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La Regina Elisabetta II La fine di un’era di Flavia Forestieri 2022 © Flavia Forestieri 2022 © Solone srl per questa edizione Collana Narrativa, 50
Flavia Forestieri
La Regina Elisabetta II La fine di un’era Vita, amori, aneddoti della Regina dei due secoli
Ne nacquero una serie di sette regni Anglosassoni, scaturiti dall’unione delle due tribù entrambe in eterno conflitto con gli ultimi Britanni rimasti.
Furono proprio i Romani, con Giulio Cesare, a dare all’isola il nome di Britannia, anche se per loro la conquista si limiterà soltanto alla parte meridio nale di Nellaquest’ultima.partesettentrionale infatti, chiamata Caledonia, i Pitti (i futuri scoz zesi) diedero del filo da torcere ai Romani per secoli, tanto che, prima l’impe ratore Adriano e poi Antonino, furono costretti a far erigere due lunghi muri di cinta per delimitare i confini dei loro possedimenti.
Per comprendere come la Corona inglese abbia, nel corso dei secoli, acqui sito una tale importanza e altrettanta fama in tutto il mondo, si dovrà partire da dove tutto ebbe inizio, molto prima dell’istituzione del Regno.
La vera sfida, tuttavia, avvenne molti secoli dopo, tra il IX e XI, quando Gu glielmo II il Conquistatore, a capo dei Normanni, invase l’isola acquisendone
5 capitolo I
Quando poi, tra il IV e il V secolo a.C. l’Impero romano cadde, le popolazioni germaniche degli Angli e dei Sassoni approfittarono della mancanza di un potere unificato per insediarsi nell’isola.
Un po’ di storia
Prima di cominciare il nostro viaggio attraverso la vita di una delle donne più influenti del XX e XXI secolo, sembra giusto dedicare questo spazio inizia le al racconto della Storia della Gran Bretagna dai suoi albori sino a oggi.
L’isola della Gran Bretagna è sempre stata abitata, fin dall’Età del bronzo e del ferro nella Preistoria, come testimoniano le iconiche e suggestive pietre diDopodichéStonehenge.iterritori britannici vennero occupati per un millennio dai Cel ti, i cosiddetti “barbari” per i Romani, che occuperanno l’isola a partire dal I secolo a. C.
Ciò che nel periodo medioevale distinse l’ormai Regno d’Inghilterra da qua lunque altro paese però fu la stipula della Magna Charta libertatum nel 1215.
Questo documento obbligava l’allora re Giovanni senza terra a concedere ai nobili e alla Chiesa tutta una serie di diritti, quali l’eliminazione dell’incarce razione ingiustificata o la limitazione delle tasse.
Come è noto, Enrico VIII, non riuscendo a ottenere dal Papa la possibilità di divorziare da Caterina d’Aragona, aveva fondato la Chiesa anglicana, una vera e propria chiesa nazionale, protestante e non più cattolica, che nulla aveva a che vedere con Chiesa di Roma.
Dovettero ancora trascorrere diversi secoli, nei quali la Chiesa acquisirà sempre più potere e il sistema feudale, come nel resto dell’Europa, diverrà il sistema dominante.
Per più di un secolo, dal 1485 con Enrico VII prima e VIII poi, furono i primi a rafforzare il potere regio, grazie anche al famoso scisma religioso.
È proprio in questo momento infatti che nacque il primo parlamento, diviso tra Camera dei Lord (di cui fanno parte nobiltà ed ecclesiastici) e Camera dei Comuni (di cui fa parte la borghesia), come ancora è oggi.
Si direbbe che la storia della Corona inglese cominci qui, eppure siamo an cora piuttosto lontani dal concetto di Corona che abbiamo attualmente.
definitivamente il dominio e venendo incoronato nel 1066 primo re d’Inghil terra, lasciando Scozia e Irlanda autonome.
Fu con la successiva guerra delle Due Rose, guerra civile tra le due famiglie York e Lancaster, che entrò finalmente in gioco una delle famiglie più potenti della storia inglese: i Tudor.
Successivamente al periodo medioevale, tra il XIV e il XV secolo l’Inghilterra affrontò la durissima guerra dei Cent’anni contro la Francia, dalla quale uscì sconfitta, perdendo i suoi possedimenti nel continente.
