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1.1.2 Lo scenario economico nazionale

I risultati del secondo trimestre 2021 evidenziati dall’OECD mostrano una ripresa del commercio internazionale dei paesi del G20 con un +4,1% per le esportazioni e un +6,4% per le importazioni rispetto al primo trimestre, causata dal superamento delle misure introdotte dalla maggior parte di essi in piena pandemia. Tra gli andamenti dei singoli paesi emergono le esportazioni di Russia (+30,7%), Brasile (+29,4%), Sud Africa (+21,7%), Regno Unito (+12,3%), Australia (+10,0%). Inoltre, si evidenzia anche un certo recupero anche nella produzione del PIL che nella globalità dei paesi OECD ha raggiunto il +1,6%, trainato dal Regno Unito (+4,8%) e dalla zona Euro (+2,0%) nell’ambito della quale emerge l’Italia (+2,7%).

1.1.2 LO SCENARIO ECONOMICO NAZIONALE Nel 2020 il PIL italiano, a causa della pandemia da Covid-19, ha subito un calo dell’8,9%, il peggiore dalla fine della seconda guerra mondiale, risultato del calo della produzione, delle esportazioni, delle entrate turistiche, dei consumi e degli investimenti. La caduta del PIL ha colpito soprattutto le regioni settentrionali (Nord-ovest e Nord-est: entrambe -9,1%) mentre al Centro la contrazione è stata meno pesante (-8,8%) e nel Mezzogiorno la perdita è stata inferiore (-8,4%). Le misure di contenimento della pandemia, implicando il blocco della mobilità delle persone e delle cose, hanno avuto pesanti ripercussioni sui rapporti internazionali, con il crollo della bilancia turistica, il cui saldo seppur positivo è risultato dimezzato rispetto al 2019, e con la forte flessione delle esportazioni, andamenti in entrambi i casi caratterizzati da un brusco calo nel trimestre primaverile caratterizzato dal primo lockdown e da un graduale recupero nei trimestri successivi. Il blocco delle attività produttive e l’incertezza sul futuro hanno causato non solo il calo dei consumi delle famiglie (-10,7%), accompagnato anche da un aumento della propensione al risparmio, ma anche degli investimenti delle imprese (-9,1%). L’occupazione ha risentito della pandemia in maniera attenuata grazie all’utilizzo degli ammortizzatori sociali, sia ordinari che straordinari, con un calo delle ore lavorate e una contemporanea flessione più leggera degli occupati (-2,1%). Questi andamenti hanno colpito più pesantemente i giovani e le donne. Il valore aggiunto, secondo i dati dell’Istat, è diminuito notevolmente in tutti i settori di attività economica e in particolare nell’industria (-11,1%) a causa del calo nella produzione di coke e di prodotti derivanti dalla raffinazione del petrolio (-46,1%) e nella produzione tessile e confezione di abbigliamento e articoli in pelle (-23,1%). Anche il valore aggiunto prodotto dai servizi è calato sensibilmente (-8,1%) a causa del calo di tutti i comparti e, in particolare, del crollo delle attività di alloggio e ristorazione (-40,1%) e delle attività artistiche, di intrattenimento e divertimento (-27,2%). Le attività agricole ed edilizie hanno subito una minore ma consistente diminuzione del valore aggiunto prodotto (rispettivamente -6,0% e -6,3%). Le condizioni finanziarie delle famiglie, secondo la Banca d’Italia, sono state variamente influenzate dall’epidemia di Covid-19, in positivo per quelle che hanno potuto usufruire dello smart working, in negativo per quelle che traevano il reddito dai settori maggiormente colpiti dalle misure di contenimento della pandemia, che hanno potuto comunque avvalersi delle misure di sostegno dei redditi previste dal Governo. Le proiezioni del Fondo Monetario Internazionale per il 2021 elaborate a gennaio vedevano per l’Italia un recupero del +3,0%, che nell’aggiornamento di aprile è stato incrementato al +4,2% e a luglio al +4,9%, al di sopra della media dell’area Euro.

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