Pomezia Notizie 2021_9

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POMEZIA-NOTIZIE

Settembre 2021

ERIK PESENTI ROSSI FORTUNATO SEMINARA lettore e critico di Domenico Defelice

U

N saggio onesto, che mette a fuoco pregi, difetti e contraddizioni di uno scrittore che visse quasi sempre in solitudine nella campagna di Maropati; i tentativi, quasi sempre senza successo, di allacciare e consolidare amicizie senza, però, dover uscire da quell’ambiente; fallimenti dovuti, anche se in parte, al suo carattere e al suo orgoglio e non soltanto alle chiusure da parte degli altri. Questo e altro e il tutto attraverso rimandi alle opere e sulla base sapiente del riporto, sicché il grosso volume è pure una ghiotta antologia. Erik Pesenti Rossi si serve anche dei più minuti appunti vergati da Fortunato Seminara, e non solo dei diari, delle tante testimonianze. L’indagine è corale, come corale e nitida emerge la figura dell’artista giornalista e critico. Pesenti Rossi è uno degli investigatori che più ha lumeggiato negli anni

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l’ombroso maropatese, sempre sulla scorta dell’abbondante materiale - non del tutto ancora esplorato -, messogli gentilmente a disposizione dalla Fondazione al Seminara intestata; un altro importante suo lavoro è, infatti, Vita di Fortunato Seminara, scrittore solitario, edito sempre dalla Pellegrini nel 2012. Fortunato Seminara lettore e critico è composto da una breve Introduzione, da quattro lunghi e corposi capitoli e da una Conclusione; quasi trecento pagine che si leggono volentieri per il contenuto e per la chiarezza dell’esposizione. Il primo capitolo riguarda la “formazione dello scrittore”; nel secondo, il critico evidenzia il rapporto di Fortunato Seminara con i sicuri suoi modelli, gli autori russi, Tolstoj e Dostoevskij in testa, ma anche gli italiani Pirandello, D’Annunzio e Manzoni e ancora stranieri: Hamsun, Zola. Il mondo misero, depravato e per certi aspetti anche perverso (lo sfruttamento e la sottomissione, per esempio, di donne e bambini) della società russa e calabrese quasi si equivalgono; mondo che, in parte, anche noi abbiamo vissuto, essendo quel che Seminara definisce “inferno calabrese” -, ancora presente negli anni cinquanta e sessanta del secolo scorso. Fortunato Seminara è uomo orgoglioso, consapevole del proprio valore, ma non esente da una punta di superbia quando afferma di non conoscere alcuno “che possa stare al (suo) confronto”, anche se le sue osservazioni sul comportamento altrui sono esatte (il far finta, per esempio, quando li va a trovare, di essere eternamente impegnati con editori e quant’altro). In lui non manca la contradizione, a volte mitigata dall’ironia, come quando, pur disprezzando gli scrittori salottieri e sempre presenti sugli schermi televisivi, propone, o prevede, che nel futuro i poeti e gli scrittori debbano leggere le proprie opere negli stadi. Ma chi è esente da contraddizioni? Prendiamo, per esempio, Piromalli, suo parente e critico, che, anche secondo Seminara, non fa altro che menare fendenti a poeti e scrittori per aspetti che, poi, pari pari si trovano, se le si leggono – e noi


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