Corriere dell'Economia n. 15/2025

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Sintesi esplicative di documenti e studi a carattere economico di rilievo nazionale, europeo ed internazionale, con link ai documenti ufficiali.

Commissione UE: Rapporto annuale sulla tassazione 2025

ISTAT: contratti collettivi e retribuzioni contrattuali

Aprile-Giugno 2025

INPS: sospensione delle notifiche degli atti ai contribuenti

UNIONCAMERE: previsioni dei fabbisogni occupazionali e professionali in Italia a medio termine (2025-2029)

BCE: tassi di interesse invariati

Banca d’Italia: le prospettive di sviluppo dell’economia meridionale

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Commissione UE: Rapporto annuale sulla tassazione 2025

1. Contesto generale

Il rapporto esamina la situazione della tassazione negli Stati membri dell’UE, fornendo un’analisi dettagliata delle entrate fiscali, delle riforme recenti e delle sfide future. Viene sottolineato come la politica fiscale non sia solo uno strumento per raccogliere entrate, ma anche per orientare l’economia, promuovere investimenti e garantire equità sociale.

2. Situazione macroeconomica e sfide strutturali

• Crescita debole e incertezza geopolitica: L’economia UE cresce lentamente (+1,1% nel 2025), condizionata da tensioni commerciali, in particolare con gli USA, e da un contesto globale incerto.

• Invecchiamento della popolazione: Aumenteranno le spese pensionistiche, con conseguente pressione sulle finanze pubbliche. In alcuni Stati membri, oltre il 10% delle entrate fiscali sarà destinato alle pensioni entro il 2050.

• Riduzione forza lavoro: Il calo dell’occupazione minaccia la stabilità del gettito da lavoro. Si suggerisce di spostare parte del carico fiscale verso basi più sostenibili (es. ambiente e capitale).

3. Evoluzione del mix fiscale

• Rapporto imposte/PIL in calo: dal 40,2% nel 2021 al 39,0% nel 2023. La diminuzione è legata alla crescita del PIL nominale e alla riduzione delle tasse ambientali e patrimoniali.

• Composizione del gettito:

ɇ 51,2% da lavoro

ɇ 26,9% da consumi

ɇ 21,9% da capitale

• Trend: Aumento delle imposte sul capitale (grazie ai profitti societari) ma stagnazione delle imposte sui redditi da capitale delle persone fisiche.

4. Riforme fiscali recenti

• 466 riforme nel 2024, molte supportate dal Recovery and Resilience Facility e dal Technical Support Instrument (TSI).

• Obiettivi principali: competitività, semplificazione, equità (es. modifiche agli scaglioni

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dell’IRPEF), ambiente e salute.

• Iniziative UE:

ɇ Direttive FASTER (rimborso ritenute alla fonte) e ViDA (IVA nell’era digitale)

ɇ Proposte BEFIT, HOT e TP per uniformare la tassazione delle imprese e facilitare la compliance fiscale

5. Gap fiscali e compliance

• Tax gap: Differenza tra entrate teoriche e effettive. Nel 2022, il VAT gap (IVA) ammontava a 89 miliardi di euro.

• Stime limitate per IRPEF e IRES: evasione fino al 40% per i lavoratori autonomi.

• Profit shifting da parte delle multinazionali ha causato perdite fino a 36 miliardi nel 2022.

• Necessità di rafforzare la cooperazione tra Stati, digitalizzazione e analisi dei benefici fiscali (tax expenditures).

6. Amministrazioni fiscali

• Grandi differenze tra paesi in termini di personale, risorse e digitalizzazione.

• Digitalizzazione crescente: precompilazione dichiarazioni, archiviazione elettronica, uso di AI.

• Audit fiscali: nel 2022, 10,7 milioni di controlli hanno recuperato 105 miliardi di euro.

7. Tassazione della ricchezza e dei redditi alti

• Il tema dell’equità fiscale è centrale. Viene evidenziata la necessità di garantire che i grandi patrimoni contribuiscano equamente.

• Tassazione progressiva: presente nei sistemi IRPEF della maggior parte dei paesi, ma con differenze rilevanti.

• I sistemi fiscali spesso sottotassano la ricchezza, specialmente quella immobiliare e finanziaria.

• Solo la Spagna mantiene una vera imposta sul patrimonio netto.

• Tasse su eredità e donazioni presenti in 17 Stati membri ma con gettito limitato.

Conclusioni

Il rapporto sottolinea che, per affrontare le sfide economiche, demografiche e ambientali, l’UE deve costruire un sistema fiscale più equilibrato, equo e resiliente, in grado di:

• sostenere la crescita

• ridurre le disuguaglianze

• garantire sostenibilità fiscale a lungo termine.

