Cinecalendario

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Cinecalendario di Andrea Fiamma

© 2024 Burno per questa edizione Tutti i diritti riservati. Collana Saggistica, 7 Ideazione, progetto grafco, impaginazione e cover design: Sebastiano Barcaroli Illustrazione di copertina: Ale Giorgini

Correzione bozze: a cura della redazione Ordini o informazioni: info@burno.it Informazioni sulla distribuzione: promozione@burno.it Stampato in Slovenia – dicembre 2024 Burno è un marchio in esclusiva di Solone srl Via Aversana, 8 – 84025 Eboli (SA) burno.it instagram.com/BurnoEditore facebook.com/BurnoEditore #burno

La casa editrice e gli autori con questa opera intendono assolvere a una funzione di informazione. A tal riguardo ogni illustrazione originale assolve al compito di omaggio all’importanza del flm, dell’attore, del personaggio o dell’oggetto ritratti.

CINECALENDARIO

UN ANNO AL CINEMA IN 365 FILM

un progetto di

introduzione

Èil 7 giugno 2019: a Sebastiano, che di mestiere fa l’art director ma in una vita parallela è anche autore, viene l’idea di riempire un intero calendario usando solo film ambientati in una particolare data. Lo fa come gioco sulle storie del suo Instagram, condividendo i propri ricordi da cinefilo e aggiungendo su un tabellone i titoli che riceve dagli amici.

Andrea, che con Sebastiano ha già collaborato in qualche occasione, intercetta il video e gli manda qualche suggerimento. Non può perdere l’occasione di far sembrare il suo sapientismo un semplice favore al prossimo. Per qualche strano motivo, questa mania completista lo prende come una febbre e inizia a inondare Sebastiano di date; titolo dopo titolo, si arriva al 10 luglio, data in cui i due valutano davvero l’idea di trovare tutti i film che possano riempire un intero anno solare: 365 film, anzi 366, per includere gli anni bisestilli.

Fiaccati dall’afa del 3 agosto, Sebastiano e Andrea continuano a scambiarsi titoli, date, scene di film: pare che questo studio di fattibilità mascherato da passatempo abbia già dato esito positivo. Potrebbe uscirne un vero calendario cinematografico. Certo, mancano ancora moltissimi giorni, in certi casi settimane intere. Per rendere il calendario un esercizio valido e serio, anche come sfida a loro stessi, i due si mettono una serie infinita di paletti, perché una cosa è farlo, un’altra è farlo bene. Per esempio: mettiamo solo giorni che vengono davvero citati o mostrati nei film, in qualche prodotto ufficiale, in qualche dichiarazione degli autori; i film basati su fatti reali vanno bene, ma sono facili (probabilmente si potrebbe riempire un anno solare solo con biopic e polpettoni storici), quindi cerchiamo di non esagerare, e quand’anche, devono essere chiari ed evidenti. Se mettiamo un film di Napoleone nel giorno della sua data di nascita, in quel film si deve veder nascere Napoleone, altrimenti non vale. Niente scorciatoie come “in questa data uscì il tale film” o “oggi è il compleanno del regista del film”.

L’estate del 2019 viene così caratterizzata dalla continua ricerca del momento rivelatore, della mail in cui si vede una data, del protagonista che cita un giorno esatto. È il 27 agosto quando viene aperto un documento online geometricamente creato da Andrea, che viene riempito dai film: il metodo impone fredda, rigorosa, meravigliosa, inappuntabile logica, supportata da dati, evidenze, fatti incontrovertibili. Le deduzioni sono accettabili (“questo film è ambientato a Natale”),

ma devono essere di ferro. Nelle immaginarie Olimpiadi del Cinema, Sebastiano e Andrea diventano primatisti del fermo-immagine, medaglie d’oro nell’aguzzamento di vista, campioni mondiali di calcolo dei giorni passati da una certa data che compare sullo schermo. Cercano le date sui quotidiani, sugli schermi dei cellulari, nei dialoghi, in ogni documento che la cinepresa abbia mai inquadrato, sulle locandine degli eventi che compaiono nel più remoto degli sfondi sfocati e per non più di tre quarti di secondo.

L’estate passa e arriva il 5 settembre, quando quegli spazi bianchi del documento sbattono in faccia a Sebastiano e Andrea la consapevolezza che la nave è più difficile da governare del previsto. E in più i due hanno scelto di guidarla con le mani legate dietro la schiena. Sebastiano (tipico suo), accarezza l’idea di cercare qualche espediente, come un database che abbia accumulato abbastanza materiale da evitargli la tediosa ricerca singola o le infinite sedute di binge watching. Ci sarà, pensa, qualche pazzo che avrà catalogato i film in base al giorno in cui sono ambientati. Il giorno del suo compleanno, il 6 settembre, riceve un bel regalo: scopre che non c’è.

In questi casi, nei film arriva la scena in cui il tempo passa veloce, in cui viene inquadrato il protagonista, e tutto intorno cambia velocemente: nevica, piove, cadono le foglie, poi arriva il sereno, sbocciano i fiori, le persone entrano ed escono dalla scena velocissimamente, sole e luna si alternano un secondo alla volta. Giorni che diventano settimane, poi mesi, infine anni.

4 aprile 2021: sono passati quasi due anni da quell’estate. Sebastiano e Andrea hanno archiviato quel documento nei reconditi anfratti dei loro cervelli. Certo, ogni tanto, quando vedono una data apparire in un film, vanno a scriverlo nel documento. Ma è un riflesso condizionato, neanche se lo dicono più... Eppure, eppure quel progetto folle ancora è lì, e continua a chiamarli.

Sì! Il CINECALENDARIO deve diventare realtà, anche solo per non permettere a qualche creator di TikTok (un social che nel frattempo sta diventando sempre più popolare) di uscirsene con un’idea uguale! Sebastiano, in un impeto degno di Massimo Decimo Meridio, scrive un messaggio ad Ale Giorgini, uno dei più importanti illustratori italiani, ma soprattutto un artista che ha trasformato il suo amore per il cinema nelle fondamenta della sua carriera; sono celebrate in tutto il mondo le sue illustrazioni dedicate a film e serie TV che vedono i protagonisti – rigorosamente a occhi chiusi – incastrarsi in geometrici e coloratissimi mosaici pop. Sono le 15:54 del 3 novembre quando Sebastiano telefona ad Ale, e le 15:55 quando Ale dice “contate su di me!”.

Sono le ore 19:03 del 12 luglio 2022: non sembra vero nemmeno a loro, ma il calendario è completo! Il foglio online, ufficialmente “calendario dei film”, che fino a qualche giorno aveva ancora l’aspetto del manto di Pongo de La carica dei 101, ora è finalmente privo di caselle vuote. Dopo settimane passate su un ottovolante, con picchi di entusiasmo nel trovare la data che finalmente completava un mese o l’altro, e fragorosi crepacuori quando notavano sul calendario che quella data era già coperta da un altro film, al pensiero di “non lo finiremo mai davvero, questo progetto”, Sebastiano e Andrea hanno assegnato ogni – singolo – giorno a un film, senza trucchi, senza inganni. In certe date, perfino due volte. Ora basta solo mettersi a scriverlo. E poi trovare un editore. Cosa vuoi che sia...

Andrea inizia così a scrivere i primi testi, che devono contenere, esattamente, la descrizione della scena in cui appare la data, che non si lasci il dubbio ai lettori che queste date siano inventate. Ale realizza le prime illustrazioni e Sebastiano, dal canto suo, unisce parole e immagini con perizia grafica. CINECALENDARIO è ora un po’ più vicino ad essere un libro vero.

Ma, proprio come nei film indimenticabili, quelli più emozionanti, il cammino degli eroi si interrompe bruscamente, perché fuori dalle loro stanzette piene di sogni, fuori dai garage dove hanno creato il migliore dei sistemi operativi, fuori dalla contea dove vivono le loro vite pacifiche, c’è la realta, c’è il genitore che ti dice di tenere i piedi per terra, c’è il CEO che non ama i visionari e preferisce investire sul sicuro, c’è l’occhio di Sauron che ti guarda ed è pronto a mandarti un’orda di creature a fermarti.

