Emmaus Febbraio 2018

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Emmaus

Musile di Piave, Chiesanuova, Millepertiche, Passarella, S. Maria di Piave, Caposile, Croce

Il cammino del Sinodo diocesano

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DISCEPOLI DI GESÙ, VERSO UN NUOVO STILE DI CHIESA

a febbraio a novembre 2017 nella nostra diocesi di Treviso si è svolto il “cammino sinodale”. È un percorso in cui laici, presbiteri e vescovo, si sono interrogati sulle priorità che la comunità cristiana dovrebbe affrontare nel prossimo futuro.

LE CINQUE TAPPE DEL CAMMINO

Il cammino sinodale si è svolto in 5 momenti: 3 assemblee diocesane e 2 assemblee vicariali.

An. XI n.1 1 febbraio 2018

Le 3 assemblee diocesane sono state accompagnate da 3 azioni: vedere, giudicare, agire . Vi partecipavano 267 delegati divisi in 26 gruppi. I delegati prima di ogni assemblea avevano ricevuto uno strumento di lavoro in cui veniva illustrato il programma di Sommario ciascuna assemblea. p.1: Discepoli di Gesù, 1ª ASSEMBLEA: VEDERE verso un nuovo stile di Nella prima assemblea i delegati dovevano confrontarsi su Chiesa. 8 situazioni: p.3: Evangelii Gaudium. A: gli adulti di fronte all’iniziazione cristiana dei figli p.4: Cambiamo il nostro B: le fatiche e le risorse delle famiglie stile di Chiesa. C: la dimensione vocazionale e le scelte di vita p.5: Indicazioni dagli Atti D: i poveri e le nostre comunità cristiane degli Apostoli. E: le collaborazioni pastrali e il nuovo volto delle comunip.6: Dire il vangelo con la tà cristiane vita. p.7: Primo giro di boa. p.8: Prospettive rigeneranti di crescita. p.10: Co.Co.Pa: si riaparte... ma non da zero. p.11: I membri del nuovo Co.Co.Pa. p.13: Il viaggio: un prete si racconta. p.15: Pellegrinaggio in Terrasanta. p.16:Pellegrinaggio in Terrasanta, il programma.


Emmaus F: la fede vissuta nella quotidianità della vita G: la gestione dei beni nella comunità cristiana H: situazioni di vita contenenti semi di vangelo Dopo un’attenta analisi ogni gruppo poneva all’attenzione dell’assemblea 3 situazioni ritenute prioritarie da approfondire nella fase successiva.

2ª ASSEMBLEA: GIUDICARE

La commissione sinodale ha raccolto il materiale di tutti i gruppi e ha reso note le 3 situazioni maggiormente condivise, ponendole come argomento di discussione della 2ª assemblea, dove si discuteva sul giudicare.

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Le 3 situazioni scelte, perché più condivise nelle otto aree della fase precedente sono state: a - le fatiche e le risorse delle famiglie, b - la fede vissuta nella vita quotidiana, c - i poveri e le nostre comunita’ cristiane.

si disponga a un cammino di conversione continuo dove Gesù è al centro delle scelte della nostra vita.

CONCLUSIONI:

Il lavoro svolto dalla segreteria e dalle varie assemblee è difficile da sintetizzare in poche righe, ma pur sapendo che nonostante l’impegno profuso questo è solo un inizio di cammino, per me è stato una significativa esperienza di Chiesa, dove le esperienze di ciascuno sono state messe insieme per cer-

Questa terna è diventata oggetto di una discussione di approfondimento da parte delle assemblee riunitesi nei 14 vicariati in cui è divisa la Diocesi di Treviso, che ha preceduto la seconda assemblea diocesana a maggio 2017. In quella sede, dunque, i 267 delegati hanno cercato di individuare gli appelli che le 3 situazioni pongono e che necessitano una maggior attenzione da parte della pastorale diocesana.

3ª ASSEMBLEA: AGIRE

Nella 3ª assemblea diocesana si è cercato di tradurre in scelte precise e concretamente realizzabili il lavoro svolto in precedenza. Le scelte individuate nell’azione dell’agire, anche se non sono immediatamente concretizzabili, comportano un cambio di atteggiamento e una maggior attenzione nelle relazioni, portando ad una rinnovata conversione pastorale. Come più volte è stato sottolineato, nessuno ha la pretesa di avere la soluzione di tutti i problemi, ma l’importante è che la chiesa diocesana, si ponga in ascolto dello Spirito Santo e

care di renderla più missionaria, attenta alle persone nella loro situazione, riconoscendo in Gesù l’unico che può colmare il nostro cuore di pace. TIZIANO RODER


Un’esortazione alla missione per tutta la chiesa:

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EVANGELII GAUDIUM

l Cammino Sinodale che abbiamo vissuto nella nostra diocesi di Treviso ha concluso la sua prima fase. L’ascolto, la preghiera il cammino comunitario e il dialogo interessato tra laici e consacrati è stato un tentativo bello e significativo che raccoglieva i desideri di tanti cristiani impegnati nell’edificazione delle famose “Collaborazioni Pastorali”.

L’EVANGELII GAUDIUM SULLO SFONDO DEL SINODO

Il testo che più è stato citato dal nostro Vescovo Gianfran-

NUOVI PERCORSI E NUOVO MODO DI SENTIRSI CHIESA IN CAMMINO.

