Delatre - Numero 4

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Delatre La rivista del Piccolo Teatro Sperimentale della Versilia.

N째

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GIUGNO - LUGLIO 2007


DELATRE

N° -2

EDITORIALE

Il Numero -2 Abbiamo un anno da ricordare. A questo punto è ufficiale. E’ la pausa pranzo del seminario che ha dato ufficialmente inizio alla prove di “Esisto Ancora…per non dimenticare”, lo spettacolo selezionato per la fase finale di Romateatrofestival che andrà in scena il 15 giugno a Roma insieme ad altre 6 compagnie scelte tra un’ iniziale rosa internazionale di 1024. Domani mattina, 21 maggio, il quarto numero della rivista (ricordatevi che abbiamo cominciato con il -5) andrà in stampa, ed ancora non ho potuto scriverne la presentazione. Perché? Perché quest’anno ogni giorno sembra essere il più importante, come se qualcosa di nuovo fosse sempre sul punto di accadere, e c’è quindi la voglia continua di non perdere l’occasione di documentarlo. Quante voci in questi due mesi a ripetermi “Lo mettete questo nel giornale, vero?” “Certo”. Rispondevo. Tra il 1 e il 14 maggio si è tenuta a Bagni di Lucca la “Rassegna Regionale Teatro della Scuola”. Fra Scuole Pubbliche (suddivise in “Scuole dell’Infanzia e Primarie”, “Scuole Medie , “Scuole Superiori”) e Laboratori (rappresentanti le Scuole di Recitazione), erano presenti alla rassegna 70 lavori. Luca e Mirtilla ne hanno presentati 5: 3 per alcune delle scuole in cui lavorano (“Pinocchio in pezzi” per la Scuola Elementare di Azzano, “Una risata con i Blues Brothers” per la Scuola Elementare del Frasso e “I Promessi Sposi” per la Scuola Elementare di Camaiore) e 2 per i corsi di recitazione dei ragazzi e dei bambini del Piccolo Teatro Sperimentale della Versilia che tengono da ormai un anno. Solo ieri, 19 maggio, si è avuta la premiazione. “Lo mettete questo nel giornale, vero?” “Certo”. Ho risposto anche oggi…pur non avendo spazio né tempo. Ma questo sembra davvero l’anno adatto per i miracoli, così accade che i due spettacoli, “Petrolineide” con i bambini (7-10 anni) e “Un sogno di W.S.” con i ragazzi (12-16 anni), abbiano vinto ENTRAMBI la rassegna e siano stati selezionati per partecipare il prossimo anno alle Rassegne di Serra San Quirico (Ancona) e di Ferrara. Un risultato strabiliante, oltretutto pensando che Luca e Mirtilla sono al loro secondo successo consecutivo a questa rassegna: nel 2006 infatti vinsero nella sezione Scuola Media con l’Istituto Comprensivo Martiri S. Anna Pontestazzemese con lo spettacolo “Il divano rosso 2°”, composizione di testi originali scritti dai ragazzi sull’alluvione del 1996 avvenuto in Versilia. Nella prima pagina di questo numero tanto importante, che chiude un inverno ricco e che apre un’estate con chissà quali soddisfazioni non poteva quindi mancare un pensiero a chi, oltre a far parte della Produzione della scuola (con i doveri che ne conseguono), sta seguendo 8 scuole pubbliche e tre corsi di recitazione per ragazzi interni al Piccolo Teatro di Seravezza: Luca e Mirtilla. Spendere parole sul loro lavoro? Perché farlo quando ci ha già pensato il comitato artistico della rassegna? PETROLINEIDE: Il lavoro corale di questo piccolo gruppo di attori trasuda in ogni movimento, in ogni coreografia, in ogni respiro sul palco. La resa comica dei giochi di parole proprie della comicità di Petrolini sono resi in modo superlativo. Ragazzi divertiti e divertenti nelle quinte, sul palco, consapevoli della propria età e assolutamente responsabili del ruolo avuto, dentro e fuori il teatro. (Giudizio tecnico del comitato artistico) UN SOGNO DI W.S.: Scene e costumi essenziali, ben calzanti, con uno stile operativo semplice ed efficace. I piccoli attori si muovono sul palco, con grande consapevolezza, frutto di esperienza e maturità di operatori preparati. In questo riconosciamo in Mirtilla, Luca e Federico un meritato essere ottimi formatori. (Giudizio tecnico del comitato artistico) Quando il 16 maggio Federico ha concluso il “Corso di Educazione al Teatro” e il “Corso Propedeutico” (il “Corso di formazione” durerà ancora fino a giugno) con una lezione speciale che ha visto tutti i corsi passare in rassegna gli avvenimenti di questo 2006/2007, mi sono ritrovata ad osservare i tanti allievi, ormai divenuti visi amici, e a chiedermi cosa li avesse guidati al teatro Delatre di Seravezza. Cosa si rinnova all’interno di questa piccola scuola di recitazione che spinge le persone a perdere la freneticità della quotidianità, a dimenticarsi che spesso le cose hanno breve durata, e a divenire parte di un filo che il tempo non sembra spezzare? Ci sono persone che da anni frequentano la scuola, e non parlo di attori facenti parte di una compagnia, ma di allievi che rimangono tali come se si entrasse nella scuola con obiettivi di vario genere per poi accomunarsi in un unico e delicato ambiente poetico che del tempo non si cura. Andare in scena…


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L’ANGOLO DI FEDERICO

E’ certo importante. Ma porre questo quesito agli allievi del Piccolo Teatro Sperimentale della Versilia potrebbe dare risultati inattesi. Qui si fa teatro. Senza dubbio. Ma non necessariamente si va in scena. E non necessariamente questo porta disagio. Gli allievi del Corso di Formazione, insieme a Federico, andarono alcuni mesi fa a vedere una conferenza al Teatro di Buti in cui esponenti importanti del teatro russo parlavano (avrebbero dovuto almeno) dei metodi di Stanislavskij e Mejerchol’d: un regista iniziò la propria discussione con la seguente frase: “Sono disperato”. Lo si vedeva. Sembrava che il teatro, da lui reputato ormai defunto, fosse l’unico argomento degno di essere affrontato. A mio parere non c’è niente al mondo che valga la pena di essere trattato con infinita e incontrollata serietà. Questo è il motivo perché ciò che si fa qua è davvero teatro: Federico ci apre al teatro…non ci chiude su esso.

E lasciateci divertire!!!

Claudia

“A roma si sbricia tutto...!!!” Cogliendo l’occasione del Congresso Internazionale sulla Formazione dell’attore che si terrà a Roma il 15 giugno (che vedrà anche la partecipazione in veste di relatore di Federico Barsanti), abbiamo trovato stimolante proporre un anticipo dei temi del congresso su queste pagine. In particolare fra le tematiche troverete: “Smascherare i LATI OSCURI del Mondo dello Spettacolo: dalla promessa all’imbroglio” , “Testare lo stato di salute sulla Avanguardia e sulla Formazione Teatrale europee”, “Instaurare un confronto tra le differenti didattiche teatrali in Europa”. Di seguito trovate gli articoli di Federico Barsanti e Francesco Martinelli che, rispondendo a loro modo alle questioni sollevate, ci propongono interessanti spunti di riflessione.