Sebastiano, Andrea e Ale hanno in mano il più pazzesco dei progetti, eppure sono costretti a vederlo prendere polvere per altri, lunghi anni. Forse questo progetto è davvero qualcosa che non vedrà mai la luce. A volte si confrontano su come sarebbe bello poterlo sfogliare, altre volte lo raccontano in giro e OGNI VOLTA si trovano a rispondere a domande come “mi dici che film c’è il giorno del mio compleanno?”, “io mi sono sposato in questa data, dimmi che film c’è in quel giorno!”, e un piccolo soffio al cuore li coglie. Ma, proprio come i migliori dei finali, quando tutte le speranze sono perse e archiviate, qualcuno sente il rumore flebile di quei soffi e ne capisce l’importanza. Il 21 febbraio 2023 Nicola Pesce, editore di BURNO, dà il suo ok al progetto: CINECALENDARIO si farà! Il foglio online viene riaperto e aggiornato – “quanti film saranno usciti negli ultimi anni con dentro una data! Dobbiamo scoprirlo: a noi, telecomando!” –, le illustrazioni decise, la grafica fissata. In un anno intero di lavoro il libro è pronto. L’ultimo salvataggio segna una data tanto agognata e tanto desiderata: il 2 ottobre 2024 CINECALENDARIO è dato alle stampe.

E ora arriva la scena finale di questa storia piena di date, quella che vede protagonista proprio te, lettore che hai in mano questo libro, pronto a leggerlo e a entrare a far parte di questo folle progetto, che come hai visto viene da lontano: che tu decida di saltare da un giorno all’altro senza soluzione di continuità, leggerlo in sequenza o guardare solo le date che ti interessano, in qualsiasi modo tu affronterai il tuo CINECALENDARIO, buona lettura e – è proprio il caso di dirlo – buon anno di cinema! Sebastiano, Andrea, Ale

«Cari abitanti del mondo, io, Willy Wonka, ho deciso di permettere a cinque bambini di visitare la mia fabbrica.» La fabbrica di cioccolato di Tim Burton

GEN NA IO

GENNAIO 1

«Se quando suona l’ultimo gong io sono ancora in piedi... se sono ancora in piedi io saprò per la prima volta in vita mia che non sono soltanto un bullo di periferia.»

Nel

1975, il campione del mondo di boxe dei pesi massimi, Apollo Creed, annuncia l’intenzione di tenere un incontro per il titolo a Philadelphia, da disputarsi il 1° gennaio 1976.

Tuttavia, a cinque settimane dalla data del combattimento viene informato che il suo avversario programmato non è in grado di competere a causa di una ferita alla mano. Creed dà allora a un concorrente locale la possibilità di sfidarlo, e sceglie Robert “Rocky” Balboa, un pugile operaio che lavora come esattore per un gangster strozzino. Aiutato dalla sua stretta cerchia di amici e affetti, Rocky si preparerà all’incontro e maturerà come persona.

La storia di Rocky, per certi versi, è la storia di Stallone. Negli anni Settanta, l’attore viveva in un appartamento talmente piccolo che, come raccontò, «potevo aprire la finestra e chiudere la porta stando seduto sul letto». Ispirato da episodi della propria vita e da alcuni eventi realmente accaduti (le vite dei boxeur Rocky Marciano, Joe Frazier e Rocky Graziano, il combattimento tra Chuck Wepner e Muhammad Ali, in cui Wepner riuscì a resistere per quindici round prima di soccombere al campione), Stallone scrisse la sceneggiatura di Rocky in tre giorni,

ottenendo il riscontro positivo dei produttori. La casa di produzione del film, la United Artists, avrebbe voluto un nome di richiamo al centro del film, come Robert Redford, Ryan O’Neal, Burt Reynolds o James Caan, ma Stallone insistette per interpretare il protagonista. Prima di approvare il progetto, però, i dirigenti dello studio decisero di proiettare Happy Days – La banda dei fiori di pesco, in cui Stallone recitava insieme a Henry Winkler e Perry King. Scambiarono Stallone per Perry King e diedero l’okay alla produzione. Anche se non aveva l’aspetto del classico attore protagonista, Stallone fece forza sulle proprie peculiarità: il fisico massiccio che contrastava con la faccia tartassata e indifesa fu uno degli elementi di successo del film, che vinse diversi Oscar, tra cui quello per Miglior film (fu il primo film sportivo a riuscirci).

Pezzo di Storia del cinema, Rocky rimane un classico perché riesce, meglio di tutti gli emuli arrivati dopo, a creare una fortissima empatia con il suo protagonista. Rocky è la miglior versione possibile del perdente su cui nessuno scommetterebbe mai che, mosso dall’ambizione, trova dentro di sé le forze per reagire alle sfortune della vita.

drammatico/sportivo, USA (1976) di John G. Avildsen con Sylvester Stallone, Talia Shire, Burt Young

Niente da dichiarare?

commedia, FRANCIA/BELGIO (2010) di Dany Boon con Benoît Poelvoorde, Dany Boon

Sono gli anni Novanta e, con la nascita dell’Unione Europea, i confini interni dell’Europa stanno pian piano crollando. In previsione del 1° gennaio 1993, giorno in cui scompariranno definitivamente le frontiere, Ruben Vandevoorde, un doganiere belga, e Mathias Ducatel, uno francese, sono costretti a lavorare insieme alla prima squadra mobile, tentando di superare i pregiudizi e le rivalità che intercorrono tra francesi e belgi. Con questo film il comico e regista

Dany Boon ripropone la formula dello scontro campanilista che aveva fatto la fortuna di Giù al nord, trovando nuovi e buffi modi di prendere in giro gli orgogli nazionali.

Anche se la storia è inventata, lo spunto reale permette di datare la vicenda, che si svolge nelle ultime settimane del dicembre 1992, per poi arrivare al culmine proprio il 1° gennaio 1993. Il finale, ambientato il giorno successivo, è quindi facilmente databile al 2 gennaio

La

commedia/fantascienza, UK/USA (2013) di Edgar

Vent’anni

dopo aver affrontato, fallendo, un epico giro per i pub, cinque amici si riuniscono per riprovarci, ma incappano in un’invasione aliena che minaccia la sopravvivenza del pianeta. Nello stile del regista Edgar Wright, La fine del mondo è una commedia sguaiata che rivela pieghe amare: durante la serata emergono momenti bui, come nel caso del protagonista Gary, che ha tentato il suicidio. Al polso, tutto fasciato, porta ancora la

fine del mondo

targhetta dell’ospedale che mostra la sua data di nascita: 3 gennaio 1972.

La fine del mondo è il terzo e ultimo capitolo della Trilogia del Cornetto, iniziata con L’alba dei morti dementi e Hot Fuzz. Si tratta di un trittico in cui compare sempre l’omonimo gelato: il cornetto al sapore di fragola è correlato agli elementi sanguinosi, il cornetto blu indica l’elemento poliziesco, quello alla menta richiama il genere fantascientifico.

I più grandi di tutti

commedia/musicale, ITALIA (2011) di Carlo Virzì con Claudia Pandolfi, Alessandro Roja, Marco Cocci

Ungiornalista musicale, Ludovico Reviglio, vuole realizzare un documentario sui Pluto, rock band di provincia nata nella toscana Rosignano Solvay. Ludovico, grandissimo appassionato di un gruppo che però non ha avuto successo, riesce a rintracciare il batterista, Loris, padre di famiglia disoccupato. Anche lui si mette alla ricerca degli altri ex-componenti, che non vede da anni. Una volta riunita la band, iniziano ad affiorare ricordi, vecchie ruggini, re-

criminazioni e momenti amarcord, mentre gli intenti di Ludovico si fanno sempre meno chiari.

Diretto da Carlo Virzì, compositore e fratello del regista Paolo, I più grandi di tutti è un’agrodolce lettera d’amore a una certa scena rock degli anni Novanta e al genere delle reunion di vecchie glorie che non hanno fatto i conti con il loro passato. È proprio il 4 gennaio che Ludovico contatta Loris, dando inizio alla storia del film.