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Il convergere attorno ad alcuni temi è stato un primo segno di questa missionarietà verso la comunione, per capire e imparare “sentendoci tutti convocati”. Evangelii Gaudium ci ha ricordato che dobbiamo aprire il nostro sguardo su ciò che Dio sta facendo crescere e che la novità è preziosa se ascoltata e accolta nella comunione, perché rivela la voce dello Spirito Santo. Non dobbiamo dimenticare la voce di nessuno, anche dei più lontani, e continuare assieme a cercare strade di vangelo nel discernimento e nel rispetto di tutte le sensibilità.

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Ci ha suggerito una missione che ci deve portare ad una modificazione, ad una conversione concreta e comples-

siva. Per questo Papa Francesco stimolava ogni battezzato e le comunità cristiane ad iniziare un cammino coraggioso per incontrare la realtà e porre in essa segni di vero cambiamento: “Invito tutti ad essere audaci e creativi in questo compito di ripensare gli obiettivi, le strutture, lo stile e i metodi evangelizzatori delle proprie comunità” (EG 33). L’esortazione apostolica vuole incoraggiare i cristiani inseriti nelle loro comunità, a una sperimentazione che non sia troppo ingessata e arrendevole, ma sia capace di sostituire prassi e cercare nuovi modi e linguaggi per far incontrare il Vangelo e l’uomo d’oggi. Per questo durante il Cammino Sinodale si è ribadito che è necessario avviare processi di cambiamento, giacché Papa Francesco ricorda che “il tempo è superiore allo spazio” (EG 222).

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co Agostino è stato quello di Evangelii Gaudium. Qui si è respirato il sogno di Papa Francesco: “una trasformazione missionaria della Chiesa… che non può lasciare le cose come stanno” (EG25). Questo testo ha davvero lasciato un segno nell’esperienza di Sinodalità vissuta in questi mesi.

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CONDIVIDERE

Condividere ciò che ha toccato il nostro cuore, le nostre preoccupazioni e offrire con creatività le nostre idee ci renderà davvero ricchi e gioiosi: Evangelizzatori nella gioia! Attendiamo assieme alcune indicazioni preziose che il Vescovo ci suggerirà venerdì 23 febbraio nella zona di San Donà. Preghiamo e rinnoviamo il nostro impegno per il Vangelo “perché Dio ci apra la porta della predicazione e possiamo annunciare il mistero di Cristo” (Col. 4, 3). D.

FEDERICO


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Intervento del vescovo sul cammino sinodale

CAMBIAMO IL NOSTRO STILE DI CHIESA

Di seguito parte del discorso del Vescovo fatto il 15 dicembre 2017 sul cammino sinodale in atto.

SAPREMO CAMBIARE?

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l nostro impegno, e spero anche il nostro desiderio, di attuare il Cammino Sinodale, nato a seguito della Visita pastorale, ha trovato una sua decisiva spinta nella richiesta di papa Francesco di impegnarci in una conversione, in una riforma: insomma nella richiesta, tutt’altro che formale, di “cambiare”. E non basta semplicemente - diciamo così - infiorettare discorsi ormai vecchi con qualche efficace espressione o immagine di papa Francesco. Il Papa dichiara senza equivoci qual è il suo sogno: «Sogno ha scritto - una scelta missionaria capace di trasformare ogni cosa, perché le consuetudini, gli stili, gli orari, il linguaggio e ogni struttura ecclesiale diventino un canale adeguato per l’evangelizzazione del mondo attuale, più che per l’autopreservazione» (EG 27). Forse è facile apprezzare questo messaggio, e anche goderne; ma è altrettanto facile, una volta chiuso il testo, riprendere tutto come prima. Più di qualcuno si chiede se “ci lasceremo disturbare” da questo sogno del Papa o se l’autopreservazione avrà la meglio sulla voglia di cambiamento. Sappiamo tutti che cambiare è di solito più faticoso e disagevole che ripetere ciò che è consueto, magari rassegnandoci a vederlo sempre più sterile o inadeguato.

UN NUOVO STILE DI CHIESA

La seconda parte del titolo del Cammino Sinodale chiede che il discepolato di Gesù dia luogo ad “un nuovo stile di Chiesa” (Discepoli di Gesù per un nuovo stile di Chiesa). E anche per questo abbiamo bisogno della Parola e della preghiera che invoca lo Spirito. L’immagine della comunità di Gerusalemme, che ricaviamo nel testo tratto dal capitolo 15 degli Atti degli apostoli, è quella di una comunità che si fa carico coraggiosamente delle situazioni nuove che si sono create nella giovanissima Chiesa, ad

Antiochia e altrove, descritte nei capitoli precedenti degli Atti. Abbiamo infatti sentito raccontare dell’assemblea riunita a Gerusalemme. Che cosa avviene in essa? Anzitutto si narrano storie accadute e situazioni sperimentate, lette con gli occhi della fede («riferirono quali grandi cose aveva compiuto il Signore»): è il nostro vedere. Poi si «discute animatamente» e si interviene offrendo valutazioni tratte dall’insegnamento di Gesù accolto nella fede («noi crediamo che per la grazia del Signore siamo salvati, così come loro»): il nostro giudicare. Infine si giunge a delle decisioni finali, frutto di una sorta di collaborazione tra «lo Spirito Santo e noi»: il nostro agire.


