Non esiste la musica. Esistono le musiche. Sono sempre esistite, ma solo alcune uscivano dal contesto territoriale e sociale in cui erano nate. Lì rimanevano e morivano. Oppure proliferavano e venivano in qualche modo documentate. Pochissime, nonostante tutto. Questa è in sintesi la storia delle musiche del mondo. Oggi c’è una specie di registratore/megafono/amplificatore globale, sound system cosmico, che riproduce milioni di suoni a cui possiamo dare il nome di musica. E’ il dono della rete. Il danno della rete sta altrove. Mi hai chiesto una micro guida alla musica non rock, non pop, non jazz, non folk, non world, non… Una musica che non ha nome: classica non ha nessun senso, anche perché classica non è, contemporanea ancora meno, perché tutta la musica è contemporanea, anche quella del passato, colta fa ridere, come se ci fosse una musica incolta, non generata da una cultura. Qualcuno in vena di scherzare ha proposto musica forte, come se si trattasse di muscolatura. Conosciamo benissimo il passato di questa musica. Sul futuro non azzarderei investimenti. Chi vivrà. Non c’è più un nome a disposizione e questo potrebbe alla lunga essere un vantaggio vista l’ossessione etichettatrice di quasi tutta la musica in circolazione: prog, grunge, dub, raggamuffin, postpunk, noise, progressive, lounge, ambient, latino, trap, neoromantica, ethno, house, world, acidtechno, post… … … …
Siamo in una fase in cui la musica tende ad essere la cassa di risonanza dei pensieri dominanti, in modo brutale o in modo sottile. Chi ci sguazza e chi vorrebbe uscirne. Ma se la vita sottostante la musica è quello che è, niente è facile. Due premesse storiche buttate lì: X - Si possono trovare in giro libri di Storia della musica, spesso in più volumi. Nel 95% dei casi il titolo è ingannevole perché in realtà rimanda alla storia della musica delle classi colte dell’Europa. Semplicemente sotto le classi colte e fuori dell’Europa e assimilati, non si sa cosa c’è. Niente che meriti di essere sottoposto allo sguardo storico, perché, hegelianamente, lì non c’è storia. Sul ruolo delle donne compositrici nella storia qualcosa si sta muovendo. Ma, alla domanda, chi è Kassia? Pochi musicisti/musicologi riuscirebbero a rispondere. [c’è chi comincia a riflettere sul tema. In Italia non mi risulta. Posso segnalarti qualche testo, se ti interessa] Y - Negli stessi libri, man mano che ci si avvicina al Novecento, si fa prepotente una specie di ortodossia, un dogma, una canonizzazione ferrea: se si parla di Brahms, Mahler, Schoenberg… è inteso che si parla di Musica in quanto tale, Musica Universale, la Musica dello Spirito, il paradigma assoluto del linguaggio musicale, matrice con cui interpretare tutto il resto. Appena si nominano Ciaikovskij, Skriabin, Dvořák, Janáček, Bartok, De Falla, Ravel, Britten… si parla di Scuole Nazionali- russa, boema, spagnola ecc. Murate nel loro territorio fisico e mentale. Universale [tedesco] v/s locale. Miseria della musicologia e miseria di noi stessi che a questa fandonia ci adeguiamo. Provare a rispondere alle molte domande implicite in X e Y ci porterebbe troppo lontano, ma sarebbe un bellissimo viaggio. Le parole sottolineate rimandano alla rete. Clicca sopra
Mi hai proposto anche un altro limite: musiche di compositori viventi. Trasgredisco solo con i primi due nomi, come vedrai. Per il resto non applico un criterio disciplinare. Non sono un musicologo. Seguo la mia curiosità acustica, non il mio gusto C’è musica che proprio non mi piace, ma che è interessante per diversi motivi. Penso che la musica non mi debba solo intrattenere, farmi ballare, eventualmente commuovermi, divertirmi, ma anche mettere in questione la mente, il pensiero. Passando per le orecchie, se sono disponibili all’ascolto. Occhi chiusi, eventualmente. Non mi dilungherò sui singoli compositori e compositrici, né sulla loro produzione musicale, i contesti…Me la caverò con pochissime battute. C’è un universo da esplorare palmo a palmo. La rete straripa. E chissà quanta musica non arriva neppure lì.
