del fabbricato.
Foto: © Mauro
Caldato
Foto: © Mauro
Caldato

Aggetti, rientranze, terrazze e finestre caratterizzano i vari fronti la cui vista muta a seconda dell’angolo di osservazione.

Ubicazione: Vazzola (TV)

Progetto architettonico: arch. Mauro Caldato, Treviso

Direttore dei lavori: arch. Mauro Caldato

Impianti: Termotecnica Campagnolo di S. Biagio di Callalta (TV)

Lavori: 2018 - 2019

Superficie utile: 610 m2

Lavorare nel legno

Questo nuovo edificio direzionale è nato dalla demolizione di un fabbricato residenziale non idoneo a ospitare gli uffici direzionali di un’azienda che si occupa della realizzazione di pali precompressi.

Alle esigenze della committenza ha dato risposta il progettista creando un immobile che rispecchia alcuni principi dell’architettura bioclimatica, quali il basso impatto ambientale, il raggiungimento di condizioni ottimali di comfort termo-igrometrico e l’impiego di materiali ad alta inerzia termica. La scelta di realizzare un edificio in legno, pertanto, è stata quasi naturale, in quanto questo materiale e la sua tecnologia costruttiva rispecchiano tutti valori e i principi di ecocompatibilità, ecologia e sostenibilità richiesti. E proprio dall’analisi dei materiali è nato il concept del progetto, il cui obiettivo era creare una stretta interdipendenza tra l’edificio e il contesto, cosicché esso potesse teoricamente modificarsi e adattarsi al cambiamento delle condizioni esterne al fine di ottenere il maggior beneficio possibile. Gli spazi sono distribuiti su due piani: al piano terra trovano posto una grande zona di ingresso e cinque uffici, di cui tre dall’ampia superficie, un archivio e i servizi. La scala e l’ascensore portano al secondo livello dove sono ospitati ulteriori uffici e una sala riunioni che è dedicata anche ad ospitare corsi di formazioni. Grandi aperture vetrate caratterizzano i prospetti su tutti fronti, caratterizzati da soluzioni di finitura cromaticamente differenti. Il fabbricato è stato realizzato con pannelli prefabbricati in X-lam, coibentati con sistema a cappotto in lana di roccia all’esterno e isolamento interno, sempre in lana di roccia, in contropareti. Anche la copertura è stata opportunamente isolata; i serramenti sono a triplo vetro, a tenuta all’aria e dotati di schermature. Grazie all’impiego di materiali coibenti ad alta inerzia termica e di serramenti con elevate prestazioni si sono ridotte le dispersioni termiche, diminuendo di conseguenza i consumi necessari per la climatizzazione (riscaldamento e raffrescamento) e per l’illuminazione artificiale.

Planimetria dell’area di progetto

Pianta piano terra
Pianta piano primo
Sezione BB
Sezione AA

Prospetto sud

Bioclimatica ed energia

Nell’edificio sono state applicate soluzioni di architettura bioclimatica al fine di generare un manufatto rispettoso dell’ambiente, costruito con materiali biocompatibili e dal buon livello di comfort. Il fabbricato, inoltre, riduce il suo consumo energetico sfruttando le energie rinnovabili, così da ridurre il più possibile il suo impatto e minimizzare i costi di gestione.

Le scelte progettuali affrontate durante lo studio di fattibilità hanno di fatto confermato che l’aumento dell’inerzia termica è stato ottenuto diminuendo le dispersioni di calore e impiegando materiali isolanti ad alta inerzia termica sulle pareti perimetrali. La coibentazione delle pareti è stata realizzata applicando un sistema a cappotto in lana di roccia di 20 cm di spessore. Inoltre, si è provveduto a creare un isolamento interno mediante l’applicazione di doppie lastre in fibrogesso, interponendo nell’intercapedine un’ulteriore strato di coibentazione in lana di roccia da 5 cm di spessore. Sul tetto è stato inserito un pacchetto coibente da 35 cm e una doppia guaina impermeabilizzante; sul solaio intermedio è stato posato un materassino acustico per limitare il riverbero da calpestio negli ambienti sottostanti. Vetri e serramenti sono stati un altro punto focale del progetto. Sono stati adottati tripli vetri e schermature a tenda atte a ridurre la dispersione termica. Lo standard previsto nel manufatto a uso direzionale prevede un fabbisogno energetico residuo inferiore a 15 kWh/m2 anno, ottenuto grazie a: l’ottimale rapporto tra superficie dell’involucro e volumetria (S/V < 0,6); l’efficacia della coibentazione termica dell’involucro opaco (U < 0,15 W/m2K) e trasparente (Uw < 0,8 W/m2K); l’alta impermeabilità dell’involucro ligneo e il sistema di ventilazione con recupero di calore (> 80%) dall’aria in uscita.

Prospetto est
Prospetto nord
Prospetto ovest
Scorcio di un’area relax, caratterizzata dalla presenza della vetrata cielo-terra. Foto: © Mauro Caldato
Foto: © Mauro Caldato
Foto: © Mauro Caldato

_due parole con il progettista________

Laureato in architettura presso l’Istituto Universitario di Architettura di Venezia, dal 2000 inizia una collaborazione presso lo stesso Istituto veneziano con il prof. Gino Malacarne, seguendo con mansioni di Correlatore laureandi impegnati nella progettazione di alcuni Porti Turistici e del rapporto architettura/acqua e ai suoi vari risvolti legati all’utilizzo del legno, materiale largamente utilizzato in alcune nazioni extra europee. Sempre nel 2000 inizia una collaborazione presso l’Istituto Universitario di Architettura di Ferrara, con il prof. Bruno Minardi, nei vari temi svolti nel corso di Laboratorio di Progettazione Architettonica 4. Dal 2003 fino al 2005, all’interno del corso di Progettazione Architettonica del prof. Bruno Minardi, viene incaricato dall’Università di Ferrara di svolgere a contratto un corso di “Analisi del Recupero Urbano”. Dal 2000 svolge l’attività professionale con studio a Treviso.

In questo progetto si è prestata particolare attenzione a rendere accessibile a tutti l’edificio. Quali soluzioni sono state adottate in tal senso?

Con la committenza si è deciso di approfondire progettualmente la possibilità di realizzare un manufatto in cui fossero completamente eliminate le barriere architettoniche, supportati anche dalla normativa della Regione Veneto. Pertanto, sia esternamente sia internamente, sono stati inseriti alcuni “percorsi guidati” che possano facilitare la mobilità dei portatori di handicap, con particolare attenzione alle persone ipovedenti.

Oltre alla realizzazione di rampe e ascensori, si è adottato un sistema organico di facilitatori, tale da rendere l’edificio accessibile alle persone con disabilità sensoriale. Dall’esterno, dunque, il disabile in carrozzina può accedere all’edificio mediante rampe di accesso e scivoli d’ingresso che agevolano il suo percorso; in presenza di porte, le soglie di marmo sono a filo pavimento esterno. Lungo il percorso di accesso, sono state messe a dimora alcune piante aromatiche come il bosso, il gelsomino, la lavanda, il rosmarino, la melissa affinché una menomazione o una limitazione fisica non siano una restrizione alla partecipazione attiva dell’ipovedente. Sempre all’esterno, è utilizzato il sistema LOGES, acronimo di Linea di Orientamento Guida E Sicurezza, costituito da superfici dotate di rilievi appositamente creati per essere percepiti sotto i piedi. Tale sistema nasce per consentire a non vedenti e ipovedenti l’orientamento e la riconoscibilità dei luoghi e delle fonti di pericolo. Il sistema è stato progettato altresì per facilitare gli anziani la cui acuità visiva tende a ridursi con il passare degli anni e per tale motivo è previsto che gli elementi siano cromaticamente contrastanti con la pavimentazione esistente. All’interno, l’accessibilità ai piani è garantita da una piattaforma elevatrice. Inoltre, visto e considerato che la sala corsi posta al piano primo sarà utilizzata dall’ipovedente, si è pensato di ottimizzare sia i percorsi verticali sia quelli orizzontali con l’impiego di alcune tecnologie che miglioreranno lo spostamento dell’individuo. Infine, gradini grigliati con profilo antiscivolo sono stati posti in opera nel vano scala e lamine in porcellana, in rilievo sopra la pavimentazione, indicheranno i percorsi idonei all’ipovedente.

In queste due pagine, la sala riunioni al primo piano, una saletta posta accanto all’ingresso e la ricezione clienti/ visitatori.

Disegno di dettaglio del nodo copertura-parete (©Mauro Caldato).
Disegno di dettaglio del nodo parete-solaio intermedio (©Mauro Caldato).
La vista verso l’esterno dal vano scale.
Foto: © Mauro
Caldato

Gli uffici sono stati realizzati utilizzando pannelli di legno X-lam, opportunamente impermeabilizzati in corrispondenza dell’attacco alla fondazione.

Grande attenzione è stata posta all’interfaccia e alle giunzioni tra involucro opaco e trasparente; connessioni che devono essere progettate e realizzate con cura al fine di garantire durabilità alla struttura lignea.

Paolo Scoglio Waldenhouse

Sellano

Foto: © Francesco
Rampi
Di notte Waldenhouse diventa una lanterna che illumina senza disturbare la natura in cui è immersa.
Foto: © Francesco Rampi

Deck e cabina sono sospesi da terra e sostenute da esili tubolari metallici.

