

Corriere dell‘Economia

Sintesi esplicative di documenti e studi a carattere economico di rilievo nazionale, europeo ed internazionale, con link ai documenti ufficiali.
MinLavoro: Piano nazionale degli interventi e dei servizi sociali per il triennio 2024-2026
Bollettino Excelsior: 528mila assunzioni programmate a maggio
INPS: nuovi livelli reddituali assegno per il nucleo familiare
ADE: Circolare n. 4/E del 16 maggio 2025 - novità
IRPEF e misure fiscali per i lavoratori dipendenti – Legge di Bilancio 2025 e Decreto Legislativo n. 192/2024
MinLavoro: stabile la crescita dei contratti di produttività attivi


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05 25
MinLavoro: stranieri – nelle more della conversione del permesso di soggiorno, si possono svolgere attività non stagionali


La circolare del Ministero del Lavoro n. 10 del 5 maggio 2025 chiarisce che i lavoratori stranieri titolari di un permesso di soggiorno per lavoro stagionale possono iniziare a svolgere attività lavorativa non stagionale anche prima della decisione dello Sportello Unico Immigrazione sulla domanda di conversione del permesso in lavoro subordinato non stagionale.
Quadro normativo:
• Art. 24, comma 10 del T.U.I.: consente la conversione del permesso stagionale in uno per lavoro subordinato, se il lavoratore ha lavorato per almeno 3 mesi e riceve un’offerta di lavoro a tempo determinato o indeterminato.
• D.L. 145/2024, convertito nella L. 187/2024: consente di presentare la domanda di conversione in qualsiasi momento dell’anno, senza limiti di quote.
• L’offerta di lavoro deve garantire almeno 20 ore settimanali e, per il lavoro domestico, una retribuzione non inferiore al minimo dell’assegno sociale.
• Chiarimenti principali:
• Si applica l’art. 5, comma 9-bis del T.U.I., che consente di lavorare nelle more del rilascio o rinnovo del permesso, se:
o la domanda è stata presentata nei termini previsti;
o il lavoratore ha la ricevuta che attesta l’avvenuta richiesta.
• Tale principio è già stato estensamente applicato anche ai permessi per motivi familiari e ora, per analogia e in base ai principi costituzionali di uguaglianza e diritto al lavoro, viene esteso anche ai casi di conversione da lavoro stagionale a non stagionale.
Il lavoratore straniero può legittimamente iniziare a lavorare in un’attività non stagionale, anche prima dell’esito della domanda di conversione, purché sia stato presentato il modello Unilav (per lavoro subordinato) o la denuncia all’INPS (per lavoro domestico). L’obiettivo è prevenire disoccupazione e lavoro irregolare durante l’attesa burocratica.
07 05 25
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INPS: novità per i dipendenti pubblici cessati dal servizio prima del 2010


Con il messaggio n. 1431 del 7 maggio 2025, l’INPS fornisce ulteriori chiarimenti rivolti agli assicurati delle seguenti Casse previdenziali:
• Cassa Pensioni Dipendenti Enti Locali (CPDEL);
• Cassa Pensioni Sanitari (CPS);
• Cassa Pensioni Insegnanti (CPI);
• Cassa Pensioni Ufficiali Giudiziari (CPUG);
• Cassa Trattamenti Pensionistici dei dipendenti dello Stato (CTPS).
Le istruzioni si riferiscono ai soggetti che hanno cessato il servizio prima del 31 luglio 2010 senza aver raggiunto il diritto alla pensione. In particolare, l’INPS spiega che tali soggetti possono richiedere l’autorizzazione al versamento dei contributi volontari e, durante il periodo in cui effettuano questi versamenti, possono anche presentare domanda per il riconoscimento di ulteriori periodi contributivi, attraverso strumenti come il riscatto, la ricongiunzione, il computo di servizi o l’accredito figurativo.
MinLavoro: Piano nazionale degli interventi e dei servizi sociali per il triennio 2024-2026