Intervento del vescovo - 2

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INDICAZIONI DAGLI ATTI DEGLI APOSTOLI

PASSI CONCRETI DI CAMBIAMENTO

L’AVVIO DI PROCESSI

È quasi banale osservare che i punti presi in considerazione nel nostro Cammino Sinodale sono assai diversi da quelli trattati nell’assemblea di Gerusalemme narrata dagli Atti degli Apostoli. La nostra attenzione, mossa dalle situazioni nuove che anche noi ci siamo “narrati” si è fissata, come è noto, su questioni poste dalla realtà delle nostre famiglie, dal rapporto tra fede e vita quotidiana e dal modo in cui le nostre comunità si pongono di fronte ai poveri. Si è optato per alcune scelte concrete, raggiunte attraverso un processo decisionale condiviso, che saranno debitamente illustrate nel Documento che verrà a breve predisposto. È evidente a tutti che non si tratta di scelte né esaustive, né risolutive; né si è voluto abbracciare il vasto campo della vita ecclesiale e dell’impegno pastorale.

SCELTE DA FARE

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In ogni caso va precisato che non si tratta di tre vaghe esortazioni, ma di vere e proprie scelte. Esse, nell’insieme, chiedono alle nostre comunità come ci ha indicato papa Francesco - di farsi sempre più «Chiesa in uscita», capace di dire il Vangelo con la vita; di «dare al nostro cammino il ritmo salutare della prossimità, con uno sguardo rispettoso e pieno di compassione», imparando sempre più a «togliersi i sandali davanti alla terra sacra dell’altro» (EG 169). Mi preme qui sottolineare che con queste scelte abbiamo voluto, attuando una felice indicazione del Papa, “avviare dei processi” di cambiamento (cf. EG 223): iniziando da alcune (“poche” si è precisato fin dall’inizio) scelte concrete.

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Vogliamo che la nostra Chiesa cammini in questa direzione, divenendo sempre più capace di pregare, riflettere, discernere, decidere, camminare, sapendo mettere sapientemente insieme Vangelo e storia, discepolato di Gesù e situazioni di vita. E questo vogliamo farlo

insieme. L’esperienza del Cammino Sinodale ci ha invogliati a vivere quello stile di sinodalità che papa Francesco considera «dimensione costitutiva della Chiesa».

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l racconto dell’assemblea di Gerusalemme è per noi assai interessante, anzi ricco di indicazioni ancora attuali: non solo per il suo carattere “sinodale” (non vi sono solo gli apostoli e gli anziani [presbiteri] ma vi è tutta l’assemblea [l’ekklesía]); non solo perché non si nascondono le divergenze, ma vi appare una sapiente gestione di esse, che fa giungere ad un accordo condiviso per il bene della missione; ma soprattutto perché ci mostra passi concreti di discernimento, cambiamento, conversione.

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DIRE IL VANGELO CON LA VITA che l’esperienza conduce a considerare persa in partenza. Ma noi vogliamo cocciutamente tentare di attuarla, sostenuti da un consenso quasi plebiscitario che questa scelta ha raccolto nell’ultima Assemblea Sinodale.

IL PROSSIMO APPUNTAMEN-

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o ribadisco: il cambiamento investirà alcuni aspetti, non l’ampio fronte dell’intera vita ecclesiale; un inizio, non una trasformazione globale della nostra pastora-

le. Ma in assenza di una reale disponibilità a cambiare il nostro “stile di Chiesa”, sia pur con una sapiente e realistica gradualità, ogni proposta rimarrà parola vuota e ogni documento programmatico diverrà carta straccia.

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TRE SCELTE CHIAVE

Si è anche ritenuto che le tre scelte relative ai tre ambiti citati siano accompagnate da una “scelta-chiave”, che chiede una nuova e decisa valorizzazione dei vari Consigli, a livello diocesano, di Collaborazione Pastorale e parrocchiale.

L’abbiamo definita e considerata “scelta-chiave” soprattutto per due ragioni, tra loro connesse: anzitutto perché indica i veri protagonisti e animatori del cammino chiesto a questa Chiesa, riconoscendo così sempre più quale soggetto della pastorale non solo il presbitero, e altri ministri ordinati e alcuni operatori pastorali, ma l’intera comunità, sia pur condotta dal suo pastore; e in secondo luogo perché può aiutarci a praticare una reale sinodalità. Senza dubbio si tratta ancora dell’”avvio di un processo”, anche impegnativo. Anzi, possiamo considerarlo come una specie di sfida, che deve fare i conti con l’impressione diffusa che la rivitalizzazione dei Consigli pastorali sia una battaglia

Desidero segnalare un appuntamento. Abbiamo deciso che nel corso della prossima Quaresima, passeremo nei Vicariati, il Vicario generale, il Vicario episcopale per il coordinamento della Pastorale e io stesso, a presentare il documento che contiene il frutto del Cammino Sinodale. Con questa presentazione “dislocata” vorremmo iniziare ad offrire una divulgazione di questa esperienza sinodale, per aiutare il futuro cammino della nostra Chiesa. † GIANFRANCO AGOSTINO GARDIN