Avevo 23 o 24 anni quando acquistai in edicola un fascicolo, enorme, di Musica Contemporanea, una serie pubblicata dai Fratelli Fabbri Editori [Dio li benedica!] che conteneva il vinile di Volumina [ci sono molte versioni] per organo di György Ligeti (1923 - 2006). Sono quasi svenuto all’ascolto. Da quel momento il mio rapporto con la musica è radicalmente cambiato. Per me, un prima e un dopo. Vedi e ascolta anche Mysteries of the Macabre con Barbara Hannigan, e altre versioni. Così avrai modo di cercare poi tutto quello di Ligeti che ci sta in mezzo.
Ho incontrato vent’anni fa Giya Kancheli, georgiano, morto lo scorso anno [2019] a 84 anni. L’occasione è stato un viaggio in Georgia, mai fatto. Un universo di suoni che, nello stesso tempo, mi ha catturato e respinto. Vai a Symphony No. 5 "To the Memory of My Parents"
Adesso veniamo ai viventi. Non darò nessuna indicazione di musicisti noti, presenti nei concerti, come Arvo Pȁrt, Kaija Saariaho, György Kurtág, Philip Glass, Sofia Gubaidulina, Ruichi Sakamoto, Unsuk Chin, Luca Francesconi, Vinko Globokar, Peter Eötvös [mi smentisco subito: Multiversum con la strepitosa Iveta Apkalna all’organo, con orchestra], Giorgio Battistelli, Carlo Boccadoro … …
Se i nomi indicati sopra – e tanti altri - non li conosci, cercali in rete. La sede virtuale delle musiche citate è youtube. Non sempre. Anche la miniera sonora soundcloud e poi altre piattaforme che non sto neppure a nominare. Jacopo Baboni Schilingi, 1971, Milano, sito, sta in Francia. Molta elettronica mixata con suoni orchestrali, Natura Phoenix. Oppure scenografie concettuali, video ecc: Cinere - [a part of Alias], Terra teaser. Musica che abita una scena, è parte della visualità. Se non fosse per il titolo veramente troppo pretenzioso e privo di ironia, De la nature du sacre, sarebbe un buon campionario di idee musicali in sequenza. Concubia nocte in debito al miglior pop nordico, a cominciare inevitabilmente da Björk. In generale una influenza [nascosta?] di Franco Battiato, che spesso non sopporto, ma di fronte alle sue Sequenze e Frequenze [1973?] mi inchino. I confini che la musicologia accademica vorrebbe tracciare tra i generi [generi?], sono da tempo saltati.
Giuliano Bracci, 1980, Roma, sito, vive ad Amsterdam. Volti (2014), grumi sonori. Nel suo sito si può accedere a Soundcloud con una serie cospicua di composizioni. Nord per organo ed elettronica, una voragine. Una notte, per voce ed orchestra, su testo di E. Dickinson. Impegnativo sforzo di dar suono all’invisibile. Pretesa impossibile, ma affascinante.
Keiko Abe, 1935, Tokyo, sito. The Wave, per marimba e percussioni. L’esecuzione di Francesco Rubino, geniale percussionista di Chivasso, ora a Berlino, si distanzia dalle altre. Prims Rhapsody [anche qui], lascia un po’ a desiderare la registrazione, ma la scrittura orchestrale di Keiko Abe è particolare. Qui un’interessante tesi di laurea su di lei, in bilico tra Occidente ed Oriente. Il “bilico” approfondito qui. Se Mozart avesse conosciuto la marimba ne avremmo sentite delle belle.
Elsa Bergman, svedese, contrabbassista. Compone improvvisando. Non so dire molto di lei, neppure l’età. Forse attorno ai 30. Il suo Micro Concierto Acéfalo mi ha colpito per la sua limpidezza. Più scontata, mi pare, la session di free con Anna Högberg, con momenti impareggiabili, però. Da seguire. Se si incontrasse con Joȅlle Léandre sarebbero fulgori di note. Se uno si è imbattuto a suo tempo in Spiritual Unity di Albert Ayler, non ne è uscito indenne e se lo sente affiorare dentro ogni volta che musicisti tentano la spiritual unity. Continui a resuscitare dal futuro dove abiti, Albert.
