Cenni storici di Finale Ligure……………………………………………………………………………………………… 2
Finalborgo nella storia……………………………………………………………………………………………………….
Castel Govone……………………………………………………………………………………………………………………
Il recente restauro……………………………………………………………………………………………………………..
Il castello oggi……………………………………………………………………………………………………………………
L’architetto restauratore…………………………………………………………………………………………………..15
Castelli restaurati da E. E. Viollet leDuc………………………………………………………………………………………
La proposta di un restauro oggi secondo i principi di E. E. Viollet leDuc…………………………………………21
Bibliografia e
Ringraziamenti
1 Sommario
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sitografia………………………………………………………………………………………………………………….23
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Castel Govone “come il castello di Pierrefonds (Francia)”
La storia di Finale è straordinariamente ricca. Ogni epoca ha lasciato importanti testimonianze. Quelle relative alla preistoria sono d'assoluto valore a livello mondiale; molti reperti, ritrovati nei terreni delle numerose grotte presenti nel territorio finalese, sono di straordinario interesse per ricostruire il modo di vita dei diversi tipi d'Uomo preistorico in questi luoghi. In epoca medioevale, con la formazione del Marchesato del Carretto, per molto tempo lo scenario della storia finalese avrà come protagonisti i discendenti della dinastia degli Aleramici che derivavano l'investitura dall'Imperatore. Il marchesato rappresentò a lungo un cruciale elemento di discontinuità e di destabilizzazione nell'ambito dei territori soggetti a Genova e lo scontro con la Repubblica culminò nella famosa Guerra del Finale del 1447 1449. 11
I marchesi del Finale costituiscono il ramo principale della famiglia del Carretto. I Marchesi del Carretto sono i discendenti di Enrico il guercio, marchese di Savona, aiutante di Federico il Barbarossa. La Repubblica di Genova cercò in diverse occasioni di conquistare il Finale che interrompeva la continuità territoriale del suo dominio sulla costa Ligure e disturbava il monopolio del commercio nell'entroterra con la Pianura Padana dalla quale dipendeva la ricchezza della Repubblica. L'autonomia dei signori di Finale non si basava solo sul valore militare dei Marchesi e dei loro sudditi ma anche sull'appoggio dei duchi di Milano, che trovarono nei Del Carretto un valido alleato per imporre a Genova il proprio dominio. 5
Dopo le distruzioni genovesi nel 1715, le vicende del marchesato s'intrecciano alle lotte tra Francia e Germania. La Pace di Acquisgrana (1748) significa per la città il definitivo assestamento sotto Genova. Persa ogni particolare franchigia e protezione internazionale, Finale diventa da questo momento in poi un normale centro di provincia, resterà solo formalmente marchesato fino al 1795, quando con l'arrivo dei francesi seguirà le vicende della neo costituita Repubblica Ligure. 11
tradizione/cenni storici>
Cenni storici di Finale Ligure
5 Ezio Ivaldi, Alberto Peano Cavasola, Rina Pizzuti, Franco Ripamonti, Ipotesi su CASTEL GOVONE, Finalborgo, Centro storico del Finale, 2002, p. 15
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11 <http://www.comunefinaleligure.it/cultura
Finalborgo nella Storia
Finalborgo, menzionata nelle fonti come il Burgus Finarii, costituisce un tipico esempio di abitato medievale di nuova fondazione, difeso da mura. Esso sorse alla fine del XII secolo su una lingua di terra nella piana alluvionale posta alle falde dell'altura del Becchignolo, alla confluenza dei torrenti Pora, a ovest, e Aquila, a est, nell'immediato entroterra del Finale. La sua nascita deve essere inserita nell'ambito del radicamento del potere signorile e della riorganizzazione del territorio attuata dal marchese di Savona, Enrico II Del Carretto, tra il 1185 e il 1230 circa. Costui, dopo la disgregazione dell'antica marca di derivazione Aleramica, risultava ancora detentore di un ampio patrimonio esteso dalla fascia litoranea fino alle valli interne della Bormida e al basso Piemonte meridionale.
