Cinema Gol!

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Cinema Gol! di Giulio Valli

© 2024 Burno per questa edizione Tutti i diritti riservati. Collana Saggistica, 8 Ideazione, progetto grafco, impaginazione e cover design: Sebastiano Barcaroli Illustrazione di copertina: Riccardo Rosanna Correzione bozze: a cura della redazione Ordini o informazioni: info@burno.it Informazioni sulla distribuzione: promozione@burno.it Stampato in Cina – gennaio 2025 Burno

è un marchio in esclusiva di Solone srl Via Aversana, 8 – 84025 Eboli (SA) burno.it instagram.com/BurnoEditore facebook.com/BurnoEditore #burno

La casa editrice e gli autori con questa opera intendono assolvere a una funzione di informazione. A tal riguardo ogni illustrazione originale assolve al compito di omaggio all’importanza del flm, dell’attore, del personaggio o dell’oggetto ritratti.

GIULIO VALLI

«Chi sa solo di calcio, non sa niente di calcio.»

(Josè Mourinho – citando un suo professore di filosofia)

Dedico questo libro a mio papà, che mi ha trasmesso l'amore per il calcio e per la Roma.

E a Federica, che mi ama nonostante il mio amore per il calcio e per la Roma.

G.

INTRODUZIONE

QUINDICI ANNI FA MI

AL DAMS IN REGIA CINEMATOGRAFICA

E TRA I RINGRAZIAMENTI NELLA TESI NE COMPARIVA UNO GOLIARDICO

CHE, MIO MALGRADO, UN PROFESSORE DELLA COMMISSIONE DECISE DI LEGGERE A VOCE ALTA DURANTE LA DISCUSSIONE, CON NON POCA PERPLESSITÀ: “GRAZIE ALLA ROMA DI CLAUDIO RANIERI E FRANCESCO TOTTI”.

Era il Maggio del 2010 e quella Roma aveva compiuto una grandissima rimonta ai danni dell’Inter di Mourinho – che di lì a poco avrebbe vinto lo storico triplete – recuperando ai nerazzurri 11 punti e scavalcandoli a poche giornate dalla fine del campionato. La sconfitta con la Sampdoria costò ai giallorossi il controsorpasso ma, nonostante rimanga la mia delusione sportiva più grande, quella stagione calcistica è stata una delle più emozionanti che abbia vissuto. Gli ultimi mesi coincisero con la stesura della tesi, motivo per cui decisi di inserire quel ringraziamento che, forse, mi costò la lode. Ma cinema e calcio continuano a essere le grandi passioni che scandiscono le mie giornate: se il primo è diventato un lavoro, il secondo mi inchioda al divano ogni volta che scende in campo la Roma.

Questa guida illustrata al calcio sul grande (e piccolo) schermo è stata l’occasione per riscoprire una vastissima filmografia. Sarebbe azzardato dire che il libro contiene tutti i film, le serie e i documentari sul calcio mai prodotti, anche se forse ci siamo andati vicini. Maggiore risalto è dato a quelle pellicole che hanno dimostrato quanto lo sport più seguito al mondo abbia influenzato la società e come il suo approdo al cinema abbia contribuito a raccontarla. Adattandosi al linguaggio cinematografico, il calcio non solo ha mostrato usi, costumi e vizi di ogni epoca ma, allo stesso tempo, ha anche raccontato la propria evoluzione.

Da quando Sebastiano Barcaroli mi ha proposto l’idea e per tutta la stagione che ci ha visti impegnati dietro le quinte di Cinema Gol!, ho sempre avuto la certezza che valesse la pena scendere in campo con questa casacca. Come ogni squadra vincente, ciascuno ha messo a disposizione del progetto il proprio talento: Riccardo Rosanna come falso nueve che in fase di rifinitura ha saputo cogliere le sfumature più intime delle pellicole che ha illustrato, interpretandole con il suo stile senza tradire il loro; Sebastiano Barcaroli, allenatore a digiuno di calcio come Ted Lasso, nei panni del mister che ci ha guidati con fiducia al risultato finale. Io ho giocato sulla linea di passaggio tra il cuore del tifoso e lo sguardo dell’addetto ai lavori: spero che il risultato soddisfi tanto i tifosi più appassionati quanto i cinefili più accaniti.

Buona lettura e buona visione!

I FILM

USA, 1981 DI

FUGA PER LA VITTORIA

1942. Un ufciale tedesco in visita in un campo di concentramento riconosce tra i prigionieri un ex calciatore inglese e decide di organizzare una partita Alleati contro Tedeschi. Il prigioniero Hatch insiste per far parte della squadra. Ma nemmeno i compagni sono a conoscenza del suo vero scopo: mentre infatti la Germania sfrutta la partita per fare propaganda nella Francia occupata, gli Alleati vogliono approfittare dell’intervallo per far fuggire i prigionieri.