6 LA Regina Elisabetta II
Elisabetta I, figlia di Enrico VIII e Anna Bolena, ultima regnante della dinastia dei Tudor, con il suo governo illuminato portò l’Inghilterra a grandissimi successi in campo militare (la vittoria contro la Spagna per il dominio dei mari) ma anche artistico e culturale.
Una volta autonoma anche dal punto di vista del potere ecclesiastico, l’In ghilterra fu finalmente libera di affermarsi come vera e propria potenza nello scacchiere europeo, grazie all’arrivo di una figura fondamentale per la Storia della Nazione.
Si trattava di un accordo senza precedenti, che ben rappresenta lo stretto e complesso rapporto, per noi a volte difficile da comprendere, degli inglesi con i propri regnanti.
Dopo la dissoluzione del Parlamento e lo scontro durato quattro anni tra realisti e “Roundheads”, Oliver Cromwell, a capo di questi ultimi, riuscì a far decapitare re Carlo I Stuart nel 1649 e ad instaurare la Repubblica Unita di Inghilterra: il Commonwealth.
In seguito all’invenzione delle macchine a vapore, il Regno Unito si indu strializzò in brevissimo tempo, dimezzando i tempi di produzione dei beni materiali.Contestualmente a questo sviluppo economico il Regno Unito, forte dell’es sere la prima potenza industriale del mondo, fortificò le proprie colonie nell’America settentrionale, in Africa, in India e in Australia (che porterà poi in seguito alla fondazione del Commonwealth) fino a diventare un vero e proprio impero coloniale.
A capo del nuovo Regno Unito di Gran Bretagna, con la morte della regina Anna, ultima dei cattolici Stuart, per due secoli vi furono gli Hannover, da Giorgio I nel 1714 fino alla regina Vittoria nel 1901.
Nel 1707 l’Inghilterra, che aveva già annesso il Galles nel XVI secolo sotto Enrico VIII, si unì alla Scozia per formare un nuovo stato sovrano chiamato Gran Bretagna.
Si può dire che precisamente nel corso di questi due secoli il sistema politico britannico andò stabilizzandosi verso il modello di monarchia parlamenta re che conosciamo anche oggi, in cui il re non governa direttamente la Nazione, compito che spetta al primo ministro, eletto dal parlamento.
Questi due secoli però furono anche teatro di due eventi fondamentali: la rivoluzione industriale e l’espansione coloniale.
Non è un caso che, nella sola “Età elisabettiana” dal 1558 al 1603 fiorirono artisti del calibro di William Shakespeare, Christopher Marlowe e Francis Bacon.
Alla morte di Elisabetta I tuttavia l’Inghilterra dovette affrontare due rivoluzioni.Aseguito della salita al trono dei cattolici Stuart, intenzionati a instaurare una monarchia assoluta così come stava accadendo negli altri paesi europei, si andò incontro alla guerra civile.
In realtà il governo di Cromwell si rivelò presto per ciò che realmente era, un regime di dittatura militare, e alla sua morte 11 anni più tardi i realisti re staurarono nuovamente la monarchia degli Stuart.
Ne seguì un ulteriore conflitto, la Gloriosa rivoluzione, a seguito del nuovo tentativo del parlamento di contrastare i cattolici Stuart, nominando re Gu glielmo III d’Orange, deponendo Giacomo II.
7 Un po’ di storia
I capitoli che seguono intendono dare una risposta a queste domande, cer cando di raccontare curiosità e segreti a proposito della regina dal regno più longevo della storia britannica.
A livello di politica interna, infatti, un grande cambiamento venne attuato grazie alla nascita agli inizi del Novecento di un nuovo partito politico parti colarmente in voga tra la classe lavoratrice, il Partito laburista, creato per con trastare il più vecchio Partito conservatore.
Ma come si comportò la Corona in tutto questo? E che peso è arrivata a ot tenere oggi rispetto ai secoli passati?
Questi due eventi, sommati alle due guerre e ai forti cambiamenti della mo dernità, a livello di cambiamento di assetti politici a favore degli Stati Uniti, ma anche a livello economico e sociale, causarono la fine dell’impero britan nico e alla progressiva perdita di potere della Nazione.
Al di là dei due conflitti bellici, dai quali in ogni caso il Regno Unito uscì vincitore, in questi anni il dominio imperiale e la forza economica e politica della Nazione andò lentamente diminuendo.