Ubicazione: Sellano (PG)

Progetto architettonico definitivo/ esecutivo: arch. Paolo Scoglio

Strutture: ing. Fabio Grassucci

Direttore dei lavori: arch. Paolo Scoglio

Consulenti: ing. Marco Amatore

Lavori: marzo-luglio 2022

Superficie utile: 30 m2

In simbiosi con la Natura

Destinata alla micro-ricettività immersa nella natura, Waldenhouse è una casa sull’albero, concepita come unione tra un deck panoramico privato, destinato al relax e al benessere outdoor, e una cabina che si protende verso la dorsale appenninica del Monte Vettore, nel Parco dei Monti Sibillini. La configurazione degli elementi che compongono la struttura è asimmetrica e segue una disposizione fillo-tattica, mutuata dal modo efficiente che le piante sviluppano al fine di orientare al meglio le loro foglie, così da garantire il massimo sfruttamento delle risorse naturali autoctone.

Il piccolo edificio si propone come un “contenitore di esperienze” unico, una macchina tecnologica perfetta, che fa ricorso a strategie compositive semplici e flessibili, non solo minimaliste, ma funzionali e attente alla forma. L’interno della cabina è concepito come uno scrigno in legno, uno spazio molto fluido che consente di passare dalla zona notte/relax panoramica frontale alla zona living centrale, fino all’ampio bagno luminoso, anch’esso con un affaccio esterno sul paesaggio, opposto alla zona letto, e quindi prospiciente una quercia: gli ospiti possono letteralmente fare la doccia tra i rami dell’albero.

Waldenhouse predilige quindi l’uso di materiali vivi, come il legno, in continua evoluzione e trasformazione, che fanno parte dei cicli del mondo naturale e che rispondono agli stimoli che da esso derivano.

Ponendo attenzione alle performances e alle capacità di adattamento alle variazioni delle condizioni ambientali e in dinamico equilibrio tra le differenze termiche dell’ecosistema ospitante e il necessario comfort indoor, l’involucro performante di Waldenhouse è realizzato per sfruttare nel modo migliore le risorse naturali del luogo, quali l’esposizione solare, l’orientamento rispetto ai venti dominanti e l’ombreggiamento naturale della quercia esistente, che non viene toccata dall’intervento ma che, anzi, ne costituisce parte integrante e attiva. Come tutti gli organismi viventi, l’architettura bio-simbiotica della cabina è caratterizzata da un metabolismo, che è il sistema di gestione delle risorse, finalizzato a mantenere in vita sia l’architettura stessa sia chi la abita, gestendo con abilità luce, aria, acqua, temperatura e biomassa vegetale così da generare flussi di energia efficienti.

Foto: © Francesco Rampi

Dettagli dell’edificio: la scelta di utilizzare doghe di legno come rivestimento esterno ha permesso di mimetizzare la cabina e la terrazza con il paesaggio, entrando in simbiosi con esso.

Foto: © Francesco Rampi
Foto: © Francesco
Rampi
Foto: © Francesco
Rampi
Prospetto nord
Rendering di studio
Prospetto ovest
Prospetto nord
sud
Sezione trasversale
Planimetria
Pianta

La struttura si connette visivamente e diventa un unicum con la quercia posta alle spalle.

_due parole con il progettista________

Architetto specializzato nella progettazione di architetture in simbiosi con la Natura, in Italia e all’estero, per clienti privati, operatori turistici e pubbliche amministrazioni, l’arch. Paolo Scoglio vanta numerose collaborazioni internazionali con studi di progettazione e aziende leader nella prefabbricazione multi-materica più innovativa. Docente allo IED, al Politecnico di Torino e al Politecnico di Milano, definisce le sue architetture “dispositivi naturali”, caratterizzati dalla simbiosi totale con l’ambiente, dalla reversibilità totale sul paesaggio, da destinazioni d’uso legate a un’utenza temporanea “short stay, smart living”: spazi unici in cui l’high tech si accosta ai materiali naturali. Il suo studio nomade THE NEST si occupa di consulenza e progettazione di moduli prefabbricati per la micro-ricettività in tutto il mondo, connotando ogni sua opera con un minimal green che si ispira spesso alla progettazione parametrica e bio-mimetica più evoluta.

Come è stata realizzata Waldenhouse?

Waldenhouse è sospesa e staccata dal suolo mediante pilastri tubolari metallici che sono ancorati a micro-pali di fondazione, concepiti per non arrecare danni all’apparato radicale della pianta di quercia retrostante e posizionati in funzione del migliore collocamento in quota della cabina e della terrazza, al fine di non rendere necessaria, per l’aderenza all’albero, la potatura dei rami interferenti. I pilastri tubolari contengono il cablaggio di tutte le dorsali idroniche, così, giocando sui livelli, il progetto è in grado di migliorare la composizione, affinché non sussistano interferenze visive e risultino esaltate le visuali sulla Natura.

La terrazza è costituita da un telaio portante metallico in acciaio zincato a caldo, collegato ai sottostanti pilastri tubolari, cui si sovrappone un’orditura secondaria in legno e un tavolato di calpestio in legno di larice, avvitato alla sottostante struttura lignea con un netto d’aria tra le tavole per il drenaggio della pioggia e della neve, accorgimento necessario per preservare il materiale naturale e prolungarne la vita. La terrazza, così come le scale, è completata da parapetti minimali in acciaio zincato a caldo e cavetti trefolati con tenditori. La cabina è costituita da una struttura portante a telaio ligneo realizzata con montanti e traverse in legno lamellare di abete, proveniente da foreste certificate. Un tavolato di rivestimento in abete rimane a vista all’interno della cabina; ogni cablaggio elettrico e idraulico avviene all’interno del telaio stesso e, grazie alla forometria a controllo numerico, è portato all’interno nei punti esatti previsti dal progetto impiantistico elettrico e termo-idraulico.

Dal punto di vista energetico come si è intervenuti per rendere la cabina efficiente?

All’esterno del telaio è posato un cappotto termico in lana di roccia, costipato da un pannello OSB e sigillato da una membrana impermeabilizzante-traspirante. Questa stratigrafia viene applicata su pareti, pavimento e copertura della cabina, presentando dunque un involucro similare in tutte le facce della sua geometria solida. Pareti e pavimento sono completati esternamente da una camera di ventilazione ricavata con listelli in legno verticali e da un tavolato di rivestimento finale in larice, trattato con una pigmentazione naturale e avvitato alla sottostante listellatura. La copertura è invece piana, con una minima inclinazione dei pannelli in OSB e del soprastante manto in PVC riciclato e termosaldato, necessaria a far defluire le acque piovane ai lati della cabina stessa, ove possano essere evacuate mediante doccioni in lattoneria di acciaio zincato preverniciato come le restanti scossaline e canali.

La grande vetrata, come un occhio, inquadra vedute esterne che cambiamo con lo scorrere del tempo e delle stagioni.

La zona notte è rialzata e si affaccia direttamente sull’ambiente circostante dando la sensazione di essere sospesi, come su un albero.

Foto: © Francesco
Rampi
Foto: © Francesco
Rampi

Studio Marastoni Chalet S Carezza

Foto: © Meraner & Hauser
La vista da sud-ovest rivela i tre livelli della casa.
Foto: © Meraner & Hauser
L’abitazione immersa nel paesaggio delle Dolomiti.

Ubicazione: Carezza (BZ)

Progetto architettonico: Studio Marastoni

Strutture: Studio Ingegneria Starke

Direttore dei lavori: geom. Manuel Ghetta

Appaltatore struttura legno: LignoAlp –Damiani-Holz&Ko SpA

Lavori: aprile – dicembre 2021; giugno – novembre 2021 (struttura in legno)

Le grandi vetrate della zona giorno al primo piano inquadrano differenti vedute. INFO E GALLERIA

Suggestioni lignee

Circondata da un panorama unico che si estende dalla catena montuosa del Latemar fino a quella del Catinaccio, questa abitazione abbraccia l’ambiente esterno rendendolo protagonista di ogni veduta e di atmosfere suggestive. In quest’area incantevole sopra al Lago di Carezza dove le case sembrano accartocciarsi l’una sull’altra, Chalet S è il risultato di una demolizione e ricostruzione di una vecchia casa degli anni Settanta, acquistata da una famiglia che ama passare il proprio tempo libero in montagna. A differenza di molti altri fabbricati, questa dimora gode di una vista a 360° sulle cime dolomitiche circostanti ed è stata proprio tale caratteristica il punto di partenza della ristrutturazione. Il progetto nasce dunque con l’obiettivo di evidenziare la centralità del luogo attraverso dettagli curati che enfatizzando le viste sul paesaggio, aprendo l’edificio verso l’esterno affinché il panorama sia il compagno silenzioso di tutti gli istanti della giornata, dal caffè del primo mattino al relax serale. Viste le dimensioni contenute dell’edificio, due piani di circa 70 m2, i progettisti hanno adottato soluzioni che hanno contribuito a ingrandire visivamente la casa, come ad esempio una grande zona d’ingresso coperta che funge da protezione dalla neve e dal vento e che dona alla casa un aspetto importante grazie al grande sottotetto aperto. All’interno, il piano terra ospita le camere con finestre che garantiscono sia una adeguata privacy sia le inquadrature sul panorama, mentre superiormente l’ampia zona living, un grande open space, si apre con vetrate cielo-terra sulla maestosità delle Dolomiti. Un interrato di circa 160 m2 ospita i servizi – garage e zona hobby – e il cuore tecnologico dell’abitazione, la centrale termica e impianti; un punto cardine del progetto era infatti rendere la casa il più possibile autonoma ed efficiente dal punto di vista energetico, obiettivo raggiunto e testimoniato dall’ottenimento della certificazione CasaClima A. L’edificio strutturalmente è realizzato con differenti tecnologie costruttive, ovvero c.a. al seminterrato, laterizio e partizioni in legno al piano terra e pannelli prefabbricati in legno a telaio al piano superiore. Il rivestimento esterno è in doghe di legno e in legno è anche la struttura a vista della copertura.