4 G E N N A I O 2 G E N N A I O

G E N N A I O

Wright con Simon Pegg, Nick Frost, Paddy Considine

GENNAIO

L’uomo che visse nel futuro

fantascienza, USA (1960) di George Pal con Rod Taylor, Alan Young

Dopo aver messo a punto una macchina del tempo, l’inventore George scopre che gli uomini dell’anno 802.701 si sono divisi in due fazioni, gli Eloi, esseri umani che vivono nel benessere e sono indifferenti a tutto, e la popolazione mutante dei Morlock, che vivono nelle viscere della Terra e si nutrono degli Eloi. George dovrà trovare un modo per tornare nel suo presente, dopo che la macchina del tempo sembra essere scomparsa. Tratto dal romanzo di H. G. Wells La macchina del tempo (1895), un’opera spartiacque che era anche una metafora della società ineguale e classista di Wells (con i Morlock nel ruolo della classe operaia sfruttata), L’uomo che visse nel futuro è un film pieno di date: quella del futuro (di cui sappiamo anche il giorno esatto, il 12 ottobre), ma anche quelle dei vari salti temporali che compie il protagonista, fino a quella

La Freccia Azzurra

in cui si apre la pellicola. Tutto inizia infatti con una cena durante la quale George, terminata la sua avventura, racconta tutte le peripezie avvenute negli scorsi cinque giorni, partendo dal giorno di Capodanno del 1899, datando quindi l’inizio del film al 5 gennaio 1900.

Diretto da George Pal, L’uomo che visse nel futuro si segnala per gli effetti speciali in timelapse (una tecnica di ripresa che velocizza il girato e mostra, letteralmente, lo scorrere del tempo) per rappresentare il viaggio nel futuro, e per il design quasi steampunk della macchina del tempo, una sorta di slitta con una ruota-orologio a fare da motore. Nel 2002 uscì un nuovo adattamento cinematografico del romanzo, questa volta diretto da Simon Wells, animatore e nipote di Wells.

animazione/fantastico, ITALIA (1996) di Enzo D’Alò con le voci di Dario Fo, Lella Costa

Tratto

dall’omonimo romanzo di Gianni Rodari del 1964, La Freccia Azzurra è ambientato in un tempo indefinito, che si potrebbe collocare tra gli anni Venti e Sessanta del Novecento, nella cittadina toscana di Orbetello durante le festività dell’Epifania, più precisamente tra il 5 e il 6 gennaio. Nel film, la Befana è aiutata da un assistente, il dottor Scarafoni, che ha organizzato un piano malefico, mettendo a rischio la festa per i bambini. I giocattoli però non ci stanno e, desiderosi di andare da bambini che li desiderano davvero, si ribellano

Con La Freccia Azzurra l’Italia provava a rilanciarsi nel settore dei lungometraggi d’animazione, dopo l’esperienza felice ma conclusa da tempo di Bruno Bozzetto. Il regista Enzo D’Alò e il suo gruppo di lavoro dello studio Lanterna

Magica, capitanato dall’art director Paolo Cardoni, scelsero una storia e uno stile visivo molto legati alle tradizioni italiane, per dare unicità al prodotto. A valorizzare la pellicola ci pensarono poi le musiche di Paolo Conte e le voci di Lella Costa (la Befana) e Dario Fo (Scarafoni).

Era il 1996 e sembrava che, con la grande euforia proveniente da Giappone e America, paese in cui i film animati erano spesso campioni d’incasso, anche l’Italia avrebbe potuto rifondare il settore. D’Alò avrebbe poi diretto il fortunato La gabbianella e il gatto e altri film, ma la spinta di quelle produzioni da sole non fu sufficiente a dare nuovo slancio. Rétro e già classico al tempo della sua uscita, La Freccia Azzurra resta comunque un film importante e significativo nel mondo dell’animazione globale.

Anno 2122. L’astronave da trasporto Nostromo è in viaggio di ritorno verso la Terra. Dopo aver ricevuto un segnale di soccorso proveniente dal satellite naturale di un pianeta sconosciuto, l’equipaggio, formato da sette membri, tra cui il terzo ufficiale Ellen Ripley, sbarca per investigare. Uno dei membri viene però attaccato da un misterioso parassita alieno che, una volta riportato a bordo, uccide l’ospite e si nasconde tra le sale della nave. Inizia così una caccia al mostro che potrebbe non lasciare testimoni.

Celeberrimo horror fantascientifico, nonché capostipite di una fortunata serie di pellicole, fumetti, videogiochi e altre opere, Alien è considerato uno dei migliori film del regista Ridley Scott, che con quest’opera è riuscito a portare sullo schermo una protagonista in controtendenza con l’idea di donna nei film di genere dell’epoca, la Ellen Ripley incarnata da Sigourney Weaver, e un alieno dal design unico, lo xenomorfo ideato dall’artista svizzero H. R. Giger che mischiava suggestioni sessuali e materia tecno-organica: l’alieno è un inquietante miscuglio di forme genitali e biomeccaniche. Il film fu in parte influenzato da Guerre stellari di

«Ancora non capisci con che cosa hai a che fare, vero?

Un perfetto organismo.

La sua perfezione strutturale è pari solo alla sua ostilità.»

Alien

George Lucas, uscito due anni prima, il cui successo convinse lo studio cinematografico 20th Century Fox, che già aveva scommesso sull’idea di Lucas, a investire su un altro progetto a tema fantascientifico; inoltre, Scott riprese dal film di Lucas l’idea di un mondo usato, sporco e vissuto, arrivando a immaginare i membri della Nostromo come «camionisti dello spazio».

Ogni aspetto del film è rimasto negli annali del cinema, perfino quelli più periferici come i titoli di testa minimalisti (con le lettere della parola “alien” che appaiono piano piano sullo sfondo di una volta celeste) o la frase di lancio che esemplificava benissimo l’effetto che provocava la visione del film negli spettatori: «nello spazio nessuno può sentirti urlare».

Il 7 gennaio 2092 è il giorno in cui è nata Ellen Ripley. È un’informazione che viene mostrata sugli schermi della sala riunioni nelle prime scene di Aliens, il sequel diretto da James Cameron. Curiosamente, il 7 gennaio, ma del 2025, è anche la data di nascita di David, l’androide co-protagonista di Prometheus, quinto film della saga.

fantascienza/horror, USA (1979) di Ridley Scott con Sigourney Weaver, Yaphet Kotto, Ian Holm

GENNAIO

A kira

fantascienza/animazione, GIAPPONE (1988) di Katsuhiro Otomo

Considerato

come un punto di riferimento nel cyberpunk, Akira è ambientato nell’anno 2019 nella megalopoli di Neo-Tokyo, sorta sulle ceneri della città di Tokyo, distrutta trent’anni prima da una misteriosa esplosione nucleare che ha scatenato la Terza guerra mondiale. La città è attanagliata dalla violenza delle bande di strada, mentre il governo sta compiendo esperimenti su alcuni bambini con poteri psichici latenti per potenziarli. Tetsuo Shima, un membro della banda guidata da Shotaro Kaneda, si schianta con la sua moto dopo che un bambino scappato dagli esperimenti gli aveva bloccato la strada. L’incidente risveglia poteri psichici in Tetsuo, attirando l’attenzione del progetto governativo. Kaneda si vedrà costretto a imbarcarsi in un’avventura per riportare la pace in un mondo dilaniato dall’odio e dalla follia.

Monster

Akira è tratto dall’omonimo manga di Katsuhiro Otomo. Durante la serializzazione dell’opera, Otomo accettò l’offerta di adattare l’opera in un lungometraggio animato, a patto di avere pieno controllo sul prodotto finale. Il progetto, finanziato con la cifra più alta mai spesa per un film animato fino ad allora (700 milioni di yen), presenta animazioni incredibilmente dettagliate e fluide. Uscito nel 1988, diventò un’opera di culto tanto quanto il fumetto. Otomo anticipò di due anni il manifesto del cyberpunk, il romanzo Neuromante di William Gibson, utilizzando quelle stesse convenzioni per raccontare una vicenda che tratta di disordini politici, isolamento sociale, corruzione e potere.