SE LE NAZIONI POTESSERO AFFRONTARSI SU UN CAMPO DI CALCIO, NON SAREBBE UNA SOLUZIONE?». Con questa provocazione il Maggiore Von Steiner invita il Capitano Colby a formare la squadra di prigionieri che sfiderà gli ufficiali tedeschi. Ispirata ad un fatto storico – un incontro realmente giocato tra la squadra di un panificio di Kiev contro calciatori dell’esercito tedesco sul fronte ucraino – la partita assume presto un significato ben al di là di quello sportivo. La tensione culmina in un match avvincente, girato con grande cura.

Le riprese dal campo sono dinamiche e coinvolgenti e l’uso del ralenti enfatizza le azioni decisive. Huston – come Colby – ha una squadra di fuoriclasse: uno Stallone in stato di grazia tra i pali e dei veri calciatori in campo (Pelè, Bobby Moore, Osvaldo Ardiles, Kazimierz Deyna, Paul Van Himst) che rendono credibili le scene di gioco. La Germania gioca un calcio duro e scorretto e il primo tempo si chiude con i tedeschi in vantaggio. Nell’intervallo tutto è pronto per la fuga programmata dagli Alleati. Ma la prospettiva della libertà sarà più forte della voglia di rivalsa sul campo? Il finale rivela che i grandi cambiamenti dipendono tanto dalle azioni dei singoli quanto dal sentimento comune, nel calcio come nella Storia.

«È tutta una follia», commenta Von Steiner sugli spalti: la partita o la guerra? John Huston fonde con maestria sport e cinema americano, spettacolo e narrazione, in una pellicola di grande epicità dove il calcio diventa metafora della vita in cui giustizia, morale e riscatto trovano il loro compimento.

G IOC AT TOR I

DAL CAMPO AL GRANDE SCHERMO

PELE EDSON ARANTES DO NASCIMENTO

23 Ottobre 1940

Três Corações (Brasile)

Attaccante

SANTOS,

NEW YORK COSMOS, BRASILE

O rei: il re. Considerato da molti il giocatore più forte del mondo, Pelè è la sintesi dell’attaccante: tecnica, velocità, eleganza, senso del gol. Con la Seleção - la nazionale brasiliana - ha vinto tre Mondiali (Svezia ’58, Cile ’62, Messico ’70), diventando il primo giocatore a segnare in tre diverse edizioni. Dopo la vittoria contro l’Italia in fnale nel 1970 il Sunday Times titolò: «Come si scrive Pelé? D-I-O». Vera icona del calcio, simbolo di correttezza dentro e fuori dal campo, fu ricevuto da capi di Stato e Papi. Al suo ritiro l’ambasciatore brasiliano presso l’Onu disse che nella sua carriera promosse amicizia e fraternità più di qualunque ambasciatore.

H FILMOGRAFIA H

FUGA PER LA VITTORIA di John Huston (1981)

GIOVANI GIGANTI di Terrell Tannen (1983)

HOTSHOT di Rick King (1986)

PELÉ di Jef e Micheal Zimbalist (2016)

PELÉ: IL RE DEL CALCIO di David Tryhorn e Ben Nicholas (2021)

PELE

Nel 1950 il Brasile perde la coppa del mondo e Dico, bambino cresciuto nelle favelas con il pallone tra i piedi, promette al padre che vincerà lui un Mondiale. Dopo aver dato spettacolo in un torneo giovanile giocando scalzo, Dico ottiene un provino al Santos e inizia la carriera da professionista. Otto anni dopo è il giocatore più giovane ad esordire in nazionale: è l’occasione per mantenere la sua promessa. Il film racconta la leggenda di Pelè in una dichiarazione d’amore per il calcio.

LA NAZIONALE VERDEORO. Prende nome dal passo base della capoeira, arte marziale brasiliana bandita dopo la rivolta degli schiavi africani contro i portoghesi. L’unico modo per praticarla senza essere arrestati rimase il calcio. La ginga divenne l’anima del Paese, il ritmo congenito dei brasiliani e si tramandò fino al terribile “Maracanazo”, la sconfitta contro ogni pronostico del Brasile con l’Uruguay nella finale mondiale del 1950. Fu una disfatta tale che il Paese proclamò tre giorni di lutto e i giornalisti la descrissero come la peggior tragedia della loro storia. La causa della sconfitta venne ritenuta proprio la ginga, da quel giorno rinnegata insieme alle altre tradizioni di origine africana.

