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Presentazione
PRESENTAZIONE
Il CRESA, a partire dal 1968 anno della sua fondazione, si è posto come mission istituzionale lo svolgimento dell’attività di monitoraggio dell’economia e della società abruzzese, quindi per più di mezzo secolo è stato un soggetto importante per la fornitura di contributi non solo utili a soggetti privati ma fondamentali soprattutto per le Amministrazioni pubbliche nello svolgimento della loro attività di programmazione. Tale attività continua ad essere realizzata anche dopo l’incorporazione avvenuta il 1° gennaio 2020, nell’Agenzia per lo Sviluppo – Azienda Speciale della Camera di Commercio dell’Aquila divenuta a partire dal dicembre dello stesso anno Azienda Speciale della Camera di Commercio del Gran Sasso d’Italia. In questo ambito il CRESA svolge la funzione di Centro Studi, realizzando indagini, studi e ricerche sull’economia della regione e sulle sue prospettive di sviluppo anche per conto delle Camere di Commercio e di altri Enti Pubblici. Il pilastro della produzione del CRESA continua ad essere “Economia e Società in Abruzzo”, giunto alla dodicesima edizione che anche quest’anno è composto dalle tradizionali tre parti dedicate al sistema economico, al mercato del lavoro e alla società regionale. Si tratteggiano i pesanti effetti di cui hanno risentito a causa delle stringenti misure restrittive istituite a livello nazionale a partire dal 9 marzo 2020 nel tentativo di limitare la diffusione della pandemia da Covid 19. Secondo le stime della Svimez in Abruzzo nel 2020 l’attività economica ha risentito della pandemia con diminuzioni del Pil e del valore aggiunto (rispettivamente -8,6% e -8,3%) meno pesanti della media nazionale. Ad esse si sono accompagnate flessioni dei consumi, del reddito disponibile delle famiglie e degli investimenti. Tutti i settori produttivi hanno segnato diminuzioni del valore aggiunto prodotto, più gravi della media italiana per l’agricoltura regionale, e meno pesanti per costruzioni e servizi. Per il 2021 è previsto un consistente recupero, allineato a quello italiano. Il mercato del lavoro nel 2020 è stato caratterizzato da un andamento altalenante dovuto all’adozione da parte del Governo di misure più o meno restrittive e di sostegno del reddito. Le forze di lavoro regionali (539 mila unità) calano del 4,0%, variazione assai più aspra del -2,8% medio nazionale, quale risultato della perdita di 9,3 mila occupati (-1,9% allineato al valore nazionale) e di 13 mila disoccupati (-20,6% quasi doppio rispetto alla media Italia). L’andamento del mercato del lavoro si caratterizza nel 2020 per un’enorme crescita dell’area dell’inattività (+5,6%; Italia: +4,3%) composta da persone che, per difficoltà oggettive e soggettive, non sono occupate e neanche in cerca di occupazione. L’occupazione regionale scende in tutti i settori. Il tasso di occupazione 15-64 anni è del 57,5%, (-0,7 punti percentuali rispetto al 2019; Italia: 2020: 58,1%). Per le ragioni precedentemente esposte il numero dei disoccupati (15 anni e più) in regione è diminuito del 20,6%, un calo doppio rispetto a quello che si osserva a livello medio nazionale. Il tasso di disoccupazione abruzzese scende al 9,3% (-2 p.p. rispetto al 2019), valore allineato a quello medio Italia che è in calo su base annua di -1 p.p.. Il sistema imprenditoriale abruzzese è stato influenzato negativamente dalle stringenti misure di contenimento della pandemia concretizzatesi nella limitazione della mobilità delle persone e nella sospensione delle attività di gran parte delle imprese nel primo lockdown primaverile e, in misura più graduata, nel secondo periodo autunnale. Infatti, rispetto al 2019 le nuove iscrizioni sono diminuite del 17,2% e le cancellazioni del 16,4%, sintomo della grave incertezza degli operatori economici riguardo all’evoluzione della pandemia e al prosieguo dell’attività. Anche nel primo trimestre 2021 si evidenzia l’ulteriore calo delle iscrizioni per la minore fiducia e il diffuso scoraggiamento, ma anche la flessione delle cancellazioni a dimostrazione della tenacia pur in periodo di incertezze