CHE FARE

COL TEATRO? Lavorare con attori non professionisti ha i suoi lati positivi e i suoi lati negativi. In tutti questi anni di scuola del Piccolo Teatro Sperimentale della Versilia ho avuto occasione di stare con gli allievi attori non professionisti, ma anche di lavorare con attori professionisti (prima di dirigere la scuola e poi al festival pucciniano, dove ho avuto esperienza con cantanti e ballerini). Il percorso, per mia scelta, si è poi evoluto con gli attori non professionisti. Vorrei ora provare ad analizzare i perché, cercando di rispondere anche a quesiti che saranno affrontati alla conferenza internazionale presso Palazzo BLUMENSTIHL, l’ Istituto Polacco di Roma dove sarò in veste di relatore. Mi viene subito da dire che la mia scelta è stata squisitamente “poetica”. Che significa? Il mondo dello spettacolo è un mondo che si muove su svariati e differentissimi livelli. Girare il mondo (Europa e Stati Uniti) e assistere a concerti, performance teatrali, opere liriche, happening, è diventata la mia passione da quando, a dodici anni, ascoltai “Like a hurricane” del rocker canadese Neil Young e pochi giorni dopo assistetti al concerto dell’allora “menestrello ribelle” Edoardo Bennato: fu come aver trovato il mio posto. Eppure il teatro è arrivato “tardi” per me: in Italia, patria del teatro e dell’arte non esiste una educazione a fenomeni del genere. In un posto provinciale come il nostro poi, cose del genere sono viste come “capricci adolescenziali” o, peggio ancora, “stranezze”. La cosa più comica è poi vedere la gente che, recandosi a teatro o al cinema o ad un concerto o al circo, si immedesima e si appassiona a quel che vede, ignorando naturalmente quanto lavoro ci sia dietro un’ora o due di spettacolo. Non so dire perché ho scelto il teatro o se, ad un certo punto è stato lui a scegliere me: “il teatro è il mio posto, ma io non sono fatto per il teatro” Ecco perché nel tirare su una scuola scopro sempre più la mia strada: sto realizzando “utopie” che in tante persone dicevano mi fossi messo in testa. Riuscire a fare di una passione un lavoro (uno dei temi della conferenza a Roma), preparare allievi al mondo difficile dello spettacolo, stare a contatto con i disabili, entrare nelle scuole di tutti i gradi e scoprire che i bambini, gli insegnanti, i ragazzi non sanno quasi niente di teatro e si appassionano, se ne fregano, si avvicendano, si annoiano; creare corsi di Educazione al Teatro gremiti di persone che frequentano da anni (formare all’EDUCAZIONE, ecco!); produrre spettacoli con loro, attori non professionisti, giovani e meno giovani (si parte dai 7 anni per arrivare fino ai 70): loro ti fanno tribolare (tribulatio=afflizione, consumare), ma vogliono “sapere”, vogliono “comprendere”: questo, che troppe volte non trovi nel professionista, ha fatto della mia scelta la poetica del lavoro. Quando li vedi lì, in scena, dopo mesi di prove, dopo mesi di lezioni, hanno la potenzialità di “essere poesia”. La poesia è un mo-


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L’ANGOLO DI FEDERICO...

mento, un caso, una pioggia in mezzo alla siccità che arriva senza preavviso...Lavorare con loro non prevede soste, proprio come un temporale che si costruisce e si disfa per ricostruirsi e versare ancora acqua…e poi, da quest’anno, c’è il corso di Formazione attoriale. Ma da troppo poco tempo per poterne parlare: è una novità. E le novità vanno prese con le pinze, in genere se ne parla subito e tanto, ma io non so che dire. Questo corso potrebbe aprire un futuro ancora più variegato per il PTSV, offrire lavoro a certuni, richiedere però dei sacrifici alti: è questo che rende quasi impossibile il lavoro dell’attore di teatro. Mi vien da dire che non esiste oggi il lavoro di attore di teatro: chi fa teatro, chi può permettersi di fare teatro è immerso in tante altre attività parallele (se è fortunato): televisione, cinema, pubblicazione di libri, pedagogia nelle scuole, nelle scuole di recitazione, nelle compagnie teatrali, ecc…Si può vivere di solo teatro? Mah! Oggi per vivere solo di teatro o sei un etoile o…crei una compagnia che “crea interesse” nel pubblico. Tutti si lamentano che il teatro non interessa, è trascurato, non ci sono soldi ecc ecc…Mah! Vedo spettacoli in giro che non avvicinano la gente a quest’arte! Ci lamentiamo troppo spesso, talvolta senza ricordarci che lo stupore provoca il riso. Per questo il silenzio è sempre più vivo, siamo spigolosi come le case in cui viviamo e gli oggetti di cui ci circondiamo: il teatro, mi sembra, serve solo alla gente che lo pratica o a chi ne trae dei guadagni e troppo poco a coloro che dovrebbero “specchiarsi” in esso, ovvero gli spettatori. Ma gli attori? Che fanno gli attori? Chi sono gli attori? Il PTSV sta formando un numero di persone che si interessano ai meccanismi del teatro, sta fornendo momento di aggregazione artistica, produzione teatrale, formazione, informazione. In tutto ciò è racchiuso l’avvenire di questa realtà provinciale che è arrivata a confrontarsi con scuole e accademie nazionali ed europee. Esistono migliaia di scuole di teatro in Italia: quanti sono gli attori che escono da tali scuole? Soprattutto quanti di loro trovano lavoro? Quanti devono trovarsi un secondo lavoro per mantenersi il teatro? Quanti allievi sono usciti dal PTSV e oggi lavorano? Al momento nessuno! Alcuni sono stati scelti da scuole nazionali di spicco, e tra questi non tutti sono arrivati al termine, altri sono in giro per l’Italia e ci stanno provando. Io ho avuto l’idea di aprire un corso di formazione che abbia però un obiettivo diverso: formare la compagnia stabile del PTSV, educare il pubblico al teatro e vedere poi se esiste la possibilità per questi attori, di vivere di teatro. Ma la strada è tanto lunga che mi vien male ai piedi solo a pensarci. Ci vuole un atto di ribellione: e l’unica ribellione possibile è quella poetica. Preparare il terreno perché possa dar vita al nostro futuro. Quando guardo questi allievi tra i 19 e i 30 anni che si sono iscritti al corso di formazione penso: quanto entusiasmo, quanto fantastico materiale da loro, quanta voglia di fare…ma quanto resisteranno? Quanto saranno disposti a dare? Quanto coraggio, forza e incoscienza ci vogliono per “essere e rimanere” attori? Perché lo fanno? Cosa li spinge a venire lì? Fare l’attore è diverso da essere attore. Fare il muratore è diverso da essere muratore. Fare il sindaco è diverso da essere sindaco. Fare il capotreno è diverso da essere il capotreno… Oggi, maggio 2007, credo che per “smascherare i lati oscuri del mondo dello spettacolo: dalla promessa all’imbroglio” (altro tema della conferenza) si debba prima di tutto “essere” artisti. Da qui poi comincia il lungo, arduo, fantastico cammino. Federico Barsanti (direttore del Piccolo Teatro Sperimentale della Versilia)