Questo rifiuto è il tema del film, che promuove l’accettazione di sé stessi e della propria natura come formula vincente. Senza la ginga non arrivano risultati: il piccolo Dico, abituato a giocare scalzo, segna dopo essersi levato gli scarpini; al Santos viene allenato al calcio europeo, ma gioca bene solo se gli permettono di esprimere il suo talento. Nella finale del mondiale di Svezia ’58, l’allenatore sprona la squadra: «Non so se vinceremo ma so che mostreremo un bel calcio». Il Brasile vince e conquista il primo Mondiale. Dico accetta finalmente di essere chiamato Pelé, nomignolo nato per deriderlo e che oggi è sinonimo del calcio. «Fu la nostra differenza a renderci belli», ricorda il campione del mondo più giovane della storia. La ginga diventa “il bel gioco” e il Brasile vince altri due mondiali. Subirà un’altra grande sconfitta da favorito nel 1982 contro una squadra tacciata di essere l’anti-calcio: l’Italia di Enzo Bearzot.

USA, 2016 DI

JEFF ZIMBALIST, MICHAEL ZIMBALIST

CON KEVIN DE PAULA, LEONARDO LIMA CARVALHO, SEU JORGE, VINCENT D'ONOFRIO

L , ARBITRO

ITALIA/ ARGENTINA, 2013 DI PAOLO ZUCCA CON STEFANO ACCORSI, GEPPI CUCCIARI, JACOPO CULLIN, FRANCESCO PANNOFINO

L’arbitro Cruciani ha fatto della propria moralità il suo tratto distintivo, ma l’ambizione di poter raggiungere i massimi livelli internazionali lo porta a metterla in discussione. Nella terza categoria sarda i proletari dell’Atletico Pabarile ambiscono a battere il Montecrastu, la squadra del proprietario terriero che li vessa. Il ritorno del giovane fuoriclasse Matzutzi potrebbe cambiare le sorti della sfida.

Due storie parallele che sembrano non intrecciarsi, fino al colpo di scena finale.

NON DISPERARE: UNO DEI DUE LADRONI FU SALVATO. NON TI IL-

LUDERE: UNO DEI DUE LADRONI FU DANNATO». Questa frase di Sant’Agostino ispira Paolo Zucca per una storia su due moderni ladroni ambientata durante una partita di calcio. Premiato con il David di Donatello, quel corto è poi diventato un film, di fatto un prequel che svela come i personaggi giungono alla partita.

Il calcio in Italia è una religione e così è mostrato: gli arbitri pregano il rosario, si scambiano baci come Gesù e i discepoli e hanno il Cristo sul fischietto. Nel film convivono sacro e profano, farsa e tragedia, come in ogni commedia all’italiana che si rispetti. Il bianco e nero crea un clima da favola e insieme all’ironia aiuta a prendere distanza dal reale.

Zucca gioca con i generi: dal musical degli allenamenti arbitrali in stile Ventennio, scanditi da Vivere di Cesare Andrea Bixio, alle atmosfere western dei campi di calcio nei canyon tra tempi dilatati e primissimi piani, mentre la punizione con il pallone invisibile strizza l’occhio alla partita di tennis senza pallina di Blow Up. Zucca attinge anche alla letteratura e il calcio argentino di Osvaldo Soriano rivive nella Sardegna rurale, evocato dal bomber Matzutzi e da arbitri corrotti. Indimenticabili Pannofino nei panni dell’arbitro Mureno, rimando immediato a quel Moreno che sfavorì gli azzurri nel Mondiale del 2002, e Accorsi nelle pose plastiche del “principe” Cruciani che finisce per diventare insieme giudice e capro espiatorio. Combinando in maniera originale il tono leggero con l’estetica d’autore, Zucca firma una stravagante riflessione sulla moralità e una potente dichiarazione d’amore per il calcio e per il cinema.

LA PARTITA

In un campo di periferia si sta disputando la finale di un torneo giovanile. Da questa piccola partita di categoria dipendono i destini di tante persone: di Antonio, che sogna di diventare calciatore e di suo padre, disoccupato, che ha scommesso sulla sua sconfitta; dell’allenatore che cerca il primo trofeo in carriera e del proprietario del terreno, che ha bisogno di soldi per un contratto firmato a sua insaputa dal figlio per trasformare il campo di terra in uno di erba sintetica.

