Storie a passeggio di cani famosi

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Sebastiano Barcaroli

Storie a passeggio di cani famosi

50 storie vere di cani e dei loro amici celebri

illustrazioni di Marco Bonatti

Storie a passeggio di cani famosi di Sebastiano Barcaroli

Illustrazioni: Marco Bonatti

Art direction e grafca: Sebastiano Barcaroli

Prima edizione: febbraio 2024

© 2024, Solone srl

Tutti i diritti riservati Collana Saggistica, 3

Ordini e informazioni: info@burno.it burno.it

Stampato nel mese di Febbraio 2024 tramite Tespi srl - Eboli (SA)

La casa editrice e gli autori con questa opera intendono assolvere a una funzione di informazione. A tal riguardo ogni illustrazione originale assolve al compito di omaggio all’importanza del personaggio o dell’oggetto ritratti.

Sebastiano Barcaroli

Storie a passeggio di cani famosi

50 storie vere di cani e dei loro amici celebri

illustrazioni di Marco Bonatti

A M. e Q., le migliori amiche che un uomo possa avere.

Sebastiano

Dedico questi libro a chi mi ha fatto conoscere e innamorare del fantastico mondo dei cagnolini.

Marco

Il migliore amico dell’uomo (e della donna, ovviamente) è il cane. E molto spesso quel cane si chiama Fido . Oltre all’origine latina del nome, da fidus , ovvero “fedele”, che già ben rappresenta l’amore indissolubile che lega i cani ai loro amici umani (chiamarli “padroni” è dissonante), c’è una delle nostre storie a passeggio anche dietro l’enorme diffusione di questo nome .

Era il 1941, Carlo Soriani, un ferroviere di Luco del Mugello, adottò un randagio e lo chiamò Fido . Purtroppo, durante i bombardamenti del 1945, Soriani fu ucciso. Fido iniziò così ad attendere il suo ritorno alla fermata dell’autobus .

Si sedeva su una panchina e aspettava pazientemente il suo ritorno. Lo fece ogni giorno, per 14 anni . Gli abitanti del paese iniziarono a portargli cibo e acqua, in segno di rispetto per la sua fedeltà . La storia di Fido attirò l’attenzione dei media

internazionali, conquistando le prime pagine dei giornali , e da quel momento il nome Fido divenne il più usato per i cani di tutto il mondo . Nel 1957, la città eresse una statua in onore di Fido , vicino alla fermata dell’autobus dove ha tanto atteso il suo vecchio amico.

La storia di Fido – come quella di Hachiko , che troverete in questo libro – è diventata un simbolo di fedeltà e dimostra come i cani possano cambiare gli uomini. Lo fanno da sempre, e da sempre li cambiano in meglio . Sin dai tempi più remoti il cane ha infatti saputo correre, combattere, aiutare, persino recitare, insomma... vivere accanto all’uomo con la stessa fedeltà e fierezza . Non esiste altro compagno animale che l’uomo possa dire di ricordare al suo fianco da sempre. Nella notte dei tempi esploravamo insieme il mondo , e ancora oggi camminiamo verso il futuro uno accanto all’altro .

Sebastiano e Marco

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Le storie a passeggio

La mamma lupa di o e

Tutto ebbe inizio da una lupa. Narra la leggenda che Marte, il Dio della guerra, si invaghì di Rea Silvia, fglia del re di Alba Longa, antica città fondata sulle rive del fume Tevere, e, dopo averla posseduta, la rese madre di due gemelli, Romolo e Remo. Il re ordinò di uccidere i bambini, ma i soldati li risparmiarono e li abbandonarono in una cesta lungo il Tevere. Una lupa, attirata dai vagiti, li raggiunse e li allattò nella sua tana del monte Palatino, fno a quando furono trovati da un pastore che insieme a sua moglie li adottò. Ormai adulti, i gemelli uccisero il re e riconquistarono il potere di Alba Longa e, come colonia di quest’ultima, fondarono una nuova città, Roma.

