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BRAVO ZAIA, L’UNICO DIFETTO È CHE È TROPPO VENETO

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Il governatore si muove bene e parla meglio. Peccato si sia sottratto alla politica nazionale

Parlare parla tanto, ma riesce a evitare le gaffe e a non essere mai prevedibile: stiamo aprlando di Luca Zaia, che sta diventando sempre di più il vero “Doge” del suo amato Veneto.

Ovviamente per le cose che fa, aiutando la sua regione a primeggiare in molte classifiche di efficienza amministrativa ed economica, ma anche per molte delle cose che dice. Per esempio: ha proposto che i giovani colpevoli di bullismo vengano rieducati con un periodo di attività obbligatorio nelle case di riposo e nelle Rsa, per fargli vedere da vicino le condizioni di vita sofferenti. Per esempio per la sua relativa apertura ai diritti delle coppie gay, eterodossa rispetto alle posizioni ufficiali del centrodestra. O ancora per le iniziative più economiche, come i 40 itinerari turistici lanciati nelle zone del Prosecco, che stanno diventando una meta turistica in sé e per sé. Sacrosanto anche l’aver contestato l’idea di etichettatura del vino con l’avviso di nocività per la salute: «Se a noi tolgono questa parte di identità, a ruota ci sarà lo smontaggio di tutto quello che è il valore dell’agricoltura in comunità come le nostre - ha detto - In Italia, abbiamo 4.500 prodotti tipici. Dietro ad ogni prodotto tipico c’è la storia di una comunità e i sacrifici della nostra gente».. Eppure anche Zaia ha un difetto, ha qualcosa di sbagliato: l’essersi totalmente “venetizzato” e sottratto alla politica nazionale. Peccato, ci sarebbe stato bisogno di uno come lui anche a Roma. E chissà che quel tempo non ritorni: è ancora giovane, può mica fare il governatore tutta la vita!

Fragorosi respiri di sollievo in piazza del Viminale, negli uffici del Comando nazionale dei vigili del fuoco, alla lettura delle pagine di pubblicità “tabellare”, cioè sui giornali (l’assassino torna sempre sul luogo del delitto) pubblicate da Meta a fine marzo, con su scritto in caratteri cubitali: “Con il metaverso, un giorno i vigili del fuoco avranno gli strumenti per soccorrere più persone in meno tempo”. Poi, in caratteri più piccoli: “I vigili del fuoco useranno la realtà aumentata per orientarsi meglio negli edifici, guadagnare tempo e salvare più vite. Il metaverso è uno spazio virtuale ma il suo impatto sarà reale”. “Me’ cojoni!”, dirà però qualcuno in quegli uffici, usando un’espressione che – ci ricorda Google – dimostra stupore e un po’ di diffidente incredulità. Però Zuckerberg è uomo d’onore, come Bruto, e quindi crediamogli sulla parola. Però ricordiamoci alcuni fatti. Negli ultimi tre mesi, mister Zuckerberg ha licenziato 21 mila dipendenti su 85 mila, che forse sono andati a fare i vigili del fuoco, o forse no, ma è un’idea che probabilmente gli verrà suggerita. Da quando ha lanciato Meta, l’azienda non ci ha combinato niente. TikTok insidia Instagram, e Facebook non piace più ai ragazzi, anche se ha sempre 2 miliardi di utenti al giorno. Poi ha fatto comunque 15 miliardi di dollari di utili, e ha lanciato un buyback da 40 miliardi sui propri titoli, che quindi sono risaliti in Borsa del 20%, e lui Zuck era tutto contento, e quindi poteva pure dargli un po’ di tempo in più ai suoi dipendenti anziché licenziarli. Ma non c’è stato verso di dissuaderlo. E neanche metaverso.

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ZUCK TAGLIA ANCORA, NON C’È METAVERSO DI DISSUADERLO

la redazione

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