Cinecalendario - Nuova edizione

Page 1


Cinecalendario di Sebastiano Barcaroli e Andrea Fiamma © 2025 Burno per questa edizione Tutti i diritti riservati. Collana Saggistica, 16

Ideazione, progetto grafco, impaginazione e cover design: Sebastiano Barcaroli

Illustrazione di copertina: Ale Giorgini

Correzione bozze: a cura della redazione

Stampato in Slovenia – ottobre 2025

Burno

è un marchio in esclusiva di Solone srl Via Aversana, 8 – 84025 Eboli (SA)

burno.it @burnoedizioni

La casa editrice e gli autori con questa opera intendono assolvere a una funzione di informazione. A tal riguardo ogni illustrazione originale assolve al compito di omaggio all’importanza del flm, dell’attore, del personaggio o dell’oggetto ritratti.

CINECALENDARIO andrea fiamma sebastiano barcaroli

UN ANNO AL CINEMA IN 365 FILM E 99 SERIE TV

illustrazioni di ale giorgini

sebastiano barcaroli da un’idea di

introduzione

Èil 7 giugno 2019: a Sebastiano, che di mestiere fa l’art director ma in una vita parallela è anche autore, viene l’idea di riempire un intero calendario usando solo film ambientati in una particolare data. Lo fa come gioco sulle storie del suo Instagram, condividendo i propri ricordi da cinefilo e aggiungendo su un tabellone i titoli che riceve dagli amici.

Andrea, che con Sebastiano ha già collaborato in qualche occasione, intercetta il video e gli manda qualche suggerimento. Non può perdere l’occasione di far sembrare il suo sapientismo un semplice favore al prossimo. Per qualche strano motivo, questa mania completista lo prende come una febbre e inizia a inondare Sebastiano di date; titolo dopo titolo, si arriva al 10 luglio, data in cui i due valutano davvero l’idea di trovare tutti i film che possano riempire un intero anno solare: 365 film, anzi 366, per includere gli anni bisestilli.

Fiaccati dall’afa del 3 agosto, Sebastiano e Andrea si scambiano titoli, date, scene di film: questo studio di fattibilità mascherato da passatempo ha già dato esito positivo. Potrebbe uscirne un vero calendario cinematografico. Certo, mancano ancora moltissimi giorni, in certi casi settimane intere. Per rendere il calendario un esercizio valido e serio, anche come sfida a loro stessi, i due si danno una serie infinita di paletti, perché una cosa è farlo, un’altra è farlo bene. Per esempio: mettiamo solo giorni che vengono davvero citati o mostrati nei film, in qualche prodotto ufficiale, in qualche dichiarazione degli autori; i film basati su fatti reali vanno bene, ma sono facili (probabilmente si potrebbe riempire un anno solare solo con biopic e polpettoni storici), quindi cerchiamo di non esagerare, e quand’anche, devono essere chiari ed evidenti. Se mettiamo un film di Napoleone nel giorno della sua data di nascita, in quel film si deve veder nascere Napoleone, altrimenti non vale. Niente scorciatoie come “in questa data uscì il tale film” o “oggi è il compleanno del regista”.

L’estate del 2019 viene così caratterizzata dalla continua ricerca del momento rivelatore, della mail in cui si vede una data, del protagonista che cita un giorno

esatto. È il 27 agosto quando viene aperto un documento online geometricamente creato da Andrea, che viene riempito dai film: il metodo impone rigorosa, meravigliosa, inappuntabile logica, supportata da dati, evidenze, fatti. Le deduzioni sono accettabili (“questo film è ambientato a Natale”), ma devono essere di ferro. Nelle immaginarie Olimpiadi del Cinema, Sebastiano e Andrea diventano primatisti del fermo-immagine, medaglie d’oro nell’aguzzamento di vista, campioni mondiali di calcolo dei giorni passati da una certa data che compare sullo schermo. Cercano le date sui quotidiani, sugli schermi dei cellulari, nei dialoghi, in ogni documento che la cinepresa abbia mai inquadrato, sulle locandine degli eventi che compaiono nel più remoto degli sfondi sfocati e per non più di tre quarti di secondo.

L’estate passa e arriva il 5 settembre, quando quegli spazi bianchi del documento sbattono in faccia a Sebastiano e Andrea la consapevolezza che la nave è più difficile da governare del previsto. E in più i due hanno scelto di guidarla con le mani legate dietro la schiena. Sebastiano (tipico suo), accarezza l’idea di cercare qualche espediente, come un database che abbia accumulato abbastanza materiale da evitargli la ricerca singola o le infinite sedute di binge watching. Ci sarà, pensa, qualche pazzo che avrà catalogato i film in base al giorno in cui sono ambientati. Il giorno del suo compleanno, il 6 settembre, riceve un bel regalo: scopre che non c’è.

In questi casi, nei film arriva la scena in cui il tempo passa veloce, in cui viene inquadrato il protagonista, e tutto intorno cambia velocemente: nevica, piove, cadono le foglie, poi arriva il sereno, sbocciano i fiori, le persone entrano ed escono dalla scena velocissimamente. Giorni che diventano settimane, poi mesi, infine anni.

4 aprile 2021: sono passati quasi due anni da quell’estate. Sebastiano e Andrea hanno archiviato quel documento nei reconditi anfratti dei loro cervelli. Certo, ogni tanto, quando vedono una data apparire in un film, vanno a scriverlo nel documento. Ma è un riflesso condizionato, neanche se lo dicono più... Eppure quel progetto folle ancora è lì, e continua a chiamarli.

Sì! Il CINECALENDARIO deve diventare realtà, anche solo per non permettere a qualche creator di TikTok (un social che nel frattempo sta diventando sempre più popolare) di uscirsene con un’idea uguale! Sebastiano, in un impeto degno di Massimo Decimo Meridio, scrive un messaggio ad Ale Giorgini, uno dei più importanti illustratori italiani, ma soprattutto un artista che ha trasformato il suo amore per il cinema nelle fondamenta della sua carriera; sono celebrate in tutto il mondo le sue illustrazioni dedicate a film e serie TV che vedono i protagonisti – rigorosamente a occhi chiusi - incastrarsi in geometrici e coloratissimi mosaici pop. Sono le 15:54 del 3 novembre quando Sebastiano telefona ad Ale, e le 15:55 quando Ale dice “contate su di me!”.

Sono le ore 19:03 del 12 luglio 2022: non sembra vero nemmeno a loro, ma il calendario è completo! Il foglio online, ufficialmente “calendario dei film”, che fino a

qualche giorno aveva ancora l’aspetto del manto di Pongo de La carica dei 101, ora è finalmente privo di caselle vuote. Dopo settimane passate su un ottovolante, con picchi di entusiasmo nel trovare la data che finalmente completava un mese o l’altro, e fragorosi crepacuori quando notavano sul calendario che quella data era già coperta da un altro film, Sebastiano e Andrea hanno assegnato ogni – singolo – giorno a un film, senza trucchi, senza inganni. In certe date, perfino due volte. Ora basta solo mettersi a scriverlo. E poi trovare un editore. Cosa vuoi che sia...

