Delatre - Numero 5

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Delatre La rivista del Piccolo Teatro Sperimentale della Versilia.

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lla e d 7 o 0 r t 0 a 2 Te fa al AL o l cco Trion STIV i P Il FE O TR A TE - 1 AGOSTO - SETTEMBRE 2007 A M RO


DELATRE N° -1

EDITORIALE

Il Numero -1 Niente preamboli né editoriali...stavolta si va subito al sodo!!! Un unico ringraziamento ufficiale: a Serena, per l’aiuto, la disponibilità e la passione.

ROMATEATROFESTIVAL 2007 Vincitori. Premio Miglior Regia e Premio Miglior Spettacolo. Menzione Migliori Coreografie, Miglior Voce, Miglior Attrice. Roma 7-16 giugno 2007. 1024 regie da tutta Europa. 7 Compagnie finaliste. Quando Federico ci ha annunciato che avremmo partecipato alla fase finale di una manifestazione internazionale a Roma, l’intera scuola ha reagito come se fosse stata invitata alla festa di gala della notte degli Oscar e poco ci è mancato che venisse indetta come festa nazionale il giorno dell’annuncio. Ma in realtà…cosa si festeggiava? La lettera con cui il PTSV veniva informato dell’evento si presentava con una serie di patrocini che davano un’importanza “regale” alla manifestazione:

Walter Faita, Menzione per Miglior Voce

Patrocini Morali del Ministero per i beni e le attività culturali. Premi di Rappresentanza 2005 Medaglia d’argento presidenza della repubblica italiana da parte di Carlo Azelio Ciampi, 2007 Medaglia d’argento presidenza della repubblica italiana da parte di Giorgio Napolitano, Medaglia di Bronzo Senato della Repubblica Italiana, Medaglia d’argento Camera dei deputati. Patrocini dalla Polonia, Slovenia, Slovacchia, Spagna, Bosnia ed Erzegovina, Portogallo, Kalingrado, Seoul, Londra, Amburgo, Grenoble, Namibia. Poi a seguire le parole che preannunciavano l’esplosione di gioia:

Valentina Gianni, Menzione per Miglior Attrice

La Commissione Selezionatrice, in accordo con la Direzione del ROMATEATROFESTIVAL, dopo aver visionato 1024 progetti di Spettacolo pervenuti da tutta Europa ivi compreso il materiale da Voi inviato per la selezione alla V° Edizione del Concorso per Scuole e Accademie di Teatro, è lieta di comunicare che lo Spettacolo “Esisto Ancora per non dimenticare” regia di Federico Barsanti è stato inserito all’interno delle serate finali del ROMATEATROFESTIVAL . Senza dimenticare le frasi che avrebbero dato un pò a tutta la scuola...“l’obiettivo della patacca”: Sono onorato di annunciare che il Presidente della Repubblica Italiana, Sua Eccellenza Giorgio Napolitano, ha insignito il ROMATEATROFESTIVAL della Medaglia d’Argento della Presidenza della Repubblica Italiana. La Medaglia sarà consegnata, in occasione della Serata Finale di Premiazione, al Direttore della Struttura Didattica Vincitrice del “Premio Gemini d’Oro Miglior Spettacolo ROMATEATROFESTIVAL 2007”. Insomma, festeggiavamo ufficialmente la presenza alla V° Edizione di un festival che è senza dubbio divenuto una realtà sempre più consolidata nel panorama delle scuole di formazione attoriali di Italia e non solo. Già il primo anno, nel 2003, il PTSV fu selezionato per la fase finale e premiato con il Premio Stile in scena e Migliori scene per lo spettacolo “Zio Vanja” di A. Cechov diretto da Federico Barsanti. Allora erano state 274 le compagnie inizialmente in gara, oggi, nel 2007, dopo soli 5 anni, sono diventate 1024.


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ROMATEATROFESTIVAL 2007

I motivi per i quali il festival ha ottenuto tanti consensi, compresi patrocini di livello internazionale, gemellaggi con Spagna, Polonia, Slovenia non sono facili da identificare. Sicuramente un grande lavoro, portato avanti da un gruppo giovane ed ambizioso, ha saputo coltivare realtà che gli hanno permesso di sopravvivere. Ecco che tra le 7 finaliste compaiono addirittura 3 scuole di Roma, di cui una, il Centro Internazionale La Cometa, fortemente legata ad una potenza quale è l’Accademia Silvio d’Amico di Roma...mah. Ecco che a presentare ogni serata della fase finale una musica anni ‘80 sparata al massimo che fa da preambolo ad una presentazione “all’americana” dal gusto un po’ kitsch e non tanto teatralmente poetico...mah. Ecco che la conferenza internazionale sulla formazione dell’attore con tanti grandi nomi si riduce a volti assonnati in ascolto di parole troppo burocratiche prive di autocritica e propositività...mah. Ecco anche che si viene a sapere che in una manifestazione di questo livello (ancora da scoprire quale in realtà sia) il cui scopo, spesso sbandierato a gran voce, è quello dello scambio fra le varie realtà presenti, l’unico direttore artistico a partecipare a tutto il festival sia stato Federico Barsanti. A proprie spese ovviamente. Rinunciando a 10 giorni di preziose prove dello spettacolo che coinvolgeva 54 (cinquantaquattro) allievi attori della scuola. Mah. Non c’è dubbio che il Piccolo Teatro della Versilia è stato presente e la sua presenza non è passata inosservata, ecco perchè in futuro avremo modo di aprirci alle nuove realtà che Federico ha avuto modo di contattare avendo trovato in esse affnità e interesse: un grazie per questo va da Federico stesso a Rolando Macrini, regista di “Hamletmachine” del Centro Universitario Teatrale di Viterbo (Premio Miglior Attore) e a Claudio de Maglio (direttore della Civica Accademia Teatrale di Udine) regista de “Il finto Marito” del Centro Teatro Ateneo - Università La Sapienza di Roma (Migliori Coreografie, Miglior Voce, Premio Speciale Sofia Amendolea). Ecco che sembra che tutti i giornali di Roma si siano inghiottiti questo festival visto che di esso, su loro, non vi è stata gran traccia. Per tutti noi è stata un’esperienza grandiosa, per la scuola sarà un prestigio da mostrare con orgoglio. Ma cosa festeggiano coloro che ci fanno i complimenti e che prima di oggi mai avevano sentito nominare Romateatrofestival? E cosa festeggiamo noi che lo abbiamo vinto? Il teatro come lo abbiamo visto a Roma?....o il teatro, che molti credono sia quello reale, che ci viene mostrato nell’Aia al “Delatre” a Seravezza? Claudia