Inquadrata in primo piano, la patente di Kaneda mostra la data dell’8 gennaio 2018.

biografico/drammatico, USA (2003) di Patty Jenkins con Charlize Theron, Christina Ricci, Bruce Dern

Aileen

Wuornos fa la prostituta da quando ha 13 anni. Un giorno entra in un bar gay dove incontra una donna, Selby Wall, con cui intraprende una relazione. Le due vorrebbero iniziare una vita insieme ma Aileen non riesce a trovare un altro lavoro: non ha alcuna esperienza ed è animata da un carattere burbero. Durante un incontro, Aileen viene stuprata da un cliente, ma riesce a liberarsi e a ucciderlo. Tuttavia l’evento l’ha scossa talmente tanto che si lascia andare a una spirale di distruzione e morte.

Monster è tratto dalla storia vera della serial killer statunitense Aileen Wuornos, condannata a morte per l’omicidio di sette uomini tra il 1989 e il 1990 in Florida. L’intenso dramma segue abbastanza fedelmente i fatti di cronaca ma si prende anche delle licenze, come nel caso di

Selby, personaggio inventato che si basa in parte sulla vera fidanzata di Wuornos.

Quella di Charlize Theron è una delle prove d’attore più citate per la capacità mimetica della protagonista, ingrassata di 15 chili e truccata pesantemente per assomigliare alla controparte. Il critico cinematografico Roger Ebert definì quella di Theron «una delle più grandi interpretazioni della Storia del cinema», scrivendo che il linguaggio del corpo di Aileen comunica ogni pensiero ed emozione, «è spaventoso e affascinante. Non sa come occupare il suo corpo [...] Non c’è un solo momento nel film in cui sembri rilassata o in pace con se stessa».

Il 9 gennaio 1991, come mostrato nel film, è il giorno in cui Wuornos viene arrestata mentre si trova in un bar per motociclisti in Florida.

The Fabelmans

biografico/drammatico, USA (2022) di Steven Spielberg con Michelle Williams, Seth Rogen, Paul Dano

Lasera del 10 gennaio 1952, nel New Jersey, Mitzi e Burt Fabelman portano il loro figlio Sammy a vedere il suo primo film: Il più grande spettacolo del mondo di Cecil B. DeMille. Sammy resta colpito in particolar modo dalla scena di un incidente ferroviario e chiede il modello di un trenino come regalo. Mitzi gli regala anche una cinepresa da 8 MM, spronandolo a replicare la scena del film con il trenino giocattolo. Inizia così il racconto della giovinezza di un ragazzo a cui il cinema ha cambiato la vita, tra primi esperimenti da regista e la gestione dei conflitti familiari.

Dopo anni di storie altrui, Steven Spielberg decise di raccontare la propria, romanzando gli anni della sua adolescenza per omaggiare – ma anche criticare lucidamente – sia i genitori che

il mondo del cinema. Spielberg accarezzava da decenni l’idea di un film sulla propria infanzia e negli anni Duemila lavorò insieme alla sorella Anne a un progetto intitolato I’ll Be Home, poi abortito perché il regista temeva che i genitori si sarebbero risentiti. Verso la fine delle loro vite, i due, al contrario, incoraggiarono il figlio a realizzare un film sulla loro famiglia.

Commovente e applauditissima autobiografia mascherata, The Fabelmans rappresenta la summa della poetica spielberghiana, qui riassunta da un’immagine ampiamente discussa dai critici: il momento in cui Sammy si vede allo specchio mentre, impegnato a girare un suo film amatoriale, i genitori stanno annunciando il loro divorzio.

(500) giorni insieme

(500)

giorni insieme è la storia più classica del mondo, quella dell’amore tra un ragazzo e una ragazza, Tom Hansen e Sole Finn, raccontata però con un piglio fresco e moderno, fatta di avanti e indietro e inserzioni fantasiose, ricorda il modo in cui Woody Allen decostruiva una relazione in Io e Annie. In (500) giorni insieme c’è, per esempio, un momento musical per celebrare la prima notte d’amore dei due, uno in bianco e nero che ricorda i film muti per rappresentare un momento di tristezza, oppure una scena in cui lo schermo si divide in due per mostrare le aspettative e la mesta realtà del protagonista.

Pur accolto molto bene, (500) giorni insieme subì delle critiche per la rappresentazione del personaggio femminile, ridotto allo stereotipo della “Manic Pixie Dream Girl”, termine per in-

dicare una ragazza dai modi e gusti alternativi ed eccentrici, il cui unico scopo è solo quello di aiutare il protagonista a migliorarsi e dare una svolta alla propria vita. I realizzatori difesero la scelta affermando che il personaggio femminile è «una visione immatura di una donna da parte del protagonista, che vede la sua amata come una persona perfetta e ignora la complessità della persona».

Come ricorda la voce narrante nel film, Tom e Sole si conoscono sul posto di lavoro (una società di biglietti d’auguri) l’8 gennaio, il primo dei 500 giorni. Il quarto, l’11 gennaio, è quello in cui si parlano per la prima volta, in ascensore: Tom sta ascoltando in cuffia There Is a Light That Never Goes Out degli Smiths, brano che Sole apprezza molto.

G E N N A I O

G E N N A I O

commedia romantica, USA (2009) di Marc Webb con Zooey Deschanel, Joseph Gordon-Levitt

GENNAIO

«Il monolito nero che conta quattro milioni di anni era rimasto completamente

inerte. Le sue origini e il suo scopo sono ancora un mistero assoluto.»

2001: Odissea nello spazio

Inquello che per l’epoca era il futuro, cioè l’anno 2001, un misterioso monolite extraterrestre ritrovato sulla Luna, che pare avere milioni di anni, invia un messaggio diretto verso Giove. Cinque astronauti partono alla volta del pianeta sull’astronave Discovery, governata dall’avanzatissimo computer di bordo HAL 9000. Ma quando HAL inizia a dare segnali di squilibrio, toccherà a uno degli astronauti, il dottor David Bowman, portare a termine la missione.

Durante una famosa scena in cui David cerca di disattivare HAL, questi enuncia la sua frase di benvenuto: «Io sono un elaboratore HAL 9000. Entrai in funzione alle Officine H.A.L. di Verbana, nell’Illinois, il 12 gennaio 1992. Il mio istruttore mi insegnò anche a cantare una vecchia filastrocca. Se volete sentirla, posso cantarvela». Il computer procedeva poi a intonare Giro giro tondo (nella versione originale la canzone Daisy Bell).

2001: Odissea nello spazio è uno dei capolavori della Storia del cinema. Diretto da Stanley Kubrick, sceneggiato da Kubrick insieme ad Arthur C. Clarke, che produsse il soggetto e, sulla medesima traccia, scrisse il romanzo omonimo, 2001 è un film di fantascienza metafi-

sico, enigmatico e filosofico, con un andamento compassato, effetti speciali all’avanguardia (vi lavorò Douglas Trumbull, pioniere dell’effettistica, insieme allo stesso Kubrick, che proprio per gli effetti della pellicola vinse il suo unico Oscar della carriera) e una colonna sonora composta da brani di musica classica.

Kubrick si rifiutò di elaborare le proprie idee sul significato del film, in particolare sull’enigmatico finale oggetto di molte discussioni critiche, affermando che «quanto potremmo apprezzare oggi la Gioconda se Leonardo avesse scritto sul fondo della tela: “questa signora sta sorridendo leggermente perché ha i denti marci” o “perché sta nascondendo un segreto al suo amante”? Toglierebbe ogni forma di apprezzamento all’osservatore e lo riporterebbe a una realtà che non è la sua. Non voglio che succeda a 2001». Tuttavia, in un’intervista per un documentario del 1980, ritrovata soltanto nel 2018, Kubrick si azzardò a spiegare parte del significato del film, secondo cui degli esseri divini avrebbero utilizzato il protagonista come cavia per studiare la natura umana

fantascienza, USA/UK (1968) di Stanley Kubrick con Keir Dullea, Gary Lockwood

Quando

l’amore brucia l’anima

Walk the Line

biografico/musicale, USA (2005) di James Mangold con Joaquin Phoenix, Reese Witherspoon

Johnny Cash registrò l’album dal vivo At Folsom Prison il 13 gennaio 1968. Aveva già composto e inciso il brano Folsom Prison Blues nel 1955 e aveva tenuto due concerti per i carcerati ma da tempo manifestava il desiderio di esibirsi a Folsom, specie dopo aver scoperto che molte delle lettere che riceveva erano scritte da carcerati. Il concerto nella mensa del carcere di Folsom, nella contea di Sacramento, in California, rivitalizzò la carriera di Cash e fu

un momento storico della musica tutta. Non stupisce quindi che sia un episodio attorno a cui si costruisce il biopic del cantautore Quando l’amore brucia l’anima – Walk the Line di James Mangold. Con le interpretazioni di Joaquin Phoenix (Johnny Cash) e Reese Witherspoon (June Carter), il film racconta la giovinezza di Cash, la sua storia d’amore con la cantante June Carter, l’ascesa nel genere country e i problemi con alcol e droghe.

