Emmaus giugno 2015

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MUSILE DI PIAVE, CHIESANUOVA, MILLEPERTICHE, PASSARELLA, SANTA MARIA DI PIAVE, CAPOSILE, CROCE

ANNO 8 - N. 2 - GIUGNO 2015 - Piazza Libertà, 2 - 30024 MUSILE DI PIAVE - Tel. e Fax 0421.52308 - donsaveriomusiledipiave@gmail.com - www.collaborazionemusile.it

esseri umani "Quando leggo in questi giorni alcuni commenti sulla “emergenza migranti” mi vengono i brividi: non mi interessano (se esistono) posizioni di destra o di sinistra, il “bisognerebbe fare…” questo o quello. Ci troviamo, io come tutti i cittadini della “civilissima Europa”, di fronte a una situazione chiara: c’è una massa enorme di persone povere, disperate (oh certo tra loro ci sarà anche qualche delinquente! Ma tra noi non ce ne sono?) che scappa dalla guerra e dalla povertà, dai regimi che riducono i popoli alla fame. E’ così difficile capire che sono queste le spinte principali alla migrazione di parti di popolazioni di Paesi diversi? Possiamo darci spiegazioni, ciascuno la sua, del perché questo succeda. Ma alla fine un solo fatto è certo, una sola verità è inconfutabile: ci troviamo di fronte a centinaia di migliaia di persone disperate che chiedono aiuto. E bisogna fare una scelta, da esseri umani di fronte ad altri esseri umani. Qual è la risposta più “umana”? Ce lo ha insegnato qualcuno dal nome sconosciuto, forse un migrante, che ha esposto un cartello di protesta alla frontiera (a proposito, non erano state abolite in Europa?) di Ventimiglia “Noi vogliamo solo passare per raggiungere un posto dove ci sia umanità". Al posto loro credo e spero che noi avremmo fatto la stessa richiesta, e avremmo sperato di incontrare tanti disposti ad aiutarci nella ricerca di una vita più ricca di umanità, magari preparandoci “il mangiare per il viaggio”, come si è sempre usato da noi, tra le persone per bene."

“Preghiamo per tanti fratelli e sorelle che cercano rifugio lontano dalla loro terra, che cercano una casa dove poter vivere senza timore, perché siano sempre rispettati nella loro dignità. Incoraggio l’opera di quanti portano loro un aiuto e auspico che la comunità internazionale agisca in maniera concorde ed efficace per prevenire le cause delle migrazioni forzate. Invito tutti a chiedere perdono per le persone e le istituzioni che chiudono le porte a questa gente che cerca una famiglia, che vuole essere custodita”. Papa Francesco dice "chiediamo perdono per le persone e le istituzioni che chiudono la porta ai rifugiati". Il problema è che i rifugiati sono un quarto di quelli che arrivano, e noi non abbiamo bisogno di essere perdonati! Quanti rifugiati ci sono in Vaticano? “Sono curioso di vedere se a Torino il Papa incontrerà qualche sfrattato torinese”.

Matteo Salvini è dunque tecnicamente “imperdonabile” perché senza peccato. Lo apprendiamo da lui medesimo. “Noi non abbiamo bisogno di essere perdonati” ha detto commentando le parole del Papa che oggi ha parlato di immigrati, di porte che vengono loro chiuse in faccia, e della necessità di perdonare chi oppone loro rifiuti. Il senzaperdono Salvini oppone al Pontefice due frasi da lumbard gagliardo, tagliate nelle pietra verde Po che a Radio Padania fa tanta audience: “Quanti rifugiati ha il Vaticano”? E ancora: “Sono curioso di vedere se a Torino il Papa incontrerà qualche sfrattato torinese”. Roba forte. Analizzando le due risposte, un matematico direbbe che Salvini dispone di una logica binaria, quella che governa i microchip e va avanti per sequenze di 0/1. Ovvero azione/reazione. L’imperdonabile argomenta attraverso il meccanismo dei riflessi pavloviani, studiati da sempre su criceti e animali da laboratorio. Del tutto secondario se il riflesso, ovvero quel che dice (e regala al resto del mondo), sia vagamente collegato all’azione. Se cioè le parole del Papa abbiano una attinenza logica con quel che dichiara ai microfoni di turno. Uscendo dalla sua logica binaria e un po’ claustrofobica, vorremmo dunque obiettare al senzapeccato due cose. La prima è che questo Papa ha invitato da tempo la Chiesa ad aprire ogni struttura, vuota o non pienamente utilizzata, per accogliere profughi e dare loro un tetto. Ed è stato fatto, anche (non solo) in Vaticano. Dunque la risposta è: sì il Vaticano accoglie rifugiati. Molti. Questo giornale ne ha parlato diverse volte. La seconda è che di profughi, rifugiati, (e diremmo anche malati, indifesi, poveri, insomma ultimi della Terra) Francesco ne incontra migliaia al giorno, diremmo “per mestiere”. Se dovesse mancarne qualcuno a Torino, per eccesso di zelo delle autorità locali, avrà modo di rifarsi. Famiglia Cristiana L'8 Dicembre 2015 inizierà il Giubileo Straordinario della Misericordia. Saremo chiamati a confrontarci e a compiere gesti concreti seguendo le sette opere di misericordia corporali e spirituali. Una di queste ci ricorda: "alloggiare i pellegrini - accogliere gli stranieri". Come possiamo vivere da cristiani questi consigli evangelici? Come passare dal buonismo o dai giudizi superficiali e autoreferenziali a delle scelte propriamente e solamente umane? Conclude il cantante Marco Mengoni: "Credo negli esseri umani che hanno il coraggio di essere umani". don Saverio


"OFFRI DEL TUO A COLORO CHE HANNO BISOGNO" Beato Enrico da Bolzano nel VII centenario della morte

«Era, non è ancora lungo tempo passato, un tedesco a Trivigi chiamato Arrigo, il quale povero uomo essendo, di portare pesi a prezzo serviva chi il richiedeva; e, con questo, uomo di santissima vita e di buona era tenuto da tutti.» (Decameron, G. Boccaccio, II giornata novella I)

Beato Enrico da Bolzano tra i poveri

Il Beato Enrico è un santo povero, nato a Bolzano nel 1240 circa e morto a Treviso nel 1315. Sposato, con un figlio si trasferì prima a Treviso e poi a Biancade, lavorando come contadino e boscaiolo. Rimasto vedovo ritornò a Treviso dove elemosinava per sé e per gli altri poveri, frequentava ogni giorno le chiese della città e pregava molto. Alla sua morte fu riconosciuto santo dal popolo e subito venerato. Il suo corpo è posto nell'urna dell'altare del Duomo di Treviso, mentre una ampolla del suo sangue si trova nel tabernacolo. La scena ritratta nell'opera si svolge in una bella giornata di primavera, si scorgono tetti di case, chiese e campanili. Al centro è ritratto il Beato Enrico, con l'aureola, simbolo della sua santità, vestito di un ruvido saio. Seduto sui gradini di una loggia sta distribuendo a gente povera del pane che tiene in un cesto posato sulle ginocchia. Attorno a lui ci sono dei bambini e una donna cieca; un vecchio seduto sui gradini mangia una minestra. Tutti sono poveri, mendicanti, i loro vestiti sembrano stracci. Una bambina, con avidità, si prende il pane e lo tiene stretto per sé, una donna sulla sinistra, con il figlio sulle spalle, chiede anche lei qualcosa da mangiare. Due frati domenicani osservano la scena, mentre una ragazzino si sporge incuriosito dal passaggio di due dame a cavallo, vestite con abiti eleganti e cappellini, parlano fra loro e voltano le spalle al piccolo gruppo di poveri. Diana Sgnaolin

"Credere" è la rivista ufficiale del Giubileo della Misericordia, per questo si è pensato di avviare un cammino accompagnati da questo settimanale delle Edizioni San Paolo. Il cammino verrà presentato a fine estate, ma intanto, per avvicinarci, abbiamo pensato di omaggiare i nostri lettori di una copia di tale rivista. 2

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La nuova ENCICLICA DEL PAPA CI INVITA A UN SERIO ESAME DI COSCIENZA

Cari amici lettori, è arrivata la tanto attesa enciclica di papa Francesco sul rispetto del Creato. Il titolo è inconsueto: non più in latino, ma addirittura in italiano: Laudato si’. Ma è molto appropriato, visto che si tratta dell’inizio del Cantico delle creature di san Francesco d’Assisi. E in effetti il lungo testo del Papa, quasi 200 pagine, è un inno di lode a Dio per la bellezza del mondo e delle sue creature. Ma nello stesso tempo è una forte e documentata “arringa” rivolta agli uomini che hanno sfruttato, avvelenato, deturpato questa «casa comune». Così la chiama Francesco con un’espressione bella e forte. La Terra in cui abitiamo, infatti, è la nostra casa e dobbiamo averne cura. Sulla scia del Poverello di Assisi, il Papa definisce poi la Terra come «una madre bella che ci accoglie tra le sue braccia» e «una sorella, con la quale condividiamo l’esistenza». Come possiamo rimanere insensibili di fronte a una madre e a una sorella, come possiamo non ammirarne la bellezza, e non muoverci a pietà di fronte alla devastazione e al saccheggio di cui è fatta oggetto? Il testo del Papa è lungo e piuttosto impegnativo. Richiede una lettura attenta e serena. L’invito, dunque, è a leggere con attenzione questa “lettera circolare” (è il significato della parola enciclica), per fare poi un attento esame di coscienza. Francesco, infatti, non si limita a delle riflessioni sulla cura della Terra, nostra «casa comune». Ci chiede anche di agire. Non si rivolge solo ai politici o ai potenti della Terra, ma a ciascuno di noi. Cosa possiamo fare? Il modello è san Francesco, che vedeva nella natura «uno splendido libro nel quale Dio ci trasmette qualcosa della sua bellezza e della sua bontà». Il santo di Assisi, scrive il Papa, era «un mistico e un pellegrino che viveva con semplicità e in una meravigliosa armonia con Dio, con gli altri, con la natura e con se stesso». In lui si comprende «fino a che punto sono inseparabili la preoccupazione per la natura, la giustizia verso i poveri, l’impegno nella società e la pace interiore». don Antonio Rizzolo (Direttore di "Credere")

EXPO: FRA BUSINESS E TANGENTI LA CHIESA SAPRA’ PARLARE DI FAME? Da quando, nel 2008, Expo 2015 è stato assegnato a Milano e all’Italia, non è passato mese senza che all’Esposizione universale non fossero legate storie di tangenti, appalti truccati e corruzione. Tanto nobile il tema della kermesse, Nutrire il pianeta, energia per la vita, tanto basso il profilo civile delle notizie di cronaca. Eppure, per la prima volta nella storia delle Esposizioni universali, fra le 140 nazioni partecipanti ci sarà anche il Vaticano, presente a expo con un proprio padiglione e un programma ambizioso. Non di solo pane. Alimentazione e giustizia ha spiegato a più riprese mons. Luca Bressan, vicario episcopale della diocesi di Milano, presidente di Caritas ambrosiana e delegato vaticano per Expo, son temi che interessano profondamente la Chiesa. Tutto vero, anche perché se la Dichiarazione universale sui ditritti dell’uomo ha sancito, nel 1948, che il cibo è un diritto fondamentale, la fame oggi uccide oltre 870 milioni di persone all’anno mentre 2,8 milioni di persone soffrono del problema opposto, il “troppo cibo”, e muoiono per malattie riconducibili a sovrappeso e obesità. Santa Sede e Caritas(presente al motto Dividere per moltiplicare) bene hanno fatto nel decidere di contribuire alla riflessione: la questione, infatti, non è che il mondo non dà abbastanza per tutti, ma che le risorse non sono equamente distribuite. Il Papa ha già alzato la voce: “Questa economia uccide, bisogna rinunciare all’autonomia dei mercati e della speculazione finanziaria e agire sulle cause strutturali dell’iniquità”. Ora, viene da chiedersi se la Chiesa sarà in grado di parlare di fame, quella della carne come quella dello spirito, ai 20 milioni di visitatori di Expo. “Non ci scandalizziamo più per la fame nel mondo perché la nostra fede si è imborghesita”, ha detto mons Bressan. Si tratta d’ instillare un po’ di dubbi a chi ha la pancia piena e la coscienza anestetizzata dalla rassicurante vita parrocchiale. E anche a chi, non facendo parte delle categorie prima citate del “troppo” o “troppo poco” cibo, non sa (o non vuole sapere) di far parte del terzo gruppo, quello di chi ogni anno spreca 1,3 miliardi di tonnellate di cibo. Laura Bellomi tratto da "Jesus" aprile 2015

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L'uomo e la donna: capolavoro di Dio e dono all'umanità Intense e profonde, pur con un linguaggio semplice e diretto che scende nel cuore, le riflessioni di Papa Francesco nelle ultime udienze del mercoledì, sempre sul tema della famiglia. Partendo dalla parola biblica il papa ci aiuta a capire la grandezza e la sacralità della vocazione sponsale: mistero grande , mistero di amore che si svela nella relazione tra uomo e donna, nella reciprocità del donarsi, nella diversità del maschile e femminile, nella comunione che si crea con la presenza di Gesù nel sacramento del matrimonio. Come sempre, queste riflessioni sono accompagnate da esempi molto concreti di vita quotidiana ed insaporite di quella “tenerezza creativa” che il Papa usa sapientemente per entrare ancor più in empatia con tutti noi. Ecco in sintesi cosa dice papa Francesco sul valore della coppia, il matrimonio, la famiglia.