PER IL SUO ESORDIO ALLA REGIA CARNESECCHI AMPLIA UN PRECEDENTE CORTOMETRAGGIO DANDOGLI IL RESPIRO E LA PROFONDITÀ NECESSARIE PER RENDERLO UN DRAMMA CORALE DA METTERE IN SCENA NEL DEGRADO DELLA PERIFERIA ROMANA, DOVE ANCHE IL CALCIO DI BORGATA SEMBRA FIGLIO DI ROMANZO CRIMINALE. Un cast di caratteristi decisamente indovinato arricchisce un film non perfetto ma ricco di personalità.

La pellicola dura novanta minuti proprio come una partita di calcio e la storia si sviluppa attorno al rettangolo di gioco di terra, tra sassi, sudore e sangue. Il terreno incarna il conflitto tra la generazione dei padri e quella dei figli: la terra è il calcio di una volta, quello autentico dei ragazzi che sognano il futuro tra un rimbalzo sbagliato e un ginocchio sbucciato, mentre il sintetico è il calcio snaturato del presente, ridotto a mero business. «Se non stiamo al passo coi tempi ci seppelliscono sotto a ‘sta terra».

L’unica alternativa possibile al campo sporco e polveroso sembra essere il sintetico, ma il soffice manto erboso è un miraggio solamente evocato dalla radio che trasmette, in contemporanea alla partita, l’ultima giornata di Serie A. Il calcio è svuotato dei suoi valori positivi e ridotto a denominatore comune dei personaggi che si ritrovano attorno alla rete metallica che circonda il campo. Sporchi come il terreno su cui agiscono, sono privi di evoluzione e senza possibilità di cambiamento né pentimento. Solo Antonio ha di fronte un bivio ed è chiamato a una scelta: dai suoi piedi dipendono il suo futuro e quello del campo. La partita è un film sulle scelte che cambiano la vita. Il calcio rende adulti, ma è difficile decidere che tipo di persona si vuole essere in soli novanta minuti.

ITALIA, 2018 DI FRANCESCO CARNESECCHI CON GABRIELE FIORE, FRANCESCO PANNOFINO, ALBERTO DI STASIO, GIORGIO COLANGELI

E STATA LA MANO DI DIO

Il film racconta la vita del giovane Fabietto Schisa, adolescente pieno di speranze e fragilità, e della sua stravagante famiglia nella cornice della Napoli degli anni Ottanta. Due avvenimenti scuotono la vita del ragazzo: l’arrivo insperato di Maradona al Napoli (che porterà al primo, storico, scudetto) e una disgrazia familiare. Fabietto dovrà seguire la propria strada e decidere del suo futuro, cercando nella realtà che lo circonda le risposte agli interrogativi che la vita gli pone.

AVENT’ANNI DAL SUO ESORDIO, SORRENTINO TORNA A GIRARE A

NAPOLI CON UNA PELLICOLA INTIMA E PROFONDAMENTE AUTO-

BIOGRAFICA. Il titolo si riferisce al gol segnato, di mano, da Diego Armando Maradona contro l’Inghilterra nei quarti di finale dei Mondiali del 1986; il calciatore si giustificò dando la responsabilità alla “mano de Dios”, coniando il nome con cui il gol passò alla storia.

Sorrentino non hai mai nascosto il tifo per il Napoli e il legame con Maradona (citato tra le fonti di ispirazione dopo la vittoria dell’Oscar), ma è solo con È stata la mano di Dio che finalmente rivela al pubblico perché il calciatore argentino gli ha letteralmente salvato la vita. Un film non propriamente sul calcio e nemmeno sul passato, come potrebbe sembrare. Piuttosto, un film sul dolore e sul futuro: è dall’accettazione del primo, infatti, che inizia un percorso di rinascita verso il secondo. Fabietto imparerà che non c’è gioia senza tragedia e che da una perdita può accendersi una nuova scintilla. «Ce l’hai una cosa da raccontare?» è la domanda centrale del film e di una vita intera. Traumi e idoli adolescenziali sono narrati nella scenografia felliniana di una Napoli grottesca e vivace, nuova Grande Bellezza, che accoglie la nascita artistica di Fabietto/Sorrentino mentre lo spettatore può ripercorrere la carriera del regista alla luce di un passato ora sviscerato. «Napoli è un’espressione acuita di vitalità, luogo ideale per liberarsi dalla cupezza. È una specie di caverna che accoglie, rimastica tutto e ributta tutto fuori in una maniera molto recitata.» Così Sorrentino sul film che gli è valsa la seconda candidatura a miglior film internazionale agli Oscar 2022.