Chicago

musical/giallo, USA (2002) di Rob Marshall con Renée Zellweger, Catherine Zeta-Jones, Richard Gere

Il14 gennaio 1924, a Chicago, l’aspirante ballerina e cantante Roxie Hart uccide il suo amante dopo aver scoperto che le promesse dell’uomo di introdurla nel mondo dello spettacolo erano fasulle. Roxie cerca l’aiuto dell’avvocato Billy Flynn, bravissimo a manipolare l’opinione pubblica e la stampa a suo favore. Flynn sta però seguendo il caso di un’altra cliente, la ballerina Velma Kelly, e le due dovranno contendersi le attenzioni dell’avvocato per spe-

rare di evitare la pena di morte. Pluripremiato rifacimento del musical teatrale del 1975, a sua volta rielaborazione di un’opera teatrale del 1926, Chicago tratta i temi della celebrità, della corruzione e della stampa in maniera farsesca e sagace. Estroso e ben coreografato, è uno dei film che ha contribuito, insieme a Moulin Rouge!, al ritorno del genere musical, andato fuori moda negli anni Settanta e ora rinnovato per il pubblico moderno.

Johnny Mnemonic

fantascienza, USA (1995) di Robert Longo con Keanu Reeves, Dina Meyer

13 G E N N A I O

Diretto

dall’artista Robert Longo (che avrebbe voluto girarlo in bianco e nero, ispirato a Agente Lemmy Caution: missione Alphaville di Jean-Luc Godard), e tratto dal racconto di William Gibson, padre della letteratura cyberpunk, Johnny Mnemonic racconta di un corriere con una memoria inserita nel cervello che gli ha provocato la perdita dei ricordi e che ora vorrebbe rimuovere. Per pagare l’operazione, Johnny accetta un ultimo la-

voro: trasportare un software illegale. Ambientato in quello che all’epoca era il futuro, l’anno 2021, il film si svolge a gennaio: vediamo varie date sugli schermi dei computer, tra cui quella del 15 gennaio, giorno in cui viene trafugata la cura per la NAS (una sindrome causata dalla sovraesposizione alle apparecchiature tecnologiche), che una multinazionale aveva preferito tenere nascosta, perché i trattamenti palliativi che commerciava erano più redditizi.

G E N N A I O

15 G E N N A I O

GENNAIO

Argo

storico/drammatico, USA (2012) di Ben Affleck con Ben Affleck, John Goodman, Alan Arkin

Nel

1979, in seguito alla rivoluzione iraniana, un gruppo di sei funzionari diplomatici sfuggì al sequestro da parte di alcuni militanti durante un assalto all’ambasciata americana a Teheran. Per salvare i diplomatici, rifugiati nell’ambasciata canadese, Stati Uniti e Canada elaborarono un’operazione segreta chiamata “Canadian Caper”, coordinata dall’agente della CIA Tony Mendez, il quale avrebbe dovuto spacciare i diplomatici in fuga per membri di una troupe cinematografica, atterrata con lui nel paese mediorientale per effettuare dei rilievi preliminari alle riprese di un film di fantascienza. Per rendere il tutto più credibile, fu coinvolto un vero produttore cinematografico, a capo di un (falso) studio. Servivano anche dei materiali già pronti, e così furono riciclati la sceneggiatura e i disegni preparatori (realizzati da

The Terminal

Jack Kirby, il co-creatore degli Avengers) di un progetto mai decollato, Lord of Light, per l’occasione ribattezzato Argo. Questo bizzarro, ma vero, episodio storico è stato adattato in un thriller ben confezionato, vincitore di numerosi premi, tra cui l’Oscar al miglior film. Argo fu tuttavia criticato per aver distorto i fatti storici e aver minimizzato il ruolo del governo canadese nell’operazione.

Essendo basata su eventi reali, la storia è piena di date che la ancorano cronologicamente. Come vediamo nel film, il 16 gennaio 1980 fu il giorno in cui Mendez ebbe l’idea di fingere la produzione di un blockbuster fantascientifico, dopo aver visto alla televisione una scena di Anno 2670 – Ultimo atto, quinto capitolo della saga cinematografica de Il pianeta delle scimmie.

commedia, USA (2004) di Steven Spielberg con Tom Hanks, Catherine Zeta-Jones

Ispirato alla storia vera di Mehran Karimi Nasseri, un uomo che, vedendosi rifiutata la richiesta di asilo politico, visse quasi vent’anni dentro l’aeroporto di Parigi Charles de Gaulle, The Terminal racconta di Viktor Navorski, cittadino della nazione immaginaria della Krakozhia. Viktor è in viaggio per l’America ma, durante il volo, nel suo paese scoppia una guerra civile con conseguente colpo di Stato. Atterrato all’aeroporto JFK di New York, scopre che gli Stati Uniti non riconoscono più la Krakozhia come paese indipendente. Viktor è ora apolide, non è autorizzato a entrare nel paese né a tornare a casa. Decide così di stabilirsi al terminal, facendo amicizia con dipendenti e passeggeri, mentre il direttore doganale diventa sempre più ossessionato dall’idea di sbarazzarsi dell’uomo. In uno dei primi tentativi di Viktor per farsi

convalidare il passaporto, vediamo l’agente imprimere sul documento il timbro “denied” (“negato”) recante la data del 17 gennaio 2004.

Girare il film fu una sfida logistica: nessun aeroporto accettò di prestare i propri spazi, perché le riprese avrebbero causato intralci ai servizi. Così, i set vennero costruiti in un enorme hangar in California. Il lavoro degli scenografi permise a Spielberg di girovagare con la cinepresa, rendendo l’aeroporto un personaggio del film, e più impariamo la geografia del posto, più la fotografia si scalda, dando la sensazione di essere a casa. Spielberg prende l’aeroporto, un nonluogo che era diventato sinonimo di terrore e paura in seguito all’11 settembre 2001, e lo fa diventare un mondo allegro, un microcosmo fatto di solidarietà, amore e amicizia

GENNAIO

La fuga di Logan

fantascienza, USA (1976) di Michael Anderson con Michael York, Jenny Agutter

Nell’anno 2274, gli individui vengono clonati da un sistema computerizzato. Nessuno può vivere oltre i 30 anni di età. Per eseguire queste eutanasie senza suscitare clamori, viene organizzato periodicamente un Carousel, uno spettacolo collettivo, al termine del quale si fa credere che il soggetto si possa reincarnare in un nuovo nascituro, ma in realtà viene ucciso. Logan 5 ha il compito di sopprimere i disertori che vogliono sottrarsi al Carousel. Una serie

di dubbi inizia a far vacillare le sue convinzioni, portandolo a tentare la fuga da questa finta utopia. Quando Logan avverte la popolazione, viene diffusa la notizia che sta per iniziare un nuovo Carousel, nel «29esimo giorno del Capricorno», cioè il 18 gennaio.

Tratto dall’omonimo romanzo, è un film di fantascienza dall’estetica pulita e scintillante, un tipo di immaginario che verrà distrutto da lì a poco dall’aspetto consumato di Guerre stellari

Close Up

drammatico, IRAN (1990) di Abbas Kiarostami con Mohsen Makhmalbaf

Nell’autunno

del 1989, un uomo, Hossein Sabzian, fu arrestato per aver impersonato il celebre regista Mohsen Makhmalbaf, imbrogliando una famiglia borghese di Teheran. La motivazione principale dell’accusato non sembrava però avere altri fini se non quello di condividere con la famiglia l’amore per il cinema. Il processo si risolse con il perdono di Sabzian sia degli Ahankhah che dello stesso Makhmalbaf. Il regista Abbas Kiarostami venne a cono-

scenza dei fatti quando ancora il finale della vicenda non era stato scritto. Utilizzando le persone coinvolte nel ruolo di loro stesse, girò parte della storia, per poi riprendere il vero processo, il 19 gennaio 1990.

