Genova Impresa ospita articoli e opinioni che possono anche non coincidere con le posizioni ufficiali di Confindustria Genova.
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SOMMAR IO
Leopoldo Da Passano
Matteo Paroli
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6
EDITORIALE
CONTRIBUTI AL DIALOGO di Leopoldo Da Passano
L’INTERVISTA
PORTO LABORATORIO di Piera Ponta
12 MITOGENO
CAPITALE UMANO GLOBALE
RESPONSABILITÀ SOCIALE E INCLUSIONE
16 STARTUP
LAB0 di Matilde Orlando
18 SVILUPPO E COMPETITIVITÀ
PERCORSI ALTERNATIVI di Piera Ponta
DOVE VA L’INDUSTRIA ITALIANA? di Giacomo Franceschini
LE MERAVIGLIE DELLA BIOMIMETICA
RIGORE TECNICO, VALORE ETICO di Irene Parmeggiani
DALLA COSTRUZIONE AL REFITTING
FORUM INGEGNERIA 4.0 di Stefano Morra
OPENLAB
di Nicola Valentino Canessa
ZERO EMISSIONI, INFINITE AMBIZIONI
FATTI NON PAROLE
SCELTE OCULATE
UN PIENO DI PREMI
ZUENI FESTIVAL
SIE E IL GASLINI
100% BLUE ECONOMY
50 CONFINDUSTRIA IMPERIA AGENDA FITTA
52
CONFINDUSTRIA LA SPEZIA
80 ANNI DI IMPRESA
54 UI SAVONA
PATTO PER L’INDUSTRIA di Gilberto Volpara
56 INFRASTRUTTURE
IL NODO SI SCIOGLIE di Vincenzo Cellario Serventi
58 PICCOLA INDUSTRIA
ATTRAZIONE CONFINDUSTRIALE
62 GIOVANI OSPITI IN CANTIERE
66 COMUNICAZIONE
TEDX GENOVA 2025 di Ludovica Pellizzetti
68 FONDAZIONE ANSALDO ROTTE DI CAMBIAMENTO di Claudia Cerioli
72 LA CITTÀ
UNA STORIA DI RAFFINATA OSPITALITÀ
BENEDETT’OTTOCENTO di Isabella Rhode
78 CULTURA E SOCIETÀ
FORMAZIONE CULTURALE PERMANENTE di Massimo Morasso
UN GRANDE ARTISTA di Luciano Caprile
83 INDUSTRIA E LETTERATURA
ROMANZO D’IMPRESA di Massimo Morasso
In copertina Genova, Cattedrale di San Lorenzo
Contributi al dialogo
di Leopoldo Da Passano
Con l’insediamento del nuovo Presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale Matteo Paroli si apre una nuova era nella gestione del porto di Genova. Dopo anni di commissariamento, il porto di Genova ha finalmente una nuova guida nella pienezza dei poteri. Al momento in cui scriviamo manca ancora la figura del Segretario Generale, figura apicale di ogni Autorità di Sistema, al quale spetta, peraltro, per legge, il compito di curare il nuovo Piano Regolatore Portuale.
Anche il Comitato di Gestione è completo e operante. Gli stakeholders forniranno il loro contributo anche attraverso l’Organismo di Partenariato della Risorsa Mare e la Commissione Consultiva. Per Confindustria Genova ci sono quindi tutte le condizioni per riavviare il percorso di sviluppo del porto e per affrontare alcuni dossier che non possono più essere rinviati. Sarebbe ingeneroso dire che in questi anni di commissariamento il porto si sia fermato, ma è indubbio che alcuni nodi sono venuti al pettine, e ora occorre scioglierli. Il primo riguarda il nuovo Piano Regolatore Portuale. Quello attuale è del 2001 e possiamo dire senza eufemismi che necessita di una revisione. Il Documento di Pianificazione Strategica di Sistema è stato approvato nel 2021 e nulla si frappone al proseguimento dell’iter di approvazione del nuovo Piano Regolatore. Confindustria Genova nel 2022 aveva già fornito un proprio contributo alle scelte pianificatorie per lo sviluppo e la valorizzazione del porto di Genova redigendo un proprio Position Paper. In questo Position Paper erano state individuate alcune soluzioni per migliorare e potenziare le funzioni portuali, tenuto conto degli scenari di evoluzione economica e dei flussi di trasporto, di una migliore sostenibilità ambientale con particolare riferimento alla relazioni città porto. Un altro tema che merita attenzione è quello della cybersecurity. In un contesto globale sempre più interconnesso e vulnerabile alle minacce informatiche, Confindustria Genova ha ospitato di recente un incontro strategico dedicato alla cybersecurity del sistema portuale con la partecipazione dell’Autorità di Sistema Portuale e dell’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale (ACN).
L’obiettivo dell’incontro è stato quello di promuovere una riflessione condivisa e operativa sulla resilienza digitale delle infrastrutture del nostro porto, asset critici per la sicurezza economica e per la logistica del Paese.
Non solo i soggetti obbligati all’applicazione della direttiva NIS2, ma tutti gli attori significativi del sistema portuale sono chiamati a contribuire alla costruzione di un ecosistema sicuro, reattivo e sostenibile, in linea con le direttive nazionali e le best practice europee in materia di protezione delle infrastrutture critiche. Sempre nel solco delle infrastrutture immateriali, un altro tema centrale è lo sviluppo e l’implementazione del Port Community System. Ciò - con particolare riguardo alla componente terminalistica che alimenta il sistema con dei dati - è parte integrante della comunità tecnologica, si relaziona con altri soggetti privati
e con quelli pubblici. La componente terminalistica auspica l’implementazione del sistema volto a rendere sempre più efficiente il sistema di arrivo della merce anche tramite la prenotazione.
E a proposito di logistica e di sistemi portuali integrati con i territori di sbocco della merce, appare per noi apprezzabile l’avvio della Zona Logistica Semplificata di Genova e retroporto di Genova, che ricomprende anche alcuni comuni in Piemonte, Lombardia ed Emilia Romagna. Un’occasione per semplificare le procedure amministrative e attrarre investimenti dall’estero, ma anche di incentivare quelli delle imprese (anche di grandi dimensioni) presenti sul territorio.
Infine, il futuro delle Autorità di Sistema Portuale e la loro governance.
Per rendere il sistema portuale italiano più competitivo ed efficiente è necessario un approccio integrato, che coniughi una regia centrale con una governance locale partecipativa. La riforma del 2016, volta a razionalizzare la governance portuale attraverso la riduzione del numero delle Autorità Portuali trasformate in Autorità di Sistema, non ha prodotto i risultati attesi. Occorre una regia del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti nella pianificazione, negli investimenti e nella regolamentazione del settore per evitare una gestione frammentata con porti che operano in concorrenza fra di loro. Tale regia non deve, però, a nostro avviso, cancellare il ruolo delle Autorità di Sistema Portuale che, anzi, restano un ente “territoriale” fondamentale e un punto di riferimento necessario per le imprese che vogliono investire nei porti e che necessitano di un interlocutore affidabile sul territorio.
In questo quadro è altresì necessario ridefinire in modo chiaro i ruoli e le competenze di ciascun ente che ha competenze sui porti, garantendo un equilibrio tra regolazione e operatività per evitare inefficienze e conflitti normativi. Attualmente, infatti, la sovrapposizione di competenze tra il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, l’Autorità di Sistema Portuale e l’Autorità di Regolazione dei Trasporti generano confusione, impattando negativamente sulla gestione del settore. Peraltro, un modello di governance efficace, come confermato dall’esperienza di questi ultimi anni, non può prescindere dal coinvolgimento delle realtà economiche e imprenditoriali presenti nei porti. Occorre, a nostro giudizio, recuperare il principio originario di partecipazione attiva con un effettivo coinvolgimento delle rappresentanze economiche locali nella gestione ordinaria e con un Comitato di Gestione che possa agire come conferenza di servizi favorendo un dialogo costante tra istituzioni, operatori portuali e territori. Confindustria Genova resta comunque attenta a possibili scenari che dovessero manifestarsi con l’applicazione dell’autonomia differenziata, volti soprattutto a semplificare i percorsi autorizzatori delle imprese, nell’ottica di avvicinare sempre più i centri decisionali afferenti le imprese ai territori in cui le stesse insistono.● Leopoldo Da Passano è Responsabile Area Sviluppo economico e territoriale ed Economia del mare di Confindustria Genova
di Piera Ponta
Molti i progetti avviati che trasformeranno gli scali di Genova e Savona in un hub di innovazione, con ricadute positive sulla competitività industriale, sull’occupazione e sulla sostenibilità ambientale.