IO NON CAPISCO GLI ALTRI MA QUALCUNO CAPIRA’ ME ANCHE SE IO NON CAPIRO’ LUI CHE HA CAPITO ME. Come è possibile ascoltare tante stupide considerazioni che alla fine passano per verità o nella peggiore delle ipoteseicome prospettive raggiungibili? Perché non si analizza concretamente il presente cercando di perseguire umili obiettivi? Sono le unità che fanno le decine. Parlano di grandi imprese, di grandi leggi, di grandi teatri, di Europa, di Mondo…. di Cazzate. Oggi sembra che se un operatore teatrale non ha come prospettiva progetti di centinaia di migliaia di euro è uno che non capisce. Io sono tra quelli che non capiscono. Quando sento parlare i “professionisti seri”, vittime di un


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...E DI FRANCESCO

modo virtuale di vivere e di lavorare che si cercano, si invitano e si complimentano tra loro per chi la dice più grossa, mi sembra di stare su un altro pianeta; immediatamente provo vergogna della mia schifosissima condizione: non viaggio, non so l’inglese, non so usare internet, mangio solo riso con olio di oliva e petti di pollo arrosto e vivo in una casa popolare. In quale teatro credo di essere? Nel teatro di oggi dove è necessario sporcarsi le mani. Ma in tante scuole si insegna che le mani se le devono sporcare altri. Ci sono gli scenografi che commissionano il lavoro agli scenotecnici che hanno mansioni diverse rispetto ai macchinisti che subentrano dopo il lavoro dei facchini e ricevono indicazioni dal capo macchinista che deve seguire il progetto del responsabile dell’allestimento. Per le luci c’è il disegnatore delle luci che affida il lavoro al capo elettricista il quale dovrà fornire la pianta dei puntamenti al datore luci affiancato dall’aiuto regista. I miei allievi devono sapere che esiste tutta questa gente? Ma dov’è tutta questa gente? Intorno a me non l’ho mai avuta! Un attore per saper recitare deve essere specializzato con abilitazione europea, deve avere insegnanti di prestigio, i quali prestigiatori a loro volta sono stati prestigiati da altri prestigianti. Allora io devo cambiare mestiere? Ma cosa vogliono far credere? Che imparando l’inglese i giovani vanno a recitare a Londra? E gli attori di Londra imparando l’italiano dove recitano? In Italia nella maggior parte dei casi si recita in napoletano, veneziano, toscano, barese, siciliano e tra un po’ anche i sardi conquisteranno la capitale. Volete forse dire che se impariamo a ballare il flamenco diventiamo spagnoli? Come arriviamo in Europa? La risposta più immediata è: ci arriviamo come Tristano Martinelli fece nel 1500. Lo spettacolo più euromondiale esistente in Italia è “Arlecchino servitore di due padroni” basato sulla commedia dell’arte. Nelle Scuole di recitazione italiane si pensa disperatamente al docente internazionale proveniente dalla Scuola russa, polacca, cinese, americana, francese; le Scuole sembrano filiali delle scuole russe, inglesi, colombiane… ma chi se ne frega! Sarebbe meglio chiamare l’anziano signore di dietro casa docente di fischietto in terracotta; o la nonna che ti insegna i balli popolari; o i venditori del mercato rionale che ti insegnano a recitare; o un giovane ricercatore universitario che ha studiato la Farsa Atellana. Solo così il Mondo ci può trovare interessanti. Quando indirizzo qualche giovane allievo alla professione, parto da un semplice e banale presupposto: gli insegno come lavoro io. Con onestà posso parlare solo di ciò che conosco, se questo non è sufficiente allora consiglio all’allievo di andare altrove perché qui può lavorare solo come lavoro io. Allora il giovane allievo va a Milano e poi a Roma o a Genova ed incontra altri maestri onesti che gli insegnano a lavorare come lavorano loro, ma il giovane allievo non si accontenta e così capita nelle mani dei prestigiatori che gli insegnano a lavorare come si lavora in Europa, allora il giovane allievo non lavorerà mai. Lavorare in teatro significa sapere sin da subito cosa si vuole fare con piacere. Dopo anni di professione ho capito che si può lavorare per il teatro, pochissimi possono illudersi di lavorare in teatro. Bisognerebbe insegnare ai giovani allievi come si diventa operatori teatrali, non semplicemente attori. Chi intende lavorare per il teatro dovrebbe saper scrivere, fare la scenografia, muovere le luci, cucire i costumi, recitare… e pulire i cessi; tutto questo fatto in modo unico e sublime. In carcere, negli ospedali, nei centri per disabili, nelle piazze, negli oratori parrocchiali, nelle Scuole elementari, medie e superiori, nelle Università della terza età, nei piccoli teatri di provincia con 100 posti, a casa degli zii…come si lavora per il teatro? Lo sapranno insegnare i prestigiatori? E i russi, gli inglesi, francesi e americani? Come dice Alberto Sordi in un suo film: “Maccaroni italiani io ve te magno”. Francesco Martinelli (direttore della Scuola delle Arti della Comunicazione di Corato) www.teatrodellemolliche.it Francesco Martinelli è il direttore della Scuola delle Arti della Comunicazione di Corato, gemellata con il Piccolo Teatro Sperimentale della Versilia dal 2002. Due volte l’anno avviene lo scambio tra le scuole gemellate: a marzo Federico Barsanti va in Puglia assieme ai propri allievi e tiene un seminario nella scuola di Corato mentre a ottobre Francesco Martinelli viene in Toscana assieme ai propri ragazzi e tiene un seminario a Seravezza nella scuola del Piccolo Teatro della Versilia. Da quest’anno inoltre lo scambio include uno spettacolo portato dagli allievi “ospiti” che, con le entrate della serata, va a contribuire alla trasferta dell’anno successivo dei ragazzi “ospitanti”.


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IL TEATRO DEI BAMBINI: LA FAVOLA E’ UNA PACCHIA!

Ecco il secondo numero della Favola a puntate!!! La scorsa volta, iniziai una “favola teatrale” con i personaggi dello spettacolo “La Vita è una Pacchia” e chiesi, sopratutto ai ragazzi della scuola, di continuarla e di inserirvi la folle maschera di Arlecchino. All’appello ha risposto Andrea del corso dei ragazzi (le sue poesie sono ormai una costante della rivista): ha dato un titolo alla favola (ormai sarà questo) ed ha introdotto, oltre ad Arlecchino, anche altri personaggi... Adesso sta a voi! Le regole per la prossima puntata? Arlecchino non dovrà mancare (giocate con il Veneziano...), almeno 3 delle 5 maschere dovranno avere un ruolo importante e non scordatevi che siete in un bosco... Se volete potrete aggiungere personaggi...ma attenzione: le 5 maschere, Beccuccio, il narratore, Arlecchino sono già tanti da mettere in scena... L’autrice di questi splendidi disegni è Elena Buono. Nata nel 1985, è attualmente iscritta al corso di pittura dell’accademia di Brera (Milano). Dal 2002 collabora alle illustrazioni della rivista per bambini dell’associazione italiana Akikai di Arti Marziali. Nel 2007 esce il libro da lei illustrato, con testo di Hajo Risto: “La doppia lumaca”. Sta inoltre lavorando a disegni ispirati al mondo vegetale e ortofrutticolo per un locale di slow food, ed è impegnata anche nella decorazione di una struttura ospedaliera nella provincia di Lucca. Anche la vostra storia sarà disegnata da Elena...quindi FORZA!!!!

