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ORBITA TERRESTRE
ORBITA TERRESTRE
DI ANTONIO LO CAMPO*
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IL RITORNO DI ASTROSAMANTHA
LA SECONDA AVVENTURA SPAZIALE DI SAMANTHA CRISTOFORETTI SI CONCLUDE ALL’INIZIO DI OTTOBRE
La missione si conclude in una data compresa tra il 4 e il 6 ottobre, non ancora precisata mentre scriviamo. Tre settimane in più rispetto al programma originario per la missione Minerva dell’Esa, l’Agenzia spaziale europea, e per l’astronauta che la rappresenta, Samantha Cristoforetti. Il rientro previsto con ammaraggio della navicella Crew Dragon porta a conclusione una missione perfetta, dove l’astronauta italiana dell’Esa ha portato a termine tutti gli esperimenti scientifici in programma, oltre a una spettacolare attività extraveicolare che l’ha portata a diventare la prima astronauta europea a compiere una attività extraveicolare (Eva).
CINQUE MESI
DI INTENSA ATTIVITÀ
Il rientro a Terra del Crew 4 era in programma per metà settembre. Ma il ritardo nel lancio del Crew 5, previsto non prima del 29 settembre, lo ha fatto slittare, concedendo altri giorni in orbita ad AstroSamantha, che aggiunge così questi cinque mesi in orbita ai sette trascorsi con la missione Futura del 2014/15. Samantha, che è stata nominata dal 28 settembre scorso comandante della Stazione spaziale internazionale (Iss) rientra con Robert Hines, Jessica Watkins e Kjell Lindgren. Erano partiti lo scorso 27 aprile, effettuando l’attracco sei ore più tardi. “In qualità di astronauta esperta” – commenta Joseph Aschbacher, direttore generale dell’Esa – “Samantha ha condotto esperimenti europei a bordo della Iss per tutta la durata della missione Minerva, che daranno un fondamentale contributo all’innovazione europea sulla Terra, dallo sviluppo della nostra industria, alla salvaguardia dell’ambiente, all’esplorazione ancora più profonda dello spazio”. Samantha Cristoforetti ha lavorato su sei esperimenti scientifici made in Italy, alcuni dei quali già avviati nel 2019 da Luca Parmitano durante la missione Beyond. Ha operato su Prometeo, di cui è responsabile scientifico Gianni Ciofani (Istituto italiano di tecnologia), che ha l’obiettivo di indagare come la protezione antiossidante può ridurre lo stress ossidativo, uno degli effetti più pericolosi del volo spaziale. Poi Ovospace, guidato da Andrea Fuso (Università Sapienza di Roma), un esperimento che mira a determinare l’impatto della microgravità sull’apparato riproduttivo femminile. Evoo in Space, coordinato da Enzo Perri del Crea, è invece un nuovo esperimento che studia l’impatto della microgravità e delle condizioni di radiazione sulle caratteristiche fisio-chimiche, nutrizionali e microbiologiche dell’olio extravergine d’oliva italiano. E poi ancora Acoustic Diagnostics, a cura di Arturo Moleti (Università di Roma Tor Vergata), per valutare gli eventuali danni all’apparato uditivo; Lidal, guidato da Livio Narici (Università Tor Vergata-Infn), un rilevatore di particelle per lo studio dell’impatto dei raggi cosmici sulla retina, costruito a partire dal payload Altea dell’Asi, del quale amplia e migliora le caratteristiche tecniche. E infine NutrIss, guidato dal professor Gianni Biolo (Università degli Studi di Trieste), che ha l’obiettivo di mantenere una composizione corporea ideale evitando l’aumento del rapporto massa grassa/massa magra dovuto all’inattività da microgravità.
LA STORICA
PASSEGGIATA SPAZIALE
Il grande sogno di Samantha è diventato realtà il 21 luglio. Quando sin da ragazzina, da accanita lettrice di romanzi di fantascienza a tema spaziale si immergeva in avventure cosmiche con astronauti che fluttuano nel vuoto
cosmico, sognava un giorno di poter volteggiare nello spazio aperto, fuori dalla navicella o dal modulo spaziale. Sono state quadi sette ore di lavoro nel vuoto dello spazio, aggrappata insieme al collega russo Oleg Artemyev al braccio robotico europeo, e girando assieme alla Iss attorno alla Terra, mentre ogni 45 minuti si alternavano la parte illuminata dal Sole e quella in ombra nel buio più assoluto. Al quale solo il supporto di grosse pile luminose poteva sopperire. La prima, storica attività extraveicolare di un’astronauta donna europea si è conclusa con quasi tutto il faticoso lavoro che andava svolto: in particolare il rilascio manuale in orbita di dieci CubeSat e la sistemazione della struttura destinata a ospitare in modo definitivo il Braccio robotico europeo sul modulo russo Nauka. L’uscita è avvenuta proprio da questo modulo, l’ultimo arrivato, il 21 luglio di un anno fa, dopo molti anni di rinvii. È un modulo adatto come “sezione di compensazione”, ma può avere anche utilizzi abitativi. Samantha non si è limitata al lavoro già intenso, ma si è spesa anche per la divulgazione, grazie a una instancabile attività social: “Ho ragionato su come poter raccontare questa missione, il mio secondo volo, coinvolgendo anche le giovani generazioni. Mi è stato detto che li posso trovare su TikTok ed eccomi qui!” – ha commentato Samantha dallo spazio durante uno dei suoi molti collegamenti didattici e istituzionali.

*ANTONIO LO CAMPO GIORNALISTA AEROSPAZIALE, SCRIVE PER QUOTIDIANI NAZIONALI E PERIODICI, E PER “COSMO” CURA LA SEZIONE SPAZIO.