Andrea inizia così a scrivere i primi testi, che devono contenere, esattamente, la descrizione della scena in cui appare la data, che non si lasci il dubbio ai lettori che queste date siano inventate. Ale realizza le prime illustrazioni e Sebastiano, dal canto suo, unisce parole e immagini con perizia grafica. CINECALENDARIO è ora un po’ più vicino ad essere un libro vero.

Ma, proprio come nei film indimenticabili, il cammino degli eroi si interrompe bruscamente, perché fuori dalle loro stanzette piene di sogni, fuori dai garage dove hanno creato il migliore dei sistemi operativi, fuori dalla contea dove vivono le loro vite pacifiche, c’è la realtà, c’è il genitore che ti dice di tenere i piedi per terra, c’è il CEO che non ama i visionari e preferisce investire sul sicuro, c’è l’occhio di Sauron che ti guarda ed è pronto a mandarti un’orda di creature selvagge a fermarti.

Sebastiano, Andrea e Ale hanno in mano il più pazzesco dei progetti, eppure sono costretti a vederlo prendere polvere per altri, lunghi anni. Forse questo progetto è davvero qualcosa che non vedrà mai la luce. A volte si confrontano su come sarebbe bello poterlo sfogliare, altre volte lo raccontano in giro e OGNI VOLTA si trovano a rispondere a domande come “mi dici che film c’è il giorno del mio compleanno?”, “io mi sono sposato in questa data, dimmi che film c’è in quel giorno!”, e un piccolo soffio al cuore li coglie. Ma, proprio come i migliori dei finali, quando tutte le speranze sono perse e archiviate, qualcuno sente il rumore flebile di quei soffi e ne capisce l’importanza. Il 21 febbraio 2023 Nicola Pesce, editore di BURNO, dà il suo ok al progetto: CINECALENDARIO si farà!

Il foglio online viene riaperto e aggiornato – “quanti film saranno usciti negli ultimi anni con dentro una data! Dobbiamo scoprirlo: a noi, telecomando!” –, le illustrazioni decise, la grafica fissata. In un anno intero di lavoro il libro è pronto. L’ultimo salvataggio segna una data tanto agognata e tanto desiderata: il 2 ottobre 2024 CINECALENDARIO è dato alle stampe.

Uscito il 29 novembre 2024, CINECALENDARIO esordisce pubblicamente pochi giorni dopo, il 4 dicembre, alla fiera romana Più Libri Più Liberi, in una cornice affollata di lettori che ancora non sanno che il progetto più folle degli ultimi anni li sta aspettando. E CINECALENDARIO conquista subito l’attenzione e ogni lettore che lo sfoglia corre lì dove già erano andati tutti quelli che avevano saputo del progetto: nel giorno

del proprio compleanno, per vedere che film c’è: “Ah! Il diavolo veste Prada!”, «Oh, Il ciclone, proprio come me!». Ed è solo l’inizio.

Nel giro di poche settimane, il libro entra nelle classifiche di vendita dedicate ai volumi di cinema e vi rimane stabilmente al primo posto, per oltre un mese, con un margine di distacco che sorprende tutti (tranne gli autori, che un po’ se lo immaginavano, ammettiamolo). Poi, invece di scendere come spesso accade con i titoli di nicchia, resta lì, nella parte alta della classifica, silenzioso e tenace.

Nel frattempo, sui social, gli autori cominciano a ricevere un flusso crescente di messaggi, commenti entusiasti, battute affettuose, suggerimenti e veri e propri attestati di stima che, giorno dopo giorno, vanno a costruire una piccola comunità. Il libro, evidentemente, ha toccato ha fatto ridere, ricordare date nascoste nella memoria, scoprire film mai visti. Ha unito passioni cinematografiche lontane, creando una mappa emotiva fatta di film, giorni e memoria condivisa. CINECALENDARIO ha fatto strage di cuori e quando arriva il 1° gennaio 2025, è ancora lì. In vetta a quella classifica.

E così, il 3 febbraio 2025, a poco più di due mesi dall’uscita, iniziano ufficialmente i lavori per il sequel (e l’idea è quella di fare ciò che Francis Ford Coppola fece con Il padrino, ovvero un sequel migliore del precedente). Ma una domanda aleggia nella stanza come un fantasma: «Ce la possiamo fare di nuovo?» Perché il secondo capitolo è sempre il più difficile. Il pubblico, una volta sorpreso, ora si aspetta qualcosa in più. Bisogna trovare un equilibrio sottile: non tradire lo spirito dell’originale, ma neanche limitarsi a ripetere sé stessi. Riusciranno i nostri tre eroi a ripetere l’impresa? Domanda scontata, non solo non si ripeteranno, ma aggiungeranno talmente tante novità che il libro sembrerà completamente nuovo: più della metà delle date contengono nuovi film, scelti anche tra i più recenti; arriveranno le serie TV, che sono diventate, come si suol dire “il nuovo cinema”, e poi ecco le timeline dei franchise più celebri. E poi tante, tantissime illustrazioni tutte nuove!

La scrittura del nuovo volume prende corpo nella primavera/estate 2025. I lavori si svolgono con lo stesso spirito della prima volta: un po’ di rigore e un po’ di follia. Ogni film viene discusso, valutato, inserito, spostato, e a volte rimosso, poi reinterpretato attraverso le illustrazioni e la grafica. Nel frattempo, CINECALENDARIO continua il suo percorso e si mette in viaggio. Il 15 maggio 2025 si presenta al Salone Internazionale del Libro di Torino con un evento dedicato, dove le file per una firma superano ogni previsione, e a fine agosto approda perfino alla Mostra del Cinema di Venezia, per un talk davanti al pubblico più difficile, i critici cinematografici. La locandina, neanche a dirlo, la disegna Ale. Arriva il 6 settembre 2025, un nuovo compleanno a farsi gli auguri e correggere le ultime minuzie, aggiungere proprio l’ultimissimo film visto il giorno prima. «Sono lacrime quelle – chiede Andrea a Sebastiano – o sei solo contento di mandare in stampa il nuovo CINECALENDARIO?»

Se CINECALENDARIO è nato come un esperimento a tempo, ora ha il respiro di un’idea che può evolvere, trasformarsi, contaminare altri linguaggi. Da oggetto-libro è diventato una voce, un appuntamento, un modo nuovo di parlare di cinema, giorno dopo giorno. Il libro si è fatto oggetto di collezione, ma anche punto di partenza per discussioni, segnalazioni, regali. C’è chi lo consulta come una Bibbia laica del cinema e chi, invece, lo sfoglia per puro diletto, cercando il film del giorno come fosse l’oroscopo. Intorno al progetto nascono nuove iniziative, come un Cinecalendario dell’avvento e il 1° ottobre inaugura il profilo Instagram @cine_calendario, una versione social del libro, con rubriche tematiche, domande ai lettori e anticipazioni misteriose. Che sia l’inizio di un’epopea crossmediale solo il tempo potrà dirlo. Il tempo, e voi lettori.