Missy Mazzoli, 1980, Pennsilvania, USA, sito. Non siamo più abituati al fatto che si possano, a neppure quarant’anni, aver già scritto tre opere, decine di “canzoni”, micro e macro composizioni strumentali. Strizza l’occhio ad atmosfere new age? Forse sì. Non fa niente per nascondere questa vena, la sottolinea, anzi. Wayward Free Radical Dreams da Vespers for a New Dark Age, una boiata o un capolavoro? idem per Orizzonte per piano ed elettronica e Magic with Every Days Objects. Una lingua musicale che non avrebbe consistenza se non ci fossero stati Philp Glass, Brian Eno, Steve Reich… Avventurosa, molto americana nella disinvoltura con cui tratta il kitsch. Suoni talmente ovvi da scompaginare le nostre sicurezze.
Magnus Lindberg, 1958, Helsinki. Chi crede d’essere, Wagner? Se scrivi una sinfonia che si intitola Kraft – Potenza, forza e poi la interpretano i Berliner Philarmoniker, qualche dubbio ti viene. Related Rocks avrebbe potuto essere composto nel 1920. Idem Parada. Ha, come si dice, un futuro alle spalle. Attraente, niente di più. La vera Kraft la possiedono gli Einstürzende neubauten, un po’ meno i Kraftwerk, nonostante il nome. Ce l’aveva Nico, per sua sfortuna, “sacerdotessa delle tenebre”. Bisogna risalire decenni indietro per trovare il primo ad aver pensato una “musica industriale”. Mi riferisco a Arseny Avraamov [1886-1944], sorprendente figura di sperimentatore sonoro, incantato, per un po’, dalle opportunità creative che gli forniva la rivoluzione bolscevica, esploratore dei quarti di tono, della musica concreta. Vedi la sua Sinfonia delle sirene di fabbrica, Baku, 1922. Se mai ti interessasse approfondire ho diversi ebook che rendono conto dell’atmosfera creativa dell’epoca.
Sonia Bo, 1960, Lecco, sito. Ghirigori interiori di stoffa psicanalitica: Frame toccata. Lo stesso ottimo ensemble interpreta di Carla Rebora, 1973, Genova, sito, Di quadri e di cerchi, agglomerati sonori, su alcuni dei quali potrebbero agevolmente scorrere certi Trucioli di Camillo Sbarbaro, amatissimo, da me, poeta. Ancora di C. Rebora: Lirica I per violino, video strepitoso per la musica squillante e per il tipo del che si pubblico addormenta. Di Sonia Bo: Umbram per organo ovvero come un prezioso organo Callido del ‘700 possa suonare musica dell’avvenire [e come, dai commenti inseriti, si possa capire che non mancano gli organisti mentalmente sordi]. Ho messo assieme due queste compositrici di puro ORGANO G. CALLIDO, 1765, s. Trovaso, Venezia mio arbitrio.
Jaakko Mäntyjärvi, 1963, Turku, Finlandia. Canticum Calamitatis Maritimae per coro a cappella. Musica a ritroso. “Un passo avanti, due passi indietro” scriveva uno la cui specialità non era la musica. Un passo a lato: Double, double toil and trouble. Le domande cruciali di oggi: tornare/andare ad una musica “piacevole”? Com’è che Olivier Messiaen nel 1948 abitava già nel futuro che ci attende? Cinq Rechants for Twelve Voices. Ma in musica, come anche, ho il sospetto, nella vita individuale e collettiva, la storia non procede in modo lineare, ma a zig zag e avanti/indietro. Richard Strauss ha scritto i mirabili Vier letzte Lieder (Quattro ultimi lieder) nel 1948, un anno prima della morte. Avrebbe potuto scriverli a 25 anni, nel 1889. Un po’ fuori argomento: una discesa nel silenzio, l’ultimo concerto di Von Karajan con Jessye Norman che canta Wagner come neppure Wagner poteva concepire. Sguardi, respiri, risonanze. La musica sta dentro e fuori del tempo.