L’accesso pedonale allo chalet con l’ampia zona d’ingresso coperta e riparata.
Foto:
© Meraner & Hauser

_la struttura________

La struttura in legno dell’edificio è a telaio mentre il tetto a vista è realizzato con travature lamellari caratterizzate da una superficie dall’effetto invecchiato particolarmente “morbido”; questa soluzione ha permesso di ottenere un risultato gradevole e accogliente nell’abitazione. Anche le pareti in legno sono a vista, una scelta che evidenzia tutta la piacevolezza di questo materiale in grado di conferire calore e intimità e che è la vera anima della casa.

All’esterno, il legno appositamente invecchiato regala all’edificio il suo speciale carattere alpino. L’abitazione è contornata da sassi neri a spacco di cava: una soluzione che dona un piacevole movimento estetico ma che svolge anche un’importante funzione di drenaggio, andando a creare una zona abbastanza ampia dove l’acqua piovana e del disgelo può defluire liberamente senza arrivare alle terrazze.

Per gli arredi, eseguiti in collaborazione con lo studio Rubirosa, è stato utilizzato legno di recupero, così come per il rivestimento delle pareti interne, un abete di recupero caratterizzato da una tonalità più scura rispetto all’abete utilizzato per la struttura.

Primo piano Piano terra
Piano seminterrato
Sezione AA

La zona living al primo piano con le ampie aperture che incorniciano il panorama montano da diversi lati.

_due parole con il costruttore________

Nel 1927 Leonardo Damiani fonda l’omonima ditta a Bressanone, dando così il via alla produzione e al commercio di travi in legno massiccio. Nel 1989, Markus Damiani, nipote del fondatore, entra in azienda e poco dopo ne assume la direzione, ampliando l’attività e includendo la costruzione di tetti e case in legno. Damiani-Holz&Ko

SpA nasce nel 2010 dalla fusione di Damiani Legnami Spa e della carpenteria holz&ko srl di Nova Ponente, guidata da Walter Capovilla, oggi membro della direzione e responsabile della parte tecnica dell’azienda. Da allora, il connubio di lavoro artigianale e di moderne e sofisticate tecnologie di progettazione e produzione contraddistingue il marchio LignoAlp. Oggi, 130 specialisti lavorano a stretto contatto con progettisti e clienti delle regioni alpine e non solo; oltre a vantare un’approfondita esperienza tecnica, essi offrono la massima libertà in fase di progettazione architettonica e garantiscono un’eccellente qualità. Ogni anno vengono costruiti 250 tetti e oltre 80 edifici in legno su misura con un elevato grado di prefabbricazione.

Qual è stata la sfida particolare di questo progetto?

I clienti e il team di progettazione avevano idee molto precise. Nella posizione privilegiata del lotto, con una vista mozzafiato sulle montagne del Catinaccio, dello Sciliar e del Latemar, si doveva creare un edificio che si integrasse bene nel paesaggio alpino, ma che avesse comunque un aspetto molto moderno. Per ottenere questo risultato, è stato necessario riflettere su molti dettagli tecnici, scegliendo, in base ai desideri dei committenti, la migliore tipologia di materiali da utilizzare, con lavorazioni e finiture particolareggiate.

Come si è instaurata e sviluppata la collaborazione con i clienti e i progettisti?

Il progetto architettonico è stato ingegnerizzato in stretta collaborazione con i progettisti ed è stato “costruito” tridimensionalmente al computer, ingegnerizzato, prefabbricato e assemblato. Abbiamo beneficiato dell’esperienza decennale del team nella realizzazione di progetti su misura. Di conseguenza, abbiamo potuto dare molti suggerimenti per la realizzazione pratica e trasformare questo progetto speciale in realtà, come, per esempio, l’utilizzo di legno con effetto invecchiato oppure la stratigrafia della copertura.

Foto: © Meraner & Hauser

_due parole con i progettisti________

Lo Studio di architettura Marastoni di Bolzano ha avviato la sua attività nella prima metà degli anni Sessanta partendo dal genio creativo del suo fondatore, l’architetto Antonello Marastoni. Oggi è composto dai due figli di Antonello, gli architetti Andrea e Luca Marastoni associati con l’ingegnere Gianluca Hartner. All’interno dello studio collaborano anche gli arch.tti Giorgio Larcher e Alessia Bergamo che, accanto ad altri professionisti della progettazione e designer, sviluppano progetti commissionati e approfondiscono settori tematici, avvalendosi all’occorrenza di collaborazioni esterne per garantire sempre la massima efficienza produttiva. L’approccio alla progettazione unisce tre concetti: architettura, interni e paesaggio, con l’obiettivo di creare edifici e ambienti innovativi che rispondano alle esigenze in rapida evoluzione. “Progettare come strumento per risolvere i problemi, trovare le soluzioni corrette alle diverse esigenze funzionali, estetiche ed economiche e perché no… trasformare un sogno in realtà”.

Chalet S è stato progettato per essere efficiente e il più autonomo possibile dal punto di vista energetico: quali soluzioni sono state adottate?

Lo chalet è certificato CasaClima A e per questo ogni scelta di materiali e soluzioni è stata effettuata nel pieno rispetto degli standard del protocollo. Qualche esempio: trovandosi l’abitazione in un’area caratterizzata da notevoli sbalzi termici, sono stati utilizzati materiali coibenti particolarmente adatti anche a evitare ponti termici; i pannelli fotovoltaici seguono l’andamento della copertura inserendosi in maniera corretta nell’architettura della casa e nel paesaggio, senza essere un elemento disturbante e sfruttando bene quello che è il percorso del sole.

In un edificio con prefabbricazione in legno è necessaria una fruttuosa collaborazione tra progettisti e azienda produttrice del sistema costruttivo... Questo è certo! Oltre agli standard CasaClima, sono state adottate, infatti, altre strategie progettuali che hanno permesso di ottimizzare soluzioni e costi all’interno dell’abitazione grazie all’eccellente collaborazione con LignoAlp che si è occupata della progettazione tecnica, della prefabbricazione e del montaggio della struttura in legno. I tempi di realizzazione sono stati particolarmente ridotti, con un inizio di cantiere ad aprile e una consegna della casa, chiavi in mano, a dicembre. Un risultato ottenuto grazie alla collaborazione di tutte le maestranze coinvolte, a una visione condivisa e soprattutto grazie ai committenti che hanno seguito le varie fasi di esecuzione con un’attenzione e un’efficienza non comuni.

Gli elementi strutturali chiari, intervallati dalle grandi vetrate senza serramento, sono l’elemento peculiare del progetto.

Copertura (A) dall’esterno

- manto in lamiera di alluminio

- listelli di ventilazione

- guaina protettiva impermeabile

- tavolato grezzo

- controlistelli

- strato impermeabile e traspirante

- strato isolante ad alto valore di compressione (19 mm)

- pannello isolante in fibra di legno (240 mm nella zona isolata)

- telo freno vapore (nella zona isolata)

- perline

- correntini “retrotimber” a vista

Parete esterna (B) dall’esterno

- rivestimento di facciata con listelli verticali e viti a vista

- controlistelli

- listelli di ventilazione

- guaina antivento per facciate

- telaio (140 mm) isolato con cellulosa

- piano di irrigidimento

- guaina antivento per facciate

- listelli di ventilazione

- controlistelli

- rivestimento in listelli verticali in larice naturale, viti a vista

Scorcio
con la vetrata a tutta altezza e la terrazza che si apre dalla zona living.
Foto:

Posa della struttura intelaiata prefabbricata in legno e della scala interna, anch’essa in legno. La complessa struttura della copertura con orditura primaria e secondaria e perlinatura verso l’interno, la chiusura del pacchetto isolante e il rivestimento esterno del tetto.

Raffaele Castaldo

Dream House

Nola

Foto: Oliver Jaist
Foto: Oliver Jaist

Ubicazione: Nola (NA)

Progetto architettonico: arch. Raffaele

Castaldo – Studio ARCHingegno,

Mariglianella (NA)

Sistema strutturale a telaio: Wolf Haus

Campo di Trens (BZ)

Impianti: Wolf Haus Campo di Trens (BZ)

Opere chiavi in mano: WOLF SYSTEM S.r.l.