ITALIA, 2021
PAOLO SORRENTINO
FILIPPO SCOTTI, TONI SERVILLO, LUISA RANIERI, TERESA SAPONANGELO

G IOC AT TOR I

DAL CAMPO AL GRANDE SCHERMO

DIEGO ARMANDO MARADONA

30 ottobre 1960

Lanús (Argentina)

Centrocampista offensivo

BOCA JUNIOR, BARCELLONA, NAPOLI, ARGENTINA

Genio e sregolatezza: Maradona è stato uno dei calciatori più forti e controversi di sempre. Ma gli eccessi non hanno mai oscurato qualità e fantasia del “Pibe de oro”. Campione del mondo in Messico nel 1986, sigla quello che la fifa ha premiato come “gol del secolo”, una corsa di sessanta metri dribblando quattro avversari e il portiere, toccando il pallone solo col sinistro. Accolto a Napoli nel tripudio, regala il primo scudetto alla città che ricambia con gratitudine eterna. Seguono un secondo scudetto, una Coppa uefa, una Coppa

Italia e una Supercoppa prima della sospensione per doping. Il Napoli gli intitola lo stadio dopo la morte nel 2020.

H FILMOGRAFIA H

TIFOSI di Neri Parenti (1999)

AMANDO A MARADONA di Javier Vazquez (2005)

MARADONA – LA MANO DE DIOS di Marco Risi (2007)

MARADONA DI KUSTURICA di Emir Kusturica (2008)

DIEGO MARADONA di Asif Kapadia (2019)

DIEGO MARADONA

Presentato fuori concorso a Cannes nel 2019, il documentario racconta gli incredibili anni a Napoli di Diego Armando Maradona, uno degli acquisti più clamorosi del calcio italiano. Maradona alterna una carriera di vittorie a una vita sfrenata, fatta di serate in discoteca, relazioni extra coniugali e droga. Il regista Asif Kapadia, già premio Oscar con un documentario su Amy Winehouse, ricompone tassello per tassello un intricato mosaico per raccontare l’uomo Diego e il personaggio Maradona.

IL PROCURATORE DI MARADONA, CONVINTO CHE IL CALCIATORE SAREBBE DIVENTATO UNA STAR GIÀ DAGLI ESORDI IN ARGENTINA, LO

FECE SEGUIRE E FILMARE PRODUCENDO ORE DI GIRATO RIMASTO

INEDITO PER ANNI. Kapadia digitalizza e visiona le migliaia di filmati analogici e in SUPER8, che taglia e cuce con sintesi magistrale in un documentario che racchiude ascesa e caduta del campione argentino.

Accanto a spezzoni di partite e interviste, il repertorio esclusivo rivela momenti intimi del calciatore e della sua famiglia, le immagini del suo arrivo al Napoli, gli audio originali di telefonate private (come quella alla madre dopo la vittoria del mondiale) da cui emerge il ritratto di un uomo fragile e mai tranquillo, sempre in lotta contro qualcosa o qualcuno.

Dalle periferie di Buenos Aires alla fama internazionale, Maradona è il campione del riscatto sociale: con l’Argentina nell’86 elimina gli inglesi dopo la guerra nelle Falkland e le fa conquistare il primo mondiale; l’anno seguente, in Italia, a vincere il primo scudetto non è solo il Napoli contro la Juve, ma la squadra del Sud contro quella degli imprenditori, il Meridione oltraggiato contro il Nord degli striscioni e dei cori razzisti.

I demoni però hanno il sopravvento. Gli eccessi, la cocaina e la vicinanza con la camorra rendono Maradona un personaggio sgradito fuori dal campo. Napoli diventa una gabbia d’oro in cui tutto è permesso ma tutto contestato. Il rigore segnato proprio al San Paolo contro gli azzurri nella semifinale di Italia ’90 gli mette definitivamente contro anche i tifosi. Al suo arrivo Maradona venne accolto da 85.000 persone, ma quando se ne andò era solo. Eppure, quanti bambini nati a Napoli dopo il 1984 si chiamano Diego?

UK, 2019 DI ASIF KAPADIA

SPA/FRA, 2008

MARADONA DI KUSTURICA

Il documentario ripercorre la parabola di Maradona, dagli esordi calcistici in Argentina fino alle vittorie più grandi con la Nazionale e con il Napoli. Il regista visita insieme al campione argentino i luoghi dove Maradona ha vissuto e giocato, da Buenos Aires a Napoli, passando per Cuba. Attraverso una serie di parallelismi con i suoi film, Kusturica restituisce la complessità di un personaggio che è andato ben oltre il calciatore.