Tutti dentro il pentolone (eccetto Arlecchino) Personaggi: Narratore: con un cilindro in testa e dei guanti bianchi, gira sempre con un grande bastone nero. Spazzolino: la simpatica maschera con le dita da drago: Niurinuu: la dolce maschera rossa con i fiori in spalla. Swindolè: la maschera che fa più paura di tutte Oppà: la ranocchietta rosa dalle gambe verdi. Sciua: il pinguino arancione con il frac. Nuovi personaggi: Arlecchino: una maschera divertente e stravagante, che ne combina di tutti i colori. Beccuccio: un uomo anziano, con un solo occhio, padrone di Arlecchino. Ambientata in un bosco, è Primavera, ed è il tramonto. NARRATORE: Quella che sto per raccontarvi è una storia vera. Un giorno, care maschere, mi sono recato a Venezia, e là, in quella bellissima città ho incontrato… (entra Arlecchino di corsa saltellando, e da dietro il narratore…) ARLECCHINO: BU!!! NARRATORE: AHHH, Arlecchino, che spavento che mi hai fatto, da dove sei spuntato! ARLECCHINO: Son saltato da quel pino con una capriola messere, ed “ore eccome qua”, davanti ai vostri occhi e a queste maschere che mi appargono nuove. Come salutate “me”, amici! SPAZZOLINO: Orcù azzullalla. SWINDOLE’: alnepiù Karamell. NIURINUU: Aoiill. OPPA’: Tralllallla, ah ah ah!!! SCIUA: Parapunzulèé, eh eh!!! ARLECCHINO: Ma come parlan codesti?! NARRATORE: Quando sono felici emettono suoni incapibili, ma quando sono arrabbiati dalla loro bocca, escono tutte le lingue del mondo. A proposito, Arlecchì, come mai sei vestito in giacca e cravatta? Non sei mai stato così elegante.


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IL TEATRO DEI BAMBINI: LA FAVOLA E’ UNA PACCHIA!

ARLECCHINO: L’ho rubato al mio padrone, quando sono scappato di casa. Ora però lui è qui, per cotale bosco, a cercarmi, ma non mi troverà. (fa tre salti, un inchino, e una capriola dalla felicità) (da dietro le quinte si sente qualcuno gridare “Arlecchino, fatti vedere, lo so che sei nascosto tra questi cespugli!”) ARLECCHINO: E’ mio padrone!! Sta per portarmi via!!! Messere, che ne dite se scambiassimo vestito e parrucchino, così scambiamo persona. Non vorrei ritornare a casa di mio signore a fare il servo, qua fuori c’è un mondo che mi aspetta! NARRATORE: E va bene, sei mio amico e lo faccio…ma se mi intrufoli dentro un pasticcio, sarai nei guai fino al collo! (Arlecchino e il Narratore a suon di musica si scambiano i vestiti e la parrucca, poi Arlecchino insieme alle altre maschere si nasconde dietro a un cespuglio per assistere alla scena) Entra Beccuccio BECCUCCIO: Ti ho trovato finalmente perdigiorno…e adesso di corsa a casa, a rifarmi il mio letto e a stirare le camicie di mia moglie. NARRATORE: Se lo vuole lei… …Continuatela voi!!!

Andrea Del Giudice

Di seguito trovate un pensiero di Anna Bonci, 11 anni, allieva del Corso di Recitazione per bambini del Piccolo Teatro Sperimentale della Versilia. Federico e Luca fecero qualche mese fa una prova dello spettacolo di fronte ai bambini del corso...queste sono le sue impressioni.

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Non sapete chi è Arlecchino? Benissimo, allora andate a vedere lo spettacolo di Luca e Federico,…ehm…scusate volevo dire del simpatico burattino veneziano e del suo padrone “Spalla Lunga”! L’altro martedì è stata una lezione di teatro divertente, perché Luca e Federico ci hanno fatto vedere un piccolo pezzetto dello spettacolo di Arlecchino. Noi li abbiamo aiutati ad improvvisare; ma soprattutto loro hanno aiutato noi a farci ridere! Il caro Arlecchino, il classico scordone, ha rischiato seriamente di essere infilzato per non aver portato a termine una commissione; invece il suo padrone, che cercava di fare il duro e l’intellettuale, ha creduto completamente alle bugie che diceva Arlecchino per…diciamo…pararsi…il sederino! Fra tutti e due non si sa veramente a chi credere e dare ragione; ma si sa con certezza che sono una coppia inimitabile ed eccezionale!!! Anna Bonci


“ESISTO ANCORA ...per non dimenticare” Spettacolo finalista alla V° Edizione di ROMATEATROFESTIVAL 2007 (7-16 giugno 2007)

In scena al teatro SALA1 di Roma il 15 giugno 2007 “ESISTO ANCORA…per non dimenticare” 2007 nasce da un’approfondita ricerca su video rari, sui libri di storia, su materiale fotografico e su testimonianze raccolte attraverso interviste ai sopravvissuti. Un lavoro dettagliato che ha portato a “comporre” un vero e proprio viaggio: la partenza verso i campi, la terribile agonia di quei momenti e il ritorno (per i sopravvissuti a quell’inferno) attraverso un esame storico basato sui rapporti tra fotografia e l’universo dei campi di sterminio. ESISTO ANCORA diventa “bisogno di storia” e, attraverso la simbologia che l’arte teatrale ci offre, cerca di farne un uso storico. Proprio la parte del lavoro di ricerca basato sul materiale fotografico dà allo spettacolo un valore di forte realismo e le coreografie stesse diventano un susseguirsi continuo di “scatti fotografici” (la tecnica teatrale usata è quella del Teatro-Danza); la spinta poetica che ne scaturisce infiamma l’attenzione dello spettatore sulla narrazione dei fatti che si sviluppa su due livelli: le “testimonianze” (letture in proscenio) e il “vissuto” (azione teatrale nella parte centrale del palco e in platea). Non vengono utilizzati riflettori da teatro ma, fatta eccezione delle luci di servizio in apertura, torce a pila di varie dimensioni, intensità e tonalità di colore: “ghiaccio” per i deportati adulti e “ambra” per i deportati bambini. Questa scelta registica crea un’atmosfera di forte suggestione e grande immaginazione: momenti in cui il buio, intersecato da fasci di luci, suoni, lamenti, urla in tedesco delle SS, porta il pubblico lontano dalla realtà quotidiana. Niente di brutto nell’assistere a qualcosa che parla della nostra storia. “Non possiamo sapere chi siamo se non sappiamo da dove veniamo.” L’utopia più vera è non credere nel sogno del cambiamento. Lo spettacolo ha ricevuto nel 2004 il Patrocinio dell’Ambasciata di Francia in Italia e dell’Associazione Benedetto Croce e LICRA RomaToscana-Sicilia, ed è stata inserita ne “Il CORAGGIO DELLA MEMORIA” e nella tre giorni svoltasi a S.Anna di Stazzema (Comitato Onoranze Martiri di S.Anna, Comune di Stazzema, Comune di Viareggio). COMPOSTO E DIRETTO DA: Federico Barsanti. ASSISTENTE: DI SCENA Luca Barsottelli. LUCI E COREOGRAFIE: Federico Barsanti. COSTUMI: Piccolo Teatro Sperimentale della Versilia. GENERE: Teatro Gestuale, Teatro-Danza e di Prosa. FOTO DI SCENA: Gianni di Gaddo. CON: Gli allievi del Piccolo Teatro Sperimentale della Versilia (corso adulti, corso bambini, corso ragazzi): Rolando Abbarchi, Anna Badalacchi, Silvia Barbieri, Riccardo Bigi, Donatella Bremer, Michela Buongiorni, Alessandra Canci, Milena Cupisti, Michela Del bigallo, Consuelo Donati, Walter Faita, Franca Ferrucci, Daniele Gemignani, Viola Giannelli, Valentina Gianni, Giulia Giuntoli, Daniela Gracci, Serena Guardone, Sandra Kovach, Elisabetta Lunardi, Giulio Marlia, Barbara Mei, Gabriele Nardini, Roberto Panichi, Stefania Patella, Mirtilla Pedrini, Simone Pucci, Camilla Santini, Chiara Seardo, Claudia Sodini, Melinda Tessa, Vanessa Tonarelli, Veronica Vicini, Beatrice Bedini, Mattia Berti, Anna Bonci, Benedetta Colasanti, Giulia de Masi, Andrea del Giudice, Stefano del Giudice, Nicole del Medico, Matteo Duccesci, Leonardo Frediani, Margherita Giannoni, Rebecca Guerra, Stefano Leonardi, Nicola Mancini, Naomi Mazzucchelli, Viola Paganelli, Laura Pepi, Claudia Olobardi, Sofia Olobardi, Filippo Rizzolo, Alfredo Turri, Cosimo Vezzosi. La poesia “Figlia parla alla fotografia del padre” è di Andrea Beuermann Federico Barsanti e Claudia Sodini