Campo di Trens (BZ) – Settore Wolf Haus

Fondazioni e opere c.a.: SO.CO.GE.A. s.r.l.

Lavori: 2020

Area lotto: 1100 m2

Superficie utile: 250 m2

INFO E GALLERIA

Ordine naturale

L’associazione tra architettura in legno e paesaggio alpino è ancora oggi radicata nell’immaginario collettivo. Eppure, numerosi esempi di residenze contemporanee testimoniano come questo materiale possa generare esiti architettonici di grande qualità e coerenza formale anche in contesti apparentemente lontani da tale tradizione costruttiva. È il caso di Dream House, edificata nella zona di Napoli attraverso con un sistema costruttivo prefabbricato in legno. Sin dalle fasi iniziali, l’architetto Castaldo ha proposto al cliente l’uso di una tecnologia costruttiva ecosostenibile in legno, affrontando iniziali resistenze legate a preconcetti geografici e culturali. La realizzazione di questa villa ha dunque rappresentato una sfida progettuale e culturale: creare un’architettura in legno capace di inserirsi con naturalezza nel paesaggio campano, valorizzandone il carattere senza forzature formali.

La composizione architettonica della residenza si fonda su una maglia modulare rigorosa, basata su un quadrato di 3 metri di lato, a cui è stata sovrapposta la proporzione aurea. Questo impianto geometrico ha guidato la definizione delle volumetrie, generando un corpo compatto articolato su due livelli fuori terra – un piano rialzato e un piano superiore destinati alla zona residenziale – oltre a un piano seminterrato che ospita la zona wellness e il garage. L’intersezione tra i volumi crea un gioco di sbalzi che rompe la compattezza dell’insieme, con il livello superiore proiettato verso nord e sud.

Nulla è lasciato al caso: ogni dettaglio è il risultato di un preciso dialogo tra architettura e paesaggio. Le ampie superfici vetrate dissolvono la soglia tra interno ed esterno, amplificando la continuità visiva tra gli ambienti domestici e il giardino con piscina. La luce naturale diventa elemento compositivo, penetrando da ogni affaccio e generando dinamiche luminose in costante mutazione.

Dream House esprime una sintesi armonica tra rigore geometrico e matericità. Il legno, pur nella sua discrezione, è il protagonista silenzioso che accompagna ogni spazio, conferendo calore, equilibrio e una qualità percettiva coerente con la poetica del progetto: un’architettura dove la chiarezza compositiva incontra l’essenzialità del vivere contemporaneo.

Foto: Oliver Jaist

Verso est il volume superiore sporge su quello sottostante creando un’area esterna da vivere. Al piano superiore la terrazza è protetta da frangisole orizzontali.

Dallo schizzo iniziale, il progetto è stato sviluppato secondo un tracciato regolatore e la sezione aurea, che qui vediamo applicati all’impianto planimetrico e al prospetto sud.

Foto: Oliver Jaist
Tracciato regolatore
Prospetto
Pianta

Prospetto sud

Prospetto nord

Prospetto ovest

Prospetto est

_la struttura________

Dal punto di vista strutturale, Dream House si sviluppa su due livelli fuori terra, realizzati con tecnologia prefabbricata in legno a telaio secondo il sistema costruttivo Platform Frame. Le pareti portanti dell’edificio sono costituite da strutture a telaio con montanti verticali, irrigidite da pannellature di controventamento e da una stratigrafia performante dal punto di vista termoacustico. I solai sono formati da elementi modulari in legno ingegnerizzato, che garantiscono leggerezza, efficienza esecutiva e ottime prestazioni statiche.

Una delle particolarità del progetto riguarda il comportamento sismico della struttura, realizzata in un’area sismica classificata come Zona 2, quindi a sismicità medio-alta. Secondo la normativa, una parete può essere considerata sismo-resistente solo se è in grado di trasferire le sollecitazioni orizzontali dalla sommità fino alla fondazione. Tuttavia, al primo piano, la distribuzione degli ambienti ha previsto numerose pareti “in falso”, ovvero elementi verticali non in continuità con il piano terra – concepito come un unico grande open space – e quindi non direttamente collegate alla fondazione. Per garantire comunque la risposta antisismica dell’edificio, sono stati inseriti all’interno del sistema a telaio ligneo due telai iperstatici in acciaio a nodi rigidi al piano terra e uno al piano primo. Questi elementi strutturali, perfettamente integrati nel sistema prefabbricato, consentono di convogliare le sollecitazioni orizzontali verso terra anche in assenza di continuità verticale delle pareti, assicurando la necessaria rigidezza globale e la conformità ai requisiti di sicurezza sismica.

Piano terra
Piano primo
Sezione AA

_due parole con il costruttore________

Parte del gruppo Internazionale Wolf System, fondato nel 1966 in Austria con 31 sedi in tutto il mondo e specializzato nella realizzazione di edifici prefabbricati in legno e legno-acciaio, Wolf Haus Italia utilizza i propri sistemi costruttivi sia per la costruzione di edifici residenziali mono o multipiano sia nella realizzazione di strutture destinate a servizi per la collettività, grazie alla capacità di sviluppare e ingegnerizzare ogni singolo progetto. Travi e pareti vengono disegnate in ogni dettaglio, tagliate e preparate in stabilimento, lasciando al cantiere solo la fase di assemblaggio e la realizzazione degli impianti e finiture.

Gli standard di comfort e risparmio energetico misurabili del protocollo Wolf Haus Energia Più, insieme alle certificazioni antisismiche e antidanno, alla velocità di esecuzione e al basso impatto ambientale, rendono questi edifici altamente performanti e con bassi costi di gestione.

Come si adatta il sistema costruttivo prefabbricato in legno ai climi caldi e mediterranei e non solo a quelli freddi alpini?

Contrariamente alla convinzione diffusa che il legno sia adatto solo ai climi freddi, il sistema costruttivo prefabbricato in legno di Wolf Haus si dimostra altamente performante anche in contesti caldi e mediterranei. Lo dimostra il progetto pilota realizzato nel 2016 a Dubai, dove una villa prefabbricata di 600 m 2 ha superato con successo le sfide del clima desertico, con picchi di 55 °C e umidità superiore al 90%. L’edificio, primo nel Golfo certificato secondo lo standard Passivhaus, garantisce comfort termico estivo grazie a un involucro altamente coibentato e impermeabile all’aria, schermature solari, ventilazione meccanica controllata e un impianto fotovoltaico con accumulo che lo rende autonomo dalla rete elettrica. Un esempio concreto di come la prefabbricazione in legno, se ben progettata, è una risposta sostenibile, efficiente e replicabile anche nei climi più estremi.

Foto: Oliver Jaist

_due parole con il progettista________

Laureato presso la Facoltà di Architettura Federico II di Napoli nel 1996 e assistente universitario al corso di Progettazione architettonica presso la Facoltà di Architettura Federico II di Napoli del prof. arch. L. Morrica, l’architetto Raffaele Castaldo nello stesso anno apre il suo studio di architettura e design. Da sempre interessato all’aspetto della sostenibilità ed ecocompatibilità nel processo di progettazione, realizzazione e gestione dell’architettura, ha maturato diverse esperienze nel mondo dell’architettura e del design con progetti ex novo e recupero dell’esistente sia nell’edilizia residenziale sia in quella commerciale e industriale, nel pubblico e nel privato, e sempre con l’idea che l’architettura debba essere per sua natura ecosostenibile. Nel 2002 fonda con il collega Andrea di Sena il “Laboratorio di architettura, ingegneria e design ARCHingegno”, tutt’ora attivo.

Quali accorgimenti sono stati necessari per portare la prefabbricazione in legno al Sud Italia in questo progetto?

Non credo che ci siano particolari accorgimenti per realizzare un edificio in legno prefabbricato in Sud Italia, se non quelli che si applicano al Nord Italia o in qualsiasi altra parte del mondo. Credo che la differenza sia nel fatto che le condizioni climatiche sono differenti; al Sud bisogna difendersi soprattutto dal caldo estivo, mentre al Nord la priorità è il freddo; è quindi necessario schermarsi dal caldo con conseguente maggior attenzione all’inerzia dell’involucro e alla ventilazione naturale, oltre che meccanica, visto che il clima mitigato della costa la permette. Un edificio in legno, ben progettato, senza dubbio risponde alle esigenze climatiche di qualsiasi latitudine. I dettagli costruttivi poi fanno la differenza, soprattutto nella protezione dell’edificio dall’acqua, ma sono le stesse problematiche che si affrontano in qualsiasi territorio. Credo dunque che la differenza tra Nord e Sud sia più una questione di approccio culturale, anche se qualcosa sta cambiando: intravedo buone prospettive all’orizzonte.

Ai fini del progetto esecutivo, come sono stati suddivisi i compiti tra il suo studio e l’azienda costruttrice?

C’è stata fin da subito una stretta e proficua collaborazione con Wolf Haus, a cui ho sottoposto il progetto definitivo, e con il loro staff tecnico che ha elaborato il progetto esecutivo. L’ufficio tecnico di Wolf Haus si è occupato dell’ingegnerizzazione delle varie componenti dell’edificio, portanti e portate, pareti esterne e interne, solai e delle varie componenti impiantistiche (elettriche, idrauliche, climatizzazione e VMC), realizzando nei minimi dettagli quanto era stato progettato. Tutto questo nell’arco di pochi mesi. Devo riconoscere che è stata un’esperienza estremamente interessante.