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CNEL: le attività del II trimestre 2025

Il trimestre ha visto la sottoscrizione di nove accordi interistituzionali con soggetti pubblici e privati, tra cui spiccano le collaborazioni con il MIMIT, il Ministero del Turismo, l’OCSE, l’ANAC e varie organizzazioni datoriali per il reinserimento lavorativo dei detenuti, la gestione dei beni confiscati, lo sviluppo del turismo e la promozione di pratiche sostenibili e inclusive. Sul piano culturale e formativo, il CNEL ha promosso la seconda edizione del progetto “Recidiva Zero”, organizzato in collaborazione con il Ministero della Giustizia, volto a favorire il reinserimento socio-lavorativo delle persone private della libertà personale, accompagnato da un rapporto Censis aggiornato sulla detenzione in Italia. In ambito giovanile, ha preso avvio il Forum delle forze economiche e sociali giovanili, organismo partecipativo che coinvolge 34 rappresentanze under 35 e che supporta la valutazione d’impatto generazionale delle politiche pubbliche. Significativi anche gli Open Day per le scuole, che hanno permesso agli studenti di simulare i lavori assembleari e presentare proposte su temi come lavoro, welfare, intelligenza artificiale e sicurezza. Sul fronte dell’analisi e della documentazione, è stato approvato il XXVI Rapporto sul mercato del lavoro e la contrattazione collettiva, che conferma la solidità delle relazioni industriali italiane, con la quasi totalità dei lavoratori coperti da contratti firmati dai sindacati maggiormente rappresentativi. Da segnalare infine la guida pubblicata con Il Sole 24 Ore su “Il lavoro che cambia”, in occasione dei 55 anni dallo Statuto dei lavoratori, e il convegno dedicato alla rappresentatività sindacale in memoria di Massimo D’Antona e Umberto Romagnoli. Il documento nel suo insieme restituisce l’immagine di un CNEL attivo e strategico, impegnato nel rafforzare la coesione sociale, l’equità generazionale e la partecipazione democratica. ISTAT: contratti collettivi e retribuzioni

Il 30 luglio 2025 l’Istat ha diffuso la nota trimestrale sull’andamento dei contratti collettivi e delle retribuzioni contrattuali relativa al secondo trimestre dell’anno. Alla fine di giugno, risultano attivi 44 contratti collettivi nazionali per la parte eco-

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nomica, che coprono il 56,3% dei lavoratori dipendenti – pari a circa 7,4 milioni di persone – e rappresentano il 54% del totale delle retribuzioni erogate. Nel periodo aprile-giugno sono stati recepiti dieci contratti: cinque nell’industria, due nei servizi privati e tre nella pubblica amministrazione. Restano invece in attesa di rinnovo 31 contratti, che interessano circa 5,7 milioni di lavoratori (43,7% del totale). Il tempo medio di attesa per il rinnovo dei contratti scaduti si è ridotto da 27,3 a 24,9 mesi su base annua, mentre considerando l’intera platea di dipendenti si registra un lieve incremento da 9,8 a 10,9 mesi. Sul piano salariale, la retribuzione oraria media nei primi sei mesi del 2025 è aumentata del 3,5% rispetto allo stesso periodo del 2024. A giugno, l’indice delle retribuzioni orarie ha segnato un +0,5% rispetto a maggio e un +2,7% rispetto a giugno 2024. Gli aumenti tendenziali sono stati del 2,3% nell’industria, del 2,7% nei servizi privati e del 2,9% nella pubblica amministrazione. I settori con le variazioni più marcate sono stati ministeri (+6,9%), militari e difesa ed energia elettrica (+6,7%), forze dell’ordine (+5,8%), mentre non si rilevano aumenti per farmacie private e telecomunicazioni.

INPS: Assegno di Inclusione.

Attribuzione d’ufficio dei carichi di cura. Chiarimenti

Con il messaggio n. 2388 del 29 luglio 2025, l’INPS ha fornito ulteriori precisazioni riguardo alle nuove modalità operative per l’assegnazione automatica del parametro di 0,40 nella scala di equivalenza, relativo al carico di cura, a favore di un componente maggiorenne del nucleo familiare che percepisce l’Assegno di Inclusione (ADI). Tale attribuzione è riservata ai soggetti in possesso dei requisiti indicati all’articolo 6, comma 5, lettera d), del decreto-legge 4 maggio 2023, n. 48, convertito con modifiche nella legge 3 luglio 2023, n. 85.

