Il problema di Ivana, di Ciro Pinto anteprima

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Ciro Pinto ____________________________________________________________

Capitolo II

Mi adagiai di fronte al camino, il tepore del riscaldamento che avevo messo su, la stanchezza del viaggio e l'alzataccia, tutti insieme, mi fecero scivolare in un lento sopore dove i pensieri stentavano a legare tra loro. Mi girai verso la vetrata, ecco! Lì davanti avrei spostato lo scrittoio che era appoggiato al muro di lato al camino, ci avrei piazzato la Remi, come mi piaceva chiamare la mia vecchia macchina per scrivere, e davanti a quello scenario avrei potuto spaziare tra le mie suggestioni. Più che una partenza era stata una vera e propria fuga da Milano. Venivo da giorni pesanti, sul mio lavoro incombevano ombre truci e Sara ormai l’avevo persa. Nella nebbia, che a quell’ora avvolge tutto, avevo percorso i viali al buio sotto i platani ingialliti con l’angoscia di non poter sfuggire a una vita che diventava improvvisamente difficile. Mettere tra me e la città qualche centinaio di chilometri era l’unica ambizione che avevo, per cui l’invito di Gérard mi era apparso come una liberazione, una manna dal cielo. Lì, in quell’angolo di mondo, tra i pochi residenti del borgo, in una stagione che non prevedeva turisti, avrei riordinato le idee, ripreso le forze e mi sarei potuto dedicare al mio gioco preferito: scrivere. Pensai a Ivana, al suo problema. Lì c’era la soluzione. Ivana veniva dalle valli a nord di Sondrio, precisamente da Bormio, in Valtellina, era arrivata a Milano che era poco più di un’adolescente. L'università frequentata senza intoppi, qualche storia con i coetanei e poi la laurea. Con in tasca l'assegnazione di uno stage si 19


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