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Focus on economics FOCUS ECONOMIA

Non si ferma la corsa di fatturato e prezzi

The race of turnover and prices is still on

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di Luigi Pelliccia

Responsabile Ufficio Studi e Mercato di Federalimentare

Inflation fever gives no respite. The trend of the industrial turnover, which is a crucial data, is there to prove it, over and above price indexes as such. The food industry turnover in August was up +24.9% compared to the same month in 2021, after +17.2% in July. Compared with the first eight months of 2022/21, the trend rises to +18.2%, after +17.2% for seven months. This results in even higher expectations as to the share of food industry turnover to be reached by year-end 2022. Assuming the aforementioned growth rate in the final four months of the year remains stable, the food industry turnover could rise to around 180 billion euro, a good 25 billion above the 155 billion euro in 2021. An unprecedented step forward!

LE ACCELERAZIONI ANOMALE DEI PREZZI SONO UN CHIARO SEGNALE DI FRENATA E RECESSIONE A BREVE UNUSUAL PRICE ACCELERATIONS ARE A CLEAR SIGN OF BRAKING AND RECESSION IN THE SHORT TERM

La febbre inflazionistica non dà tregua. L’andamento di un parametro cardine quale il fatturato industriale sta a lì a dimostrarlo, al di là degli indici dei prezzi tal quali. Quello di agosto dell’industria alimentare mette infatti a segno un tendenziale del +24,9% sullo stesso mese del 2021, dopo il +17,2% di luglio. Nel confronto sui primi otto mesi 2022-2021 il trend sale al +18,2%, dopo il +17,2% dei sette mesi. Ne esce un’ulteriore spinta verso alto delle attese sulla quota di fatturato dell’industria alimentare a fine anno, che nell’ultimo quadrimestre 2022 potrebbe arrivare, se il tasso di crescita sarà confermato, attorno ai 180 miliardi di euro, ben 25 miliardi sopra i 155 miliardi euro del 2021. Un balzo senza precedenti.

Anche il fatturato del totale industria si muove in modo analogo e mostra un +23,1% nel confronto agosto 2022-2021, dopo il +16,3% di luglio, e un +20,1% nel confronto tendenziale sugli otto mesi 2022-2021, che ritocca il +19,9% dei sette mesi. Ciò che desta maggiore preoccupazione sono i veri e propri “salti” dei tendenziali di agosto rispetto a quelli registrati a luglio. Per l’industria alimentare il differenziale di crescita fra i due delta, in un solo mese, è di ben 7,7 punti, mentre per il totale industria è di 6,8 punti. È di tutta evidenza che siamo di fronte ad accelerazioni anomale, incompatibili con un ragionevole tasso di sviluppo. A meno di miracoli, sono un segnale inappellabile di frenata e recessione a breve. Tanto più

TABELLA 1 PREZZI ALLA PRODUZIONE DELL’INDUSTRIA ALIMENTARE - SETTEMBRE 2022

VARIAZIONI % SU INDICI 2015 = 100

Variazione % settembre 2022/media anno 2015 Variazione % settembre/ agosto 2022

Variazione % settembre 2022/ settembre 2021 Variazione % 9 mesi 2022/ 9 mesi 2021