Porto laboratorio
“ Genova e Savona non sono solo “scali”: sono una piattaforma logistica-digitale che connette il made in Italy ai mercati globali”
“ Il cold ironing non è più un progetto astratto ma una realtà in via di realizzazione, grazie a investimenti già effettuati per 52 milioni di euro”
“ La digitalizzazione dei nostri porti si intreccia con le opportunità offerte dall’IA, ma il futuro dei porti deve restare fondato sull’intelligenza umana”
Matteo Paroli
Dopo un breve periodo da Commissario straordinario dei porti di Genova e Savona, il 25 luglio scorso Matteo Paroli, avvocato, è stato nominato Presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale. Ruolo che Paroli ha assunto anche forte di un’esperienza decennale come segretario generale prima dell’Authority di Ancona e poi dell’Authority di Livorno.
Nell’intervista che segue in queste pagine, il presidente Paroli si sofferma, in particolare, sulle opere che concorreranno a costruire il futuro del nostro sistema portuale, a cominciare dalla Diga Foranea del porto di Genova, sugli interventi finalizzati a supportare la transizione energetica e sugli investimenti in cybersecurity.
Un momento storico per il futuro dei nostri porti: quali gli investimenti e la visione strategica per Genova e Savona? Viviamo un momento particolarmente fortunato e da sfrut-
tare al massimo. Come Presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale voglio sottolineare la straordinaria condivisione di intenti e la volontà di conseguire risultati concreti che abbraccia tutte le amministrazioni e le istituzioni che governano il nostro territorio. Questa collaborazione virtuosa ci sta permettendo di ottenere risultati in tempi più rapidi e con i migliori impatti ambientali possibili - una congiuntura che, da italiano, riconosco non essere affatto banale e che ho avuto il piacere di registrare fin dai primi giorni del mio insediamento. Il segno più concreto del cambiamento in atto è rappresentato dagli investimenti che erano stati annunciati e che ora sono finalmente in corso di realizzazione. La fase di costruzione della nuova diga foranea di Genova sta procedendo con risultati straordinari: dodici cassoni sono già stati posizionati e quello che stiamo per completare rappresenta il cassone più grande che inizierà la nuova linea costruttiva. Questi sono cassoni di dimensioni colossali: 67 metri di lunghezza, 30 metri di larghezza e 33 metri di altezza, che verranno poggiati su un fondale marino che in alcune aree supera i 50 metri di profondità. Questa è un’opera che costituisce un orgoglio dell’ingegneria nazionale e che ha dato vita a un cantiere senza precedenti storici nel mondo. La nuova diga foranea, con il suo valore di 1,3 miliardi di euro, rappresenta solo una parte di un piano infrastrutturale molto più ampio. Negli ultimi anni, attraverso gli sforzi coordinati del governo, dell’amministrazione regionale e dell’Autorità di Sistema, abbiamo messo in piedi investimenti che raggiungono complessivamente i 3,3 miliardi di euro. Questo perché la diga da sola sarebbe insufficiente se non fosse sincronizzata con un piano di investimenti a terra e sulle aree di banchina in grado di smaltire efficacemente le merci che la nuova infrastruttura ci consentirà di accogliere. La nuova diga cambierà radicalmente le capacità operative del nostro porto, permettendo l’ingresso di navi di ultima generazione a pieno carico: navi con pescaggi importanti, lunghezze significative fino a 400 e oltre metri, senza più le limitazioni meteomarine e di carico che oggi rendono poco economici molti trasferimenti. Il futuro del nostro sistema portuale è già in costruzione e con questi cantieri stiamo consegnando all’Italia un hub di innovazione che moltiplica competitività industriale, occupazione qualificata e sostenibilità ambientale. Genova e Savona non sono solo “scali”: sono una piattaforma logistica-digitale che connette il made in Italy ai mercati globali, dal Mediterraneo al cuore dell’Europa.
Quali sono i progetti principali dell’AdSP per la transizione energetica nei porti di Genova e Savona e quali benefici porteranno per l’ambiente e la comunità? Il nostro sistema portuale si configura sempre più come un laboratorio avanzato di transizione energetica. Gli interventi in corso, del valore di oltre 100 milioni di euro, non solo migliorano le prestazioni ambientali dei porti, ma rafforzano il suo ruolo come hub energetico del Mediterraneo, in grado di produrre, gestire e distribuire energia pulita per alimentare l’industria del mare e la logistica. Le risorse stanziate ci consentiranno, già dalla metà del 2026, di avere numerose banchine operative in grado di fornire energia elettrica alle navi ormeggiate, di produrre energia da impianti fotovoltaici e di sperimentare la creazione di una
comunità energetica portuale. Nel comparto delle riparazioni navali genovesi i benefici sono già tangibili: le navi in cantiere possono spegnere i generatori di bordo per tutta la durata della sosta, riducendo significativamente le emissioni e l’inquinamento acustico. I dati parlano chiaro: -25% di CO2 equivalente, -83% di ossidi di azoto e -75% di particolato. Si tratta di risultati importanti anche per la qualità della vita dei residenti delle aree limitrofe. Il cold ironing non è più un progetto astratto ma una realtà in via di realizzazione. Nei porti di Genova e Savona sono già stati investiti 52 milioni di euro per l’elettrificazione delle banchine, con primi risultati attesi per la metà del 2026. Parallelamente, stiamo affrontando il tema cruciale delle modalità di erogazione dell’energia elettrica una volta completate le infrastrutture. È un processo complesso, che richiede un costante confronto con i ministeri competenti per armonizzare le normative nazionali ed europee. In questo scenario di transizione, le navi di nuova generazione adottano sempre più motorizzazioni “dual fuel”, in grado di utilizzare sia carburanti tradizionali sia combustibili a minore impatto ambientale come il metanolo, l’ammoniaca o il gas naturale liquefatto (GNL). Uno dei primi atti che ho firmato come Presidente è stato l’autorizzazione all’insediamento di un impianto GNL: un’infrastruttura strategica e innovativa, capace di servire l’intero Nord Tirreno e la Liguria. L’impianto ha già ottenuto l’autorizzazione del Ministero dell’Ambiente e manca solo l’ultimo via libera, atteso entro ottobre. Stiamo investendo 60 milioni di euro per installare pannelli solari sui tetti dei magazzini e delle strutture portuali. L’obiettivo è costruire porto energeticamente autosufficiente e ridurre l’uso di fonti fossili. L’energia prodotta verrà gestita attraverso reti elettriche intelligenti capaci di ottimizzare produzione, consumo e stoccaggio, servirà ad alimentare gli impianti AdSP, i varchi doganali, l’illuminazione portuale e le sedi delle autorità pubbliche presenti nei porti.
Nelle scorse settimane l’Autorità di Sistema portuale del Mar Ligure Occidentale ha promosso, insieme con Confindustria Genova e con il contributo dell’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale, un convegno per condividere una riflessione sulla resilienza digitale delle infrastrutture portuali, quali asset critici per la sicurezza economica e per la logistica del Paese. Qual è la sua opinione al riguardo?
La capacità e la rapidità di reazione ad eventuali attacchi informatici nell’ambito della gestione delle infrastrutture portuali rappresenta una delle grandi priorità per il presente e il futuro dei nostri porti. La competitività non si misura solo nelle tecnologie che adottiamo, ma soprattutto nella capacità di proteggerle da attacchi informatici e metterle al servizio della logistica, delle persone e delle città portuali. Nel bilancio previsionale 2026 sono stati destinati 2 milioni di euro specificamente alla cybersecurity, accanto all’incremento degli stanziamenti per il Port Community Systempassato da 1,5 milioni nel 2025 a 3 milioni nel 2026 - un software strategico che gestisce l’ingresso e l’uscita delle merci minimizzando gli impatti sui gate e garantendo vantaggi comparabili alle grandi opere fisiche. La digitalizzazione dei nostri porti si intreccia con le opportunità offerte dall’intelligenza artificiale. L’AI è oggi capace di prevedere
rischi operativi, individuare minacce informatiche e isolare in tempo reale le aree compromesse, senza interrompere le attività. Un’altra applicazione dell’AI riguarda la possibilità di avere un’analisi predittiva dello stato di “salute” delle infrastrutture portuali e delle opere civili nell’ottica di poter programmare anticipatamente gli interventi necessari garantendo maggiore tempestività, sicurezza e risparmio. Inoltre, permetterà di intervenire tempestivamente contro l’accumulo di sedimenti nei fondali e migliorare le operazioni di dragaggio e di manutenzione delle banchine. Tuttavia, tutto questo comporta anche una fortissima responsabilità individuale e collettiva. Dobbiamo garantire che analisi predittive e valutazioni tecniche siano affidabili e verificate: il futuro dei porti deve restare fondato sull’intelligenza umana, sulla capacità di interpretare i dati, guidare le scelte
e adattare gli strumenti digitali a scenari di rischio in continua evoluzione. La normativa europea NIS 2, che estende obblighi di sicurezza anche alle imprese della filiera portuale, è un passo fondamentale, ma non risolve tutti i problemi. Basta che una singola piccola impresa venga colpita per generare effetti a cascata sul sistema produttivo del Paese. La volontà della nostra AdSP è di coordinare un sistema strategico di difesa uniforme nei porti di Genova e Savona, supportando direttamente le realtà con minore fatturato, affinché tutte possano contribuire alla resilienza digitale del sistema. In collaborazione con Confindustria e tutti gli stakeholder, ci impegniamo a rendere omogenee le capacità difensive, colmando eventuali lacune e assicurando che ogni anello della catena logistica sia protetto, preservando efficienza operativa e sicurezza economica del Paese.●
IN COLLABORAZIONE CON
CON IL SOSTEGNO DI
HANNO PARTECIPATO
PARTNER ISTITUZIONALE
I CLUB TEMATICI SONO ORGANIZZATI CON IL CONTRIBUTO DI
Umano Capitale Globale
Il nuovo portale di Assolombarda dedicato alle imprese impegnate sui temi dell’immigrazione e dell’occupazione.