Il Piccolo Teatro della Versilia ha vinto il Romateatrofestival!!! Non c’è nemmeno da fingere: di fatto ci inorgoglisce aver vinto, quindi esultiamo: cinquantaquattro persone, più moltiplicazione di parenti e amici, che esultano. Ma che significa? Alle volte le cose capitano, ma se uno si ferma a pensare a quello che sta vivendo si accorge di quanto le cose siano più grandi di ciò che sembrano e al tempo stesso più insignificanti. Significa che cento persone, fra ragazzi, adulti, bambini, genitori, persone disabili, anziani, si sono spostati da Seravezza a Roma. Un viaggio concreto, una mobilitazione di una fetta di Versilia che ha transumato verso la capitale portandosi in bauliera mesi di lavoro, costumi (rigorosamente autoprodotti), oggetti di scena (due leggii e sei sedie), valigie che contengono valigie che con-

tengono le chiavi inglesi che magari servono se c’è un chiodo fuori posto, il tutto autofinanziato perché la richiesta di contribuiti a comune e provincia e regione per la realizzazione del viaggio ha portato a coprire le spese per nemmeno un cinquantesimo del totale. E anche tutto questo cosa significa? Quando ci si “imbuca” nel mondo del teatro è facile che si abbia (e a volte, malauguratamente, si mantenga) la convinzione che il perimetro della propria professione sia il palcoscenico e ogni appagamento derivi da un pubblico che esegue il compito degli applausi al momento degli inchini. Di fatto poi tutto dipende. Per esempio dipende da dove vivi, da quanti soldi hai, da chi ti considera, da chi ti legittima, da chi ti aiuta, da chi ti ignora.

Infatti la faccenda è un po’ più larga di un palcoscenico: un viaggio di cento persone, almeno lo è. Un viaggio per fare quello spettacolo, l’organizzazione dello spostamento e dei pernottamenti,

Rolandoooooooo!!!


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ROMATEATROFESTIVAL 2007

Alcuni dei 54 vincitori del Romateatrofestival

l’importanza sociale di coinvolgere così tante e diverse persone. Non è un evento solo teatrale o meglio è teatrale nella misura in cui teatro è tutto un resto che spesso viene ignorato. Portare in scena i bambini non ha valore solo per loro, né ha un valore solo idealistico del tipo che carini! Significa invece che il teatro può non essere solo il mondo degli attori e degli spettatori, ma un luogo della società, dentro la società. Vedere una ciurma di persone gioire per il premio di Miglior Regia e poi andare a ritirare il premio di Miglior Spettacolo è stato per lo meno strano: una grossa mosca bianca venuta “dall’Aia” (come ha detto Federico) col medaglione del Presidente. Quanto meno strano. Romateatrofestival unisce in lizza le più diverse scuole di teatro: da accademie straniere di livello nazionale a importanti realtà della capitale fino a noi, piccola scuola di provincia. Viene da chiedersi cosa ci facevamo noi, soprattutto se ci soffermiamo su quell’ evidente stupore che le altre scuole hanno dimostrato nel vederci. Perché in una certa misura abbiamo fatto la differenza. Dall’Aia. Cinquantaquattro. Bambini e anziani. Disabili. Zero finanziamenti (quasi). Ma chi sono questi qui? C’è qualcosa di strano e vale almeno la pena di pensare a quanto sia strabiliante l’accaduto, qualcosa di cui essere fieri, e allo stesso tempo quanto sia vacuo. Durante il Festival si è tenuta una conferenza sulla Formazione dell’Attore a

parlavano i direttori delle scuole: quasi tutti hanno elencato problemi sicuramente sensati legati alla metodologia dell’insegnamento, alla organizzazione della pedagogia, alla selezione di criteri di validità per varare i diversi metodi, il tutto sommerso da pile di questioni burocratiche. Questi evidentemente sono i loro problemi. Ecco fatto che gli attori che crescono in certe acque vengono su con la certezza di avere palco pubblico luci quinte scenografie costumi tutto pronto tutti in scena pronti via verso la gloria nei secoli dei secoli. Ora, probabilmente, volendo parlare della formazione dell’attore una conferenza non è esattamente il luogo più adatto: porta ciascuno dei parlanti a preparare un discorso da esporre e preclude ogni dialettica, quindi ogni confronto, quindi ogni incontro reale. Ecco fatto che nessuno ha dei problemi, tutti sanno tutto e ci raccontiamo a vicenda quanto siamo bravi a portare avanti un carrozzone che non c’è. Perchè diciamocelo: il teatro non esiste, né tanto meno il Romateatrofestival. Non esiste: chi ne ha mai sentito parlare? Ma più in generale, chi va a teatro? Perché ci va? Come si insegna teatro? Che vuol dire fare teatro? BOH! Come dicevo tutto dipende. E se insegni teatro a Seravezza oppure a Madrid oppure a Roma o ancora a Corato le cose cambiano. Non ci si può nemmeno mettere a filosofare su quale metodo usare per insegnare qualcosa che poi non potrà essere fatto perché i teatri sono vuoti. Non che si debba tornare alla polis greca, dove, meraviglia

delle meraviglie, il teatro era un fatto politico, cioè sociale, cioè che riguardava tutti e tutti ne avevano bisogno: però magari cioè forse voglio dire se chi fa teatro magari invece di discutere sulla salma di Stanislawskj si rendesse conto che qui si chiude tutto col catenaccio?!?! Sono tanti i problemi più larghi di un palcoscenico che la nostra scuola ha e per questo a quel Festival è sembrata una mosca bianca, fuori posto. Abbiamo portato un modo di vivere il teatro diverso dal clima generale: fare teatro non è fare spettacolo. Non sono la persona più adatta a dire viceversa cosa sia fare teatro, non so nemmeno se abbia senso mettersi lì a questionare sulle essenze: mi limito ad osservare che un gruppo di direttori che si incontrano per confrontarsi possono partire dai problemi che ci sono e che, guarda caso, sono esattamente quelli che hanno segnato la nostra partecipazione al festival e gli stessi di cui Federico ha parlato alla conferenza. Per esempio, il pubblico. Il pubblico spesso viene considerato come l’altro partecipante a questo gioco di ruolo che dovrebbe essere il teatro: il pubblico sono le persone che vivono e uno dei problemi è come raggiungerle. Probabilmente non basta il palcoscenico: al solito il problema è più largo. Serve il lavoro di una scuola dell’Aia che con la pazienza del ragno e tanta fatica piano piano crea una realtà che in qualche modo penetra il tessuto. Inutile però credere ai miraggi: la nostra scuola non esiste manco lei. Esiste per chi la fa e per chi la farà; ha un suo pubblico, magari in crescita. Ma non esiste più di tanto. E forse è un bene. Perché l’altro problema è la legittimazione sociale: è difficile creare un interesse per il teatro. Ancora oggi, o solo oggi, sembra un capriccio e gli stessi politici della cultura non riescono ad essere vicini concretamente alle realtà che si dimostrano valide. Così la mosca bianca ronza, con medaglione e tutto, ma mi dispiace per i bambini e per i sognatori, mi rendo conto che S’è dura! Serena

A roma abbiamo sbriciato tutto!!!!