La fondazione di Roma è leggendaria, ma certo non è leggenda l’unione che da millenni lega il genere umano ai cani (ci sono ritrovamenti di ossa canine in insediamenti umani risalenti a 33 mila anni fa!), tutti discendenti dei lupi. L’addomesticazione dei lupi portò il cane e l’uomo a un’evoluzione congiunta. Insieme partirono per le prime migrazioni, fondarono le prime cittadine, si unirono nella caccia e nella vita quotidiana: le due razze impararono a convivere, a diventare dipendenti l’una dall’altra e a essere migliori amiche.

Anche nella millenaria amicizia tra uomo e cane come la conosciamo oggi, tutto ebbe inizio dai lupi.

Romolo e Remo (754 a.C.)

La leggenda della fondazione di Roma è riportata dallo storico romano Tito Livio. L’origine della leggenda risale al ritrovamento del lupercale, un santuario dove i Romani veneravano il Dio Luperco, o al termine “lupa”, che signifca prostituta, forse la vera genitrice dei due bambini.

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LI Corgi reali di

a vita a corte può essere noiosa, per un’adolescente. Per questo, Re Giorgio VI decise di regalare a Elisabetta, la sua primogenita, una vispa cucciola di Corgi per i suoi diciotto anni. Era il 1944. Elisabetta la chiamò Susan. Non sapevano che, quel giorno, Susan cambiò la storia della famiglia reale inglese, o almeno il numero dei suoi componenti.

Da quel momento, infatti, i Corgi della Regina saranno, per settanta lunghi anni, presenti agli eventi e nelle foto uffciali, come parte integrante della famiglia Windsor. Si dice che nel giorno dell’incoronazione, nel 1952, la Regina nascose Susan sotto un plaid dentro la carrozza reale. I Corgi della Regina parteciparono a eventi mondani e a incontri con Primi Ministri, ed erano presenti durante l’apertura delle Olimpiadi del 2012, in mondovisione e in compagnia di icone inglesi come James Bond, J.K. Rowling e Paul McCartney.

Susan fu la matriarca, e tutti e trenta i Corgi che gli inglesi hanno conosciuto nei decenni (Monty, Willow, Holly e tanti altri) appartenevano alla sua discendenza. La Regina creò anche una nuova razza, incrociando i Corgi con i Bassotti, creando così i Dorgi.

Il Corgi è un vivace, curioso e intelligentissimo piccolo cane, con una caratteristica testa da volpe e delle zampe molto corte. Ma l’aggettivo “piccolo” va riferito solo alla sua taglia, poiché il carattere è quello di un cane più grande. E si può ben dire che Susan e tutta la sua discendenza sono stati davvero “grandi”.

Elisabetta II (1926-2022)

È stata regina del Regno Unito di Gran Bretagna dal 6 febbraio 1952 all’8 settembre 2022. Il suo regno, durato 70 anni e 214 giorni, è stato il più lungo della storia britannica e il secondo in assoluto nella Storia, dietro solo al regno del Re Sole, Luigi XIV di Francia.

Attraversando epoche, fatti storici e personaggi, la Regina Elisabetta è diventata un’icona nel mondo.

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Sil “Bulldog”

in dall’età di undici anni, il piccolo Truman veniva soprannominato il “Bulldog”, perché portava sempre con sé un dizionario e un taccuino, e con lo sguardo truce e il broncio sul volto prendeva forsennatamente appunti su tutto quello che vedeva. Il suo interesse per la scrittura era così forte che aveva imparato da solo a leggere e scrivere prima di entrare a scuola. Era forse un modo di fuggire dalla sfortunata infanzia che aveva vissuto: separato da sua madre in tenera età, non aveva mai conosciuto la felicità.

Era il 1953, quando a Capote, che stava lavorando con il regista John Huston al flm Il tesoro dell’Africa, fu regalato un Bulldog inglese. Capote chiamò il cane Charlie J. Fatburger e lo viziò a morte. Il carattere serafco, pigro e riservato del cane, tipico di quella razza, ben si sposava con l’indole di Capote, tormentata sì, ma anche sardonica e un po’ viziosa. A Fatburger seguì Maggie, sempre una Bulldog inglese, che una volta

Capote portò in Europa con un jet privato, insieme a un corvo e un gatto: un’ideale brigata per tenergli compagnia durante una sciata a Verbier.

