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VOLATILITÀ SENZA TREGUA PER LE COMMODITY AGRICOLE
Relentless volatility for agricultural commodities
The annual meeting “Commodity Agriculture 2022” organised by Areté and Unione Italiana Food and focusing on forecasts and strategies in agro-industrial commodity markets was held on 11 October. The 2022 data that emerged from the analyses was presented. “Last year the key word was ‘spillover/contagion’ for the ability of markets to influence each other upwards - said Mario Bruni, president of Areté, at the opening of the meeting. “However, this year the word we hear most is differentiation, by commodity, by groups of commodities and, in some cases, by geographical areas”. So there is no respite for those operating in the agri-food markets, and markets are struggling even in 2023 to rebuild adequate levels of stocks, a condition that would help contain price volatility.
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IN EUROPA IL CARO MATERIE PRIME PESA PIÙ CHE NEL RESTO DEL MONDO COMMODITY PRICES WEIGH MORE HEAVILY IN EUROPE THAN IN THE REST OF THE WORLD
a cura della Redazione
“Commodity Agricole”, l’evento annuale organizzato da Unione Italiana Food e Areté, ha come obiettivo fornire agli operatori una chiave di lettura per comprendere e anticipare i trend di mercato in un contesto sempre più complesso e delicato.
Per i mercati agroindustriali il 2022 è stato l’anno della tempesta perfetta, dopo che già nel 2021 questi furono caratterizzati da importanti fenomeni di volatilità. Le materie prime agrifood hanno fatto registrare forti tensioni e prezzi oltre i record storici, in un mix di ammanchi d’offerta, ripartenza dei consumi, problemi meteo, spirale inflazionistica, effetti spillover da altri mercati, su cui il conflitto bellico in Ucraina ha di fatto esacerbato una situazione già al limite. Il ritorno alla normalità sarà lento, perché per ripristinare le scorte occorre tempo e, soprattutto, campagne ottimali; senza poi dimenticare i problemi legati alla supply chain dei concimi e alla logistica.

Le prospettive per il 2023
In occasione di “Commodity Agricole 2023”, che si è svolto online lo scorso 11 ottobre, si è quindi cercato di fare il punto sulle prospettive per il prossimo anno. “Nel 2022 la parola d’ordine è stata “spillover/contagio” - ha commentato in apertura Mauro Bruni, presidente di Areté - per la capacità dei mercati di influenzarsi vicendevolmente al rialzo, ma per il 2023 parliamo di “differenziazione”: per commodity, per gruppi di commodity e, in taluni casi, per aree geografiche. Non c’è tregua quindi per chi opera nei mercati agrifood, che anche il prossimo anno faranno fatica a ricostituire livelli adeguati di scorte, condizione che aiuterebbe a contenere la volatilità dei prezzi”. In questo scenario, di seguito riportiamo l’analisi di mercato delle principali commodity agricole che influenzano il settore della prima e seconda trasformazione dei cereali.
Frumento tenero: produzioni ancora in calo
A livello mondiale, per il frumento tenero si configura una campagna 2022-2023 in calo - anche se marginale - per il secondo anno consecutivo, rispetto alla campagna precedente; ciò comporterà una contrazione della domanda per la minore disponibilità di prodotto e la riduzione degli stock che, comunque, resteranno superiori ai livelli medi registrati tra il 2012 e il 2015. A causa dei prezzi elevati, i consumi subiranno una netta contrazione. Gli Stati Uniti, pur non essendo né il maggiore produttore né il principale esportatore, sono la sede della maggiore borsa finanziaria che quota il frumento tenero (il Chicago Board of Trade), quindi è importante conoscere la situazione di mercato di questo Paese. Di recente, un report dell’Usda ha stimato la produzione di frumento tenero in aumento dell’8% rispetto alla campagna precedente, soprattutto grazie al rimbalzo dei frumenti primaverili; altre fonti, però, sembrano non concordare su questa previsione. Riguardo la produzione dell’Unione europea, si prevede una riduzione del 5% a causa dei noti problemi legati alla siccità, che porterà a un netto calo degli stock, con la prospettiva di una crescita delle importazioni. Ciò che è interessante considerare è la qualità del frumento che - secondo i dati francesi - vede un contenuto proteico sotto il livello del 2021-2022, nonché una qualità eterogenea tra le diverse aree. Per i rapporti con l’Europa, ma anche con il resto del mondo, un breve cenno spetta a Ucraina e Russia. Detto che l’Ucraina esporta solo il 3% di frumento tenero in Italia (l’84% delle nostre importazioni di tenero provengono da Paesi Ue, Canada e Usa), per questo Paese si prefigura un calo della produzione a causa del conflitto bellico in corso, con rese più basse e problemi nella raccolta, oltre a un accumulo di stock. La Russia è un fornitore di tenero marginale per l’Ue, ma è di notevole importanza per molti Paesi africani e del Medio Oriente; per tale motivo, questa campagna è attesa in forte aumento. Resta l’incognita degli arruolamenti. Le persone che lavorano nei campi, infatti, possono essere reclutate dall’esercito russo. Sul versante prezzi, invece, si registra un’enorme volatilità accentuata dal conflitto, ma l’arrivo del raccolto autunnale sul mercato statunitense ha riportato le quotazioni ai livelli pre-guerra. Non così nell’Ue, dove i prezzi sono ancora esposti a tensioni, nemmeno aiutati dai frumenti primaverili europei che soffrono di una qualità eterogena. A tenere in bilico i mercati restano quindi diversi elementi di volatilità, quali il mercato valutario, con l’indebolimento dell’euro sul dollaro, l’export ucraino e le semine invernali Usa, rallentate dalle poche precipitazioni.