E ora arriva la scena finale di questa storia piena di date, quella che vede protagonista proprio te, lettore che hai in mano questo libro, pronto a leggerlo e a entrare a far parte di questo folle progetto, che come hai visto viene da lontano: che tu decida di saltare da un giorno all’altro senza soluzione di continuità, leggerlo in sequenza o guardare solo le date che ti interessano, in qualsiasi modo tu affronterai il tuo CINECALENDARIO, buona lettura e – è di nuovo il caso di dirlo – un altro buon anno di cinema!

Sebastiano, Andrea, Ale

«Cari abitanti del mondo, io, Willy Wonka, ho deciso di permettere a cinque bambini di visitare la mia fabbrica.»

La fabbrica di cioccolato di Tim Burton

GEN NA IO

GENNAIO 1

«Stavo pensando a dove andare per la luna di miele. E mi sarà che lo faremo a Disney World, perché è sempre stato il mio grande sogno, fin da quando ero ragazzina. Hai presente quelle suite che sono tutte a tema principessa Disney? Cenerentola...»

Anora

drammatico/commedia,

Vincitore

della Palma d’Oro al Festival di Cannes e dell’Oscar come miglior film, Anora è forse il film che ha sorpreso di più gli spettatori nel 2024. Firmato da Sean Baker, regista e sceneggiatore indipendente noto per il suo sguardo compassionevole verso le periferie umane e sociali dell’America contemporanea, Anora è un’atipica commedia romantica che mette al centro del racconto una giovane donna che lotta per affermare la propria voce in un mondo dominato dal potere, dal denaro e dal pregiudizio. Il personaggio di Anora non è mai vittima o oggetto, ma una giovane donna complessa, lucida e ironica, che cerca di sopravvivere con dignità in un mondo che la vuole decorativa, sottomessa o invisibile.

La protagonista è Anora “Ani” Micheeva, una spogliarellista e sex worker di Brooklyn che vive tra clienti volgari, sogni frustrati e la speranza di una vita migliore. Tutto cambia quando incontra Ivan “Vanja” Zacharov, il giovane, ingenuo figlio di un potente oligarca russo in visita a New York. Ani si concede a pagamento a Vanja ma quest’ultimo si invaghisce talmente tanto della ragazza che le chiede di essere la sua fidanzata in affitto per una settimana. Alla fine, Vanja le chiede di

sposarlo. Inizialmente scettica, Anora vede una via d’uscita dalla sua vita e si lascia convincere: si sposano a Las Vegas in un atto impulsivo che mescola ribellione e romanticismo. Ma quando la notizia raggiunge la famiglia del ragazzo, scatta un intervento brutale e surreale: tre emissari vengono spediti da Mosca per porre fine al matrimonio e proteggere gli interessi economici della dinastia. Da quel momento, Anora diventa una corsa contro il tempo, una commedia tra stanze d’hotel, promesse infrante e confronti culturali, dove l’assurdo si intreccia alla verità più cruda, e l’umorismo, anche quello più spinto, non eccede mai nel volgare, in un delicato equilibrio tra dramma, risate e sesso.

Con uno stile di regia che utilizza colori saturi e movimenti di camera dinamici, il film è un’odissea che mette in luce le degenerazioni del neocapitalismo, la dinamica di classe e la transazione economica del desiderio.

All’inizio della loro conoscenza, Vanja invita Anora a una festa di Capodanno organizzata nella villa di famiglia. È proprio il giorno dopo la festa, il 1° gennaio, che il giovane chiede alla ragazza di essere la sua ragazza per una settimana.

USA (2024) di Sean Baker con Mikey Madison, Mark Ėjdel’štejn, Jurij Borisov

Niente da dichiarare?

commedia, FRANCIA/BELGIO (2010) di Dany Boon con Benoît Poelvoorde, Dany Boon

Sono gli anni Novanta e, con la nascita dell’Unione Europea, i confini interni dell’Europa stanno pian piano crollando. In previsione del 1° gennaio 1993, giorno in cui scompariranno definitivamente le frontiere, Ruben Vandevoorde, un doganiere belga, e Mathias Ducatel, uno francese, sono costretti a lavorare insieme alla prima squadra mobile, tentando di superare i pregiudizi e le rivalità che intercorrono tra francesi e belgi. Con questo film il comico e regista

Dany Boon ripropone la formula dello scontro campanilista che aveva fatto la fortuna di Giù al nord, trovando nuovi e buffi modi di prendere in giro gli orgogli nazionali.

Anche se la storia è inventata, lo spunto reale permette di datare la vicenda, che si svolge nelle ultime settimane del dicembre 1992, per poi arrivare al culmine proprio il 1° gennaio 1993. Il finale, ambientato il giorno successivo, è quindi facilmente databile al 2 gennaio.

La fine del mondo

commedia/fantascienza, UK/USA (2013) di Edgar Wright con Simon Pegg, Nick Frost, Paddy Considine

Vent’anni

dopo aver affrontato, fallendo, un epico giro per i pub, cinque amici si riuniscono per riprovarci, ma incappano in un’invasione aliena che minaccia la sopravvivenza del pianeta. Nello stile del regista Edgar Wright, La fine del mondo è una commedia sguaiata che rivela pieghe amare: durante la serata emergono momenti bui, come nel caso del protagonista Gary, che ha tentato il suicidio. Al polso, tutto fasciato, porta ancora la

targhetta dell’ospedale che mostra la sua data di nascita: 3 gennaio 1972.

La fine del mondo è il terzo e ultimo capitolo della Trilogia del Cornetto, iniziata con L’alba dei morti dementi e Hot Fuzz. Si tratta di un trittico in cui compare sempre l’omonimo gelato: il cornetto al sapore di fragola è correlato agli elementi sanguinosi, il cornetto blu indica l’elemento poliziesco, quello alla menta richiama il genere fantascientifico.

I più grandi di tutti

commedia/musicale, ITALIA (2011) di Carlo Virzì con Claudia Pandolfi, Alessandro Roja, Marco Cocci

Ungiornalista musicale, Ludovico Reviglio, vuole realizzare un documentario sui Pluto, rock band di provincia nata nella toscana Rosignano Solvay. Ludovico, grandissimo appassionato di un gruppo che però non ha avuto successo, riesce a rintracciare il batterista, Loris, padre di famiglia disoccupato. Anche lui si mette alla ricerca degli altri ex-componenti, che non vede da anni. Una volta riunita la band, iniziano ad affiorare ricordi, vecchie ruggini, re-

criminazioni e momenti amarcord, mentre gli intenti di Ludovico si fanno sempre meno chiari.

Diretto da Carlo Virzì, compositore e fratello del regista Paolo, I più grandi di tutti è un’agrodolce lettera d’amore a una certa scena rock degli anni Novanta e al genere delle reunion di vecchie glorie che non hanno fatto i conti con il loro passato. È proprio il 4 gennaio che Ludovico contatta Loris, dando inizio alla storia del film.