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La fondazione del borgo può essere collocata nella fase di ripiegamento dei marchesi Del Carretto dalle posizioni precedentemente detenute nella "marca" savonese, che costituiva il nucleo originario del loro potere, ancora sancito da Federico I nel diploma imperiale in favore di Enrico il Guercio, datato 1162. Il Borgo del Finale sorgeva in un punto nodale delle vie di comunicazione, che, attraverso stretti sistemi vallivi e passi montani, collegavano il Finale con l'oltregiogo ligure piemontese, dove i Del Carretto entrarono in conflitto con i potenti comuni di Alba e Asti. In quegli anni si assiste, inoltre, al potenziamento della dorsale collinare sovrastante il Borgo, dove, nel 1217 da parte dello stesso Enrico II, viene citato Castel Gavone, già menzionato nel 1180 quale la caminata marchionis Finarii Sebbene l'aspetto attuale di Finalborgo rifletta soprattutto le trasformazioni sette ottocentesche, l'impianto ad assi ortogonali dei nuclei centrali dell'abitato esprime chiaramente una pianificazione urbanistica preordinata, da ricondurre alle sue fasi medievali. Gli statuti del Finale, promulgati da Antonio Del Carretto nel 1311, contengono numerosi capitoli che regolavano la vita e le attività economiche degli abitanti del Borgo, imponendo rigide forme urbanistiche.
Fig. 1 Planimetria di Finalborgo con Castel Govone, Anonimo (1650circa) 8
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I caratteri urbani dell'abitato trovano un chiaro riflesso non solo nella sua organizzazione sociale ed economica, ma anche nell'esistenza in esso di un centro del potere, come il palazzo del Tribunale, documentato dal 1311, nel quale si amministrava la giustizia in nome del Marchese. Accanto a Castel Gavone, il Borgo murato costituì il reale punto di resistenza nelle vicende della guerra del Finale, condotta tra il 1447 e il 1449, con un esercito composto in larga misura da forze mercenarie dal Doge genovese Giano Campofregoso, contro il Marchese Galeotto Del Carretto. L'abitato resistette alle forze avversarie fino a quando, dopo la caduta di Castel Gavone, nel febbraio 1449, e la precipitosa fuga di Galeotto Del Carretto, l'8 maggio anche il borgo si arrese. Il giorno successivo gli uomini del Finale giurarono fedeltà alla Repubblica di Genova nella chiesa di Santa Caterina. Le fonti storiche descrivono l'accanimento dei vincitori, che fecero abbattere le mura e le abitazioni del Borgo. Dal computo risultavano da demolire 347 case, numero compatibile con la popolazione che allora viveva nel Borgo. Nel dicembre 1450, Giovanni I del Carretto riconquistò il marchesato, la cui occupazione era costata tanti sforzi ai tradizionali avversari. Pochi mesi dopo, gli abitanti del Borgo e delle campagne circostanti si riunirono ancora nella chiesa di S. Caterina, sfuggita alle distruzioni, e giurarono il rispetto dei nuovi patti intervenuti tra Giovanni I e Genova. Seguì la rapida ricostruzione di Castel Gavone e del Borgo. Dove vennero innalzate nuove mura, concluse nel 1452, forse sull'impianto delle antiche distrutte. Gli ultimi decenni del Quattrocento, durante i quali la dinastia carrettesca raggiunse l'acme della sua ascesa nel complesso quadro politico italiano, videro inoltre la costruzione della cappella di Nostra Signora di Loreto, a Perti. Tra il 1558 e 1566 alcune rivolte popolari, alle quali non erano estranee politiche espansionistiche genovesi e spagnole, portarono ripetuti assedi e bombardamenti di Castel Gavone e del Borgo, che venne coinvolto negli eventi militari con l'occupazione da parte di truppe straniere. Questa fase si concluse con la Guerra di successione spagnola (1700 1714), che vide il finale occupato, fino