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L’ANGOLO DI FEDERICO

I PATROCINI AIUTANO di Federico Barsanti “A fronte dei risultati conseguiti nella nostra capitale con la messa in scena del vs “Esisto Ancora…per non dimenticare” al Festival Internazionale Romateatrofestival, vogliate gradire i nostri più sinceri, vivi complimenti e auguri per un futuro sempre più rigoglioso.” Così mi scrive il Prefetto di Jankancky (cittadina gemellata con la sottoscrizione della lista civica capitanata dalla cugina del fidanzato della figlia della balia del Re di Haisland coadiuvata dal Gran Patrocinio del Geiser Muffin Man) Che dire? Dopo quel che è successo a Roma varrebbe ora un silenzio con lacrime lungo un’eternità. Ma anche un po’ di autocelebrazione Cristo Santo, senza tralasciare l’ironia, non guasterebbe.

E invece voglio raccontarvi di quello che ho provato negli istanti delle premiazioni. Durante le menzioni per Valentina, per Walter, per le Coreografie e durante la proclamazione per il Premio Miglior Regia e Premio Miglior Spettacolo: “i miei allievi oggi non tornerà più fanculo che roba qui emozioni da mangiare la storia di ognuno di noi cosa sarà mattoncini rossi musica mio padre perduto l’arte dell’artista trent’anni di follie quaranta le mie nonne formazione dell’attore congresso ‘sta minchia le mani fredde voglia di abbracciare tutte queste persone le droghe le montagne zeppe di odore i patrocini le sigarette allievi speranzosi sudore Polonia inter nazionale sudore sudore Bruxelles tour europeo Gianni le foto Istituto di Cultura Italiana a Grenoble Dante e il I° Canto infernale amare Borges Wislawa Giuseppe Berto gli allievi che mi vogliono bene la cultura si fotta mi piacerebbe abbracciare tutte queste persone con me dalla Toscana assassinii guerre e stupri Shakespeare amore sesso e orgoglio e distruzione tenerezza bombe sui poveri e macerie sui bambini strette di mano terremoti coma monossido di carbonio pallottola nel cuore aperto beach volley al camping con i ragazzi Fabrizio ciao belloccio Ventilator blues Mariarosa sigarette Tom Francesco sei qui con me maledetto geniale Martinelli calma interiore un’impresa straordinaria sono un bimbo che scende le scale alberi sulla riviera ciao Luca la mia bellissima dolcezza di ragazza protezione ribellione botte castighi poesia Kleine Joahnnes ma quando arrivano le istituzioni? Il soffitto la casa King vino rosso Colosseo Roma città massacrata altra vita Petacco grazie Manuela lacrime passato Arlecchino il vulcano in Islanda gli intellettuali Mirtilla seduta alle spalle parole al vento chissenefrega del teatro educare il pubblico circumnavigare timidezza i direttori delle accademie solo dubbi zia Licia paura non c’è neanche un assessore il papa nel suo piccolo mondo internazionale che direbbe il mio babbo? Ciao Mino la scuola inesistente gli occhi di tutti gli allievi who’s last esilio sulla strada principale perché fate teatro? La gente che crepa con certe personcine di merda come gli aeroplani che non si parlano che tra di loro ecco tutto qui quando non ci


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L’ANGOLO DI FEDERICO

sarò più come andrà avanti questa baracca internazionale? Fate del vostro meglio saluti ai patrocini e ai presidenti e ai vice re. eccetera eccetera eccetera. Roma è stata un’altra prova, ragazzi. Abbiamo visto che insieme facciamo cose meravigliose. Grazie. Anche a chi non è potuto essere con noi. Sono commosso e orgoglioso di voi. Stop.”

Frydyrick Giagger

PECCATORI, SANTI ED ALLIEVI Ricordo che un giorno lontano, quando si nascondeva a tutti il peccato, si andava al catechismo, si faceva il chierichetto, si studiava alle medie per diventare avvocato, le madri sconsigliavano le donne, si passava tutte le festività sequestrati in casa da zii amorevoli e parenti cafoni, si contavano gli esami universitari in funzione della partenza al militare; proprio quel giorno, io mi feci prendere da un momento delirante di affabulazione, allora entrai in una chiesa, mi chiusi nel confessionale vuoto e rivolto verso la grata iniziai a raccontare il mio peccato ad un immaginario interlocutore. Cos’è un peccato, se non un atto eccessivo teso ad assecondare un forte piacere innato, compiuto con estrema passione. Peccare non è una esigenza o una perversione diabolica (definizione suggerita dalla santa dottrina religiosa) è una necessità istintiva ed irrefrenabile. Si nasce peccatori, ognuno ha il suo peccato e prima a poi lo dovrà commettere. L’unico modo di evitare la degenerazione del peccato è confessarsi con le persone giuste prima, dopo e durante, ritenendo questo intimo confronto dialettico non uno strumento di espiazione ma semplicemente un momento di comprensione e di crescita utile a capire come rendere l’inevitabile atto peccaminoso vitale anziché mortale. Questa rivista per me è simile ad un confessionale, una grata tessuta con inchiostro tramite la quale posso raccontare il mio peccato: “essere Teatro”. Che fortuna trovare al di là della grata un peccatore simile a te che ti dice di continuare a peccare suggerendoti il modo di farlo, affinché tu possa essere vitale e generante. Mi sono sempre chiesto: che cosa sarebbe successo se mio fratello non avesse fatto teatro con me? Forse non sarebbe nato il Teatro delle Molliche. Che sarebbe successo se mia moglie non fosse una attrice? Forse non sarebbe nato nostro figlio Tristano. Cosa sarebbe accaduto se il mio “amico di peccato” non fosse Federico Barsanti? Forse non sarebbe nata la Scuola di recitazione di Corato. E se le persone che frequento non fossero i miei allievi? Forse ci sarebbero in giro meno potenziali peccatori (e questo episodio soddisferebbe molti!). Il mio peccato ha influenzato e manipolato tutta la mia vita. Oggi al di là di quella grata, che prima era vuota, c’è qualcuno parimenti peccatore con il quale posso finalmente confessarmi. Chi sostiene che fare teatro è una cosa bella ha ragione, perché fare teatro è una esperienza momentanea della propria vita che prima o poi si chiude lasciando felici ricordi o episodi da dimenticare, ma chi invece sceglie di “essere Teatro” diventa