Marta Spinelli
In un contesto segnato da invecchiamento demografico, trasformazioni tecnologiche e transizione verde, il capitale umano migrante rimane una risorsa strategica per l’Italia e l’Europa. Assolombarda, il 30 settembre scorso, ha presentato “Capitale Umano Globale”, un portale dedicato che affianca e guida le imprese nella gestione del mercato del lavoro legato ai flussi migratori, tra disposizioni normative in materia di ingresso e assunzione di cittadini stranieri, anche ad alta qualificazione. Il portale è affiancato da una dispensa tecnica, scaricabile, che, esaustivamente, analizza i temi.
La necessità di un riorientamento delle policies e delle politiche sul lavoro migrante nasce da tre punti cruciali: il primo è l’invecchiamento demografico, che ridurrà drasticamente la popolazione in età lavorativa - entro il 2100 un europeo su tre avrà più di 65 anni; il secondo punto riguarda le scelte nazionali ed europee che condizionano i flussi e la capacità di attrarre lavoratori qualificati: l’UE deve affrontare la competizione globale per i talenti e la gestione dei migranti climatici; infine, le crisi geopolitiche (seconda presidenza Trump, guerra in Ucraina, instabilità nel Mediterraneo e in Africa), insieme al cambiamento climatico, che plasmano nuovi flussi forzati: si stima che entro il 2050 i migranti ambientali possano raggiungere i 220 milioni a livello globale. «In un Paese che invecchia rapidamente e che sconta una carenza crescente di competenze - ha detto Marta Spinelli, Vice Presidente Assolombarda con delega a Welfare, Sicurezza sul lavoro e Relazioni industriali - l’immigrazione non può essere letta soltanto come emergenza o dato statistico, ma come una risorsa strategica. I lavoratori migranti non rappresentano solo forza lavoro: sono portatori di diversità, energia e motivazione. La sfida è riuscire a coniugare legalità e opportunità, regole certe e inclusione reale. Per questo Assolombarda ha scelto di offrire strumenti concreti alle imprese: una dispensa che analizza i dati e le trasformazioni globali e, soprattutto, un nuovo portale digitale che raccoglie e rende fruibile tutta la normativa sull’ingresso dei lavoratori stranieri in Italia. Vogliamo aiutare le aziende a orientarsi con chiarezza, perché solo con consapevolezza e strumenti adeguati possiamo trasformare le sfide dell’immigrazione in un motore di crescita e innovazione per tutti».
Maurizio Ambrosini, professore del Dipartimento di scienze sociali e politiche Università degli Studi di Milano, è intervenuto delineando l’attuale scenario geopolitico delle migrazioni e le previsioni future. A completare il quadro analitico e di scenario, a livello lombardo, sono intervenuti anche Lamberto Bertolè, Assessore al Welfare e Salute Comune di Milano, Maurizio Bove, Presidente ANOLF Milano e Lombardia, Luciano Gualzetti, Caritas Ambrosiana, ed Elena Marinotti, Senior
Project manager Area Sviluppo occupazionale Formaper Srl. Sui temi della formazione all’estero e sulla mobilità internazionale, sono intervenuti Arnaldo Carignano, Talent Director Randstad, Roberto Mascali, Relazioni Esterne Umana, Roberta Solinas, Head of Large Enterprise Delivery Manpower.
La Vice Presidente di Assolombarda, Marta Spinelli, ha rimarcato come la vera sfida consista nel coniugare due esigenze apparentemente opposte: da un lato la necessità di governare i flussi migratori in un quadro di legalità e di regole certe, dall’altro la capacità di valorizzare le opportunità che derivano dall’incontro con nuovi profili professionali e culturali. Un equilibrio non semplice. Da questo punto di vista, la Lombardia si conferma laboratorio privilegiato per osservare le dinamiche di integrazione, mentre le imprese diventano luoghi chiave di sperimentazione di modelli inclusivi e multiculturali. L’approccio proposto è quello di un capitale umano globale: un mosaico di competenze, culture e identità che, se valorizzato, può rafforzare sostenibilità, innovazione e crescita.
Al centro della giornata, Assolombarda ha presentato due strumenti concreti, frutto della collaborazione con l’Università degli Studi di Milano, pensati per accompagnare le imprese associate in questo percorso di consapevolezza e gestione operativa. Il primo è una dispensa tematica che affronta il fenomeno migratorio a partire dall’analisi dei dati, offrendo una visione sistemica delle trasformazioni in atto su scala nazionale e internazionale. La pubblicazione mette in evidenza come i cambiamenti demografici, economici, ambientali e geopolitici stiano modificando in profondità i fabbisogni occupazionali, le catene del valore e i modelli di inclusione.
Il secondo strumento è il nuovo portale digitale dedicato alla normativa sull’ingresso dei lavoratori stranieri in Italia. Si tratta di una piattaforma innovativa, pensata per fornire alle aziende una mappa chiara e aggiornata delle regole in materia, a partire dal Testo Unico sull’immigrazione fino alle procedure più recenti. Il portale raccoglie in un unico spazio le informazioni su canali di ingresso, strumenti operativi, modalità di richiesta e autorizzazione per i lavoratori provenienti da Paesi extra-UE.
La vice presidente Spinelli ha concluso sottolineando che la gestione del capitale umano globale e dell’immigrazione non può essere ridotta a un insieme di procedure burocratiche: è una questione che tocca i valori stessi delle comunità, la coesione sociale e la competitività del sistema produttivo. Solo attraverso un approccio integrato - che tenga insieme analisi dei dati, strumenti normativi, formazione e pratiche di inclusione - sarà possibile trasformare le sfide del presente in opportunità di crescita per le imprese e per il Paese.●
inclusione Responsabilità sociale e
L’opera del Tavolo Diversity, Equity & Inclusion dell’Unione Industriali Torino al fianco delle imprese: progetti, formazione, iniziative, collaborazioni col terzo settore, oltre alla sottoscrizione della Carta per le Pari Opportunità.
Marco Gay e Luca Maria Recalcati
fase di test/pilot con alcuni dei maggiori operatori del settore, sia in Europa che negli USA.
A quali esigenze o nuove opportunità la startup intende rispondere e come?
Il nostro focus è rispondere a tre grandi esigenze del mercato logistico e industriale: 1) automazione scalabile in ambienti dinamici e non strutturati; 2) integrazione rapida con hardware eterogeneo, grazie a un’architettura software-agnostica; 3) validazione rapida tramite simulazione, per ridurre costi e tempi di installazione. In altre parole, vogliamo portare l’intelligenza artificiale nel mondo reale, superando le barriere tra prototipi di laboratorio e operazioni industriali concrete.
Quale percorso personale e professionale ti ha portato qui e quali sono le altre professionalità coinvolte in Lab0?
Vengo da oltre 15 anni di ricerca nel campo della robotica e dell’intelligenza artificiale, con un focus sulla robotica umanoide e lo sviluppo cognitivo. Ho conseguito un PhD in Inghilterra su questi temi e per oltre un decennio ho lavorato all’Istituto Italiano di Tecnologia, dove ho avuto la fortuna di crescere professionalmente ma anche umanamente. Il periodo all’IIT mi ha insegnato moltissimo: dalla profondità della ricerca all’avanguardia, alla complessità di coordinare progetti multidisciplinari, fino all’importanza di costruire relazioni forti e durature. Rimango tuttora in contatto con tante persone conosciute in quegli anni, a cui sono grato per aver condiviso con me visione, stimoli e passione. Nel tempo, ho visto quanto sia difficile portare innovazioni dal laboratorio alla fabbrica. Da qui la volontà di creare Lab0: un ponte tra ricerca avanzata e applicazioni industriali. Il nostro team è formato da esperti di robotica, visione artificiale, machine learning e software embedded, molti dei quali hanno collaborato con me per anni. Un mix
unico di background accademici e mentalità ingegneristica, con un’attenzione maniacale alla qualità del prodotto e una cultura fortemente collaborativa.