L’APPUNTAMENTO CON IL VESCOVO PER IL NOSTRO VICARIATO SARA’

VENERDI’ 23 FEBBRAIO ALLE ORE 20.30 AL DUOMO DI SAN DONA’. SIAMO TUTTI INVITATI


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Cinque anni di collaborazione

PRIMO GIRO DI BOA

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All’inizio del percorso no-

UN CLIMA SERENO

Devo dire che conoscevo solo alcune delle persone che vi partecipavano, ma sin da subito si è creato un bel clima tra noi e poi anche amicizia. Questo aspetto è indispensabile per poter lavorare insieme, per essere espressione dell’amore fraterno che come cristiani ci viene chiesto. Certo non sono mancate le divergenze, ma nel rispetto delle diversità di ruolo, di esperienze e di opinioni. In qualche momento si è preferito fermarsi riflettere piuttosto che arrivare ad una conclusione a tutti i costi.

PREGHIERA IMPORTANTE

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DI COLLABORAZIONE

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STORIA DEL 1° CONSIGLIO

nostante gli incontri preparatori non è stato facile capire cosa ci venisse chiesto e come realizzarlo, e per me, anche decidere se accettare questo nuovo incarico: elaborare la pastorale per l’intera collaborazione pareva un’impresa tanto grande e sembrava di togliere autonomia e fisionomia alle parrocchie e ai consigli pastorali. Ci sentivamo un po’ inadeguati.

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a nostra collaborazione pastorale, che comprende le parrocchie di Musile, Croce, Millepertiche, Passarella, Chiesanuova, Caposile e S. Maria di Piave, è stata istituita il 2/12/2012 con una celebrazione in Duomo a Treviso. Con l’istituzione, si è costituito anche il “consiglio della collaborazione”, che ha il compito di pensare dare indicazioni per la pastorale. E’ composto da laici delle sette parrocchie, dai parroci, dai consacrati. Il mandato ai partecipanti è stato dato direttamente dal vescovo Gianfranco Agostino Gardin. Io vi ho partecipato in rappresentanza di Musile, insieme ad altre due persone. Da poco, in occasione del rinnovo dopo i primi 5 anni di attività, ho lasciato questo impegno e mi è stato chiesto di scrivere 2 righe sulla mia esperienza.

La preghiera iniziale è stato l’elemento che ci ha unito che ha fatto si che prima di ogni riunione ci si ricordasse il motivo per cui eravamo li e soprattutto chi chiedesse il nostro contributo. Personalmente non è stato facile accettare questo impegno, sentirsi adeguati, ma la preghiera e il clima fraterno tra noi sono stati una buona motiva-


Emmaus zione per partecipare a questo cammino.

PENSARE IN GRANDE

La difficoltà principale, comunque, è stata quella di pensare “in grande”. Staccarsi dai problemi o vedute delle singole parrocchie, progettare strategie che potessero andare bene sia per le comunità più piccole che per quelle più grandi, unificare e centralizzare i percorsi di formazione per ottimizzare le risorse mantenendo le caratteristiche particolari di parrocchia sono state sfide continue.

siamo tra noi con un dialogo aperto e costruttivo. Lascio un gruppo quindi che ha costruito delle buone relazioni personali, che invoca lo Spirito Santo prima di affrontare il lavoro, che si avvale anche della correzione fraterna al di là dei ruoli, che ha desiderio di cambiare, che

LA SFIDA

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Come cristiani a volte abbiamo la sensazione di essere una minoranza, di perdere l’identità di parrocchia. E’ una avventura continua, e anche una ricerca: motivarsi ogni giorno per alimentare la propria fede. Quindi ben venga sentirsi partecipi di una comunità più grande che comprende più parrocchie.

COSA PORTO CON ME DI QUESTI 5 ANNI:

la consapevolezza che ci si può sentire inadeguati di fronte a certi incarichi ma tutto si può affrontare mettendosi nelle mani di Dio e confidando nei “fratelli nella fede”. La certezza che il nostro contributo di laici non può essere marginale o di contorno per costruire la chiesa, ma alla pari con tutti le altre figure. Che la chiesa si costruisce dai buoni rapporti che intes-

avrà sempre il mio sostegno nella preghiera. SUSANNA PAULON

Alcune scelte focalizzate in questi anni

PROSPETTIVE RIGENERANTI E DI CRESCITA “Ma se il mondo è stato organizzato con sapienza e conoscenza ed è stato riempito di ogni bellezza, allora si deve dire che il creatore e l’artista è il Verbo di Dio” S. ANASTASIO

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nteressante può essere interrogarci su come l’operato delle comunità della nostra collaborazione sta contribuendo a svelare di Chi è l’opera sapiente e bella che è il mondo in cui si innesta la nostra quotidianità e in quale prospettiva di salvezza.

Iniziamo col dire che la nostra collaborazione sta raggiungendo una forma stabile di coordinamento delle varie proposte e attività, è continuamente alla ricerca di modalità e proposte pastorali sempre più condivise.


Emmaus METODO DI RINNOVAMENTO Si avverte ancora però la necessità di forme di rinnovamento delle comunità cristiane.