Uomo e donna: a partire dal primo libro della Genesi leggiamo che Dio, dopo aver creato l’universo e tutti gli esseri viventi, creò il suo capolavoro, ossia l’essere umano, che fece a propria immagine: «a immagine di Dio lo creò: maschio e femmina li creò» (Gen 1,27).E come tutti sappiamo, la differenza sessuale è presente in tante forme di vita, nella lunga scala dei viventi. Ma solo nell’uomo e nella donna essa porta in sé l’immagine e la somiglianza di Dio: il testo biblico lo ripete per ben tre volte in due versetti (26-27): uomo e donna sono immagine e somiglianza di Dio. Questo ci dice che non solo l’uomo preso a sé è immagine di Dio, non solo la donna presa a sé è immagine di Dio, ma anche l’uomo e la donna, come coppia, sono immagine di Dio. La differenza tra uomo e donna non è per la contrapposizione, o la subordinazione, ma per la comunione e la generazione, sempre ad immagine e somiglianza di Dio. L’esperienza ce lo insegna: per conoscersi bene e crescere armonicamente, l’essere umano ha bisogno della reciprocità tra uomo e donna. Quando ciò non avviene, se ne vedono le conseguenze. Siamo fatti per ascoltarci e aiutarci a vicenda. Possiamo dire che senza l’arricchimento reciproco in questa relazione – nel pensiero e nell’azione, negli affetti e nel lavoro, anche nella fede – i due non possono nemmeno capire fino in fondo che cosa significa essere uomo e donna. La cultura moderna e contemporanea ha aperto nuovi spazi, nuove libertà e nuove profondità per l’arricchimento della comprensione di questa differenza. Ma ha introdotto anche molti dubbi e molto scetticismo. Per esempio, io mi domando, -dice il Papa- se la cosiddetta teoria del gender non sia anche espressione di una frustrazione e di una rassegnazione, che mira a cancellare la differenza sessuale perché non sa più confrontarsi con essa. Sì, rischiamo di fare un passo indietro. La rimozione della differenza, infatti, è il problema, non la soluzione. Per risolvere i loro problemi di relazione, l’uomo e la donna devono invece parlarsi di più, ascoltarsi di più, conoscersi di più, volersi bene di più. Devono trattarsi con rispetto e cooperare con amicizia. Con queste basi umane, sostenute dalla grazia di Dio, è possibile progettare l’unione matrimoniale e familiare per tutta la vita. Il le-

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game matrimoniale e familiare è una cosa seria, lo è per tutti, non solo per i credenti. Vorrei esortare gli intellettuali a non disertare questo tema, come se fosse diventato secondario per l’impegno a favore di una società più libera e più giusta. Dio ha affidato la terra all’alleanza dell’uomo e della donna: il suo fallimento inaridisce il mondo degli affetti e oscura il cielo della speranza. Vorrei indicare, fra i molti, due punti che io credo debbono impegnarci con più urgenza. Il primo: E’ indubbio che dobbiamo fare molto di più in favore della donna, se vogliamo ridare più forza alla reciprocità fra uomini e donne. E’ necessario, infatti, che la donna non solo sia più ascoltata, ma che la sua voce abbia un peso reale, un’autorevolezza riconosciuta, nella società e nella Chiesa. La donna sa vedere le cose con altri occhi che completano il pensiero degli uomini. E’ una strada da percorrere con più creatività e audacia. Una seconda riflessione riguarda il tema dell’uomo e della donna creati a immagine di Dio. Mi chiedo se la crisi di fiducia collettiva in Dio, che ci fa tanto male, ci fa ammalare di rassegnazione all’incredulità e al cinismo, non sia anche connessa alla crisi dell’alleanza tra uomo e donna. Nel secondo racconto della Genesi 2,18, prosegue papa Francesco, Dio dopo aver creato l'uomo bellissimo, vede che è solo, in un bellissimo giardino perché lo coltivi e lo custodisca, libero, ma è solo....E Dio vede che questo “non è bene”: è come una mancanza di comunione, gli manca una comunione, una mancanza di pienezza. “Voglio fargli un aiuto che gli corrisponda” dice Dio.

Dio crea la donna e quando la presenta all'uomo questi riconosce esultante che quella creatura, e solo quella, è parte di lui:”osso dalle mie ossa, carne dalla mia carne” Finalmente c’è un rispecchiamento, una reciprocità. Quando una persona – è un esempio per capire bene questo , continua il Papa– vuole dare la mano a un’altra, deve averla davanti a sé: se uno dà la mano e non ha nessuno, la mano rimane lì….., gli manca la reciprocità. Così era l’uomo, gli mancava qualcosa per arrivare alla sua pienezza, gli mancava la reciprocità. La donna non è una “replica” dell’uomo; viene direttamente dal gesto creatore di Dio. L’immagine della “costola” non esprime affatto inferiorità o subordinazione, ma, al contrario, che uomo e donna sono della stessa sostanza e sono complementari e che hanno anche questa reciprocità. E il fatto che – sempre nella parabola – Dio plasmi la donna mentre l’uomo dorme, sottolinea proprio che lei non è in alcun modo una creatura dell’uomo, ma di Dio. Suggerisce anche un’altra cosa: per trovare la donna - e possiamo dire per tro-

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vare l’amore nella donna -, l’uomo prima deve sognarla e poi la trova. La fiducia di Dio nell’uomo e nella donna, ai quali affida la terra, è generosa, diretta, e piena. Si fida di loro. Ma ecco che il maligno introduce nella loro mente il sospetto, l’incredulità, la sfiducia. E infine, arriva la disobbedienza al comandamento che li proteggeva. Cadono in quel delirio di onnipotenza che inquina tutto e distrugge l’armonia. Anche noi lo sentiamo dentro di noi tante volte, tutti. Il peccato genera diffidenza e divisione fra l’uomo e la donna. Il loro rapporto verrà insidiato da mille forme di prevaricazione e di assoggettamento, di seduzione ingannevole e di prepotenza umiliante, fino a quelle più drammatiche e violente. Pensiamo, ad esempio, agli eccessi negativi delle culture patriarcali. Pensiamo alle molteplici forme di maschilismo dove la donna era considerata di seconda classe. Pensiamo alla strumentalizzazione e mercificazione del corpo femminile nell’attuale cultura mediatica. Dobbiamo riportare in onore il matrimonio e la famiglia! Per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre per andare da lei. E’ bello! Questo significa incominciare una nuova strada. L’uomo è tutto per la donna e la donna è tutta per l’uomo. La custodia di questa alleanza dell’uomo e della donna, anche se peccatori e feriti, confusi e umiliati, sfiduciati e incerti, è dunque per noi credenti una vocazione impegnativa e appassionante, nella condizione odierna. «Il Signore Dio fece all’uomo e a sua moglie tuniche di pelle e li vestì» (Gen 3,21). E’ un’immagine di tenerezza verso quella coppia peccatrice che ci lascia a bocca aperta: la tenerezza di Dio per l’uomo e per la donna! E’ un’immagine di custodia paterna della coppia umana. Dio stesso cura e protegge il suo capolavoro. Nel Nuovo Testamento il primo miracolo di Gesù si compie proprio durante una festa di matrimonio, Gesù non solo partecipò a quel matrimonio, ma “salvò la festa” con il miracolo del vino! Dunque, il primo dei suoi segni prodigiosi, con cui Egli rivela la sua gloria, lo compì nel contesto di un matrimonio, e fu un gesto di grande simpatia per quella nascente famiglia, sollecitato dalla premura materna di Maria. Questo ci fa ricordare il libro della Genesi, quando Dio finisce l’opera della creazione e fa il suo capolavoro; il capolavoro sono l’uomo e la donna. E Gesù incomincia i suoi miracoli con questo capolavoro, in un matrimonio, in una festa di nozze: un uomo e una donna. Così Gesù ci insegna che il capolavoro della società è la famiglia: l’uomo e la donna che si amano! Questo è il capolavoro! Oggi sembra non facile parlare del matrimonio come di una festa che si rinnova nel tempo, nelle diverse stagioni dell’intera vita dei coniugi. E’ un fatto che le persone che si sposano sono sempre di meno: i giovani non vogliono sposarsi. In molti Paesi aumenta invece il numero delle separazioni, mentre diminuisce il numero dei figli. La difficoltà a restare assieme – sia come coppia, sia come famiglia – porta a rompere i legami con sempre maggiore frequenza e rapidità, e proprio i figli sono i primi a portarne le conseguenze. Ma pensiamo che le prime vittime, le vittime più importanti, le vittime che soffrono di più in una separazione, sono i figli. Se sperimenti fin da piccolo che il matrimonio è un legame “a tempo determinato”, inconsciamente per te sarà così. In effetti, molti giovani sono portati a rinunciare al progetto stesso di un legame irrevocabile e di una famiglia duratura. Credo che dobbiamo riflettere con grande serietà sul perché tanti giovani “non se la sentono” di sposarsi. C’è questa cultura del provvisorio … tutto è provvisorio, sembra che non ci sia qualcosa di definitivo. La testimonianza più persuasiva della benedizione del matrimonio cristiano è la vita buona degli sposi cristiani e della famiglia. Non c’è modo migliore per dire la bellezza del sacramento! Il matrimonio consacrato da Dio custodisce quel legame tra l’uomo e la donna che Dio ha benedetto fin dalla creazione del mondo; ed è

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fonte di pace e di bene per l’intera vita coniugale e familiare. Per esempio, nei primi tempi del Cristianesimo, questa grande dignità del legame tra l’uomo e la donna sconfisse un abuso ritenuto allora del tutto normale, ossia il diritto dei mariti di ripudiare le mogli, anche con i motivi più pretestuosi e umilianti. Non abbiamo paura di invitare Gesù alla festa di nozze, di invitarlo a casa nostra, perché sia con noi e custodisca la famiglia. E non abbiamo paura di invitare anche sua Madre Maria! I cristiani, quando si sposano “nel Signore”, vengono trasformati in un segno efficace dell’amore di Dio. I cristiani non si sposano solo per sé stessi: si sposano nel Signore in favore di tutta la comunità, dell’intera società. Ricordiamoci, prosegue il papa, che il matrimonio cristiano è un sacramento che avviene nella Chiesa, e che anche fa la Chiesa, dando inizio ad una nuova comunità familiare. E’ quello che l’apostolo Paolo riassume nella sua celebre espressione: «Questo mistero è grande; lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa» (Ef 5,32). Ispirato dallo Spirito Santo, Paolo afferma che l’amore tra i coniugi è immagine dell’amore tra Cristo e la Chiesa. Una dignità impensabile! Ma in realtà è inscritta nel disegno creatore di Dio, e con la grazia di Cristo innumerevoli coppie cristiane, pur con i loro limiti, i loro peccati, l’hanno realizzata! E qui introduce l’analogia tra la coppia marito-moglie e quella Cristo-Chiesa. E’ chiaro che si tratta di un’analogia imperfetta, ma dobbiamo coglierne il senso spirituale che è altissimo e rivoluzionario, e nello stesso tempo semplice, alla portata di ogni uomo e donna che si affidano alla grazia di Dio. Il marito – dice Paolo – deve amare la moglie «come il proprio corpo» (Ef 5,28); amarla come Cristo «ha amato la Chiesa e ha dato sé stesso per lei» (v. 25). Ma voi mariti che siete qui presenti capite questo? Amare la vostra moglie come Cristo ama la Chiesa? Questi non sono scherzi, ma cose serie! La vocazione cristiana ad amare senza riserve e senza misura è quanto, con la grazia di Cristo, sta alla base anche del libero consenso che costituisce il matrimonio. La Chiesa stessa è pienamente coinvolta nella storia di ogni matrimonio cristiano: si edifica nelle sue riuscite e patisce nei suoi fallimenti. La decisione di “sposarsi nel Signore” contiene anche una dimensione missionaria, che significa avere nel cuore la disponibilità a farsi tramite della benedizione di Dio e della grazia del Signore per tutti. Infatti gli sposi cristiani partecipano in quanto sposi alla missione della Chiesa. Ci vuole coraggio per questo! Perciò quando io saluto i novelli sposi, dico: “Ecco i coraggiosi!”, perché ci vuole coraggio per amarsi così come Cristo ama la Chiesa. La celebrazione del sacramento non può lasciar fuori questa corresponsabilità della vita familiare nei confronti della grande missione di amore della Chiesa. E così la vita della Chiesa si arricchisce ogni volta della bellezza di questa alleanza sponsale, come pure si impoverisce ogni volta che essa viene sfigurata. Gesù non cessa di prendersi cura della Chiesa: la ama sempre, la custodisce sempre, come se stesso. Gesù non cessa di togliere dal volto umano le macchie e le rughe di ogni genere. E’ commovente e tanto bella questa irradiazione della forza e della tenerezza di Dio che si trasmette da coppia a coppia, da famiglia a famiglia. Ha ragione san Paolo: questo è proprio un “mistero grande”! Questi uomini e donne, coraggiosi abbastanza per portare questo tesoro nei “vasi di creta” della nostra umanità, sono una risorsa essenziale per la Chiesa, ed anche per tutto il mondo! Dio li benedica mille volte per questo! Adalberta Contarin

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Collaborazione Pastorale di Musile di Piave

LA FAMIGLIA PRIMA DI TUTTO! Alcuni importanti incontri per tutti i genitori dei ragazzi della catechesi "Tuo padre ed io, angosciati, ti cercavamo" (LC.2,41). Rapporto genitori-figli: perdersi e ritrovarsi Il tema dell’incontro affidato ai coniugi Zattoni-Gillini si è svolto per il settimo anno nella Parrocchia di Mussetta di Sopra il 21 e 22 marzo, occasione di riflessione per le famiglie sul tema dell’educazione dei figli. Il punto di riferimento scelto è l’ascolto della Parola di Dio nel brano al cap. 2, 41 dell’Evangelista Luca che ci presenta la Santa Famiglia di Narareth alle prese con il figlio Gesù dodicenne e lo smarrimento dei genitori. Ascoltando le riflessioni dei relatori, ci hanno colpito la semplicità e l’immediatezza delle regole affettive e normative illustrate, perché la famiglia possa, continuamente, essere comunità educante. Le relazioni congiunte di Mariateresa e Gilberto, hanno sviscerato i diversi aspetti dell’essere dentro ai ruoli come figli o genitori: l’urgenza della sperimentazione insieme, nel confronto e nel dialogo, persone, famiglie e comunità cristiana – per aiutarci a ricomprendere continuamente a che cosa ci chiama la fede in Gesù Cristo nato, morto e risorto - e come vivere e trasmettere questo amore illimitato, a partire dalle relazioni con i figli. Gesù al tempio sente che parlano di quello che ha già dentro, è stupito di quello che dicono di Dio; lui li ascoltava e li interrogava, il suo interesse era fortissimo – Gesù è incantato e fà domande - è esperienza di fascinazione – la novità di Gesù: incontrare il cuore del padre. “Mamma” Maria e “papà” Giuseppe non compresero quello che aveva detto Gesù, ma entrambi decidono di riportarlo a casa, anche se non lo capiscono, e Gesù scese con loro e rimase con loro. La certezza è che in ogni realtà di vita c’è un sogno da vivere per ogni persona, e il sogno più grande dovrebbe essere che ogni figlio possa incontrare Dio-Padre a modo suo e noi genitori nutrire questo sogno nella sua vita, accompagnandolo con la concretezza del quotidiano, fatto di tante piccole e grandi scelte, ma soprattutto affidarci all’amore del padre, che ogni cosa conosce. Chiediamo continuamente con la preghiera quotidiana e nella celebrazione dei sacramenti di essere toccati dall’amore di Dio che salva, che non ci abbandona mai e di esserne servi per il Regno di Dio. Alessandra e Patrizio Basso Come il dolore e il lutto vengono affrontati in famiglia Domenica 3 maggio, dalle ore 10.00, si è svolto presso la sala parrocchiale di Chiesanuova il secondo dei tre incontri proposti a tutti genitori dei ragazzi della catechesi. “Famiglia e dolore”, il tema proposto, voleva portare l’attenzione su come il dolore e il lutto vengono affrontati in famiglia e su quanto sia importante elaborarli insieme per poterli gestire. Come di consueto, l’incontro si è aperto con una canzone (in questo caso “La cura” di Franco Battiato, cantata dall’ottimo Giovanni Frasson) e dalla lettura di un brano del Vangelo. Vi era anche un’installazione dell’artista Giovanni Bottega, che interpretava a suo modo il tema. La dottoressa Carmen Rita Murciano (psicologa, consulente per sostegno psicologico individuale e di gruppo, psicoterapeuta) ha svolto l’argomento e le circa sessanta persone presenti l’hanno seguita con molto interesse, consapevoli che malattie e lutti possono capitare a chiunque. La dottoressa Murciano ha anche spiegato come segua da due anni il Gruppo di auto-mutuo aiuto Ama Oltre, composto da persone che hanno perduto una persona cara e particolarmente toccanti sono state le testimonianze di alcuni componenti del gruppo che hanno perduto figli giovani. Domenico Fantuz Come rivalutare la figura del padre Venerdì 29 maggio, dalle ore 18.00, sempre a Chiesanuova, si è svolto l’ultimo dei tre incontri programmati. Il relatore era il noto professore Gustavo Pietropolli Charmet, grande clinico e squisito divulgatore (autore di numerose pubblicazioni), psichiatra di formazione psicoanalitica, già docente di Psicologia dinamica all’Università di Milano-Bicocca, nonché uno dei massimi studiosi dell’adolescenza e dintorni, già presidente dell’Istituto Minotauro e del Centro aiuto al bambino maltrattato di Milano. Il tema proposto, “Famiglia senza padre?”, invitava a riflettere su come rivalutare la figura del padre in una società come la nostra, che, ai vari livelli, viene per la prima volta definita “senza padri”. Il brano musicale di apertura, proposto dall’incredibile voce di Elena De Piccoli, è stato “Papaoutai”, del cantante belga di origini ruandesi Stromae, che ha perduto il padre, ucciso nel genocidio ruandese. Anche l’istallazione di Giovanni Bottega (un tavolo preparato per il pranzo familiare, in cui il padre non c’è) riportava al tema dell’incontro. Il pubblico, veramente numeroso, (oltre cento persone) ha seguito con attenzione, ponendo domande, la relazione del prof. Charmet, che spiegava come la figura del padre, una volta fondata sulla trasmissione ai figli di regole rigide e immutabili (dovere, obbedienza, onore, ecc.) oggi si fondi invece su una relazione d’amore, dove le fragilità della figura paterna possono diventare un’occasione di comunicazione autentica. Un invito quindi a non interrompere il dialogo con i figli durante la difficile età dell’adolescenza e a essere padri che li accompagnano al distacco dell’età adulta con la testimonianza semplice ma essenziale della propria vita. Domenico Fantuz

