Cammino Quaresimale Adulti Anno A

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Parrocchia Madonna Loreto Frati Cappuccini - Chivasso 1 Samuele Salmo Efesini Giovanni

IV Domenica di Quaresima Anno A

16,1.4.6 7.10 13 22 (23) 5, 8 14 9, 1 41

“Gesù mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo” Troppo spesso, il terribile conformismo delle nostre società dei consumi induce nei cristiani un materialismo pratico. Non hanno compreso l’esigenza totalizzante della fede. Dividono facilmente la loro vita in due parti: la vita della fede, che tende a scomparire a poco a poco, e la vita pura e semplice, con la sua densità, la sua complessità, le sue difficoltà e le sue attrattive. Dopo un po' di tempo, la “serietà” della vita squalifica il mondo della fede, che si identifica per lo più con una certa pratica religiosa. E tuttavia, questa mancanza di realismo della fede è una malattia in qualche modo più grave dell'eresia. È ciò che contraddice maggiormente la vera realtà della fede, se è vero che il cristianesimo, in quanto religione di incarnazione, non propone solo delle “verità”, ma un nuovo tipo di uomo. Oggi l’ateismo più vivace non contesta l’ideale cristiano di una fraternità universale ( alla quale esso stesso si richiama ( ma denuncia la mancata efficacia del cristianesimo in quanto realtà storica, cioè il volto che i cristiani gli conferiscono nel mondo odierno. (Cl. Geffré, Uno spazio per Dio) Lo ha incontrato per caso, mendicava seduto sul ciglio della strada. Un cieco era escluso dal tempio, quindi dalla religione. Mentre Davide assediava Gerusalemme, gli abitanti della città l’avevano preso in giro, dicendo che persino i ciechi e gli zoppi gli avrebbero impedito di entrare nelle mura. Da vincitore, il re aveva fatto di Gerusalemme la sua capitale, e, per una ripicca un po' infantile, aveva decretato che quegli infermi non sarebbero mai potuti entrare nel tempio. Così il grande Davide si era vendicato della sua esclusione escludendo a sua volta dei deboli innocenti. Oggi diremmo che li aveva scomunicati. L’ostracismo è un riflesso umano viscerale, irrazionale, spesso radicato nel sentimento di essere stati rifiutati. Il diverso fa sempre paura, meglio escluderlo dalla società. E così che si giunge persino ad allontanare chi la pensa diversamente, gli infermi dell’ortodossia! Gesù s'intrattiene con lui. Come sempre dialoga con chi è escluso, con le persone alle quali nessuno rivolge la parola. Come uno che oggi si fermasse a dialogare con un marocchino o un barbone. Ma chi lo fa mai? Gesù ridà voce a chi non ce l'ha. Ai peccatori, agli indemoniati, persino ai lebbrosi. Come se avesse bisogno della diversità, per manifestarsi. Non si circonda forse di donne, di peccatori, di gentaglia, persino di bambini che contavano meno degli animali? Gli apostoli si sentono a disagio nel vedere il Maestro fermarsi per strada con un mendicante. Alzano il livello della conversazione, tirando in ballo un quesito teologico. Bisogna sempre giustificare l’esclusione. I discepoli cercano un responsabile di quest'infermità. Sarà lui? Ma se è nato cieco, che male avrebbe potuto commettere prima di nascere? I suoi genitori allora? Quando ci capita una disgrazia, ci chiediamo istintivamente che cosa abbiamo fatto per meritarla. «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è così perché si manifestassero in lui le opere di Dio». No, non è la solita risposta che presenta l’eternità come il compenso di tutte le pene di quaggiù! Quali sono le opere di Dio? La creazione, di cui il capolavoro è l'essere umano. L’opera di Dio è l’uomo felice, rispettato nella sua dignità. Voi lo disprezzate perché è cieco, mendicante. E Gesù, «sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse: «Va' a lavarti nella piscina di Siloe». Come se ripetesse il gesto della creazione d’Adamo, plasmato dal fango del suolo. Il cieco umiliato dalla sua infermità e ora dalla supposizione che la sua menomazione sia frutto del peccato, è invitato a, diventare protagonista della sua guarigione. E una storia che, come sempre con Gesù, si svolge su due piani: i ciechi sono coloro che guardano all’apparenza. Il vedente è Gesù che non si ferma mai all'esteriorità: scorge in ogni essere umano il volto di Dio. Il vangelo è l'intreccio di queste due dimensioni. «Quest'uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato», accusano i farisei di fronte al miracolo. I genitori del cieco, chiamati in causa, preferiscono l’omertà alla verità. Chi vive nell’esteriorità rifiuta il cambiamento di chi si avvicina alla verità nascosta sotto l’apparente realtà. L’uomo guarito cammina invece verso la Verità: «Proprio questo è strano, che voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi». Naturalmente lo cacciano via. Eccolo nuovamente escluso dalla religione ufficiale. A questo punto si incontra con Gesù e avviene la vera guarigione di cui la prima era solo il simbolo; così scopre la realtà nascosta dell’identità di Gesù: «Tu credi nel Figlio dell’uomo?» «Io credo Signore!». E noi scegliamo di cambiare, di lasciarci guarire per vedere? (Emmanuelle-Marie – Un Dio del Quotidiano)

Il Signore vi doni Pace. Fra Alberto www.parrocchiamadonnaloreto.it

parrocchiamadonnaloreto@gmail.com


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