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...E DI FRANCESCO

un peccatore in disperata ricerca di un confessionale e vorrà trovare una grata al di là della quale intravedere gli occhi peccaminosi di chi è disponibile ad ascoltare. Chi vuol “essere Teatro” è in preda ad una necessaria ricerca di piacere, ad un bisogno innato di esprimere la propria passione in modo eccessivo senza mediocrità, al rischio di essere definito “peccatore”, per cui i censori faranno a gara ad attribuirgli tutti i peccati capitali, persino quello di uccidere (in senso metaforico), tranne il peccato giusto: “essere Teatro”. In tanti anni di esercizio del peccato, ho visto diversi modi di fare teatro: per divertimento, per esibizionismo, per terapia, per hobby, per trovare una donna, per lasciarsi con una donna, per dispetto, per fare qualcosa di diverso, ecc… tutte giuste e sacrosante motivazioni; ma sono pochissimi i peccatori, coloro che sono condannati alle fiamme dell’inferno se non si redimono quanto prima. Forse è una visione eccessivamente dionisiaca la mia, ma se il piacere e la passione riscaldano con eccesso le nostre vene ritengo sia inevitabile peccare. Non siamo Santi, forse Artisti! Essere Teatro significa mettere la propria vita alla mercè del peccato e correre alla continua ricerca di confessionali. Quando al di là della grata c’è qualcuno come te disposto ad ascoltare, questi dovrà essere custodito e protetto con estrema attenzione, essendo consapevoli che senza queste, e solo queste persone, il nostro peccato potrebbe diventare mortale. Ci sono vicende riguardanti le nostre Scuole di recitazione che possono essere analizzate rispetto a queste considerazioni, le cui deduzioni le lascio ad ognuno di voi: i provini di fine anno, la partecipazione al Romateatrofestival, la pubblicazione del Delatre, il numero di allievi della mia Scuola e il loro grado di correttezza e disciplina, l’impegno dei docenti. Il mondo è fatto di peccatori e Santi. Sono ridicoli e fuori luogo tutti coloro che non vogliono essere peccatori pur non essendo Santi. Tanti allievi non hanno mai sentito il bisogno di confessionali (perché erano immuni dal peccato e volevano fare una esperienza), altri volevano trovare al di là della grata un Santo (ma i Santi non si confessano), altri ancora hanno abbandonato scioccamente e in modo presuntuoso le persone giuste disposte ad ascoltare, facendo diventare potenzialmente mortale il loro peccato, pochissimissimi continuano a peccare e confessarsi con me, custodendo questo bene prezioso. Per chi riuscirà a fare del proprio peccato un atto vitale un giorno diranno: “Che peccato che non c’è più! Un uomo peccatore come quello è difficile trovarlo. Se ne vanno sempre i migliori!” Nella prossima confessione forse vi dirò cosa fa chi è Teatro, anzi cosa non fa chi è Teatro. Quanto sinceramente scritto è sempre secondo me. M’incamminai per innamorarmi, senza aspettare. M’innamorai per incamminarmi, senza aspettare. Mi fermerò innamorato senza aspettare. Francesco Martinelli (direttore della Scuola delle Arti della Comunicazione di Corato) www.teatrodellemolliche.it

Francesco Martinelli è il direttore della Scuola delle Arti della Comunicazione di Corato, gemellata con il Piccolo Teatro Sperimentale della Versilia dal 2002. Due volte l’anno avviene lo scambio tra le scuole gemellate: a marzo Federico Barsanti va in Puglia assieme ai propri allievi e tiene un seminario nella scuola di Corato mentre a ottobre Francesco Martinelli viene in Toscana assieme ai propri ragazzi e tiene un seminario a Seravezza nella scuola del Piccolo Teatro della Versilia. Da quest’anno inoltre lo scambio include uno spettacolo portato dagli allievi “ospiti” che, con le entrate della serata, va a contribuire alla trasferta dell’anno successivo dei ragazzi “ospitanti”.


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IL TEATRO DEI BAMBINI

Luca Barsottelli e Mirtilla Pedrini sono gli insegnanti dei Corsi di recitazione per Bambini e Ragazzi del Piccolo Teatro della Versilia. Tengono inoltre Corsi nelle Scuole Elementari, Medie e Superiori della Versilia. Come nasce uno spettacolo? C’è chi studia a tavolino ogni dettaglio e chi invece gestisce il percorso didattico con più flessibilità. Luca ci racconta come, insieme a Mirtilla, è nato un “gustoso” spettacolo teatrale...