Per questo negli anni sono state costituite delle commissioni per ambiti di pastorale composte da referenti delle diverse parrocchie e da un

UNA BELLA SCOPERTA

Se all’inizio era incerta la possibilità che i sacerdoti potessero esercitare il loro ministero e carisma sempre più in corresponsabilità con laici formati e disponibili ad assumere ruoli e funzioni di guida e annuncio, ad oggi possiamo dire che si sta perseguendo tale obiettivo. che sacerdoti e laici sono insieme impegnati a generare nuova linfa affinché ogni singolo, famiglia, gruppo e parrocchia possa trovare e/o esprimere la propria interiorità, ricerca nella fede e incontro con il Signore e con l’altro.

UNO STILE DI COLLABORAZIONE

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Come abbiamo sperimentato ormai da tempo in diversi ambiti, come ad esempio nella pastorale giovanile, liturgica, della catechesi, ma anche nelle occasioni di convivialità o eventi comunitari, con questo stile di collaborazione si può dare garanzia a tutti indistintamente di un cammino formativo, si possono mettere a servizio della collaborazione le diverse competenze umane e spirituali, si possono garantire percorsi stabili e di qualità.

LA GRANDE RICCHEZZA

La grande ricchezza è stata mettersi in un percorso di discernimento comunitario, sacerdoti e laici in atteggiamento di comunione e fraternità, mitezza e ascolto, cuore e mente nutriti continuamente dalle diverse forme di liturgia, tra preghiera ed eucaristia comunitaria.

Nel contesto di vita attuale si avverte come collaborazione l’esigenza di tracciare delle linee educative, di stile e di partecipazione sempre più chiare e definite per salvaguardare la possibilità di dare qualità e gioia alla vita delle persone che cercano nutrimento spirituale, guarigione, orientamento e salvezza proprio nella pratica della fede Cristiana.

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Nell’ottica dell’ascolto e del dono reciproco sono stati messi in comune i talenti delle persone, le peculiarità culturali e spirituali delle piccole comunità, i saperi e le esperienze maturate negli anni dai diversi gruppi.

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sacerdote.

Si è comunque consapevoli che è indispensabile mantenere l’inclinazione missionaria di accoglienza che invita ad andare verso i lontani senza giudizi e rigidità. Penso davvero che il tentativo della nostra collaborazione in questi anni sia stato quello di prendersi cura di tutte le nostre vite, storie e identità, offrendo occasioni di ascolto, confronto, creatività, apprendimento, incontro, spiritualità, liturgia e sacralità. ROSANNA ROSADA


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Il nuovo consiglio di collaborazione

CO.CO.PA. SI RIPARTE….MA NON DA ZERO !

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oco più di 5 anni fa, precisamente il 2 dicembre 2012, nasceva ufficialmente la “Collaborazione Pastorale di Musile”. Un nuovo modo di collaborare e interagire tra parrocchie; Musile, Chiesanuova, Millepertiche, Passarella, Santa Maria, Caposile e dal 2016 anche Croce. Un’opportunità di apertura tra parrocchie diverse per grandezza e tradizioni.

UN SINCERO “GRAZIE” A CHI LASCIA

Nasce spontaneo dal cuore il desiderio di dire un grande GRAZIE a Susanna, Simone, Graziano, Federica e Alessio. E’ stato un gran bel dono poter lavorare insieme. Con

GLI INIZI

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Abbiamo iniziato a lavorare e a formarci insieme, a capire ed individuare quali punti ci uniscono, quali sono la nostra forza e su quali lavorare per renderci una grande parrocchia-famiglia unita a anche se distinta. Per aiutare i sacerdoti nella nuova sfida da affrontare e portare avanti, la curia ha chiesto fosse creato un nuovo organismo, il Consiglio della Collaborazione Pastorale (Co.Co.Pa.) formato dai sacerdoti, da un rappresentante per ogni parrocchia ( 3 per Musile), da una suora e da un diacono.

L’AVVICENDAMENTO

Alla fine dello scorso anno, scaduto il quinquennio del mandato per i membri laici, alcuni di noi hanno scelto di lasciare questo incarico per proseguire in altri servizi. Susanna Paulon per Musile, Simone Mariuzzo per Passarella, Graziano Mariuzzo per Millepertiche, Federica Pavanello per Chiesanuova e Alessio Zoia per Santa Maria, passano il testimone a Romana Cappellina, Loretta Salamon, Stefano Vettor e Marco Solighetto. In questi primi anni siamo stati i pionieri di una nuova e meravigliosa sfida, abbiamo lavorato uniti, abbiamo imparato a conoscerci, a collaborare e a confrontarci con serena schiettezza portando ognuno il proprio bagaglio di fede, servizio e competenze. Siamo partiti incerti e forse un pochino spaventati ma pronti a dare il meglio per la nostra Collaborazione e fiduciosi nell’aiuto dello Spirito Santo che sempre invochiamo e sappiamo ci sostiene.

l’augurio di ritrovarci presto per collaborare, magari in altri servizi. Buon cammino…………..