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10 maggio concerto PER IL NEPAL Il 25 aprile 2015 un terremoto devastante ha colpito il Nepal. Le statistiche ufficiali contano oltre 8.000 morti, 15.000 feriti e un numero imprecisato di persone senzatetto. Di fronte a tali tragici eventi il pensiero più ovvio sarebbe quello di dire: “COSA POSSO FARE IO DAVANTI A TRAGEDIE DI TALI DIMENSIONI?” ma a Musile di Piave si è deciso di agire diversamente: MEGLIO POCO CHE L’INDIFFERENZA, MEGLIO UN PICCOLO PASSO CHE VOLTARE LO SGUARDO DA UN’ALTRA PARTE. E così si è deciso di stringerci attorno ai 23 nepalesi che abitano a Musile di Piave e di organizzare una serata per raccogliere fondi da inviare in Nepal. E’ nato così, domenica 10 maggio, il “Concerto per il Nepal”. All’invito di don Saverio di realizzare, in così breve tempo, una serata a scopo benefico hanno risposto senza indugio il Coro Monteperalba diretto da Stefano Pollon, il Gruppo Vocale Era2015 ile Apr 25 Nepal, Terremoto in vamocantanove diretto anch’esso da Stefano Pollon, Bernardino Zanetti al Pianoforte, Alessio Zanetti Tenore e la cantautrice Erica Boschiero. Ognuno di essi ha proposto 6 brani che hanno reso la serata indimenticabile. L’invito di don Saverio è stato accolto, inoltre, anche da molta persone non solo di Musile di Piave ed infatti la chiesa parrocchiale era gremita di gente. La partecipazione non è stata solo numerica ma anche “economica”: infatti, terminata la serata, quando è stato il momento di verificare quanto raccolto, con grande gioia, si è constatato che erano statiti raccolti € 3550,00 che qualche giorno dopo sono stati consegnati da don Saverio al presidente della comunità nepalese. Ancora GRAZIE e ancora una volta si è potuto constatare che INSIEME SI PUO’ FARE.

Un libro per l'estate al Piccolo Rifugio: "I sogni - il linguaggio segreto di Dio" “Sogni d’oro!” Torna frequente questo augurio negli incontri tra amici. Al momento accogliamo con gioia l’augurio e lo troviamo carico di cuore, ma poi non ci pensiamo più, riteniamo non sia importante fermarci sopra. Tutti noi però facciamo dei sogni, sogniamo: o a occhi aperti, proiettando il desiderio di un felice futuro davanti a noi; o a occhi chiusi, nel sonno. Allora la cosa si fa più seria, in particolare quando i nostri sogni ci turbano e non riusciamo a capirli, a interpretarli. E’ bene lasciarli perdere, tanto sono solo sogni! o vanno accolti come un modo particolare di comunicazione che ci raggiunge? I sogni hanno qualcosa di misterioso. Gli studiosi che li hanno fatti oggetto delle loro ricerche ci dicono che i sogni esprimono qualcosa della nostra anima che non entra facilmente nella nostra consapevolezza normale. Perciò vanno valutati attentamente perché, oltre al loro fascino, hanno qualcosa di interessante! Ci sono molti libri di psicologi sui sogni e sulla loro interpretazione. Avvertendo che sono proprio i cristiani ad avere un grande interesse a saperne di più, Anselm Grun, monaco benedettino e teologo tedesco nato nel 1945, noto come uno dei più fecondi e apprezzati scrittori di spiritualità in Europa, assieme all’amico teologo evangelista Hsin-Ju Wu, ha voluto pubblicare l’esito delle sue ricerche in un volumetto chiaro, lineare, di facile lettura, dal titolo: “IL LINGUAGGIO SEGRETO DI DIO: I SOGNI”. Quattro i significati dei sogni, è detto in apertura: ci dicono come stiamo, i passi che dobbiamo fare, le promesse che contengono e che sono il luogo dell’esperienza di Dio, il luogo preferito della sua Parola. Quindi vanno accolti, precisati in tutti i particolari, ripresi nella preghiera, senza lasciarsi andare a facili e affrettate interpretazioni, e farsi aiutare da psicologi o guide spirituali, considerandoli un aiuto importante per le nostre decisioni. I Cattolici li ritengono come il linguaggio dimenticato di Dio, mentre i Daoisti (gli orientali) li definiscono come parabole della vita, simili alle parabole usate da Gesù. Vengono poi descritti i numerosi sogni riportati nella Bibbia e nella tradizione cristiana, dai sogni di Giacobbe, di Giuseppe Ebreo, di Giuseppe sposo di Maria, dei Magi, di Paolo apostolo, fino ai sogni di don Bosco, sottolineando che i sogni vanno ben distinti dalle apparizioni o visioni. Cosa dicono gli psicologi? Per Freud il sogno rivela l’inconscio e per Jung i sogni rivelano le ricchezze dell’anima. Il linguaggio dei sogni viene sviluppato nella quinta parte, che è certamente la più importante per le indicazioni concrete che offre e per il richiamo al fatto che i sogni vanno collocati sempre nel contesto personale di ciascuno, pur riconoscendo che non hanno mai una interpretazione unitaria. Alla fine, il libretto riporta le quattro regole per le guide spirituali che si apprestano ad ascoltare i sogni delle persone che a loro si rivolgono per averne una corretta interpretazione: 1 – valutare se i sogni aiutano a fare passi in avanti nella vita o no; 2 – ascoltare l’interessato, aiutarlo con domande, chiedere cosa ne pensa; 3 – esprimere il proprio parere; 4 – inserire il sogno in un concreto programma di vita spirituale. Per concludere, l’autore espone i frutti della sua ricerca e dichiara solennemente che “Il sogno unisce gli uomini a tutto il mondo”. don Primo P.S.: per il sesto ANNO leggeremo un libro AL PICCOLO RIFUGIO DI SAN DONA' . quest'anno sarà il libro presentato sopra. ECCO LE DATE: 7-14-21-28 LUGLIO E 11-18-25 AGOSTO. Il libro sarà in vendita in canonica a Musile.

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Dal Libro del profeta Isaia.... esperienza di drammatizzazione biblica La redazione di Emmaus mi chiede di scrivere un articolo sull’esperienza avuta il 14 marzo a Chiesanuova, nell’ambito della lettura della Bibbia, in particolare del libro di Isaia. E questo mi mette sempre un po’ di ansia. Non ricordo tutto ciò che abbiamo fatto, ma sento ancora le risonanze che quel pomeriggio hanno invaso il mio corpo. Riuscirò a trasmetterle? L’esperienza si è svolta un sabato pomeriggio sotto la giuda di don Samuele Facci parroco di Mogliano e, qualche anno fa, vicario parrocchiale qui con noi a Musile e Chiesanuova. Ora anche laureato in psicodramma e drammatizzazione bliblica. Il volantino fatto girare in parrocchia citava “….un lungo tempo di riflessione e di esercitazione pratica con drammatizzazione, sul tema : La corporeità nella Bibbia. (venire con un abbigliamento comodo) La stima e l’affetto per don Samuele insieme alla curiosità e l’attrazione per una cosa nuova mi hanno spinto a partecipare nonostante qualche titubanza. Credo che ogni tanto dobbiamo regalarci dei momenti di riflessione anche “alternativa”. Descrivere tutto quello che è stato fatto non è facile e forse vi risulterebbe noioso alla lettura, quindi cercherò di scrivere quale è stata la mia esperienza personale e le mie sensazioni. E’ proprio da questa parola che voglio iniziare a raccontare. Già l’arrivo è stato carico di segni ed emozioni perchè oltre ai frequentatori abituali del corso della Bibbia ho incontrato persone care che non vedevo da tempo e già questo era motivo di conferma alla partecipazione e contentezza. L’incontro è iniziato con alcuni esercizi di movimento per preparare il nostro corpo ad accogliere pensieri, sensazioni, messaggi. Sono seguiti scambi tra noi, a caso, ma solo apparentemente, di pensieri, esperienze, desideri, con ritmo serrato…con lo scopo di vincere le resistenze delle nostre menti e di lasciare libero il corpo alla percezione dell’altro oltre che di noi stessi. Poi è venuto il bello, e cioè ci siamo scelti senza parlare, con sguardi e ammiccamenti, un compagno con il quale parlare di argomenti precisi suggeriti dall’animatore don Samuele. Abbiamo affrontato poi l’esperienza della rappresentazione non verbale, ma corporea, di un nostro momento doloroso. La consegna era quella di stringere forte i pugni nel ricordare questo momento e attraverso il tocco dell’altro lasciare che la sofferenza se ne andasse aprendo un po’ alla volta i pugni. E qui per me è stato il momento di apice della mia esperienza. Conoscevo l’esperienza di profondo dolore della persona che avevo di fronte e quello che mi ha colpito è che anche il mio corpo lo ha avvertito con dei brividi profondi. Il mio corpo parlava alla mia mente e non il contrario. E questo non mi ha spaventato e mi sono sentita, passatemi, capace di accogliere e comprendere l’altro nella sua fragilità, capace di consolare e di rispettare il vissuto dell’altro. Ho sentito anche che i miei momenti di dolore sono in parte guariti; il tocco, la carezza, la vicinanza delle persone, possono fare la differenza nell’affrontare il dolore. Le nostre vite sono tutte attraversate da questa esperienza, chi più chi meno. Talvolta ce lo teniamo dentro e questo scava dei solchi profondi in noi creando difficoltà nei rap-

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porti con gli altri e con noi stessi. Per me c’è stata una conferma al percorso professionale e di servizio in parrocchia intrapreso ormai da molti anni, all’inizio per “caso” ma poi scelto e sentito come il mio. Mi ha colpito poi la condivisione di gruppo di questa esperienza: tutte le persone hanno espresso con commozione, partecipazione e senza remore, nell’accoglienza più sincera e rispettosa, il proprio vissuto. Quanto bene ci ha fatto! Quanta più comprensione e anche empatia ha suscito lo scambio tra noi. Cosa c'entra questo con la bibbia? Cosa c'entra con Dio? Cosa c'entra Isaia?... beh! Bella domanda… la risposta è venuta con l’ultimo lavoro di gruppo. Questa volta la consegna era quella di individuare, in gruppo formato a caso, dei versetti del testo di Isaia che erano espressione di un’azione corporea ben precisa e che erano rimasti impressi durante la lettura nei mesi precedenti; sceglierne uno e rappresentarlo con i nostri corpi, lasciandoci ispirare dalle sensazioni e non dalla razionalità. Beh! Quanti abbracci, mani, sono stati visualizzati. Non è forse questa la nostra esperienza con Dio? Non è forse questa la novità e l’unicità del cristianesimo? Dio prende un corpo per rivelare il suo amore per noi, per dirci che ci vuole bene… non dovremmo quindi sentirlo con il nostro corpo questo Amore? Non dovremmo forse, anzi senza forse, accoglierlo questo amore attraverso il nostro corpo e ridonarlo a chi ci sta accanto? Quanto più veri siamo nelle nostre azioni se riusciamo a riempirci di questo amore? Quanti ragionamenti in meno di fronte a certe situazioni! lasciamoci interrogare anche dalle nostre sensazioni che parlano del bello dell’infinito che abbiamo entro. Quanto bisogno abbiamo di tenerezza, vicinanza, e meno di parole vuote? Quando Dio ti dice che “Anche se costoro si dimenticassero, io invece non ti dimenticherò mai. Ecco sulle palme delle mie mani ti ho disegnato” e ancora “ Se dovrai attraversare le acque, io sarò con te, i fiumi non ti sommergeranno; se dovrai passare in mezzo al fuoco, non ti scotterai, la fiamma non ti potrà bruciare,….Perchè tu sei prezioso ai miei occhi, perché sei degno di stima e io ti amo…. Non temere sono con te; .. io ho posto le mie parole sulla tua bocca, ti ho nascosto sotto l’ombra della mia mano ti raccoglierò con immenso Amore…” non ci dichiara forse il suo amore con azioni concrete? Anche nel dolore possiamo leggere la presenza del Signore. A volte lui c’è per raccogliere la nostra rabbia, la nostra impotenza, la nostra lontananza… ma c’è, ce l’ha promesso fin dai tempi antichi e con azioni concrete. Leggendo la Bibbia dovremmo riuscire a sentire anche con il nostro corpo che siamo stati pensati, voluti, amati, da Dio anche se le nostre vite non sono perfette. E Dio ci manda ad annunciarlo al mondo questo amore non con le parole ma con gesti concreti. Susanna Paulon

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Lettera aperta… Carissimo Chierichetto e Carissima Ancella della nostra Collaborazione volevamo dirti …

GRAZIE !!