Copertura piana dall’esterno

- ghiaia

- guaina in PVC

- EPS in pendenza

- pannello OSB (18 mm)

- travi del solaio con interposta lana minerale

- barriera al vapore

- listellatura (25 mm)

- cartongesso

Copertura balcone dall’esterno

- pavimento galleggiante

- guaina in PVC

- EPS in pendenza

- pannello OSB (18 mm)

- travi del solaio con interposta lana minerale

- pannello OSB (18 mm)

- cappotto (40 mm)

- intonaco

Parapetto esterno dall’esterno - intonaco

- cappotto in EPS

- pannello OSB (15 mm)

- struttura portante in legno con lana minerale interposta

- barriera al vapore

- pannello OSB (15 mm)

- guaina in PVC

- cappotto in EPS

- intonaco

1

Foto: Oliver Jaist

Giorno 1: tracciamento.

Giorno 2: montaggio delle pareti del piano terra.

Giorno 3: montaggio delle pareti del piano terra e vista del cantiere dall’alto.

Giorno 5: posa delle pareti del piano primo.

Giorno 21: installazione dell’impianto elettrico e termomeccanico.

Giorno 40: chiusura delle pareti interne con cartongesso.

Giorno 88 e Giorno 92: completamento delle finiture esterne.

Federico Bertolo Legno da vivere

Villaverla
L’area cucina con l’isola centrale e l’ampia vetrata con affaccio diretto sul giardino privato.
Foto:
© Federico
Bertolo

La panca, realizzata in X-lam, attraversa la zona giorno ed è connessa direttamente alla struttura portante.

Ubicazione: Villaverla (VI)

Progetto architettonico: arch. Federico

Bertolo, arch. Valeria Pesavento

Strutture: ing. Giovanni Dani

Direttore dei lavori: arch. Federico Bertolo

Impianti termici e meccanici: ing. Giovanni Aldovini

Geologo: geol. Simone Barbieri

Strutture prefabbricate: ing. Giovanni

Dani, ing. Eros Brotto

Collaudo: ing. Marco Cassin

Sicurezza: geom. Fabio Gambin

Progettazione giardino: arch. Valeria

Pesavento

Rilievi: geom. Marco Rizzetto

D.L. strutture: ing. Marco Valle

Lavori: aprile 2022 – aprile 2023

Superficie verde: 500 m2

Superficie utile: 170 m2

L’equilibrio

del legno

Legno da vivere è nata dalla personale visione della sostenibilità del progettista e dalla necessità dei committenti di costruire un edificio di qualità, un’abitazione che rispondesse alle esigenze dell’abitare contemporaneo garantendo il massimo benessere sia all’interno sia all’esterno della casa. Un’architettura di qualità e bellezza nasce infatti dall’equilibrio che si viene a instaurare tra sostenibilità ambientale, economica e sociale, ricercando prima e sviluppando poi i caratteri tipici della realtà materiale e sensoriale del sito in cui si va a costruire. Le idee progettuali della casa hanno preso dunque le mosse dalla lettura critica del luogo, delle sue peculiarità vernacolari e dallo studio degli elementi naturali che lo contraddistinguono: la luce del sole e della luna, il corso dei venti dominanti, la direzione della pioggia e la sua intensità. In questa abitazione l’analisi della luce naturale nelle diverse ore della giornata e nelle diverse stagioni dell’anno ha portato a realizzare elementi architettonici che proteggono gli spazi interni dall’irraggiamento durante le calde giornate estive e al tempo stesso ad assicurare il massimo apporto solare durante i mesi invernali, riducendo al minimo i consumi energetici.

Il legno, elemento naturale, è il filo conduttore di tutto il progetto, un’abitazione contemporanea, disposta su due livelli e dotata di tutti gli spazi necessari per una giovane famiglia, spazi flessibili nell’uso e sempre in stretto rapporto con l’esterno e la vita quotidiana della città. La configurazione a L allungata della composizione architettonica ha consentito di sviluppare una zona esterna protetta dai venti dominanti, oltre che dalla vista dai fabbricati vicini a garanzia della massima privacy. Una grande apertura di 5,5 m, che mette in relazione continua l’interno con l’esterno, immerge gli ambienti della casa nel verde del giardino, accuratamente disegnato nei minimi particolari e in continuo mutamento con il passare delle stagioni. Estrema cura è stata posta alla progettazione di tutti i dettagli, estendendo tale attenzione anche al disegno della posa della pavimentazione.

B B

Prospetto sud-est

Planimetria attacco a terra
Piano terra
Piano primo
Sezione AA
Prospetto nord-est
Prospetto nord ovest
Analisi bioclimatica al solstizio d’estate e d’inverno Analisi venti dominanti
Analisi direzione della pioggia
Prospetto sud-ovest
Sezione BB

_la struttura________

Oltre all’ottimizzazione delle operazioni di cantiere e alla rapidità di esecuzione, la scelta del legno è stata dettata dalla volontà di ridurre il rischio sismico e di agevolare il riciclo dei materiali a fine vita.

La struttura dell’edificio, assemblata a secco, è stata realizzata con pareti in X-lam a cinque strati, ancorate ai cordoli in c.a. della platea di fondazione mediante piastre in acciaio di diverse tipologie a seconda della sollecitazione (taglio o trazione). Il solaio intermedio e la copertura a una falda del piano primo hanno una struttura a travetti in lamellare (140x200 mm) e tavolato in abete, mentre la porzione di copertura con sporto esterno del piano terra è stata realizzata con passafuori in lamellare e dettagli studiati per garantire la massima tenuta all’aria e all’acqua.

La scala di collegamento con il piano primo, costituita da elementi in X-lam rivestiti della medesima finitura del pavimento, si stacca dalla parete su un lato per integrare una linea di luce artificiale. Al piano terra, la panca a sbalzo lunga 7 m a servizio della zona giorno è realizzata anch’essa in X-lam e integrata direttamente nella parete strutturale, una soluzione funzionale che mette in dialogo elementi portanti e design degli interni.

Particolare attenzione è stata riservata al disegno dei nodi strutturali e dell’attacco a terra dell’edificio, per proteggere la struttura da acqua, umidità e da infiltrazioni/perdite, massimizzando l’efficienza energetica dell’abitazione. Foto:

Dettagli delle aperture vetrate dall’esterno e dall’interno.

Foto:
Foto:

_due parole con il progettista________

Federico Bertolo si laurea in Ingegneria Edile-Architettura a Trento nel 2014 e con la tesi si aggiudica il 1° premio di architettura Luca Andreasi. Lavora in alcuni studi italiani e nel 2016 si trasferisce a Parigi per collaborare con Clément Blanchet (OMA France) su importanti opere internazionali. Prosegue a Bologna dove lavora con il maestro della luce marionanni e Viabizzuno diventando nel 2018 responsabile dell’ufficio progettazione ombre; si relaziona costantemente con gli studi di David Chipperfield, Peter Zumthor, John Pawson, Norman Foster, Barozzi Veiga, Anne Holtrop. Lavora sul Palazzo Mondadori di Niemeyer e sul Padiglione de l’Esprit Nouveau di Le Corbusier. Nel 2021, dopo oltre 7 anni di numerose esperienze internazionali, apre a Vicenza il proprio atelier di architettura, luogo di ricerca e sperimentazione della progettazione e della cultura. Avvia collaborazioni con Fincantieri, Operae Interiors, Bolton Group e nel 2025 firma la collezione bagno Link per Pibamarmi.

Bioclimatica e luce sono aspetti fondamentali in questo progetto...

L’abitazione è concepita come un “ecosistema urbano” dove architettura, ambiente e paesaggio sono in costante dialogo tra loro. Un’attenzione speciale nella fase progettuale è stata posta agli elementi naturali che caratterizzano il luogo per sfruttare processi naturali passivi e limitare così i costi di gestione: la forma architettonica segue l’andamento del sole e protegge dal vento e dalla pioggia, il giardino con piante perenni riduce l’isola di calore e favorisce la biodiversità, il recupero delle acque piovane con accumulo interrato viene utilizzato per l’irrigazione. L’illuminazione del giardino prevede inoltre l’utilizzo di luce variabile 2200K (luce dell’alba) – 4000K (luce della luna) con riduzione automatica del flusso luminoso durante la notte azzerando l’inquinamento luminoso.

Quali sono le caratteristiche di sostenibilità e impiantistiche dell’abitazione?

Il progetto si caratterizza per un alto livello di sostenibilità ambientale (nZEB), è rispettoso dei CAM ed è capace di adattarsi ai cambiamenti climatici, anche estremi, promuovendo un approccio fortemente orientato alla sostenibilità con ridotte emissioni di CO2 e misure atte a mitigare gli impatti sull’ambiente. Le scelte impiantistiche sono state: la pompa di calore, il riscaldamento a pavimento e massetto radiante a basso spessore per ridurre l’inerzia termica, l’impianto di climatizzazione con moduli idronici totalmente integrato, la ventilazione meccanica controllata con recuperatore di calore ad alta efficienza per il controllo della qualità dell’aria, i pannelli fotovoltaici in copertura con batterie di accumulo e l’impianto di illuminazione a LED ad elevate prestazioni (cri98, 1sdcm, 70.000 ore).

