CAPITOLO 9 Differenze qualitative e temporali segnavano l’affermazione delle grandi imprese nelle diverse nazioni. Gli USA, favoriti dalla dotazione di materie prime e da una popolazione in continua crescita, furono i primi ad approfittare di queste opportunità e acquisirono la posizione di leader nello sfruttamento delle nuove tecnologie. Nelle nazioni nord europee lo sviluppo delle nuove forme d’impresa fu più lento. Le opportunità offerte dalla seconda rivoluzione industriale sono state sfruttate in maniera diversa dalle tre maggiori nazioni industriali: USA, Germania e Gran Bretagna. Per comprendere a fondo le differenze è necessario considerare: -le caratteristiche dei mercati -la regolamentazione della competizione economica da parte dei governi -gli atteggiamenti sociali nei confronti della grande impresa e le risorse culturali disponibili e come questo contesto nazionale ha influito sui modi e tempi del triplice investimento. DIFFERENZIALE DELLA CONTEMPORANEITA’ (Pollard): uno stesso cambiamento, adottato nello stesso momento, in paesi diversi porta a conseguenze diverse a seconda del livello di sviluppo iniziale del Paese. GLI STATI UNITI La grande impresa si era affermata negli USA in tutti i settori in cui lo sviluppo tecnologico lo aveva reso possibile. Le caratteristiche di queste imprese erano differenti da quelle che le avevano precedute per una serie di motivi: -erano società per azioni e non partnership -perseguivano sia l’integrazione verticale che l’espansione orizzontale (diventando in molti casi multinazionali) -vi era una separazione netta tra proprietà e controllo. Tuttavia in alcuni casi le famiglie proprietarie non scomparvero dalle strutture di governante delle corporation. Nei consigli di amministrazione allora erano presenti sia membri provenienti dall’interno dell’impresa (inside director) sia altri di provenienza esterna (outside director): i secondi rappresentavano la proprietà ed erano in maggioranza, ma non avevano né il tempo, né le competenze, né le informazioni necessarie ad amministrare l’impresa. Erano quindi costretti a dipendere dagli inside director, manager stipendiati presenti in azienda a tempo pieno, i quali prendevano le decisioni strategiche, ma anche quelle relative alla loro successione ai vertici della società. Fra i giganti emergenti all’inizio del secolo si annoveravano la Standard Oil, la Remington, l’American Tobacco, La DuPont, la Singer e, fra le imprese del comparto alimentare, la Heinz e la Cambpell. Il mercato nordamericano aveva le dimensioni di quello europeo continentale ed era estremamente dinamico grazie alla crescita esponenziale della popolazione e al progressivo incremento del potere d’acquisto dei consumatori. L’altro fattore determinante per il consolidamento della grande impresa da ricercare all’interno dei cambiamenti della pubblica opinione e nelle scelte adottate dal legislatore statunitense. Mentre il paese si andava affermando come primo nei livelli del consumo di massa, e la maggioranza degli americani vedeva con favore il miglioramento degli standard di vita, si manifestavano anche i primi segnali di diffidenza. La large corporation, infatti, minacciava alcuni dei valori fondanti del Paese, quali la fiducia nella libera competizione e la convinzione che nella gara per la conquista della ricchezza e del potere tutti dovessero partire con le stesse opportunità. Il gruppo di pressione più ascoltato nella “battaglia antitrust” era quello dei piccoli imprenditori e, fra questi, i più agguerriti erano i commercianti. 32