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Ritorno al settore tech
by BFCMedia
ASSET
Lo scenario in azionistico e la correzione degli ultimi mesi creano opportunità La transizione digitale è un fenomeno strutturale, con un potenziale inespresso
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DI LOREDANA LA PACE*
Nell’ambito del sell-o generalizzato che ha colpito l’azionario a partire da metà novembre 2021 - dovuto inizialmente alle preoccupazioni in merito all’aumento dei tassi e dell’in azione - il comparto tecnologico ha subito il ribasso più marcato. In Goldman Sachs Asset Management riteniamo, tuttavia, che si tratti di una correzione
largamente indiscriminata e dovuta principalmente a fattori
macro: i fondamentali tech restano solidi e determinate aziende del settore risultano ben posizionate per sovraperformare in un contesto in azionistico.
Trend secolare
A nostro avviso, infatti, la domanda di tecnologie innovative non è ciclica, bensì fortemente secolare e l’in azione elevata incoraggia le imprese a investire in innovazione in quanto o re loro la possibilità di individuare e risolvere le ine cienze. Stando a una ricerca condotta da Morgan Stanley tra i cio è emerso che è prevista una
crescita dei budget di circa il
4,5% nel 2022, rispetto alla media degli ultimi 10 anni pari al 4,1%. Pensiamo che l’aumento della spesa sia legato principalmente ai miglioramenti in termini di software, con la maggior parte degli investimenti indirizzati verso cloud computing, cybersecurity e digital transformation. Con il passaggio al public cloud, la transizione verso modelli software-as-a-service (SaaS), l’adozione di metodi di pagamento digitali e la costruzione di una resilienza informatica, le aziende del settore tecnologico - in particolare quelle che o rono soluzioni software innovative in settori quali l’automazione robotizzata dei processi e la gestione della customer experience – avranno un ruolo primario nella riduzione dei costi e nel miglioramento dell’e cienza.
Speci cità di settore
È opportuno inoltre sottolineare anche che la domanda di prodotti e servizi fortemente innovativi è spesso meno discrezionale, e quindi più anelastica, di quanto non lo sia per i beni e i servizi tradizionali. Le aziende del comparto tech che o rono soluzioni disruptive presentano un considerevole potere di determinazione dei prezzi, che permette a queste ultime di trasferire sui clienti un eventuale incremento dei costi di produzione. Questo, ad esempio, si può rilevare anche tra alcune società innovative nel campo dei semiconduttori che, nonostante l’incremento dei cost degli input, sono stati in grado di aumentare
i propri margini trasferendo
tali aumenti sui clienti nali. La necessità di semiconduttori in tutti i settori è estremamente alta e la domanda continuerà a essere sostenuta dalla crescente digitalizzazione globale. Riteniamo quindi che il mercato abbia sottovalutato i venti favorevoli che un nuovo regime in azionistico potrebbe portare a determinate società tecnologiche, nello speci co quelle focalizzate sull’aiutare altre società a mitigare gli e etti dell’aumento dei costi o che grazie alla qualità della loro innovazione presentano un potere di determinazione dei prezzi.
L’ora della gestione attiva
Crediamo che il contesto attuale evidenzi ancor di più l’importanza di una gestione attiva, poiché è probabile che in futuro l’aumento
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della volatilità e dell’incertezza provochi una maggiore dispersione a livello di singoli titoli. Inoltre, è importante tenere a mente che le società tech non sono tutte uguali: quelle con bilanci e free cash ow solidi, margini elevati e una bassa leva nanziaria tendono a essere ben posizionate per fronteggiare l’aumento dei tassi di interesse e la pressione dei costi. È quindi indispensabile selezionare i giusti titoli del settore tecnologico per poter cogliere i trend rialzisti di alcune tematiche economiche e industriali. Oltre ad essere selettivi a livello di titoli, riteniamo importante costruire portafogli ben bilanciati. Per questo investiamo a livello globale e attraverso le capitalizzazioni di mercato: ciò ci consente di essere agili man mano che le opportunità relative di rischio/rendimento cambiano.
Performance stellari nel passato
La storia suggerisce che investire nell’innovazione tecnologica e nella disruption è una strategia vincente. D’altra parte, negli ultimi 10 anni i titoli disruptive hanno sovraperformato quelli destinati a essere oggetto di disruption del 411% e attualmente stimiamo che il 70% dei 500 titoli dell’S&P potrebbe essere a rischio disruption, aprendo alle imprese innovative potenziali opportunità di generare un valore signi cativo nel lungo periodo. Per concludere, è opportuno che
Loredana La Pace
gli investitori guardino oltre i benchmark ponderati per la
capitalizzazione di mercato, che allocano troppo capitale nei leader del passato, sottopesando i vincitori di domani. Riteniamo che i fondamentali del settore tecnologico rimarranno solidi e che la domanda continuerà a crescere grazie alla continua di usione del trend della digitalizzazione a livello mondiale e cerchiamo di o rire ai nostri clienti un posizionamento nella parte della disruption in cui operano i leader tecnologici del futuro.
*Country head Italy di Goldman Sachs Asset Management