Illuminata dalle sfarzose luci di Hollywood, la vita di Capote fu anche caratterizzata da un costante tentativo di esorcizzare i suoi demoni. Possiamo immaginare che l’innata dolcezza dei suoi Bulldog inglesi abbia allietato gli ultimi anni di Capote, ormai consumato dalle droghe e dall’alcol.

Truman Capote (1924-1984)

È stato uno scrittore, sceneggiatore e drammaturgo statunitense, autore di classici della letteratura come Colazione da Tiffany e A sangue freddo. Innumerevoli flm ed episodi di serie TV sono basati sui suoi romanzi, racconti e opere teatrali. È stato defnito ”un Oscar Wilde contemporaneo”.

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, il pittore di animali

Ligabue è soprannominato “il Van Gogh italiano”, per i problemi psichici che lo attanagliarono, per la sua tavolozza coloratissima e le composizioni semplici.

Per “pitturare” in modo così coinvolgente Ligabue studiava gli animali. Allo specchio ripeteva i loro versi e cercava di somigliargli il più possibile, convinto che gli animali vedessero la realtà per quella che era, diversamente dagli uomini. Nei suoi dipinti appaiono spesso animali domestici e da cortile, a cui facevano da contrappunto grandi felini tipici di altre latitudini della Terra come tigri, leoni e leopardi. Ligabue era pittore di animali e con gli animali aveva una sintonia tutta speciale.

Ed è proprio di Ligabue quello che potremmo defnire il ritratto di un Bracco Italiano più famoso della storia dell’arte: Autoritratto con cane di Antonio Ligabue, del 1957. Originale nella composizione e nei colori, questo dipinto scardina l’abitudine - radicata sin dall’anno 1000 in arazzi e dipinti - di ritrarre questa razza in scene di caccia, di dipingere quindi “bracchi con gli orecchi pendenti e grandi che conoscono a futo dove passa o bestia o uccello” come riporta Brunetto Latini, intenti solamente a puntare la selvaggina.

Il Bracco di Ligabue sembra invece un amico fdato che accompagna il pittore in una semplice passeggiata contemplativa di un mondo rurale in cui solo gli animali furono capaci di lenire il travaglio interiore di uno dei più grandi geni artistici della Storia.

Antonio Ligabue (1899-1965)

È stato un pittore e scultore italiano, considerato il caposcuola della pittura naif italiana e tra i più importanti del XX secolo. La sua è stata una vita caratterizzata da una genialità piena di sofferenza. Tra gli altri, la sua vita travagliata ha ispirato il flm Volevo nascondermi, interpretato da Elio Germano con la regia di Giorgio Diritti.

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ELa famiglia di

mily, White Angel, Cappucino, Baby, Pegcen, Peacock, Sir Herbert, Toro, Madam Butterfy, Foglia, Sable, Gypsy, Hong Kong e Cellida: erano questi quattordici Lhasa Apso la vera famiglia di Peggy Guggenheim, la più celebre collezionista d’arte del XX secolo.

Il padre di Peggy, il magnate minerario Benjamin Guggenheim, morì nell’affondamento del Titanic quando lei era poco più che una bambina (e si potrebbe aprire un capitolo sui cani del famoso transatlantico, ma questo, come si dice, “è un altro libro”), lasciandola in balìa di una vita inquieta, fatta di ricchezze che non potevano colmare il vuoto interiore.

Ma furono i suoi cani a colorarne lo spirito, non a caso, visto che il Lhasa Apso deriva direttamente dalle montagne tibetane, dove per secoli ha vissuto insieme ai monaci, divenendo poi uno dei più apprezzati cani da compagnia, per via del suo aspetto delizioso e la sua tranquillità. Peggy organizzò la vita dei suoi cani come fossero fgli, colleghi, compagni. Arredò il suo palazzo veneziano, dove visse dagli anni ’40 fno alla morte, con mobili piccoli e semplici, per consentire ai suoi cagnolini di muoversi liberamente, e pretendeva che posassero con lei nelle fotografe scattate sulla sua gondola personale.