Guardando al futuro, quali sono le ambizioni di sviluppo e i progetti per la startup?
Vogliamo consolidare la nostra presenza sul mercato con le prime installazioni commerciali già a partire dal 2026, in collaborazione con partner industriali strategici. Parallelamente, stiamo lavorando a una joint venture per la produzione su larga scala in Europa e negli Stati Uniti, con l’obiettivo di portare il nostro sistema in centinaia di siti logistici nel giro di 3-5 anni. Nel frattempo, continuiamo a investire con decisione nella nostra ricerca interna, con particolare attenzione all’apprendimento simulativo, che consente un adattamento rapido a nuovi scenari, e alla generazione automatica di “grasp” intelligenti, fondamentali per aumentare la precisione e l’efficienza nella manipolazione. Un altro fronte cruciale riguarda lo sviluppo di strategie affidabili per garantire autonomia operativa in ambienti reali, dove dominano variabilità e condizioni imprevedibili.
Una riflessione conclusiva: quali esperienze pregresse o inclinazioni personali ti sono state utili nel lavoro di startupper e, viceversa, cosa hai imparato in Lab0 che vuoi portarti anche “a casa”?
Credo che una delle esperienze più preziose sia stata imparare a costruire team: scegliere le persone giuste, dare fiducia, e creare un ambiente in cui talento e visione possano emergere. Allo stesso tempo, Lab0 mi ha insegnato l’importanza della velocità di esecuzione, del confrontarsi continuamente con il mercato, e del saper dire di no quando qualcosa non è in linea con la nostra visione. Come persona e come professionista, ho capito quanto conti sognare in grande e restare curiosi, senza staccare (troppo) i piedi da terra.●
Vadim Tikhanoff
di Piera Ponta
Percorsi
alternativi
La proposta formativa degli ITS Academy è ampia e risponde alle esigenze reali delle imprese. A Chiavari, su iniziativa del Gruppo Territoriale del Tigullio di Confindustria Genova la presentazione del sistema ITS della Liguria.
La legge 99 del 15 luglio 2022 ha istituito il Sistema terziario di istruzione tecnologica superiore del quale, da allora, sono parte integrante gli Istituti Tecnologici Superiori - ITS Academy, nati come ITS - Istituti Tecnici Superiori con la legge 144 del 1999. Il cambio di denominazione da “tecnici” a “tecnologici” - conseguente al riposizionamento degli ITS nell’ambito della formazione professionalizzante, quindi post diploma di scuola secondaria - ha segnato una svolta importante nella comunicazione della proposta formativa degli stessi ITS, troppo spesso confusi con gli istituti tecnici professionali - che sono, invece, scuole superiori di secondo grado.
Gli ITS Academy costituiscono una risposta concreta alla carenza di tecnici qualificati sul mercato del lavoro, formando figure altamente specializzate. Con percorsi biennali o triennali flessibili, costruiti con le aziende, offrono occupazione stabile e qualificata.
A questo punto è utile ricordare che gli ITS Academy si configurano come “Fondazioni di partecipazione” quale standard nazionale della struttura, con il modello di gestione pubblico-privato di attività no-profit. Lo standard minimo organizzativo della governance delle Fondazioni ITS Academy prevede (fonte Ministero dell’Istruzione e del Merito): almeno un istituto di scuola secondaria superiore statale o
CON IL PATROCINIO DEL COMUNE DI CHIAVARI
Giancarlo Durante
Guido Torrielli Massimiliano Sacco
paritario, ubicato nella provincia dove ha sede la fondazione, la cui offerta formativa sia coerente con l’area tecnologica di riferimento dell’ITS Academy; una struttura formativa accreditata dalla Regione; una o più imprese, gruppi, consorzi e reti di imprese del settore produttivo che utilizzano in modo prevalente le tecnologie che caratterizzano l’ITS Academy; una università, o un’istituzione dell’alta formazione artistica, musicale e coreutica, o un dipartimento universitario o un altro organismo appartenente al sistema universitario della ricerca scientifica e tecnologica ovvero un ente di ricerca, pubblico o privato, o un istituto di ricovero e cura a carattere scientifico o un ente pubblico di ricerca operanti nell’area tecnologica di riferimento dell’ITS Academy.
In Liguria, la proposta formativa degli ITS Academy si articola in sinergia con i settori di punta dell’economia del territorio, corrispondenti a sei percorsi professionalizzanti: marittimo-portuale, con l’Accademia Italiana della Marina Mercantile a Genova; digitale (sviluppo software Full-Stack, Data & AI, Digital & Social Marketing, Cybersecurity e IoT) con l’ITS ICT - Accademia Digitale Liguria, sempre a Genova; turistico, con l’ITS Turismo - Accademia per il Turismo, la Cultura e l’Ospitalità, a Santa Margherita Ligure; energia, con l’ITS Efficienza Energetica, a Savona; made in Italy e mobilità sostenibile, con l’ITS La Spezia; l’agroalimentare, con l’Accademia Ligure Agroalimentare a Imperia. All’evento organizzato dal Gruppo Territoriale del Tigullio di Confindustria Genova all’Auditorium San Francesco di Chiavari, il 14 ottobre scorso, gli ITS Academy della Liguria si sono presentati a circa 300 studenti delle scuole superiori del territorio, confermandosi un modello in crescita, che incrocia le esigenze delle imprese e offre ai giovani prospettive solide, contrastando fuga di cervelli e inattività. Ai saluti istituzionali del sindaco di Chiavari, Federico Messuti, e dell’Assessore regionale a Scuola, Università, Formazione e Orientamento, Simona Ferro, sono seguiti gli interventi del presidente del Gruppo Territoriale del Tigullio, Giancarlo Durante (direttamente impegnato sul tema della formazione come componente del Consiglio di Amministrazione dell’ITS Turismo di Santa Margherita e dell’Accademia del Turismo di Lavagna (ente di formazione professionale, accreditato presso Regione Liguria) e del past president del Gruppo, Massimiliano Sacco, ora delegato alla Formazione, che ha illustrato l’economia del territorio partendo dalle aziende rappresentate da Confindustria Genova (107 imprese per 4.310 dipendenti): impiantistica e metalmeccanica è il comparto con il numero maggiore di dipendenti (28,9% sul totale), seguito a ruota dalla cantieristica navale, dalla chimica, dall’elettronica, dalla sanità, dal turismo, dai servizi alle imprese e dalla finanza.
A Guido Torrielli, presidente di Rete ITS Italy, l’associazione che promuove la crescita e il rafforzamento del Sistema ITS, dell’ITS ICT - Accademia Digitale Liguria, il compito di ripercorrere il cammino compiuto fin qui dalle Academy: a livello nazionale, sono 22.000 gli iscritti al primo anno del biennio 2024/2026; la Liguria, con i suoi 1400 iscritti, è al decimo posto di una classifica che vede primeggiare Lombardia, Veneto, Puglia e Piemonte, con una percentuale di inserimento nel mondo del lavoro al termine del corso di studi intorno all’80%. In controtendenza con una narrazione che
vorrebbe gli ITS Academy appannaggio degli studenti provenienti da istituti tecnici professionali, il 30% dei diplomati che si presentano alle selezioni degli ITS Academy proviene da licei, e per alcune specifiche aree tecnologiche la percentuale sale al 50%.
La presentazione dell’offerta formativa dei singoli ITS Academy, a cura di Silvia Alcozer (Direttore ITS-ICT Accademia Digitale Liguria), di Paola Vidotto (Direttore ITS Accademia Italiana della Marina Mercantile), di Aldo Werdin (Presidente ITS Turismo Liguria), di Simona Lazzerotti (Coordinatrice ITS per l’Efficienza Energetica), di Roberto Guido Sgherri (Presidente e Direttore ITS La Spezia per il Made in Italy e la Mobilità Sostenibile) e di Enrico Zelioli (Presidente ITA Accademia Ligure Agroalimentare), si è arricchita delle testimonianze video di ex studenti e di ex studentesse degli ITS Academy e dei rappresentanti delle aziende presso le quali oggi hanno un’occupazione stabile.
A conferma che il dialogo e lo scambio ITS Academyimprese funziona, contribuendo a colmare il mismatch tra domanda e offerta di lavoro.●
di Giacomo Franceschini
POLITICHE EUROPEE
MERCATO
OCCUPAZIONE
Dove va
l’industria italiana?
A Pistoia si è tenuta l’ottava edizione del Laboratorio sulla dinamica industriale, coordinata da Fabrizio Traù. Studi, ricerche, confronto e dibattito con esperti e accademici.