LE SEPPIE COI PISELLI

ovvero come nasce una rappresentazione in una scuola pubblica Cinque anni fa Federico ci ha proposto di tenere un laboratorio teatrale presso la Scuola media di Pontestazzemese. Con un po’ di titubanza, molta buona volontà e un pizzico di incoscienza ci siamo imbarcati in questa esperienza. Nel corso di questi cinque anni, le scuole con le quali collaboriamo sono ormai diventate dieci. Ogni anno, mettiamo in scena tra i dieci e i dodici spettacoli che poi vengono rappresentati all’interno di Rassegne oppure davanti al pubblico altrettanto esigente dei genitori. Il nostro approccio non prevede la preparazione a tavolino di una regia; non proponiamo mai cioè delle regie prima di conoscere i gruppi con i quali lavoriamo. Ogni spettacolo nasce insieme al gruppo. Questo metodo di lavoro comporta uno sforzo molto grande sia da parte nostra sia parte del gruppo con il quale lavoriamo; i risultati però sembrano darci ragione e allora continuiamo a sudare. Quello che segue è un breve esempio di come si svolge il nostro lavoro, attraverso l’esperienza in una scuola superiore. Marzo 2007. L’ Istituto Tecnico Commerciale Don Lazzeri di Pietrasanta ci contatta per il terzo anno consecutivo. A fine Maggio è prevista la consueta partecipazione della scuola alla Rassegna teatridellaversilia. Nove lezioni per un totale di diciotto ore; più una prova generale di quattro ore presso il teatro dell’Olivo di Camaiore. Come ogni anno i professori ci chiedono quale sia il progetto, il canovaccio, almeno uno straccio d’idea…una minima certezza a cui aggrapparsi, almeno uno spunto piccolo piccolo. Io e Mirtilla ci guardiamo fiduciosi e imbarazzati. I professori ci conoscono e si fidano, ormai con un certo grado di rassegnazione. Il corso inizia. Quindici allievi tra i quindici e i diciassette anni, un’aula magna e uno stereo. Le prime quattro lezioni vengono dedicate interamente a immergere il più possibile gli allievi-attori nello spazio teatrale: dizione, improvvisazione, esercizi di disinibizione e di scomposizione del corpo, creazione di un gruppo. A metà Aprile il gruppo ha resistito: dodici allievi disciplinati che formano un gruppo eterogeneo e compatto; il clima è di rilassato e divertito rigore. Io e Mirtilla iniziamo a chiederci quale sarà lo spettacolo che porteremo alla Rassegna; i professori e gli allievi-attori fremono; noi avvertiamo qualche sudore freddo, ma la strada è quella giusta: adesso abbiamo un gruppo che conosciamo e che ha fiducia in sé e in noi. Possiamo iniziare. Quinta lezione: cominciamo a portare testi da proporre agli allievi: poesie di ogni tipo, Shakespeare, Dante, scene di improvvisazione e finalmente, quasi al termine della lezione proponiamo Le seppie coi piselli di Achille Campanile. Quando Andrea legge il pezzo e gli altri allievi cominciano a nuotare nell’aula magna come se fossero seppie (ma come nuota una seppia?) capiamo che la strada è quella giusta, ma come andare avanti? Casa di Mirtilla: “come andiamo avanti Luca?” “Mah!” Per prima cosa prendiamo in prestito tutte le opere di Achille Campanile, leggiamo, cerchiamo e ci spremiamo ma non troviamo nessun tema conduttore fino a quando… Per un teatro di ricetta: finalmente lo spunto arriva, l’idea già palese, si manifesta: “facciamo uno spettacolo interamente dedicato al cibo!” Gli allievi sulle prime titubano ma poi accettano. Cose difficili ora capite. “Luca, ma dovremo fare anche le seppie? Davanti a tutti?” “Zitto e nuota Andrea!” Nelle due lezioni seguenti nessuno di noi ha ancora idea del dove questa idea ci porterà o dove andremo a finire, ma la strada è tracciata e non resta che seguirla. Ora è il momento di trovare testi che parlino di cibo, cucina, fame.


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IL TEATRO DEI BAMBINI

Il Menù: alla fine della ricerca abbiamo in mano, oltre alle Seppie coi piselli, i Crostini di fegatini di pollo di Pellegrino Artusi, la ricetta per la Bavarese Perfect love consigliata da Manuel Vasquez Montalban, e il Risotto di gamberi sempre di Pellegrino Artusi. Per finire, una vera chicca consigliata da Federico: Teatro da camera di J. Tardieu. La colonna sonora: adesso è il momento della musica. Portiamo a scuola venti-trenta cd e iniziamo a provare mentre gli allievi- attori improvvisano su musica e testi. Nell’arco di due lezioni, i pezzi sono scelti: Libiam nei lieti calici di Giuseppe Verdi con cui iniziamo lo spettacolo, il Tango de Roxane che gli allievi balleranno con i loro leggii, la Sonata per quarta corda di Bach e la colonna sonora de Il buono, il brutto e il cattivo come sottofondo alle seppie coi piselli, il Dies irae di Mozart per la costruzione della tavola imbandita e Gonna fly now per gli applausi. La scenografia: sette leggii neri, cinque banchi della scuola, una tovaglia bianca lunga sei metri, un monociclo, dodici grembiuli bianchi e dodici bombolette di panna spray. Buon appetito!...cioè buona visione… Luca Barsottelli

Il giudizio della commissione artistica Istituto Tecnico Commerciale e per geometri Don Lazzeri di Pietrasanta SEPPIE COI PISELLI per un teatro di ricetta Deliziosa e “gustosa” performance da cui traspare una magistrale regia, che ha saputo esaltare il valore del cibo come cultura, creatività, ironia. La grazia dei movimenti quasi danzanti e dell’interpretazione con cui le ragazze e i ragazzi hanno animato la scena, mostra competenza, coinvolgimento e disciplina. Fusione perfetta fra gesto, musica, parola.

Il Piccolo Teatro Sperimentale della Versilia nelle Scuole pubbliche Scuola elementare Azzano (Seravezza) Scuola elementare Frasso (Seravezza) Scuola elementare Lido di Camaiore Scuola elementare Tabarrani Camaiore Scuola media Marzocchino (Seravezza) Scuola media Martiri di S. Anna Pontestazzemese Scuola media Elpidio Jenco Viareggio Liceo Classico Giosuè Carducci Viareggio ITC Don Lazzeri Pietrasanta Istituto d’Arte Pietrasanta Il “Divano rosso”, realizzato presso l’Istituto Comprensivo di Pontestazzemese, è risultato essere lo spettacolo vincitore della Rassegna Teatro della Scuola 2006 a Bagni di Lucca, rappresentando la Regione Toscana alla Rassegna Nazionale del Teatro nella Scuola ad Ancona.


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LA FAVOLA E’ UNA PACCHIA!

Ecco il terzo numero della Favola a Puntate....chissà che fra qualche tempo Federico non decida di metterla in scena...chissà! Stavolta è stata Serena Guardone a dare voce alle maschere strampalate dello spettacolo “La Vita è una Pacchia” e alle marachelle di quel birbante di Arlecchino. Vi ricordo in poche righe le puntate precedenti: la scena è ambientata a primavera, in un bosco. Sul palco 5 maschere dai colori sgargianti e un narratore che inizia a raccontare una storia. Viene bruscamente interrotto dall’arrivo di Arlecchino che, stranamente, è vestito in giacca e cravatta. Si scopre che ha rubato i vestiti al patron Beccuccio e che per questo lo sta rincorrendo...chiede allora di scambiare i vestiti con il narratore: questi accetta e, quando si sente la voce del patron, Arlecchino scappa a nascondersi nel bosco... L’autrice dello splendido disegno è Elena Buono, attualmente iscritta al corso di pittura dell’accademia di Brera (Milano) e ormai divenuta nostra “disegnatrice” uffuciale. Anche la vostra storia sarà disegnata da lei...quindi FORZA!!!!

