Odore di campagna, di Ciro Pinto anteprima

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Quest’opera è protetta dal diritto d’autore e riservata. Ogni uso improprio o diffusione dell’opera o di parti di essa tramite supporto meccanico, elettronico o altro, traduzione e rappresentazione in pubblico senza il consenso dell’editore e dell’autore è vietato e sarà perseguito. Questo libro è un’opera di fantasia. Personaggi e luoghi citati sono invenzioni dell’autore e hanno lo scopo di conferire veridicità alla narrazione. Qualsiasi analogia con fatti, luoghi e persone, vive o scomparse, è assolutamente casuale.


Ciro Pinto

Odore di campagna

Racconto

Oakmond Publishing


Illustrazione di copertina:

Proprietà letteraria riservata. Scelto per voi da: The Owl

ISBN: 978-3-96207-108-0

© 2017 Oakmond Publishing GmbH & Co. KG Günzburg - Deutschland www.oakmond-publishing.com Prima edizione e-book: 02 agosto 2018 Tempo di lettura medio stimato: 15 minuti


L’abbinamento Che cosa c’è di divino nel vino? La mano dell’uomo.

Il vino, simbolo di divinità e sangue, di benedizione e di vita, non nasce solo dall’uva ma dal duro lavoro e dalla sapienza di chi lo produce. Fin dalle origini, dagli egiziani ai greci, dai testi biblici al vangelo, dai persiani all’antica Roma, dai monaci medioevali a Omar Khayyam, il vino è stato simbolo divino e umano. Siduri, la fanciulla che fa il vino nella tradizione sumera, è una semidea che vive nel mondo di mezzo fra la terra e il cielo. Ma non vivono forse in un luogo del tutto simile anche l’artista e il poeta? Solo la padronanza della tecnica, la costanza, la creatività e il lavoro producono un buon vino. Lo stesso accade nell’arte e nella letteratura. Per questo motivo, alla Oakmondpublishing abbiamo deciso di consigliare un vino da abbinare a ciascuno dei nostri libri, due prodotti da gustare con i sensi e l’intelletto in quanto piaceri divini creati entrambi dalle capacità e dalla conoscenza dell’uomo.

Con Odore di campagna consigliamo di abbinare un vino dal bouquet composito e speziato come il Galluccio rosso.

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Odore di campagna Ricordo il lavatoio ruvido, di granito, e l’acqua tiepida perdere calore, l’odore della pietra di sapone che si usava per lavare i panni. L’acqua schiumosa si tingeva di sporco e noi che tentavamo a tutti i costi di uscirne tra grida e brividi di freddo. Nostra madre faticava a tenerci, ma non desisteva. Sento ancora le sue mani quando ci strizzava ben bene con l’asciugamani, quello grande, tutto bianco e di spugna. Poi i pigiami, tutti e due dello stesso colore, ormai stinti e logori. A tavola quasi sempre il brodo di carne che, a sentire nostro padre, avrebbe risolto tutti i problemi del mondo; le frittelle di farina, unte di olio e di zucchero, mangiate a bocconi davanti a Carosello. Poi a letto, non prima del bacio a papà, che ci rispondeva con un cenno burbero; i denti lavati nello stesso lavandino, e mamma che ci rimboccava le coperte e ci baciava la fronte e poi le guance, e pareva non contentarsi mai. Così terminavano le nostre scorribande in cortile o nella campagna dove ci avventuravamo alla ricerca di ciclamini o di castagne. Abitavamo lontano dal centro, in un palazzo con una grande aia che da un lato si apriva sulla strada asfaltata e dall’altro, dopo un arco in muratura e un grosso cancello, dava sulla campagna. Tra le zolle appena smosse dall’aratro o lungo i sentieri invasi dagli arbusti, il grasso odore della campagna, dei suoi concimi, delle sue piante, s’infilava nelle narici ed è rimasto per sempre l’odore della mia infanzia. Eravamo inseparabili Luca ed io, ci dividevano solo due anni ma quella piccola distanza bastava a nostra madre per affidarmelo: bada a tuo fratello, diceva appena mettevamo il naso fuori dall’uscio di casa. Sentivo l’orgoglio di essere più grande, il sottile piacere di avere sempre l’ultima parola, e la paura continua di sbagliare. 6


Il mio fratellino era un bambino tranquillo, con gli occhi grandi e un ciuffo ribelle. Lui era fiero di me. Ed io di lui. Ogni tanto mi chiedeva se fossi io il suo Angelo Custode. Ricordo quel giorno, era appena autunno: una splendida giornata di ottobre, con l’aria frizzante, il sole ancora tiepido e tutt’intorno il giallo caldo delle foglie. Dopo i compiti, Luca ed io corremmo in cortile a giocare con gli altri bambini finché non fece quasi buio e la terra, come noi chiamavamo la campagna, incominciò a divenire una macchia scura e misteriosa. Decidemmo di rincasare, prima che le scale fossero troppo buie. Piero spuntò all’improvviso davanti al cancello che dava in campagna, e con ampi gesti ci fece segno di seguirlo. Quel ragazzo non mi piaceva, anzi avevo paura di lui: era un tipo capriccioso e violento. Aveva dodici anni, tre più dei miei. Lo seguii, tenendo Luca per mano, intimorito ma incuriosito allo stesso tempo, e tutti e tre varcammo il cancello. Piero era il figlio del colono, un brav’uomo che si spezzava la schiena dalla mattina alla sera. La terra era un piccolo appezzamento di terreno coltivato a ortaggi e frutta con in mezzo un gran pollaio, poi l’orto degradava a sbalzi che chiamavamo fossati, tutti pieni di vigneti e di verdure fino al confine inferiore dove c’era una stalla con tre mucche e un asino, e poco distante un porcile zeppo di maialini. Ma non andammo fin laggiù, ci fermammo sulla spianata, subito dopo il cancello. Lui si accovacciò e prese a scavare con entrambe le mani. Ero come rapito da quei movimenti veloci, graffianti, e il suo sguardo trasognato mi colpiva e incuriosiva. Anche Luca pareva fremere dalla curiosità. Ho sempre avuto una grande fantasia. Immaginai che sbucassero fuori dal terreno, ormai umido, monete d’oro e gioielli preziosi, seppelliti da chissà quanto tempo, magari da un’antica famiglia che si affrettava a lasciare la propria terra per sfuggire a un’imminente catastrofe. 7