NEL TITOLO È RACCHIUSA LA PROSPETTIVA DI QUESTO DOCUMEN-

TARIO: MARADONA VISTO DAL VINCITORE DI DUE PALME D’ORO

EMIR KUSTURICA. La voce fuori campo del regista accompagna i filmati d’archivio e le interviste e Kusturica diventa un personaggio importante quanto il calciatore. Maradona si confessa davanti alla macchina da presa, nello sguardo quasi agiografico di Kusturica che lo considera un Dio vivente. «È un artista. Essere un artista significa andare al di là dei propri limiti».

Maradona è raccontato in tutte le sue contraddizioni, trovando persino scuse per i suoi difetti più evidenti come l’abuso di cocaina o l’abbandono della sua famiglia. Per Kusturica è un personaggio estremamente cinematografico: sembra uscito da un western di Leone o Peckinpah e potrebbe benissimo essere il protagonista di uno dei suoi film. Il regista lo dipinge come un rivoluzionario e utilizza la vittoria contro l’Inghilterra ai Mondiali del ’86, con il celebre gol di mano, come trampolino per evidenziare la retorica anti-imperialista che il calciatore sprigiona ogni volta che gli viene messo un microfono davanti. Come quando mostra il tatuaggio di Fidel Castro o parla della vittoria sull’Inghilterra come una rivincita per la guerra delle Falkland. Kusturica risponde con un colpo da fuoriclasse, inserendo sequenze animate in cui Diego dribbla figure politiche britanniche e americane come Margaret Thatcher, il principe Carlo e la Regina Elisabetta, Tony Blair, Ronald Reagan e George W. Bush, sulle note di God save the Queen dei Sex Pistols.

Imperfetto, di parte, a tratti confusionario, ma di certo uno dei film più interessanti e originali mai prodotti su uno dei più grandi calciatori di sempre.

MARADONA LA MANO DE DIOS

Dalle partitelle con gli amici nelle periferie di Buenos Aires fino allo status di icona internazionale, la vita del campione argentino Diego Armando Maradona è ricostruita in un racconto intimo che esplora la parte più discussa della vita del calciatore. Tra eccessi, vittorie e cadute, il film ripercorre una carriera spettacolare ma indissolubilmente legata alle vicissitudini di una vita privata turbolenta.

BUENOS AIRES, ANNI SESSANTA: DIEGO BAMBINO CADE IN UN POZZO PER RECUPERARE UN PALLONE PERSO. PUNTA DEL ESTE, CAPODANNO 2000: MARADONA ORMAI ADULTO, INGRASSATO E CON IL VISO GONFIO PALLEGGIA CON UN’ARANCIA PRIMA DI CROLLARE A TERRA PER UN MALORE. Tra queste due immagini scorre la vita del talento argentino. Risi dirige un biopic non lineare che partendo dal ricovero in ospedale ripercorre tramite flashback la vita e la carriera di Maradona, dagli esordi fino alla sospensione per doping durante i Mondiali di Usa ’94. L’immagine della caduta nel pozzo torna più volte per sottolineare le cadute di Maradona da adulto, che con una vita di eccessi spesso ha rischiato di compromettere carriera e salute.

Risi ha dichiarato di essere interessato al conflitto insito in Maradona e di voler mostrare più l’uomo che il calciatore, raccontando allo stesso tempo le gioie che era in grado di regalare e i dolori che si è inflitto. «Lei che ha fatto felice tanta gente, perché non si è tenuto un po’ di felicità per sé?». Ne esce una pellicola sulla droga più che sul calcio e le prodezze sportive di Maradona sono mostrate solo attraverso materiale di reperto rio, come la sequenza dei gol con la maglia del Napoli montati sulle note di Je so’ pazzo di Pino Daniele. In campo lo vediamo solo da bambino, interpretato dal piccolo Gonzalo Alarcon che ha poi preferito la carriera di calciatore a quella di attore, al contrario di Marco Leonardi, candidato al Nastro d’Argento per la sua interpretazione di Maradona adulto: so prannominato “Maradonino” per la fisicità e il suo sinistro, Leonardi era una potenziale promessa del calcio che dopo il successo di e Nuovo Cinema Paradiso scelse di continuare a recitare.

ITA/ARG, 2007

MARCO RISI

MARCO LEONARDI, ABEL AYALA, GONZALO ALARCON

MARADONA. LA MANO DE DIOS

L A S Q U A DR A

GRANDI CLUB SUL GRANDE SCHERMO NAPOLI

Il bianco dei Borbone si sposa perfettamente con l’azzurro del golfo di Napoli. I colori della società partenopea fondata nel 1926 sono profetici del calciatore più forte ad aver vestito la maglia del Napoli, l’argentino Diego Armando Maradona. Venerato come una divinità, regala alla città i primi scudetti nell’87 e nel ’90. Non avendo una rivale cittadina il Napoli disputa il Derby delle Due Sicilie o Derby del Sud con il Palermo.