Grazie perché hai scelto di fare questo servizio Grazie perché hai scelto di rimanere un po’ più vicino a Gesù Grazie perché hai scelto di far parte di un gruppo Grazie per i sorrisi e l’entusiasmo che doni Grazie per la tua voglia di fare e per la tua simpatia Grazie per la tua partecipazione al raduno Mochi del primo maggio scorso Grazie perché con la tua presenza, la nostra Collaborazione ha vinto ancora una volta il premio del gruppo più numeroso Grazie per come hai giocato, per come hai condiviso, per come hai riempito di gioia questa meravigliosa giornata Grazie per la presenza dei tuoi genitori…per come ci hanno rincorso, sostenuto; per chi si è ingegnato ad essere allenatore, chi arbitro, chi accompagnatore. Grazie per continuare a fidarti degli adulti e dei ragazzi che ti accompagnano in questa avventura Grazie per come ci hai fatto sentire importanti e presenti come “gruppone”: con le vostre magliette colorate, con il mega striscione, con il pranzo condiviso e con le vostra urla di vittoria. Grazie per il “la” dato alla giornata partecipando prima di tutto alla messa, splendidi e raggianti nelle vostre tuniche Grazie perché come ha detto il nostro Vescovo date sapore alle celebrazioni e perché siete davvero “strabelli” Carissimi ragazzi e ragazze gustate a lungo questi incontri, questi momenti di condivisione, questa genuinità . Anche quando diventerete più grandi e non farete più i chierichetti e le ancelle, non dimenticate di continuare ad essere ragazzi in gamba, altruisti, solidali, entusiasti della vita e a mettere sempre al primo posto Gesù. Grazie perché noi adulti spesso lo impariamo a farlo proprio da voi. Grazie di cuore.. siete davvero preziosi. I vostri referenti chierichetti e ancelle della Collaborazione

Mi sembra doveroso rubare un angolino di questo giornale, per fare gli auguri a don Eros, cappellano dell’ospedale di San Donà , che il 19 Maggio scorso ha celebrato i suoi 25 anni di sacerdozio, e che tutti noi abbiamo avuto modo di conoscere. Che il Signore ti benedica e ti accompagni, auguri don Eros, auguri di vero cuore. Anna

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UN DONO DALLA ROMANIA Il parroco don Saverio lo aveva annunciato: “grandi sorprese” in arrivo per Pasqua … ed infatti proprio nella settimana più importante per la cristianità il sagrato della Chiesa di Musile di Piave si è arricchito di un grandioso ed atipico - almeno per noi cattolici - crocifisso.Innanzitutto spieghiamo, per chi non lo avesse osservato con attenzione, di cosa si tratta. E’ una “composizione” in lamiera spessa che rappresenta Gesù Crocifisso con San Giovanni e Maria ai Suoi piedi; e se per noi trovare lungo le nostre strade un crocifisso di tali dimensioni e con colori così sgargianti risulterebbe alquanto strano, per altri Paesi, come ad esempio la Romania - da dove esso proviene - è usuale. A raccontarci il suo significato e come sia nata l’idea di commissionare un’opera di tali dimensioni e di portarla, quindi, a Musile di Piave, è Padre Catalin, sacerdote Greco Cattolico che vive a Croce di Musile di Piave e che negli anni anche la nostra comunità ha imparato a conoscere. “L’opera, perché di un’opera si tratta, se per voi è una cosa strana o inusuale, ci spiega Padre Catalin, da noi è assai frequente. Se volessimo trovare un qualcosa di analogo qui in Italia, la potremmo paragonare ai vari capitelli eretti lungo le vie o agli angoli delle strade. Queste croci, o meglio queste composizioni, vengono poste sui cigli delle strade magari all’ “entrata” del paese quasi fossero lì per dare una sorta di benvenuto o all’uscita per augurare buon viaggio, e ancora possono essere il dono per una grazia ricevuta o a ricordo di un qualche avvenimento, a volte tragico.” La domanda più ovvia, quindi, è capire come e soprattutto perché sia giunta a Musile di Piave. “Come è arrivata, continua Padre Catalin, è presto detto: ripiegata nella valigia di una delle tante badanti che settimanalmente dalla Romania arrivano con un pulmino in queste zone ”. Infatti non si deve pensare che l’enorme croce che fa bella mostra di sé nel sagrato sia arrivata così come la vediamo, infatti la struttura in legno è stata fatta qui a Musile mentre tutto il resto giunge dalla Romania ed è stata realizzata appositamente per don Saverio da un artista rumeno, docente universitario. Ma continuiamo a scoprire dalle parole di Padre Catalin la storia di questo dono, perché di dono si tratta, che proprio lui ha fatto a don Saverio e “io e don Saverio siamo arrivati da questa parti lo stesso anno, lui nuovo parroco e io sacerdote greco cattolico, e tra l’altro sposato, inviato a seguire la comunità rumena. Ci siamo conosciuti durante gli incontri tra sacerdoti e l’interesse di don Saverio verso la Romania, le differenze e le uguaglianze tra i cristiani cattolici e i greco-cattolici si è da subito fatto presente” La voglia di conoscere questo Paese con tradizioni così diverse ma anche così vicino, vista la quantità di rumeni che vivono qui da noi, si è concretizzata qualche anno dopo, più precisamente nel 2012, in occasione del viaggio-pellegrinaggio della collaborazione di Musile di Piave in Romania. Quel viaggio, per quanti hanno avuto la possibilità di parteciparvi, è stato indimenticabile sia per quanto visto e vissuto sia per l’accoglienza riservataci. E proprio in quell’occasione don Saverio ha “scoperto” ed è rimasto entusiasta delle croci in questione. “Accanto alla scoperta di un Paese, il mio, che lo ha colpito particolarmente, tra me e don Saverio, continua Padre Catalin, si è venuta a creare negli anni una forte amicizia e in un momento difficile, quale la lunga malattia e la morte di mia moglie, la sua è stata una presenza discreta ma costante. E così pian piano si è fatta strada l’idea di portare un pezzettino della mia Terra in questo luogo e farne dono al vostro parroco; la croce, semplificando la chiamiamo così, è quindi un regalo fatto a don Saverio sia per l’entusiasmo e l’interesse verso il mio Paese e verso il nostro essere diversi pur essendo tutti cristiani cattolici sia per essere stato e continuando ad essere un grande amico”. Barbara Fornasier

GIUBILEO STRAORDINARIO DELLA MISERICORDIA «Cari fratelli e sorelle, ho pensato spesso a come la Chiesa possa rendere più evidente la sua missione di essere testimone della misericordia. È un cammino che inizia con una conversione spirituale. Per questo ho deciso di indire un Giubileo straordinario che abbia al suo centro la misericordia di Dio. … Questo Anno Santo inizierà nella prossima solennità dell’Immacolata Concezione e si concluderà il 20 novembre del 2016, Domenica di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’universo e volto vivo della misericordia del Padre». Papa Francesco 10

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Pellegrinaggio
 della Parrocchia
 di Musile di Piave a

In occasione del Giubileo Straordinario della Misericordia, tre giorni nella capitale italiana
 tra religione, storia ed arte (programma dettagliato in fase di definizione)

Roma da VENERDÌ 11 a DOMENICA 13 
 DICEMBRE

420 EURO

La quota comprende: 
 Viaggio a/r in bus, tour guidato della città,
 accesso e visita guidata ai Musei Vaticani,
 sistemazione in hotel con trattamento di pensione completa dalla sera di venerdì al pranzo di domenica ed assicurazione medico/sanitaria.
 La quota non comprende, quanto non espressamente indicato alla voce 
 “ la quota comprende “.

INFO & ADESIONI:

Don Saverio 3402606581
 Barbara Fornasier 3409515143
 Raccolta delle iscrizioni presso 
 la Canonica di Musile di Piave 
 tutti i sabati dalle 17:00 alle 18:00

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musile di piave

24 Maggio: Sacramento della Confermazione a Damiano De Pasquale Al catechismo ci insegnano che i sacramenti “dell’iniziazione cristiana” sono il Battesimo, la Comunione e la Confermazione e solitamente viene mantenuto anche quest’ordine; così i genitori battezzano il proprio figlio poco dopo la nascita, accompagnano il cammino del giovane cristiano alla Comunione per poi arrivare alla Confermazione, che rende “maturo” un buon cristiano. Ma cosa succede quando si “salta” un passaggio? Cosa fa la Chiesa per quei fedeli, che per vari motivi, interrompono il percorso di “maturazione cristiana”? Vi risponderò con la bellissima esperienza che ho vissuto nell’ultimo anno. Mi chiamo Damiano, ho 34 anni e vivo da 5 anni a Musile con la mia famiglia, mia moglie Tindara che divide la sua vita con me da 10 anni, e nostro figlio Riccardo che ha 6 anni. Sono originario della Sicilia, dove ho vissuto per 17 anni la quasi totalità passata nell’oratorio salesiano della mia città. Li ho consolidato un rapporto indissolubile con i Salesiani e con il fondatore della loro congregazione, San Giovanni Bosco; il suo insegnamento principale era quello che ognuno di noi deve essere un “bravo cristiano e onesto cittadino”. Ho vissuto quell’ambiente con grande intensità: facevo parte del gruppo chierichetti, ho partecipato ai Grest e ai campi estivi e se chiudo gli occhi per un attimo, riesco a rivivere ogni istante di quei giorni. C’era però una cosa che non mi faceva sentire “bravo cristiano”: non ero ancora cresimato. Non per scelta, più che altro perché mia madre diceva che era inutile andare al catechismo per la Cresima, tanto avrei potuto cresimarmi da grande. A dir la verità non sono mai riuscito a “digerire” questa sua risposta che “cozzava” contro i principi che mi venivano insegnati in oratorio. Intanto il tempo passava e cresceva in me la voglia di diventare indipendente. Cosi, compiuti 17 anni, ho lasciato la mia terra d’origine per lavoro. Ho girato gran parte dell’Italia, ma ovunque andavo non saltavo la messa della domenica. Era per me un modo per rispettare l’insegnamento di Don Bosco. Appena potevo tornavo in Sicilia a trovare i miei, ma andavo giù soprattutto per tornare in oratorio dai miei amici, ragazzi e Salesiani. Nel 2000 le mie vacanze estive coincidevano con il Grest e ne ho approfittato per tornare a fare l’animatore. Durante una gita ho conosciuto Tindara, oggi mia moglie, animatrice delle “figlie di Maria Ausiliatrice”, le suore della congregazione salesiana. Dopo un paio di anni vissuti a distanza, abbiamo deciso di sposarci il 15 dicembre 2004. La voglia di vivere insieme era talmente forte che abbiamo deciso di sposarci civilmente, rimandando al successivo luglio il matrimonio cristiano. Purtroppo, per una serie di circostanze, non siamo riu-

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sciti a sposarci in chiesa a luglio e nel 2008 è nato Riccardo; non è mai venuta meno la voglia di sposarci in chiesa, ma volevamo che prima si risolvessero alcune incomprensioni che si erano create con la mia famiglia. Nel 2010 siamo venuti ad abitare a Musile. Partecipando alla messa della domenica ci siamo accorti che questa comunità aveva qualcosa in più rispetto alle altre dove avevamo vissuto; c’era grande partecipazione dei ragazzi, i sacerdoti riuscivano a trasmettere molto, c’erano tante feste della comunità. Ci siamo sentiti “a casa nostra”. Cercando di entrare pian piano a far parte di questa comunità, abbiamo trovato sulla nostra strada il parroco di Musile, Don Saverio. Lui ha colto la nostra voglia di sposarci in chiesa, ma rimaneva il “problema” che non ero ancora cresimato. Infatti non potevo cresimarmi prima perché, per la chiesa, la mia era una convivenza e non potevo ricevere quel sacramento se prima non regolarizzavo la mia unione. Ma non ho trovato una porta chiusa, non ho dovuto addentrarmi in pratiche burocratiche lunghissime come immaginavo; anzi! La chiesa mi ha aperto le porte, mi ha accolto come ha fatto il padre della parabola del figlio prodigo. Don Saverio ci ha preparato per il matrimonio cristiano e il vescovo di Treviso ha autorizzato il matrimonio chiedendo di cresimarmi frequentando il primo corso per adulti. Ci siamo sposati il 24 maggio dello scorso anno, nella nostra città d’origine, coronando il nostro sogno. Poco dopo Don Saverio mi ha messo in contatto con Franco Filipputti, grande uomo di fede ma di animo umile, diacono di San Donà di Piave che segue la formazione cristiana degli adulti. Con lui ho iniziato il percorso per preparami a ricevere il sacramento della Confermazione; duranti gli incontri ho conosciuto altri tre giovani adulti, di altre parrocchie, che si sarebbero cresimati: Adriano, Matheus e Maria. Ci incontravamo ogni 14 giorni e, ogni volta, era per me un momento bellissimo. Ognuno di noi raccontava la propria esperienza, diversa ognuna dall’altra, tranne che per una cosa: l’aver trovato la porta delle nostre chiese aperte, aver incontrato dei parroci che hanno saputo ascoltare le nostre storie e riacceso in noi la voglia di essere “bravi cristiani”. Cosi arriviamo al 24 maggio di quest’anno, festa della Pentecoste. In questo bellissimo giorno abbiamo ricevuto il sacramento (dono) della confermazione dal nostro vescovo Gianfranco Agostino. Eravamo tutti particolarmente emozionati e desiderosi di ricevere lo Spirito Santo. E’ stato un giorno molto importante per noi. Sentivo il cuore esplodere di felicità. Ho vissuto questo momento con mia moglie Tindara, che ora aspetta una bimba, e con Riccardo. Loro, che sono la cosa più importante della mia vita, mi hanno dato la forza di consolidare il mio rapporto con Dio. Ora vi chiederete chi sia stato il mio padrino: chi se non colui che mi ha “ri”- aperto le porte della spiritualità: don Saverio! Da quel momento è diventato per me don Padrino. Grazie a lui, a Franco Filipputti, ad Adriano, Matheus e Maria. La Chiesa non chiude mai la porta, è il nostro cuore che ha bisogno di ravvivare la nostra fede! Damiano

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musile di piave MOSTRA MISSIONARIA … QUANDO LE CIFRE HANNO “UN PERCHE' " L'opera umana più bella è di essere utile al prossimo. (Sofocle)

Varie volte mi è stata data l’opportunità di scrivere sulla Mostra Missionaria e, ogni volta, rispettando quanto mi veniva chiesto, mi sono soffermata soprattutto sui progetti e sul modo in cui le persone “rispondevano” alla mostra che, da sempre, è un importante appuntamento del calendario della parrocchia di Musile di Piave. Questa volta, invece, ho deciso di partire dalle cifre … cifre che in un momento in cui molte delle nostre famiglie continuano a soffrire a causa della crisi che sta colpendo il nostro Paese assumono un valore ancor maggiore. Quanto raccolto è stato suddiviso e inviato a 3 realtà. - € 250,00 sono stati inviati in Eritrea … “è stato adottato a distanza un bambino”; - € 1000,00 sono stati inviati in Mato Grosso … P. Giorgio Dal Ben è responsabile di una cooperativa agricola dove trovano lavoro e sostegno diverse famiglie indigene; - € 5000,00 sono stati inviati in Sierra Leone minacciata dal virus Ebola che ha già fatto centinaia di morti lasciando bambini orfani ed abbandonati. Padre Maurizio Boa sta cercando di aiutarli provvedendo alle loro esigenze primarie. Questa cifra, € 6.250,00, “pretende” un grazie. Grazie a quanti hanno lavorato gratuitamente affinché anche quest’anno la Mostra Missionaria avesse luogo e un grazie a quanti hanno acquistato o fatto delle offerte affinché si raggiungesse, anche questa volta, una cifra che ci ha permesso di aiutare più realtà. Gruppo Missionario di Musile

Domenica 13 settembre a Firenze per ricordare Dante Alighieri In occasione del 750° anniversario dalla nascita di Dante Alighieri - nato a Firenze nel 1265 - anche la Parrocchia di Musile di Piave ha deciso di “rendere omaggio” al padre della Divina Commedia proponendo una giornata a Firenze (vedi locandina). Nell’augurarsi che molti partecipino a questo appuntamento ci piace riportare qualche riga del messaggio inoltrato da Papa Francesco al cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura:“Onorando Dante Alighieri come già ci invitava a fare Paolo VI, noi potremo arricchirci della sua esperienza per attraversare le tante selve oscure ancora disseminate nella nostra terra e compiere felicemente il nostro pellegrinaggio nella storia, per giungere alla méta sognata e desiderata da ogni uomo: L’amor che move il sole e l’altre stelle". Organizzazione Tecnica:
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In occasione dei 750 anni 
 dalla nascita di Dante, un tour guidato nei luoghi più celebri menzionati dal Sommo Poeta 
 nella Divina Commedia

Viaggio culturale
 della Parrocchia
 di Musile di Piave a

Firenze

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 ed assicurazione medico/sanitaria.
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31 Maggio: Che bella la terza età in festa E' arrivato il giorno di quel bel consueto incontro, in cui siamo tutti qui riuniti per festeggiare la terza età Gli anni sono tanti ma oggi niente ci fa', Cerchiamo solo ad essere felici di ritrovare tanti amici Ringraziamo Don Saverio per questo bell'invito, a noi sempre tanto gradito per l'ospitalità che questa parrocchia riesce sempre a dar A lui chiediamo una preghiera per la nostra salute preziosa, e noi pregheremo per lui per la sua importante attività operosa. Ringraziamo il musicista che con la sua musica ci invoglia a ballare, Nonostante gli acciacchi dell'età, in allegria sempre meglio si sta. Ringraziamo questa gioiosa, bella e brava gioventù che ha preferito ad altri svaghi venire qui, a farci da servitù. Ringraziamo il cuoco e le volontarie della cucina per il lavoro e le deliziose pietanze, vorrei dire che qui è meglio che al ristorante! Buona festa a tutti e stiamo bene sereni e in allegria, che queste sono le sole medicine che la vecchiaia mandano via! Marian Iolanda Zoccoletto Non credere mai di essere solo. Dio è presente e si prende cura di te. Non dimenticartene mai; quando ti senti impaurito e abbandonato e non capisci quello che ti sta succedendo, prega. Non devi prestare attenzione a quello che gli altri stanno dicendo. Prega e ogni cosa si risolverà. Quando hai bisogno del tuo Dio, in qualunque posto ti trovi, chiamalo, lui sarà li, e ti ascolterà Marisa Costantini

7 Giugno: W gli Anniversari di Matrimonio

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musile di piave

I bigliettini che voleranno in cielo...

colori diversi...

misure diverse...