4 G E N N A I O 2 G E N N A I O

3 G E N N A I O

GENNAIO

La Freccia Azzurra

animazione/fantastico, ITALIA (1996) di Enzo D’Alò con le voci di Dario Fo, Lella Costa

Tratto dall’omonimo romanzo di Gianni

Rodari del 1964, La Freccia Azzurra è ambientato in un tempo indefinito, che si potrebbe collocare tra gli anni Venti e Sessanta del Novecento, nella cittadina toscana di Orbetello durante le festività dell’Epifania, più precisamente tra il 5 gennaio e il 6. Nel film, la Befana è aiutata da un assistente, il dottor Scarafoni, che ha organizzato un piano malefico, mettendo a rischio la festa per i bambini. I giocattoli però non ci stanno e, desiderosi di andare da bambini che li desiderano davvero, si ribellano

Con La Freccia Azzurra l’Italia provava a rilanciarsi nel settore dei lungometraggi d’animazione, dopo l’esperienza felice ma conclusa da tempo di Bruno Bozzetto. Il regista Enzo D’Alò e il suo gruppo di lavoro dello studio Lanterna Magica,

capitanato dall’art director Paolo Cardoni, scelsero una storia e uno stile visivo molto legati alle tradizioni italiane, per dare unicità al prodotto.

A valorizzare la pellicola ci pensarono poi le musiche di Paolo Conte e le voci di Lella Costa (la Befana) e Dario Fo (Scarafoni). Era il 1996 e sembrava che, con la grande euforia proveniente da Giappone e America, paese in cui i film animati erano spesso campioni d’incasso, anche l’Italia avrebbe potuto rifondare il settore. D’Alò avrebbe poi diretto il fortunato La gabbianella e il gatto e altri film, ma la spinta di quelle produzioni da sole non fu sufficiente a dare nuovo slancio. Rétro e già classico al tempo della sua uscita, La Freccia Azzurra resta comunque un film importante e significativo nel mondo dell’animazione globale.

Il gobbo di Notre Dame

animazione/fantastico, USA (1996) di Gary Trousdale, Kirk Wise con le voci di Tom Hulce, Demi Moore

Adattamento

animato dell’omonimo romanzo di Victor Hugo del 1831, Il gobbo di Notre Dame è un musical Disney che racconta la storia di Quasimodo, deforme campanaro che vive segregato nella cattedrale di Notre-Dame, e la sua lotta per farsi accettare nella società. Istruito dal giudice Claude Frollo, uomo animato di un forte odio verso la comunità degli zingari, Quasimodo è un ragazzo di buon cuore che, sognando di passare un giorno tra la gente comune, fugge dalla morsa di Frollo e si innamora della zingara Esmeralda, finendo in una spirale di eventi che lo cambieranno nel profondo. Film dalle ambizioni alte che si trova a dover conciliare le esigenze del pubblico più piccolo, Il gobbo di Notre Dame porta avanti una vicenda dalle implicazioni adulte e profonde, come

i tormenti sessuali di Frollo verso la gitana, espressi nella canzone Hellfire (tradotta in Fuoco d’inferno). Il risultato è un film che funziona in parte e che, pur nella sua buona fattura, perde per strada quella magica alchimia che avevo reso indimenticabili i Classici Disney, anche per colpa di canzoni meno orecchiabili.

Il film inizia con la Festa dei folli. Nel libro di Hugo la festa si svolge il 6 gennaio 1482, data che è mantenuta anche nel cartone. Nella canzone Topsy Turvy (tradotta in italiano come Sottosopra) il giullare Clopin canta infatti «scurvy knaves are extra scurvy on the sixth of “Januervy”», ossia «i furfanti abietti sono ancora più abietti il 6 di gennaio» (per motivi di rima, la versione italiana non cita la data e recita soltanto «per un giorno solo all’anno l’obiettivo è far del danno»).

Anno

2122. L’astronave da trasporto Nostromo è in viaggio di ritorno verso la Terra. Dopo aver ricevuto un segnale di soccorso proveniente dal satellite naturale di un pianeta sconosciuto, l’equipaggio, formato da sette membri, tra cui il terzo ufficiale Ellen Ripley, sbarca per investigare. Uno dei membri viene però attaccato da un misterioso parassita alieno che, una volta riportato a bordo, uccide l’ospite e si nasconde tra le sale della nave. Inizia così una caccia al mostro che potrebbe non lasciare testimoni.

Celeberrimo horror fantascientifico, nonché capostipite di una fortunata serie di pellicole, fumetti, videogiochi e altre opere, Alien è considerato uno dei migliori film del regista Ridley Scott, che con quest’opera è riuscito a portare sullo schermo una protagonista in controtendenza con l’idea di donna nei film di genere dell’epoca, la Ellen Ripley incarnata da Sigourney Weaver, e un alieno dal design unico, lo xenomorfo ideato dall’artista svizzero H. R. Giger che mischiava suggestioni sessuali e materia tecno-organica: l’alieno è un inquietante miscuglio di forme genitali e biomeccaniche. Il film fu in parte influenzato da Guerre stellari di

«Ancora non capisci con che cosa hai a che fare, vero?

Un perfetto organismo.

La sua perfezione strutturale è pari solo alla sua ostilità.»

Alien

George Lucas, uscito due anni prima, il cui successo convinse lo studio cinematografico 20th Century Fox, che già aveva scommesso sull’idea di Lucas, a investire su un altro progetto a tema fantascientifico; inoltre, Scott riprese dal film di Lucas l’idea di un mondo usato, sporco e vissuto, arrivando a immaginare i membri della Nostromo come «camionisti dello spazio».

Ogni aspetto del film è rimasto negli annali del cinema, perfino quelli più periferici come i titoli di testa minimalisti (con le lettere della parola “alien” che appaiono piano piano sullo sfondo di una volta celeste) o la frase di lancio che esemplificava benissimo l’effetto che provocava la visione del film negli spettatori: «nello spazio nessuno può sentirti urlare».

Il 7 gennaio 2092 è il giorno in cui è nata Ellen Ripley. È un’informazione che viene mostrata sugli schermi della sala riunioni nelle prime scene di Aliens, il sequel diretto da James Cameron. Curiosamente, il 7 gennaio, ma del 2025, è anche la data di nascita di David, l’androide co-protagonista di Prometheus, quinto film della saga.

fantascienza/horror, USA (1979) di Ridley Scott con Sigourney Weaver, Yaphet Kotto, Ian Holm

GENNAIO

L’amore bugiardo – Gone Girl

thriller, USA (2014) di David Fincher con Ben Affleck, Rosamund Pike, Neil Patrick Harris

Almeno all’inizio, lo spettatore che guarda L’amore bugiardo – Gone Girl prova empatia e pietà per il protagonista alla ricerca della moglie scomparsa. Ma con il passare dei minuti, la pellicola diventa un thriller cupo, un ritratto feroce e impietoso dell’istituzione matrimoniale, una critica ai mass media e uno studio sui rapporti tra uomo e donna. La scomparsa di Amy Elliott-Dunne finisce sulle prime pagine di tutti i quotidiani. Il marito Nick diventa uno dei principali sospettati, a causa della sua apatia, interpretata dai giornalisti come tratto caratteriale tipico di un sociopatico.

