Riflessioni per le domeniche di Quaresima ragazzi

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Parrocchia Madonna Loreto Frati Cappuccini - Chivasso

II Domenica di Quaresima Anno A

“Gesù fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole” La settimana scorsa ci siamo lasciati nel deserto assolato e oggi, ecco che la liturgia ci fa fare un salto in alto, su un monte, dove si può vedere un bel panorama… un salto impegnativo fino al Tabor, il monte della Trasfigurazione. Un balzo importante, perché ci fa pregustare la meta verso la quale siamo incamminati. Questo «salto spirituale» dal deserto al Tabor ci mette davanti agli occhi un Vangelo che scardina quell'immagine grigia, cupa e triste della Quaresima che si è sedimentata nel nostro immaginario spirituale. L'autentica mortificazione quaresimale è per la vivificazione e non per la tristezza! Il Padre non vuole dei figli tristi e musoni, ma uomini e donne vivificati dallo Spirito, pronti a lasciarsi inondare il cuore dalla gioia del Signore Risorto. Pietro, Giacomo e Giovanni sono condotti dal loro Rabbi in disparte, sul Tabor. Ma perché? Dove ci vuole portare? Hanno abbandonato tutto e si sono messi a camminare con lui, in silenzio. Il silenzio non deve far paura… perché solo nel silenzio si sente la voce amorevole di Dio, che vuole fare ordine nel nostro cuore. In realtà per gli apostoli le cose andavano bene: discorsi di Gesù da lasciar tutti senza fiato, miracoli, guarigioni, prodigi... Gesù era una super-star. Tutto stupendo fino a quando Gesù non ha iniziato a parlare di Croce, di sofferenza, di morte. Perché il Messia doveva essere sconfitto, se lui era così forte? Si domandavano: «Ma perché deve rovinare tutto così? E cos'è questa storia della Croce? E poi non solo per lui, ma pure per noi ... Che sia impazzito?». Mi sembra di sentirli mentre salgono al Tabor e il fiatone batte il ritmo delle loro confusioni. Ma qualcosa sta per accadere. Pietro, Giacomo e Giovanni ricevono il dono di poter assistere ad un anticipo della gloria della risurrezione. Gesù svela l'altra faccia del suo mistero: non solo la Croce, ma anche la Gloria. Gesù apre i loro occhi per riconoscere la sua bellezza e sembra dire: «Ecco chi sono! Ecco chi state seguendo!». Sul monte Tabor gli apostoli hanno pregustato la gloria dell’Amore esagerato di Dio, che offre su Figlio sul monte Calvario. “Guarda bene: oltre la croce vedrai la luce calda e sfolgorante dell’Amore che risorge”. Il Tabor ci parla del Calvario: nelle tue croci quotidiane c’è sempre accanto a te la presenza trasfigurante di Gesù che salva. Non disperare mai, fratello o sorella! Accanto alla visione troviamo anche la Parola, quella del Padre che dice: «Questi è il Figlio mio, l'amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo». Ascoltare Gesù: ecco il punto di partenza della nostra personale trasfigurazione! Ascoltare lui e non solo le chiacchiere vuote della televisione o il gossip di internet. Ascoltare lui e mettere a tacere le vanità, le distrazioni e i pettegolezzi che ci circondano. Ascoltare lui nella sua Parola che quotidianamente viene annunciata e spezzata nelle nostre comunità. Ascoltare lui per non far passare invano questo tempo di vivificazione. Ascoltare lui e rimettere ordine nella nostra vita. Ascoltare per assaporare la sua bellezza nel deserto delle nostre fatiche quotidiane. Ascoltare per gustare il silenzio pieno della sua presenza. Non è difficile. Basta scegliere, basta dare una diversa gerarchia, quella “evangelica”, alla nostra vita e ai nostri impegni. Coraggio, cari amici cercatori di Dio! Lasciamoci vivificare dalla sua Parola, trasfiguriamo le vanità del nostro ego in desideri autentici di conversione del cuore… per vivere veramente una vita OK.

Il Signore vi doni Pace Buon Cammino Insieme

Fra Alberto

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Vivere la Parola di Dio è scegliere di ascoltare Gesù, scegliere di fare come Lui. È condividere, aiutare, servire, mettere a disposizione degli altri i propri talenti. Nella tua vita scegli tu ogni giorno di fare il bene o di fare il male Tocca a Te decidere se trasformare la tua esistenza e quella delle persone che ti vivono accanto in un Paradiso, ascoltando la Parola di Gesù.