Mi sembrò quasi di vedere l’uomo, probabilmente il capo famiglia, che ansimava e sudava con le mani tremanti per l’ansia e la fretta, che scavava la terra per nascondere il tesoro e nel contempo gridava e dava ordini alla sua donna di prendere i bambini e alla servitù di radunare le cose più necessarie, e di preparare i muli e i cavalli, perché bisognava andare, bisognava fare presto. Non ti preoccupare, diceva alla donna che nel frattempo si era accucciata accanto a lui, torneremo a riprendere tutto. Ricorda anche tu, sono qui, sotto la quercia, proprio dal lato dove non batte il sole e, come per ricordare meglio, teneva la mano aperta sul terreno che ricopriva lo scrigno. Vedi? dove non batte il sole e con l’altra mano toccava il tronco della quercia e ne grattava il muschio. Poi con un lembo della camicia si terse la fronte madida di sudore e si precipitò in casa urlando: presto, facciamo presto! Mi pareva quasi di sentire in lontananza dei rumori sordi: un’eruzione o forse solo colpi di cannone e più giù nella valle, dove ora c’erano dei bei campi da golf, immaginavo torme di persone sui carri, a piedi, qualcuno a cavallo o in gobba ai muli, affannarsi a scappare in un turbinio di grida, polvere e imprecazioni. E un bambino piccolo e gracile arrancare nella polvere e poi cadere e finire sotto le ruote di un carro. Mi ricordo che ero come incantato da quella suggestione, quasi fosse vera. Mi capitava spesso di assentarmi con l’immaginazione. Intanto Piero aveva finito di scavare il suo bel fosso e scrollandosi la terra dalle mani alzò la testa e ci fissò con uno sguardo diabolico: «Guardate!» Luca mi toccò il braccio, come per svegliarmi, aveva gli occhi dilatati dal terrore. Guardai il buco nella terra, non capii subito di che cosa si trattasse, complice il buio ormai fitto, ma dallo sguardo di mio fratello avevo intuito che doveva essere qualcosa di spaventoso. Nella buca si intravedevano solo delle macchie più chiare, ma Piero mi prese le mani e me le posò nel fosso.

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RACCONTI OAKMOND Tutti a 0,99 euro 1. Giada Trebeschi, La punta di fuoco Racconto erotico 2. Angelo Basile, La neve non fa rumore Racconto di Natale 3. Mariano Sabatini, Carmilina, sposa per giogo Racconto poetico 4. Arianna Desistito Maffeo, Le scarpe della sposa Racconto matrimonial-ironico 5. Luca Occhi, Tartare Racconto crudo 6. Letizia Vicidomini, Angel Racconto angelico 7. Enzo Verrengia, Schizzi Racconto a sanguigna 8. Divier Nelli, Il nostro Garibaldi Racconto risorgimentale 9. Lorenzo Beccati, Il fuoco e Anello rosso sangue Racconti salvifici 10. Aldo Dalla Vecchia, Omicidio con il trucco Racconto giallo-ironico 11. Francesco Botti, L’angelo Racconto inquietante 12. Aldo Dalla Vecchia, La mia amica con la ypsilon Racconto giallo-ironico 13. Elda Lanza, Perché? Racconto giallo e noir 14. Giusy Giulianini, Un storia di soldi Racconto monetario 15. Valeria Corciolani, Mephisto Racconto mefistofelico 16. Aldo Dalla Vecchia, Un compleanno indimenticabile Racconto onirico 17. Ciro Pinto, Il caffè che non abbiam bevuto 10


Racconto bieco 18. Andrea Fontanini, Diversi gradi di massacro Racconto beffardo 19. Rebecca Passiflora, dell’amore Racconto dell’ora del tè 20. Aldo Dalla Vecchia, Il caffè più prezioso dell’Expo Racconto brown diamond 21. Elsa Flacco, La chitarra del brigante Racconto di musici e briganti 22. Diego Collaveri, Le ragazze del diavolo Racconto bifronte 23. Seba Pezzani, La pentola Racconto emiliano-ironico 24. Marco Ischia, Angeli di sabbia Racconto gemello 25. Nicky Persico, Teresa dondolava Racconto fiabesco 26. Rosalia Messina, La vera storia del gatto con gli stivali Racconti della serie: l’ora del tè 27. Rebecca Passflora, Sorelle Racconto carnivoro 28. Roberto van Heugten, Trilogia cannibale Racconto ereditario 29. Fernando Muraca, Il sarto Racconto del riscatto 30. Lorenzo Chiodi, Racconto fatale 31. Ciro Pinto, Odore di campagna

E ancora molti a venire…

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