8 LA Regina Elisabetta II
D’altra parte invece la questione dell’indipendenza irlandese portò ad aspri scontri e lotte interne, che si protrassero per lungo tempo, soprattutto per quel che riguarda l’Irlanda del Nord.
È incredibile pensare che durante il regno della regina Vittoria il Regno Uni to possedesse ben un terzo delle terre emerse del mondo intero.
Seguirono al periodo imperiale, come ben noto, le due guerre mondiali, du rante le quali la Corona passò a una nuova famiglia, l’attuale famiglia regnan te, quella dei Windsor, che avremo modo di approfondire nel successivo capitolo.
È con lui che si iniziò a intravedere quel grande stravolgimento che, da quel momento in poi, caratterizzerà sempre più la corona inglese: il passag gio graduale della Corona da un ruolo politico a uno sempre più soltanto istituzionale.
Dunque l’origine del primo futuro Windsor non è per nulla britannica, ma germanica, cosa che, di per sé, non costituiva certo un problema.
Basti solo pensare che il kaiser Guglielmo II era il nipote della regina Vitto ria, così come lo era pure lo zar Nicola II di Russia, due tra gli uomini politici più importanti dell’epoca.
Ma come mai iniziare la storia dei Windsor proprio da Edoardo VII se que sto apparteneva alla casa reale di Sassonia Coburgo Gotha Wettin?
I Windsor
9 capitolo II
La regina Vittoria aveva sposato nel 1840 suo cugino Alberto di Sassonia Coburgo Gotha, appartenente alla casata di Wettin, per volere del sovrano belga Leopoldo I, zio di Alberto.
La volontà dell’epoca, chiaramente, era quella di mescolare e, di conseguen za, unire le casate reali dei paesi europei per formare e mantenere alleanze politiche, così come fece anche la stessa Vittoria con i suoi 7 figli.
Prima di poterci approcciare alla storia della regina Elisabetta II è opportu no fare qualche passo indietro per scoprire le origini della sua famiglia di pro venienza, i Windsor.
L’ultima sovrana ad appartenere alla dinastia precedente a quella Windsor, gli Hannover, fu la regina Vittoria, che dopo 63 anni di regno lasciò il trono a suo figlio Edoardo VII, conosciuto come “Lo zio d’Europa”.
Edoardo VII inaugura con il suo regno il XX secolo, salendo al trono nel 1901. Tra tutti i futuri Windsor non rivestirà in effetti un ruolo di spicco, né avrà mai grandissimo peso politico.
Fu così che Giorgio V, con una vera e propria operazione di re-branding, decise di cambiare il proprio cognome in Windsor, nome che più inglese non si Erapoteva.chiaro che il mondo stava cambiando e con esso, se non desiderava soccombere, doveva farlo anche la Corona.
Fu proprio lui, prima ancora di salire al trono, con i suoi abiti di alta sarto ria a dare il nome a uno dei tessuti più conosciuti e pregiati al mondo: il Principe di Galles.
Giovane, spigliato, più informale di suo padre, David era proprio il giusto rappresentate per i nuovi Windsor, ripreso in ogni occasione ufficiale, sorridente e vestito alla moda.
La Gran Bretagna, come è noto, dichiarò guerra alla Germania, la stessa Ger mania il cui kaiser era il cugino di Edoardo VII e con la quale, solo pochi anni prima, era in perfetta armonia.
Ma il periodo delle grandi alleanze e delle strette connessioni tra le famiglie reali europee era destinato a concludersi di lì a poco e la casata di Sassonia Coburgo Gotha era destinata a scomparire.
Qualche anno dopo la morte di Edoardo VII e la salita al trono di Giorgio V un evento storico della massima importanza cambiò per sempre il mondo all’epoca conosciuto: la prima guerra mondiale.
Il caso (o forse, no) voleva che quel bombardiere si chiamasse allo stesso modo del re Giorgio V. Per l’opinione pubblica britannica questo vecchio legame non era più sostenibile.
Mentre molte famiglie reali nel resto d’Europa andavano scomparendo, quella Britannica aveva intuito che per rimanere saldi al comando non ba stava più il vecchio diritto divino, ma c’era bisogno dell’appoggio di tutti i sudditi.Così,la famiglia reale iniziò ad avviare quella grande e complessa macchi na mediatica che, a differenza di ogni altro paese del mondo, ha fatto sì che la monarchia inglese non venisse mai messa in discussione.