2 Giugno: Fratellini e sorelline d'Italia " i colori della pace"

ci sentiamo a casa...

gli amici del Nepal ringraziano...

i ragazzi del Don Bosco sono fortissimi... Marco cuce... la pace...

quando c'è la pace si canta, si balla, si gioca... il mondo è brutto...

ma la pace è piÚ forte... 14

...portiamola al mondo!!! GIUGNO 2015


musile di piave

Giovanna Digito del Teatro dei Pazzi e il Coro Monte Peralba

2 giugno "Lettere dal Fronte" "...la vita è come un filo, la morte come un paio di forbici..."

"La guerra è opera degli uomini. Donne e bambini possono partecipare solo come vittime..."

"I nostri cari muoiono solo quando li dimentichiamo..."

80 anni di Giovanni Fuser TRA SAGRATO DELLA CHIESA E ORATORIO... JOANNIN FA STRADA! Vogliamo far conoscere Giovanni chiamato affettuosamente Joannin, ai pochi distratti che ancora non lo avessero incrociato. 80 anni appena compiuti e ancora ne ha di strada da fare! ”Sta mattina son 'ndat in ciesa ae zinque e un quarto par netar intorno a ciesa. Saria un lavoro da diese minuti ma trove sempre el finimondo...veri, zigarette,...e credeme, no me basta do ore!!!”. Come educatori dei bambini e dei giovani della nostra parrocchia vogliamo condividere il valore della sua presenza e la preziosità dei gesti che quotidianamente compie a servizio di tutti noi. Tenace e instancabile si prende cura dei luoghi abitati dai nostri ragazzi e continua ad educare al rispetto non solo i piccoli ma soprattutto gli adulti “I bocie jà combinà el quarantoto uncuo: ja desfà toe, careghe...el coera ja fat! Vui veda mi , se casa sua i fa cussì, so pare e so mare...” e così ci ricorda che prendersi cura dei luoghi di vita significa prendersi cura di chi vi abita. La sua testimonianza ci riporta al valore fondamentale dell'educare soprattutto con la propria presenza, stile, servizio, con le azioni più che con le sole parole. Inoltre insegna ad essere perseveranti perché la perseveranza prende sul serio le cose da cambiare e lavora nel tempo. Perseveranza e presenza sono due strumenti potentissimi di educazione e trasformazione. Ogni buona azione fatta nell'umiltà e nel silenzio è un passo evolutivo che lascia traccia del passaggio di Gesù nella nostra comunità. Vogliamo perciò, a nostra volta come educatori, prendere esempio, per testimoniare come sia importante custodire e valorizzare queste figure instancabili e fedeli ai valori che portano l'uomo all'Edificazione attraverso i gesti quotidiani. Auguri e grazie da tutti noi! Rosanna Rosada

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musile di piave

Prima comunione "doppia": si inizia con la famiglia Da sei anni a Musile e Chiesanuova i ragazzi si accostano all'eucaristia il lunedì sera, in una celebrazione a cui partecipano solo i parenti stretti e che mette in evidenza il legame fra il sacramento e gli ultimi. Poi, la domenica successiva, il classico rito e il momento di festa con tutta la comunità. Una prima comunione davvero “particolare”, quella che ci ha raccontato don Saverio Fassina, parroco di Musile di Piave. Prima di tutto perché è una “doppia” comunione: la “prima comunione”, quella vera, si fa il lunedì, ed è una “comunione familiare”. Perché possono partecipare solo i genitori e fratelli dei bambini. Poi, la seconda, quella “ufficiale”, si celebra la domenica successiva, con tutte le cose più classiche che ci sono sempre: processione, grande solennità, tutti i parenti, la festa… “Sono ormai sei anni che nelle parrocchie di Musile e Chiesanuova la prima comunione viene vissuta in questo modo – ci racconta don Saverio”. Tutto nasce da una idea che lo stesso don Saverio fece sei anni fa al gruppo catechiste. “Poi ci hanno lavorato sopra loro e alla fine dell’anno sono state proprio loro a sostenere con forza la proposta”. Continua a raccontare don Saverio: “Non si tratta di un obbligo, le famiglie sono libere di aderire o meno”. Se i genitori infatti non vogliono e preferiscono una prima comunione più classica, il ragazzo la celebrerà solo alla domenica. “Ma ho visto che negli anni – tranne qualche caso particolare – quasi tutti aderiscono e alla fine tutti sono molto soddisfatti dell’esperienza”. Si inizia con cinque sere di preparazione, durante le quali i ragazzi recitano delle preghiere in famiglia, con i genitori. Il lunedì, alle 19, c’è poi la celebrazione, una santa messa animata in modo semplice, in cui i bambini partecipano al canto e pregano con preghiere spontanee.Alla fine della messa e della vera “prima comunione”, i ragazzi ritornano a casa con un pane benedetto e cenano mantenendo un clima di raccoglimento, senza tivù o altre distrazioni e recitando in famiglia una preghiera di ringraziamento. “Al momento della consacrazione chiamo i ragazzi intorno a me sull’altare. La particolarità di quest’anno – ci dice don Saverio – è che i ragazzi, subito dopo aver ricevuto l’ostia consacrata sotto la specie del corpo e del sangue di Cristo, abbracciavano una persona disabile, due anziani, una mamma straniera”. “E’ un segno forte – continua don Saverio –. Tutto è nato da un confronto con i ragazzi durante gli incontri di preparazione a questo sacramento. Ragionando sul senso della comunione e dell’incontro con Gesù e chiedendoci dove fosse possibile incontrarlo, uno dei ragazzi ci ha folgorato con la semplicità della sua risposta: «Negli ultimi, perché hanno più Gesù!»”. E da lì è nata l’idea di arricchire di un gesto concreto di comunione la già particolare celebrazione della comunione familiare, “che si inserisce perfettamente nel solco delle parole e dei gesti di papa Francesco”, conclude don Saverio. da La Vita del Popolo - 21/05/2015 di Renzo Rossetto

19 Aprile: Prima Comunione

17 Maggio: Prima Confessione

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CHIESANUOVA LA NOSTRA SCUOLA MATERNA e il suo futuro... Ogni comunità con delle relazioni sociali, fin dai tempi più antichi, si sviluppa e si mantiene intorno a dei legami parentali e a delle strutture ed istituzioni di comune interesse. Diversamente ognuno vive la vita propria separato dagli altri e non risente dei benefici nè dei problemi degli altri per cui non sfrutta l'esperienza comune ed è più povero. Ogni comunità cresce poi intorno a degli interessi specifici a volte diversi da quelli di altre comunità e si formano quindi le differenze politiche. Il nostro paese di Chiesanuova, nato alcuni secoli fa, ha fin da subito individuato obiettivi di comune interesse e nell'impegnarsi per raggiungerli ha trovato la collaborazione generale e si è dato un'identità ben definita. Anche il primo sacerdote della comunità di Chiesanuova (1738), prete Lorenzo dalla Barta, oltre alle proprie mansioni religiose, si dedicava con convinzione all'istruzione delle persone: “aprì subito una scuola per insegnare a leggere e a scrivere”. Con i tempi successivi arrivarono anche le strutture fisse per l'istruzione dei cittadini ma fortunatamente queste non venivano accolte come calate dall'alto. Erano molto attese, desiderate e ritenute indispensabili. Proprio nei momenti di maggiori difficoltà, oggi si direbbe di maggiore crisi, la popolazione ha rivolto il proprio impegno a rendere disponibili in Paese i punti cardine per la vita comunitaria: la chiesa e le scuole. Circa novant'anni fa la popolazione di Chiesanuova realizzò l'Asilo usufruendo del contributo di guerra per la costruzione del monumento ai caduti ma essendo questo troppo insufficiente, tutte le famiglie, le donne per prime, contribuirono anche con la raccolta di uova, all'acquisto dei materiali e alla costruzione dell'edificio. Questa scuola per bambini della prima infanzia è tutt'oggi funzionante e secondo il parere di tutti è una scuola di qualità. Nel tempo si sono riscontrati alti e bassi sia per il numero dei bambini per famiglia sia per la disponibilità di fondi necessari al funzionamento della scuola. La popolazione di Chiesanuova e i genitori dei bambini che frequentano o hanno frequentato la scuola materna hanno sempre partecipato attivamente alle sorti di essa ed hanno fatto in modo di mantenerla viva ed efficiente. Cambiando i tempi le esigenze aumentano e il nostro edificio parrocchiale accusa i suoi novanta anni. I bambini sono sempre nuovi, le maestre e la cuoca anche, i giochi e i metodi pedagogici sono in linea con le normative più recenti, l'aspetto fisico può denunciare forme d'altri tempi. I genitori dei bambini frequentanti, appassionati alla Scuola materna, riscontrando l'entusiasmo e i progressi dei propri figli, hanno deciso di apportare degli accorgimenti di ringiovanimento, di gradevolezza e di miglioria. Sono stati resi interessanti gli alberi presenti nella scuola e nei suoi dintorni dando loro una vita “umana”, facendoli parlare, vestendoli e dando loro un'espressione. Questi alberi infatti, quest'inverno erano protetti da una grande sciarpa rossa ed esprimevano un loro pensiero. Adesso i medesimi alberi hanno tolto la sciarpa, e credo bene, ed hanno sul petto un bel fiore ed un grande fiocco variopinto. Sappiamo già che quest'estate avranno ancora qualcosa di più balneare, vedremo come si vestiranno in autunno. Ma per abbellire ed attirare ancora di più l'interesse dei bambini piccoli, i genitori hanno realizzato un nuovo giardino. Questo è a ridosso della scuola anzi la scuola è immersa nel giardino ed erba e fiori si appoggiano e si arrampicano ai muri di essa. Domenica 17 maggio il nuovo giardino e il viale degli alberi saggi sono stati inaugurati dal Sindaco di San Donà di Piave dott. Andrea Cereser con il parroco don Saverio alla presenza delle maestre Valeria e Susy, di suor Meheret, dei bambini e dei loro genitori e di tutte le persone che si impegnano per la scuola, che la amano e che ci credono. I bambini ottimamente preparati dalle maestre hanno dimostrato la elevata qualità della scuola offrendo ai presenti un racconto a difesa degli alberi e due bellissime canzoni. Il sindaco ha espresso idee favorevoli al mantenimento di questa scuola e si attende molto da essa, perfino che esca da questa uno dei prossimi sindaci. Ha formulato concetti di maggior equità per il sostentamento di questa e delle altre scuole, in proporzione al reddito reale delle famiglie. Il sindaco, accompagnato da don Saverio e dalle maestre ha poi visitato l'interno della scuola e infine tutti hanno pranzato insieme nel giardino, all'ombra degli alberi saggi. E' stato anche questo un bel momento di condivisione gioiosa e fraterna, tra famiglie che in questo luogo tanto caro si sentono come a casa. La Scuola Materna San Francesco di Chiesanuova prepara dei bambini “Super”. Per questo motivo i genitori e molti paesani sono costantemente impegnati a mantenerla in buona efficienza e hanno lavorato perché aumenti l'affluenza di bambini a questa scuola. E' allo studio un progetto di ampliamento che aumenta il numero delle aule fino a tre, realizza un nuovo blocco di servizi igienici, una nuova cucina, una stanza, gli spogliatoi e il servizio igienico per le insegnanti ma soprattutto una nuova stanza luminosa per il pranzo.

