Pomezia Notizie 2021_12

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Dicembre 2021

IMPERIA TOGNACCI Sulla estetica poetica e simbolica di Vincenzo Rossi di Salvatore D’Ambrosio ’ero anche io quel pomeriggio del 18 maggio 2014 a Cerro al Volturno, per l’intitolazione di una piazza del paese al poeta Vincenzo Rossi a pochi mesi dalla morte. E c’ero con piacere e nello stesso tempo dispiacere, per aver conosciuto il poeta Rossi solo in quella, seppure, piacevole serata. L’amministrazione comunale di Cerro al Volturno e tutto il Molise, voleva con questo gesto ricordare uno dei suoi figli più illustri e più tenacemente legati a quel territorio che nel 1924 gli diede i natali. Eravamo un paio di amici poeti casertani che l’amico Antonio Crecchia, relatore in quella occasione sul percorso formativo e di vita di Vincenzo Rossi poeta, aveva voluto invitare per l’occasione. La poetica del Rossi ci era nota e ci aveva sempre interessato per le tematiche forte-

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mente legate a realtà dell’universo che, sembra strano, pare non siano tanto più di moda. Si, in questi ultimi tempi ho letto anche cose scurrili, che pare debbano essere considerate poesia. Mi fermo per ora, in quanto si vuole parlare di altro. E l’altro di cui voglio interessarmi è il lavoro fine e profondo che ha fatto Imperia Tognacci, intorno alla scrittura poetica di Vincenzo Rossi. La Tognacci, nelle prime pagine del Capitolo I, dice che non ha mai conosciuto personalmente il Rossi, ma che questa mancanza non le ha impedito di conoscere in profondità l’interiorità e la vera essenza dell’uomo Rossi. Uomo che indissolubilmente si è legato alla Terra. E non mi riferisco solo a quella del dolce Molise della sua origine. La definisco “dolce” quella terra perché sono oltre quaranta anni che la frequento e posso dire che fortunatamente è rimasto ancora un posto che resiste. Un posto “dell’anima”, per dirla come si usa oggi. Rossi impara ad amare l’universo sublimando l’amore per il suo Molise. Nelle sue sillogi, ci dice la Tognacci, non esiste un filo conduttore, ma una unità tematica anche se divisa in parti. Le quali sono in simbiosi tra loro. L’uomo è immerso nel grande mistero dell’universo: non si può non amare un cane, un albero, la maestosità di una montagna o l’umiltà di una collina, disgiungendole tra loro. Chi ama l’uno, ama anche l’altro. Mia madre maestra nel cucinare, diceva che le cose le venivano bene perché le faceva con amore. Noi ragazzi ci ridevamo nel pensare di dovere amare una zucchina o una melanzana. Ma lei insisteva, facendoci capire che i frutti della natura ci sono stati dati per un grande atto d’amore, per cui era logico che noi li amassimo. Un alto concetto di simbiosi uomo-natura che, se tenuto nella giusta considerazione dagli uomini, porterebbe a vivere tutti in pace. Concetto che sottolinea anche la Tognacci


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