Ed eccoci arrivati allora al motivo della nascita della casata Windsor. Nel corso della guerra, sempre più dura e brutale, i tedeschi iniziarono a bom bardare Londra e le maggiori città inglesi con un nuovo potente velivolo: il Gotha G. IV.
A Giorgio V successe suo figlio David, principe amatissimo dai britannici, proprio per l’immagine che la Corona aveva contributo a darne.
Tuttavia, la stessa immagine mediatica che poteva salvare la Corona poteva anche danneggiarla.
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Eppure Giorgio VI aveva un grande pregio che ben presto lo aiutò a essere apprezzato dai propri sudditi: l’attaccamento alla sua famiglia.
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Nel 1936 Giorgio V morì, lasciando il trono a David, che assunse il nome di Edoardo VIII, non senza le preoccupazioni di suo padre, che non lo riteneva abbastanza pronto a una tale responsabilità.
L’11 dicembre del 1936 dichiara pubblicamente:
Timido, balbuziente, goffo: il nuovo re non aveva nulla in comune con suo fratello. Lo chiamavano il “Re riluttante”, non propriamente felice della sorte che gli era toccata.
Senza aver ricevuto alcuna preparazione a diventare re, Giorgio VI si ritrovò a passare dalla vita tranquilla nella casa di Piccadilly con sua moglie Elizabeth e le figlie, piuttosto scarica di impegni istituzionali, a Buckingham Palace.
La donna, oltre ad essere americana e a non avere origini nobiliari, all’epoca aveva già divorziato una prima volta ed era sul punto di farlo una seconda.
Un re non poteva sposare una donna divorziata, questo era stabilito dalla chiesa anglicana. Oltre al fatto che Wallis Simpson non aveva alcuna discen denza nobiliare.
«Credetemi se vi dico che non mi è stato possibile continuare a sopportare il fardello di questa responsabilità e di assolvere ai miei doveri di re come avrei voluto fare, senza l’aiuto e il supporto della donna che amo».
David tuttavia non si preoccupò di mostrarla accanto a sé in diverse occa sioni pubbliche, neppure al funerale di suo padre.
Il primo ministro dell’epoca Stanley Baldwin rifiutò aspramente di acconsentire al matrimonio tra Edoardo VIII e l’ormai divorziata Wallis, e tutti i giornali riportarono la notizia.
Ci vollero soltanto pochi mesi perché lo scandalo si diffondesse.
Nonostante il popolo lo ami, in famiglia il suo atteggiamento “libertino” nei confronti sia delle donne sia dell’etichetta reale non viene visto per nulla di buon occhio.
Fu proprio a partire da David infatti che la lunga storia degli scandali e dei pettegolezzi della famiglia reale ebbe inizio.
Nella confusione generale, sei mesi dopo, il fratello minore di David, Albert, venne incoronato Giorgio VI.
A fare scalpore fu la fin troppo stretta amicizia con l’americana Wallis Simpson.
Si arrivò in poco tempo a un aut aut: o re di Gran Bretagna o marito di Wallis Simpson.Lasciando l’intero paese nello shock assoluto, Edoardo VIII decide di abdi care dopo neppure 12 mesi di regno per sposare l’amore della sua vita.

Elizabeth, meglio conosciuta in futuro come la regina madre, non lasciò mai il Paese, rimanendo accanto al marito, e più volte si recò personalmente sui luoghi dei bombardamenti di Londra.
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Fu un periodo felice per la pubblica immagine della Corona, più forte e salda che mai, nonostante il conflitto mondiale in corso.
A dire la verità, fu uno degli ultimi periodi in cui la famiglia reale non dovette far fronte a scandali, mediatici e non, e scioccanti rivelazioni.
Non fu altrettanto tranquillo, invece il regno di chi succedette al “Re rilut tante”, morto alla giovane età di 57 anni in seguito a complicazioni di salute.
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Elisabetta II, infatti, dovette fronteggiare più di un ostacolo durante gli anni del suo lunghissimo regno, come avremo modo di vedere nei prossimi capitoli.
A Edoardosinistraprincipe di Galles, 1919.