Il Piccolo Teatro Sperimentale della Versilia (PTSV) è una Associazione Culturale non a scopo di lucro che svolge la propria attività in Seravezza (Lu) presso il Teatro Delatre e in Viareggio (Lu) presso il Teatro Jenco. La scuola, che gode dei patrocini dei comuni di Seravezza, Viareggio, Camaiore, Forte dei Marmi, Pietrasanta, Provincia di Lucca e del Comune di Corato (BA), REGIONE PUGLIA, è gemellata con Il Teatro delle Molliche, “Scuola Civica delle Arti della Comunicazione”, Corato (BA), REGIONE PUGLIA.

Attività della Scuola: CORSO DI “EDUCAZIONE AL TEATRO” Si tratta del CORSO DI RECITAZIONE che il Piccolo Teatro della Versilia propone ormai da molti anni. Aperto a TUTTI e NON richiede limiti di età, nè provino attitudinale. CORSO DI “FORMAZIONE ATTORIALE” è un Corso di livello professionale (con stages tenuti da insegnanti qualificati che lavorano in territorio Nazionale e Internazionale). Al termine del corso si ha la possibilità di cominciare un percorso professionale nel campo del Teatro Si accede attraverso provino. Obiettivo: creazione della Compagnia stabile del Piccolo Teatro Sperimentale della Versilia. CORSO DI RECITAZIONE PER PERSONE DISABILI Anche quest’anno è attivato il corso per persone disabili in collaborazione con la COOPERATIVA ARCOBALENO di Stazzema e Pietrasanta (Lu) dal 1997. CORSO DI RECITAZIONE PER BAMBINI (età 7-15) Il corso, tenuto da Luca Barsottelli e Mirtilla Pedrini con la supervisione di Federico Barsanti, è suddiviso in due gruppi distinti per età: primo gruppo età 7-10, secondo gruppo età 11-15. I corsi vengono tenuti presso il Teatro Delatre e presso la succursale di Camaiore (Scuola di Musica “Il Preludio”). CORSI TEATRALI PRESSO LE SCUOLE PUBBLICHE (di ogni grado) Da molti anni, si tengono corsi teatrali nelle scuole con gli insegnanti Federico Barsanti, Luca Barsottelli, Mirtilla Pedrini che lavorano in molte scuole della Versilia, della Provincia di Pisa e della Provincia di Lucca. Corsi per gli studenti e per i docenti.

Produzioni per l’anno 2007: “ESISTO ANCORA” Lo spettacolo finalista a ROMATEATROFESTIVAL 2007, composto e diretto da Federico Barsanti, è un omaggio alle vittime di tutte le guerre e le persecuzioni. “LA VITA E’ UNA PACCHIA” Spettacolo di Teatro Visuale e Teatro-danza dove il personaggio diventa immaginario collettivo. Parte di questa rappresentazione parteciperà il 19-20-21-22 luglio 2007 a Certaldo (FI) alla 20° edizione di Mercantia, Festival internazionale di Teatro e Musica di strada. Composto e diretto da Federico Barsanti. ADATTO ANCHE PER UN PUBBLICO DI BAMBINI. “ARLECCHINO VA A PALAZZO” Arlecchino deve consegnare una importantissima lettera al Prefetto del Palazzo, ma durante il tragitto la lettera “sparisce”... Lo spettacolo, che è un omaggio alla Commedia dell’Arte e ne persegue gli schemi, E’ RIVOLTO AI BAMBINI DAI 3 AI 111 ANNI (e 111 non è un errore di battitura). Scritto da Federico Barsanti. Con Federico Barsanti e Luca Barsottelli. “PINOCCHIO” Un ensemble di venti attori danno vita ad una spettacolare “lettura scenica” del più famoso libro del mondo: voci, suoni, rumori e atmosfere create in scena rapiscono lo spettatore in un crescendo di immagini sonore e visive. Diretto da Federico Barsanti. ADATTO ANCHE AD UN PUBBLICO ADULTO.

PER INFORMAZIONI SUI CORSI O PER RICHIEDERE UNO SPETTACOLO:

Tel. 3394336687

info@piccoloteatroversilia.it - www.piccoloteatroversilia.it


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ARLECCHINO VA A PALAZZO

ARLECCHINO VA A PALAZZO …il 25 giugno 2007!

Nei precedenti numeri era stato scelto di recensire i vari spettacoli della scuola man mano che venivano rappresentati (Zio Vanja, Pinocchio, La Vita è una pacchia, Esisto Ancora.), questa volta invece parleremo di uno spettacolo che ancora non è andato in scena: “Arlecchino va a Palazzo”, scritto da Federico Barsanti con Federico Barsanti e Luca Barsottelli. La rappresentazione andrà in scena il 25 giugno a Forte dei Marmi alla Rassegna “Estate al Forte” alle ore 21. E’ Federico stesso a parlarcene: dello spettacolo e di come a volte quel birbante di Arlecchino lo faccia tremendamente tribolare... Le foto di questa pagina, fatte al Teatro Delatre durante una prova, sono di Giulia Vannucchi.