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27 07 25

INPS: sospensione delle notifiche degli atti ai contribuenti

Con il messaggio n. 2359 del 25 luglio 2025, l’INPS ha annunciato la sospensione, nel periodo compreso tra il 1° e il 31 agosto 2025, della notifica delle “Note di rettifica” e delle verifiche di regolarità contributiva effettuate tramite il sistema D.P.A. (Dichiarazione preventiva di agevolazione), per agevolare gli adempimenti dei contribuenti e dei loro intermediari. Nello stesso intervallo temporale, non verranno notificate le “Diffide di adempimento”, salvo nei casi in cui si stia per raggiungere il termine di prescrizione. La sospensione non si applica agli atti relativi alla contribuzione dei dipendenti pubblici. Viene inoltre bloccata la notifica dei verbali ispettivi e degli atti di recupero derivanti da vigilanza documentale. Tuttavia, la notifica resterà obbligatoria quando necessaria per evitare un danno ai crediti dell’Istituto. L’emissione degli avvisi di addebito (AVA), previsti dal decreto-legge n. 78/2010, è anch’essa sospesa fino al 31 agosto, ma sarà comunque possibile per le sedi INPS procedere al trasferimento dei crediti all’agente della riscossione qualora il contribuente manifesti l’intenzione di regolarizzare la propria posizione. La sospensione dovrà comunque tenere conto della scadenza dei termini di prescrizione, e in tali casi le Strutture territoriali potranno notificare un atto amministrativo che interrompa la prescrizione. Per quanto riguarda la gestione operativa del recupero crediti, sono previste due finestre per l’invio agli agenti della riscossione: il 7-8 agosto (con consegna il 10) e il 21-22 agosto (con consegna il 25). Infine, sono sospese fino a fine agosto anche le notifiche degli atti di accertamento delle violazioni contributive e delle ordinanze-ingiunzioni, ma anch’esse potranno essere emesse qualora la scadenza dei termini lo richieda, previa valutazione istruttoria da parte della sede competente.

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UNIONCAMERE: previsioni

dei fabbisogni occupazionali e professionali in Italia a medio termine (2025-2029)

Il rapporto “Previsioni dei fabbisogni occupazionali e professionali in Italia a medio termine (2025-2029)”, realizzato da Unioncamere e Ministero del Lavoro nell’ambito del Sistema Informativo Excelsior, delinea un quadro dettagliato sulle prospettive del mercato del lavoro italiano per il prossimo quinquennio, evidenziando i fabbiso-

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Corriere dell‘Economia

gni di occupazione e le implicazioni per la formazione. Dopo la ripresa economica seguita alla pandemia, l’Italia ha visto una crescita trainata dagli investimenti, in particolare nel settore residenziale, favorita anche dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR); tuttavia, a partire dal 2022, si è registrato un rallentamento dovuto all’aumento dei tassi di interesse, alle difficoltà di attuazione del PNRR e a un contesto internazionale incerto. Nonostante ciò, l’occupazione ha continuato a crescere raggiungendo un record nel 2023, mentre la produttività ha subito una contrazione. Le previsioni indicano un fabbisogno occupazionale complessivo compreso tra 3,3 e 3,7 milioni di unità, determinato in gran parte dalla replacement demand (oltre 3 milioni di lavoratori da sostituire per pensionamenti e uscite), mentre la componente di nuova occupazione (expansion demand) potrà variare da 237.000 a 679.000 unità in base allo scenario economico. I settori dei servizi, inclusa la Pubblica Amministrazione, assorbiranno circa il 75% della domanda, mentre il comparto industriale peserà per il 23% e l’agricoltura per circa il 3%. Le filiere con i fabbisogni maggiori saranno commercio e turismo, salute, formazione e cultura, finanza e consulenza, e servizi pubblici e privati. Il PNRR, se pienamente attuato, potrà generare fino a 809.000 posti di lavoro, con impatti significativi nelle filiere connesse alla digitalizzazione, alla transizione ecologica e alla costruzione di infrastrutture. Le professioni più richieste riguarderanno i servizi, le aree tecnico-specialistiche e le competenze digitali e green, con una forte domanda di formazione tecnico-professionale (secondaria di secondo grado) e terziaria. La centralità del capitale umano, unita alla necessità di affrontare l’invecchiamento della forza lavoro e la bassa produttività, rende fondamentale una programmazione integrata tra politiche del lavoro, formazione e orientamento.

ISTAT: Crescita omogenea del Pil tra ripartizioni, l’occupazione sale di più nel Mezzogiorno

Nel 2024, il Prodotto interno lordo è cresciuto in modo omogeneo nelle diverse aree del Paese, ad eccezione del Nord-est, dove l’incremento è stato più contenuto (+0,2% rispetto al +0,9% registrato nelle altre zone). Le aree con una crescita superiore alla media nazionale hanno visto trainanti alcuni settori specifici: nel Nord-ovest i Servizi finanziari, immobiliari e professionali (+3,2%), al Centro l’Agricoltura (+5,2%) e

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nel Mezzogiorno le Costruzioni (+4,1%).