Fu anche grazie allo stretto rapporto con sua moglie Elizabeth e l’affetto nutrito nei confronti delle figlie Lilibet (la futura Elisabetta II) e Margaret se l’immagine della Corona rimase salda in un periodo turbolento come quello della seconda guerra mondiale.
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Perfino quando Buckingham Palace venne bombardata né Giorgio VI né sua moglie abbandonarono il palazzo; solo le principesse vennero alloggiate nel castello Windsor, a pochi chilometri da Londra.
Nella pagina successiva Edoardo VIII durante il discorso di abdicazione l’11 dicembre del 1936.

Se non fosse stato per l’allora regina Mary che, con un astuto colpo di coda, eliminò dalla circolazione il principale avversario di Albert, affidandogli un im portante incarico negli Stati Uniti, forse i due non si sarebbero mai sposati.
Albert era un uomo schivo, decisamente poco incline al mostrarsi di fronte alle telecamere – come invece amava fare suo fratello David (ancora soltanto Principe di Galles) – ma non per questo poco rispettoso dell’etichetta reale.
Per entrambi si configurò da subito come un buon matrimonio. Elizabeth, anche se non poteva ambire a diventare regina, saliva certamente di rango. Al bert si assicurava una vita tranquilla con una brava moglie, rispettosa e devota.
Albert, Bertie in famiglia, aveva sempre giocato secondo le regole reali, pur con grande fatica. La sua incredibile timidezza e la balbuzie gli avevano causato più di un problema in questo, come pure nel trovare la propria compa gna di vita.
Dopo due proposte andate a vuoto, infatti, alla terza Albert aveva convinto Elizabeth e si erano sposati il 26 aprile del 1923 nell’abbazia di Westminster. Poco dopo erano stati nominati Duchi di York.
Se nessuno negherà mai il fatto che, se pur reali, si tratta sempre di uomini e donne, infatti, è altrettanto vero che ciò che succede nelle loro vite, fin dalla più tenera infanzia, non accade a chi non è di sangue blu.
La vita dei componenti di qualunque famiglia reale del mondo non si può paragonare a quella delle altre persone.
15 capitolo III
Lo sapeva bene Albert, prima di diventare suo malgrado Giorgio VI, che si era premurato di condurre una vita per quanto possibile lontana dall’austera e restrittiva Buckingham Palace.
La piccola Lilibet
Il corteggiamento del giovane Albert nei confronti di Elizabeth BowesLyon, nobile scozzese di una famiglia di media importanza, fu lungo e non privo di ostacoli.
Si trattava di un ricco edificio, appartenuto al duca di Wellington, con tre saloni, una sala da ballo, venticinque camere e altri lussi, come l’accesso pri vato a Green Park.
16 LA Regina Elisabetta II
Reporter e fotografi affollavano spesso la strada antistante, ma le bambine e tutta la famiglia ebbero comunque agio di vivere una vita relativamente tranquilla, perlomeno fino all’abdicazione di Edoardo VIII.
Le due salutavano madre e padre al mattino, durante la colazione e poi la sera prima di andare a dormire.
Per il resto le attendeva la loro istitutrice privata per impartire loro lezioni di grammatica, aritmetica, storia e geografia, oltre a quelle di musica e di danza.
Le sue foto iniziarono a circolare velocemente sui giornali e quando venne presentata per la prima volta ai sudditi quasi un anno dopo dal bancone di Buckingham Palace la simpatia che riscosse fu immediata.
Con il re ancora scapolo non c’è da stupirsi che in poco tempo la piccola Li libet (così viene chiamata a casa, per differenziarla da sua madre) diventò la bambina più amata del Regno Unito.
Tra le due, Lilibet si configura subito come la più educata e giudiziosa. Come raccontò in un libro che fece grande scandalo la loro ex tata Marion Crawford, a proposito del loro modo di mangiare i dolcetti:
«Margaret li prende nella manina e se li mette in bocca tutti insieme, Lilibet li appoggia in ordine di grandezza sul tavolo e li mangia con grazia uno per volta, dal più piccolo al più grande».
A soli 3 anni Lilibet compariva già per la prima volta sulla copertina del «Time», mentre nel frattempo sua sorella Margaret veniva alla luce nella bella e larga casa al numero 145 di Piccadilly.