Quello che sembrava un matrimonio perfetto viene presto smascherato come una relazione piena di crepe, e la sparizione di Amy diventerà un giallo dall’esito inaspettato. Nel corso della storia, ci vengono mostrati vari fla-

Monster

shback in cui Amy appunta sul proprio diario fatti ed eventi: tra questi, il più importante è il giorno in cui conobbe Nick, l’8 gennaio 2005.

L’amore bugiardo è un adattamento del romanzo del 2012 scritto da Gillian Flynn, che lavorò anche alla sceneggiatura del film. Con L’amore bugiardo, Flynn voleva mostrare una donna crudele tanto quanto gli uomini e smantellare l’effetto psicologico noto nei paesi anglosassoni con il nome di “women-are-wonderful effect” (“effetto le-donne-sono-meravigliose”), utilizzato per indicare la tendenza ad associare alle donne qualità positive e rassicuranti.

biografico/drammatico, USA (2003) di Patty Jenkins con Charlize Theron, Christina Ricci, Bruce Dern

Aileen

Wuornos fa la prostituta da quando ha 13 anni. Un giorno entra in un bar gay dove incontra una donna, Selby Wall, con cui intraprende una relazione. Le due vorrebbero iniziare una vita insieme ma Aileen non riesce a trovare un altro lavoro: non ha alcuna esperienza ed è animata da un carattere burbero. Durante un incontro, Aileen viene stuprata da un cliente, ma riesce a liberarsi e a ucciderlo. Tuttavia l’evento l’ha scossa talmente tanto che si lascia andare a una spirale di distruzione e morte. Monster è tratto dalla storia vera della serial killer statunitense Aileen Wuornos, condannata a morte per l’omicidio di sette uomini tra il 1989 e il 1990 in Florida. L’intenso dramma segue abbastanza fedelmente i fatti di cronaca ma si prende anche delle licenze, come nel caso di

Selby, personaggio inventato che si basa in parte sulla vera fidanzata di Wuornos.

Quella di Charlize Theron è una delle prove d’attore più citate per la capacità mimetica della protagonista, ingrassata di 15 chili e truccata pesantemente per assomigliare alla controparte. Il critico cinematografico Roger Ebert definì quella di Theron «una delle più grandi interpretazioni della Storia del cinema», scrivendo che il linguaggio del corpo di Aileen comunica ogni pensiero ed emozione, «è spaventoso e affascinante. Non sa come occupare il suo corpo [...] Non c’è un solo momento nel film in cui sembri rilassata o in pace con se stessa».

Il 9 gennaio 1991, come mostrato nel film, è il giorno in cui Wuornos viene arrestata mentre si trova in un bar per motociclisti in Florida.

The Fabelmans

Lasera del 10 gennaio 1952, nel New Jersey, Mitzi e Burt Fabelman portano il loro figlio Sammy a vedere il suo primo film: Il più grande spettacolo del mondo di Cecil B. DeMille. Sammy resta colpito in particolar modo dalla scena di un incidente ferroviario e chiede il modello di un trenino come regalo. Mitzi gli regala anche una cinepresa da 8 MM, spronandolo a replicare la scena del film con il trenino giocattolo. Inizia così il racconto della giovinezza di un ragazzo a cui il cinema ha cambiato la vita, tra primi esperimenti da regista e la gestione dei conflitti familiari.

Dopo anni di storie altrui, Steven Spielberg decise di raccontare la propria, romanzando gli anni della sua adolescenza per omaggiare – ma anche criticare lucidamente – sia i genitori che

il mondo del cinema. Spielberg accarezzava da decenni l’idea di un film sulla propria infanzia e negli anni Duemila lavorò insieme alla sorella Anne a un progetto intitolato I’ll Be Home, poi abortito perché il regista temeva che i genitori si sarebbero risentiti. Verso la fine delle loro vite, i due, al contrario, incoraggiarono il figlio a realizzare un film sulla loro famiglia.

Commovente e applauditissima autobiografia mascherata, The Fabelmans rappresenta la summa della poetica spielberghiana, qui riassunta da un’immagine ampiamente discussa dai critici: il momento in cui Sammy si vede allo specchio mentre, impegnato a girare un suo film amatoriale, i genitori stanno annunciando il loro divorzio.

(500)

giorni insieme

(500)

giorni insieme è la storia più classica del mondo, quella dell’amore tra un ragazzo e una ragazza, Tom Hansen e Sole Finn, raccontata però con un piglio fresco e moderno, fatta di avanti e indietro e inserzioni fantasiose, ricorda il modo in cui Woody Allen decostruiva una relazione in Io e Annie. In (500) giorni insieme c’è, per esempio, un momento musical per celebrare la prima notte d’amore dei due, uno in bianco e nero che ricorda i film muti per rappresentare un momento di tristezza, oppure una scena in cui lo schermo si divide in due per mostrare le aspettative e la mesta realtà del protagonista.

biografico/drammatico, USA (2022) di Steven Spielberg con Michelle Williams, Seth Rogen, Paul Dano 10 G E N N A I O 11 G E N N A I O

dicare una ragazza dai modi e gusti alternativi ed eccentrici, il cui unico scopo è solo quello di aiutare il protagonista a migliorarsi e dare una svolta alla propria vita. I realizzatori difesero la scelta affermando che il personaggio femminile è «una visione immatura di una donna da parte del protagonista, che vede la sua amata come una persona perfetta e ignora la complessità della persona».

Pur accolto molto bene, (500) giorni insieme subì delle critiche per la rappresentazione del personaggio femminile, ridotto allo stereotipo della “Manic Pixie Dream Girl”, termine per in-

Come ricorda la voce narrante nel film, Tom e Sole si conoscono sul posto di lavoro (una società di biglietti d’auguri) l’8 gennaio, il primo dei 500 giorni. Il quarto, l’11 gennaio, è quello in cui si parlano per la prima volta, in ascensore: Tom sta ascoltando in cuffia There Is a Light That Never Goes Out degli Smiths, brano che Sole apprezza molto.

commedia romantica, USA (2009) di Marc Webb con Zooey Deschanel, Joseph Gordon-Levitt

GENNAIO

«Il monolito nero che conta quattro milioni di anni era rimasto completamente

inerte. Le sue origini e il suo scopo sono ancora un mistero assoluto.»

2001: Odissea nello spazio

In quello che per l’epoca era il futuro, cioè l’anno 2001, un misterioso monolite extraterrestre ritrovato sulla Luna, che pare avere milioni di anni, invia un messaggio diretto verso Giove. Cinque astronauti partono alla volta del pianeta sull’astronave Discovery, governata dall’avanzatissimo computer di bordo HAL 9000. Ma quando HAL inizia a dare segnali di squilibrio, toccherà a uno degli astronauti, il dottor David Bowman, portare a termine la missione.