GLOBALIZZAZIONE
L’ottavo appuntamento del “Laboratorio di Pistoia sulla dinamica industriale” ha dedicato il suo fil rouge ai problemi sostanziali che il sistema produttivo italiano si trova a dover affrontare. Problemi resi ancor più complessi dalla permanente mancanza - a livello nazionale - di una politica industriale strutturata. Tuttavia, non è la mancanza di visione delle istituzioni la maggior causa del contesto in cui il sistema produttivo italiano si sta dibattendo. Pesa invece il nuovo, radicale (dis)ordine mondiale, intendendo con ciò la fine della globalizzazione galoppante, la crisi delle istituzioni internazionali, il riesumato ruolo delle scelte dei singoli Stati nelle strategie di sviluppo economico (scelte che, però, quasi mai derivano da prospettive di lungo periodo).
Nei giorni del 18 e 19 settembre quindi, nell’ambito dei lavori del “Laboratorio ” , tenutosi a Pistoia, nella cornice dell’Antico Palazzo dei Vescovi, esperti e accademici hanno affrontato i numerosi aspetti che attualmente sembrano caratterizzare le dinamiche industriali nazionali. Il programma - coordinato da Fabrizio Traù (già IMI e Confindustria, attualmente Professore di Economia Industriale alla LUISS) - ha ricompreso analisi riguardanti - a mero titolo di esempio - le attuali dinamiche dei sistemi produttivi legati alla difesa e la contemporanea revisione delle politiche europee per il clima, gli impatti - ambientali e occupazionali - della partecipazione delle imprese italiane alle catene del valore globale, fino ad arrivare al ruolo contemporaneo delle grandi imprese, lo spostamento fisico, sui territori, della presenza delle industrie e, infine, l’approfondimento sulle aree di crisi industriali italiane. Argomenti diversi e complessi, impossibili da sintetizzare nelle poche righe di un articolo, dai quali, in ciascuna delle due giornate, sono scaturiti appassionati dibattiti tra gli intervenuti, il vero “cuore” del Laboratorio. Alessandro Arrighetti (Università di Parma), che ha presentato lo studio “Le grandi imprese nella manifattura italiana contemporanea”, ha ricordato come questo suo ultimo lavoro accademico sia nato dalla precedente edizione del Laboratorio, quale approfondimento ad alcuni degli spunti emersi. Uno dei punti più interessanti dell’intera due-giorni di lavori riguarda un elemento di fondo su cui si innestano tutti gli altri numerosi argomenti: con la fine del mondo globale a cui eravamo ormai abituati (sintetizzabile in: regole commerciali uguali per tutti, poca politica e molto mercato) i diversi sistemi economici si trovano nell’esigenza di gestire le conseguenze delle loro strategie pregresse e di trovare la strada della crescita per conto proprio. Tra i Paesi avanzati, il cambiamento più drastico tocca ai sistemi economici e produttivi europei. A lungo l’unione monetaria contemplava la libertà dei singoli Stati di scegliere il proprio percorso di crescita, per poi virare e provare a proporre un unico modello di sviluppo. Modello fortemente centrato sulla crescita delle esportazioni e attualmente non efficace, visto l’improvviso protezionismo americano, la
riduzione dell’import cinese e l’emergere di contrapposizioni (per usare un eufemismo) geopolitiche. In un quadro del genere la debolezza della domanda interna in Europa (e ancora più in Italia) risalta come fattore negativo. Ma se sul fronte interno il potere d’acquisto è il - serio - problema dell’immediato, sul lungo periodo si staglia l’effetto della glaciazione demografica.
Glaciazione e non inverno. Come a superare la più fortunata delle espressioni sull’argomento.
La definizione “inverno demografico” infatti potrebbe trarre in inganno. Inverno è una delle stagioni dell’anno, un periodo di tempo breve, al quale ciclicamente fa seguito la primavera. Un periodo quindi da affrontare, a cui resistere - coprendosi bene - in attesa di un tempo migliore. I fenomeni demografici a cui siamo davanti, invece, sono equiparabili a un lungo periodo di gelo. Un qualcosa di intensità crescente e pervasiva. Come una glaciazione vera e propria, le attuali dinamiche demografiche, anche se mutassero in un lontano futuro, lasceranno un terreno (una società) trasformato e diverso. È già in corso un ridimensionamento di lungo periodo della domanda di beni manufatti, associato a un mutamento della struttura dei consumi, ovvero una accelerazione dei processi che contribuiscono alla de-industrializzazione dal lato della domanda. Uno dei motivi di questo cambiamento è appunto il ridimensionamento della popolazione che implica però anche il suo invecchiamento, dal momento che il calo sta avvenendo per vie naturali. Ciò ha conseguenze sui consumi, sull’occupazione e sulla vitalità imprenditoriale nei Paesi e sarà particolarmente avvertito in Europa, ma soprattutto in Cina (il cui numero di figli per donna è ora inferiore a quello italiano).
Ma, come si è detto, i modelli di consumo sono già mutati e questo si evince dal ridimensionamento strutturale della domanda rivolta ai beni manufatti. Ridimensionamento che, diversamente da epoche passate, avviene in assenza di aumento del reddito pro-capite (nella teoria economica all’aumentare del reddito aumenta l’acquisto di servizi e cala quello di beni).
Davanti a questo spostamento della domanda dai beni ai servizi e alle future evoluzioni, l’industria europea deve riorganizzarsi; sebbene parte dei mutamenti in oggetto derivino dalla delocalizzazione strategicamente decisa negli anni della globalizzazione. Come riportato nel discorso introduttivo ai lavori del Laboratorio, il rischio è che la divaricazione tra il valore riconosciuto agli operatori leader delle filiere produttive (che le coordinano e controllano) e quello riconosciuto alle aziende poste nei “nodi” effettivamente produttivi, aumenti a discapito delle seconde.
Per quanti fossero interessati ad approfondire i contenuti dell’VIII appuntamento del Laboratorio di Pistoia sulla dinamica industriale 2025 è possibile accedere ai contenuti media tramite Youtube sul canale di Confindustria Toscana-Nord.●
Fabrizio Traù
Le meraviglie
della biomimetica
Con l’ingegneria dei materiali
che prende ispirazione dalla natura, nasce un nuovo prototipo di casco ispirato alla struttura multifunzionale delle alghe.
Flavia Libonati
In un periodo in cui l’innovazione tecnologica si confronta sempre più con esigenze di sostenibilità, leggerezza, elevate performance e sicurezza, la biomimetica - ossia l’imitazione di strutture e materiali presenti in natura - si conferma un terreno fertile per nuove frontiere industriali. È in questo contesto che si inserisce il lavoro portato avanti dal laboratorio M3M (Materials, Mechanics, Manufacturing) del Dipartimento di Ingegneria Meccanica, Energetica, Gestionale e dei Traporti (DIME) dell’Università di Genova, coordinato dalla professoressa Flavia Libonati, che ha condotto ricerche pionieristiche su nuovi materiali ispirati alle diatomee insieme al Massachusetts Institute of Technology di Boston, dove è stata ricercatrice affiliata per lungo tempo. Di recente, il gruppo di ricerca, coordinato dalla pro-
fessoressa, ha presentato un prototipo di casco protettivo chiamato D-HAT (Diatom-Inspired Helmet Against Trauma), sviluppato interamente nell’ateneo genovese.
La natura come maestra: cosa sono le diatomee?
Le diatomee sono microalghe unicellulari, abbondanti in ecosistemi marini e di acqua dolce, che sviluppano guscichiamati frustoli - in silice con geometrie e architetture porose molto complesse. Questi gusci non sono solo eleganti strutture biologiche, ma veri e propri capolavori di ingegneria: offrono elevata resistenza meccanica con pesi contenuti, ottimizzano l’interazione con fluidi e nutrienti, filtrano sostanze, e consentono regolazioni precise del microambiente interno, risultando degli ottimi bioindicatori.
Infine, interagiscono con la luce, catturando la CO2 e producendo circa un terzo dell’ossigeno che respiriamo. Pertanto, hanno un ruolo chiave a livello climatico! Sul piano ingegneristico, la loro struttura rappresenta un modello per eccellenza di multifunzionalità. Ciò stimola gli innovatori a tradurre questi principi in materiali o strutture artificiali con funzionalità adattive, leggere e performanti. Da qui l’idea di un casco protettivo, personalizzabile e traspirante.
Dalla biologia all’ingegneria: il progetto D-HAT.