Eletto dalla rivista Sight and Sound come uno dei film più belli di sempre, Close Up non è né un documentario né un dramma, ma una fusione non convenzionale di due linguaggi, che riflette sulla forza del cinema e il suo impatto.

Il fuggitivo

azione/thriller, USA (1993) di Andrew Davis con Harrison Ford, Tommy Lee Jones

Alrientro a casa dopo un’operazione, il chirurgo Richard Kimble trova la moglie assassinata da un uomo con un braccio artificiale. Dichiarato colpevole, durante il trasporto al penitenziario Kimble riesce però a scappare.

L’agente Samuel Gerard assume la direzione delle indagini, e con la sua squadra dà il via alle operazioni di ricerca per trovare Kimble. Come viene rivelato durante il processo, l’omicidio è avvenuto nella notte del 20 gennaio

Il film, che vede confrontarsi due grandissimi Harrison Ford e Tommy Lee Jones nei ruoli di Kimble e Gerard (quest’ultimo premiato con l’Oscar), è basato sulla serie TV Il fuggiasco, a sua volta ispirata da un fatto di cronaca realmente accaduto: l’omicidio di Marilyn Sheppard, avvenuto nel 1954, di cui fu accusato il marito, il medico Sam Sheppard. Il fuggitivo è un thriller ben fatto che diventa un’allegoria su un uomo innocente in un mondo pronto a schiacciarlo.

20 G E N N A I O 18 G E N N A I O 19 G E N N A I O

GENNAIO

Spectre

azione/spionaggio, USA/UK (2015) di Sam Mendes con Daniel Craig, Christoph Waltz, Léa Seydoux

Unmessaggio criptico dal passato di Bond porta l’agente 007 a seguire una pista per smascherare una minacciosa organizzazione. Mentre M, il direttore del Secret Intelligence Service, lotta contro le forze politiche per tenere in vita i servizi segreti, Bond tenta di aggirare numerosi inganni e svelare la terribile verità che si cela dietro l’organizzazione criminale nota come SPECTRE, diretta da Ernst Stavro Blofeld.

Ventiquattresimo film della serie di James Bond e quarto con il volto di Daniel Craig, Spectre è un film che indaga il passato di 007 e per la prima volta nella storia della saga, lo mette in stretta correlazione con lo storico cattivo Blofeld, al secolo Franz Oberhauser. Il padre del cattivo, Hannes Oberhauser, fu infatti il tutore di Bond dopo che questi rimase orfano a 11 anni. Nel corso del film, Bond trova i documenti che

Inside Out

attestano il ruolo di tutore di Oberhauser, iniziato ufficialmente il 21 gennaio 1983.

Franz, invidioso delle attenzioni del padre verso il giovane James, uccise il genitore e si finse morto entrando nel mondo del crimine con il nome di Ernst Stavro Blofeld, il cui obiettivo era quello di fare soffrire il fratello adottivo. La SPECTRE è dunque l’eminenza grigia che lega insieme tutti i precedenti film del Bond interpretato da Daniel Craig (Casino Royale, Quantum of Solace e Skyfall) in quanto gli antagonisti di quelle pellicole erano agenti di Blofeld.

Considerata una pellicola più debole rispetto al precedente Skyfall, Spectre si fa comunque notare per le incredibili sequenze d’azione, come quella che apre il film, ambientata durante il Giorno dei morti a Città del Messico.

animazione/commedia, USA (2015) di Pete Docter, Ronnie del Carmen con le voci di Amy Poehler, Bill Hader

Nella

mente dell’undicenne Riley agiscono cinque emozioni senzienti (Gioia, Tristezza, Paura, Rabbia e Disgusto), che l’aiutano ad affrontare la vita di tutti i giorni e a formare la sua personalità, composta da valori fondanti – dette “isole della personalità” – come la famiglia, l’onestà e... l’hockey, sport di cui Riley è grande appassionata. Un giorno Riley si trasferisce con i genitori dal Minnesota a San Francisco, al seguito del padre che ha cambiato lavoro. L’equilibrio emotivo di Riley viene così sconvolto e Tristezza inizia a prendere il sopravvento su ogni comportamento. La casa nuova non è granché, l’inserimento a scuola è difficile e la mancanza degli amici si fa sentire. Gioia dovrà quindi darsi da fare per salvare lo spirito gioviale di Riley. Dopo Monsters & Co. e Up, Pete Docter realizza un altro capolavoro dello studio d’animazione

Pixar (e dell’animazione statunitense in generale), questa volta dedicato alle emozioni che governano tutti noi – e facendo diventare quasi una barzelletta la “formula Pixar”, i cui film sono incentrati su oggetti che provano emozioni: i giocattoli di Toy Story, le auto di Cars, e questa volta... le emozioni stesse!

Ispirazione per il regista fu la figlia Elie, che da bambina espansiva si era trasformata in una preadolescente introversa. Questo collegamento fornisce una data particolare: quando Riley parla in video-chat con l’amica Meg si vede il suo nickname, “Riley0122”, ossia, nell’usanza statunitense (dove si indica prima il mese e poi il giorno), il 22 gennaio, la data di nascita della protagonista, che condivide il compleanno con la figlia di Docter., nata lo stesso giorno.

Èprobabile

Kramer contro Kramer

drammatico, USA (1979) di Robert Benton con Dustin Hoffman, Meryl Streep, Justin Henry

che Kramer contro Kramer sia il racconto di un divorzio meglio riuscito della Storia del cinema. Intenso dramma con Dustin Hoffman e Meryl Streep, racconta di Ted Kramer, un ambizioso dirigente pubblicitario newyorkese che, tornando a casa una sera, trova la moglie Joanna in procinto di lasciarlo. La donna afferma di avere bisogno di tempo per riflettere sulla sua vita e abbandona Ted, lasciando con lui il figlio Billy di sette anni. A causa del suo lavoro e dell’inesperienza, Ted fatica molto a dedicarsi al figlio, che sente la mancanza della madre, ma col passare del tempo nasce tra loro una forte intesa. Quindici mesi dopo Joanna torna a New York e comunica a Ted l’intenzione di riavere il figlio. Inizia così una battaglia legale che rischia di mandare in frantumi la famiglia e, soprattutto, la serenità di Billy.

Il travagliato canovaccio emotivo dei personaggi si rifletté in quello degli autori. Secondo quanto riferito da Meryl Streep, Dustin Hoffman si comportò in modo prevaricatore, al fine di suscitare emozioni forti e reali nell’attrice: le lanciò addosso un bicchiere e la schiaffeggiò senza avvertirla, e la provocò citando l’attore John Cazale, fidanzato della Streep che era scomparso da appena un mese. Kramer contro Kramer è il riflesso di un cambiamento culturale che stava avvenendo negli anni Settanta, quando le idee sulla maternità e la paternità stavano mutando. Il film fu acclamato per il modo in cui dava uguale peso e importanza ai punti di vista tanto della madre quanto del padre. Come gli comunica il suo avvocato, lunedì 23 gennaio 1978 è il giorno a partire dal quale Ted Kramer deve cedere la custodia del figlio a Joanna.

Steve Jobs

G E N N A I O

biografico/drammatico, UK/USA (2015)

AaronSorkin, uno tra i migliori sceneggiatori in attività, quando si vide proposto l’adattamento cinematografico della biografia di Steve Jobs scritta da Walter Isaacson, rifletté sul da farsi: come raccontare la vita, epica e tortuosa, di uno degli uomini più carismatici della storia moderna? Sorkin non voleva firmare il solito biopic che riassume la vita di una persona, «partendo dalla culla e arrivando alla tomba», come disse in un’intervista. Immaginò allora tre lunghe scene in cui le persone più importanti della vita di Jobs (famigliari, amici e colleghi) venivano a parlare, dialogare, molto spesso discutere con lui poco prima delle presentazioni pubbliche di uno dei suoi prodotti: il Macintosh 128K, il 24 gennaio 1984, il NeXT Computer, il 12 ottobre 1988, e l’iMac G3, il 6 maggio 1998.