al 1707, dai franco spagnoli e, successivamente, per un breve periodo, sotto diretto controllo dell'impero d'Austria che, nel 1713, vendette per 2.400.000 fiorini il marchesato alla Repubblica di Genova 8. Essa vide così, finalmente realizzato, il secolare progetto di garantire la continuità territoriale del suo dominio di terraferma e il controllo del prezioso commercio del sale, che si svolgeva lungo le numerose vie della costa del finalese, che conducevano verso la Pianura Padana. Con il passaggio di Napoleone, durante la prima Campagna d'Italia, il crollo della repubblica di Genova e la nascita della Repubblica Ligure, nel 1797, il Borgo entrò a far parte del Dipartimento di Montenotte e, successivamente, fu annesso all'Impero Francese, che, nel 1805, riunificò i tre principali municipi finalesi del Borgo, della Marina e di Pia. Tra XVII e XIX , il ruolo sociale esercitato da una piccola aristocrazia, di non antica tradizione, segnò profondamente anche gli assetti urbanistici del Borgo, con la creazione di dimore privilegiate formate dall'accorpamento di più ristrette unità abitative medievali. 8
Fig. 2 Anna de l’Epinois: ”Chateau de Gavone et Finale Borgo vue prise du pont de Finale marina 29 aprile 1853” 8
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A questa èlite borghese, si deve la modernizzazione delle strutture pubbliche e soprattutto del sistema viario, alla quale contribuì direttamente con le proprie risorse finanziarie. Le lunghe vicende dell'autonomia politica e amministrativa del Borgo si conclusero definitivamente nel 1927, quando il governo fascista riunì gli antichi municipi del Finale, dando vita ad un unico comune incentrato su Finalmarina. Percorrendo le strade del borgo, traspaiono i diversi cambiamenti legati ad una intensa continuità insediativa Molte case sono state restaurate in anni recenti e nuove attività commerciali si sono sostituite alle precedenti nelle antiche "botteghe" aperte sulle vie principali. Soprattutto il recupero del complesso di S. Caterina e la sua destinazione a grande contenitore culturale, hanno svolto un ruolo essenziale nella riqualificazione di questo nucleo storico, che ha meritato l'inserimento tra i "Borghi più belli d'Italia". 8
Fig. 3 Le fasi urbanistiche del Borgo con indicazione di alcune emergenze monumentali 8
8 Daniela Arobba, Andrea De Pascale, Roberto Grossi, Giovanni Murialdo, Paolo Palazzi, Loredana Parodi, Carlo Vinotti, Finalborgo Una “capitale” per il Finale, Finalborgo, Museo archeologico del Finale, 2007, pp. 3 17
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Castel Govone
La storia di Castel Govone è così travagliata e in parte ancora ignota da sembrare quasi scritta dal genio del mistero Edgar Allan Poe. Le attuali conoscenze su quale fosse l'aspetto di questo importante complesso, che fu per 4 secoli la splendida residenza dei Marchesi Del Carretto, sono scarse e riguardano in genere le strutture esterne e gli apprestamenti militari. Del Govone, centro nevralgico del Finale per tutto il periodo marchionale, palazzo di rappresentanza per buona parte del periodo spagnolo, non esistono, valide rappresentazioni esterne, né affidabili descrizioni degli ambienti interni e della loro sistemazione. La costruzione più antica sulla collina del Becchignolo era una casa fortezza (XII XIV), eretta nel lato Nord del complesso, la quale, nei secoli trascorsi ha subito continui ampliamenti. Attorno al castello nel ‘400 vennero costruite nuove mura difensive, per resistere agli attacchi delle artiglierie e intorno al 1490, si registrò l'ampliamento di Castel Gavone, con l'innesto della torre dei Diamanti, uno dei più originali e significativi esempi dell'architettura militare dell'epoca5.