Frumento duro: gli stock non aumentano
A raccolti pressoché ultimati, a giocarsi il primato in termini di export di grano duro sono il Canada, gli Stati Uniti e il Messico, mentre tra i maggiori Paesi importatori si segnala il Marocco, che ha registra-

to una forte flessione della produzione. Il calo degli stock finali 2022, causato dell’esigua produzione in Nord America, fa prevedere un inizio di campagna caratterizzato da una discreta ripresa, che consentirà alle aree di esportazione di aumentare i flussi in uscita, così da potenziare l’offerta e soddisfare la ripresa dei consumi. Tuttavia, gli stock finali saranno ancora in calo. Di contro, l’Ue non è andata piuttosto male in termini di performance produttiva: il calo è dovuto a un’estate torrida e comporterà un incremento delle importazioni del 33% rispetto all’anno precedente. Per quanto riguarda i prezzi, in Usa e in Canada si è osservata una riduzione per effetto dell’aumento della produzione, mentre nell’Ue sono rimasti sostanzialmente stabili da inizio campagna. Se si confrontano i prezzi nordamericani con quelli Ue, si rileva un netto calo dei primi rispetto ai secondi, che denota uno scollamento tra il mercato europeo e quello mondiale. I fattori? Dall’elemento stagionale al tasso di cambio euro/dollaro, che rende più costosa l’importazione, senza dimenticare il drastico calo della produzione europea.
Mais: resta il nodo Ucraina
Come noto, gli Usa sono sia il primo produttore (32% del raccolto globale) sia il primo esportatore (29%, pari a quasi un terzo delle esportazioni mondiali) di mais, seguiti dalla Cina (23%) che, però, essendo un forte consumatore, è anche il primo
A CAUSA DEI PREZZI ELEVATI I CONSUMI DI GRANO TENERO SONO IN NETTA CONTRAZIONE
Paese importatore al pari dell’Ue (entrambi al 10%). Poi troviamo il Brasile (8%), che resta il secondo maggior esportatore (22%). Questo periodo dell’anno è molto importante per il mercato del mais, perché se nell’emisfero nord è tempo di raccolta - quindi a breve si avranno dati certi sull’effettiva disponibilità di prodotto nei primi mesi di campagna - nell’emisfero sud è il momento della semina, che fornirà una prima stima circa l’approvvigionamento del mercato negli ultimi mesi di campagna. Nel complesso, per la campagna 2022-2023 è previsto un calo della produzione mondiale per i minori raccolti negli Usa, nell’Ue e in Ucraina. Parimenti, anche i consumi sono stimati in ribasso, ma non quanto la produzione, e ciò produrrà un calo del rapporto stock finali/utilizzi. In relazione agli Usa va aggiunto che, oltre alle minori rese causate dalla siccità, sono calate anche le aree seminate a mais. Per quel che riguarda l’Ue, le previsioni sono di un calo della produzione 2022-2023 dovuto sia alla riduzione delle aree seminate sia a quella delle rese. Del resto, l’estate è stata molto scarsa di precipitazioni e ancora manca una stima finale dei danni che tale condizione ha provocato. Si prevede quindi un aumento delle importazioni, in una campagna in cui il maggiore esportatore di mais dell’Ue, ossia l’Ucraina, non solo ha dovuto subire per mesi il blocco delle esportazioni a causa del conflitto bellico, ma al momento dello sblocco il prodotto risultava di bassa qualità perché non correttamente conservato: per questo motivo il primo carico via mare è stato rifiutato all’arrivo a destinazione. Dando uno sguardo al Sud America, in Brasile la campagna 2021-2022 è stata da record e anche per la campagna 2022-2023 le stime indicano un raccolto eccezionale, ma si tratta di aree che devono ancora essere seminate, per cui la prudenza, in questi casi, è d’obbligo. Sul fronte prezzi, negli Usa la campagna 2021-2022 è stata contraddistinta da forti rialzi, al pari di quelli europei. Quali sono quindi le previsioni per i prossimi mesi? Per quel riguarda l’Europa resta l’incertezza dell’export ucraino, sia sotto l’aspetto dei flussi sia della qualità del prodotto. Di sicuro le stime del consumo di mais nell’Ue saranno al ribasso; si importerà maggiormente da nuovi player e dal Brasile, ma occorrerà tenere d’occhio il tasso di cambio. Il monitoraggio del meteo in Sud America sarà poi fondamentale per capire se, al di là delle previsioni, le produzioni di quell’area saranno ottimali.
L’analisi
Ciò che risulta particolarmente interessante dall’analisi del mercato delle commodity agricole è il confronto tra i vari cereali, dove si osserva una significativa riduzione dello spread tra duro, tenero e altre varietà. Uno sguardo, poi, sui fattori di volatilità: per la campagna 2022-2023, che ha già mostrato alcuni dati, anche se non definitivi, emergono nuove prospettive. Basta osservare l’inizio di questa campagna e di come le importazioni restino ancora molto basse, mentre l’export viaggia alquanto spedito. Si scommette quindi sul recupero della produzione globale, che potrà tradursi in un aumento dell’offerta e in una ricostituzione delle scorte. Ma ciò comporterà, probabilmente, una perdurante volatilità.
La Redazione
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