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e difficoltà. Continuano a registrare un decremento delle imprese l’agricoltura, le attività manifatturiere, il commercio e il trasporto, mentre proseguono nell’aumento alcuni servizi non commerciali, in particolare quelli turistici. Come negli anni precedenti è proseguito il rafforzamento del tessuto imprenditoriale grazie alla contrazione delle imprese con forma giuridica più semplice e il potenziamento di quelle più strutturate e dotate di strumenti per competere sui mercati internazionali. Il commercio estero regionale nel 2020 registra variazioni annue negative meno ampie di quelle nazionali. Le vendite all’estero si attestano sugli 8,2 miliardi di euro (-6,2%, Italia: -12,8%), gli acquisti sui 3,9 miliardi di euro (-7,4%; Italia: -9,7%). Tra il 2019 e il 2020 a riportare cali a due cifre è l’export verso l’Unione Europea a 27 post Brexit (63% del totale) e verso i Paesi europei non UE (12%). Contrazioni analoghe si registrano nelle vendite estere verso l’Africa, l’America Centro Meridionale e il Medio Oriente, (8% del totale). Continua ad avanzare l’export in America Settentrionale (12%), in Asia Centrale e Orientale (4% del totale). Il comparto metalmeccanico ed elettronico (67% dell’export regionale), pur diminuendo del 10% rispetto al 2019, mostra nell’ultimo ventennio una importante crescita grazie ai mezzi di trasporto che, nonostante la contrazione annua del 12%, passano dal 25% a quasi il 50% delle vendite estere regionali (Italia: 10%). Il chimico-farmaceutico (17% del totale abruzzese; Italia: 22%), vede un incremento su base annua del 17% (Italia: -7,7%) per effetto del forte balzo in avanti delle vendite estere regionali di prodotti farmaceutici, chimico-medicinali (+108%; Italia: +3,8%) che rappresentano in Abruzzo più del 7% del totale (Italia: 8%). In crescita anche l’agro-alimentare, (8%; Italia: 11%). Seguendo il trend ormai consolidato a livello nazionale, perdono terreno, invece, il legno e carta e, in particolar misura, la moda che nel 2020 nel complesso pesano per il 4% sull’export abruzzese (Italia: 14%). La popolazione regionale al 31 dicembre 2020 è composta da 1.285.256 residenti, 8.685 in meno rispetto all’anno precedente pari al -6,7‰ (Italia: -6,4‰). Negative sia la dinamica naturale (-6,3‰) sia quella migratoria (-0,5‰). Gli stranieri rappresentano il 6,4% del totale dei residenti (Italia: 8,5%). Allarmanti i dati relativi all’invecchiamento della popolazione: in Abruzzo i minori rappresentano il 15% del totale dei residenti (Italia: 16%), la popolazione in età 15-64 anni il 63% (Italia: 64%), con un forte sbilanciamento verso la fascia matura (39-64 anni) che costituisce il 37% del totale, gli over 64 il 25% (Italia: 23%). Conseguentemente gli indicatori di struttura continuano ad indicare un peggioramento della situazione con un peso crescente del carico sociale ed economico. Il secondo contributo nella sezione dedicata alla società ha riguardato i caratteri demografici ed economici dei comuni abruzzesi ammessi nell’Associazione dei “Borghi più belli d’Italia”. Sono prevalentemente ubicati in aree montuose del territorio regionale e caratterizzati non solo da dimensioni demografiche limitate e in ulteriore calo ma anche da una maggiore presenza di anziani rispetto alla media regionale e da un più veloce processo di invecchiamento. La loro economia in tempi recenti ha continuato a impoverirsi e si sta trasformando in senso turistico. I flussi turistici a partire dal 2009 hanno risentito più duramente degli eventi sismici e climatici ma nel biennio pre-covid hanno registrato, a differenza della regione, una certa crescita grazie al consolidamento della loro immagine di destinazione turistica peculiare. Nel 2020 hanno risentito in misura meno grave del tracollo causato dalla pandemia con previsioni positive per il prossimo futuro perché garantiscono un turismo di prossimità sicuro dal punto di vista sanitario.
Il Presidente Mara Quaianni