La società fallisce nel 2004 e viene rilevata dal produttore cinematografco Aurelio De Laurentiis che riporta il Napoli tra le grandi del calcio italiano, conquistando nel 2023 lo scudetto che mancava da 33 anni.

H FILMOGRAFIA H

MILANO MILIARDARIA di Marino Girolami, Marcello Marchesi, Vittorio Metz (1951)

PAULO ROBERTO COTECHIÑO CENTRAVANTI DI SFONDAMENTO di Nando Cicero (1981)

L’ALLENATORE NEL PALLONE di Sergio Martino (1984)

QUEL RAGAZZO DELLA CURVA B di Romano Scandariato (1987) di Neri Parenti (1999)

MARADONA LA MANO DE DIOS di Marco Risi (2007)

MARADONA DI KUSTURICA di Emir Kusturica (2008)

MARADONAPOLI di Alessio Maria Federici (2017)

DIEGO MARADONA di Asfis Kapadia (2019)

ULTRAS di Francesco Lettieri (2020)

È STATA LA MANO DI DIO di Paolo Sorrentino (2021)

QUEL RAGAZZO DELLA CURVA B

Il candido Nino, meccanico dal cuore d’oro e tifosissimo del Napoli, sogna un calcio non inquinato dalla delinquenza. Supportato da amici, colleghi e addirittura dal parroco, fonda un club a sostegno della sua squadra del cuore e si impegna per togliere i giovani dalla strada coinvolgendoli in attività della tifoseria per ofrire la prospettiva di un futuro lontano dalla criminalità. Il club ha successo ma Nino è costretto a vedersela con dei malavitosi ostacolati dalla sua iniziativa onesta.

NEGLI ANNI OTTANTA IL CANTAUTORE NAPOLETANO DALL’ICONICO

CASCHETTO BIONDO NINO D’ANGELO CONQUISTA IL PUBBLICO A SUON DI “MUSICARELLI”, FILM CHE ACCOMPAGNANO I SUOI SUCCESSI DISCOGRAFICI E DI CUI È PROTAGONISTA INSIEME ALLE SUE CANZONI.

Nel 1987 l’attore e cantante fa incursione anche nel mondo del calcio, proprio nell’anno della corsa allo scudetto del Napoli di Maradona. In realtà il film esce prima della conclusione del campionato e le immagini di repertorio con cui il Napoli conquista il titolo sono quelle della sedicesima giornata, che vede gli azzurri vincere al San Paolo contro il Brescia grazie al rigore di Giordano. La pellicola è accolta e tuttora ricordata dai tifosi partenopei come una sorta di profezia, perché a fine campionato il Napoli vinse veramente il suo primo scudetto.

La trama è ingenua ma infarcita di buoni sentimenti, con un Nino D’Angelo che si erge a paladino di un calcio pulito senza violenza né droga. Il tema del calcio come strumento per sottrarre i giovani alla delinquenza è però trattato in maniera superficiale da una sceneggiatura debole e per raggiungere i novanta minuti è necessario integrare con materiale di repertorio calcistico e con gli inevitabili momenti musicali. Tra questi spicca il brano Forza Napoli, rimasto a distanza di anni nel cuore dei tifosi tanto da essere proclamato dal presidente De Laurentiis l’inno ufficiale del Napoli a partire dalla stagione 2023-2024, a testimonianza dell’affetto che ancora oggi lega la città al cantautore.

Nel film sono presenti diversi calciatori del Napoli (ma non Maradona) e anche Gennaro Montuori detto “Palummella”, all’epoca capo ultrà della vera curva B.

ITALIA, 1987 DI ROMANO SCANDARIATO CON NINO D'ANGELO, LAURENTINA

GUIDOTTI, BIAGIO IZZO

ULTRAS

Napoli. Sandro detto “il Mohicano” è tra gli storici capi del gruppo ultras degli Apache. A causa di una squalifica lui e gli altri membri fondatori sono costretti a rimanere lontani dagli stadi. La gestione del tifo passa nelle mani dei giovani Pequeño e Gabbiano, che però hanno idee diverse da quelle della vecchia guardia. Una trasferta a Roma è la scintilla che fa scoppiare definitivamente la rivalità tra le due fazioni e il giovane ultrà Angelo dovrà decidere da che parte schierarsi.