Per quanto riguarda l’occupazione, il Mezzogiorno ha segnato l’aumento più marcato (+2,2%), seguito dal Centro (+1,8%). Le aree settentrionali hanno mostrato incrementi più modesti: +1,6% nel Nord-ovest e +0,9% nel Nord-est.

30 06 25

BCE: tassi di interesse invariati

Il Consiglio direttivo della BCE ha deciso di mantenere invariati i tre tassi di interesse di riferimento, sottolineando che l’inflazione è attualmente allineata all’obiettivo del 2% nel medio termine. Le informazioni disponibili confermano le precedenti valutazioni sull’andamento dei prezzi, con pressioni inflazionistiche in calo grazie al rallentamento della crescita salariale.

Situazione economica

• Crescita superiore alle attese nel primo trimestre, sostenuta da consumi, investimenti e anticipazioni delle esportazioni legate a possibili dazi.

• Le imprese mostrano cautela negli investimenti a causa dell’incertezza geopolitica, dell’apprezzamento dell’euro e delle tensioni commerciali.

• Il mercato del lavoro resta solido, con disoccupazione al 6,3% e condizioni di finanziamento favorevoli.

• Gli investimenti pubblici in difesa e infrastrutture dovrebbero contribuire alla crescita futura.

Inflazione

• A giugno l’inflazione annua è al 2,0%, in lieve aumento rispetto a maggio.

• Prezzi dell’energia in rialzo, ma ancora sotto i livelli dell’anno precedente.

• Inflazione di fondo stabile, con segnali di raffreddamento della crescita salariale.

• Le aspettative di inflazione a breve termine sono in calo, mentre quelle a lungo termine restano ancorate attorno al 2%.

Rischi e incertezze

• I rischi per la crescita sono orientati al ribasso, legati a tensioni commerciali, incertezze geopolitiche e possibili reazioni negative dei mercati finanziari.

30 06 25

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• Anche le prospettive per l’inflazione sono incerte: da un lato potrebbero ridursi per effetto di un euro forte e minore domanda esterna; dall’altro, potrebbero aumentare per crisi delle catene di approvvigionamento o eventi climatici estremi.

Condizioni finanziarie e monetarie

• I tassi di mercato a lungo termine sono saliti, ma il costo dei prestiti alle imprese è in calo.

• Domanda di credito in leggero aumento, favorita da tassi più bassi, anche se permane la cautela delle imprese.

• Tassi sui mutui stabili (3,3%) con un aumento nella domanda di mutui e un lieve irrigidimento nei criteri di concessione.

Conclusione

La BCE ribadisce il proprio impegno a mantenere la stabilità dei prezzi, adottando un approccio graduale e basato sui dati per definire la politica monetaria. Pur non assumendo impegni precisi sui tassi futuri, il Consiglio è pronto ad adeguare gli strumenti a disposizione per garantire il raggiungimento dell’obiettivo del 2% e sostenere la trasmissione della politica monetaria.

Banca

d’Italia: le prospettive di sviluppo dell’economia meridionale

Negli ultimi cinque anni l’economia del Mezzogiorno è tornata a crescere a ritmi superiori rispetto al Centro Nord, trainata dall’aumento della produttività e, soprattutto, da un forte incremento dell’occupazione. La crescita è stata particolarmente marcata nel settore delle costruzioni, grazie agli incentivi per la riqualificazione edilizia, e nei servizi pubblici, come sanità e istruzione, sostenuti da maggiori spese e assunzioni. Segnali positivi sono emersi anche nei servizi privati ad alta intensità di conoscenza, come ICT e professioni intellettuali, specie nelle aree urbane, grazie alla presenza di lavoratori qualificati a costi contenuti. Parallelamente, si sono registrati miglioramenti nelle condizioni economico-finanziarie delle imprese e nei contesti istituzionali, specie nel funzionamento della giustizia civile e dell’amministrazione. Tuttavia, il divario in termini di reddito pro capite con il Centro Nord resta molto ampio, a causa della minore produttività e del basso tasso di occupazione,

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tra i più bassi in Europa. Per ridurre i divari territoriali, occorre puntare sull’incremento dell’occupazione, anche attraverso lo sviluppo dei settori ad alta intensità di conoscenza, che generano benefici occupazionali e migliorano la produttività aggregata. Un aumento dell’occupazione richiederà però un adeguato rafforzamento dello stock di capitale: si stimano investimenti per circa 210 miliardi entro il 2030 per evitare un calo della produttività. In questo scenario, sarà cruciale impiegare efficacemente le risorse pubbliche disponibili, orientandole verso progetti ad alto impatto economico, per sostenere una crescita duratura e inclusiva del Mezzogiorno.

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