UN SINCERO “GRAZIE” A CHI ARRIVA

Un grande GRAZIE anche a Stefano, Romana, Marco, Loretta e suor Mihret per aver accettato questo incarico. Siamo certi che insieme continueremo a contribuire alla crescita e maturazione delle nostre parrocchie e della Collaborazione. La strada da percorrere è ancora lunga ma insieme… sarà un bel viaggiare. EMANUELA


Presentazione del 2° Co.Co.Pa. (2018/2023)

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I MEMBRI DEL NUOVO CO.CO.PA. hi sono i componenti del nuovo Consiglio di Collaborazione Pasto-

rale? Oltre ai tre parroci, eccone una loro breve presentazione.

in sanità pubblica. Nella parrocchia di Musile ho svolto per molto tempo il servizio di catechista a gruppi di ragazzi delle medie e partecipato a numerosi capiscuola. Attualmente sono presente all’interno della Caritas della Collaborazione ed ho concluso da poco il corso biennale diocesano di “formazione alla prossimità”.

SONO ADRIANO DONADEL,

ROSANNA ROSADA

della parrocchia di Croce. Sono sposato con Mara e papà di Chiara e Francesco. Come lavoro faccio l’artigiano dipintore. In parrocchia faccio parte del Consiglio Pastorale, sono ministro straordinario della S. Comunione e partecipo al gruppo sagra. Sono iscritto all’U.N.I.T.A.L. S.I. di Treviso di cui sono referente per il vicariato di San Donà di Piave.

TOMMASO DAVANZO

48 anni, sposato, due figli di 14 e 19 anni, bancario. Faccio parte del Consiglio della Collaborazione, del Consiglio pastorale e del Consiglio per gli Affari Economici dei Musile. Attivo in parrocchia in diversi ambiti quali Lettore della Parola, organizzazione di Comunità in Festa e da qualche anno partecipo in alcuni camposcuola come cuoco.

STEFANO VETTOR

39 anni Opitergino di nascita, da 10 anni a Musile. Oggi residente a Millepertiche, sposato con Roberta. Papà di 3 figli, Camilla 8, Maddalena 5

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sposata con due figlie di 31 anni e da circa un anno e mezzo in pensione dopo un’esperienza professionale

SONO TIZIANO RODER

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ROMANA CAPPELLINA,

sposata e mamma di 3 figli. Referente della pastorale giovanile in parrocchia. Lavoro ai servizi per l’infanzia e l’adolescenza e centro affidi. Faccio parte della segreteria del CPP della parrocchia di Musile.

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Diacono permanente. Celibe. Sono nato durante la famosa nevicata del’56 (vedi, anzi, senti mia Martini). Infermiere esperto (da 40 anni) presso il reparto di medicina uomini dell’ospedale di San Donà. Ho avuto precedenti esperienze pastorali presso le parrocchie di Noventa di Piave e San Giuseppe Lavoratore. Attualmente in servizio presso la parrocchia di Croce di Piave.


Emmaus e Sebastiano 9 mesi. Attualmente Export manager per una multinazionale specializzata nel campo della produzione di materie plastiche. Membro del consiglio Pastorale di Millepertiche.

MARIA TERESA MENGO

SONO MARCO SOLIGHETTO

della parrocchia di Santa Maria di Piave, felicemente sposato e padre di un bambino di 3 anni. Nel passato ho avuto la fortuna di poter seguire i ragazzi del catechismo ed essere animatore dei gruppi nel cammino di preparazione al Sacramento del Matrimonio. Adesso sono comunque attivo in parrocchia per le attività che riguardano la sagra ed il coro e faccio parte del Consiglio Pastorale Parrocchiale.

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EMANUELA FORTUNATO

nubile, lavoro come impiegata amministrativa in un mobilificio. Nella parrocchia di Caposile fino allo scorso anno, per 17 anni, ho fatto servizio come catechista. In parrocchia ho svolto vari servizi. Sono ministro straordinario della S. Comunione. Attualmente sto frequentando il biennio di formazione per catechisti a Treviso, seguo i chierichetti e le ancelle, collaboro nel gruppo sagra di Caposile e da circa un anno faccio parte del Consiglio Pastorale.

SUOR MIHRET HAILESLASIE

sono nata in Eritrea, religiosa nell’istituto delle suore Cappuccine. Ho fatto la mia prima professione l’8 settembre 1982. Ora con le mie consorelle vivo a Musile dove faccio servizio alla Scuola Materna, sono ministro della S. Comunione e faccio parte del Co.Co.Pa.

LORETTA SALAMON

sposata con Elvio da 15. Vivo a Passarella, mamma di 3 figli rispettivamente di 13, 11 e 3 anni. Sono impegnata in parrocchia come catechista e mamma del Gr.Est. Fermamente convinta che l’unica vera strada percorribile sia la Collaborazione tra parrocchie.

mamma di due figli. Sono nata, cresciuta e residente a Chiesanuova. Lavoro a San Donà di Piave nell’azienda di famiglia con i miei tre fratelli e sorella. In parrocchia sono stata catechista fino allo scorso anno e collaboro con il gruppo sagra.


d. Mario Marostica si presenta

IL VIAGGIO: UN PRETE SI RACCONTA

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iao! Sono don Mario, da qualche mese presto servizio come prete alle comunità parrocchiali di Musile e Chiesanuova. Quando posso, vado a fare delle camminate. Un giorno di questi, percorrevo il sentiero-natura che costeggia il Piave vecchio. Ero solo, c’era tanto silenzio e l’acqua del fiume che scorreva mi dava un senso di protezione. Mi veniva spontaneo ripensare ai cammino della mia vita, ai miei 40 anni di prete.