Il 5 maggio 2025 è stato registrato dalla Corte dei Conti il decreto del Ministro del Lavoro, di concerto con il MEF, che adotta il Piano nazionale degli interventi e dei servizi sociali per il triennio 2024-2026, approvato dalla Conferenza Unificata il 6 marzo 2025.
Il Piano si compone di tre sezioni:
1. Quadro di riferimento generale,
2. Piano sociale nazionale 2024-2026,
3. Piano nazionale per il contrasto alla povertà 2024-2026.
Il Piano sociale nazionale programma le risorse del Fondo nazionale per le politiche sociali, delineando gli interventi per garantire i livelli essenziali delle prestazioni sociali su tutto il territorio. 02 04 25
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Il Piano per il contrasto alla povertà utilizza le risorse del Fondo povertà per sostenere i beneficiari dell’Assegno di inclusione e altri nuclei familiari in difficoltà economica, con un’attenzione specifica alle persone in povertà estrema e senza dimora, in linea con le linee guida nazionali.
Il decreto ripartisce oltre 3 miliardi di euro: circa 1,19 miliardi dal Fondo politiche sociali e 1,81 miliardi dal Fondo povertà per il triennio 2024-2026.
01 05 25
Bollettino Excelsior: 528mila assunzioni programmate a maggio


A maggio le imprese italiane cercano circa 528mila lavoratori e lavoratrici, una cifra che sale a quasi 1,7 milioni nel periodo maggio-luglio, segnando un aumento della domanda di lavoro pari a 35mila unità in più rispetto a maggio 2024 (+7,0%) e oltre 70mila rispetto allo stesso trimestre del 2024 (+4,4%). Questi dati emergono dal Bollettino mensile del Sistema informativo Excelsior, elaborato da Unioncamere e dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, nell’ambito del Programma nazionale “Giovani, donne e lavoro”, cofinanziato dall’Unione europea.
Nel dettaglio, l’industria mostra un leggero calo nelle nuove assunzioni, mentre i servizi registrano un aumento del 10,4%, spinti in particolare dal settore turistico, che da solo richiede oltre 147mila figure professionali a maggio e 446mila nel trimestre maggio-luglio. La maggior vivacità occupazionale si registra nel Sud e nelle Isole, dove sono attesi 161mila nuovi contratti. Seguono, per numero di assunzioni, i comparti del commercio e dei servizi alla persona.
Per quanto riguarda l’industria manifatturiera, si prevedono circa 84mila assunzioni a maggio e oltre 263mila per il trimestre, con meccatronica, metallurgia e agroalimentare tra i settori più dinamici.
Un aspetto critico riguarda la difficoltà nel reperire personale qualificato: circa il 47% delle figure richieste (248mila posizioni) risulta difficile da trovare, principalmente per mancanza di candidati. Le difficoltà sono particolarmente accentuate per:
• Ingegneri (63% di irreperibilità)
• Specialisti in scienze gestionali, commerciali e bancarie (45,3%)
• Tecnici in ambito ingegneristico (69,9%)
• Tecnici della gestione dei processi produttivi (66,6%)
31 01 25
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• Tecnici della salute (66,5%)
• Operatori della cura estetica (69,3%)
• Addetti ai servizi sanitari e sociali
• Operai specializzati: meccanici, montatori, manutentori (72,6%), addetti alle rifiniture edilizie (72,4%), saldatori, carpentieri e affini (70,8%)
Le difficoltà maggiori nel reperimento di personale si riscontrano nel Nord Est, seguito da Nord Ovest, Centro e Sud e Isole.
Quanto alla tipologia contrattuale, la maggior parte delle assunzioni previste è a tempo determinato (61,8%), seguita dai contratti a tempo indeterminato (16,8%).
Infine, nel 18,4% dei casi le imprese prevedono di assumere lavoratori stranieri, in particolare nei servizi e nella logistica, che risultano i settori con la più alta incidenza di manodopera estera.
INAPP: digitalizzazione e invecchiamento della forza lavoro nelle PMI italiane