Dai una lettera ad Arlecchino da consegnare al prefetto del palazzo di Venezia e lui…si caccerà in un pasticcio, coinvolgendo tutta la ciurma senza che essa se ne accorga! Arlecchino è un diavolo. E per questo motivo, nell’indossare i suoi panni, sei costretto ad attraversare l’Inferno, scalare le montagne, fluttuare tra mari in tempesta. Ma vedertelo lì davanti, Arlecchino ti ispira un’infinità di emozioni: non puoi guardarlo senza provare estasi, non puoi ascoltarlo senza sentirti crescere un’irrefrenabile riso e non puoi non provare un po’ di rabbia per la sua condizione di povero “servo scemo per forza”. Castigato, costretto in questo ruolo, Arlecchino è un miracolo. E non solo poetico. Eterno, attraversa il tempo nella sua incorreggibile inadattabilità, inconsapevole della propria amnesia atavica, maniaco senza esserlo, distruttore e architetto, diavolo infernale e angelo del paradiso. E, soprattutto, innocuo. Già perché Arlecchino non conosce malizia, ma sa come, in prossimità di bastonate, arrampicarsi sul primo ramo che gli capita e rifugiarsi come un bambino: non

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sono vere bugie le sue, bensì, citando il Goldoni ne Il bugiardo, “…spiritose invenzioni…” (anche se, al contrario di Lelio, le sue bugie non sono premeditate). “Arlecchino va a palazzo” nacque dopo che lavoravo da tre quattro anni a questa

maschera; scritto nei giorni dell’alluvione in Alta Versilia (vivevo a Stazzema in quel periodo!!), fu presentato nella stagione estiva dei bambini di Forte dei Marmi e l’anno successivo nel cartellone bambini de La Versiliana, oltre a qualche replica qua e là. La storia si snoda attraverso un canovaccio che persegue schemi della Commedia dell’Arte: Arlecchino deve consegnare una importante lettera al prefetto del palazzo, ma durante il tragitto la lettera “sparisce” e Arlecchino si inerpica sugli specchi per dare spiegazioni al suo patron (oggi interpretato da Luca Barsottelli) il quale, minacciando più volte il nostro con la spada alla fine lo infilza: ma quando il patron si rende conto del suo atto scellerato si ravvede e scoppia in lacrime: troppo tardi, Arlecchino, il bambino incorreggibile è morto e il mondo crolla sopra il mondo. Ma poi Arlecchino… La rappresentazione ha come caratteristica il contatto verbale con gli spettatori: Arlecchino (il mondo infantile) che dialoga e chiede consigli, il Patron (il mondo adulto) che maledice con toni


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nevrotici e autoritari Arlecchino e tutti i presenti in sala. In alcune repliche, durante la morte di Arlecchino accadeva il finimondo: urla, imprecazioni, parolacce, pianti. Una cosa incredibile. Un paio di volte ho avuto il timore (terrore!) che non saremmo riusciti più a riprendere le redini dello spettacolo tanto il chiasso e la sommossa! (Mi viene in mente Pinocchio quando entra nel teatro dei burattini…). Dopo dieci anni, voglio riprovarci (non senza un’infinità di dubbi, che scioglierò, forse, soltanto con le repliche), pur sapendo della fatica immane che mi attende e che sto vivendo nelle prove: Arlecchino chiede tanto all’attore, addirittura troppo. Fisicamente è un la-

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voro indescrivibile; e non c’è via di scampo: quando cali la maschera sul viso non puoi risparmiarti neanche per un esile attimo. Non c’è centimetro del corpo che non sia sotto pressione ed è proprio la maschera che ti proietta verso confini in apparenza invalicabili, irraggiungibili: non so dire se hai la sensazione di superare te stesso o quella di spezzettarti e andar via in piccoli frammenti insieme con la tua voce, i tuoi muscoli, il tuo sudore e con il tempo del quale Arlecchino non ha coscienza se non attraverso la sua fame. Arlecchino ti distrugge, è una bestia da gestire su te stesso: e l’animale che hai dentro deve trovare il modo di uscire per incontrare l’altra bestia. Come ho

spiegato a Luca, al quale sto cercando di passare la mia esperienza sull’argomento, il lavoro è enorme, e più ci stai dentro e più diventa interminabile. Gli avvenimenti inaspettati di questi ultimi mesi (la trasferta per Romateatrofestival, le prove di “Pinocchio” e de “La Vita è una pacchia”, le interruzioni delle prove per il periodo inaspettato in cui venne un altro gruppo a provare al Delatre, ecc…) hanno inciso fortemente sul ritmo delle prove …dunque…volata finale e vediamo cosa ne viene fuori. Mi sta chiamando Arlecchino: “Mì son Arlecchin batoccio, orbo da un oreccio e sordo da un occio” Federico Barsanti

L’ESPERIENZA DEL SUONO IN RELAZIONE AL DISAGIO PSICO-FISICO Il 16 e 17 Aprile Sandro Verdecchia, pedagogo e musicista che lavora a tutto campo su territorio Nazionale e nelle scuole, per adulti e per bambini, ha tenuto al Teatro Delatre un seminario dal titolo “Il suono e il sé”. Come è ormai consuetudine, quando dei grandi professionisti passano dalla nostra scuola (Enrico Bonavera, Giovanni Fusetti, Francesco Martinelli...) per loro non c’è scampo: devono lasciare parte del loro bagaglio sulle pagine della nostra Rivista. Oltre ad alcune considerazioni sul seminario da poco trascorso, Sandro ci parla della sua esperienza con situazioni di grande disagio in cui il “suono” diventa scoperta e ascolto di sé.

La malattia e il disagio sono spesso canali tortuosi per arrivare al possesso di determinate informazioni e di una certa conoscenza. Non sempre però coloro che si trovano al centro di queste situazioni dolorose riescono ad appropriarsi consapevolmente di ciò che in positivo l’esperienza sta loro dettando. La mia esperienza di musicoterapista a diretto contatto con detenuti del manicomio criminale o con soggetti affetti da gravi patologie psico-fisciche, mi ha fatto riflettere su quello che è il significato di esperienze legata alla sofferenza. Le situazioni di disagio sono sempre portatrici di messaggi, diretti o indiretti che arrivano alle persone. Non sempre queste persone sono in grado di ricevere questi messaggi perché l’apparato sensibile-percettivo spesso è bloccato o inibito dal disagio stesso. Occorre quindi, in questi casi cercare di mettere in atto

una comunicazione particolare in grado di superare blocchi e barriere per far passare i giusti messaggi e le appropriate informazioni. Il suono, preso nella sua universale caratteristica di linguaggio sensibile, in grado di penetrare nelle piccole crepe e fessure, è lo strumento che si è rivelato utile in queste situazioni di grave difficoltà, per avviare una comunicazione dinamica all’interno proprio delle condizioni di sofferenza. Questa comunicazione ha il suo centro e motore nella natura “vibratoria” del suono, tanto duttile e inafferrabile quanto incisiva e profonda. La sofferenza è paragonabile ad un vortice che paralizza letteralmente le capacità cognitive e percettive degli individui negando loro quella che è una delle risorse fondamentali dell’essere

umano, la capacità, cioè, di ascoltarsi e di dialogare con sé stessi. Il suono con la sua capacità attiva di risuonare riesce ad annullare le chiusure emotive prodotte dal vortice della sofferenza, sia essa di natura psicologica che materiale. La risonanza, attivata dal suono, mette l’individuo in condizione di autoriconoscersi attraverso una riattivazione energetica di tutto il suo essere. Questo si basa principalmente sulla natura evo-

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cativa del suono che mette la persona in grado di percepire ed assimilare messaggi di varia natura, creando un evento di dinamico autoascolto, paragonabile ad un percorso a tappe ma continuativo di autoguarigione. Una guarigione dei malesseri più profondi e sconosciuti che possono affiorare trasportati e al tempo stesso mitigati dai suoni; una guarigione che coincide con un senso di consapevolezza riferito alla scoperta di sé stessi e alla conseguente accettazione di tutti i frammenti che compongono in positivo e negativo la struttura del nostro essere. Il suono ripropone percorsi che sono geometrie simboliche non sempre razionalmente quantificabili ma che sanno sempre

arrivare al cuore delle situazioni. Ecco allora, che situazioni rigide e contratte di sofferenza possono trasformarsi in materie più fluide nelle quali ritrovare momenti importanti delle nostre identità ed essenza. Il suono diventa un invito esplicito, ma non forzato a muoversi, a uscire da quelle situazioni stagnanti ed oscure che generano “la malattia” e disagi di ogni genere. Intervenire con il suono su qualsiasi territorio di disagio significa tentare di andare oltre il meccanicistico dualismo causa-effetto, per proporre un intervento di pura comunicazione direttamente in contatto con la materia viva dell’essere. Sensazioni, emozioni, sonorità, riflessioni, rumori, gesto, sogno, luce,

oscurità, di nuovo flusso sonoro, materia che si aggrega e si disgrega in un processo vitale. Se la sofferenza è immobilità fino all’annullamento, il suono è movimento generatore di attività creative in cui le persone possono porsi domande sul proprio SE’ senza dover dipendere da sensi di colpa. Libertà emotiva vuol dire ascoltarsi nel pieno rispetto di sé stessi.