TOTALE INDUSTRIA 60,8 2,8 41,8 36,2

TOTALE INDUSTRIA ALIMENTARE 22,5 1,8 16,4 12,8

Lavorazione e conservazione di carne e prod. di prodotti a base di carne 29,7 2,7 16,8 13,0 Lavorazione e conservazione di carne (escluso volatili) 41,3 3,9 20,3 14,0 Lavorazione e conservazione di carne di volatili 24,6 6,1 26,8 34,4 Produzione di prodotti a base di carne (inclusa la carne di volatili) 19,5 0,8 12,3 7,8 Lavorazione di pesce, crostacei e molluschi 29,2 2,0 16,9 11,6 Lavorazione e conservazione di frutta e ortaggi 22,4 4,3 15,5 9,0 Lavorazione e conservazione delle patate 33,0 2,2 18,5 10,5 Produzione di succhi di frutta e ortaggi 23,6 -0,6 7,9 7,2 Altra Lavorazione e conservazione di frutta e ortaggi 21,5 5,3 16,7 9,2 Produzione di oli e grassi vegetali e animali 54,5 -1,6 20,2 22,0 Produzione di oli e grassi 51,5 -1,9 18,0 20,7 Produzione di margarina e di grassi commestibili simili 79,0 0,9 39,5 33,8 Industria lattiero-casearia 27,7 2,7 22,2 12,4 Industria lattiero-casearia, trattamento igienico, conservazione del latte 28,3 2,9 23,0 12,7 Produzione di gelati 15,4 1,2 7,3 6,5 Lavorazione delle granaglie, produzione di amidi e di prodotti amidacei 52,6 2,6 39,4 38,8 Lavorazione delle granaglie 53,6 3,0 39,3 39,6 Produzione di amidi e di prodotti amidacei 47,6 -0,9 39,5 33,0 Produzione di prodotti da forno e farinacei 17,9 1,6 15,4 11,3 Produzione di pane; prodotti di pasticceria freschi 14,0 2,5 12,3 7,6 Produzione di fette biscottate e di biscotti; prod. di prodotti di pasticceria conservati 20,7 0,9 13,2 8,6 Produzione di paste alimentari, di cuscus e di prodotti farinacei simili 19,1 0,8 21,3 19,0 Produzione di altri prodotti alimentari 15,3 1,2 10,2 8,1 Produzione di zucchero 53,1 8,3 29,1 15,2 Produzione di cacao, cioccolato, caramelle e confetterie 13,8 2,4 5,7 3,8 Lavorazione del tè e del caffè 9,8 1,2 8,2 7,2 Produzione di condimenti e spezie 14.0 0,2 9,8 8,0 Produzione di pasti e piatti preparati 14,3 0,6 9,9 6,6 Produzione di preparati omogeneizzati e alimenti dietetici 11,7 -1,0 10,4 7,7 Produzione di altri prodotti alimentari nca (*) 19,1 0,9 15,0 12,5 Produzione di prodotti per l'alimentazione degli animali 38,1 1,6 22,5 20,6 Produzione di mangimi per l'alimentazione degli animali da allevamento 41,9 1,9 24,7 22,8 Produzione di mangimi per l'alimentazione degli animali da compagnia 24,5 0.6 13,5 11,8 Industria delle bevande 7,8 0,2 6,0 5,4 Distillazione, rettifica e miscelatura degli alcolici 11,1 0,5 6,5 4,2 Produzione di vini da uve 9,7 -0,3 6,5 6,1 Produzione di sidro e di altri vini a base di frutta 16,2 0,7 6,5 7,2 Produzione di altre bevande fermentate non distillate 6,5 0,0 5,1 4,6 Produzione di birra 7,5 -0,4 3,0 2,9 Industria delle bibite analcoliche, delle acque minerali e di altre acque in bottiglia 3,0 1,3 5,5 5,5

(*) nca = non classificati altrove Fonte: elaborazione Federalimentare su dati Istat

LA BCE POTREBBE AUMENTARE ANCORA I TASSI DI INTERESSE PER FRENARE L’INFLAZIONE NELL’UE

che in una fase in cui servirebbero maggiori investimenti per rilanciare la crescita, questi vengono consapevolmente penalizzati. Infatti, come noto, per frenare l’inflazione comunitaria la BCE ha ulteriormente alzato dello 0,75% il costo del denaro, riservandosi di replicare e perfino incrementare gli aumenti entro il primo trimestre 2023. Siamo di fronte ai limiti oggettivi degli strumenti a disposizione della politica monetaria quando si trova a dover fronteggiare l’inflazione peggiore, cioè quella da offerta.

L’andamento dei prezzi alla produzione

La crescita ipertrofica dei fatturati è spinta, peraltro, dai prezzi alla produzione praticati dalle aziende, innescati a monte dai trend incendiari dell’energia e, in seconda battuta, da quelli di alcune materie prime. Gli ultimi indici aggregati non fanno intravedere la minima tregua su questo fronte. Il tendenziale dei prezzi alla produzione dell’industria alimentare sale infatti a settembre al +16,4% dopo il +15,2% di agosto, mentre quello del totale industria arriva al +41,8% dopo il +40,1% di agosto. Sulla dinamica dei prezzi alla produzione dell’industria continuano a pesare i forti rialzi sul mercato interno dei costi delle forniture di energia elettrica e gas; si osserva invece un leggero effetto di contenimento dei prezzi di coke e prodotti petroliferi raffinati, dovuto ai recenti ribassi delle quotazioni del petrolio. Nel confronto settembre-agosto 2022, i prezzi alla produzione dell’industria alimentare registrano un +1,8%. Il maggiore spunto di crescita lo segna la “lavorazione e conservazione di carne di volatili” (+6,1%), seguita da “altra lavorazione di frutta e ortaggi” (+5,3%). La “lavorazione delle granaglie” mostra su agosto un

