Edel abstract n 2

Page 1

STR ACT

edel

semestraledi praticacristallina

ı

realtà e rappresentazione massimomorasso

con

buona

p a c e

d e i

semiologi Con buona pace dei semiologi, affidate ai segni le cose sfuggono di continuo alla comprensione. È ben vero che i simulacri, oggi, hanno rimpiazzato i simboli. E che l’apparenza, liberata, ormai, dal giogo dell’idea, scalpita e pretende di valere per la realtà che designa. Ma questo “vero” che sancisce il postmoderno non deve farci cadere in nessun ontologismo debole, esponendo il nostro scenario mentale al giudizio dello spiritello dei tempi. In un’epoca complessa come la nostra, è difficile non perdere l’orientamento e continuare a distinguere il grano dal loglio, inse-

o possibilità narrative. Quando alla no-

urgente sembra riguardare non tanto

vità dei tempi sarebbe bene offrire una

la forma, lo stile in un senso profondo,

risposta fortemente meditata, non già

quanto, appunto, il contenuto. Intendia-

elaborando nuovi contenuti ma elabo-

moci. Gli scribi non sono tutti “scarsi”

rando un nuovo linguaggio, che è sem-

né, tanto meno, “anchilosati nell’arto”

pre la risposta più pertinente da parte

- per rispondere agli interrogativi che

della poesia. Mentre invece, data per

agitano i versi di un preoccupatissimo

acquisita una fondamentale residuali-

Luzi -, ma soffrono, i più, di un’incre-

tà del discorso poetico, e dimenticato il

sciosa incapacità di uscire da stilemi e

fatto che la rappresentazione prodotta

formule figli del Novecento, con tutto il

dalle parole è il significato dell’espia-

suo ready made a sfondo nichilista. [...]

zione del contenuto, la questione più

danieletorcellini

Reality Showodella macchinazione

dellatelevisione

dig

enere

vanzare delle potenzialità di intrattenimento e informazione finto-partecipate dei media digitali, tuttavia, ancora ben salda si mostra la posizione di quelle trasmissioni che, in molteplici forme, si fondano sulla rappresentazione (?) della realtà (?). Moderne pitture di genere in cui è ritratta la quotidianità o, in numerosi casi, l’eccezionalità della quotidianità, di persone comuni, ma neanche troppo impacciate di fronte alle

guendo l’umano nell’uomo. Che l’arte,

Per quanto sia già stata ampiamente

telecamere, ormai avvezze alla spetta-

in generale, sia diventata metadesign e

celebrata l’obsolescenza del mezzo te-

colarizzazione di tutto, loro stesse com-

la scrittura, altrettanto in generale, un

levisivo, dichiarato a più riprese come

prese.

mezzo d’espressione di scritture secon-

destinato a soccombere di fronte all’a-

[...]

darie, sta davanti agli occhi di chi gli occhi, ancora, li ha. È un fatto, ed è un fatto che stimola tali e tante interrogazioni d’ordine (non solo) estetico da risultare perfino più interessante (e più perturbante) di altri… ma fino a un certo punto. Colpisce, nel fuoco freddo dell’età dell’inconsistenza in cui ci è dato di vivere, l’assillo di molti autori sull’oggetto di cui parlare, come se di fronte all’istinto dell’opera non vi fossero più temi

Qui non c’è alcuna mimesi della realtà, ma, semplicemente, la realtà (?) stessa che viene documentata - ripresa e trasmessa. Lo spettatore non è al di là di uno schermo, testimone passivo di una complessa macchina scenica la cui costruzione non può capire fino in fondo, ma è proprio accanto all’operatore video, mentre la realtà accade (?).

NUMERO 2

AB

ANNO 2 OTTOBRE 2014



d a n i e l e p i c c i n i

P o e s i a e r e a ltà La realtà a cui aspira la poesia comprende la destinazione della realtà. Oltre i recinti dello spazio e del tempo deve esistere, per una parte almeno dell’esperienza della poesia, un luogo sottratto al contingente e insieme vivo, mobile, in divenire, in cui si compie il senso della nostra attesa. La realtà è in tensione e in ansia, il mondo geme, attende di essere messo alla luce: la poesia (o almeno un certo tipo di poesia) è nel punto di questa tensione inesplosa eppure eventuale. La potenzialità del creato finalmente libero, realizzato, compiuto, oltre i legamenti della natura, tremola nella parola della poesia, che quindi fa intravedere un’altra realtà, già in qualche modo anticipata nella sua parola. Senza un’attesa di questo tipo la realtà sembra precipitare e ricadere su di

m a s s i m o p u l i n i

Presentare e rappresentare [...] Praticamente inutile cercare nel Novecento dipinti o cicli di opere che affrontino temi, non dico universali, ma di una portata che scavalchi il cadavere del particolare, che parlino dell’uomo nel suo insieme, che si pongano interrogativi profondi sull’esistenza. Può tornare utile, a questo proposito, instaurare un parallelo tra il corpo dell’opera e il corpo dell’umano. Questa impossibilità di affrontare una visione globale è direttamente proporzionale alla perdita del nostro mondo sensoriale. Se agli inizi del secolo XX si diffuse un fittizio e malinteso dibattito sul concetto di senso, che anteponeva figurazione ad astrazione, se allora i pensieri si scontravano sul significante, ora la frontiera delle idee estetiche dovrebbe posizionarsi sui sensi, sulla sensuale interpre-