SEMINARIO CON IL GRUPPO MISTO DEL PICCOLO TEATRO DELLA VERSILIA Durante questo seminario ho lavorato principalmente sulla scoperta dell’identità vocale, sugli aspetti creativi della musica e sul potenziale espresso dall’energia vibrazionale del suono. La scoperta della voce è stato un percorso all’interno del SE’, alla scoperta delle proprie radici e dei propri valori. L’aspetto creativo è stato affrontato in maniera più ampia possibile coinvolgendo il gesto e l’espressione corporea. L’esperienza legata alla vibrazione ha permesso ai partecipanti di entrare in contatto con gli aspetti più intimi e sottili delle proprie capacità espressive. Di nuovo la vibrazione è stata il canale per agire un autoascolto e un ascolto di ciò che è all’esterno di noi. La partecipazione all’attività del gruppo è stata molto intensa, ricca di interventi, domande e riflessioni, in modo che si è lasciata aperta una possibilità per una continuazione futura di lavoro di gruppo e io ne sarei ben felice. Il musicoterapista Alessandro Verdecchia

Durante il seminario con Sandro, ad ognuno dei presenti toccò fare i conti con l’ascolto della propria “vera” voce. Veniva richiesto di associare ad essa un’immagine da rinchiudere poi in un’unica frase. Il risultato, poi analizzato a fondo con Sandro, fu sorprendente. Le frasi sono state raccolte da Viola che le ha unite per farne una piccola storia, che niente ha a che vedere con il seminario stesso, ma che farà sorridere coloro che si riconosceranno...

“Sognare mi fa trasalire…” (1) Sandro si sentiva come un passerotto nella bufera(2), mentre sorvolava sul suo aliante un altopiano arido(3). A quell’altezza era facile assomigliare ad un sacchetto di carta pieno d’aria, chiuso in cima(4)…in compenso la vista era proprio come al cinema: il vento tra le foglie(5)…riflessi d’acqua marina(6) che abbagliano…l’acqua di un ruscello(7) gorgogliante che si trasforma in una cascata continua(8)…la malinconia di un albero che perde le foglie(9). E poi il desiderio di eguagliare lo sbattere d’ali d’un gabbiano(10) che solitario ti passa accanto, accompagnandoti verso una nuova visione: una massa di lava incandescente che scivola sul mare freddo(11)…Volare…e godersi tutto questo…il vento avvolgeva la sua anima(12). Quando tornò a posare i piedi a terra, Sandro rivide le immagini della sua quotidianità, così lontane da quelle da sogno viste poco prima: il lenzuolo di lino bianco sbattuto dal vento(13), la goccia d’acqua del rubinetto che perdeva(14), l’impronta della

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INCONTRO CON IL NOBEL

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sua mano quando aveva cercato di portare via la polvere sul tavolino liscio(15) di acero…si sentiva solo, come sull’orlo di una scalinata altissima per il niente(16)…di sottofondo c’era come un respiro che arava la terra(17)…tutto il resto era silenzio. 1) Franca 2) Giulio 3) Anna 4) Donatella 5) Walter 6) Camilla 7) Stefania 8) Mario 9) Barbara 10) Milena 11) Viola 12) Simonetta 13) Mirtilla 14) Canci 15) Claudia 16) Daniele 17) Serena Viola Giannelli

“PREFERISCO” LA SZYMBORSKA “L’arte di Szymborska incanta il pubblico della Normale”. Questo il titolo del Tirreno del 10 maggio 2007 che apriva l’articolo sull’incontro con il Premio Nobel 1996 per la Poesia avvenuto il giorno prima alla Scuola Normale di Pisa. Se il titolo fosse stato “L’arte di Szymborska e i sospiri di Barsanti incantano il pubblico della Normale”, nessuno avrebbe avuto da obiettare. Non potevamo perdere l’occasione di documentare anche questo successo, che non solo è di Federico, ma lo è anche di Donatella, che lo ha proposto come lettore, e di tutti noi che eravamo in quella sala colma di gente e di poesia.

“Wislawa Szymborska viene in Italia!”, mi scrive a novembre dello scorso anno la collega Giovanna Tomassucci, che insegna Letteratura polacca all’Università di Pisa. E aggiunge: “Vorrei tentare di farla venire qui da noi.” Pochi giorni dopo ricevo una telefonata. “Ha accettato!”, mi comunica Giovanna, commossa. “Per nostra fortuna ama molto l’Italia e le città d’arte. Fa un viaggio semiprivato, ma ha acconsentito a comparire in pubblico a Roma, Siena e Pisa.” La Szymborska proviene da Cracovia, una bellissima città medievale, e fa sapere che le piacerebbe parlare in un edificio

storico. Ci rivolgiamo alla Scuola Normale Superiore, che ci mette a disposizione la splendida Sala degli Stemmi. Sappiamo già che la scrittrice è molto schiva e non ama rilasciare interviste o

autocommentarsi: terrà un piccolo discorso, preannunciano, e, soprattutto, leggerà le proprie poesie. Alla traduzione consecutiva penseranno la stessa Tomassucci e Jaroslaw Mikolajewski, direttore dell’Istituto polacco di Roma ed egli stesso poeta. Ma chi leggerà i componimenti nelle pregevolissime traduzioni italiane effettuate da Pietro Marchesani? Il mio pensiero corre a Federico, che li ama da sempre e li inserisce regolarmente nelle dispense che mette a disposizione degli allievi. E lui accetta immediatamente e con grande entusiasmo. Il 9 maggio la sala è gremita. Sono venuti anche tanti giovani e giovanissimi, ed il Piccolo Teatro della Versilia è presente praticamente al completo. L’esile, anziana signora dagli occhi scintillanti come quelli di una ragazzina legge le proprie poesie con voce sicura e ritmo cadenzato, modulando i toni e mettendo in rilievo la musicalità che assumono i versi nell’originale, impossibile da rendere in un’altra lingua. Tutti l’ascoltano in religioso silenzio ed erompono ogni volta in lunghi, intensi applausi. Lo stesso avviene quando è Federico ad offrire la sua interpretazione, che sorprende per la varietà dei registri. La poetessa lo ascolta

annuendo ed elargendogli sorrisi. Nella dedica, alla fine dell’Incontro, scriverà: “A Federico, che ringrazio per i sussurri”. Il pubblico assiepa il tavolo ed ognuno riceve il suo bravo autografo, accompagnato da qualche parola e da un sorriso. Una signora in dolce attesa chiede una dedica per la piccola Myriam che sta per nascere…Quando accompagnamo la Szymborska in albergo, la ragazza della reception mormora in polacco: “Che onore!” e quasi si inchina per tirare da sotto il bancone il libro di poesie preparato per l’occasione. La scrittrice se ne rallegra e le chiede cosa faccia a Pisa. “Frequento l’Università e studio da contralto”, risponde la biondina arrossendo. “Mi canterebbe qualcosa?”, chiede la Szymborska. E la giovane, senza farsi pregare, intona la famosa Habanera della Carmen L’amour est un oiseau rebelle, che risuona per tutto l’albergo. Sorridiamo incantati: sappiamo bene che anche questo fa parte della magia che sembra accompagnare, sempre e ovunque, la piccola, grande signora della poesia, la quale, concludendo il discorso tenuto in occasione del conferimento del Premio Nobel nel 1996, così si è espressa: “Il mondo, qualunque cosa ne pensiamo, è stupefacente.” Donatella Bremer