Tutti dentro il pentolone (eccetto Arlecchino) Personaggi: Narratore: con un cilindro in testa e dei guanti bianchi, gira sempre con un grande bastone nero. Spazzolino: la simpatica maschera con le dita da drago, Niurinuu: la dolce maschera rossa con i fiori in spalla, Swindolè: la maschera che fa più paura di tutte, Oppà: la ranocchietta rosa dalle gambe verdi, Sciua: il pinguino arancione con il frac. Arlecchino: una maschera divertente e stravagante, che ne combina di tutti i colori, Beccuccio: un uomo anziano, con un solo occhio, padrone di Arlecchino. BECCUCCIO: Arlecchino, come mai oggi parli a questo modo? NARRATORE: (si volta in cerca di risposta da Arlecchino che gli suggerisce cosa dire pantomimando)…son malato…malatissimo…quasi morto… BECCUCCIO: Santi numi! Il mio servitore! Corriamo subito a casa!

(escono di scena melodrammatici) ARLECCHINO: (sbuca dal cespuglio) El mi patron non s’è meravigliato punto dell’abito rubato e non s’è manc’accorto dello scambio di persona…son proprio bravo a recitar! mi son un grande attore! E adesso me ritrovo con un 10


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LA FAVOLA E’ UNA PACCHIA!

vestito ancora più bello de quello de prima e sembro davvero un gran signore. Il problema è che non ho un soldo e tengo una fame che me magnarei pure ‘sto cespuglio: che sciagura che è la fame! (alla parola fame le cinque maschere sbucano dal cespuglio ciascuna affamatissima e si avvicinano ad Arlecchino ciascuna domandando nella sua lingua cosa fare) ARLECCHINO: Ancora codesti che parlano a ‘sta maniera! A volte me sembrano dei mattacchioni, altre dei vecchi amici, altre ancora me fanno un po’paura. SPAZZOLINO: Spazolinooooo? (triste e affamata) ARLECCHINO: Arlecchino! Mi son Arlecchin Batoccio, orbo da un oreccio e sordo da un occio! SPAZZOLINO: Spazolinoooo? (affamata e precisatoria) ARLECCHINO: Dev’essere sordo…mi son Arlecchino! SPAZZOLINO: Spazolinooooo? (perentoria) ARLECCHINO: Va ben. Mi son cambiato d’abito, mi son cambiato di persona, mi cambierò anca’l nome. Chiamame come te pare! SPAZZOLINO: Spazolinoooo? (indica il fondale dove si trova una bicicletta e cinque ruote di bicicletta) ARLECCHINO: (d’improvviso capisce il mascherese) Caspita! D’improvviso mi par d’intendere questa strana lingua di questi mattacchioni. (Le maschere parlano in coro spazientite e indicano il fondale scalpitando di fame: Arlecchino guarda le maschere guarda il fondale e capisce cosa stanno cercando di dirgli) ARLECCHINO: Coribandoli! Che idea maravigliossa! Andare a Roma a prendere il Pane Crescigalli!!! Potrei tornare ricco come un pascià: el sarebbe un rimedio contro la fame e mi scamperei anco le busche del mi patron quando s’accorgerà dell’imbroglio! gli regalerei pure dei soldi al mi patron e, siccome mi son un gentiluomo, darei qualche soldo pure a quel buonanima che s’è preso i panni miei! (le maschere fremono) Allora in marcia! (Le maschere esplodono in giubilo festoso e dolce e pazzo. Poi a suon di musica Arlecchino e le maschere vanno a prendere lui la bicicletta e loro ciascuna una ruota -chissà quanto ci metteranno ad imparare ad usare questi mezzi e chissà come ciascuno arriverà ad usarli?!- e poi si mettono in viaggio tutti assieme: Arlecchino si mette alla guida e le altre maschere sembrano trascinate da lui ciascuna volando sulla sua ruota) ARLECCHINO: Cosa vedono i miei occhi! Avevo sentito che Roma era bella, ma io non credevo che poteva essere come questa cossa che me ritrovo davanti agli occhi che quasi non saprei dire: grande, ma che dico grande?, gigante, ma che dico gigante?, megalonica, ma che dico megalonica?, STRARIPANTE! Io non avevo visto una cossa così bella! Tutta quest’acqua!!! …Continuatela voi!!! Serena 11


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PENSIERI E TEATRO

Roberto Panichi è allievo del Piccolo Teatro della Versilia. Ha iniziato la scuola nel 2002 in una misera stanza del Collegio Colombo, a Viareggio, e non sono stati molti coloro che hanno resistito al rotolarsi per terra in mezzo alla polvere e a recitare su un palco (chiamarlo palco forse è eccessivo!?) di 1 metro per un metro. Non solo ha resistito...ma fa parte quest’anno, con altri 6 allievi, del primo Corso di Formazione Attoriale diretto da Federico Barsanti. Roberto è un clown, e come tale ha in sè un messaggio poetico che lo rende unico. E’ un anarchico ma a volte sembra lo sia suo malgrado. Federico tempo fa mi disse, “perchè non fai scrivere qualcosa a Roberto?”. Ho accettato in meno di tre secondi. Gli ho chiesto un articolo di 4600 caratteri. Me ne ha mandati 2600. E senza un titolo. Ovviamente bastava che glielo richiedessi...ma invece lascio tutto come me lo ha mandato. Roberto. Prendere o lasciare.

TITOLO La mia esperienza ha come oggetto di base l’onestà. Prima di tutto verso se stessi che non è affatto facile da stabilire o, al limite, da applicare dato che l’influenza della vita quotidiana non permette un’esplorazione del sé artistico e poetico. Come possiamo pretendere da un’attore-allievo una semplice e concreta verità quando, per esempio, in un’improvvisazione non comprende, o non vuole comprendere, le regole base del teatro che gli vengono proposte? Non sono in grado io di scrivere delle leggi che consentono di aprire nuovi spazi di gioco (teatro, tradotto dal francese “joue”) perché queste nascono continuamente nel presente del qui e adesso. Sì, siamo d’accordo tutti quanti, la disciplina è la regola numero uno, l’igiene dello stabile è la seconda e I CELLULARI VANNO SPENTI! E’ un’altra delle altre infinite regole che potrei starvi ad elencare; a proposito, ma di chi cazzo era il telefono che suonava a Roma piuttosto? Onestà è anche avere il coraggio. Ammettere che :-Scusatemi immensamente sono un’incosciente, il telefono è mio e vado a sbriciolarlo immediatamente! Anziché di vivere in un’omertà che purtroppo è un retaggio di tutti i giorni e quindi deleteria al teatro. La libera espressione non è solo un pensiero politico, ma è dirsi subito quello che sentiamo in relazione all’ambiente dove recitiamo, all’attore che abbiamo di fronte, alla musica, alla luce, al pubblico, ai rumori, al testo, alla postura del corpo e a qualsiasi altra fonte con la quale vogliamo relazionarci. La sfera personale è un argomento così vasto che per me sarebbe un’impresa ciclopica (forse un giorno un’altra Eneide!), facciamo sì che il teatro curi la vita quotidiana e che la nostra poesia ci accompagni per il resto dei nostri giorni, facciamoci portatori sani del messaggio che ci stanno passando questi artisti, che si logorano nel vederci assenti durante le lezioni. Fermiamo questa finta civiltà che divora il nostro teatro, il nostro presente e le nostre decisioni! Sono stato a vedere Beppe Grillo lunedì, e avrei voluto tanto intervenire con un microfono per far sapere a tutti che avevamo vinto il Romateatrofestival; ma non ho avuto il famoso coraggio. Non mi sono mancate certo le chiamate degli Dei, (Giovanni Fusetti docet)ma i temi intrapresi da Grillo erano così politicamente scorretti che mi hanno castrato; mi sentivo una pulce davanti ad un elefante: se avessi parlato sarebbe saltato certamente fuori il tema dei finanziamenti alle piccole realtà di cui facciamo parte, ma non me la sono sentita. Chiedo scusa a tutti, non sono ancora umile , mi sto accorgendo anche stavolta, di come le difficoltà siano i veri motori della vita del teatro. Roberto Panichi