Durante una famosa scena in cui David cerca di disattivare HAL, questi enuncia la sua frase di benvenuto: «Io sono un elaboratore HAL 9000. Entrai in funzione alle Officine H.A.L. di Verbana, nell’Illinois, il 12 gennaio 1992. Il mio istruttore mi insegnò anche a cantare una vecchia filastrocca. Se volete sentirla, posso cantarvela». Il computer procedeva poi a intonare Giro giro tondo (nella versione originale la canzone Daisy Bell).

2001: Odissea nello spazio è uno dei capolavori della Storia del cinema. Diretto da Stanley Kubrick, sceneggiato da Kubrick insieme ad Arthur C. Clarke, che produsse il soggetto e, sulla medesima traccia, scrisse il romanzo omonimo, 2001 è un film di fantascienza metafi-

sico, enigmatico e filosofico, con un andamento compassato, effetti speciali all’avanguardia (vi lavorò Douglas Trumbull, pioniere dell’effettistica, insieme allo stesso Kubrick, che proprio per gli effetti della pellicola vinse il suo unico Oscar della carriera) e una colonna sonora composta da brani di musica classica.

Kubrick si rifiutò di elaborare le proprie idee sul significato del film, in particolare sull’enigmatico finale oggetto di molte discussioni critiche, affermando che «quanto potremmo apprezzare oggi la Gioconda se Leonardo avesse scritto sul fondo della tela: “questa signora sta sorridendo leggermente perché ha i denti marci” o “perché sta nascondendo un segreto al suo amante”? Toglierebbe ogni forma di apprezzamento all’osservatore e lo riporterebbe a una realtà che non è la sua. Non voglio che succeda a 2001». Tuttavia, in un’intervista per un documentario del 1980, ritrovata soltanto nel 2018, Kubrick si azzardò a spiegare parte del significato del film, secondo cui degli esseri divini avrebbero utilizzato il protagonista come cavia per studiare la natura umana

fantascienza, USA/UK (1968) di Stanley Kubrick con Keir Dullea, Gary Lockwood

L’ufficiale e la spia

storico/drammatico, FRANCIA/ITALIA (2019) di Roman Polański con Jean Dujardin, Louis Garrel

L’ufficiale e la spia è un thriller storico che ricostruisce il celebre Affare Dreyfus, scandalo giudiziario che sconvolse la Francia di fine Ottocento. La storia segue il colonnello Picquart, inizialmente convinto della colpevolezza di Alfred Dreyfus, accusato ingiustamente di spionaggio. Quando scopre prove che dimostrano l’errore giudiziario, si scontra con le istituzioni militari e politiche. Rigoroso e avvincente, L’ufficiale e la spia si distingue per

la meticolosa ricostruzione storica e la regia misurata

Nel corso del film viene mostrata anche la pubblicazione, il 13 gennaio 1898, del celebre J’Accuse…!, un editoriale scritto da Émile Zola per il giornale socialista L’Aurore, in cui si denunciano i persecutori di Alfred Dreyfus, le irregolarità e le illegalità commesse nel corso del processo.

Chicago

musical/giallo, USA (2002) di Rob Marshall con Renée Zellweger, Catherine Zeta-Jones, Richard Gere

Il14 gennaio 1924, a Chicago, l’aspirante ballerina e cantante Roxie Hart uccide il suo amante dopo aver scoperto che le promesse dell’uomo di introdurla nel mondo dello spettacolo erano fasulle. Roxie cerca l’aiuto dell’avvocato Billy Flynn, bravissimo a manipolare l’opinione pubblica e la stampa a suo favore. Flynn sta però seguendo il caso di un’altra cliente, la ballerina Velma Kelly, e le due dovranno contendersi le attenzioni dell’avvocato per spe-

rare di evitare la pena di morte. Pluripremiato rifacimento del musical teatrale del 1975, a sua volta rielaborazione di un’opera teatrale del 1926, Chicago tratta i temi della celebrità, della corruzione e della stampa in maniera farsesca e sagace. Estroso e ben coreografato, è uno dei film che ha contribuito, insieme a Moulin Rouge!, al ritorno del genere musical, andato fuori moda negli anni Settanta e ora rinnovato per il pubblico moderno.

Black Dahlia

noir/thriller, USA/GERMANIA (2006) di Brian De Palma con Josh Hartnett, Scarlett Johansson, Aaron Eckhart

Nel

1947, il corpo della starlette Elizabeth Short, soprannominata “la Dalia Nera”, fu trovato in un sobborgo di Los Angeles. Il cadavere era nudo, tagliato in due all’altezza della vita, il volto era sfregiato con due tagli che andavano da orecchio a orecchio. La ricerca dell’assassino riempì le pagine di cronaca per mesi, ma il caso rimase insoluto.

Diretto da Brian De Palma e ispirato al romanzo capolavoro di James Ellroy, il film segue

due detective, Bucky Bleichert e Lee Blanchard, coinvolti nell’indagine sul brutale omicidio. Mentre i due poliziotti si addentrano nel caso, scoprono un mondo oscuro fatto di corruzione, segreti e ossessioni personali, fino a perdere il controllo della loro stessa vita.

La storia mescola atmosfere da noir classico con tocchi visivi eleganti e momenti di grande intensità, come la scena della scoperta del corpo, avvenuta il 15 gennaio.

13 G E N N A I O 14 G E N N A I O 15 G E N N A I O

GENNAIO

storico/drammatico, USA (2012) di Ben Affleck con Ben Affleck, John Goodman, Alan Arkin

Nel

1979, in seguito alla rivoluzione iraniana, un gruppo di sei funzionari diplomatici sfuggì al sequestro da parte di alcuni militanti durante un assalto all’ambasciata americana a Teheran. Per salvare i diplomatici, venne elaborata un’operazione segreta spacciando i diplomatici per membri di una troupe cinematografica di un fantomatico film di fantascienza intitolato Argo. Questo bizzarro, ma vero, episodio storico è stato adattato in un thriller ben

The Terminal

confezionato, vincitore di numerosi premi, tra cui l’Oscar al Miglior film

Come vediamo nella pellicola, il 16 gennaio 1980 fu il giorno in cui il protagonista, l’agente della CIA Tony Mendez, ebbe l’idea di fingere la produzione di un blockbuster fantascientifico, dopo aver visto alla televisione una scena di Anno 2670 – Ultimo atto, quinto capitolo della saga cinematografica de Il pianeta delle scimmie.

commedia, USA (2004) di Steven Spielberg con Tom Hanks, Catherine Zeta-Jones

Ispirato a una storia vera, The Terminal racconta di Viktor Navorski, cittadino della nazione immaginaria della Krakozhia. Viktor è in viaggio per l’America ma, atterrato all’aeroporto JFK di New York, scopre che gli Stati Uniti non riconoscono più la Krakozhia come paese indipendente. Viktor è ora apolide, non è autorizzato a entrare nel paese né a tornare a casa. Decide così di stabilirsi al terminal, facendo amicizia con dipendenti e passeggeri, mentre il diretto-