Ali Can Puskulcu, 1989, Istanbul, sito, ora negli USA. Musica come spiel, play, gioco. Gibberish Shreds Vol. 1 qui è compositore e interprete, come di norma nella scena pop/rock. Il piacere del suono. Non molto di più. String Quartet nonostante l’impianto più che classico del quartetto d’archi, edonismo sonoro e compiacenze acustiche. Turgut Erçetin, 1983, Istanbul, Soundcloud, ora tra Germania e USA. Unheimlich per clarinetto, fisarmonica e chitarra elettrica. Lavoro da laboratorio sul suono con algoritmi analitici. Ipercolta la confezione: titolo freudiano e dedica ai ragazzi vittime della repressione dell’esercito turco. Politicamente a posto. Seda Röder, 1980, Istanbul, attiva negli Stati Uniti, sito. Un caso interessante di musicista contemporanea. Percorre tutte le strade possibili, sperimentale, musica concreta, canto, rielaborazioni, video ecc. Il suo sito merita una esplorazione accurata come pure il materiale che si trova su you tube, comprese le conferenze e interviste. Un’effervescenza e una intelligenza non da poco, che non bastano però a “sfondare”. Certi suoi brani sono stati cliccati 12 volte, altri meno, altri un po’ di più, come Love is in the Air. Questa è una digressione per aprire e subito richiudere un tema che tocca lo statuto della musica oggi, in epoca di internet e piattaforme. Queste le visualizzazioni [da aggiornare quotidianamente] di alcuni musicisti / musiche presenti su you tube: Miley Cyrus - Wrecking Ball 1.086.795.761 Rihanna - Diamonds 1.512.016.863 Ed Sheeran - Thinking Out Loud [Official Video] 3.019.872.977 Lady Gaga - Bad Romance (Official Music Video) 1.226.163.196 PSY - GANGNAM STYLE(강남스타일) M/V 3.667.689.414 Shakira - La La La (Brazil 2014) ft. Carlinhos Brown 1.110.827.990 Luis Fonsi - Despacito ft. Daddy Yankee 6.822.994.480 Dua Lipa - New Rules (Official Music Video) 2.169.078.789
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Tôn Thât Tiet, 1933, Hué, Vietnam, blog. Premesso che la città di Hué mi ha lasciato il segno e che il compositore viaggia musicalmente tra Europa e Vietnam, non posso che riconoscergli la benedizione/maledizione di essere geneticamente modificato. Bao La per clarinetto solo è una discesa agli inferi dello strumento e di se stesso. Couleur du Temps per clarinetto e arpa esibisce una “cattiveria” che invita al ripensamento degli stereotipi. Il figlio Tôn Thất An in arte Aaken, !970, Parigi, sito, si espande in una molteplicità di campi: danza contemporanea, musica da film, musica orchestrale e strumentale, teatro, canzoni…Il suo sito è un cantiere da mettere al lavoro o da osservare, come fanno i pensionati.
Gabriella Bartolomei, Porretta Terme, Bologna. Una Cathy Berberian dei nostri giorni, ma aperta ad esperienze estetiche molto varie: il teatro, il canto, la poesia da visiva…Difficile collocare, per fortuna. Su Spotify è possibile ascoltare un suo album dedicato alla trasformazione de L'arlésienne di Georges Bizet. Ma si trova traccia per traccia anche su you tube, ad es. qui. Accoppiamento geniale voce, suono, immagine in Non ami le pareti: reading on saxophone. Qui uno studio su di lei, con audio e diverse delle sue scritture vocali.
Nella preistoria ho seguito un corso di musica elettronica, il sintetizzatore [un Moog, ovviamente] teneva tutta la parete di una stanza e ci voleva un furgone per spostarlo. Da quel momento si è sviluppata la mia curiosità. Non la pratica, purtroppo. L’acquisto di un sintetizzatore era fuori della mia portata. Però non ho mai smesso di ficcare il naso, anzi le orecchie. A lungo sono stato stregato dagli esperimenti di Maryanne Amacher, per fare un nome importante, e in ambito pop, l’accoppiata Donna Summer-Giorgio Moroder è stata un baluardo insostituibile. Il baricentro con l’elettronica si sposta dalla musica al suono in quanto tale. In tanti, tante [Teresa Rampazzi, 1914-2001, pioniera], hanno messo orecchio a questa avventura acustica. Qui vorrei solo citare Alvin Lucier, 1931, Nashua, New Hampshire, sito, che lavora ibridando strumentazione tradizionale ed elettronica, come qui oppure qui. Non è chiaro dove può arrivare questa specie di esplorazione “subatomica” del suono. Quasi a voler estrarre e sonorizzare la materia oscura dell’universo. C’è una bella rivista online. eContact!, che dà conto di molte delle perlustrazioni rendendole disponibili in audio.