FRANCESO LETTIERI APPRODA AL LUNGOMETRAGGIO DOPO SVARIA-

TI VIDEOCLIP DI ARTISTI COME CALCUTTA, GIOVANNI TRUPPI E LIBE-

RATO, il cantautore partenopeo dall’identità misteriosa che ha curato la colonna sonora del film, facendone in parte anche da traino mediatico. Il film racconta il mondo delle tifoserie organizzate, non semplici curve calcistiche ma vere e proprie subculture in cui i tifosi sono accomunati da stesso abbigliamento, gergo e stile di vita. Tra striscioni, fumogeni e cori si compiono riti quasi tribali ed emergono i temi dell’identità e dell’appartenenza. L’ultrà da solo non vale niente e acquista forza solo nel branco, per il quale è pronto a mettere in secondo piano tutto il resto, che siano amicizie, famiglia o istituzioni. «Infatti non ci fermeremo, la vita dell’ultras si sa, conosce soltanto due leggi: coerenza e mentalità» cantano gli Apache. Ultras è popolato da personaggi che sembrano usciti da Gomorra, per quanto Lettieri provi a emanciparsi da quell’immaginario raccontando una Napoli mai degradata, piena di turisti e senza nemmeno uno spacciatore o un furto. Il regista ha dichiarato di aver contattato i gruppi ultras di Napoli e di aver accolto la loro richiesta di non inserire loghi o stendardi reali. La scelta più forte è però quella di omettere quasi del tutto il calcio dal film, a sottolineare come la dimensione più feroce del tifo sia slegata dallo sport e dai suoi valori. Lo sguardo lucido di Lettieri evita giudizi morali ma smaschera la spirale di violenza annidata tra sciarpe e bandiere che fa da sfondo alla storia di un adolescente in cerca della propria identità che finisce per commettere gli stessi sbagli dei suoi modelli di riferimento.

ITALIA, 2020 DI FRANCESCO LETTIERI CON

ANIELLO ARENA, CIRO NACCA, SIMONE BORRELLI, ANTONIA TRUPPO, DANIELE VICORITO

GLI EROI DELLA DOMENICA

Una piccola squadra di provincia è obbligata a vincere in trasferta contro il Milan per non retrocedere in Serie B. La sera precedente la partita, il centroavanti Gino Bardi, idolo dei tifosi, riceve l’oferta di un’ingente somma di denaro in cambio di una pessima prestazione. Bardi inizialmente rifiuta ma la sua amante vorrebbe che accettasse. Il piccolo tifoso Lenticchia ha assistito alla loro conversazione ma promette di non dire nulla purché il giocatore non ceda al tentativo di corruzione.

GLI EROI DELLA DOMENICA È UNA COMMEDIA SPORTIVA CHE FON-

DE LO SGUARDO NEOREALISTA CON IL POPULISMO DEL CINEMA

DEI TELEFONI BIANCHI, sottogenere della commedia italiana che raccontava il benessere sociale prima della guerra attraverso prodotti di moda o design come appunto l’apparecchio telefonico (diverso da quelli neri in bachelite più economici e popolari).

Il film è una delle prime pellicole italiane sul calcio, anche se il binomio non sempre ha prodotto grandi risultati: restituire la dinamicità e il sincronismo delle azioni di gioco non è semplice e i tempi del calcio non sempre corrispondo a quelli del cinema. Inoltre è solo quando il calcio approda in televisione che viene codificato un linguaggio visivo, abituando lo spettatore a fruirne secondo certi canoni. Ma nel 1952 non esistevano immagini di calcio: la Domenica Sportiva andrà in onda dall’anno successivo e i primi mondiali trasmessi in televisione sono quelli svizzeri del ’54.

Per questo Gli eroi della domenica è un film prezioso: il racconto per immagini della partita, con l’ingresso in campo dei giocatori e le reazioni del pubblico sugli spalti, rimane un’esperienza unica per lo spettatore dell’epoca che nel buio della sala vive il calcio in una maniera diversa rispetto alla visione dallo stadio, ma altrettanto collettiva e immersiva. Resta inoltre la testimonianza esclusiva di veder giocare il grande Milan “Gre-No-Li”, come veniva chiamato per via dei tre campioni svedesi Gren, Nordahl e Liedholm che vi militavano. Oltre ai giocatori rossoneri, il film annovera nel ruolo del protagonista Bardi l’ex calciatore Raf Vallone, che prima di dedicarsi alla carriera da attore giocò nel Torino, con cui vinse anche un Coppa Italia.

ITALIA, 1952 DI MARIO CAMERINI CON RAF VALLONE, COSETTA GRECO, MARCELLO MASTROIANNI, PAOLO STOPPA

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