Non-Stop

re doganale diventa sempre più ossessionato dall’idea di sbarazzarsi dell’uomo. In uno dei primi tentativi di Viktor per farsi convalidare il passaporto, vediamo l’agente imprimere sul documento il timbro “denied” (“negato”) recante la data del 17 gennaio 2004. The Terminal prende l’aeroporto, un nonluogo che era diventato sinonimo di terrore e paura in seguito all’11 settembre 2001, e lo fa diventare un microcosmo fatto di solidarietà, amore e amicizia

azione, USA (2014) di Jaume Collet-Serra con Liam Neeson, Julianne Moore

La“terza età” della carriera di Liam Neeson è stata del tutto votata all’action muscolare, di poche pretese cinematografiche, ma molto divertimento. In Non-Stop lo troviamo nei panni di un tormentato Air Marshal, uno “sceriffo dell’aria” che, durante un volo da New York a Londra, si ritrova coinvolto in un gioco mortale: un misterioso ricattatore minaccia di uccidere un passeggero ogni 20 minuti, a meno che non gli vengano trasferiti 150 milioni di dollari.

Il film è un solido action-thriller che riesce a sfruttare al meglio la claustrofobia dell’ambiente aereo. L’atmosfera è tesa, i colpi di scena ben dosati e Neeson offre un’altra prova di forza e umanità, confermandosi maestro del genere.

Non-Stop è ambientato il 18 gennaio, come si vede dall’orologio che il protagonista controlla dopo aver ricevuto il primo messaggio anonimo, è l’inizio di un volo che tiene lo spettatore agganciato alla poltrona fino all’atterraggio.

Close Up

drammatico, IRAN (1990) di Abbas Kiarostami con Mohsen Makhmalbaf

Nell’autunno

del 1989, un uomo, Hossein Sabzian, fu arrestato per aver impersonato il celebre regista Mohsen Makhmalbaf, imbrogliando una famiglia borghese di Teheran. La motivazione principale dell’accusato non sembrava però avere altri fini se non quello di condividere con la famiglia l’amore per il cinema. Il processo si risolse con il perdono di Sabzian sia degli Ahankhah che dello stesso Makhmalbaf. Il regista Abbas Kiarostami venne a cono-

scenza dei fatti quando ancora il finale della vicenda non era stato scritto. Utilizzando le persone coinvolte nel ruolo di loro stesse, girò parte della storia, per poi riprendere il vero processo, il 19 gennaio 1990.

Eletto dalla rivista Sight and Sound come uno dei film più belli di sempre, Close Up non è né un documentario né un dramma, ma una fusione non convenzionale di due linguaggi, che riflette sulla forza del cinema e il suo impatto.

W.

biografico, USA (2008) di Oliver Stone con Josh Brolin, Elizabeth Banks, Jeffrey Wright

19 G E N N A I O

«Questo

è un momento che non dimenticherai mai, il giorno del tuo primo insediamento. Cerca di scattare una fotografia nella tua mente, per riguardarla nei momenti difficili.» A parlare è George H. W. Bush, ex-presidente degli Stati uniti, rivolgendosi al figlio George W. Bush, nuovo presidente, nel giorno del suo insediamento, avvenuto il 20 gennaio 2001.

Oliver Stone, si può dire, è “il regista dei Presidenti”: prima JFK, poi Nixon e infine George

W. Bush, uno dei più criticati POTUS della storia, soprattutto per la fallimentare gestione del periodo successivo agli attacchi dell’11 settembre. Nel film, Stone sorprende con un ritratto inaspettatamente equilibrato di Bush, lontano dalle provocazioni delle sue opere precedenti. Il regista adotta un tono misurato e abbandona satire e giudizi per concentrarsi su una rappresentazione più umana dell’ex presidente, aiutato anche dall’interpretazione matura di Brolin.

Rain Man – L’uomo della pioggia

drammatico, USA (1988) di Barry Levinson con Dustin Hoffman, Tom Cruise, Valeria Golino

Charlie

Babbitt è un giovane uomo d’affari arrogante e opportunista, che scopre dopo la morte del padre di avere un fratello maggiore, Raymond, affetto da autismo con sindrome del Savant, dotato di incredibili capacità mnemoniche, ma incapace di gestire le emozioni come una persona neurotipica. Spinto dall’interesse economico (il padre ha lasciato l’eredità a Raymond), Charlie decide di far uscire il fratello dall’istituto in cui vive

per cercare di ottenere una parte del denaro. Tuttavia, il viaggio che intraprendono insieme si trasforma in un’esperienza di crescita. Vincitore di quattro Premi Oscar, Rain Man ha contribuito a portare maggiore consapevolezza sull’autismo, nonostante il ritratto di questa condizione sia stato successivamente oggetto di dibattiti per la sua semplificazione. Il 21 gennaio 1965 è il giorno in cui Raymond viene affidato alle cure dell’istituto psichiatrico.

20 G E N N A I O 21 G E N N A I O

GENNAIO

«Ciao! Oh, cielo!

Io sono Ansia.

Dove metto le mie cose?»

Inside Out 2

animazione/fantastico, USA (2024) di Kelsey Mann con le voci di Amy Poehler, Maya Hawke

Inaspettato successo di pubblico dello studio d’animazione Pixar, Inside Out 2 ci riporta nella mente di Riley, la bambina che avevamo imparato a conoscere nel primo capitolo, nella cui psiche vivevano cinque emozioni (Gioia, Tristezza, Rabbia, Disgusto e Paura) che l’aiutavano a navigare le difficoltà grandi e piccole della sua vita. Ora tredicenne, Riley deve affrontare le sfide dell’adolescenza. Il film introduce nuove emozioni: Ansia, Invidia, Ennui (la noia) e Imbarazzo, che si aggiungono al già noto quintetto. La trama si sviluppa attorno all’apparizione di Ansia, che sconvolge l’equilibrio interno di Riley, mettendo in discussione il suo “senso di sé” Questo evento innesca un’avventura all’interno della mente della protagonista, dove le emozioni cercano di ristabilire l’armonia perduta. Il film esplora temi come l’autoconsapevolezza, l’accettazione delle proprie vulnerabilità e l’importanza di integrare tutte le emozioni, anche quelle meno piacevoli, per una crescita sana.

La critica ha accolto positivamente il film, elogiando la palette cromatica delle scene, la trama e l’introduzione delle nuove emozioni, sebbene alcuni abbiano espresso insoddisfazione per la prevedibilità della trama esterna legata

all’accettazione di Riley da parte della sua nuova squadra di hockey, lo schema ripetitivo e la troppa semplificazione di alcuni temi. Ciononostante, o forse proprio per questa capacità di trovare uno stile di racconto chiaro e alla portata di tutti, Inside Out 2 ha riscosso un enorme successo al botteghino, molto più di quello preventivato, diventando il film d’animazione più redditizio di tutti i tempi, con oltre 1,6 miliardi di dollari a livello globale.