TABELLA 2 PREZZI ALIMENTARI AL CONSUMO

OTTOBRE 2022 - VARIAZIONI % SU INDICI 2015 = 100

Variazione % ottobre 2022/media anno 2015 Variazione % ottobre/ settembre 2022

Variazione % ottobre 2022/ottobre 2021

Variazione % 10 mesi 2022/10 mesi 2021

INDICE GENERALE

Prodotti alimentari Pane Riso Farina e altri cereali Pizza e quiches Pasta e cuscus Carne bovina Carne suina Salumi Pollame Uova Pesce fresco o refrigerato (*) Pesce surgelato Latte fresco intero Latte conservato 18,2 3,5 11,9 7,5 21,5 2,0 13,8 8,5 22,0 1,6 15,9 10,0 35,2 2,9 30,6 14,0 25,2 1,0 23,7 17,6 17,1 1,2 9,7 6,3 30,9 2,0 22,4 16,7 15,0 1,1 8,4 5,2 16,2 1,0 8,6 5,2 15,3 0,9 7,8 4,4 28,4 1,4 18,0 12,5 23,3 1,8 18,7 10,9 21,8 -0,1 9,3 8,3 22,0 1,2 12,5 6,0 17,3 2,3 14,8 6,9 35,1 3,9 29,4 12,9

Yogurt 13,7 3,1 17,5 7,8

Formaggi e latticini 20,7 1,9 14,8 6,9

Formaggi stagionati (*) 13,2 0,9 5,9 3,4

Formaggi freschi e latticini (*) 22,9 2,3 19,3 8,7 Burro 62,0 2,0 42,9 25,4 Margarina e altri grassi vegetali 40,9 2,2 28,2 15,3 Olio di oliva 12,9 1,6 10,1 6,9 Altri oli alimentari 81,8 -1,1 56,1 52,0 Frutta 23,5 0,7 6,6 7,3 Conserve di frutta e prodotti a base di frutta 15,1 1,3 10,5 6,9 Zucchero 34,1 14,5 35,9 11,9 Confetture, marmellata e miele 11,4 2,0 9,8 4,9 Vegetali surgelati (*) 19,8 -1,1 12,8 7,7 Cioccolato 2,1 1,3 2,8 -0,5 Confetteria 3,5 0,8 6,0 1,6 Gelati 18,9 2,9 18,4 11,8 Sale, spezie ed erbe aromatiche 8,0 0,6 6,4 3,5 Salse e condimenti 13,0 1,3 14,0 7,1 Alimenti per bambini 7,8 -0,4 8,9 4,1 Piatti pronti 17,3 1,2 13,6 7,0 Caffè 6,3 0,7 8,6 4,9 Tè 5,1 0,6 7,4 2,8 Acque minerali 18,4 0,9 13,6 8,1 Bevande analcoliche 11,8 2,9 10,9 5,3 Bevande gassate (*) 11,4 0,9 9,3 5,1 Succhi di frutta e verdura 12,8 2,5 14,1 8,9 Liquori (*) 11,9 1,3 4,0 1,7 Aperitivi alcolici 15,2 1,2 8,2 3,4 Vini da uve 7,3 -0,2 5,8 2,2 Vini di qualità (*) 2,6 -0,9 2,9 -0,1 Vini spumante (*) 20,4 0,9 5,8 2,6 Vini liquorosi 8,9 0,3 5,3 2,1 Birra 9,5 2,3 9,1 3,6 Birra a basso contenuto di alcol e non alcolica 10,3 0,8 9,7 4,6 (*) Dati aggiornati a settembre 2022 Fonte: elaborazione Federalimentare su dati Istat

+3,0%, fra gli aumenti più elevati e comunque superiore alla media sopra citata del +1,8%. Riduzioni marginali emergono invece sul fronte degli “oli e grassi” (-1,9%), dei “preparati omogeneizzati e alimenti dietetici” (-1,0%), degli “amidi e prodotti amidacei” (-0,9%) (TABELLA 1).