Il rapporto “Digitalizzazione e invecchiamento della forza lavoro nelle piccole e medie imprese italiane”, curato da INAPP, analizza come la trasformazione digitale e l’invecchiamento demografico stiano modificando profondamente il mondo del lavoro nelle PMI italiane. In un contesto in cui l’Italia presenta uno dei rapporti più elevati tra popolazione anziana e forza lavoro attiva, e con previsioni che indicano una forte contrazione della popolazione in età lavorativa entro il 2062, la gestione della longevità lavorativa diventa una sfida centrale. Parallelamente, le PMI italiane mostrano ritardi nella digitalizzazione, con la maggior parte che si attesta su livelli di base di intensità digitale e con un utilizzo ancora limitato di tecnologie avanzate come cloud, big data, intelligenza artificiale e robotica. Le difficoltà sono aggravate dalla scarsità di competenze digitali, in particolare tra i lavoratori over 50, che pur rappresentando una quota crescente della forza lavoro, incontrano maggiori ostacoli nell’aggiornamento professionale e nella partecipazione ai processi di innovazione. L’indagine, condotta su 2.500 PMI italiane, evidenzia come le pratiche di age management siano ancora poco diffuse e spesso assenti, mentre la formazione continua e la valorizzazione del capitale umano maturo restano insufficienti. Le politiche pubbliche, come il PNRR e il piano Transizione 4.0, offrono strumenti
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potenzialmente utili a colmare i divari digitali e generazionali, ma il loro impatto effettivo necessita di una valutazione più sistematica. Il rapporto sottolinea l’urgenza di promuovere un approccio integrato alla trasformazione digitale che metta al centro la sostenibilità della vita lavorativa anche in età avanzata, favorendo politiche attive per la formazione, l’inclusione e il ricambio generazionale. In definitiva, il miglioramento della competitività delle PMI italiane passa anche dalla capacità di valorizzare l’esperienza dei lavoratori maturi e di affrontare il digital divide con strumenti mirati, flessibili e inclusivi.
19 05 25 INPS: nuovi livelli reddituali assegno


L’INPS, attraverso la circolare n. 92 del 19 maggio 2025, ha reso noti i nuovi limiti di reddito familiare da considerare per l’erogazione dell’Assegno per il nucleo familiare (ANF), applicabili alle varie tipologie di nuclei a partire dal 1° luglio 2025.
Poiché l’ISTAT ha rilevato un incremento dello 0,8% nell’indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (escludendo i tabacchi) tra il 2023 e il 2024, l’INPS ha provveduto ad aggiornare, in base a tale variazione, i livelli di reddito riportati nelle tabelle degli importi mensili dell’ANF, valide dal 1° luglio 2025 al 30 giugno 2026.
La circolare riporta, nel dettaglio, le tabelle aggiornate con i nuovi limiti reddituali e i relativi importi mensili dell’assegno, suddivisi per le diverse configurazioni familiari, da applicare nel periodo indicato.
Tali livelli di reddito saranno utilizzati anche per il calcolo degli importi giornalieri, settimanali, quattordicinali e quindicinali dell’assegno.

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ADE: mercato immobiliare residenziale in crescita nel 2024