Il personaggio di Riley era stato ispirato da Elie, la figlia del regista del primo capitolo, Pete Docter, che da bambina espansiva si era trasformata in una preadolescente introversa. Questo collegamento fornisce una data particolare: quando Riley, nel primo film, parlava in video-chat con l’amica Meg si vede il suo nickname, “Riley0122”, ossia, nell’usanza statunitense (dove si indica prima il mese e poi il giorno), il 22 gennaio, la data di nascita della protagonista, che condivide il compleanno con la figlia di Docter, nata lo stesso giorno. In Inside Out 2 vediamo Riley festeggiare il suo tredicesimo compleanno.

Kramer contro Kramer

Èprobabile

che Kramer contro Kramer sia il racconto di un divorzio meglio riuscito della Storia del cinema. Intenso dramma con Dustin Hoffman e Meryl Streep, racconta di Ted Kramer, un ambizioso dirigente pubblicitario newyorkese che, tornando a casa una sera, trova la moglie Joanna in procinto di lasciarlo. La donna afferma di avere bisogno di tempo per riflettere sulla sua vita e abbandona Ted, lasciando con lui il figlio Billy di sette anni. A causa del suo lavoro e dell’inesperienza, Ted fatica molto a dedicarsi al figlio, che sente la mancanza della madre, ma col passare del tempo nasce tra loro una forte intesa. Quindici mesi dopo Joanna torna a New York e comunica a Ted l’intenzione di riavere il figlio. Inizia così una battaglia legale che rischia di mandare in frantumi la famiglia e, soprattutto, la serenità di Billy.

drammatico, USA (1979) di Robert Benton con Dustin Hoffman, Meryl Streep, Justin Henry 23 G E N N A I O

Il travagliato canovaccio emotivo dei personaggi si rifletté in quello degli autori. Secondo quanto riferito da Meryl Streep, Dustin Hoffman si comportò in modo prevaricatore, al fine di suscitare emozioni forti e reali nell’attrice: le lanciò addosso un bicchiere e la schiaffeggiò senza avvertirla, e la provocò citando l’attore John Cazale, fidanzato della Streep che era scomparso da appena un mese. Kramer contro Kramer è il riflesso di un cambiamento culturale che stava avvenendo negli anni Settanta, quando le idee sulla maternità e la paternità stavano mutando. Il film fu acclamato per il modo in cui dava uguale peso e importanza ai punti di vista tanto della madre quanto del padre. Come gli comunica il suo avvocato, lunedì 23 gennaio 1978 è il giorno a partire dal quale Ted Kramer deve cedere la custodia del figlio a Joanna.

Steve Jobs

biografico/drammatico, UK/USA

AaronSorkin, uno tra i migliori sceneggiatori in attività, quando si vide proposto l’adattamento cinematografico della biografia di Steve Jobs scritta da Walter Isaacson, rifletté sul da farsi: come raccontare la vita, epica e tortuosa, di uno degli uomini più carismatici della storia moderna? Sorkin non voleva firmare il solito biopic che riassume la vita di una persona, «partendo dalla culla e arrivando alla tomba», come disse in un’intervista. Immaginò allora tre lunghe scene in cui le persone più importanti della vita di Jobs (famigliari, amici e colleghi) venivano a parlare, dialogare, molto spesso discutere con lui poco prima delle presentazioni pubbliche di uno dei suoi prodotti: il Macintosh 128K, il 24 gennaio 1984, il NeXT Computer, il 12 ottobre 1988, e l’iMac G3, il 6 maggio 1998.

Utilizzando la realtà come scheletro, Sorkin si prese delle licenze poetiche per restituire non solo il ritratto di un uomo geniale ma anche l’evoluzione umana e professionale, sua, delle persone attorno a lui e della Apple. Di contro, però, il regista Danny Boyle, famoso per lo stile frenetico, si trovava con la sfida di rendere avvincenti tre conversazioni in spazi chiusi. Per far risaltare la differenza dei momenti, Boyle girò con la pellicola in 16MM (con una resa granulosa) per il 1984, in 35MM (il formato classico dei film) per il 1988, e la macchina da presa digitale (nitida, quasi asettica) per il 1998. Interpretazioni, scrittura, regia e montaggio lavorano in sincrono per confezionare un film che riesce a risultare mozzafiato mostrando soltanto persone che parlano.

(2015) di Danny Boyle con Michael Fassbender, Kate Winslet, Seth Rogen

GENNAIO

«Onore a chi è un po’ folle, a chi ama osare, a chi ama sognare.»

La La Land

musicale/sentimentale, USA (2016) di Damien Chazelle con Ryan Gosling, Emma Stone, John Legend

L’aspirante

attrice Mia Dolan incontra Sebastian “Seb” Wilder a una festa dove Sebastian suona in una cover band degli anni Ottanta. Inizia così una relazione che porterà i due a visitare i luoghi più romantici di Los Angeles, ma quando le rispettive carriere sembrano prendere il volo (Sebastian come membro della band dell’amico Keith e Mia come attrice), dovranno decidere cosa fare del loro amore. Il musical inizia il 25 gennaio: vediamo la data sullo schermo del telefono di Mia, che l’avverte con una notifica dell’imminente provino fissato per quel giorno.

Ispirato dai musical dell’era d’oro di Hollywood come Un americano a Parigi, Cantando sotto la pioggia e Cappello a cilindro, il regista Damien Chazelle scrisse la sceneggiatura di La La Land con l’idea di unire le sue passioni in una storia che «prendesse i vecchi musical ma li calasse nella vita vera, dove non sempre le cose vanno come speri». Aveva già sviluppato lo spunto nel suo primo lungometraggio Guy and Madeline on a Park Bench, le cui musiche erano state composte da Justin Hurwitz. Inizialmente, Chazelle era riuscito a farsi finanziare il film a patto di apportare alcune modifiche:

Sebastian sarebbe stato un musicista rock e la storia avrebbe avuto un finale diverso. Tuttavia il regista rifiutò di compromettersi e si mise a lavorare su Whiplash. Quando quest’ultimo film si rivelò un successo su tutti i fronti, Chazelle fu in grado di trovare uno studio che producesse la sceneggiatura di La La Land senza chiedere modifiche.

La La Land non è il tipo di musical con cui tutti hanno familiarità. Pur omaggiando i classici del genere, il regista Damien Chazelle impostò le sequenze ballate e cantate con uno stile di recitazione ed esibizione volutamente imperfetto e pieno di sbavature, contrastando l’irreale opulenza visiva con la concretezza dei personaggi.

Apprezzato dalla stampa, La La Land venne però anche criticato da diversi commentatori perché trasformava il jazz, un’arte legata alla cultura afroamericana, in una forma espressiva «da bianchi», conservatrice e ideologicamente snob (Sebastian ripudia ogni genere musicale moderno predicando la bellezza della tradizione jazz).

Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.