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TEATRO DI STRADA: IL PTSV A MERCANTIA 2007

IL PICCOLO TEATRO DELLA VERSILIA A MERCANTIA 2007 Le collaborazioni nascono a volte in ambiti strani e curiosi. Ecco che ospitare a dicembre Alessandro Gigli al Delatre per uno spettacolo sulla memoria apre le porte alla XX° edizione di un festival di strada internazionale come Mercantia, che segue di poco la nostra partecipazione ad un altro festival, vinto e stravinto, con uno spettacolo sulla memoria. Il caso. Il teatro. La strada. Quale di questi tre sia nato prima nell’immaginario collettivo non saprei dire, sicuramente la composizione degli ultimi due, il teatro di strada, ha origine antichissime: si dice addirittura che i primi giocolieri siano apparsi nell’antico Egitto, ingaggiati dai mercanti per attirare l’attenzione dei passanti esibendo volteggi con piatti e coppe. Senza parlare del teatro di strada come teatro profano esibito dinanzi al sagrato delle chiese nel periodo del Medioevo, che per lo più riguardava comici e buffoni, spesso vagabondi, ma che risultavano essere gli unici professionisti del teatro di quel tempo. Il teatro di strada non esiste come tradizione di teatro eppure non ha mai cessato di “essere” ed esso è un fenomeno straordinario: pensando ai giorni nostri, “La luna è azzurra”, “Mercantia”, “In/Canti e Banchi”, i festival che TERZOSTUDIO organizza dal 1984 hanno avvicinato migliaia di persone a questa forma d’arte che rappresenta un teatro semplice, popolare, diretto, immediato e coinvolgente. Si catalogano spesso gli spettacoli di strada in modo superficiale, ma il contesto di Mercantia, può aiutare ad uscire da certi preconcetti, dato che strade, slarghi, piazzette, chiostri, giardini diventeranno spazi teatrali riservati sì a clown, cantastorie, burattini, mimi, giocolieri, trampolieri, fachiri, busker, ma anche a forme di teatro più convenzionale, di ricerca, teatro di dialetto (c’è una sezione intera dedicata al teatro napoletano). Ci sarà Pierluigi Castelli (regista dello spettacolo “In via della memoria” con A. Gigli e A. Verdecchia di cui parlavo a inizio articolo e direttore di Àrhat Teatro), che nel “Sottosuolo museo arte sacra (chiostro delle suore)” presenterà Ararat con Samuele Farina (spettacolo che si richiama a forme di teatro-danza che fanno riferimento ad alcuni maestri innovatori della scena internazionale del novecento, primo fra tutti Eugenio Barba e l’Odin Teatre), e nel “Parterre del Palazzo Pretorio” un secondo spettacolo, “Fiori” (Rapsodia/studio liberamente ispirata a “Les fleurs du mal” di Baudelaire) sempre con Samuele Farina. A guardare il programma viene da domandarsi se non sia addirittura “troppo” per uno spettatore, se tutto non rischi di divenire un correre da un luogo a un altro perdendo la possibilità di vivere appieno il teatro. Ma il messaggio poetico che filtra dalle parole del direttore artistico Alessandro Gigli e dalle presentazioni del festival è in fondo proprio questo: che per 4 giorni Certaldo diventi una festa, a tutto tondo, a 360 gradi, una miniatura di un mondo già ristretto. Beh, noi dal 19 al 22 luglio ci saremo e cercheremo di rendere reale e teatrale la foto che in questa pagina sembra immobile e quotidiana. Cosa andremo a fare? Le risposte sono molteplici: si può dire che alcune maschere dello spettacolo “La vita è una pacchia” si divertiranno tra i vicoli della città e porteranno di tanto in tanto un ristretto numero di spettatori nel giardino segreto che vedrà Arlecchino (Federico Barsanti) sbizzarrirsi tra la sua Smeraldina (Serena Guardone) e il suo Patron (Luca Barsottelli). Si può anche dire che il Piccolo Teatro della Versilia, dopo aver partecipato al Festival Gaber nel 2005, tornerà a fare teatro di strada, o che i 12 partecipanti andranno ad immergersi in una bolgia di passanti che a malapena li noterà, tanto presi dalla frenesia di correre da uno spettacolo all’altro. Volendo possiamo dire che proveremo a portare la poesia del Piccolo Teatro in un luogo che di poesia ne è colmo (Certaldo è un paesino meraviglioso). Ma di tutto questo ci sarebbe da dire troppo, lascio a coloro che verranno a vederci il compito di capire quale in realtà sia il nostro ruolo in un festival che dura oramai da 20 (venti) anni, che con i 60 spettacoli a sera, 100 compagnie, 120 persone di servizio, 200 banchi di artigiani, mostre di vario tipo e genere porta oltre 40000 spettatori paganti lungo i vicoli di Certaldo divenendo così a tutti gli effetti il più grande festival italiano. Claudia “La vita è una pacchia” Regia di Federico Barsanti Luogo: Vicolo del Crocifisso - slargo di Via Valdracca 19, 20, 21, 22 Luglio dalle ore 22:00 “Personaggi venuti da mondi sconosciuti appaiono e scompaiono in uno scenario surreale, dove musica e onirismo sono i principali protagonisti. L’interiorità dell’essere umano si manifesta dando luogo a momenti in bilico tra la parte oscura dell’anima e il suo opposto. In mezzo a tutto questo, fa la sua comparsa, in un giardino segreto, un Arlecchino inseguito da un patron e dall’amore per la sua Smeraldina.”