Le bambine, come nella più consueta tradizione, vennero allevate dall’isti tutrice, che si occupava di loro per la maggior parte del tempo.
Era sempre stata molto attenta all’ordine e alla pulizia. Possedeva trenta cavalli giocattolo a cui la sera, prima di andare a letto, doveva dar da mangiare, da bere e pettinare la criniera.
Non si dovrà però pensare ai genitori di Elisabetta come a due persone di staccate e anaffettive. Per bambine del loro rango era perfettamente normale trascorrere più tempo con tate e istitutori che con mamma e papà.
Anzi, nel caso specifico di Albert e di Elizabeth siamo di fronte a due nobili genitori piuttosto atipici, che passavano le serate davanti al camino in fami glia e il cui padre si riferiva a loro come a: “Noi quattro”.
In questo clima positivo, tre anni dopo nacque la loro prima figlia, il 21 apri le 1926: Elizabeth Mary Alexandra.
La piccola Lilibet
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Elisabetta a 3 anni sulla copertina del «Time», 29 aprile 1929. © Tutti i diritti riservati.

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Grande amante dei cani, come del resto tutta la famiglia York era, lei e sua sorella possedevano due cani di razza corgi, Dookie e Lady Jane, anche se la grande passione, soprattutto di Elisabetta, erano i cavalli.
Come racconta sempre tata Crawford, una volta dichiarò persino: «Se diventerò regina farò una legge per impedire l’uso dei cavalli alla domenica. Anche i cavalli devono riposare».
Era un cottage con stanze, cucina e bagno funzionanti, con acqua corrente ed elettricità, che Lilibet e sua sorella si divertivano a pulire e sistemare du rante le vacanze estive.
In più, sempre prima di andare a letto, piegava i propri vestiti in maniera maniacale, così come sistemava le scarpe sempre nello stesso punto e ben allineate.Perilsuo sesto compleanno ricevette una vera e propria piccola casa in miniatura, chiamata la “Little House”, progettata dall’architetto per essere collocata nel parco della residenza estiva dei Windsor.
LA Regina Elisabetta II
La “Little house” di Elisabetta e Margaret a Windsor. © Tutti i diritti riservati.

È ironico come quella che era soltanto un’innocente fantasia di bambina, il diventare regina, si trasformò poi, di lì a pochi anni, in realtà.
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Elisabetta a 9 anni a cavallo. © Tutti i diritti riservati.

La piccola Lilibet
I bei giorni spensierati nella casa di Piccadilly erano infatti destinati, ina spettatamente, a finire. Nonostante tutte le inutili resistenze di Albert, suo fratello abdicò e lui divenne re.
Fu strano per le bambine, il giorno dell’investitura, accogliere il proprio pa dre in casa dovendogli fare un profondo ed educato inchino.
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Con un certo aplomb tipico del suo carattere, la decenne Elisabetta aveva risposto semplicemente: «Suppongo di sì».
Quando venne comunicato loro che il padre sarebbe diventato re, Margaret chiese a Lilibet se quindi anche lei era destinata a diventare regina.
I giochi e le serate passate in famiglia nella vecchia casa, ben presto, divennero solo un caro ricordo. Entrambe le bambine entrarono del vortice delle buone maniere e nelle convenzioni reali e non ci fu più tempo di fare altro.
Stava lentamente passando da essere la piccola Lilibet, figlia perfetta della perfetta famiglia reale, a Elisabetta, simbolo globale di fermezza e regalità.
Non è un caso se il neo-abdicato re Edoardo VIII chiamasse Buckingham Palace “Il sepolcro”.
Re e regina ora sono sempre indaffarati, così come anche loro sono impe gnate nello studio.
Stanze grandi e umide, impianto elettrico usurato e ormai fatiscente, senza contare alla persistente presenza di topi nelle camere, provenienti dai sotterranei.
Così, il piano di Albert, divenuto Giorgio VI, di tenere la propria famiglia lontana da Buckingham era saltato e nel 1937 tutta la famiglia vi si trasferisce.Ora,cosìcome era toccato a lui, anche Elisabetta e Margaret erano costrette ad abitare in quella residenza all’apparenza lussuosa, ma piena di insidie nascoste.
Lilibet, in maniera più o meno consapevole, si stava preparando a essere, un giorno, degna di prendere il posto il posto di suo padre.