PREGHIERA Signore ti ringrazio per la luce. Essa diffonde la vita sulla terra in migliaia di colori. Dio in Gesù noi possiamo vedere tutto il tuo amore, una luce che illumina i nostri passi quotidiani. Signore Gesù prendi la mia mano e fammi luce per tutti i fratelli e le sorelle che incontrerò. Signore fammi figlio della luce, capace di trasmettere pace, serenità, gioia ovunque. Amen

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III Domenica di Quaresima Anno A

“L’acqua che io gli darò, diventerà in lui una sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna”  Dopo un breve soggiorno sul Tabor, illuminati dalla bellezza della Trasfigurazione di Gesù, la liturgia ci riporta nel deserto. Con l'evangelista Giovanni, che ci accompagnerà per le prossime domeniche, ci affacciamo sull’orlo dell'antico pozzo di Sicar per rivivere l’incontro tra Gesù e la donna samaritana.  Il Rabbì di Nazareth, stanco per il viaggio e sfinito dal caldo torrido del mezzogiorno palestinese, si siede al pozzo di Giacobbe. Qui avviene l'incontro con la samaritana, seguito dalla strana richiesta di Gesù: «Dammi da bere» (v. 7). Strana, perché mai e poi mai quella donna si sarebbe aspettata una simile richiesta. Il fatto di essere donna, e per giunta samaritana, avrebbe dovuto scoraggiare quell’uomo giudeo a chiedere dell'acqua. E poi, se non bastasse, una donna che va al pozzo a mezzogiorno - quando tutti sono rintanati in casa - è una che ha qualcosa da nascondere.  Richiesta strana, dunque. E la donna rimane disorientata: «Che vuole questo? Cos'è tutta 'sta confidenza? Il sole gli ha fatto perdere la ragione ... ». Vi devo confessare che mi piace questo Gesù che sceglie di aver bisogno di lei, che rompe gli schemi, che allunga la mano e chiede un sorso d’acqua pur di aprire uno spiraglio nel cuore di quella donna. Mi piace questo Messia che non si impone con la forza e la violenza, ma si propone con il suo bisogno per iniziare un dialogo con lei e guidarla alla scoperta della sua vera sete. Mi piace questo Rabbi che non giudica e non scaglia sentenze, ma accompagna con ferma dolcezza a scoprire qual è la vera arsura che rende inquieto il cuore.  All'inizio la donna non capisce, fraintende le parole di Gesù, rimane legata all’aspetto materiale e indaga sulla fonte d’acqua miracolosa di cui parla questo interessante (e interessato ... ) straniero. La samaritana è pronta a partire, a mettersi in viaggio per raccogliere nella sua brocca l’acqua promessa dal quel Rabbì, l’acqua che fa passare la sete. Ancora non sa che il viaggio da intraprendere è il più difficile e stupendo che si possa immaginare: quello dentro se stessi in compagnia del Signore. Ma non un viaggio intimistico e chiuso, bensì una esplosione che sa coinvolgere e portare lontano le parole accolte nel cuore: "Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia lui il Cristo?».  Sento questo incontro tra Gesù e la donna samaritana molto vicino a noi, al nostro cammino di vivificazione quaresimale. Anche noi siamo chiamati a guardarci dentro, a dirci la verità come ha fatto la donna di Samaria. Forse anche per noi è giunto il momento di smettere di barattare la nostra vita cristiana con i surrogati della fede o con il «fai da te» dei buoni sentimenti religiosi. La nostra vita spirituale va irrigata con l’acqua viva dello Spirito, altrimenti ci troveremo tra le mani una fede senza Dio e un cristianesimo senza Cristo.  Coraggio, cari amici! Se ci lasceremo guidare dalle parole di Gesù, se anche noi metteremo a nudo le nostre false ricerche e le nostre immobilità, abbandoneremo l’anfora del passato per dissetarci alla fonte viva che è Cristo. Abbandoneremo l’anfora delle nostre paure, delle nostre ansie, delle nostre inutili preoccupazioni e pure noi avremo la forza di annunciare che Gesù è tutto quello che di più bello si possa desiderare per dissetare la nostra sete di infinito. (Roberto Seregni – Vangeli in Jeans – Ancora)

Il Signore vi doni Pace Buon Cammino Insieme

Fra Alberto Gesù l’acqua viva di cui tu mi parli, questo dono unico sei Tu: tu sei una sorgente di tenerezza, un ruscello in cui scorre l’amicizia, la fontana da cui zampilla la pace. Tu sei l’acqua fresca del perdono. Gesù custodisci la mia mano nella tua, affinché io cresca nell’amore per essere ogni giorno sempre di più figlio della luce, donatore di vita e di pace nell’acqua viva dello Spirito. Amen.