Nella pagina precedente e in questa alcune viste degli ambienti caratterizzati dalle superfici in legno dei pavimenti estese anche al rivestimento della scala in X-lam. Il legno accompagna le persone nella vita di tutti i giorni e la sua presenza costante rimanda direttamente al cuore strutturale dell’abitazione.

Foto: © Alberto
Sinigaglia

Copertura (A) dall’esterno

- manto di copertura in lamiera di alluminio pre-verniciata goffrata

- membrana impermeabile

- tavolato (30 mm)

- listelli di ventilazione (60x40 mm)

- membrana impermeabile traspirante

- isolante in lana di roccia (200 mm)

- freno al vapore

- pannello LVL (15 mm)

- tavolato maschio-femmina (25 mm)

- travi in legno lamellare (140x200 mm)

Parete perimetrale (B) dall’esterno

- intonachino

- doppia rasatura con rete

- fissaggio cappotto mediante tasselli

- cappotto in lana di roccia (200 mm)

- collante

- pannello X-lam 5 strati (100 mm)

- intercapedine per passaggio impianti (60 mm)

- doppia lastra in cartongesso

- rasatura e finitura interna

Solaio interpiano (C) dall’estradosso

- pavimento in legno (11 mm)

- massetto radiante (50 mm)

- pannello radiante (30 mm)

- materassino acustico (10 mm)

- sottofondo a secco con argilla espansa (140 mm)

- tavolato LVL (15 mm)

- tavolato maschio-femmina (25 mm)

- travi in legno lamellare (140x200 mm)

- intercapedine (25 mm)

- lastra in cartongesso

Parete perimetrale (D) dall’esterno

- intonachino

- doppia rasatura con rete

- zoccolatura XPS (200 mm)

- guaina impermeabile bituminosa adesiva

- nastro tenuta al vento

- pannello X-lam 5 strati (100 mm)

- nastro tenuta al vento

- pannello in poliuretano espanso (60 mm)

- barriera al vapore

- doppia lastra in cartongesso

- rasatura e finitura interna

Solaio contro terra (E) dall’estradosso

- pavimento in legno (11 mm)

- massetto radiante (50 mm)

- pannello radiante (40 mm)

- sottofondo a secco con argilla espansa (120 mm)

- barriera al vapore

- pannello in poliuretano espanso (60 mm)

- guaina anti-radon (4 mm)

- cappa c.a. con rete elettrosaldata (50 mm)

- vespaio areato con iglù (300 mm)

- platea di fondazione (300 mm)

- magrone di sottofondazione 1

3 tessuto non tessuto e membrana bugnata

4 guaina bituminosa armata anti-radon

La casa è stata realizzata con struttura portante in pannelli X-lam, assemblata a secco. I solai di interpiano e di copertura hanno ossatura in travi, travetti e tavolato. La scala, anch’essa in X-lam, è staccata da un lato per lasciar passare una lama di luce.

Foto:
Foto:
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ArtiStudio Casa F

Cles

Foto:
Foto: © Elisa
Foto:
Foto: © Elisa Fedrizzi

Ubicazione: Cles (TN)

Progetto: ArtiStudio – arch. Giovanni Berti, arch. Monica Fondriest, Fondo (TN) –

Milano

Appaltatore strutture in legno: ALPENOS, Segno (TN)

Lavori: 2023

Superficie complessiva: ca. 145 m2

Evoluzione abitativa

Situata in una zona residenziale, Casa F è un perfetto esempio di una nuova cultura dell’abitare urbano che si affida al riuso dell’esistente senza consumare suolo. Il progetto nasce dalla naturale evoluzione nel tempo dei bisogni abitativi e relazionali di una famiglia che, composta da due genitori e tre figlie di età ormai adulta, necessitava di riqualificare la propria abitazione. Così, oltre al recupero dell’edificio esistente, di cui sono state migliorate prestazioni ed estetica, è stato realizzato un ampliamento che ha reso gli spazi più funzionali, idonei alle necessità attuali e a garanzia di privacy, autonomia e condivisione. Distribuita su tre livelli, l’abitazione originaria ospitava al piano terra un piccolo alloggio di servizio, il garage e la centrale termica, al primo piano l’intera zona abitativa e al secondo livello una soffitta solo parzialmente utilizzabile. La riqualificazione del fabbricato è stata dunque una combinazione di articolate operazioni che hanno riguardato la rimozione selettiva di partizioni interne per ridefinire la distribuzione spaziale, la demolizione delle finiture e gli interventi di consolidamento strutturale e ricucitura necessari per l’apertura di nuovi vani finestra e la realizzazione di balconi, creando così interazione tra interno ed esterno e assicurando la tenuta statica dell’insieme.

Sul lato nord-ovest è stato inserito un nuovo corpo edilizio, un piccolo ampliamento che accoglie gli spazi di servizio sormontati da una terrazza coperta. La vera trasformazione, tuttavia, si è compiuta nella parte sommitale, dove la riprogettazione formale e costruttiva del tetto ha dato vita a un nuovo volume abitabile, perfettamente integrato con l’impianto esistente e realizzato in pannelli CLT, tecnologia scelta per le sue elevate prestazioni meccaniche, la leggerezza strutturale e la rapidità di posa in opera. Il nuovo livello ospita oggi la zona notte, sviluppata in ambienti a piena altezza, illuminati naturalmente e con elevate prestazioni energetiche.

Casa F si configura pertanto come un esempio di rigenerazione architettonica integrata, in cui struttura, funzione, linguaggio e tecnologia dialogano per dare nuova vita a un edificio del passato, rendendolo pienamente attuale.

L’edificio visto da est.

_Energia e Architettura________

L’edificio esistente presentava una struttura mista in travi e pilastri in c.a. con tamponamenti in laterizio e finiture interne ed esterne che riflettevano le caratteristiche tipiche dell’epoca costruttiva, quali pavimentazioni in graniglia, infissi in legno con vetro singolo, copertura a falde con struttura in legno e manto in tegole. L’impianto elettrico era solo parzialmente a norma, il riscaldamento era demandato a una caldaia a gas datata e l’isolamento termico, seppur minimo, era presente in forma sporadica, realizzato con schiuma poliuretanica a spruzzo. La riqualificazione energetica, che ha portato al raggiungimento della classe A+, ha mirato fin dall’inizio a raggiungere standard energetici di eccellenza, con un involucro ad alte prestazioni, serramenti triplo vetro e impianti a basso consumo. Si sono quindi effettuate la posa di un sistema a cappotto sulle superfici opache, la sostituzione di tutti i serramenti con elementi ad alte prestazioni termoacustiche e l’installazione integrata di impianti ad alta efficienza, tra cui un sistema fotovoltaico, una pompa di calore e la predisposizione per la ventilazione meccanica controllata puntuale. L’introduzione di soluzioni domotiche ha contribuito a elevare il livello di comfort e di controllo degli ambienti.

Parallelamente, il radicale ripensamento della distribuzione interna ha permesso di trasformare la zona giorno in un ampio open-space fluido e luminoso e di riorganizzare le camere e i servizi secondo criteri di funzionalità, privacy e comfort. L’inserimento di nuove aperture vetrate ha rafforzato la connessione visiva e fisica con l’esterno, mentre portici, balconi e terrazzi arricchiscono i prospetti e ampliano la vivibilità degli spazi.

La scelta, infine, di una struttura in legno per l’ampliamento ha consentito di intervenire in sicurezza sulle strutture esistenti, senza gravare oltremodo sulle fondazioni e senza rinunciare a un linguaggio architettonico contemporaneo, in dialogo armonico con il volume originario.

prima e dopo la riqualificazione.

_la struttura________

Dal punto di vista costruttivo, la sopraelevazione è stata realizzata con oltre 230 m2 di pannelli in CLT da 100 mm di spessore per pareti e solai, abbinati a 12 m3 di legno lamellare di abete per la prefabbricazione della nuova copertura. Il sistema strutturale ha previsto il montaggio di elementi prefabbricati a secco, garantendo una posa in opera rapida e precisa, con tolleranze millimetriche, e minimizzando le interferenze con il costruito. Una caratteristica peculiare dell’intervento è la completa integrazione tra struttura e involucro, ottenuta mediante il mascheramento della travatura principale e secondaria, che rimane nascosta all’interno del pacchetto tetto, consentendo una lettura architettonica pulita e razionale. Questa scelta contribuisce non solo a un’estetica essenziale, ma anche a una gestione efficiente dei ponti termici e delle stratigrafie isolanti.

Il legno utilizzato proviene interamente da filiera certificata PEFC, in coerenza con i principi di bioedilizia e sostenibilità ambientale che da sempre caratterizzano l’approccio progettuale di Alpenos.

In sintesi, Casa F dimostra come la tecnologia CLT, se utilizzata con consapevolezza progettuale, consenta non solo interventi rapidi e leggeri su edifici esistenti, ma anche una trasformazione formale e funzionale dell’organismo edilizio, conciliando innovazione strutturale, qualità spaziale e integrazione paesaggistica.