Le pareti della torre, originariamente erano di una tinta giallo ocra, colore che simulava al meglio la tonalità dell’oro; mentre, le pareti del palazzo retrostante la torre, realizzate con laterizi e vari materiali lapidei, erano rivestite con finti blocchi di pietra disegnati sull’intonaco per rendere ancor più possente il complesso14. A metà del '500 il Finale fu coinvolto nella settima guerra franco spagnola, i francesi invasero le langhe e isolarono il Finale anche dal mare; parte della popolazione, ormai ridotta alla fame, si ribellò ai funzionari del marchese incaricati di riscuotere nuove tasse. L'evento fornì alla Repubblica di Genova il pretesto per intervenire, inviò oltre 4000 soldati e numerose artiglierie. 5
Fig. 4 Disegno di Castel Govone, anonimo, 1850 circa 5
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Dopo una fiera resistenza e oltre un mese di bombardamento, venne negoziata una tregua e il marchese lasciò il Finale, affidando il castello ad un rappresentante di Andrea Doria. Per oltre 40 anni il castello restò nelle mani della famiglia Doria, quindi a Giovanni Alberto Del Carretto, e successivamente da Spagnoli o Tedeschi. 5
Fig.5 Descrizione dei danni riportati dalla fortezza osservati dalla sommità della torre5
Dal 1602 al 1625 il castello restò ad essere una residenza privilegiata, era la dimora del primo governatore spagnolo, persona dotata di grande autorità ed autonomia. Per circa 90 anni il castello ebbe quasi esclusivamente funzioni militari. Il brusco epilogo si ebbe il 18 luglio 1715. Genova, aveva acquistato il Marchesato a caro prezzo e decise di demolire tutte le fortezze per impedire che si potessero nascondere rivoltosi o truppe nemiche. Anche il palazzo interno, che non poteva certo essere considerato una struttura militare venne demolito. Al posto di un castello ora vi era un terreno e delle rovine, dalle quali il proprietario poteva solo cercare di trarre qualche beneficio Infatti, durante il dominio genovese, le rovine del castello furono utilizzate come materiale da costruzione dai finalesi. Ne beneficiarono edifici pubblici, fra cui palazzi importanti di Finalborgo e congregazioni religiose 5
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Anche i contadini della zona prelevarono materiale per la costruzione delle loro case, fino alla fine dell'800. I terreni attorno al castello, che furono teatro di battaglie, vennero trasformati per la coltivazione di grano, ortaggi e pascolo per gli ovini. Nonostante l'opera distruttrice degli uomini e le ingiurie del tempo degli oltre 280 anni trascorsi dalla distruzione, il Govone ed i suoi ruderi continuano a rappresentare per i finalesi il simbolo della città. Quelle rovine, dove svetta la splendida torre dei diamanti, riescono ancora a diffondere nel visitatore un grande fascino. L'avvio, nel 2002, delle prime indagini archeologiche nel Castello e la predisposizione di un progetto di conservazione e restauro di parte della rocca carrettesca, inducono a sperare che venga finalmente sollevato il velo d'oblio che ha ricoperto troppo a lungo questo complesso. 5
Fig. 6 Vista generale degli scavi di “Area 2000” 5
5 Ezio Ivaldi, Alberto Peano Cavasola, Rina Pizzuti, Franco Ripamonti, Ipotesi su CASTEL GOVONE, Finalborgo, Centro storico del Finale, 2002, pp 20 45
14 Fabrizio Lena, da intervista rilasciata al sottoscritto a Borgio (SV) in data 20 luglio 2020.
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Il recente restauro
Nel 2006 venne indetto un bando europeo con fondi per 3 milioni di euro, per il recupero della Torre dei Diamanti e dell’area attorno ad essa. I I progetti selezionati furono quelli di Gianfranco Gritella di Torino e quello di Gabbaria Mistrangelo di Savona, quest’ultimo venne scartato dalla soprintendenza perché si occupava di recuperare solo le emergenze. L’architetto Gritella, arrivato sul posto, si rese conto della difficoltà del luogo e divise il lotto in due parti:
1) Lavori di indagine
2) Svolgimento delle altre opere
La maggior parte dei fondi stanziati, vennero utilizzati per gli scavi eseguiti a mano, analizzando ogni porzione di maceria estratta che si era accumulata nel locali ipogei e non a seguito di demolizioni e crolli nel corso dei secoli. Per rendere fruibile il sito ai visitatori anche con disabilità, si prevedeva di realizzare passerelle ed ascensori, che purtroppo per mancanza di fondi, solo in parte sono state realizzate. Nella seconda parte del lotto gli interventi avevano la finalità di restituire una funzionalità coerente con il tempo attuale. Oltre al recupero delle rovine in superficie, della Torre dei Diamanti (unica in Europa a becco di sprone con bugnato), della Torre di Fiancheggiamento, vennero anche recuperati per fini espositivi i locali ipogei delle cisterne sotterranee. L’unico intervento che modifica la vista di un fianco del castello è la copertura in zinco titanio, posta a proteggere una parte delle rovine considerata fragile e che cerca anche di ricostruire la volumetria dei fabbricati, i quali, all’epoca, circondavano il cortile di ingresso al castello. A causa di motivi burocratici l’architetto Gritella abbandona il progetto ed interviene Giorgio Brusotti di Finale, portando a termine tutte le opere già in programma.