La sfida è ambiziosa ed è volta a replicare - su scala macroscopica - i dettagli morfologici del guscio di una diatomea. Eppure, il gruppo guidato dalla professoressa Libonati ha sviluppato un approccio che integra modellazione numerica, intelligenza artificiale prototipazione rapida mediante stampa 3D e sperimentazione. Partendo da studi sulle diatomee del genere Coscinodiscus, il gruppo ha ricavato principi di progettazione, modelli geometrici e criteri di ottimizzazione strutturale da tradurre in elementi architettati di tipo reticolare. Questi modelli sono stati poi analizzati mediante simulazioni numeriche agli elementi finiti per prevedere il comportamento meccanico, con varianti parametriche che consentono di adattare lo schema strutturale alle esigenze applicative (peso, spessore, rigidezza). Per tradurre il modello in un oggetto fisico, sono stati utilizzati polimeri elastomerici compatibili con la stampa 3D, scelta che ha consentito di riprodurre le geometrie complesse, beneficiando anche delle proprietà intrinseche di assorbimento energetico del materiale scelto per la stampa, e garantendo una certa elasticità e resistenza agli urti. I campioni stampati sono stati sottoposti a test meccanici per misurare l’energia assorbita. Dai risultati - positivi e promettenti - è stato possibile definire parametri geometrici ottimali che consentono di migliorare le caratteristiche di resistenza e assorbimento energetico di un fattore pari al 150% rispetto al design inziale, il tutto a parità di peso. Questo tipo di architettura può essere implementata in qualsiasi tipo di struttura a nido d’ape per uso strutturale. Il prototipo D-HAT si configura non come un casco tradizionale rigido, ma come una struttura ibrida, con un involucro esterno e un’anima interna (liner) architettata che assorbe energia in modo “programmabile” e customizzabile, in base al tipo di applicazione. Questo prototipo rappresenta una proposta concreta per il
futuro dei dispositivi di protezione individuale (DPI). Grazie all’architettura a celle interne il casco può dissipare energia da impatto in modo più efficiente rispetto alle tradizionali schiume espanse, garantendo quindi un maggiore assorbimento energetico. L’architettura in sé, il design parametrico e la stampa 3D consentono, inoltre, maggiori possibilità di personalizzazione. La porosità intrinseca della struttura, invece, offre possibilità per una ventilazione integrata e maggior comfort, senza dover sacrificare la robustezza. Il design ottimizzato consente di mantenere protezione e rigidità limitando l’uso di materiale, e contendendo quindi il peso. La modularità infine, consentirà, in futuro, di incorporare sensori (accelerometri, misuratori di impatto, monitoraggio strutturale) o sistemi intelligenti per il controllo in tempo reale delle condizioni del casco. L’obiettivo è fornire un dispositivo che unisca protezione, comfort, versatilità, ma anche sostenibilità e intelligenza integrata. Il gruppo di ricerca è consapevole delle sfide ancora aperte, che riguardano soprattutto la scalabilità e produzione industriale, le certificazioni normative per far si che i DPI possano essere impiegabili in ambito civile e sportivo, la durabilità sotto diverse condizioni, e non ultimo il contenimento dei costi. Infatti, per potersi affermare sul mercato, la soluzione biomimetica deve risultare economicamente accessibile rispetto alle tecnologie tradizionali. Nonostante queste barriere, il progetto D-HAT appare già oggi come un punto di svolta, coniugando l’eleganza della natura con le esigenze pratiche dell’ingegneria moderna.
Il contesto genovese e l’opportunità per l’industria locale.
Non è un caso che questa ricerca sia nata a Genova, la città italiana con più alta densità di due ruote (motocicli e scooter) per abitante. Realizzare una ricerca di questo livello nell’ambito universitario genovese non è solo motivo di orgoglio accademico, ma rappresenta un’occasione concreta per il tessuto industriale della città e della regione. La ricerca della professoressa Libonati e del team M3M ha messo in luce quanto la natura rappresenti è un archivio infinito di soluzioni evolute e ottimizzate, molte delle quali ancora inesplorate per applicazioni umane. Le diatomee, minuscoli architetti biologici, forniscono un esempio straordinario di come geometrie ben organizzate possano conciliare leggerezza, rigidezza, capacità di assorbimento energetico, e versatilità. I materiali e le strutture sviluppate non sono solo dispositivi di protezione: le stesse tecnologie possono estendersi ad ambiti come edilizia leggera, dispositivi biomedicali, sistemi di filtraggio, robotica e molto altro. Il prototipo di casco realizzato rappresenta una manifestazione tangibile - in uno specifico ambito di interesse industriale - di questa filosofia di progetto. La sfida ora è trasformare il prototipo in prodotto, superare le barriere tecniche e normative, e coinvolgere la filiera industriale per dare vita a un nuovo modello di sicurezza, personalizzazione e sostenibilità. Se Genova saprà fare da ponte fra ricerca e impresa, potrà posizionarsi come polo nazionale (e internazionale) per tecnologie biomimetiche applicate, contribuendo alla crescita dell’ecosistema tech del territorio e rafforzando l’immagine della città come polo dell’innovazione per attrarre investimenti e talenti.●
di Irene Parmeggiani
Rigore
tecnico,
valore etico
PSA SECH e PSA Genova Pra’ all’avanguardia con la Certificazione ISO 37001, alto standard per i sistemi di gestione e anticorruzione.
Foto: Andrea Botto
I terminal portuali genovesi PSA SECH e PSA Genova Pra’ hanno raggiunto un traguardo di eccellenza nel panorama della compliance internazionale, ottenendo la certificazione ISO 37001, lo standard per i sistemi di gestione per la prevenzione della corruzione. Questo prestigioso riconoscimento, che si aggiunge ai presidi già previsti dal Modello 231, consolida la posizione dei due terminal come avanguardie nell’integrità e nell’etica d’impresa nel settore marittimo e portuale. Oltre trent’anni di lavoro e quasi mille famiglie direttamente occupate: ecco la carta d’identità dei terminal genovesi di PSA, profondamente radicati nella città con le iconiche gru blu visibili dal Porto Antico e le altrettante famose gru verdi “a collo d’oca”, al di là della fascia di rispetto di Pra’. In un settore complesso come quello portuale, la credibilità è un fattore chiave, e la certificazione di prevenzione della corruzione contribuisce a consolidare quella dei due storici terminal genovesi. La certificazione ISO 37001 è una scelta strategica che dota PSA SECH e PSA Genova Pra’ di uno strumento riconosciuto a livello internazionale per prevenire e contrastare i rischi di corruzione; non si tratta di un mero adempimento, ma di un segnale chiaro a stakeholder, clienti, fornitori e autorità, per ribadire che etica, serietà, responsabilità e trasparenza che contraddistinguono la reputazione delle due aziende, sono valori fondamentali. L’implementazione di tale sistema ha rafforzato i controlli interni, introdotto la due diligence su terzi e attivato canali di segnalazione sicuri. Non solo: l’integrazione con il Modello 231 già esistente ha creato un sistema robusto, dove le due logiche si rafforzano a vicenda. Dietro a questo importante risultato c’è il lavoro meticoloso di Silvia Previdi, che ricopre la Funzione di conformità per la prevenzione della corruzione per entrambi i terminal di PSA SECH e PSA Genova Pra’, attraverso il coordinamento, l’attuazione e il mantenimento del sistema di gestione per la prevenzione della corruzione, assicurando la conformità alle procedure interne e il loro costante aggiornamento. È anche referente per l’Organismo di Vigilanza di entrambe le società, con cui condivide report periodici e valutazioni sui rischi, promuovendo una cultura di integrità in linea con i principi del “The Code” di PSA International, un manuale di condotta aziendale fortemente voluto oltre vent’anni fa dai vertici di Singapore, una vera e propria bussola morale, che delinea i principi fondamentali che ciascun dipendente PSA - senza eccezione - deve seguire per garantire traspa-
renza, responsabilità e sostenibilità. Dalla prevenzione della corruzione alla gestione dei conflitti d’interesse, “The Code” promuove una cultura aziendale di eccellenza, basata su rispetto e fiducia con tutti gli stakeholder: un impegno aziendale costante a “fare la cosa giusta e fare le cose bene”, per un successo duraturo nel commercio globale. «Con queste premesse - sorride la dottoressa Previdi - era naturale approdare a un percorso strutturato di certificazione internazionale che andasse in questa direzione. Con la ISO 37001 ho trovato un ambito che unisce rigore tecnico e valore etico».
Il percorso professionale di Silvia Previdi è iniziato con esperienze nella gestione di qualità e sicurezza, evolvendo verso sistemi di certificazione sempre più legati alla compliance: «Nel settore marittimo e portuale ho visto crescere molto l’attenzione su questi temi: la complessità delle relazioni internazionali rende indispensabili standard di trasparenza e governance, e, negli ultimi anni, la spinta proveniente dalle normative e dalle aspettative degli stakeholder ha reso i sistemi di certificazione un vero fattore distintivo, capace di rafforzare la reputazione e di garantire continuità nei rapporti quotidiani con i nostri interlocutori commerciali e istituzionali».
L’impatto della certificazione si è manifestato su più fronti. «La certificazione rappresenta non solo una garanzia di conformità, ma anche un impegno chiaro delle nostre aziende verso stakeholder, clienti e autorità: operare in modo trasparente e responsabile è per noi un valore fondamentale. In un settore complesso come quello portuale, la credibilità è un valore chiave e la certificazione ci aiuta a consolidarla».