Utilizzando la realtà come scheletro, Sorkin si prese delle licenze poetiche per restituire non solo il ritratto di un uomo geniale ma anche l’evoluzione umana e professionale, sua, delle persone attorno a lui e della Apple. Di contro, però, il regista Danny Boyle, famoso per lo stile frenetico, si trovava con la sfida di rendere avvincenti tre conversazioni in spazi chiusi. Per far risaltare la differenza dei momenti, Boyle girò con la pellicola in 16MM (con una resa granulosa) per il 1984, in 35MM (il formato classico dei film) per il 1988, e la macchina da presa digitale (nitida, quasi asettica) per il 1998. Interpretazioni, scrittura, regia e montaggio lavorano in sincrono per confezionare un film che riesce a risultare mozzafiato mostrando soltanto persone che parlano.

G E N N A I O

di Danny Boyle con Michael Fassbender, Kate Winslet, Seth Rogen

GENNAIO

«Onore a chi è un po’ folle, a chi ama osare, a chi ama sognare.»

La La Land

musicale/sentimentale, USA (2016) di Damien Chazelle con Ryan Gosling, Emma Stone, John Legend

L’aspirante

attrice Mia Dolan incontra Sebastian “Seb” Wilder a una festa dove Sebastian suona in una cover band degli anni Ottanta. Inizia così una relazione che porterà i due a visitare i luoghi più romantici di Los Angeles, ma quando le rispettive carriere sembrano prendere il volo (Sebastian come membro della band dell’amico Keith e Mia come attrice), dovranno decidere cosa fare del loro amore. Il musical inizia il 25 gennaio: vediamo la data sullo schermo del telefono di Mia, che l’avverte con una notifica dell’imminente provino fissato per quel giorno.

Ispirato dai musical dell’era d’oro di Hollywood come Un americano a Parigi, Cantando sotto la pioggia e Cappello a cilindro, il regista Damien Chazelle scrisse la sceneggiatura di La La Land con l’idea di unire le sue passioni in una storia che «prendesse i vecchi musical ma li calasse nella vita vera, dove non sempre le cose vanno come speri». Aveva già sviluppato lo spunto nel suo primo lungometraggio Guy and Madeline on a Park Bench, le cui musiche erano state composte da Justin Hurwitz. Inizialmente, Chazelle era riuscito a farsi finanziare il film a patto di apportare alcune modifiche:

Sebastian sarebbe stato un musicista rock e la storia avrebbe avuto un finale diverso. Tuttavia il regista rifiutò di compromettersi e si mise a lavorare su Whiplash. Quando quest’ultimo film si rivelò un successo su tutti i fronti, Chazelle fu in grado di trovare uno studio che producesse la sceneggiatura di La La Land senza chiedere modifiche.

La La Land non è il tipo di musical con cui tutti hanno familiarità. Pur omaggiando i classici del genere, il regista Damien Chazelle impostò le sequenze ballate e cantate con uno stile di recitazione ed esibizione volutamente imperfetto e pieno di sbavature, contrastando l’irreale opulenza visiva con la concretezza dei personaggi.

Apprezzato dalla stampa, La La Land venne però anche criticato da diversi commentatori perché trasformava il jazz, un’arte legata alla cultura afroamericana, in una forma espressiva «da bianchi», conservatrice e ideologicamente snob (Sebastian ripudia ogni genere musicale moderno predicando la bellezza della tradizione jazz).

GENNAIO

Tick, Tick... Boom!

biografico/musicale, USA (2021) di Lin-Manuel Miranda con Andrew Garfield, Vanessa Hudgens

Lin-Manuel

Miranda è un celebratissimo attore, compositore e cantautore che ha lasciato il segno nel campo dei musical, sia al teatro che al cinema (suo è Hamilton, musical teatrale dal successo stratosferico, ma ha curato anche le canzoni di film Disney come Oceania, Encanto e il live-action de La sirenetta). Nel 2021 debuttò come regista con Tick, Tick... Boom!, adattamento cinematografico dell’omonimo musical di Jonathan Larson (autore anche del fortunato Rent), una storia semi-autobiografica riguardante Larson stesso che cerca di sfondare nell’industria teatrale. Il testo è caro a Miranda: quando vide il musical per la prima volta, rimase colpito dai temi del processo creativo e degli ostacoli che la vita mette di fronte all’arte e fu ispirato nel proprio lavoro.

Nel film, ambientato nel 1990, Jonathan sta per compiere trent’anni e tenta di trovare un produttore per il suo musical. Da sempre ha l’impressione di sentire un incessante ticchettio nella testa che gli fa pensare al tempo che passa. Rendendosi conto di non essere più giovanissimo, Jon fatica a tollerare gli anni di ripetuti insuccessi professionali e pensa che il suo trentesimo compleanno sia il termine ultimo per svoltare, grazie al musical fantascientifico Superbia, su cui sta lavorando da tempo. Storia amara ma speranzosa, Tick, Tick... Boom! mise in luce il talento musicale di Andrew Garfield, la cui interpretazione impressionò i critici.

Jon si è segnato sul calendario, alla data del 26 gennaio 1990, lo spettacolo della sua ragazza Susan, che fa la ballerina.

L’uomo invisibile

fantascienza/thriller, USA/AUSTRALIA (2020) di Leigh Whannell con Elisabeth Moss, Oliver Jackson-Cohen

Cecilia

Kass è intrappolata in una relazione violenta con il ricco ingegnere ottico

Adrian Griffin. Una notte, Cecilia fugge e si nasconde a casa di un amico, il detective James Lanier. Due settimane dopo, Adrian si suicida e lascia a Cecilia 5 milioni di dollari. A casa di James, strani eventi (fornelli che si accendono da soli, oggetti che spariscono) fanno sospettare alla donna che Adrian sia vivo e abbia trovato un modo per diventare invisibile. James le assicura che è solo traumatizzata, ma Cecilia è determinata a scoprire la verità. Il film è ambientato nel gennaio 2020: Cecilia apre un conto a favore della figlia di James e nell’estratto conto si legge la data del 27 gennaio 2020.

Creato dallo scrittore H.G. Wells alla fine dell’Ottocento e trasposto al cinema per la pri-

ma volta nel 1933, il personaggio dell’Uomo invisibile è parte del gruppo dei mostri che rese celebre la Universal Pictures per le sue saghe horror. I primi lavori per una nuova versione del personaggio risalgono al 2006, quando David S. Goyer venne ingaggiato per scrivere un copione che aggiornasse il mito, ma il progetto non andò in porto. La Universal decise così di creare un universo condiviso, il Dark Universe, con i suoi mostri più famosi. L’insuccesso de La mummia mandò a monte l’idea e così L’uomo invisibile venne ripensato in collaborazione con la casa di produzione Blumhouse. Il regista e sceneggiatore Leigh Whannell si fece ispirare dai thriller hitchcockiani e scelse un taglio contemporaneo per la vicenda, affrontando questioni come la condizione femminile, le relazioni tossiche e l’analfabetismo emotivo

G E N N A I O

G E N N A I O

GENNAIO

«L’Unicorno è fatto della

stessa sostanza dei sogni... i sogni dei bambini!»

Le avventure di Tintin

Il segreto dell’Unicorno

Nella

USA

Bruxelles degli anni Trenta, Tintin è un giovane reporter che entra in possesso del modellino di un vascello, l’Unicorno, capitanato in passato da Sir Francis Haddock. Del modellino esistono tre copie e in ognuna è contenuto il frammento di una pergamena che, unito agli altri, fornisce l’ubicazione di un tesoro inestimabile. Tintin, insieme al discendente di Haddock, il capitano Archibald Haddock, parte alla ricerca delle pergamene. A dargli filo da torcere ci sarà Ivan Ivanovitch Sakharine, erede di Rackham il Rosso, storica nemesi di Sir Francis. Il film, un prodotto colorato e divertente diretto da Steven Spielberg, che qui esordisce come regista d’animazione, è basato su tre albi della serie a fumetti Le avventure di Tintin, storica e incensata opera di Hergé, Il granchio d’oro, Il segreto del Liocorno e Il tesoro di Rackham il Rosso.