In diverse occasioni Fabiana

“Come mai sono diventato prete?” Era il mio sogno perche’ Gesù’ mi affascinava e, da adolescente, sentivo un legame molto forte con Lui. I miei genitori, umile gente di campagna, mi avevano trasmesso una bella familiarità’ con il Signore. Ricordo quando ero piccolo che, nelle notti d’estate, papa’ mi caricava sulle sue spalle e mi portava fuori, in mezzo alla campagna a contemplare il cielo stellato ed ascoltare le voci della natura. Avevo un parroco appassionato della sua missione e molto vicino alla gente e io volevo diventare come lui. Certo il giorno che sono diventato prete non ho risolto tutti i problemi e i dubbi ma ho iniziato un viaggio: a volte entusiasmante, a volte faticoso e tortuoso, ma Lui mi ha sempre dato forza per continuare.

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DOMANDE DISTURBATRICI...

IL VIAGGIO DI UN PRETE.

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Da seminarista, nel periodo del diaconato, frequentavo i giovani che alla sera si ritrovavano sul muretto della piazza: tante chiaccherate, la voglia di scherzare, e una chitarra per cantare erano il nostro modo di divertirci e sognare. Nel giro di questi giovani c’era un ragazza, si chiamava Fabiana. Era bella, simpatica, sensibile. Non era “di chiesa”, pero’ era incuriosita dal fatto che mi volevo fare prete.

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UN LONTANO RICORDO

mi aveva posto alcune domande: “come mai vuoi farti prete? Sei proprio sicuro? Dove andrai e chi incontrerai da prete?” Le sue domande mi disturbavano, mi mettevano in questione, ma sentivo che non potevo sfuggirle. Ora, a distanza di quasi 45 anni, camminando lungo il Piave, riascoltavo , dentro di me, le sue domande e cercavo di risponderle non piu’ con qualche teoria, ma col mio percorso di vita.

“DOVE SONO STATO E CHI HO INCONTRATO?”

I primi anni da prete li ho vissuti nella parrocchia di Quinto di Tv. Gli anni dell’entusiasmo, del furore giovanile, gli anni in cui ti sembra di “spaccare” il mondo.


Emmaus Piu’ tardi compresi il significato profondo del proverbio africano “ I giovani corrono piu’ forte, ma i vecchi sanno la strada”.

ROMA

Poi il Vescovo mi chiese di andare a servizio di una parrocchia di borgata a Roma, sulla via Casilina, fuori del raccordo anulare. Per me, che venivo da una realta’ fatta di tradizioni e di forte appartenenza religiosa, fu un vero trauma. Ricordo che il primo anno, la vigilia di Natale, con gli altri amici preti ci eravamo messi in confessionale per attendere alle confessioni: non venne un’anima viva e cosi’ decidemmo di andare a farci un giretto ai Castelli Romani e gustarci un buon bicchiere di Frascati. Roma mi apri’ la mente e mi insegno’ che bisogna partire dalla vita reale della gente, dai loro problemi e dalle loro aspirazioni.

S. CRISTINA DI QUINTO E POZZUOLI

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Dopo otto anni ritornai a Treviso come parroco di Santa Cristina ma dopo due anni un’altra chiamata: parroco nel Sud, a Pozzuoli in provincia di Napoli. La gente della mia comunità erano tutti esodati dal terremoto e vivevano in enormi scatoloni prefabbricati. Ma era gente calorosa, generosa, entusiasta. Con i giovani avevamo costruito un gruppo che cercava di vivere il Vangelo della gioia nel quartiere, con i ragazzi disoccupati, con quelli che erano tentati dalla droga e dalla malavita. Lì ho conosciuto e visto con i miei occhi il potere della camorra che si sostituiva alle istituzioni.

A SILEA, FOSSALTA DI PIAVE E... AI CONFINI DEL MONDO

An. XI n.1

Poi la storia piu’ recente: parroco a Silea, quindi parroco a Fossalta di Piave e, da ultimo, un anno in Perù’, nel Vicariato Apostolico di Puerto Maldonado, dove recentemente Papa Francesco ha incontrato i popoli nativi dell’ Amazzonia. Vivevo nella foresta e il mio mezzo di trasporto era la barca a motore con la quale andavo a visitare le comunità di indigeni che vivono lungo i fiumi. Gente felice, semplice, che vive di caccia e pesca, ma ormai assediata dall’invasione violenta del consumismo, dalle multinazionali e dalle grandi compagnie straniere che sfruttano e devastano i loro territori alla ricerca di legname, petrolio e oro, con la complicità interessata dei politici e delle forze dell’ordine.

GENTE DI FEDE

Questi indigeni non sono senza Dio, anzi hanno una religiosità’ profonda che unisce intimamente la divinità al loro ambiente, ai

fiumi, al sole alla pioggia, agli animali. Per questo occorre entrare nella loro realtà in punta di piedi, ascoltando e imparando. Quando celebravo la messa nei villaggi, le mamme arrivavano a piedi scalzi con un bambino appeso alla schiena con una fascia e altri tre o quattro per mano, ma arrivava anche una schiera di cani e cagnolini che assistevano alla celebrazione. All’inizio mi sorprendevo e anzi mi dava fastidio. Non avevo ancora capito che in Amazzonia, uomini, animali e foresta sono un tutt’uno. Minacciarne uno significa minacciare il tutto.