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CHIESANUOVA Finché c'è la scuola il paese è ancora un “Paese” vissuto da una comunità che dialoga e tesse delle relazioni. Non preoccuparsi di mantenere viva e presente una struttura, in special modo la scuola materna significa rassegnare il paese a diventare un insieme di case abitate da persone che non hanno più argomenti di relazione. Perché è importante proprio la scuola materna? La scuola materna fa incontrare i bambini quando sono ancora totalmente aperti, innocenti, assetati di imparare e, far perdere loro o sprecare questo periodo di buon insegnamento, di guida, di integrazione e complemento alla famiglia, vuol dire lasciare una lacuna per tutta la loro vita. I loro genitori, ancora tutti molto giovani e impegnati, si incontrano fra loro e condividono i problemi e le soluzioni, si confrontano e si incoraggiano, delimitano una generazione ed una cultura, formano appunto una “comunità”. Domenico Contarin

Riportiamo l'intervento del sindaco Andrea Cereser nel giorno dell'Inaugurazione del Parco degli Alberi Saggi il 17 maggio 2015 "Buongiorno a tutti! Premetto che starò molto attento a quello che dico perchè stanno anche riprendendo e quindi potrebbe essere anche usato contro di me. La prima cosa che voglio dire parafrasando una delle frasi che è proprio in questo cortile, è che direi che oggi c'è più che un buon motivo per festeggiare e sottolineo l'invito che ci fa Luca: ogni giorno sforzarci di trovare cosa c'è da festeggiare e di cose ce ne sono... Purtroppo siamo molto bravi a trovare le cose di cui lamentarsi ogni giorno piuttosto che quelle per cui festeggiare ogni giorno. E' una fatica, ma è una educazione anche a vedere il mondo da un altro punto di vista. Che la situazione non sia facile non occorre che lo dica, però non sono qui per piangere come nessuno di noi è qui per piangere. Allora vediamo che cosa si può fare. Primo. Molti amministratori prima di me vi hanno detto che Chiesanuova è la più bella perchè ha il suo paesaggio, ha una delle chiese più belle del comune, ecc. In realtà anche Santa Maria di Piave non è proprio male, però al di là di questo io credo che la bellezza di una frazione la faccia la comunità cioè l'insieme di persone che la vivono. E io che per motivi diversi ho la possibilità di frequentare tante chiese anche a San Donà devo dire che le caratteristiche di questa comunità faccio fatica a trovarle altrove. Pensate solo al numero di giovani o di giovani coppie che frequentano la chiesa. Se andate in altre trovate un'età media che è intorno ai 70 anni. E questa è una ricchezza di cui essere consapevoli. Allora io dirò 2 cose, consapevole che questa non vuole e non può essere una toccata e fuga, ma che chiede, e lo dico come amministratore,

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CHIESANUOVA che ci siano delle persone disponibili a fare un percorso assieme all'amministrazione, perchè tutti noi, a prescindere dalle responsabilità che abbiamo, viviamo in un momento in cui stanno capitando delle cose, verrebbe da dire epocali, in cui l'aspetto economico è solo uno dei tanti e forse neanche il più importante. Magari rende più evidente un aspetto di difficoltà che però non riguarda solo i soldi, riguarda il modello di vita e di comunità che in questi anni abbiamo coltivato e che deve essere modificato. Quando stamattina in chiesa si parlava di diavolo, inteso come colui che divide, io non ho paura a dire che in questi decenni il modello di vita che abbiamo perseguito è di folle divisione gli uni dagli altri e magari questo lo vedo di più nel centro urbano di San Donà dove non c'è una dimensione di comunità come ancora sopravvive nelle frazioni, ma dove ognuno pensa per se', ma ci hanno abituati così, che ognuno doveva fare la sua strada, arrivare al suo successo, magari fregando gli altri, ma questa cosa non sta più in piedi, non è più possibile pensare che sia un modello di sviluppo. Allora oggi è la giornata della famiglia e la famiglia è il primo luogo in cui si imparano taluni valori che sono sicuramente cristiani, l'abbiamo sentito anche nella preghiera dei fedeli dove quella rivolta a chi ha responsabilità sociali ha citato due termini che sono solidarietà e giustizia che sono gli stessi termini che troviamo nella Costituzione italiana, quindi non sono solo della Chiesa, sono di tutti gli uomini, di tutte le religioni, anche di quelli che non credono. E allora ripartiamo da quei valori, solidarietà vuol dire che chi ha la fortuna o la grazia di avere di più deve preoccuparsi di chi ha di meno e questo è un aspetto importante, solidaristico, che deve essere declinato rispetto alla situazione che abbiamo adesso. Vi faccio un esempio legato alla scuola materna, di cui abbiamo cominciato a ragionare con le parrocchie anche se non sarà facile trovare la quadra. Da anni il comune di San Donà di Piave, quindi non ne faccio un merito mio ma delle amministrazioni che in questi decenni si sono susseguite, dà un contributo alle famiglie che è tra i più alti di tutta la diocesi e di tutto il Veneto, stiamo parlando di circa 700 € per bambino. A questi poi si sommano quelli della Regione e si sommano quelli dello Stato che negli ultimi anni si sono ridotti in maniera sensibile. Questi soldi, questo contributo è stato dato a tutte le famiglie a prescindere dalla capacità di queste famiglie magari di intervenire con risorse proprie. Quindi sia le famiglie che hanno, che ne so, 50.000€ di reddito l'anno sia quelle che hanno 15.000 € l'anno. E questo è chiaro che crea una disparità, perchè ci sono famiglie che potrebbero senza problemi sostenere una retta anche doppia e liberare delle risorse che possono essere date a quelle famiglie che non riescono neanche a tirare fuori 50 € al mese per pagare la retta. E se invece avessimo una distribuzione diversa magari quelli che adesso tengono a casa il bambino, perchè dei due genitori uno ha perso il lavoro e devono fare i conti con la quotidianità, comunque potrebbero mandarlo a scuola. Ecco questi sono temi su cui dobbiamo ragionare insieme con le scuole d'infanzia paritarie e riuscire a trovare una quadra. Vi faccio un altro esempio. Liberare risorse significa quindi chiedere la disponibilità, a chi può di più, di dare un po' di più e ad esempio intervenire in un settore importantissimo, su cui riconosco che la Destra Piave, quindi la parte di Passarella, Chiesanuova e Caposile in questo momento è deficitaria ed è il tema del doposcuola. Intendo dire un aiuto a quei ragazzi delle elementari e delle medie che in questo momento hanno difficoltà scolastiche e che in molti casi abbandonano la scuola appena l'obbligo è finito. Ecco, questo è un fenomeno che va contrastato ad esempio istituendo a Chiesanuova o Passarella un servizio di questo tipo come già c'è nel centro città o all'Oratorio o a Casa Saretta. Questo è un tema importante che riguarda comunque i nostri figli, perchè io li guardavo prima e mi chiedevo: “Chissà quale di questi bambini quando noi saremo vecchi, anziani, diventerà sindaco di San Donà?” Perchè è tra loro che bisogna cercare. E chissà che valori riusciranno a declinare per amministrare la città? Quindi l'importanza di vivere un'esperienza importante di comunità, i bambini tra di loro, all'interno delle famiglie e nelle scuole, è essenziale per la qualità degli amministratori che verranno, ma si parte da oggi, si parte dai 3 anni se

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CHIESANUOVA non anche prima. Chiudo e sintetizzo. L'amministrazione e io personalmente siamo disponibili a fare un percorso per capire come trovare soluzioni nuove a problemi che sono nuovi perchè fino a qualche anno fa dove non c'erano problemi di risorse si riusciva a trovare una soluzione a tutto, adesso la situazione è diversa e obbliga a fare delle scelte. L'amministrazione è disponibile a fare questo percorso e credo che a Chiesanuova ci sia anche terreno fertile per poter trovare le soluzioni giuste, magari insegnandole anche ad altre comunità, perchè è una ricchezza e lo si vede e la vostra presenza qui lo testimonia. Per cui come in altre comunità sono partite delle esperienze di comitato più o meno informali, più o meno coincidenti con il consiglio parrocchiale, anche qui abbiamo bisogno di alcuni interlocutori con cui ragionare. Ieri pomeriggio mi trovavo con alcuni cittadini di Passarella, una decina, insieme anche al parroco, e si partiva da questa considerazione: nel 2000 Passarella contava 2000 abitanti, oggi sono 1600. C'è stata una fuga di popolazione verso altri centri per una serie di motivi che adesso non giudico, ma è un dato reale, un dato di fatto con cui fare i conti. Ve ne do un altro importante. La crescita di popolazione di San Donà di fatto come in molti altri paesi si è fermata. Come si può pensare a uno sviluppo di una città se non ci sono nuovi cittadini? Questo è un tema importante con il quale dover fare i conti. Per cui confermo questa disponibilità. Vi ringrazio anche per la testimonianza che date a molte altre parti della città dove invece si continua ancora a lamentarsi. Le difficoltà ci sono, sono notevoli. Io ho ricevuto la lista della spesa per i bisogni di Chiesanuova che conosco anche abbastanza bene e che obbliga a definire in termini di priorità le scelte e le azioni da fare. Ci sono, ci siamo. Confido, appunto, che possiate anche voi dare il vostro contributo come avete dimostrato. Vi ringrazio per questa testimonianza e per la ricchezza che date a tutta la comunità."

cinque generazioni M a r i a... A d r i a n a...M a n u ela... Er i ka...As i a... una generazione di donne... che dico ... di prime - donne! Cari amici di Emmaus, tutto ebbe inizio nel lontano 9 Gennaio 1948 quando la mia trisavola Maria Ferrari diede alla luce la sua prima figlia: Adriana Zanco è il suo nome e lei non aspettò molto per mandare avanti la nostra lunga generazione di donne... infatti il 26 Marzo 1967 ecco l'arrivo della primogenita Manuela Carpenedo! La mia giovanissima nonna, che mi vuole un mondo di bene, sia per tener fede alla " tradizione " di famiglia che per l'ansia di vedermi... ecco che il 15 Novembre 1985 diede alla luce la mia meravigliosa mamma Erika Grandin!!! A queste quattro donne sembra non mancare più niente, ma non volete proprio conoscere anche me??? Per ultima, ma non meno importante, il 15 Marzo 2015 sono nata io: Asia Venturato! Ancora una volta il primo discendente di questo ramo genealogico è donna. Io sono ancora piccina, ma con l'aiuto del mio papi ho voluto scrivere questa piccola storia per ringraziare tutta la mia splendida famiglia e le mie splendide trisavole! La piccola Asia

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CHIESANUOVA

16 Maggio: Prima Confessione 26 Aprile: Prima Comunione

Restauro di alcune opere d'arte della nostra Chiesa: grazie a Edoardo Riccoboni (artista di Roma)

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musile di piave CAPOSILE

CAPOSILE

23 MAGGIO 2015: VEGLIA DI PENTECOSTE Veglia di Pentecoste, notte che introduce nel mistero del cinquantesimo Giorno, pienezza della Pasqua, contrassegnato dall’effusione dello Spirito (At 2, 1-13) battesimo della Chiesa nascente. Nella tradizione giudaica la Pentecoste era la festa che segnava l’inizio della mietitura del grano (Lv 23,15-16) e si riallacciava all’ Alleanza del Sinai: il Signore aveva scelto quel giorno per promulgare la Legge ed effondere il suo Spirito nel cuore dei suoi fedeli. In questa notte Santa, noi oggi, contempliamo l’attesa del dono dello Spirito Santo che avvolse gli Apostoli e Maria riuniti in preghiera. In questa notte, lo Spirito Santo, autore dell’unità e dell’universalità della Chiesa, fuoco ardente di carità, dirompente forza di santità, scende su ognuno di noi con tutti i suoi doni e costruisce, secondo il progetto di Dio, la Chiesa, le comunità, le famiglie, le persone. Ad animare questa Santa notte, sono stati i ragazzi che quest’anno hanno ricevuto il Sacramento di Confermazione e i ragazzi che si stanno preparando a riceverlo. Ci hanno raccontato le loro paure e la vergogna a credere, le loro perplessità, l’indifferenza che incontrano spesso nel cuore e negli occhi di alcune persone. Li hanno rappresentati con dei muri che li ostacolano ad entrare in Chiesa, a credere negli altri, ad aiutare le persone in difficoltà, a fidarsi e ad affidarsi a quel Dio che però continua a credere su di loro, continua a chiamarli a sè e a proteggerli con amore di Padre Misericordioso. In questa Santa notte, con Maria, Madre di speranza, abbiamo invocato lo Spirito Santo e i ragazzi hanno abbattuto quei muri che li separano dall’amore di Dio e si sono affidati alla Sua Parola come luce per il loro cammino perché anche ognuno di noi possa lasciarsi invadere da questo Spirito che rende nuove tutte le cose, che trasforma la vita, che riempie di gioia, che dona speranza, che porta a Vita Eterna. Kristina Bassetto

W gli Anniversari di Matrimonio

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CAPOSILE

17 Maggio: Prima Confessione 25 Aprile: Prima Comunione

Caposile è online! Gruppo Giovani Caposile in azione! Noi siamo un gruppo di ragazzi di Caposile che si ritrova periodicamente per trattare questioni sociali e culturali della nostra età, interessandoci alla vita della nostra piccola frazione ed alla realtà che ci circonda. Tra le diverse questioni trattate si evidenziano la linea ADSL ed il trasporto pubblico tramite autobus. Per quanto riguarda l'ADSL, abbiamo raggiunto diversi traguardi, innanzitutto il 27 gennaio 2013 abbiamo ottenuto la stesura della fibra ottica nella nostra frazione, grazie ad un piano nazionale per la riduzione del digital divide; ad ora siamo in attesa dell’allacciamento della linea alla locale centrale Telecom Italia o ad altro operatore mobile che si propone per la fornitura del servizio. Il 4 maggio 2013 abbiamo aperto la sezione “Comunicazioni di Comune ed Associazioni”, ridefinendo un’altra nostra priorità, ovvero la collaborazione con enti e gruppi principalmente locali, per promuovere il nostro territorio come riporta una recente comunicazione pervenutaci dalla regione veneto: “Nello specifico, il Comune di Musile di Piave, per quanto riguarda la realizzazione dell’infrastruttura, è stato interessato dalla posa di fibra ottica nella tratta San Donà - Caposile che permetterà di abilitare la locale centrale Telecom per erogare a breve servizi ai cittadini. Per quanto riguarda invece l’altra tipologia di intervento che prevede incentivi agli Operatori per l’abilitazione dei servizi ADSL, per il Comune di Musile è prevista una località tra le 703 del Veneto in cui verranno erogati tali servizi”. Nel frattempo chiediamo a tutti i cittadini della frazione di Caposile, e non solo, di compilare il questionario che la Regione Veneto ha disposto nel suo portale per individuare aree del territorio regionale non ancora raggiunte dalla Banda Larga, nonché il grado di soddisfazione dei cittadini rispetto alla propria connessione ad internet. La compilazione, in forma gratuita, richiede solamente un contatto (telefono/mail) ed il riferimento geografico della segnalazione. Ciò risulterà utile per evidenziare situazioni e località che presentano disagi per la fruizione del servizio internet. La regione raccoglierà queste indicazioni pubblicandone i risultati sul portale del Centro regionale di Competenza per la banda larga (http://www.regione.veneto.it/web/informatica-e-e-government/ccbl_questionario_2014) con l’impegno di darne periodica segnalazione al Ministero dello Sviluppo Economico ed agli Operatori TLC. Infine, abbiamo inaugurato il nuovo sito web del gruppo, accessibile all’indirizzo: http://www.giovanicaposile.com. Il portale è stato ricostruito con tecnologia interamente “responsive” così da poter essere visualizzato al meglio su qualsiasi dispositivo, sia esso PC, Tablet o Smartphone ed essere sempre connesso ai social. Vieni a trovarci anche su Facebook, Twitter e Google+! A presto! Gruppo Giovani Caposile

Emmaus

Periodico bimestrale delle parrocchie di Musile di Piave, Chiesanuova, Millepertiche, Passarella, Santa Maria di Piave, Caposile e Croce di Piave. Direttore Responsabile: Dino Boffo - Via Amalfi, 41 - TV Direzione e Redazione: Piazza Libertà, 1 - Musile di Piave - VE Registrazione al Tribunale di Venezia n. 884 del 21.03.1987 Stampa: Tipografia COLORAMA: San Donà di Piave - VE Tel. 0421.40225

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Hanno collaborato a questo numero di Emmaus: don Primo, don Saverio, don Antonio Rizzolo, Laura Bellomi, Diana Sgnaolin, Gruppo Missionario di Musile, Adalberta Contarin, Barbara Fornasier, Alessandra e Patrizio Basso, Domenico Fantuz, Susanna Paulon, Referenti chierichetti e Ancelle della collaborazione, Anna Scappatura, Damiano De Pasquale, Marian Iolanda Zoccoletto, Marisa Costantini, Rosanna Rosada, Renzo Rossetto, Domenico Contarin, la piccola Asia, Kristina Bassetto, Gruppo giovani Caposile, maestra Stefania, Gianna e Eliana, Jurgen, Michela, Alberto Teso, Gruppo Giramondo. Storia di Andrea Zelio.