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IV Domenica di Quaresima Anno A

“Gesù mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo” FINCHE IO SONO NEL MONDO, SONO LA LUCE DEL MONDO. Dopo il grande simbolo dell’acqua, l’evangelista Giovanni ci porta a scoprire un secondo segno del cammino battesimale: la luce. Siamo ormai a metà della Quaresima e se qualcuno ancora sonnecchia pacifico e beato, ascolti quello che Paolo scrive agli abitanti di Efeso: «Per questo è detto: «Svégliati, tu che dormi, risorgi dai morti e Cristo ti illuminerà» (Ef 5, 14). A volte si sente dire che la fede, per essere vera e autentica, dev’essere cieca. Cieca, perché non ti devi preoccupare di vedere o capire, ma solo buttarti a testa bassa dimenticandoti che il buon Dio ti ha fatto intelligente. Cieca, perché la pretesa di capire o di vedere oltre potrebbe essere letta come una mancanza di fiducia e di abbandono. Cieca, perché il guru di turno pretende una creduloneria senza tentennamenti e sbavature, altrimenti vuol dire che non sei all’altezza, che non sei pronto, che sei fuori. Gesù, ovviamente, è di tutt’altro parere! Il Rabbì di Nazareth ci vuole svegli e intelligenti, ci apre gli occhi proprio per capire che siamo ciechi e che non ce ne siamo mai accorti. Bisogna subito chiarire una cosa importante: questo stupendo brano di Giovanni parla di me e non degli altri. Perché pure noi siamo come i farisei che si sentono in diritto di giudicare il cieco e invece siamo accecati dalla presunzione di vedere, di sapere, di capire ... Allora proviamoci: io sono quel cieco. Io che leggo e mi lascio ferire da questa Parola sono quel cieco. Io che sono convinto di vedere e non mi accorgo che i miei occhi sono solo degli specchi che riflettono i miei fantasmi scambiati per verità assolute. Io che continuo a sbattere nel buio delle mie tristezze ammuffite e non accetto di aprire porte e finestre per far entrare la sua luce. Io, se ho il coraggio della verità, sono quel cieco che si lascia guarire. Strano gesto quello di Gesù: «Detto questo, sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco» (v. 6). È il fango della nuova creazione, fatto con la terra e il respiro stesso del Figlio di Dio. C’è un nuovo impasto, un compimento, una perfezione riportata all’origine della sua bellezza. Ma la cosa straordinaria è che questo gesto non guarisce il cieco all’istante! L’opera di Gesù non è magica o automatica, ma richiede la partecipazione attiva del cieco: “Va' a lavarti nella piscina di Sìloe” (v. 7). Nelle mani di Gesù non siamo dei burattini invertebrati da pilotare e manovrare. La fede non nasce da una semplice reazione chimica tra la sua grazia e la mia miseria. C'è bisogno di una risposta libera al progetto liberante di Dio. Se il cieco non avesse accettato di correre alla piscina di Sìloe per lavarsi, sarebbe stato solo un cieco con gli occhi pieni di fango! Allora coraggio, cari amici! Anche se tutto non è ancora chiaro, anche se le difficoltà sembrano improponibili e la paura stringe lo stomaco come una morsa, lasciamo che il Figlio ci rimpasti con il suo Spirito. Forse le cose non cambieranno: il tuo vicino continuerà a farti i soliti dispetti, tuo figlio continuerà a non voler studiare, il tuo prete continuerà a fare prediche noiose, tuo maritò continuerà a dimenticarsi le date dei vostri anniversari e tua moglie continuerà a parlare a dismisura pretendendo attenzione e ordine in casa ... Sì, le cose saranno quelle di prima, ma diversi saranno i tuoi occhi! Sarà diverso il tuo modo di guardare le persone, di pesare i giudizi, di valutare le scelte per il futuro. Se ti scoprirai cieco e ti farai guarire da Cristo, tutto questo sarà diverso, perché diverso sarà il tuo cuore. (Roberto Seregni – Vangeli in Jeans – Ancora)

Il Signore vi doni Pace Buon Cammino Insieme

Fra Alberto Signore risveglia il mio cuore addormentato, quando penso solo a me stesso quando tengo i miei occhi e le mie mani chiuse a pugno. Voglio imparare a guardare bene, a fondo, voglio far attenzione ai fratelli accanto a me. Gesù donami luce agli occhi, prendimi per mano e conduci i miei passi, affinché io non dubiti mai del tuo amore, io creda in Te come tu credi in me. Voglio vivere da figlio nella fiducia del Padre. Amen.