Margaret odiava tutto ciò, si stancava e non vedeva l’ora di tornare a casa. Elisabetta tutt’altro: adorava ascoltare la storia dei suoi avi.
Così, si imbarcò lei stessa nella missione educativa, portandole fisicamente in prima persona a visitare la Torre di Londra, i giardini di Kew, Greenwich Palace, l’Hampton Court e decine di musei e gallerie d’arte.
Il primo commento che aveva fatto una volta trasferitasi era stato: «Qui ci vuole la Nonostantebicicletta».lasua compostezza e il suo essere ligia al dovere, Elisabetta era pur sempre ancora una bambina e, in quanto tale, si divertiva a correre per i corridoi e scherzare con il personale.
Adolescenza in guerra
Si divertiva anche a nascondere le carriole ai giardinieri e importunare il per sonale di servizio riempiendo le loro tasche di calce e altre bambinate simili.
La loro nonna, l’ormai ex regina Mary, non tollerava che le bambine sapessero così poco della storia e della geografia dell’Impero.
Uno dei suoi divertimenti più grandi era quello di sbucare a sorpresa di fronte alle sentinelle reali, costringendoli a mettersi sull’attenti e mostrarle le armi.
Insomma, almeno per i primi tempi, Elisabetta cercò di mantenere la spensieratezza della vecchia casa, anche se tutto era inevitabilmente desti nato a mutare.
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La prima cosa che cambiò fu il carico di studio. L’istruzione privata che for niva miss Crawford a lei e sua sorella non era decisamente più sufficiente.
Per questo, e ai fini della sua preparazione nell’eventualità in cui fosse davvero diventata regina, venne mandata a studiare da Henry Marten, giurista autore del più importante testo di storia della Gran Bretagna.
All’età di 10 anni la vita di Elisabetta cambiò per sempre. In quella nuova casa grande, che lei e Margaret avevano frequentato solo per andare a trovare i nonni, tutto sembrava diverso.
22 LA Regina Elisabetta II
Mentre le ragazze si trovavano in visita al collegio, insieme ai genitori, è proprio lui che venne incaricato di intrattenerle.
Il 3 settembre del 1939 il re annuncia in radio l’entrata in guerra della Gran Bretagna.
La regina venne nominata comandante in capo del Servizio Navale Reale femminile e del Servizio Territoriale Ausiliario femminile.
Aveva solamente 12 anni, ma Mr. Henry la trattava come uno dei suoi studenti adulti, sbagliandosi spesso e riferendosi a lei con l’appellativo di gentlemen.
Filippo fu brillante: le coinvolse in giochi e attività sportive, arrivando per fino a pranzare e cenare con la famiglia reale sul loro yacht, il “Victoria and Albert”.Nonfu un caso, ovviamente, se di tanti cadetti presenti nell’accademia il prescelto a occuparsi di una giovane e affascinata Elisabetta fosse proprio Filippo.Èquasi certo che nella coincidenza vada ricercato lo zampino dello zio di Filippo, Lord Mountbatten.
Ma il tempo di trovare un consorte per Elisabetta era ancora lontano e fatti ben più gravi avvennero poco dopo, tali da distogliere completamente l’attenzione su queste cose.
All’epoca Filippo era un giovane cadetto diciottenne del Royal Naval College di Dartmouth. Alto, bello, biondo, vivace e sfacciato: il diciottenne principe di Grecia era un promettente nobile squattrinato.
E soltanto l’anno dopo, più o meno fortuitamente, Elisabetta incontrò quel lo che molti anni dopo sarebbe stato il suo consorte, nel luglio del 1939.
Oltrecoetanee.alfatto che i genitori tendevano ad assimilarla a sua sorella di tre anni più piccola, vestendole ancora alla stessa maniera, Elisabetta tenden zialmente non aveva mai avuto a che fare con i ragazzi.
Per la tredicenne Elisabetta non vi era malizia. Nonostante fosse in età adolescenziale, infatti, la sua vita era molto più contenuta e protetta delle sue
Qualche mese prima a Elisabetta e sua sorella, come a tutti i bambini del regno, era stata recapitata una bizzarra maschera antigas, che riproduceva la testa di Mickey Mouse.
L’ordine era quello di tenerla sempre a portata di mano, nell’eventualità di doverla utilizzare. Ma a parte questo, c’era una generale confusione e poca preparazione al conflitto.