Il trend dei comparti alimentari

I comparti alimentari che presentano i tendenziali settembre 2022-2021 più rilevanti dei prezzi alla produzione sono la “lavorazione di margarina e grassi commestibili simili” (+39,5%), ancora una volta la “lavorazione delle granaglie” (+39,3%), lo “zucchero” (+29,1%), la “lavorazione e conservazione di carne di volatili” (+26,8%), i “prodotti per l’alimentazione degli animali da allevamento” (+24,7%), il “lattiero-caseario” (+23,0%), la “produzione di pasta, cuscus e prodotti farinacei simili” (+21,3%) e la “produzione di oli e grassi vegetali e animali” (+20,2%). Va sottolineato che la spinta dei prezzi alla produzione dell’industria alimentare è in pieno sviluppo e non si è ancora scaricata compiutamente sui prezzi al consumo. Il tendenziale di settembre dei prezzi alla produzione del settore (+16,4%) è infatti più marcato del +13,8%, peraltro in netta accelerazione, registrato a ottobre dai prezzi al consumo dei “prodotti alimentari” riportati in TABELLA 2 e, in particolare, del +13,4% registrato nel mese dal segmento specifico dell’alimentare “lavorato” censito dall’Istat.

Inflazione e carrello della spesa

Tali aumenti, inoltre, dopo che per 30 anni i “prodotti alimentari” si sono messi in luce per i loro effetti calmieratori, segnando tassi di crescita costantemente e marginalmente inferiori all’inflazione, continuano a essere superiori al trend inflazionistico che, oltretutto, a ottobre è schizzato al +11,9% dopo il +8,9% di settembre. È la fine di un’era. Facile quindi prevedere il permanere, nei prossimi mesi, di ulteriori, forti tensioni sul carrello della spesa. I “prodotti alimentari” che a ottobre hanno mostrato le crescite maggiori sul mese precedente sono lo “zucchero” (+14,5%),

I PREZZI ALLA PRODUZIONE DELL’INDUSTRIA ALIMENTARE SONO ANCORA IN PIENO SVILUPPO

il “latte conservato” (+3,9%) e la “farina e altri cereali” (+2,9%). A livello tendenziale ottobre 2022-2021, gli aumenti più marcati dei prezzi al consumo riguardano gli “altri oli alimentari” (+56,1%), il “burro” (+42,9%), lo “zucchero” (+35,9%), il “riso” (+30,6%) e il “latte conservato” (+29,4%). Anche su questo arco di tempo la voce “farina e altri cereali” batte un colpo e con un +30,6% si inserisce nel gruppo di testa. Per trovare un aumento del carrello della spesa superiore a quello di ottobre bisogna tornare a giugno 1983, quando la variazione tendenziale fu del +13,0%. Nello specifico, a ottobre i prezzi dei “beni energetici” hanno mostrato una crescita tendenziale del +73,2%: un’accelerazione inquietante dopo il +44,5% di settembre. I beni energetici “regolamentati” segnano un +62,1% (dopo il +47,7% di settembre), mentre i “non regolamentati” arrivano al +79,5% (dopo il +62,1% di settembre).

Conclusioni

Al di là della contrazione delle quantità di beni alimentari esitate sul mercato, già evidente da mesi, con questi delta saranno inevitabili le ricadute sulla domanda di qualità e valore aggiunto, armi forti dell’industria alimentare nazionale. Non a caso, a settembre l’Istat ha stimato un deciso calo sia dell’indice del clima di fiducia dei consumatori (da 98,3 a 94,8), sia dell’indice composito del clima di fiducia delle imprese (109,2 a 105,2). In particolare, a settembre quest’ultimo è calato per il terzo mese consecutivo, raggiungendo il valore più basso da aprile 2021. È chiaro che, in un contesto del genere, non esistono “isole felici” in grado di chiamarsi fuori dalla morsa della crisi. E non può farlo, purtroppo, neppure un settore dalle proverbiali doti anticicliche come quello alimentare.

Luigi Pelliccia

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