Questo riconoscimento non ha solo migliorato i processi interni, rendendoli più chiari e rigorosi, ma ha anche rafforzato la fiducia di clienti e partner, diventando un elemento distintivo nel settore. La dottoressa Previdi conclude con un messaggio che guarda al futuro del business: «Sì, consiglierei senza dubbio ad altre aziende di intraprendere il percorso verso la certificazione ISO 37001. Non è solo una questione di conformità normativa, ma un vero e proprio investimento sulla credibilità e sulla reputazione dell’organizzazione». Trasparenza e integrità, afferma, saranno i veri fattori di fiducia e competitività, e la ISO 37001 aiuta a trasformarli da principi astratti a strumenti concreti di crescita e credibilità.●
Silvia Previdi
in Genova Industrie Navali.
Dalla costruzione al refitting
Genova Industrie Navali (GIN) si conferma tra i protagonisti della cantieristica internazionale, con una strategia di sviluppo che unisce innovazione tecnologica, sostenibilità e un forte radicamento nel territorio ligure. Il 2024 ha segnato un anno di grande rilievo per il Gruppo: il valore della produzione consolidato ha raggiunto i 435 milioni di euro, con un incremento del 40% rispetto all’anno precedente, e un EBITDA di 47 milioni di euro, pari all’11% del fatturato. Numeri che riflettono la solidità industriale e la capacità di GIN di mantenere un equilibrio strategico tra riparazioni, nuove costruzioni e comparto militare, che oggi rappresenta il 20% della produzione complessiva. GIN ha inoltre pubblicato il suo Primo Report di Sostenibilità, che delinea l’impegno a creare valore condiviso per comunità e territorio. Nel 2024 il Gruppo ha avviato otto programmi educativi e formativi, promosso sette iniziative di tutela e valorizzazione del patrimonio artistico e ambientale, sostenuto tre associazioni sportive e restituito alla città oltre 5.300 mq di verde urbano. Una visione che intreccia competitività e responsabilità sociale, in linea con le sfide globali della transizione ecologica. Negli ultimi tre anni GIN ha investito circa 60 milioni di euro in asset e infrastrutture, con-
solidando la propria leadership nel settore. Con oltre 400.000 mq di aree operative distribuite tra Genova, Piombino e Marsiglia, il Gruppo copre l’intera filiera: dalle nuove costruzioni - megayacht ultra-luxury, unità offshore e speciali a uso civile e militare - fino al refitting e allo ship recycling. Attraverso società controllate e partecipate, offre inoltre soluzioni integrate di arredamento navale, impiantistica elettrica e servizi tecnici per la gestione della flotta. Il Gruppo può contare su asset strategici nei porti di Genova (54.000 mq e cinque bacini di carenaggio), Marsiglia (172.000 mq e tre bacini, tra cui il Bacino 10, il più grande del Mediterraneo) e Piombino (180.000 mq). Oggi comprende 10 società controllate e 9 partecipate, tra cui T. Mariotti, San Giorgio del Porto, Chantier Naval de Marseille, Piombino Industrie Marittime, Gerolamo Scorza e Ortec Santamaria. L’organico diretto supera le 800 persone, con un indotto che coinvolge circa 2.000 addetti: una crescita del 32% nel triennio, segno di una realtà dinamica e in costante espansione.
Nuove Costruzioni
La sostenibilità non è più solo un obiettivo, ma una rotta
concreta: lo dimostra la Green Heart, seconda unità della linea Green dopo la Green Pearl. Costruita da San Giorgio del Porto, è una nave ibrida a metanolo/bio-metanolo con batterie di ultima generazione, capace di unire efficienza, tecnologia avanzata e rispetto per l’ambiente. Battezzata nel giugno 2025, è entrata nella flotta di Genova Trasporti Marittimi come emblema del nuovo paradigma green & tech, ponendosi all’avanguardia nel panorama navale europeo. Tra i progetti più prestigiosi spicca l’Amangati, prima nave dual fuel realizzata da T. Mariotti per Aman Group. Con i suoi 183 metri di lunghezza e sole 50 suite di lusso, due eliporti, una Spa e un esclusivo Beach Club, rappresenta la convergenza tra crociera ultra-luxury e megayacht di nuova generazione. Non è solo una nave, ma coniuga lusso, innovazione e sostenibilità, diventando un punto di riferimento per il futuro della cantieristica internazionale. Il 2024 ha visto anche il varo della Nave OLTERRA, la prima unità militare costruita da T. Mariotti per la Marina Militare Italiana. Pensata per operazioni subacquee speciali e soccorso sommergibili, può ospitare fino a 200 persone ed è equipaggiata con sistemi avanzati per immersioni profonde. Prenderà il posto della storica Anteo, in servizio dal 1980, segnando l’ingresso di GIN in un segmento strategico come quello delle navi underwater, destinato a diventare uno dei driver di crescita del futuro. Con la nuova nave oceanografica ISPRA, invece, T. Mariotti entra ufficialmente nel settore della ricerca ambientale. Lunga 70 metri e dal valore di oltre 100 milioni di euro, è progettata per esplorare i fondali fino a 4.000 metri di profondità. Dotata delle più avanzate tecnologie per il monitoraggio marino, nasce nell’ambito del PNRR e rappresenta un connubio tra scienza, innovazione e sostenibilità, rafforzando il ruolo di GIN nella tutela dell’ambiente marino e nella ricerca internazionale.
Riparazioni e refitting
Sul fronte delle riparazioni, San Giorgio del Porto e Chantier Naval de Marseille hanno completato il refit dell’unità di rigassificazione FSRU Toscana e gestito gli importanti drydock delle navi Carnival. Sempre nel 2024 GIN si è aggiudicata i primi contratti del programma Aida Evolution, il più
importante piano di ammodernamento della compagnia tedesca Aida Cruises, che prevede modernizzazione delle aree passeggeri, rinnovo delle cabine, aggiornamenti tecnici e nuove misure ambientali.
La filiera e le persone
La crescita di GIN coinvolge l’intera filiera industriale. Gerolamo Scorza, storica azienda genovese di arredamenti e refit navali, è stata protagonista di commesse internazionali di alto profilo, mentre Ortec Santamaria ha rafforzato la propria posizione come partner tecnologico con forniture di impianti elettrici per navi militari, yacht e crociere di alta gamma. Queste esperienze dimostrano la capacità del Gruppo di valorizzare competenze radicate a Genova e proiettarle su scala globale. Accanto ai risultati industriali, GIN considera centrale la cultura della sicurezza: non solo procedure, ma un vero sistema di valori condivisi. Formazione, comunicazione trasparente e modelli organizzativi improntati alla Safety Leadership contribuiscono a creare ambienti di lavoro sicuri e rispettosi delle persone.
Uno sguardo al futuro
GIN attribuisce grande importanza alla crescita professionale e alla valorizzazione dei propri dipendenti, considerati una pietra angolare del successo. Per questo promuove programmi di formazione mirati a potenziare competenze tecniche e manageriali, all’interno di un ambiente di lavoro sicuro, rispettoso dell’ambiente e orientato alla sostenibilità. Questa strategia ha un impatto diretto anche sul territorio: il radicamento del Gruppo a Genova genera benefici concreti per il tessuto economico e sociale locale, contribuendo allo sviluppo occupazionale e creando valore per la filiera produttiva ligure, con importanti ricadute sull’indotto e sulle professionalità del settore. In questo modo, Genova Industrie Navali consolida il proprio ruolo di leader internazionale, attraverso un impegno costante nell’innovazione e nella sostenibilità, tracciando nuove rotte nella cantieristica e dimostrando la capacità di adattarsi e affrontare le sfide del settore con una visione chiara, solida e proiettata al futuro.●
Ingegneria 4.0
Cosa succede quando le competenze dell’ingegneria navale si contaminano con quelle aerospaziali? E quando le tecnologie sviluppate per l’esplorazione lunare trovano applicazione nei cantieri terrestri? È ancora possibile immaginare settori industriali come compartimenti stagni, o il futuro appartiene a chi sa costruire ponti tra discipline diverse?
Sono queste le domande al centro del Forum Ingegneria 4.0, l’appuntamento annuale promosso da CSPFEA Engineering Solutions e BFA Ecosistema che il 27 e 28 novembre 2025 approda per la prima volta a Genova, nella suggestiva cornice della Stazione Marittima di Ponte dei Mille. Un evento che non è solo un congresso tecnico, ma un vero laboratorio di visioni imprenditoriali dove l’innovazione nasce dall’incontro tra mondi apparentemente distanti. Nato come punto di riferimento per l’ingegneria digitale e l’Industria 4.0, il Forum ha progressivamente ampliato i suoi orizzonti fino a diventare il principale appuntamento italiano dedicato all’interconnessione tecnologica. “Tecnologia e innovazione per un nuovo futuro condiviso” è il claim dell’edizione 2025, che segna una svolta importante: per la prima volta l’evento integra finanza dell’innovazione,
venture capital e startup, creando un ecosistema completo dove ricerca, industria e investimenti dialogano alla pari. Ma la vera rivoluzione è nel format stesso. L’edizione 2025 introduce la Podcast Live Station, una postazione che per due giorni trasforma il Forum in un laboratorio di idee aperto e interattivo, per fare dell’innovazione, oltre che qualcosa da ascoltare, anche un’esperienza da vivere e una materia su discutere e condividere prospettive. Conversazioni aperte, interviste dal vivo, dibattiti spontanei: un palinsesto ricco e partecipativo che rompe le barriere tradizionali tra relatori e pubblico. Tutti i contenuti saranno registrati e diffusi in formato podcast, estendendo la portata dell’evento ben oltre i confini temporali e geografici, mantenendo vivo il dibattito anche dopo la chiusura dei lavori.
