Per un'immagine di città

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AB Per un’immagine di città dalle città invisibili alle città

visibili

a cura di Roberta Bertozzi e Chiara Gualtieri


I quaderni del primo vero

Collana di didattica delle arti e delle letterature Cesena, maggio 2013

Con il patrocinio del Comune di Cesena


Per un’immagine di città dalle città invisibili alle città visibili

a cura di Roberta Bertozzi e Chiara Gualtieri testi e opere realizzate dai bambini e dalle bambine della classe IV – a.s. 2012/2013

Scuola Primaria S. Mariani – Saiano Cesena



Nel mistero di ciò che è visibile

Quando abbiamo intrapreso questa avventura non sapevamo con esattezza dove ci avrebbe condotto: come spesso capita all’inizio di un percorso, della meta non si ha altro che una qualche, vaga percezione. La scelta di proporre un progetto su Le città invisibili, ultima opera dello scrittore Italo Calvino, coincideva per noi coll’esigenza di riflettere sulla città, attraverso le tante prospettive in cui questo tema può declinarsi: tessuto di geografie e architetture, luogo in cui si stratifica il tempo, la storia, ma anche condensato di relazioni umane, primo tassello di civiltà. A tutto questo si aggiungeva un altro, fondamentale elemento: il libro era il resoconto di un viaggio, e il viaggio, com’è risaputo, rappresenta uno dei principali inneschi dell’affabulazione e dello sviluppo narrativo (quello di Marco Polo in Oriente, poi, può essere considerato quanto a esemplarità secondo solo all’Odissea). Insomma, gli ingredienti c’erano, la cucina pure. Salvo accorgerci in seguito, aprendo di volta in volta le porte di una diversa città e individuandone la specifica fisionomia, che ogni aspetto, ogni significato o segno, tendeva invariabilmente a convergere verso una sola direzione; che tutto quell’immenso labirinto fatto di ipotesi e sogni, descrizioni e dialoghi, quella costellazione di località favolose e arcane, quel mosaico di paesi inconcepibili e singolari, trovava sintesi in un’unica figura: quella umana. D’altronde è lo stesso Calvino a metterci sull’avviso: “Le città sono un insieme di tante cose: di memoria, di desideri, di segni d’un linguaggio; le città sono luoghi di scambio, come spie-


gano tutti i libri di storia dell’economia, ma questi scambi non sono soltanto scambi di merci, sono scambi di parole, di desideri, di ricordi”. Ci stavamo addentrando in uno spazio fatto di e da uomini, nell’atlante sconfinato delle immagini e delle visioni cui essi nel corso dei secoli hanno saputo dar vita. Lungo le linee di un disegno che pur muovendo dall’oggettività (un universo oggettivo assolutamente sui generis, inteso soprattutto a sfidare le leggi della logica e della fisica) terminava per ricalcare la soggettività: ogni spazio urbano configurandosi come la materializzazione dell’anima delle persone che lo abitavano, come il riflesso di ciò che le distingueva e dei precisi rapporti che intrattenevano tra loro. Una comédie humaine, insomma, anche se priva d’interpreti, dato che erano le strutture stesse, le variabili paesaggistiche e contestuali, a esprimere un differente aspetto della nostra natura. La cosa più interessante fu proprio il ritrovare con regolarità questo doppio legame: la forma della città era dettata dallo specifico stile dei suoi abitanti, e, a un tempo, lo stile degli abitanti era indotto dai vincoli dello spazio che li circondava. [...]

Roberta Bertozzi e Chiara Gualtieri


i bambini, le loro cittĂ

testi di Francesco Amedeo Aloisi, Mattia Benini, Renato Carli, Aurora Ciaravolo, Mattia Fiuzzi,

Laura Gabanelli, Alessandro Martucci, Sibilla Mazzoni, Francesca Merli,

Noemi Riguzzi, Benedetta Tani,

Kevin Henry Velasquez Cachiguango,

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Ilaria Venturi, Alex Zanelli, Mira Zoffoli


SCOPERTAx

Oltre le colline più alte del mondo c’è una città segreta, il suo nome è Scopertax.

Le sue vie nascondono delle trappole mortali, che il visitatore non riesce a vedere o a sentire. Le case contengono delle cose che non sono mai state viste prima.

Nei muri sono appese delle mappe che indicano i tesori nascosti degli antenati della città.

Gli abitanti della città passano tutto il loro tempo a esplorare le strade e le case senza mai trovare quello che stanno cercando.

Renato e Sibilla

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STRETTIx

Nella città di Strettix non governa più lo spazio. Gli angoli delle case sono attaccati, i vicoli non esistono tanto sono stretti. Gli abitanti a Strettix non esistono, perché non c’è spazio.

L’aria è rara perché neppure lei ci sta; gli alberi sono sottili come fogli di carta, tanto che se

li guardi da lontano non si vedono. Se guardi da vicino la città di Strettix sembra un libro nel quale le parole formano confusione.

I pali della città sono talmente vicini fra loro che non passa nemmeno un granello di polvere.

La città è così fitta che non si vede la sua fine e, non essendo mai stata assediata, è piena di tesori magnifici e splendenti .

Essendo così stretta la città è stata costruita dall’esterno aggiungendo pezzo a pezzo, come una grande incrostazione.

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Mira, Laura e Mattia F.


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Grafica: LAMPEstudio

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Stampa: Sicograf.com



calligraphie | www.calligraphie.it

Si hortum in bibliotheca habes, deerit nihil

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