La regina e il re si dimostrarono di grande aiuto per il morale britannico, rimanendo solidi nelle proprie posizioni.
Il re aveva ordinato che anche le ragazze dovevano sottostare al raziona mento imposto a tutti i sudditi: 4 once di zucchero, 2 di burro e 2 di formaggio a settimana (un’oncia corrisponde a meno di 30 grammi).
Contro il parere del re, si iscrisse all’Ufficio del Lavoro. Certo, non venne mai chiamata effettivamente a lavorare, ma non si trattava soltanto di immagine pubblica per Elisabetta.
Era soltanto l’inizio di quello che fu un vero e proprio sentito impegno nei confronti del proprio regno.
Per questo motivo entrambe vennero fornite di una tuta da bombardamento, fatta appositamente per essere indossata sopra ai vestiti, insieme a un pic colo bagaglio con le cose più preziose.
Tuttavia, per volere di re e regina, condussero una vita per quanto possibile più simile a quella che avevano sempre avuto: studio, svago nei boschi di Windsor, giochi e persino rappresentazioni teatrali.
Margaret, che aveva ancora dieci anni, non si rendeva ancora conto del pericolo. Una delle prime sere aveva fatto tardi a scendere nel rifugio perché indecisa su quali mutandine indossare.
23 Adolescenza in guerra
A ottobre del 1940 Elisabetta, ormai quattordicenne, venne incaricata di leggere un discorso in diretta radio, per sollevare il morale dei bambini.
A chi una volta le suggerì di mettere in salvo le figlie da Buckingham Palace rispose:«Leragazze non partiranno mai senza di me. Io non partirò mai senza il loro padre. E il re non lascerà mai il suo Paese, qualsiasi cosa avvenga».
Ma anche i giorni spensierati di Windsor erano destinati a finire. Quasi ogni notte, a partire dal 1940, suonava l’allarme e tutti erano costretti a rifugiarsi nel claustrofobico rifugio antiaereo.
Le principesse lo rispettarono davvero, se non fosse che compensavano le mancanze con la quantità di selvaggina cacciata nella tenuta, oltre che con la frutta e la verdura dell’orto.
Da lì le bambine non percepirono la guerra nel suo orrore. Certo, si rende vano conto che c’era un grave motivo per cui non potevano tornare a casa.
In realtà quando il conflitto iniziò a farsi più acceso e la guerra ad avvicinarsi sempre più verso Londra le principesse vennero quantomeno allontanate da Buckingham per la vicina Windsor.
Col passare dei mesi entrambe si resero sempre più conto del pericolo che loro, i genitori e tutto il paese stavano correndo.
Grazie all’esempio che davano loro re e regina, Elisabetta a 16 anni accolse il destino di tutti i suoi coetanei: abbandonò gli studi per rendersi utile al paese.

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25 A Elisabettasinistra in uniforme dopo essersi arruolata all’Auxiliarity Territorial Service, 1944.
Adolescenza in guerra
Tanto che, raggiunta la maggiore età, nel 1944 si unirà a corpo dell’Auxiliary Territorial Service come autista.
Non passò molto tempo, però, prima che sperimentasse quello che non era certo un lavoro fisicamente «duro» come fare il meccanico, ma, per altri versi, lo fu molto di L’inconsapevolepiù. Elisabetta, in uniforme verde militare da ATS, non poteva immaginare che nel giro di otto anni sarebbe stata regina.
Lo spirito della futura regina si percepiva già da questa sua voglia e deter minazione a mettersi in gioco, pur con tutte le limitazioni del caso.
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«Non ho mai lavorato così duro in vita mia» disse poi, in seguito, anche se comunque il carico di lavoro affidato specificatamente a lei non fu mai come quello delle altre ragazze.
Moltissime donne erano già impiegate dall’anno precedente come autiste e sembrava un ruolo dignitosamente adatto alla principessa.
Nella pagina successiva Elisabetta, insieme a Margaret alla sua destra, legge un discorso dedicato ai bambini in diretta radio sulla BBC, 1940.
Così, venne registrata col numero di matricola 230873, e assegnata al No.1 Mechanical Transport Training Centre a Aldershot, dove imparò a guidare, a cambiare gomme e altri rudimenti di meccanica.