E come per tutte le famiglie più importanti, anche la “famiglia” di Peggy fu seppellita insieme. Ci sono due lapidi affancate nel giardino di Ca’ Venier dei Leoni: su una lapide c’è il nome Peggy e sull’altra i nomi Emily, White Angel, Cappucino, Baby, Pegcen, Peacock, Sir Herbert, Toro, Madam Butterfy, Foglia, Sable, Gypsy, Hong Kong e Cellida.

Peggy Guggenheim (1898-1979)

È stata una collezionista d’arte e mecenate statunitense. In vita raccolse un’imponente collezione d’arte moderna che, dopo essersi trasferita nel 1949 a Venezia, espose in un museo sul Canal Grande che porta il suo nome, divenuto poi una delle attrazioni più visitate della città.

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«Più gente conosco, e più apprezzo il mio cane».
Seneca filosofo
La cosa migliore di un uomo è il suo cane.

Proverbio francese

Il cane trasparente di p

In pochi sanno che Schopenhauer condivideva le sue lunghe e meditabonde passeggiate con il suo fedele Barboncino bianco: Atma, che in sanscrito signifca “anima del mondo” (ma si dice che quando il cagnolino lo irritava, usasse insultarlo con la parola “mensh”, che in tedesco signifca nient’altro che “umano”, un’offesa non da poco...).

I concittadini del pensatore lo ricordano come “il vecchio con il bastone che passeggia con il cane bianco” e la sua passione per i Barboncini era così grande che la sua camera da letto era tappezzata dei ritratti di Atma. «Ciò che mi rende così piacevole la compagnia del mio cane – disse una volta il flosofo – è la trasparenza della sua natura. Il mio cane è trasparente come un vetro. D’altronde i cani non possono e non sanno mentire, e la loro sincerità non è altro che pura verità».

Schopenhauer non si separava mai dal suo cane e fu proprio il suo fedele amico a quattro zampe il primo interlocutore di tutti i pensieri che poi il flosofo mise su carta. Per Atma, Schopenhauer applicò al contrario la sua flosofa del velo di Maya: Atma per lui era oltre ogni velo, era pura sincerità.

Nel 1848 Atma morì. Schopenhauer fece portare via le spoglie e si recò a Francoforte, dove comprò un nuovo cane di razza Barbone, questa volta nero, che chiamò ancora Atma; il fatto di riacquistarne subito un altro spiega la citazione del flosofo: «Se non ci fossero i cani, io non vorrei vivere».

Arthur Schopenhauer (1788-1860)

È stato un flosofo tedesco, considerato uno dei maggiori pensatori del XIX secolo e dell’epoca moderna. Il suo pensiero fu caratterizzato dal pessimismo cosmico, che il flosofo contrappose alle correnti del positivismo e dell’idealismo “accademico” .

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Altri volumi pubblicati da Burno:

Storie feline di gatti famosi - isbn: 979-12-80772-13-8

I nobili piaceri del gentiluomo - isbn: 979-12-80772-00-8

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La mia routine - isbn: 979-12-80772-06-0

Dietro a un grande personaggio, c’è il suo migliore amico che scodinzola!

Storie a passeggio di cani famosi esplora il rapporto di artisti, scienziati, sportivi e grandi personalità con i loro cani, animali che hanno accompagnato donne e uomini di ogni epoca nelle loro imprese più importanti. 50 storie vere tutte da scoprire, cariche di aneddoti, racconti divertenti, dolci o commoventi, affiancate da eccezionali ritratti illustrati a colori e da una selezione di citazioni per veri amanti dei cani.

Tra le 50 storie vere, anche quelle di:

Regina Elisabetta II • Walt Disney • Napoleone

Lionel Messi • Nelson Mandela • Mark Zuckerberg

James Dean • Stephen King • Elvis Presley

Alessandro Magno • Salvador Dalí

...e di tanti altri personaggi famosi e i loro cani!

ISBN:

@burnoedizioni
burno.it
979-12-80772-18-3 € 19,90

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