Fig. 7 In rosso le parti aggiunte nel recente restauro
Lena, da intervista rilasciata al sottoscritto a Borgio (SV) in data 20 luglio 202
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14 Fabrizio
Il
oggi
E’ possibile raggiungere la fortezza dal centro di Finalborgo, percorrendo un sentiero che segue il crinale della collina. Arrivati in cima, ecco il castello, ormai non più circondato dalla cinta muraria di difesa. Attraversando il ponte sul fossato, si entra nel primo cortile, forse adibito un tempo come ricovero per gli animali; nel pavimento si notano 3 “tombini” i quali servivano per l’approvigionamento di acqua dalla cisterna sotto i nostri piedi Proseguendo lungo il lato Est, superata la Torre dei Diamanti e la Torre del Nocciolo, entriamo nel cuore di quello che era il palazzo nobiliare e facendo affidamaneto sulla nostra immaginazione, possiamo leggere e ricostruire il portico, le stanze e le decorazioni. La visita prosegue all’interno della Torre dei Diamanti con scale strette e ripide installate di recente, sulle pareti si possono scorgere affreschi cinquecenteschi con colori accesi e tracce di una particolare volta ad ombrello. Dopo la Torre visitiamo le cisterne per l’acqua e i locali sotto la moderna copertura, oggetto di molte modifiche nel corso dei secoli. Gran parte del castello è andata perduta, ma oggi grazie all’intervento di appassionati e professionisti è possibile ammirare ciò che resta di questo nobile complesso.
Fig. 8 Planimetria con posizione delle fotografie
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castello
01 Vista del cortile interno del castello
02 Passerelle di collegamento dietro la torre dei Diamanti
03 Il cortile interno con i rocchi delle colonne del portico
04 L’ingresso al palazzo con pavimentazione originale
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12 05 L’ingresso visto dall’esterno 06 Particolare dei finti blocchi di pietra sopravvissuti 07 Attaccatura della Torre al resto del castello 08 La Torre dei Diamanti
13 09 La Torre con parti di muratura del cortile 10 I “diamanti” della Torre 11 La “cassaforte” della fortezza (dentro la torre), con affreschi cinquecenteschi e volte ad ombrello 12 Veduta da dentro la Torre con Finalborgo e Finale sullo sfondo
14 13 Parte dei locali ipogei sopravvissuti, sotto la copertura in zinco titanio 14 Le cisterne sotterranee per l’approvvigionamento di acqua potabile 15 Rovine non ancora ispezionate lato Sud 16 Il Castello dalla passerella Immagini scattate dal sottoscritto in data 29 novembre 2019
L’architetto restauratore
Eugène Viollet le Duc nasce a Parigi nel 1814. Dopo gli studi classici, nel 1830 collabora ad uno studio di architettura e si rifiuta di seguire i corsi dell’Accademia Delle Belle Arti, via regia per chi allora decidesse di intraprendere la professione dell’architetto. Durante la sua esistenza viaggia in tutta Europa. Nel 1840 fu nominato vice ispettore al restauro della Saint Chapelle di Parigi e avvia una intensissima attività di restauratore e decoratore e successivamente viene messo a capo dell’Ufficio dei Monumenti Storici.