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V Domenica di Quaresima Anno A

“Io sono la Risurrezione e la Vita; chi crede in me anche se muore vivrà” Dopo il grande segno dell'illuminazione della scorsa settimana, Giovanni ci porta a contemplare l'ultimo dei sette segni del suo Vangelo. Con occhi nuovi, trasformati dalla Parola di Gesù, possiamo guardare e capire il segno di Betania. Il racconto di questo prodigioso ritorno alla vita di Lazzaro è molto animato. Numerosi sono i personaggi che si muovono sulla scena. Al centro, come sempre, sta Gesù. Tutto l'episodio ruota attorno a lui, alla sua presenza e alla sua Parola. L’amico Lazzaro è morto e le sue sorelle nutrono un po' di risentimento verso Gesù: «Dov'eri quando avevamo bisogno di te? Se fossi stato qui le cose sarebbero andate diversamente!». Marta e Maria sono chiuse nelle loro attese e in questo atteggiamento quanto ci assomigliano! Anche noi vorremmo un Dio interventista: tu mandi un sms e subito il problema è risolto, alzi bandiera bianca e lui è lì servizievole e premuroso a tirarti fuori dai guai. Forse è giunto il momento di uscire dalle secche di questa fede infantile ed eliminare dal nostro immaginario religioso questo “Dio” che ci tratta come dei poveri cucciolotti imbranati. “Dio di Gesù Cristo” ci mette in un cammino autentico di fede adulta. Certo: come noi anche Marta e Maria vorrebbero un Dio che salva “dalla morte”, che toglie il peso della sofferenza e libera dalla paura. Ma Gesù ci rivela un Dio che ci tratta da adulti, salvandoci “nella» morte”, condividendo con noi il peso della sofferenza e della paura. Qui ritorna il discorso di settimana scorsa: la fede non cambia i fatti o le cose, ma il nostro modo di leggerli. Il dolore rimane dolore, ma sai che non sei solo, sai che lui è con te. La salvezza donata da Gesù è prima di tutto la salvezza dalla disperazione della solitudine. Lui è l'Emmanuele, il Dio con noi. Bellissimo! La risurrezione di Lazzaro è un'anticipazione della grande notizia della Pasqua: la morte è sconfitta, non è più l'ultima parola sulla vita dell'uomo! È come se Giovanni ci consegnasse una mappa per poter capire e decifrare il cammino che Gesù si prepara a compiere. Lazzaro morirà di nuovo, la sua risurrezione non è come quella di Gesù, ma il suo ritorno alla vita indica che la morte non è più padrona dell'uomo. Vorrei attirare la vostra attenzione su un ultimo particolare: il pianto di Gesù. Sì, cari amici, Gesù piange per il suo amico Lazzaro. Ho letto che grandi studiosi hanno dato moltissime interpretazioni a questo pianto. A me piace fermarmi a quanto riporta l'evangelista: «[Gesù domandò:] "Dove lo avete posto?". Gli dissero: "Signore, vieni a vedere!". Gesù scoppiò in pianto. Dissero allora i Giudei: "Guarda come lo amava!"» (vv. 34-36). È stupenda questa immagine: Gesù arriva davanti al sepolcro del suo amico e piange. A volte sento parlare di Dio come di un asettico ingegnere che si preoccupa di far girare tutti gli ingranaggi dell'universo con scientifico distacco o come il regista di un reality planetario che si diverte ad osservare le mosse dei suoi ignari prigionieri ... Guardate Gesù che piange davanti al sepolcro del suo amico e poi ditemi se è ancora possibile pensare ad un Dio così! Coraggio, cari amici masticati dalla vita, Gesù rivolge a voi le stesse parole che scatenarono la speranza nel cuore di Marta e Maria: «Io sono la risurrezione e la vita» (v. 25). Rotoliamo via le pietre dai nostri sepolcri, liberiamo le nostre chiusure e facciamo prendere aria alla fede un po' ammuffita. Gesù ci chiama fuori dai nostri sepolcri per iniziare una vita nuova! Pronti? (Roberto Seregni – Vangeli in Jeans – Ancora)

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