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MILLEPERTICHE 9 Maggio: Prima Confessione

26 Aprile: Prima Comunione

Scuola dell’infanzia “Madonna delle Bonifiche”

“Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita” Questo lo slogan dell’Expo Milano 2015 che ha come obiettivo primario quello di stimolare davvero il dibattito sull’alimentazione e sul cibo sviluppando il tema in tutte le sue componenti. Da qui il nostro progetto annuale “Scopriamo l’arte di …vivere meglio”. Con l’aiuto dei 5 sensi, scopriremo che il cibo è nutrimento per il corpo e per l’anima inoltrandoci in un mondo SANO, BELLO e BUONO. Come? Grazie a Melino, un albero che sta crescendo nel nostro giardino (progetto 2013/14 - agriturismo Ai Laghetti) e al suo amico Albero Postino che ci invieranno dei messaggi per aiutarci a vivere nuove esperienze. Questo progetto introduce l’educazione alla buona alimentazione nella nostra scuola come scelta educativa, mettendo al primo posto il benessere del bambino. Tale scelta vuole sviluppare ulteriormente il tema del cibo sano e conoscere nuove modalità di relazione. A questo scopo, il collante del nostro progetto sarà la parola CONDIVISIONE. In tempi di individualismo come questi in cui viviamo, insegnare ai più piccoli la condivisione non è solo una buona scelta educativa, ma anche un’esigenza morale. È un concetto piuttosto difficile per i bambini, ma attraverso esperienze di vita quotidiana (pranzo, circle-time, assistenza risveglio nanna) in cui il bambino non è più il centro ma

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è parte di un gruppo di pari ed offrendo loro l’esempio di Gesù che moltiplica i pani e i pesci (Gv, 6 1-15) sarà più semplice per loro accostarsi al significato

di Condivisione. Per cercare di raggiungere questo valore di CONDIVISIONE abbiamo coinvolto anche i genitori: in tutte le iniziative che abbiamo realizzato (festa dei nonni, Natale, festa del papà e della mamma, festa della Famiglia) li abbiamo invitati ad essere parte attiva nell’ideare e realizzare tali iniziative. La partecipazione e la soddisfazione sono state tante. Vi raccontiamo solo la festa del papà. In questa occasione i papà sono riusciti a preparare per i bambini la drammatizzazione della storia “Un seme per Topazio”. Si sono incontrati alcune sere per dividersi le parti del racconto e per fare le prove di recitazione. Risultato eccellente e i bambini li guardavano a bocca aperta. Bravi!!!!!!! Il 31 Maggio ci sono caldi appuntamenti per la festa della famiglia: mamma e papà coinvolti per un musical sulle note di “Aggiungi un posto a tavola”. Venite, è da vedere!!! Maestra Stefania

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MILLEPERTICHE

RIPORTALO DA GIO’ Riportalo da chi?? E riporta cosa??!!

Lo sapevate che a Millepertiche nel Centro Caritas della collaborazione attiguo alla canonica, è sorto un posto dove trovare abiti ed accessori per i Vostri bambini??!! Nasce da un’idea di Gianna (Giò per gli amici) e portata avanti in primis da don Saverio e con la collaborazione di Eliana. Cosa facevano i nostri genitori quando noi eravamo bambini? I vestiti che non ci andavano più bene li passavano ai nostri fratelli, sorelle e cugini così da poter essere riutilizzati. Quindi, perché non farlo ancora e non solo tra parenti ma anche tra altre persone del paese?? Spesso le cose che utilizziamo per i nostri figli sono ancora in buono stato (i bambini cambiano misura in maniera rapidissima), da quì l’idea di trovare uno spazio dove portare ciò che non usiamo più e trovare qualcosa che vada bene per noi. La comunità di Millepertiche ci ha messo a disposizione degli ampi locali e don Saverio ci ha “dolcemente spinte” verso questa avventura. Nasce quindi come "scambio", ma non tutti hanno cose da portare (magari sono al primo figlio) e si può in ogni caso prendere lasciando un’offerta simbolica per aiutarci a ripagare la parrocchia almeno del riscaldamento. Qui potete portare e principalmente potete TROVARE: vestiti per bambini dai 0 ai 14 anni, scarpe, giochi ed accessori tipo passeggini, carrozzine, seggiolini per auto….tutte cose controllate ed in buono stato. Vi assicuriamo che troverete sia cose da “casa o giardino” , sia cose proprio belle e di buona marca. Quindi perché non approfittarne? Aiutateci a risparmiare, anzi a “ NON SPRECARE” e venite a dare un occhio. Gianna ed Eliana insieme ad un gruppo di super mamme (Erika, Iriana, Liana, Lucia, Arianna, Francesca, Celine e Sabine) dedicano il loro tempo per accogliere le cose, selezionarle, dividerle per stagione e taglia. VI ASPETTIAMO IL MERCOLEDÌ MATTINA DALLE 8.30 ALLE 10.00 ED IL VENERDÌ DALLE 14.30 ALLE 17.00. Non potete in quei giorni? Nessun problema, basta un colpo di telefono e ci metteremo d’accordo per farci trovare in altro momento. E se qualcuno (signore, ragazze, ragazzi…) ha magari un po’ di tempo libero e vuole venire ad aiutarci, è il benvenuto! Quindi mi raccomando, venite a prendere quello che Vi serve e quando non lo utilizzate più….RIPORTALO DA GIO’!! Gianna 348 7057749 - Eliana 347 1566081

A S. D. MILLEPERTICHE A S. D. MILLEPERTICHE, così è denominata la società sportiva che nel giugno 2012 si è formata grazie all’impegno volenteroso di un gruppo di amici che ha deciso di mettere a disposizione parte del proprio tempo e denaro, con lo scopo di favorire l’aggregazione dei ragazzi facendo crescere in ognuno di loro principalmente una cultura sportiva e di gruppo che ne consenta la maturazione e la crescita. La squadra, il cui presidente è Pierpaolo Perissinotto, milita nel campionato F.I.G.C. di terza categoria dilettanti, è costituita da 25 ragazzi provenienti da varie zone del nostro territorio (Millepertiche, Musile, Meolo, San Donà, Chiesanuova, Caorle), con un’età compresa tra i diciassette e i trentasei anni, e da dieci dirigenti. L’obbiettivo è quello di disputare campionati dignitosi, perciò la squadra si allena tre volte alla settimana: lunedì, martedì e venerdì sera e poi….tutti a mangiare insieme un boccone, proprio per creare un clima di amicizia e di gruppo. Quest’anno la squadra ha disputato la finale di COPPA VENETO, classificandosi seconda con il TEGLIO VENETO, punteggio 2-1, peccato…c’è mancato poco, mentre è quarta in campionato. Aspirazione per il prossimo anno è poter vincere, un augurio a cui ci uniamo tutti. Anna Scappatura

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PASSARELLA

Maggio mese del Rosario.

Con immenso piacere ci teniamo a sottolineare che questo bel mese dell'anno rappresenta per noi fedeli un periodo di dedizione e di preghiera dedicato alla Madonna. Infatti, gli appuntamenti per le varie strade o vie di Passarella ci portano a contare almeno 14 grossi punti di ritrovo, dove tre generazioni di cristiani, nonni, genitori e figli, trascorrono assieme un momento di preghiera in raccoglimento. Un suggerimento che ci permettiamo di offrire, è quello di farlo diventare maggiormente il "Rosario del fanciullo" come piacerebbe al Santo Padre, lasciamo che i bambini leggano le parti delle singole preghiere, per renderli più partecipi e gratificati, ed alla fine offriamo loro una palla, due dolcetti ed una bibita, vi assicuriamo che con questa semplice ricetta che l'entusiasmo sarà ancora più forte.

http://www.passarella.it Qualcuno di noi già lo conosce, altri sapranno solo da ora che esiste. Di cosa stiamo parlando? A Passarella, qualcuno si è dato da fare ed ha creato il sito web che parla di questa frazione. A partire dalla storia della località, le caratteristiche del territorio, le comunicazioni da parte delle istituzioni, bacheca annunci, foto, video, e tante altre informazioni che molti troveranno utili nell'utilizzarlo.

Buona visione a tutti.

26 Aprile: Prima Comunione 10 Maggio: Prima Confessione

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CHIESANUOVA

SANTA MARIA DI PIAVE 15 Marzo: Prima Confessione e 19 Aprile: Prima Comunione

CROCE DI PIAVE La Chiesa di Croce ospita le Corali della Collaborazione Come da tradizione, la domenica delle Palme, ha vissuto l’apertura della Settimana Santa con il Concerto delle Corali Parrocchiali. Il leit-motiv, per usare un termine musicale, della serata è stato “La Famiglia”. La famiglia come comunità di vita, dove si impara ad amare e a dialogare. Luogo dove le generazioni si confrontano e imparano a rispettare le idee e i sogni di ciascuno. Luogo dove singoli volti si sacrificano per gli altri e difendono la vita, soprattutto quella più fragile e debole. Il Pontefice, alla XXI Plenaria del Pontificio Consiglio per la Famiglia, ha osservato come “Ciascuno di noi costruisce la propria personalità in famiglia, crescendo con la mamma e il papà, i fratelli e le sorelle, respirando il calore della casa. La famiglia è il luogo dove riceviamo il nome, è il luogo degli affetti, lo spazio dell’intimità, dove si apprende l’arte del dialogo e della comunicazione interpersonale”. E poi, “nella famiglia la persona prende coscienza della propria dignità e, specialmente se l’educazione è cristiana, riconosce la dignità di ogni singola persona, in modo particolare di quella malata, debole, emarginata”. Le profonde riflessioni lette con trasporto, accompagnate da immagini scelte con cura, hanno guidato le persone, in una chiesa gremita, a riflettere su queste tematiche. Il resto è stato fatto dalle corali che, avvicendandosi sull’altare, hanno dato vita, solo con la propria voce, ad un nuovo organismo ciascuno con un personale equilibrio, con una propria timbrica, che respira sincronizzando i respiri, che diffonde armoniche vibrazioni, che trasmette emozioni, sentimenti e bellezza. Il canto e, nello specifico il canto corale, può aiutare i giovani e i meno giovani a ritrovare, nello stare insieme, un senso di comunità ed iniziare così quel percorso di crescita sociale di cittadinanza attiva quale unico rimedio all’avanzare di quell’individualismo spinto che sempre più va polverizzando la nostra società. A nome di tutti i direttori delle corali di Musile, Caposile, Chiesanuova, Passarella, Millepertiche, Santa Maria e Croce riteniamo doveroso ringraziare uno per uno tutti i coristi e gli organisti per la loro passione e per il loro costante impegno. Michela

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CROCE DI PIAVE

10 Maggio: Prima Confessione

25 Aprile: Prima Comunione

UN VESCOVO DAL KENYA IN VISITA A MUSILE DI PIAVE Non è arrivato proprio dalla ”fine del mondo” come Papa Francesco, ma anche Monsignor Joseph Obanyi Sagwe, vescovo della diocesi di Kakamega, Kenia, regione dei Grandi Laghi, ha fatto parecchia strada per arrivare a Musile di Piave lo scorso 2 maggio: Quarantotto anni, fisico imponente, sorriso aperto, voce calda e rassicurante, Monsignor Joseph è stato nominato vescovo nel mese di marzo e ad aprile è venuto a Roma con gli altri 26 vescovi del Kenya per incontrare proprio Papa Francesco al quale, lui e i suoi fratelli africani, hanno portato in dono una mitria fatta di pelle di capra, realizzata da alcuni pastori kenyani ricordando il versetto del Vangelo, caro al Santo Padre “Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore ed esse conoscono me”. Monsignor Joseph, dopo l'incontro con il Papa, ha deciso di venire a salutare due amici, Ann e Stefano Roder, fedeli della parrocchia di Croce di Piave, della collaborazione pastorale di Musile e di Passarella. Ann, in particolare, è stata vicina di casa, amica e compagna di scuola di Monsignor Joseph e, con il marito Stefano, lo scorso 7 marzo, non è voluta mancare alla festa dell'Ordinazione a vescovo dell'amico fraterno ed ha così fatto ritorno, per qualche giorno, nella sua terra natale d'Africa. Le comunità di Musile e Croce, con i loro sacerdoti, le religiose e i fedeli tutti, si sono strette attorno a Monsignor Joseph che ha celebrato la Messa ed ha incontrato nell'oratorio di Croce, la sera di sabato 2 maggio, i fedeli, raccontando la propria esperienza, la storia personalissima della sua chiamata, le difficoltà di convivenza con le altre confessioni, l'Islam in particolare, e con uno stato laico di recente formazione, un po' geloso di quanto la chiesa in Kenya ha realizzato negli anni. Si pensi che nella diocesi di Kakamenga ci sono oltre 700 scuole gestite direttamente dalla diocesi oltre a due ospedali e a due scuole specialistiche per medici e infermiere. Una riflessione particolare è stata riservata dal Vescovo al problema del terrorismo islamico con particolare riferimento al massacro dei 147 studenti cristiani all'Università di Garissa avvenuto lo scorso 2 aprile. La religione, in realtà, c'entra molto poco,- ha commentato Monsignor Obayi Sagwepurtroppo ci sono molti che manipolano le menti facendo promesse e creando illusioni, ma che, alla fine, perseguono solo i propri interessi”. Pregare, avere fede, lavorare con serietà e dedizione, sapendo di poter contare sull'aiuto di tutta la comunità cristiana: è questo il messaggio di speranza che ha lasciato Monsignor Joseph nel prendere commiato dai fedeli di Croce e Musile. Alberto Teso Da “La vita del popolo” del 17 maggio 2015