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GLI APPUNTAMENTI DEL PTSV

Cosa è stato... Il 12 Giugno a Forte dei Marmi, Per la rassegna estiva “ESTATE AL FORTE” il Piccolo Teatro Sperimentale della Versilia ha presentato lo spettacolo “Un sogno di W.S.” per la regia di Luca Barsottelli e Mirtilla Pedrini con gli allievi del corso dei ragazzi della scuola. A seguire gli attori dello spettacolo finalista a Romateatrofestival “Esisto Ancora” hanno salutato la Versilia con una breve apparizione sul palco. Il 15 Giugno al Teatro Sala 1 di Roma, per la fase finale di Romateatrofestival, è stato presentato lo spettacolo “Esisto Ancora” composto e diretto da Federico Barsanti. Lo spettacolo ha poi ricevuto il Premio Miglior Regia e Premio Miglior Spettacolo oltre alle nomination per Migliori Coreografie, Miglior Voce (Walter Faita) e Miglior Attrice (Valentina Gianni). Il 25 Giugno a Forte dei Marmi, Per la rassegna estiva “ESTATE AL FORTE” il Piccolo Teatro Sperimentale della Versilia ha presentato lo spettacolo “Pinocchio” per la regia di Federico Barsanti. Tra il 2 e il 6 Luglio si è svolto il II° CAMPUS PER BAMBINI (tra i 7e gli 11 anni), diretto da Luca Barsottelli e Mirtilla Pedrini. 15 bambini in cerchio che ascoltano una fiaba…Ecco l’inizio del campus estivo che si è concluso il 6 luglio. Cinque giorni durante i quali i piccoli allievi si sono confrontati con l’arte teatrale: giochi di conoscenza e disinibizione e tanti, tanti giochi d’improvvisazione. La fiaba teatrale “Peppo Re” di Guido Quarzo è servita come filo conduttore del corso dando ad ogni allievo l’opportunità di raccontarne la storia attraverso la costruzione di un libro diventato poi l’oggetto di scena principale durante la breve rappresentazione conclusiva.

...e cosa sarà... Seminari:

Il 25, 26 e 27 Luglio FEDERICO BARSANTI “La Vita è una pacchia...anche se...” Con rappresentazione finale il 29 Luglio alla II° rassegna SERAVEZZATEATROFESTIVAL 2007. Dal 9 al 14 Luglio II° CAMPUS DI TEATRO per ragazzi tra gli 11 e i 16 anni (max 15 allievi) Tenuto da Luca Barsottelli e Mirtilla Pedrini Al termine del campus è prevista una breve rappresentazione teatrale. INFO E PRENOTAZIONI: 329 0685985 o 338 7716795

Spettacoli:

Il 19-20-21-22 Luglio Il Piccolo Teatro Sperimentale della Versilia parteciperà a Mercantia, Festival Internazionale del Teatro di strada, una grandiosa occasione che porterà fra i vicoli di Certaldo (Fi) alcune maschere della “Vita è una pacchia” e della Commedia dell’Arte (con Federico Barsanti a fare da Arlecchino). Il 28-29 Luglio II° rassegna SERAVEZZATEATROFESTIVAL 2007 a Seravezza (ideata da Federico Barsanti in collaborazione con la proloco di Seravezza): 28 Luglio: Rappresentazione del corso dei bambini del PTSV Alessandro Gigli in “Teste di legno, storie di ingegno” 29 Luglio: “PINOCCHIO” con gli attori disabili della Cooperativa Arcobaleno per la regia di Federico Barsanti “LA VITA E’ UNA PACCHIA...ANCHE SE...” evoluzione della rappresentazione “LA VITA E’ UNA PACCHIA” per la regia di Federico Barsanti Il 2 Agosto nella Piazza di Minazzana (Frazione di Seravezza (Lu)) Federico Barsanti terrà una “Lettura del Primo Canto dell’Inferno di Dante”

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POESIA E CONSIGLI

ARTE Immagino l’aria come riempita di sogni e desideri ancora inespressi. Immagino di vedere e sentire quelle sensazioni che porteranno poeti a comporre poesia, pittori a dipingere capolavori, scultori a modellare la pietra. Immagino che tutto sia lì, a portata di mano, e che passi sopra noi come semplice vento. Sentirsi poi scompigliare i capelli dalle dita di uno Chopin che ancora non ha sfiorato alcun pianoforte, ma che lo farà, anche grazie a me, che ho respirato quella stessa aria e che ho donato parte di me per creare musica. Tutti facciamo parte dell’immensità che crea la poesia, che forma l’arte e che ci rende, arte. Siamo artisti inconsapevoli. Claudia

Perchè non andare a teatro a vedere un bello spettacolo... Da Gio 19 a Dom 22 Luglio 2007 Dalle Ore 22

Mercantia, XX° Festival Internazionale del Teatro di strada Vicolo del Crocifisso - slargo di Via Valdracca - CERTALDO (FI)

Scene da “La Vita è una pacchia” di Federico Barsanti e

Scene da “Arlecchino Servitore dei due padroni” con Federico Barsanti, Luca Barsottelli e Serena Guardone

...poi tornare a casa a leggere un buon libro... La notte della cometa di S. VASSALLI Ed. Einaudi Il Barone Rampante di I. CALVINO Ed.

...magari ascoltando ottima musica. CONCERTO PER PIANOFORTE N° 1 F. Chopin Sings And Plays From The Film LET’S GET LOST Chet Baker Direzione: Claudia Sodini Grafica e impaginazione: Claudia Sodini Collaborazione: Serena Guardone Disegni: Elena Buono Fotografie: Gianni Di Gaddo (Alcune foto fatte a Roma durante il festival sono di Donatella e Milena e la foto di Frydyrick Giagger è di Giulia Vannucchi...a loro un grazie) Per Informazioni Tel 3281447868 - sodini@di.unipi.it - info@piccoloteatroversilia.it- www.piccoloteatroversilia.it

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DELATRE

www.piccoloteatroversilia.it

“ESISTO ANCORA...per non dimenticare” Per la regia di Federico Barsanti

Premio Miglior Regia Premio Miglior Spettacolo

ROMATEATROFESTIVAL 2007

Manifestazione Internazionale rivolta alle Accademie e Scuole Professionali dello Spettacolo. N° -1

AGOSTO - SETTEMBRE 2007


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