Nel 2024 il mercato immobiliare residenziale torna a crescere, avvicinandosi a quota 720mila compravendite, con un aumento dell’1,3% rispetto all’anno precedente e un valore complessivo stimato di circa 114 miliardi di euro. Questi dati emergono dal più recente Rapporto Immobiliare Residenziale, pubblicato dall’Osservatorio del mercato immobiliare dell’Agenzia delle Entrate in collaborazione con l’Associazione Bancaria Italiana (ABI). Il documento analizza anche le caratteristiche principali dei mutui ipotecari concessi per l’acquisto di abitazioni, insieme a un aggiornamento sull’indice di accessibilità all’acquisto della casa da parte delle famiglie italiane (indice di “affordability”).
Lo scorso anno si sono concluse 719.578 transazioni immobiliari, segnando una ripresa rispetto al calo del 2023 e alla forte flessione del 2020 (-7,7%) dovuta alla pandemia. La ripartenza del mercato, in corso sin dal 2014, ha ripreso vigore, con una crescita più marcata nel Mezzogiorno (+2,6%), seguita da Centro e Nord Est (entrambi a +1,5%), mentre Nord Ovest e Isole mostrano dati stabili rispetto all’anno precedente. La Lombardia si conferma la regione con il maggior numero di vendite (oltre 151mila), ma è l’Abruzzo a registrare la crescita più elevata (+9,2%), seguito da Friuli-Venezia Giulia (+6,4%) e Molise (+6%). Tra le grandi città spiccano Genova (+3%), Roma (+2%), Torino (+1,6%) e Bologna (+1,4%). Per quanto riguarda invece il mercato delle locazioni, nel 2024 si sono registrati poco più di un milione di contratti, con un lieve calo dello 0,6% rispetto al 2023. Il volume d’affari generato dalle compravendite nel 2024 è stimato in circa 114 miliardi di euro, con un incremento di oltre 2,5 miliardi rispetto all’anno precedente (+2,3%). Più della metà del fatturato (circa 65,5 miliardi, pari al 57%) proviene da acquisti nel Nord Italia; il 23,4% (circa 27 miliardi) dal Centro e il restante 19,2% (circa 22 miliardi) da Sud e Isole. Nel corso del 2024, più di 283mila acquisti di abitazioni sono stati finanziati con mutui ipotecari, per un valore complessivo superiore a 38 miliardi di euro, in crescita di oltre 3 miliardi rispetto al 2023 (+8,1%). Il tasso d’interesse iniziale medio è sceso al 3,6%, registrando una diminuzione di 0,69 punti percentuali. La durata media del mutuo rimane stabile a 25,3 anni su tutto il territorio nazionale, con una rata mensile media di circa 677 euro. Nel 2024 le condizioni per l’accesso alla casa sono risultate favorevoli, con un indice di affordability che si mantiene su
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livelli elevati sia a livello nazionale che regionale. Dopo il peggioramento registrato nel biennio 2022-2023, causato dall’aumento dei tassi d’interesse deciso dalla BCE, l’indice è tornato a migliorare, attestandosi al 12,7%, contro una media storica del 9,6% calcolata tra il 2004 e il 2024. Questo miglioramento è stato reso possibile dalla riduzione dei tassi sui mutui, che ha compensato l’aumento dei prezzi delle abitazioni nella seconda metà del 2024. Il calo dei tassi è stato anticipato rispetto alla svolta della politica monetaria della BCE, che ha interrotto il ciclo di rialzi iniziato nel 2022. I primi mesi del 2025 confermano il trend positivo, con ulteriori segnali di miglioramento dell’indice, ancora una volta grazie alla discesa dei tassi d’interesse sui finanziamenti immobiliari.
16 05 25
ADE: Circolare n. 4/E del 16 maggio
2025 - novità IRPEF e misure fiscali per i lavoratori dipendenti
Legge di Bilancio 2025 e Decreto Legislativo n. 192/2024