I fumetti di Hergé sono uno degli esempi più nitidi della cosiddetta ligne claire, (“linea chiara” in francese), quello stile di disegno proveniente dal fumetto franco-belga in cui il tratto dell’autore era composto da linee ben definite, prive di tratteggi o chiaroscuri. Ma in Tintin la natura cristallina e semplice della “linea chiara”

si applica a tutto il resto del fumetto, perché chiarissima è la composizione delle tavole, con il loro incedere e il loro ritmo, cadenzato ma sempre composto.

Libero dalle regole fisiche del cinema dal vivo, Spielberg movimenta quella “linea chiara” e vola con la cinepresa nello spazio digitale, trovando sempre nuove composizioni e astute messe in scena e realizzando una pellicola che non sfigura accanto alla saga di Indiana Jones, che con Tintin condivide molti aspetti. Resta impresso nella memoria l’incredibile piano sequenza – ovvero una scena in cui non vi sono mai stacchi di montaggio e si ha la sensazione di vivere un’esperienza a perdifiato – in cui i personaggi si contendono i pezzi della pergamena tra le strade di Bagghar, città fittizia del Marocco.

Nello studio di Tintin è appesa la prima pagina di un quotidiano in cui si riporta la notizia di una tribù di gangster sgominata da lui. Il fatto, risalente al 28 gennaio 1931, come si nota dalla data stampata sul giornale, è una citazione dell’avventura Tintin in Congo, pubblicata a puntate, tra il 1930 e il 1931, sulle pagine del Petit Vingtième

animazione/avventura,
(2011) di Steven Spielberg con Jamie Bell, Andy Serkis, Daniel Craig

The Truman Show

commedia/drammatico, USA (1998) di Peter Weir con Jim Carrey, Ed Harris, Laura Linney

Truman Burbank è il trentenne protagonista inconsapevole di un programma televisivo, il Truman Show, un racconto sulla sua stessa vita, ripresa in diretta sin dalla nascita ma guidata e decisa dagli autori del programma. Quando Truman inizia a dubitare della realtà in cui vive, scatena una sequenza di eventi che lo porterà a rivoluzionare la sua vita. Film profetico che anticipò l’arrivo dei reality e il rapporto sempre più morboso che gli spettatori avreb-

bero avuto con i programmi televisivi, Il film è un gioiello animato da un Jim Carrey in uno dei suoi primi ruoli drammatici.

In una scena vediamo un quotidiano con la data venerdì 13 dicembre e il copyright dell’anno, 1996. Nella scena precedente, ambientata il giorno prima, appare un cartello che segna da quanti giorni va in onda il programma: 10910 giorni, che sottratti alla data dà come risultato il 29 gennaio 1967 (una domenica).

Labiografico/drammatico, USA (1982) di Richard Attenborough con Ben Kingsley, Roshan Seth

vita di Mahatma Gandhi, leader della lotta nonviolenta che condusse all’indipendenza dell’India dall’Impero britannico nel 1947, sembrerebbe il soggetto ideale per un film, ma il suo regista, Richard Attenborough, impiegò diciotto anni per vedere realizzato il suo sogno di dirigere la pellicola, nato dopo aver letto la biografia di Gandhi scritta da Louis Fischer.

Il film inizia proprio dal giorno della sua morte, il 30 gennaio 1942, per poi ripercorrere la

vita di uno degli uomini che hanno cambiato il Novecento. Per la sequenza dei funerali furono dirette più di 300.000 comparse, facendola diventare la scena con il maggior numero di persone mai girata nella Storia del cinema.

A interpretare Gandhi c’è Ben Kingsley, attore che all’epoca lavorava nel teatro ma che era alla sua prima esperienza cinematografica da protagonista – che gli valse l’Oscar come miglior attore: bel modo di avviare una carriera!

La fabbrica di cioccolato

commedia/fantastico, UK/USA (2005) di Tim Burton con Johnny Depp, Freddie Highmore

Willy Wonka, eccentrico proprietario della più nota marca di cioccolato del mondo, ha deciso di aprire i cancelli della sua fabbrica a cinque fortunati che troveranno uno dei biglietti d’oro nascosti nelle sue tavolette di cioccolato. Charlie Bucket, un bambino proveniente da una famiglia molto povera, riesce ad aggiudicarsi un posto il 31 gennaio, il giorno prima della data fissata per la visita. Sarà l’inizio di un’avventura fantasmagorica.

Adattamento del libro per ragazzi di Roald Dahl, La fabbrica di cioccolato è il connubio tra gli stili di Dahl e del regista Tim Burton. Grande successo degli anni Duemila, con il passare del tempo pubblico e critica hanno rivalutato il film al ribasso. Nel 1971 era già uscita un’altra pellicola tratta dal libro, a suo modo cult, con Gene Wilder. Curiosamente, anche in quel film la visita alla fabbrica avveniva il primo giorno del mese, ma di ottobre.

G E N N A I O

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GENNAIO

1962: in Agente 007 –Licenza di uccidere, è il giorno in cui James Bond atterra in Jamaica per investigare sulla scomparsa dell’agente dell’MI6 John Strangways.

Tre film ambientati il primo giorno dell'anno: Platoon, nel 1968, Il diario di Bridget Jones, nel 1995, e Prometheus, nel 2094.

1947: a Los Angeles viene ritrovato il cadavere tagliato a metà di Elizabeth Short. Il famoso caso di cronaca viene raccontato (e romanzato) in Black Dahlia di Brian De Palma.

Tre film italiani con protagonista la Befana: La Befana vien di notte (e il suo seguito La Befana vien di notte 2) e Chi ha incastrato Babbo Natale?

Il gobbo di Notre Dame, tratto dal romanzo di Victor Hugo, inizia con la celebrazione della festa dei folli. Nel libro la festa si svolge il 6 gennaio 1482, data che è mantenuta anche nel cartone Disney. Nella canzone Topsy Turvy (tradotta in italiano come Sottosopra) il giullare Clopin canta infatti «scurvy knaves are extra scurvy on the sixth of "Januervy"», ossia «i furfanti abietti sono ancora più abietti il 6 di gennaio» (per motivi di rima, la versione italiana non cita la data e recita soltanto «per un giorno solo all’anno l’obiettivo è far del danno»).

2016: nasce il replicante Roy Batty, antagonista di Blade Runner.

Prima dell’avvento dello streaming, negli Stati Uniti d’America il mese di GENNAIO era considerato uno dei più deboli in cui far uscire nei cinema un nuovo film, specie le pellicole potenzialmente più popolari e costose. Per svariate ragioni, tra cui il maltempo che affligge il paese in quel periodo e la ritrosia degli spettatori a spendere dopo le feste natalizie, era considerato un “mese discarica” dove i film «vanno a morire». Se un film usciva nelle sale a gennaio, significava che i produttori non avevano grande fiducia in esso (o lo consideravano talmente mal riuscito che speravano nessuno lo vedesse).

20

2014: nel thriller Non-Stop Bill Marks riceve un messaggio in cui un criminale anonimo chiede 50 milioni di dollari o i passeggeri del volo su cui sta viaggiando moriranno.

Buona parte di X-Men –Giorni di un futuro passato si svolge nel mese di gennaio del 1973. Per esempio, il 29 gennaio è il giorno in cui Magneto cerca di uccidere il presidente Richard Nixon ma viene fermato da Mystica (si vede la data in un primo piano del quotidiano fittizio The Washington Senator).

1996: in Foxcatcher – Una storia americana il miliardario John Eleuthère du Pont uccide il campione olimpico di lotta libera Mark Schultz.

20 G E N N A I O 1968: mentre è in Vietnam, il sergente Ron Kovic, protagonista di Nato il quattro luglio, viene ferito e rimane paralizzato dalla vita in giù.

1960: nasce Lily, la mamma di Harry Potter. La data si vede sulla lapide in Harry Potter e i Doni della Morte – Parte 1.

Questa data compare, non per coincidenza, sia in Ralph spacca Internet che in Monsters University. Come mai? Il 25 gennaio 2006 è stato il giorno in cui la Disney annunciò di aver acquistato con un’operazione da 7,4 miliardi di dollari la Pixar, diventando così il più grande studio d’animazione del mondo.

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