L’edificio
Foto: © Artistudio
Foto: © Elisa
Fedrizzi
Prospetto sud
Prospetto nord
Sezione AA
Prospetto est
Prospetto ovest
Sezione BB
Pianta piano terra
Pianta piano primo
Pianta piano secondo

La scala che porta alla parte ampliata e ora abitabile del sottotetto.

_due parole con il costruttore________

Dal 2006 STP opera nel settore della progettazione e costruzione in CLT. Partner fondatore ARCA e partner certificato CasaClima, l’azienda propone una visione del processo costruttivo che combina la sartorialità dell’approccio di progetto alla performance di soluzioni ottimizzate grazie a un’esperienza quasi ventennale, nel perseguimento di un fondamentale obiettivo: costruzioni salubri (dal residenziale all’alberghiero al commerciale), a elevata durabilità ed efficienza energetica. Al progettista architettonico è offerto un dialogo con un ufficio tecnico composto da 10 ingegneri e 5 geometri di cantiere. La certificazione ESNA SOA qualifica l’azienda per la partecipazione ad appalti pubblici.

ALPENOS è il marchio con il quale STP firma le sue realizzazioni e che combina la vocazione fortemente ingegneristica dell’azienda con i valori di una sostenibilità di prodotto e di processo.

Come siete intervenuti per far sì che la struttura in CLT non fosse una semplice sopraelevazione, ma parte integrante di un organismo architettonico nuovo e unitario?

Nel progetto Casa F, la scelta della tecnologia costruttiva in CLT non ha rappresentato una mera soluzione tecnica per la sopraelevazione, bensì un dispositivo progettuale integrato, capace di fondere nuovi volumi e struttura esistente in un organismo architettonico coerente e formalmente evoluto.

A differenza di un’aggiunta volumetrica convenzionale, l’intervento in CLT non si configura come una massa appoggiata alla preesistenza, ma come una struttura composita e continua, che ridefinisce l’intero profilo dell’edificio. L’impiego dei pannelli in CLT, grazie alle proprietà strutturali e peculiari del materiale ha consentito di realizzare volumi aggettanti e tridimensionali, con sbalzi e rientranze che conferiscono movimento alle facciate e generano nuovi spazi funzionali – terrazzi coperti, logge, aperture vetrate – ampliando la percezione spaziale interna e creando punti di vista inediti verso il contesto urbano circostante.

Quali sono le principali sfide e opportunità nella rigenerazione degli edifici urbani esistenti utilizzando il legno CLT?

La rigenerazione degli edifici in contesto urbano con pannelli CLT comporta diverse sfide, a partire dall’integrazione armoniosa con il tessuto architettonico esistente. Inoltre, bisogna affrontare le complessità tecniche legate alla sopraelevazione, garantendo al contempo sicurezza strutturale e rispetto delle normative. Tuttavia, queste sfide si trasformano in opportunità uniche: il CLT, grazie alla sua leggerezza, prefabbricazione e rapidità di montaggio, consente di realizzare interventi rapidi con minimo impatto sul contesto urbano e sulla qualità della vita degli abitanti. In più, l’utilizzo di materiali certificati e biocompatibili favorisce l’efficienza energetica e un comfort abitativo elevato, contribuendo a ridurre l’impronta ambientale. Questa tecnologia permette quindi di rigenerare le città dall’interno, aumentando la densità abitativa senza consumare nuovo suolo, offrendo così una soluzione concreta alle pressioni urbane e alle esigenze di sostenibilità.

Foto: © Elisa Fedrizzi Foto:

_due parole con i progettisti________

Nato nel 1983, Artistudio si costituisce come studio associato nel 1999 occupandosi di progettazione architettonica di opere civili, private e pubbliche. Nel 2002 nasce A.s. Architettura con la finalità di costituire una società di servizi nel campo del progetto architettonico, con particolare attenzione allo studio di tutte le sue fasi di gestione: ideazione, definizione, realizzazione. Tale attività presenta determinate peculiarità che la indirizzano a un tipo di ricerca orientata al raggiungimento degli standard della sostenibilità nel progetto di architettura, collaborando con figure professionali specializzate nel settore e ampliando la gamma dei servizi prodotti e il loro standard qualitativo. Ciò ha permesso di conquistare la fiducia di numerosi enti pubblici e privati. La ricerca nel campo della sostenibilità applicata all’architettura è sviluppata in particolare attraverso la progettazione integrata, verifica, costruzione, controllo, collaudo e certificazione di edifici, elevata prefabbricazione leggera, in legno e a basso consumo energetico.

In che modo la progettazione di Casa F risponde a una logica modulare e flessibile, capace di adattarsi nel tempo alle evoluzioni del nucleo familiare?

La progettazione di Casa F è stata guidata da un approccio modulare e flessibile, pensato per rispondere alle esigenze attuali di una famiglia, ma anche per adattarsi a futuri scenari abitativi. La casa è stata organizzata in modo da garantire spazi privati ben definiti – con camere autonome, zone studio e accessi esterni individuali – e una zona giorno condivisa, ampia e luminosa, capace di accogliere l’intero nucleo familiare. Fondamentale è la possibilità di modulare l’uso degli spazi nel tempo: l’unità a piano terra è pensata come ambiente indipendente e multifunzionale, utilizzabile come mini alloggio, studio professionale o spazio per ospiti. Questa logica di flessibilità d’uso ha guidato anche la progettazione impiantistica, gli spazi di servizio e l’organizzazione dei volumi, con soluzioni che permettono riconfigurazioni future senza interventi invasivi. Casa F diventa così un esempio di architettura domestica evolutiva, capace di sostenere il cambiamento attraverso scelte spaziali intelligenti e una visione a lungo termine.

Quali scelte stilistiche sono stati adottate nello sviluppo di questo progetto?

Lo stile dell’intervento si caratterizza per un design moderno e minimale, che punta all’essenzialità attraverso linee pulite e volumi semplici, creando un equilibrio armonioso tra funzionalità ed estetica. Grandi superfici vetrate dialogano con l’ambiente circostante, permettendo alla luce naturale di permeare gli spazi interni e creando un fluido collegamento tra interno ed esterno. La casa si apre con delicatezza verso il giardino, instaurando un rapporto continuo con la natura che invita alla contemplazione e al benessere. La palette cromatica è studiata per evocare calore e serenità, con toni neutri e terrosi che si fondono con l’ambiente, mentre elementi in legno a vista aggiungono un tocco di matericità e autenticità. Il metallo, verniciato in antracite e nero, introduce un contrasto elegante e contemporaneo, sottolineando la precisione e la cura artigianale del progetto. Insieme, questi elementi raccontano una visione architettonica che valorizza la luce, i materiali e la relazione con il paesaggio, trasformando la casa in un rifugio moderno e accogliente.

L’area cucina: i differenti cromatismi dai toni neutri e terrosi e i diversi materiali di finitura rendono gli ambienti interni contemporanei, rispondendo alle richieste dei committenti.

Dettaglio nodo copertura-parete

Copertura (A) dall’esterno

- listello portategola

- listone ventilazione

- guaina impermeabile

- strato isolante in lana di roccia (400 mm)

- pannello DHF (15 mm)

- strato isolante in lana minerale (100+100 mm)

- pannello OSB 3 (18 mm)

- telo freno al vapore

- pannello in fibro-gesso

Parete (B) dall’interno

- doppia lastra in fibro-gesso per finitura interna

- vano passaggio impianti

- pannello portante in legno CLT

- isolamento esterno in lana di roccia

- finitura esterna intonacata

Solaio terrazza (C) dall’estradosso

- pavimento galleggiante

- guaina impermeabile in PVC

- multistrato fenolico

- massetto con pendenza

- pannello in aerogel

- solaio in CLT (100 mm)

- cappotto con filetto (40 mm)

- legno di larice evaporato (15 mm)

La prima fase di montaggio della copertura (capriata e pannelli prefabbricati); la prima parte della copertura completa di tenuta all’aria (freno al vapore nastrato); la membrana traspirante saldata a caldo.

La preparazione del sottogronda e una fase di avanzamento delle finiture esterne.

Il volume appeso pronto per essere rivestito in lamiera.

Trento in Vista

Trento
Uno degli attici del complesso edilizio.
Il retro di un attico affacciato sul giardino di pertinenza.

Ubicazione: Villazzano, Trento

Progetto architettonico: Paterno

Innovazione Immobiliare, Trento

Sviluppatore progetto: Paterno

Innovazione Immobiliare e X-lam

Dolomiti s.p.a.

Installatore: Pasquazzo & Perozzo

Lattonerie S.r.l.

Facciate e coperture: Prefa Italia, Bolzano

Lavori: dicembre 2021 – giugno 2023

Il legno racconta

A Villazzano, sulla collina di Trento, in un contesto rurale caratterizzato dalla presenza ordinata dei vigneti e da una vista aperta sulla città e sulla vallata dell’Adige, sorge un piccolo complesso che ospita 12 unità immobiliari. In questo scenario stratificato e sensibile, l’intervento residenziale ha rappresentato l’occasione per reinterpretare in chiave contemporanea il dialogo tra architettura e territorio e per riflettere sul costruire in ambiente fragile. L’inserimento nel paesaggio non si limita infatti all’adattamento topografico, ma coinvolge scelte morfologiche, cromatiche e materiche che rimandano a un senso di appartenenza. In questo contesto, il legno, il cemento e la lamiera, elementi che caratterizzano il progetto, non sono solo materiali costruttivi, ma diventano veri e propri strumenti di narrazione, raccontando la relazione con la terra, con la tradizione e con l’ambiente naturale.