La legge di bilancio 2025 e il decreto legislativo n. 192/2024 hanno introdotto importanti interventi in materia di imposta sul reddito delle persone fisiche (IRPEF) e sul trattamento fiscale dei redditi da lavoro dipendente. La Circolare n. 4/E dell’Agenzia delle Entrate fornisce le istruzioni operative per l’uniforme applicazione di tali novità.
1. Rimodulazione dell’IRPEF
A decorrere dal 2025, è stata stabilita in via permanente la nuova struttura delle aliquote IRPEF, ridotte da quattro a tre scaglioni:
• Fino a 28.000 euro: 23%
• Da 28.001 a 50.000 euro: 35%
• Oltre 50.000 euro: 43%
È stata inoltre aumentata la detrazione per i redditi da lavoro dipendente (esclusi i redditi da pensione) da 1.880 a 1.955 euro per redditi complessivi fino a 15.000 euro. Conseguentemente, è stata estesa la no tax area a 8.500 euro anche per i lavoratori dipendenti, equiparandola a quella prevista per i pensionati. È stato stabilizzato il meccanismo del trattamento integrativo, prevedendo una correzione tecnica per evitare che l’aumento della detrazione escluda indebitamente
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alcuni contribuenti dal beneficio (con una riduzione teorica della detrazione di 75 euro ai fini del calcolo del diritto all’integrazione).
2. Misure a Sostegno del Reddito dei Lavoratori Dipendenti
Sono stati introdotti ulteriori benefici fiscali per i titolari di redditi da lavoro dipendente (esclusi i pensionati):
Somma non imponibile per redditi fino a 20.000 euro
Ai contribuenti spetta una somma esentasse, calcolata applicando al reddito da lavoro dipendente una delle seguenti percentuali:
• 7,1% se il reddito non supera 8.500 euro
• 5,3% se il reddito è tra 8.501 e 15.000 euro
• 4,8% se il reddito è tra 15.001 e 20.000 euro
Per individuare la fascia applicabile, il reddito da lavoro è rapportato su base annua (anche in caso di contratti part-time o temporanei).
Ulteriore detrazione per redditi tra 20.001 e 40.000 euro
È riconosciuta una detrazione IRPEF aggiuntiva, rapportata al periodo di lavoro:
• 1.000 euro per redditi tra 20.001 e 32.000 euro
• Decrescente fino a zero per redditi tra 32.001 e 40.000 euro
Entrambe le agevolazioni sono concesse in automatico dai sostituti d’imposta (datori di lavoro), che le applicano in busta paga e verificano la spettanza in sede di conguaglio di fine anno. In caso di non spettanza, l’importo viene recuperato, rateizzato se supera i 60 euro.
3. Modifiche alle Detrazioni per Familiari a Carico
Sono state introdotte modifiche all’articolo 12 del TUIR, con impatti significativi:
Figli a carico
La detrazione di 950 euro per ciascun figlio è ora limitata a:
• Figli di età tra 21 e 30 anni
• Figli con disabilità certificata anche se ≥ 30 anni
La detrazione è estesa anche ai figli del coniuge deceduto conviventi, ai figli affiliati, adottivi e affidati.
Altri familiari a carico
La detrazione di 750 euro è ora limitata ai soli ascendenti conviventi (es. genitori). Sono esclusi generi, nuore, suoceri, fratelli, sorelle e altri parenti, anche se conviventi. Ne deriva che, dal 1° gennaio 2025, non sono più ammesse detrazioni e deduzioni 14 02 24
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per spese sostenute per familiari diversi da quelli espressamente previsti (ascendenti conviventi, coniuge non separato, figli a carico).
Aspetti Operativi per i Sostituti d’Imposta
I datori di lavoro:
• Riconoscono automaticamente i benefici nelle retribuzioni
• Verificano la spettanza in sede di conguaglio
• Effettuano eventuali recuperi in 10 rate se superiori a 60 euro
• Possono recuperare le somme anticipate mediante credito d’imposta compensabile in F24
Nel caso in cui il lavoratore abbia più contratti, i benefici devono essere gestiti da un solo datore di lavoro, previa comunicazione del lavoratore stesso.
16 05 25
ISTAT: prezzi al consumo - Aprile 2025 - Dati definitivi