sé, inerte, spogliata della sua proiezione. La realtà non sarebbe cioè più figura, termine provvisorio, umbrifero, ma prigione, muro che ha sopra cocci aguzzi di bottiglia. L’istanza del domandare e del tendere oltre non toglie naturalmente il sangue, la natura, il dramma; soltanto non assolutizza o pensa come univoco questo punto. La realtà, con tutto il suo portato visibile, le sue tensioni e le sue leggi, è una cosa data o un movimento, un viatico? La drammaticità del reale come domanda su di sé, sul suo darsi, è il contributo di certa poesia (naturalmente non solo di essa) alle arti e al bagaglio dell’umano: una poesia che non fornisce garanzie, ma certamen-

te fa intendere che non è esauriente il darsi delle cose così come sono, nella loro obbedienza alle leggi. Quelle leggi a quale superiore libertà ineriscono? Quella limitatezza, quello scoloramento del corpo vivente a che cosa obbediscono ultimamente? La barriera che separa gli andati e i presenti non è continuamente messa in forse nella poesia? Non è, la poesia, anche un discorso che forza la logica del non essere più e mette in comunicazione voci di trapassati e di presenti, voci di vite a venire persino, tentando nella parola tale comunione come primizia e anticipo di una realtà veramente compiuta? [...]

La realtà, con tutto il suo portato visibile, le sue tensioni e le sue leggi, è una cosa data o un movimento, un viatico? tazione e rappresentazione del cosmo. Dopo che Duchamp ha fatto, da par suo, evacuare la rappresentazione in un orinatoio, quasi tutta la ricerca nell’arte visiva del Novecento (fino e oltre lo squalo in formalina di Damien Hirst), ha sbilanciato il proprio peso sulla presentazione. La constatazione tautologica delle materie e degli oggetti è divenuta una costante nella liturgia contemporanea dell’arte. A cento anni da quel geniale vespasiano filosofico si deve constatare una non ancora esaurita capacità di suggestione. Pensare che nei secoli passati anche le personalità artistiche più possenti, come Michelangelo, Raffaello o Caravaggio ebbero influenza, al massimo per uno o due decenni, su seguaci che si ispirarono direttamente al loro stile. Invece, proprio nel secolo che ha immolato le sue matrici al mito del Nuovo, è rimasto inalterato il retaggio intellettuale di un solitario scalatore dell’estetica, che non immaginava, e forse non intendeva nemmeno, aprire un’autostrada trafficata da schiere di vacanzieri della creatività. Presentare o rappresentare. Il sostan-

ziale divario tra questi due atteggiamenti, nel processo esecutivo dell’opera e nel pensiero che la concepisce, costituisce un vero spartiacque estetico. Un confine concettuale che anche se non mostra più linee di demarcazione, né nostalgie di steccati disciplinari, segna tuttavia un diverso atteggiamento sentimentale. Spesso ci troviamo davanti a opere che, non mostrando segno del processo tecnico, ma nemmeno lasciano scorgere i fili sospesi della ragnatela di pensieri che le ha generate, non riuscendo ad aprire alcuna porta sensoriale allo spettatore. Ecco, sarà banale, ma dopo aver smarrito il corpo, almeno il sentiero che lega l’arte ai sensi, ai sentimenti, agli affetti, non dovrebbe essere perso di vista. Per quanto riguarda il mio personale dilemma se presentare un tramonto o rappresentarlo, e per quel poco che può servire al dibattito, io preferirò sempre Caspar D. Friedrich a qualsiasi agenzia viaggi.


s e m e s t r a l e d i p r at i c a c r i s t a l l i n a

anno 2 ı ottobre 2014

Hanno collaborato alla realizzazione

Edel è il bollettino di

di questo numero Claudio Ballestracci, Roberta Bertozzi,

Associazione Calligraphie www.calligraphie.it e-mail: calligraphie@calligraphie.it

Francesco Bocchini, Paolo Buzzi,

© Tutti i diritti riservati

Omar Galliani, Federico Guerri, Giampiero Guerri, Gian Ruggero Manzoni, Massimo Morasso, Daniele Piccini, Massimo Proli, Massimo Pulini, Daniele Torcellini

Con il patrocinio di Comune di Cesena Provincia di Forlì-Cesena Si ringrazia Ferramenta Moreno & Co. – Gambettola

L’opera manifesto è di Federico Guerri

numero 2

r e a l t à e

Della stessa opera sono stati realizzati per Edel 10 inchiostri originali firmati dall’artista e una incisione all’acquaforte,

r a p p r e s e n ta z i o n e

stampata con torchio a braccia e tirata in 39

ISSN 2385-0094

Cesena, nel mese di settembre 2014

esemplari, presso l’atelier F.&G. Guerri –

Progetto grafico e impaginazione LampeStudio – Cesena e-mail: lampestudio@calligraphie.it Stampa Sicograf – Cesenatico Euro 5,00


Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.