I due fabbricati residenziali che costituiscono il complesso sono articolati su quattro livelli, inseriti nel pendio con un impianto parzialmente ipogeo. L’attenzione al profilo collinare ha guidato fin dall’inizio le scelte progettuali e strutturali; il volume interrato e i due piani principali sono realizzati in cemento armato, materiale che garantisce durabilità, stabilità e controllo nelle opere di contenimento. Al di sopra del basamento si collocano gli attici, realizzati con struttura in pannelli CLT, prodotti e progettati da X-lam Dolomiti s.p.a., coibentati esternamente e rivestiti in lamiera di alluminio di colore nero.

Il contrasto tra i materiali non è solo espressivo, ma anche funzionale: il cemento si radica nel terreno, mentre il legno e la lamiera alleggeriscono e definiscono i volumi emergenti, sottolineandone la natura di elementi autonomi. Gli attici, tutti liberi sui quattro lati e leggermente disassati tra loro, massimizzano la privacy e generano un ritmo irregolare che riecheggia le cime montane sullo sfondo. Le inclinazioni delle falde, le aperture e le geometrie, volutamente non allineate, si ispirano all’architettura alpina tradizionale, reinterpretata attraverso un linguaggio sobrio e attento alle esigenze degli abitanti.

Panoramica del complesso Trento in Vista.
Legno, alluminio, cemento e pietra raccontano la relazione con la terra, la tradizione e l’ambiente naturale.
Foto: © PREFA
Giacomo Podetti
Piante della collocazione dei pannelli strutturali in legno – Corpo A e Corpo B
Pianta piano terra
Pianta piano terra
Pianta piano primo
Pianta piano primo
Pianta coperture e velette
Pianta coperture e velette
Sezione AA
Sezione BB

Dettaglio attacco a terra con facciata ventilata

1 isolante in EPS per zoccolatura (140 mm)

2 isolante in EPS per zoccolatura (40 mm)

3 facciata ventilata PREFA costituita da sottostruttura metallica e pannello composito PREFABOND

4 guaina

5 cordolo impermeabilizzato

6 guaina bituminosa

Parete con facciata ventilata

1 pannello in CLT (100 mm)

2 isolante in lana di roccia (140 mm) tra supporti in CLT (100x140 mm) interposti con passo 600 mm

3 membrana altamente traspirante monolitica e resistente ai raggi UV (nastrata con nastro UV)

4 facciata ventilata PREFA costituita da sottostruttura metallica e pannello composito PREFABOND

3D dei pannelli in CLT del Corpo A: piano terra, piano primo, coperture e velette

Dettaglio colmo ventilato

1 scossalina sotto canale

2 elemento di supporto della scossalina in

Copertura dall’esterno

- finitura in doppia aggraffatura ©PREFA

- membrana altamente traspirante

- tavolato grezzo (25 mm)

- listone di ventilazione (60x80 mm)

- membrana altamente traspirante

- isolante in lana di roccia (200 mm)

- schermo freno al vapore

- pannello in CLT (158 mm)

3D dei pannelli in CLT del Corpo B: piano terra, piano primo, coperture e velette
Carpenteria per alloggiamento del canale di gronda

_ Sostenibilità________

L’orientamento dei corpi di fabbrica segue una logica bioclimatica: le facciate principali sono rivolte a sud-ovest per ottimizzare l’irraggiamento durante i mesi invernali e valorizzare la vista panoramica. Lo sfalsamento planimetrico dei volumi genera spazi aperti condivisi, passaggi pedonali e aree verdi che rafforzano la permeabilità dell’intervento, favorendo relazioni visive e percettive con il paesaggio agricolo circostante. Il disegno del verde completa il progetto selezionando essenze autoctone e materiali naturali, in un’ottica di continuità e integrazione tra architettura e ambiente.

In un momento storico in cui il tema della sostenibilità rischia di ridursi a mera questione di efficienza energetica, questo intervento propone una visione più ampia: costruire sostenibile significa anche scegliere con cura, progettare con responsabilità e trovare un equilibrio tra memoria, innovazione e contesto.

Gli edifici presentano parte della struttura in c.a. e parte in pannelli prefabbricati CLT, ingegnerizzati, prodotti in stabilimento e poi montanti in cantiere.

PREFABOND, il pannello composito di PREFA

Innovazione e personalizzazione per facciate ventilate di alta qualità

Architettura, performance, durabilità e sostenibilità

Nel panorama delle costruzioni moderne, l’estetica e la funzionalità delle facciate ventilate sono fondamentali per garantire non solo un aspetto architettonico di impatto, ma anche performance elevate in termini di durabilità e sostenibilità. PREFABOND, il pannello composito in alluminio di PREFA, si distingue come una soluzione perfetta per facciate ventilate di alta qualità, combinando design, personalizzazione e durabilità. PREFABOND è un pannello composito costituito da due lamine di alluminio accoppiate a un nucleo polimerico, disponibile anche in versione incombustibile, con classe di reazione al fuoco A2. Il pannello standard ha un formato grezzo di 4010 × 1535 mm che, dopo la bordatura sempre necessaria per una resa estetica perfetta, diventa 4000x1525 mm. Partendo da qui si possono ricavare infiniti altri formati a seconda delle esigenze. Per progetti particolari, tuttavia, si possono richiedere anche formati più grandi (fino ad un massimo di 2050 x 7300 mm).

Un prodotto altamente personalizzabile

PREFABOND offre una vasta gamma di lavorazioni possibili, che permettono agli architetti di progettare soluzioni su misura per ogni edificio. Il pannello è facilmente lavorabile attraverso tecniche come fresatura, foratura e incisione, consentendo di ottenere dettagli architettonici precisi e di alta qualità. A differenza di altri pannelli utilizzati nel mercato delle facciate ventilate, il pannello composito PREFABOND può essere fresato e piegato a 90°, in modo da mantenere la continuità sugli angoli, sia interni, con fresatura sul davanti, che esterni, con fresatura sul retro. Questo livello di personalizzazione è ideale per rispondere alle esigenze estetiche e funzionali più complesse, offrendo infinite possibilità di design per ogni facciata.

Facilità di installazione e versatilità

La versatilità di PREFABOND si estende anche alle modalità di installazione. I pannelli possono essere montati con viti, rivetti o incollati, su sottostrutture metalliche o lignee, adattandosi alle specifiche necessità del progetto. Che si tratti di un sistema di fissaggio rapido con viti o rivetti, o di un’installazione più estetica e discreta tramite incollaggio, PREFABOND si adatta perfettamente a ogni tipo di struttura e preferenza dell’installatore. Questo lo rende particolarmente adatto a progetti complessi, dove la precisione e l’affidabilità sono cruciali.

Estetica coerente con gli altri prodotti della gamma PREFA

Un ulteriore vantaggio di PREFABOND è la sua possibilità di abbinarsi perfettamente agli altri prodotti PREFA, come il nastro per aggraffatura Prefalz o i piccoli formati come scaglia, scandola ecc. Grazie alla finitura estetica uniforme, è possibile ottenere un rivestimento continuo su tutto l’edificio, creando un effetto visivo coerente e armonioso tra facciata e copertura. Questo permette una progettazione di edifici con un’estetica integrata, mantenendo allo stesso tempo alte performance funzionali.

Il sistema di fissaggio con rivetti può essere utilizzato con sottostrutture metalliche.

* Attenersi alle linee guida del produttore dell’adesivo.

Il fissaggio tramite viti può essere utilizzato con sottostrutture sia lignee sia metalliche.

PREFABOND

Incollaggio* L’incollaggio può essere utilizzato con sottostrutture sia lignee sia metalliche.

PREFABOND DATI TECNICI

Materiale alluminio preverniciato in coil-coating (lato a vista), anima FR (fire retardant; anima A2 su richiesta), alluminio con vernice protettiva (retro)

Dimensioni 4010 × 1535 × 4,0 mm; possibilità di realizzare altre misure, ritagli e lavorazioni aggiuntive (taglio, fresatura, foratura)

Peso 7,6 kg/m²

Fissaggio su sottostruttura in legno: viti o colla su sottostruttura in alluminio: viti, rivetti o colla come da requisiti statici

Verniciatura pregiata verniciatura in coil coating, anche con la finitura P.10 garantita 40 anni

Colori P.10 antracite, P.10 nero, P.10 bianco Prefa, P.10 testa di moro, silver metallizzato, bianco puro, P.10 bianco Prefa, P.10 grigio scuro, grigio fumo, nero opaco, alluminio spazzolato, P.10 bronzo Prefa, antracite opaco, bronzo, patina grigio

Rivetti
Viti

BE House

SUMO Arquitectes

Corte del vento

Barbara D’Agaro

Nido d’infanzia

Aut Aut Architettura

C House

SPAZIO ARCHITETTURA

Contigna ˉ tı˘o

Jimmi Pianezzola Architetto

Il Pino

Beltrame Studio

Foto: ©Alessandro Fibbi

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