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CROCE DI PIAVE

“Giramondo” “Giramondo” “Chi fa spazio all’altro, conosce il dilatarsi del proprio cuore a misura del cuore di Dio”. "La mia casa è la tua casa" : così il gruppo Giramondo ha intitolato la festa del 17 maggio a Croce, una festa per sottolineare la preziosità e la sacralità dell'ospitalità, un modo di viaggiare in paesi diversi, ma sentirsi in ugual modo accolti e amati. Il Gruppo è composto per la maggior parte da donne che abitano nel nostro territorio, ma provengono da paesi e da storie diverse e che si ritrovano da ottobre per pensare e inventare questa occasione di incontro. Il desiderio è parlare di Ospitalità, accoglienza dell'altro, aprire le porte di casa, farlo entrare nei nostri spazi ben preparati, nei nostri cuori ben disposti a dare il ben venuto e cominciare a dialogare. Una festa piena di musica, con diversi sapori e profumi, ma anche un'occasione per stare assieme sostando dentro a spazi tranquilli, calmi e casalinghi, per assaporare una bevanda, chiacchierando delle grandi e piccole cose della vita. Negli stand perciò gli ospiti possono assaggiare dolcetti, sorseggiare del tè, ma soprattutto fermarsi a chiacchierare, chiedere, ascoltare. Fermarsi per legittimarsi a chiedere perchè sei in Italia e come è il tuo paese, fermarsi per raccontare che emigrare è una scelta con percorsi dolorosi, ma spesso inevitabili, che si cerca di cambiare mossi dalla speranza o per amore. Ci si ferma negli stand anche per scoprire interessi e passioni delle persone, come ad esempio quella per il mondo delle api. Così si intrecciano le storie di persone di ogni dove sotto un sole caldo, si ballano danze di gruppo, si battono i ritmi africani con gli Africa Chiossan, si ondeggia con la danza del ventre di Eleonora e le ragazze della sua scuola. Si può stare negli stand o girare per i laboratori artistici, dove i bambini e non solo, possono costruire con i materiali di recupero e con la carta, gli addobbi di benvenuto. Oppure si può imparare a lavorare all' uncinetto e con i ferri, perchè mentre la mani lavorano, si chiacchiera, si fa una sorta di filò e ci hanno fatto compagnia anche gli anziani della casa di riposo. I bambini più piccoli hanno uno stand tutto per loro per giocare senza pericoli, ma possono anche andare all' angolo del truccabimbi tenuto dai ragazzi del Centro giovani di Musile. E mentre alcuni ragazzi colorano visi, altri, i writers, colorano pannelli artistici e coloratissimi. Spazio anche ad un torneo delle nazioni di calcio con squadre miste dai 6 ai 16 anni gestiti dai ragazzi dei gruppi di Croce, come anche il bar dei ragazzi dove si possono assaporare bibite speciali. E ancora piccola sosta per un momento di spettacolo, frutto del laboratorio teatrale "Gocce di teatro", a cura dell'Associazione Teatro Liquido. Una quindicina di ragazzi delle medie hanno mostrato i loro punti di vista sulla realtà attraverso lo sguardo del Teatro dell'Oppresso, regalando sorrisi ma anche riflessioni sulle oppressioni e sulla mancanza di gioia e libertà nella loro quotidianità, cercando soluzioni insieme al gruppo. Ospite prezioso è l'Avis che porta un messaggio importante:la solidarietà è dono, donare il sangue è donare vita e molti di noi lo possono fare, mettendo in evidenza anche la grande necessità e il bisogno di sensibilizzare le persone straniere anche attraverso materiale informativo in diverse lingue. La festa vede l'aiuto di tante persone che hanno cucinato, preparato, aiutato a preparare le strutture, una collaborazione che è già fare della mia casa la tua casa, ma vorremmo lasciare un po' di spazio al racconto dell'esperienza della tenda degli incontri, un momento per parlare delle diverse motivazioni, desideri, sogni che una persona vive quando inizia un cammino. E' stato un momento intenso e formativo per chi ha partecipato: Quest’anno il gruppo “Giramondo” ha deciso di dedicare uno spazio a delle esperienze di viaggio di: Marco Menegus, Monica Vazzoler ,Eleonora Solero e Monica Scarabel. Si è trattato di un momento di condivisione e interazione con il pubblico pre-

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sente nel quale sono stati affrontati aspetti più profondi di un viaggio fisico in sé per sé. Infatti, in modi simili, ma allo stesso diversi, i tre racconti hanno evidenziato un “Viaggio” spirituale e psicologico per affrontare limiti fisici, insicurezze, paure. Marco, affetto dalla nascita da una grave malattia, la fibrosi cistica e trapiantato di entrambi i polmoni, ha esposto il suo vissuto: la lotta contro la malattia, la sofferenza di non poter vivere una vita normale, il dover continuamente fare i conti con la mancanza d’ossigeno, problemi reali e oggettivi che tuttavia non gli hanno impedito di camminare in montagna, praticare alpinismo ed arrampicare fino a quota 3.300. Ad una qualsiasi persona, così come per i medici, queste sembrano cose impossibili, ma Marco ci sta insegnando con la sua grande forza di volontà, tenacia, umiltà ed attaccamento alla vita, che nulla è impossibile, che per ottenere dei risultati bisogna fare delle rinunce senza compiangersi e con tanta pazienza al fine di arrivare al nostro obiettivo. Altro tipo di viaggio è stato quello raccontato da Monica V e da Eleonora le quali hanno partecipato ad un trekking fino al Campo Base Everest. Nel racconto, molto rilievo è stato dato alle persone incontrate, alla loro semplicità, povertà materiale e allo stesso tempo alla grande ricchezza d’animo. Persone che, nonostante non possiedano nulla, sono sempre pronte a condividere quel poco che hanno con noi che paradossalmente abbiamo tutto, ma che non ci accontentiamo mai, e il più bel regalo che ci possiamo fare talvolta è un sorriso, i Nepalesi ce lo insegnano molto bene! Le due ragazze hanno raccontato anche di come è nata l’avventura, un anno prima, sempre in Nepal, durante un viaggio turistico. La commozione suscitata dalla popolazione e dall’immensità delle montagne hanno dato inizio a questo viaggio preparato con costante allenamento fisico durato per l’appunto un anno durante il quale si sono trovate a fare i conti anche con la paura: timore di non farcela, non sapere come il fisico avrebbe reagito a quote tanto importanti (altezza raggiunta 5600 mt), il freddo, lo spirito d’adattamento, la fatica prolungata lontano dagli agi di casa. Monica Scarabel, ci ha accompagnati in un racconto di viaggio di quasi 400 km lungo il “Cammino di Santiago”. Monica è una pellegrina che con un gruppo di amici ha deciso di intraprendere questa avventura per realizzare il suo grande sogno. Tra paesaggi incantevoli si è trovata ad affrontare numerose difficoltà. E’ partita dall’Italia con il suo zainetto e con la paura di non farcela, affetta da una forte forma di mal di schiena, con il cuore diviso in due tra la sua famiglia (marito e figli) e il suo sogno. Dopo un paio di giorni a lei e ad un compagno sono stati rubati i portafogli, quindi si sono trovati all’inizio del percorso praticamente senza soldi, ma grazie ad un notevole spirito d’adattamento e all’ umiltà proprie del pellegrino hanno incontrato lungo il cammino delle persone che hanno dato loro sostegno morale ed economico. Hanno fatto amicizia con numerose persone, si sono sorretti l’una con l’altra e hanno capito che, passo dopo passo, l’unione fa la forza. I tre racconti sono diversi ma allo stesso tempo hanno un denominatore comune: la vita è una lotta continua. Nulla è semplice; per raggiungere il nostro obiettivo bisogna fare sacrifici, avere pazienza, umiltà, combattere contro quello che pensano gli altri in funzione di quello che noi riteniamo sia giusto per poi, alla fine, non avere rimpianti, e soprattutto avere paura è lecito ma non bisogna far sì che questa prenda il sopravvento. Bisogna lottare, perseverare e allora anche l’impossibile diventerà realtà! (Marco ne è un esempio). Prima di chiudere un grazie speciale a Luca Vazzoler, che è stato ospite al Giramondo negli anni passati più volte e che ci ha portato il suo racconto dell'Africa, per noi un regalo prezioso che portiamo nel cuore insieme alla sua passione. Questo ricordo è gioia di condivisione. Gruppo Giramondo

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CROCE DI PIAVE

2 GIUGNO 2015: GITA DEL FONDO DI SOLIDARIETA’ L’idea di programmare una gita è partita dagli aderenti al fondo di Solidarietà Parrocchiale di CROCE; così, dopo vari sondaggi, è iniziata l’organizzazione del giro in motonave delle isole minori della laguna di Venezia. La nostra giornata è cominciata ritrovandoci puntuali alle 8.00 presso l’imbarcadero di Portegrandi. Ben 148 i partecipanti fra aderenti al fondo, familiari e amici. Dopo due ore di navigazione, la prima tappa è stata l’isola di San Francesco del Deserto, dove don Michele e don Umberto Modolo hanno concelebrato l’eucarestia nell’Oratorio di San Francesco. Un momento di raccoglimento molto intenso, in cui don Michele, prendendo spunto dal vangelo di Marco, ci ha invitato a riflettere sul tema: “Questa gita è di Dio o di Cesare?” sicuramente di Dio, in quanto anche questi momenti di “svago” vissuti insieme con semplicità ed uno spirito di ascolto e aiuto reciproco, ci permettono di fare comunione e comunità. Al termine della celebrazione siamo stati intrattenuti da un simpatico frate che ci ha accompagnato sui luoghi più significativi dell’isola, spiegandoci la storia di quel posto così suggestivo e silenzioso. La navigazione è poi proseguita verso l’isola di Sant’Erasmo, definita anche” l’orto di Venezia” per gli ortaggi che si coltivano, primo fra tutti il carciofo. Qui abbiamo visitato la Torre Massimiliana, un bastione ottocentesco eretto a difesa di Venezia. Risaliti in motonave, durante il pranzo al sacco, che tutti abbiamo prontamente condiviso con i compagni di viaggio, abbiamo avuto la possibilità di vedere i lavori del Mose. L’itinerario è proseguito verso l’isola di San Giorgio Maggiore per la visita della chiesa e del campanile, particolarmente suggestiva è stata la vista dall’acqua del bacino San Marco con la piazza, il Palazzo Ducale, la Punta della Dogana e tutti gli edifici storici. La giornata si è conclusa all’isola di Burano, caratteristica per le sue case colorate. Qui, la visita libera, ci ha permesso di passeggiare tra le calli con i negozi tipici, rinfrescarci con un buon gelato artigianale e sederci sulle panchine dei verdi prati. Sulla via del ritorno, ammirando, ancora una volta, la nostra splendida laguna, abbiamo condiviso degli ottimi bussolà accompagnati da un buon bicchiere di vino ramandolo … un "golosesso" da non perdere. A fine giornata, nonostante la stanchezza e il caldo, sul volto di ognuno di noi c’era la gioia per le bellissime ore trascorse assieme, sentendoci una vera comunità in cammino, alla scoperta di luoghi nuovi, ma soprattutto con la voglia di stare assieme e fare comunione. Don Michele e gli organizzatori

Storie di Parole per continuare a sognare...

VIAGGI TRA PIANTE E SORDE UMANITA' Desidero condividere con voi questo pensiero che mi è venuto, e forse anche complice questo cartello che qualcuno ha curiosamente attaccato. Sono felice di aver messo radici qui. Ma badate bene, non è una decisione scaturita all'improvviso, è semplicemente frutto della mia natura. “Natura” ancora questo termine, a molti uomini viene l'orticaria appena lo si pronuncia. Pensano che sia solo obsoleto, una cosa vecchia, stantia, appartenente al passato. In effetti la natura appartiene al passato, gli uomini sono un po' più moderni. Spesso i bambini giocano dentro al giardino dell'asilo, io sono qui, li guardo. Non sono mai solo. Passano biciclette, automobili, autobus, scuolabus, passano pompieri, ambulanze, o sem30

plicemente gente che pensa di andare a trovare Don Antonio in via Calle dell'Orso. Ma questi vengono da Verbania Pallanza e non sanno che le spoglie del caro Don Antonio sono state spostate a Santa Maria di Piave. Le buone opere superano a volte la capacità di comunicazione. Quello che voglio è stare qui, anche i miei fratelli hanno questa curiosa vocazione: onorare e migliorare il luogo che gli è stato dato di occupare. I paesaggi cambiano, questo può avvenire in maniera naturale oppure in modo violento. Molti anni fa, quasi cento, anche questa parte insostituibile di mondo era molto diversa. Divenne teatro di un irreparabile conflitto, dove alla fine qualcuno parlò di vincitori. La verità è che quando si scatena una guerra non ci sono vinci-

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tori ma solo perdenti e a testimoniarlo sono le lacrime che furono dispensate per lunghi anni a bagnare terre e tombe o solo ricordi impolverati. Furono momenti difficili anche per i miei antenati. Non c'erano trincee per loro, perché loro avevano radici che li tenevano gelosamente attaccati a quella poca terra e li fecero testimoni inermi di stoltezze e improvvise cecità. In quel lontano e mai allontanato lunghissimo lasso di tempo, ci furono uomini che lasciarono le loro terre, lasciarono i loro orti e giardini, che amorevolmente avevano curato, lasciarono animali graziosi con i quali avevano attraversato un pezzo della loro breve vita. Lasciarono affetti dolcissimi annerire di vecchiaia e di lutti non guaribili. Si lasciarono alle spalle quel desiderio inconfessabile di tornare. Cominciarono a macinare faticosissimi chilometri in carovane riconoscibili da stemmi araldici e mostrine che a breve avrebbero fatto mostra dell'unica follia per la quale erano state ideate. Sfinimento di macchine e di animali, vicini persino all'estinzione. Seguirono soste di compagnie e di battaglioni in campi ritenuti sicuri da eccellenti alti ufficiali e poi allagati da imprevedibili piogge e nemmeno contrastabili. Seguirono colpi di tosse che sapevano già di mortaio per aver tenuto sulle spalle un cappotto bagnato troppo a lungo. E poi sapore di fango e di “perché” che si fanno avanti, mentre una moglie è rimasta lì, oltre le Alpi, ad asciugare “panesei” sui ferri a reggiera attaccati al collarino del tubo della stufa. Di quel bimbo nato al limitare dell'inverno, che sarà l'unica cosa destinata a sopravvivere di quel padre, chiamato a combattere un nemico lontano, disteso tra morbide coltri sulla Piave Vecchia. Disegnare distanze sulla mappa della breve vita degli uomini, per andare ad uccidere con fatica, altri uomini lontani, che ti è vietato abbracciarli e dire loro “ciao” l'unica parola che conosci della loro lingua, mentre i sentimenti e il riconoscere la bellezza, quelli sono uguali. Cercare di farla finita il prima possibile, perché gli alti ranghi ti hanno detto che quelli sono dei “Bastardi” e vanno fatti fuori. Cercare di trovare una risposta anche per i nemici quando giunge il momento della stanchezza, che ti salgono alle labbra

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queste parole: “seppellitemi con i miei nemici, ora sono stanco.” ed è quello che si è dovuto fare a Castaldia quell'estate. Seguirono anni in cui i padri non ritornavano e non sarebbero mai tornati. In cui le vedove non certificate continuarono a vivere una vita allo specchio per metà reale e per metà solo immaginata. Figli cresciuti nell'illusione che un padre era morto per qualcosa di importante e che poi una volta divenuti adulti si recarono in Italia per conoscere questo nemico che valeva la perdita di un affetto così importante. Rimasero sui campi alberi squarciati e bossoli e schegge e bombe inesplose, rovine, rovine, buche enormi e brandelli d'abiti e di maglie di lanetta fine per ripararsi dal freddo, ma non

da quello dell'incoscienza. Una foto di donna austriaca: Leonie, che si era amata per poi perderla e non per suo volere. Tutto questo senza un perché, senza un perché. Allora io vi dico uomini: amate la terra che vi ospita e cercate di migliorarla, per voi e per quelli che verranno dopo di voi.

Andrea Zelio

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Le nostre parrocchie in festa! Parrocchia di Musile di Piave

"ComunitĂ in Festa" dal 29 al 14 giugno 2015 Parrocchia di Croce di Piave

"Sagra parrocchiale" dal 3 al 16 luglio 2015

Parrocchia di Millepertiche

"Sagra parrocchiale" dal 17 al 27 luglio 2015

Parrocchia di Chiesanuova

"Sagra parrocchiale" dal 20 agosto al 1 settembre 2015 Parrocchia di Caposile

"Sagra parrocchiale" dal 22 agosto al 9 settembre 2015

Parrocchia di Passarella

"Sagra parrocchiale" dal 4 al 20 settembre 2015 Parrocchia di Santa Maria di Piave

"Sagra parrocchiale" dal 30 ottobre al 22 novembre 2015 32

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