“Preferisco” è l’incipit di ogni verso della poesia“Possibilità” di W. Szymborska e tratta da “Gente sul ponte”, 1986

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GLI APPUNTAMENTI DEL PTSV

Cosa è stato... Il 13 Aprile a Lucca, Loc. SAN MICHELETTO è stato rappresentato “LA VITA E’ UNA PACCHIA”. Lo spettacolo ha visto pochissimi spettatori e molta disorganizzazione: il tecnico delle luci è arrivato dopo le 19 e alle 21 ancora non aveva terminato di montarle e a causa della mancanza di corrente non si è potuto provare nemmeno con la musica. Un disastro. Il 16 e 17 aprile Sandro Verdecchia, musicoterapista, ha tenuto un seminario dal titolo “Il suono e il sé”. (vedi a pagina 12). Il 29 Aprile presso l’Auditorium Scuola Media Ugo Guidi - Forte dei Marmi si è tenuta una lettura scenica di alcuni capitoli di “PINOCCHIO”. In una rassegna priva di alcuna forma pubblicitaria, il Picoolo teatro della Versilia ha avuto ancora una volta il riscontro di una sempre crescente visibilità riempiendo quasi completamente l’Auditorium. L’8 maggio alla Scuola Normale Superiore si è tenuto l’incontro con il premio nobel per la poesia Wislawa Szymborska. Per l’occasione, Federico Barsanti ha avuto l’onore di leggere le sue poesie di fronte ad una sala gremita di gente (vedi pagina 13). Il 13 e 14 maggio a Bagni di Lucca, nella rassegna regionale di teato per le scuole. Sono andati in scena PETROLINEIDE e UN SOGNO DI W.S. del corso dei bambini e ragazzi tenuto da Luca e Mirtilla. Entrambi gli spettacoli hanno vinto la rassegna! Vedi Editoriale. Il 29 maggio si è tenuto al teatro Jenco di Viareggio una serata dal titolo: E lasciateci divertire! L’Arte Teatrale per l’infanzia, l’adolescenza e la persona disabile. Una serata con i ragazzi, i bambini e le persone disabili del Piccolo Teatro Sperimentale della Versilia. Per l’occasione sono stati rappresentati 3 spettacoli: PINOCCHIO (Composto e diretto da Federico Barsanti) per il Corso “Attori Disabili” della Cooperativa Arcobaleno, LEZIONE APERTA (Diretta da Luca Barsottelli e Mirtilla Pedrini) per i Corsi “Propedeutici” di Seravezza e Camaiore, PETROLINEIDE (Regia di Luca Barsottelli e Mirtilla Pedrini) per il Corso “Semi-avanzato” di Seravezza (Lu), UN SOGNO DI W.S. (Regia di Luca Barsottelli e Mirtilla Pedrini) per il Corso “Avanzato” Seravezza (Lu).

...e cosa sarà... Seminari:

Il 22, 23 e 24 Giugno FEDERICO BARSANTI “Trasformare gli oggetti a creare una o più scene.” Con rappresentazione finale al Teatro Delatre alle ore 20,45 e ore 21,30. Il 8, 9 e 10 Luglio FEDERICO BARSANTI “La lettura poetica, al microfono e a viva voce (Poesie di Szymborska)” Il 25, 26 e 27 Luglio FEDERICO BARSANTI “La Vita è una pacchia...anche se...” Con rappresentazione finale il 29 Luglio alla II° rassegna SERAVEZZATEATROFESTIVAL 2007. Spettacoli:

Lo spettacolo “...ESISTO ANCORA..”, per la regia di Federico Barsanti, sarà rappresentato Venerdì 15 Giugno Ore 21 al Teatro SALA 1 di Roma per la fase finale di ROMATEATROFESTIVAL Manifestazione Internazionale rivolta alle Accademie e Scuole Professionali dello Spettacolo. Il 25 Giugno a Forte dei Marmi, per la rassegna Estate al Forte verrà rappresentato “ARLECCHINO VA A PALAZZO”, spettacolo scritto e diretto da Federico Barsanti. Con Federico Barsanti e Luca Barsottelli. Musiche di Gigi Pellegrini, eseguite dal vivo da: Gigi Pellegrini e Mario Badiali Arlecchino deve consegnare una importantissima lettera al Prefetto del Palazzo, ma durante il tragitto la lettera “sparisce”. Lo spettacolo è un omaggio alla Commedia dell’Arte Il 19-20-21-22 Luglio Il Piccolo Teatro Sperimentale della Versilia parteciperà a Mercantia, Festival Internazionale del Teatro di strada, una grandiosa occasione che porterà fra i vicoli di Certaldo (Fi) alcune maschere della “Vita è una pacchia” e della Commedia dell’Arte (con Federico a fare da Arlecchino).

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POESIA E CONSIGLI

Mutare, Cambiare, Invecchiare Tempo che scorre sulla collina gialla di fuoco Tempo che scorre su un muro di un palazzo medievale Tempo che scorre su una carrozza conservata al museo Tempo che scorre su un giradischi degli anni cinquanta Tempo che scorre su una TV degli anni sessanta Tempo che scorre su un disco degli anni settanta Tempo che scorre nei pensieri e nei sogni, nelle angosce e nelle felicità Tempo che scorre su me, e scorrerà, lasciandomi i lividi della mia esistenza Andrea Del Giudice (Allievo del Corso di Recitazione dei Ragazzi del Piccolo Teatro Sperimentale della Versilia)

Perchè non andare a teatro a vedere un bello spettacolo... Ven 15 Giugno 2007 Ore 21

ESISTO ANCORA...per non dimenticare di Federico Barsanti

Teatro Sala1 - Roma per la fase finale di ROMATEATROFESTIVAL Manifestazione Internazionale rivolta alle Accademie e Scuole Professionali dello Spettacolo.

...poi tornare a casa a leggere un buon libro... Discorso all’ufficio oggetti smarriti di W. SZYMBORSKA Ed. Adelphi

...magari ascoltando ottima musica. MUSICA PER PIANO Erik Satìe EXILE ON MAIN St. Rolling Stones

Direzione: Claudia Sodini Grafica e impaginazione: Claudia Sodini Collaborazione: Serena Guardone, Viola Giannelli Disegni: Elena Buono Fotografie: Gianni Di Gaddo (le foto delle prove di Arlecchino sono di Giulia Vannucchi). Per Informazioni Tel 3281447868 - sodini@di.unipi.it - info@piccoloteatroversilia.it- www.piccoloteatroversilia.it

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www.piccoloteatroversilia.it

GIUGNO - LUGLIO 2007


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