Nel mese di aprile 2025, l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), esclusi i tabacchi, è aumentato dello 0,1% rispetto a marzo e dell’1,9% su base annua, confermando il tasso d’inflazione del mese precedente, sebbene leggermente inferiore alla stima iniziale del 2,0%.
Questa stabilità dell’inflazione complessiva nasconde andamenti divergenti tra le varie categorie di spesa. In particolare, si è registrato un rallentamento dei prezzi dei beni energetici non regolamentati (da +0,7% a -3,4%) e dei tabacchi (da +4,6% a +3,4%). Al contrario, sono aumentati i prezzi:
• dei beni energetici regolamentati (da +27,2% a +31,7%),
• degli alimentari non lavorati (da +3,3% a +4,2%) e lavorati (da +1,9% a +2,2%),
• e dei servizi legati ai trasporti (da +1,6% a +4,4%).
L’inflazione di fondo – che esclude gli energetici e i prodotti alimentari freschi – ha registrato un’accelerazione, passando da +1,7% a +2,1%. Anche l’inflazione calcolata senza considerare solo gli energetici è aumentata, salendo da +1,8% a +2,2%.
Il tasso di crescita dei prezzi dei beni è rallentato (da +1,5% a +1,0%), mentre quello dei servizi è aumentato (da +2,5% a +3,0%), ampliando così il divario inflazionistico tra servizi e beni a +2,0 punti percentuali, rispetto al +1,0 del mese precedente.
I prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona sono cresciuti più velocemente (da +2,1% a +2,6%), mentre quelli dei prodotti ad alta frequenza di
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acquisto hanno rallentato (da +1,9% a +1,6%).
L’incremento mensile dell’indice generale è dovuto soprattutto all’aumento dei prezzi:
• dei servizi di trasporto (+3,4%),
• dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (+1,8%), legati a fattori stagionali,
• degli alimenti non lavorati (+0,7%) e lavorati (+0,5%),
• e dei servizi relativi all’abitazione (+0,3%).
Questi aumenti sono stati parzialmente compensati dalla riduzione dei prezzi:
• dei beni energetici regolamentati (-6,9%) e non regolamentati (-5,8%),
• e dei beni durevoli (-0,3%).
L’inflazione acquisita per il 2025 (cioè l’aumento medio dei prezzi se da maggio a dicembre l’indice rimanesse invariato) è pari a +1,4% per l’indice generale e +1,6% per l’inflazione di fondo.
L’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA) – che considera i saldi stagionali, a differenza del NIC – è aumentato dello 0,4% su base mensile e del 2,0% su base annua, in lieve rallentamento rispetto a marzo. La stima preliminare era +2,1%.
Infine, l’indice FOI (utilizzato, ad esempio, per aggiornare gli affitti), al netto dei tabacchi, ha registrato un calo dello 0,1% rispetto a marzo e un aumento dell’1,7% rispetto ad aprile 2024.
MinLavoro: stabile la crescita dei
contratti di produttività attivi


Tra il 15 aprile e il 15 maggio 2025 sono stati quasi mille i contratti aziendali e territoriali depositati telematicamente nell’ambito della procedura prevista dal Decreto interministeriale del 25 marzo 2016, relativa alla detassazione dei premi di produttività. In particolare, si contano 969 nuovi contratti attivi, con un incremento del 6,4% rispetto allo stesso periodo del 2024.
Con questi dati, il totale complessivo dei contratti attivi al 15 maggio 2025 raggiunge 13.042, dei quali 10.598 sono contratti aziendali. Continua anche la crescita sostenuta dei contratti territoriali, che arrivano a quota 2.444, segnando un aumento annuo del 15,1%.
Secondo il report del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, i contratti di 15 05 25
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produttività risultano applicati a oltre 3,4 milioni di lavoratori, i quali ricevono in media un premio annuale di 1.573 euro. Su questi importi si applica un’aliquota agevolata del 5% per l’imposta sostitutiva, dimezzata dalla Legge di Bilancio 2023 (L. n. 197/2022, art. 1, c. 63). La detassazione è stata confermata per il 2024 (L. n. 213/2023, art. 1, c. 18) e prorogata per il triennio 2025-2027 dalla Legge di Bilancio 2025 (L. n. 207/2024, art. 1, c. 385).
La misura si applica ai lavoratori dipendenti del settore privato, con contratto a tempo determinato o indeterminato, e con reddito da lavoro non superiore a 80.000 euro nell’anno precedente. Il beneficio può riguardare premi fino a 3.000 euro lordi, elevabili a 4.000 euro per le imprese che prevedano forme di partecipazione paritetica dei lavoratori all’organizzazione del lavoro.
Le finalità dei contratti depositati sono varie:
• 10.690 mirano alla produttività,
• 8.380 alla redditività,
• 6.683 alla qualità del lavoro,
• 1.400 prevedono piani di partecipazione,
• 8.007 includono misure di welfare aziendale.
Tra queste, la categoria in maggiore crescita nell’ultimo mese è quella dei contratti con piano di partecipazione, con un aumento dell’11,5%.
Quanto alla tipologia delle imprese coinvolte, resta stabile la distribuzione in base al numero di addetti:
• circa il 50% dei contratti riguarda aziende con meno di 50 dipendenti,
• il 35% aziende con almeno 100 addetti,
• e il 15% quelle con un organico tra 50 e 99 dipendenti.