Nel 1852 viene chiamato per il restauro della città medievale di Carcassonne, il più importante tra gli incarichi che gli vennero affidati, proseguito fino alla morte; negli stessi anni lavora all’opera il Dizionario ragionato della architettura francese in dieci volumi che concluderà nel 1868. Nel 1863 ottiene il posto di professore di storia dell’arte, ma si dimette l’anno successivo per le accese contestazioni degli studenti. Successivamente viene eletto al Consiglio Municipale di Parigi, pochi anni dopo si ritira a Losanna nella villa La Vedette, di sua progettazione, dove muore nel 1876. 3
<< La parola e la cosa sono moderne. Restaurare un edificio non è conservarlo, ripararlo o rifarlo, è rispristinarlo in uno stato di completezza che può non essere mai esistito in un dato tempo. In effetti nessuna civiltà, nessun popolo, nei tempi passati, ha inteso fare dei restauri come li intendiamo noi oggi. I Romani ricostruivano, non restauravano, e la prova è che il latino non ha una parola corrispondente alla nostra parola di restauro che le si attribuisce oggi. Si potrebbe dire che vi è tanto pericolo nel restaurare riproducendo un falso tutto ciò che si trova in un edificio, quanto alla pretesa di sostituire a forme posteriori quelle che dovevano esistere primitivamente. In effetti, per conoscere la storia di un’arte, non è sufficiente determinare i suoi diversi periodi di un dato luogo, bisogna seguire il suo cammino in tutti i luoghi in cui si è prodotta; se si tratta di fare a nuovo delle parti di monumenti di cui non resta alcuna traccia, per necessità di costruzione o per completare una opera mutilata, l’architetto incaricato di un restauro deve ben penetrare lo stile proprio del monumento il cui restauro gli è affidato. Troppo spesso si è dovuto rimpiangere di aver sovraccaricato antiche costruzioni, d’aver restaurato parti superiori di edifici con materiali più pesanti di quelli impiegati primariamente. Queste dimenticanze, queste negligenze hanno causato più di un sinistro. Prima di intraprendere qualunque cosa l’architetto deve agire come un chirurgo accorto ed esperto, se agisce affidandosi al caso, è meglio che si astenga. E’ meglio lasciar morire il malato piuttosto che ucciderlo. >> 3
Fig.9 Fotografia di Charles Nègre, Viollet le Duc e la gargoilla di Notre Dame de Paris disegnata da lui stesso, 1853. 15
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Ancora oggi i restauri dell’architetto francese fanno discutere perché egli è accusato di aver realizzato costruzioni false, creando uno stile ancora più bello di quello originale. Bisogna riconoscergli anche dei meriti, perché Viollet le duc ha operato in un periodo storico in cui si stava riscoprendo poco per volta la preziosità di preservare l’antico Probabilmente, senza i suoi interventi, i monumenti sarebbero soltanto ruderi sommersi dalla vegetazione, rendendo ancora più difficile un eventuale recupero ai giorni nostri. Un esempio è Castel Govone, che, dopo la sua demolizione nel 1715, per secoli è stato oggetto di spoliazioni e saccheggi da parte di coloro che necessitavano materiali da costruzione, riducendolo al sofferente castello che vediamo ora. Un punto a sfavore del pensiero di Viollet è la cancellazione degli eventi drammatici e cruenti che si sono avvicendati nei secoli in edifici come castelli e fortezze, rimuovendo per sempre la testimonianza di cosa è capace di fare l’uomo non avendo la cultura necessaria per capire quello che sta eliminando per sempre.
Viollet le Duc, in un ipotetico viaggio a Finalborgo, nel 1870, avrebbe potuto vedere il castello come uno scheletro colossale, soffocato da edere secolari. Aule distrutte, pavimenti sprofondati, muraglie diroccate, spaccature malfide, buche profonde di trabocchetti, sotterranei che precipitano, mura annerite e sconquassate. 1
