Emmaus Settembre 2010

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“…mentre discorrevano Gesù si avvicinò” PERIODICO DELLE PARROCCHIE DI

MUSILE DI PIAVE, CHIESANUOVA, MILLEPERTICHE, PASSARELLA, SANTA MARIA DI PIAVE, CAPOSILE

ANNO 4 - N. 3 SETTEMBRE ANNO SETT SE TTEM EMBR BRRE - OTTOBRE OTTTO TOBREE 2010 2010 - Piazza Pia iazz zzaa Libertà, Libe Li bert rtà,à 2 - 30024 300 0024 MUSILE DI PIAVE PIA PIAVE VE - Tel. e Fax Fax 0421.52308 0421 04 21.5 .523 2308 08 - E-mail: emmaus.musile@gmail.com emm mau aus.smuusisilele@ggma mailil.c.com m

IL PAPA CHE NON T’ASPETTI E’ con somma gioia e con infinita gratitudine che abbiamo il piacere di aprire questo numero con un articolo, scritto proprio per noi, da Dino Boffo direttore del quotidiano Avvenire dal 1994 al 2009 e, per noi, direttore responsabile di Emmaus. Ci voleva il viaggio pastorale nel Regno Unito per fare definitivamente emergere la verità sul segreto mediatico di Benedetto XVI. Succeduto ad un papa come Giovanni Paolo II, di capacità straordinarie nel tenere la scena e le televisioni incollate a se stesso, Joseph Ratzinger sembrava incamminato su sentieri avari di gloria e di soddisfazione. E per la verità, egli non mostrava di esserne affatto dispiaciuto. Non aveva certo chiesto lui di fare il Papa; anzi aveva cercato di dissuaderli, i signori cardinali, facendo con onestà presente tutte le possibili contro-indicazioni. Nonostante ciò, i suoi colleghi riuniti nella Sistina l’avevano voluto ugualmente sulla cattedra che scotta, e scotta per ciò che pretende in santità e capacità di affrontare i problemi. Subito iniziarono i confronti col predecessore, talora garbati ma non raramente anche sgradevoli, e lui in un primo momento parve intimidirsi ancora di più. Sembrò che si ritirasse sempre più volentieri in quello che per una vita era stato il suo calco abituale. «Vi chiedo solo di lasciarmi essere me stesso», disse

un bel giorno, per tentare di mettere fine all’impietoso carosello delle chiacchiere. E così fu. Lui continuò a fare il proprio mestiere, e a farlo sempre più chiaramente con il proprio stile; dal canto loro, i giornali si limitavano a riferire quel che succedeva, ciascuno secondo la propria logica e il proprio padrone, ma più o meno tutti vittime dello stesso pregiudizio. Ratzinger sembra spaventato da una missione che incombe eccessiva su di lui, e che lui deve avvertire in modo schiacciante. «Vedete – dicevano – il suo sorriso stentato? Vedete che ha sempre fretta e dalle udienze fugge via il prima possibile?». Ma quando ormai tutto sembrava procedere secondo i canoni già previsti, e il circo dei media internazionali non aspettava praticamente più nulla dal

vecchio timoniere della barca di Pietro, ecco spuntare la sorpresa. Un po’ alla volta, senza dar troppo nell’occhio. Eppure, sempre più evidente a chi si accostava alla sua testimonianza con spirito libero. Più la sua corte accumulava gaffe, dimostrando un’attitudine rara all’improvvisazione,ecco che Benedetto XVI usciva dal suo apparente guscio e, a modo suo, conquistava la scena. Presto si capì tuttavia che questo era il Papa vero, cioè il Papa per oggi, realmente interpretato dal personaggio che era stato scelto per quel compito. Senza più l’ansia delle comparazioni, Benedetto XVI veniva fuori per ciò che egli è. E puntualmente, nel marasma di ogni grana che spuntava, lui si industriava con le proprie mani e la propria faccia per uscirne a testa alta. Così è stato fino alla questione molto seria della pedofilia nella Chiesa, la più minacciosa di tutte le grane, quella che aveva indotto i critici più allergici a scrivere che il papato è ormai sul viale del tramonto, e Papa Ratzinger sta alla Chiesa come il becchino sta al funerale. Ma non avevano fatto i conti bene. Dopo un primo momento di sbigottimento (lui stesso ha confidato di aver avuto uno choc), Benedetto XVI ha preso in mano la faccenda per avviarla a soluzione, dandole la sua piega. «Qui serve penitenza e conversione. Solo da un cambiamento del cuore possiamo sperare di uscire dal tunnel. Basta incertezze, basta


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