MUSILE

Ora sono a Musile, ma il mio viaggio continuerà’, perche’, come scriveva Arturo Paoli “ ... camminando s’apre cammino”. Fabiana ha sposato un ingegnere che lavora al centro nucleare del Gran Sasso, ha due bambini ed è felice, lo sono prete e sono felice per tutti gli amici che il Signore mi ha messo accanto. DON MARIO


Emmaus

Il senso di un viaggio

P

PELLEGRINAGGIO IN TERRASANTA

erché un pellegrinaggio in Terra Santa? La risposta a questa domanda sta nel fatto che i discepoli di Gesù non credono in un Dio astratto, lontano dalla vicenda umana, ma nel Dio che è entrato nella storia, e si è fatto carne nella pienezza del tempo.

UN VIAGGIO NEL PRESENTE

UNA PRESENZA CRISTIANA INTERNAZIONALE UTILE

Attraverso i pellegrinaggi si aiuta a garantire la libertà di accesso ai luoghi santi, che per nessun motivo deve essere negata a nessuno. Oggi a Betlemme ci sono generazioni di giovani cristiani che non sono mai entrati nella chiesa del Santo Sepolcro a Gerusalemme, anche se dista da loro solo nove chilometri.

febbraio 2018

La presenza cristiana nella Terrasanta, caratterizzata da un ruolo equilibrante tra le tensioni ebraiche e musulmane, sta vivendo un

I pellegrinaggi cristiani fanno capire ai palestinesi, ai musulmani e agli israeliani ebrei che la Terrasanta è molto importante per loro, perché rappresenta il luogo dove sono nati spiritualmente. La Terrasanta non è proprietà esclusiva di nessuno. I luoghi santi sono un patrimonio dell’umanità.

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Gerusalemme viene considerata la culla di tre religioni: ebraismo, cristianesimo e islam. La sua è una storia anche di contrasti, di difficili convivenze, di equilibri instabili.

momento di sofferenza. Molti cristiani giovani emigrano, col desiderio di costruirsi una vita lontano da situazioni di tensione e minoranza.

An. XI n.1

Visitare i luoghi in cui si è svolta la storia della rivelazione fa comprendere meglio quanto Dio ha voluto dirci di sé, aiutandoci ad entrare e a capire il Suo linguaggio. E’ quindi un viaggio di fede, più che un semplice viaggio turistico.

L’afflusso dei pellegrini dimostra l’universalità della Chiesa, e rafforza i rapporti con la Chiesa locale, così che i cristiani che vivono in questi luoghi non si sentono soli e abbandonati nelle loro difficoltà, ma rafforzati nella loro fede. Infatti aiutano la comunità cristiana a scoprire il senso della sua presenza in Terrasanta e a vivere la sua missione nel suo ambiente. D. FLAVIO


Emmaus

Guidati dal Vangelo di Marco

PELLEGRINAGGIO IN TERRA SANTA 23 - 30 GIUGNO 2018 IL PROGRAMMA SABATO 23 GIUGNO: Partenza da Musile di Piave (ore 5.00) volo dall’aeroporto Marco Polo di Venezia a Roma e Roma - Tel Aviv. Arrivo e proseguimento per Betlemme.

LUNEDÌ 25 GIUGNO: attraverso la regione della Samaria (Nablus), poi Nazareth, con la massiccia basilica dell’Annunciazione.

An. XI n.1

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DOMENICA 24 GIUGNO: visita all’Herodium, lussuoso palazzo di Erode (vedi foto a destra). Qasr El Yahud, sul Giordano, che ricorda il Battesimo ricevuto da Gesù per mano di Giovanni Battista. Poi i resti della Comunità di Qumran, Gerico, e visita alla Basilica della Natività a Betlemme.

MARTEDÌ 26 GIUGNO: Lago di Tiberiade, con le località di Cafarnao (a sinistra i resti della casa di Pietro), Tabgha (moltiplicazione dei pani e dei pesci), il monte delle Beatitudini e Cesarea di Filippo.

MERCOLEDÌ 27 GIUGNO: monte Tabor (luogo della Trasfigurazione). Poi partenza per Gerusalemme: monte degli Ulivi, (Betfage), chiesa del Pater Noster, e il Dominus Flevit. GIOVEDÌ 28 GIUGNO: i luoghi della passione. Cenacolino (francescano), Cenacolo, la Chiesa di S. Pietro in Gallicantu. Quindi la Grotta dell’Arresto, la Tomba della Madonna e la Basilica del Getzemani. Poi il Muro del pianto.

VENERDÌ 29 GIUGNO: a via Dolorosa, la Piscina Probatica, la Basilica del Santo Sepolcro. Quindi la cattedrale di San Giacomo il Maggiore. SABATO 30 GIUGNO: Ain Karem (a fondo pagina la chiesa costruita suk luogo dell’incontro tra Maria e Elisabetta) e Emmuas (Nikopolis). Partenza per l’Italia.

QUOTA DI PARTECIPAZIONE € 1350,00 Acconto (al momento dell’iscrizione da versare entro febbraio 2018) € 300,00 Saldo (da versare entro il 29 aprile 2018) € 1.000,00 (Supplemento singola € 290,00)


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