1
Brunetti,
liguri, Genova,
Prete,
9815.html>
16
3 E. E. Viollet le Duc, L’ARCHITETTURA RAGIONATA, Milano, Jaca Book, 1990.
Carlo Mario
castelli
Cav. Eugenio
1932, pp. 111 114 15 <https://m.musee orsay.fr/it/opere/commentaire_id/la strige
Pierrefonds (Francia). Il castello in rovina e sezione prospetto della cappella e del cortile, due rappresentazioni che testimoniano l’”esattezza” della ricostruzione di Viollet le Duc e la sua fantasia inventiva. L’edificio, demolito per ordine di Luigi XIII nel 1817, alla metà dell’Ottocento appare come una pittoresca rovina riprodotta da numerosi disegnatori. Nel 1848 viene dichiarato monumento nazionale e dal 1857 si inizia il restauro che prevede di realizzare “una dimora molto piacevole” mediante il solo adattamento del mastio “lasciando tutte le altre parti nelle condizioni di rovina”. Successivamente, dal 1861, il progetto si amplia fino a comprendere il completamento dell’intera fabbrica; nel 1884 si lavora ancora, ma la decorazione interna non verrà mai conclusa e Pierrefonds resterà un castello incompiuto. 10
Castelli restauranti da E. E. Viollet-leDuc:
Fig. 10 VLD, Sezione del castello, 1862 17
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Fig. 11 Ingresso principale e cortile del castello ai giorni nostri 17
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Chateau-Gaillard (Normandia)
Nella città di Andelys, ancora in piedi con orgoglio i resti di Chateau Gaillard, Voluta da Re Riccardo Cuor di Leone. Antica fortezza medievale del XII secolo situato nel cuore del Vexin Normand, l'edificio è classificato monumento storico a partire dalla seconda metà del XIX secolo. Viollet le Duc propose un progetto di restauro per la torre centrale ma non venne mai realizzato. 13
Fig. 13 Chateau Gillard in una foto aerea 13
Fig. 12 Ipotesi di restauro del mastio del castello 2
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Carcassonne (Francia)
Il complesso fortificato, veduta d’insieme e scorcio prospettico dei bastioni. La cittadella risulta delimitata da due cerchie di mura: il perimetro esterno (1226 39) comprende diciannove torri, quello interno, trentaquattro. Viollet le Duc documenta accuratamente lo stato di fatto precisando le diverse epoche così da sottolinearne le differenze ed evidenziarne le peculiarità; circa le coperture egli sceglie l’ardesia, un materiale adatto ad una maggiore inclinazione cui si deve il verticalismo che ha “nordicizzato” Carcassonne. 10
Stefano
2018/2019.
citta/les andelys 7691/castello gaillard 12107.htm>
Boocks,
Fig. 14 Carcassonne prima e dopo gli interventi di restauro di VLD 17
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10 Prof.
Francesco Musso, appunti lezione di Restauro, a.a.
13 <https://www.france voyage.com/francia
2 E. E. Viollet le Duc, Military Architetcture, Londra, Greenhill
1990. 17 <https://www.pinterest.it/pin/779193173002722826/?nic_v2=1aEz7ZwPT>
La proposta di un restauro oggi, secondo i principi di Viollet-le-Duc
L’edificio storico di Castel Govone, da me preso in analisi, dovrebbe essere riportato ad uno stato di completezza, seguendo come modello il restauro del castello di Pierrefonds ad opera di Eugène Emmanuelle Viollete le Duc. Nel corso dei secoli il complesso finalese è stato oggetto di numerosi interventi, volti al consolidamento e ampliamento per scopi residenziali e militari. Il mio progetto si riferisce agli anni di fine ‘600, periodo in cui era al suo massimo splendore. L’intervento è finalizzato anche a restituire un uso funzionale, come polo museale, accademia del disegno e del restauro e uffici distaccati del Comune di Finale. Potrebbe diventare un sito d’eccellenza non solo per il finalese ma per tutta la Liguria e per il basso Piemonte (in allegato tavola A1 della proposta di restauro)
Fig. 15 Castel Govone, prospetto lato Est, prima del recente intervento di restauro 18
Fig. 16 Rovine del castello di Pierrefonds prima del restauro 19
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18 <https://www.mudifinale.com/sito monumento/monumenti/castelli e fortificazioni/> 19 <https://www.pinterest.it/pin/327988785365806679/?nic_v2=1aEz7ZwPT>