Del tutto casuale il mio incontro con Tania Leon, Havana, 1943, poi New York dal 1967, blog molto ben fatto. Una piccola fiera di CD usati, Genova, venti e più anni fa: vengo colpito da una copertina ed è fatta. Da allora seguo con una certa maniacalità la sua produzione molto ampia. Non sempre accattivante, sempre ricca di idee. Dal suo blog si può arrivare a molte musiche, che non sto neppure ad indicare per il piacere della scoperta [nel blog cliccare su Media/Visual & Web Media]. Di diverse lingue musicali ne ha costruito una nuova, la sua.
E’ nata nel 1984 a Surabaya, Gema Swaratyagita. Non sono mai stato in Indonesia, purtroppo, tanto meno a Surabaya. Ma il nome mi frulla nella mente fin dall’adolescenza per una stupenda canzone inserita in Happy End, musical di Kurt Weill su testo di Elisabeth Hauptmann e Bertolt Brecht, cantata da Lotte Lenya e, in italiano!, dall’insuperabile Milly. Insopportabile digressione freudiana, lo ammetto.
Gema Swaratyagita è una geniale compositrice e performer che lavora su tutti i bordi possibili, tra passato e presente, innovazione e tradizione, macro e micro opera, “oriente” e “occidente”….
Ha collaborato molto col suo maestro Slamet Abdul Sjukur [1935-2015], straordinaria figura di musicista totale e appartato: Tetabeuhan Sungut per coro, splendido; con Gema in una performance surrealista, Gelandangan; una composizione per piano interpretata da Gema, Tobor. Un documentario su di lui, va be’, in indonesiano. Rasa Sayange un breve brano tradizionale. Songsi per voci in scena. Tuwakatsa per complesso di gamelan. Su Soudcloud molte altre composizione in audio di Gema. Avviata questa immersione indonesiana ci si potrebbe far assorbire da Opera Jawa un film di Oleh Garin Nugroho su un’opera basata sul Ramayana e musiche di Rahayu Supanggah.
E’ una star dell’ambito musica contemporanea, Matteo Franceschini [1979, Trento]. Brillante, creativo, innovatore. Basta vedere il suo sito. Sempre invitante anche quando è lui stesso, aka Tovel, a interpretare le sue composizioni, come The Art of Touch oppure Tabulae. Nell’aggrovigliamento dei linguaggi musicali dà il suo meglio: Songbook . Segnalo, un po’ per contrapposizione e un po’ per amore dello strumento, l’organo a canne, Klangsauger di Zeno Baldi [1988] che in questa come in altre sue composizioni ha un approccio analitico sulla natura del suono. Dal suo sito si può agevolmente risalire alle sue musiche.
Sul pianismo africano non mi soffermo. Hai assistito al mio concerto filosofico, dunque sai di che cosa si tratta. Solo qualche rimando per rinfrescare le orecchie: Talking Drums: Ukom di Joshua Uzoigwe che hai sentito accompagnato dal jembé, come previsto dallo spartito. Di Ali Osman avevo suonato un brano diverso, ugualmente aguzzo. La tentazione sarebbe di andare a fondo di questo universo. Mi fermo qui. Accontentati di Flowers in the sand di Bongani Ndondana-Breen che hai sentito e visto con danza inglobata.
L’ho ascoltato dal vivo a Yangon in Birmania [Myanmar] e ne sono rimasto folgorato, Sandaya Aung Win. Dove collocarlo? Lascio a te l’impresa: vai qui, qui e qui. Non ha un sito e le registrazioni sono casalinghe, ma quella tastiera è un miracolo. Ha però un profilo su FB su cui riversa molte performances. Puoi chiedergli l’amicizia. Ha imboccato una strada coraggiosa che era stata avviata da un altro compositore U Ko Ko, morto nel 2007. Non mi mancano i materiali se ti interessasse approfondire.
STOP! Magari continuo in un’altra occasione con criteri di scelta meno labili. C’è tanta musica nell’universo.
In copertina: Elaine Mitchener londinese di famiglia giamaicana
sublime qualche volta, insensata altre. la sua vocalità ha un riferimento preciso, Jeanne Lee, che ci ha lasciati troppo presto. Cercala in rete, con Ran Blake, Mal Waldron‌ al piano. Un incanto.