La scelta di Genova per l’edizione 2025 racconta già di per sé una storia di interconnessione. La città ligure rappresenta oggi il paradigma perfetto dell’integrazione: un porto di rilevanza internazionale che guarda al futuro della logistica digitale, un territorio dove mobilità e infrastrutture sono in costante evoluzione, un polo scientifico che ha stretto alleanze strategiche con il settore spaziale. Qui convivono tradizione industriale e spinta innovativa, eccellenze nella can-
di Stefano Morra
tieristica navale e progetti aerospaziali d’avanguardia. Non a caso, Genova è il laboratorio ideale per raccontare come spazio, terra e mare non siano più mondi separati, ma elementi di un’unica infrastruttura interconnessa.
L’edizione 2025 si articola attorno a tre macro-aree tematiche che riflettono la nuova geografia dell’innovazione industriale: Mare (tecnologie marittime, digitalizzazione portuale, energia dal mare), Terra (smart cities, nuovi materiali, automazione costruttiva) e Spazio (tecnologie spaziali e loro ricadute terrestri). Ma è proprio nell’intreccio tra queste dimensioni che nasce la vera innovazione.
L’attenzione del Forum si concentra sempre più su quella che gli esperti chiamano “contaminazione di competenze” o, nella formula anglofona, “cross fertilization”: il trasferimento di conoscenze tra settori diversi che genera soluzioni inedite. È il caso delle serre spaziali che diventano sistemi di coltivazione per navi e sottomarini, dei materiali aerospaziali applicati alle costruzioni terrestri, degli algoritmi di navigazione autonoma che trovano applicazione nella logistica portuale.
Una delle novità più significative è l’integrazione del mondo finanziario nell’equazione dell’innovazione, spostando l’attenzione dal merito creditizio al merito innovativo: le imprese che guidano il cambiamento, infatti, non sono necessariamente, o almeno non solo, quelle con il capitale iniziale più solido, ma quelle che sanno creare valore, attrarre competenze e sviluppare tecnologie d’impatto. Venture capital, investitori e startup avranno spazio dedicato, con pitch session e tavole rotonde che faranno del Forum un vero ponte tra ricerca e mercato.
Il programma dell’edizione genovese vede la partecipazione di protagonisti nazionali e internazionali dell’innovazione tecnologica. A titolo di esempio, Franco Malerba, primo astronauta italiano, racconterà come il ritorno alla luna possa generare tecnologie trasferibili negli ambienti marini estremi; Massimo Comparini di Leonardo Space Division presenterà le nuove frontiere della space economy; Gilberto
Nobili di Luna Rossa illustrerà le sinergie tecnologiche tra Coppa America e industria; Alfonso Oliva di NVIDIA spiegherà come l’intelligenza artificiale stia plasmando l’ambiente costruito del futuro; Anna Amati di Eureka! Ventures approfondirà il ruolo del venture capital come motore dell’innovazione; Costanzo Graffi di AECOM proporrà una visione lungimirante dell’ingegneria che si estende dalla Terra alla Luna attraverso infrastrutture come gli spazioporti e i tunnel lunari.
Non mancano le storie imprenditoriali emergenti: startup come Caracol, LOKI, Novac e Phononic Vibes porteranno casi concreti di applicazione di tecnologie “disruptive”, dalla manifattura robotizzata ai supercondensatori di nuova generazione, dai metamateriali per il controllo acustico ai sistemi di “anomaly detection” per le infrastrutture.
La partnership con Confindustria Genova nasce dalla consapevolezza che l’innovazione tecnologica deve necessariamente contaminarsi con le esigenze del tessuto imprenditoriale. L’alleanza strategica punta a fare del Forum un catalizzatore permanente di opportunità, dove la presenza simultanea di ricercatori, imprenditori, investitori e istituzioni crea le condizioni per collaborazioni che proseguono oltre l’evento.
Il Forum si configura così come punto di incontro tra visioni e competenze, un luogo dove i segnali deboli del cambiamento tecnologico diventano occasioni concrete di sviluppo.
La convinzione di partenza che ha ispirato fin dall’inizio il Forum è, insomma, che il futuro dell’ingegneria non è più questione di settore, ma di sistemi complessi interconnessi, e Genova, con la sua naturale vocazione di crocevia tra mare, terra e cielo, diventa il palcoscenico ideale per immaginare e costruire questo futuro; un futuro dove l’innovazione nasce dalla contaminazione, la competitività dall’interconnessione e il successo imprenditoriale dalla capacità di leggere e anticipare i cambiamenti.●
Il programma completo del Forum e le informazioni per la registrazione sono online: www.forumingegneria.it
Stefano Morra è CEO IIS Cert, Gruppo Istituto Italiano della Saldatura
OPENlab
L’undicesima edizione della Smart Week sarà meno vetrina e più “pipeline” e Genova si propone come luogo dove ambizione e concretezza possono coesistere, grazie alla tecnologia.
Genova si avvicina all’undicesima edizione della Smart Week, quest’anno dal titolo “A new vision for urban living”, un tavolo di confronto a livello nazionale e internazionale sull’evoluzione delle città intelligenti e sostenibili, da lunedì 17 a domenica 23 novembre 2025. L’evento, promosso dall’Associazione Genova Smart City e dal Comune di Genova, è organizzato con il supporto di Clickutility Team e punta a mostrare l’idea di città intelligente non come una presentazione di dispositivi o algoritmi, ma come un percorso che tiene insieme qualità dei servizi, sviluppo economico e coesione sociale. Per chi fa impresa e ricerca, questo cambio di passo è rilevante e significa che l’innovazione non è un esercizio teorico, bensì un terreno concreto su cui misurarsi, con progetti in scala reale e una domanda pubblica più chiara. In questi mesi sono state già indicate dal Comune di Genova alcune priorità urbane, che potrebbero vedere nell’utilizzo delle nuove tecnologie un uno strumento per dialogare con i cittadini, monitorare, creare scenari, gestire e, allo stesso tempo, aprire finestre di mercato. Mobilità più integrata e fruibile, politiche per la casa che privilegiano la rigenerazione del patrimonio esistente, servizi digitali disegnati sull’accessibilità e sulla trasparenza dei dati. La tecnologia è lo strumento che consente di far funzionare meglio la città, ridurre le disuguaglianze, rafforzare le comunità, pensando a soluzioni utili, interoperabili, misurabili. Genova si propone come “OPENlab”, la definizione non è
un’etichetta, ma una modalità di lavoro. Si deve sperimentare in contesti reali, si raccolgono evidenze, si corregge la rotta e quando i risultati tengono, si scala. Questo approccio riguarda ambiti dove la città ha una vocazione naturale e dove l’innovazione può fare la differenza. La logistica portuale chiede tracciabilità, ottimizzazione dei flussi, gestione predittiva. La mobilità guarda a servizi integrati, informazione in tempo reale, piattaforme capaci di dialogare con il trasporto pubblico e con l’ultimo miglio. L’energia si muove tra comunità energetiche, retrofit degli edifici, gestione intelligente delle reti. Le costruzioni incrociano digital twin, sensoristica strutturale, processi off-site per cantieri più sicuri e prevedibili. Sopra a tutto, i dati, dove servono piattaforme territoriali e una governance che consenta di trasformare informazioni diffuse in decisioni operative, senza creare nuovi recinti proprietari.
Per le imprese questo significa opportunità, ma anche un cambio di posizione. Infatti, non basta presentare un prodotto, occorre integrarlo in sistemi complessi, garantire sicurezza e privacy, curare l’esperienza d’uso, sostenere il ciclo di vita della soluzione. Cresce la richiesta di integrazione di sistema, di cybersecurity by design, di competenze capaci di tradurre i numeri in scelte. È un lavoro che chiama in causa filiere intere, dai produttori di sensori agli sviluppatori software, dagli operatori di cantiere ai data analyst, con Università e centri di ricerca a fare da cerniera.
La Genova Smart Week, in questo quadro, punta a essere
di Nicola Valentino
Canessa
meno vetrina e più pipeline. I progetti pilota diventano strumenti per accorciare il time-to-market, le sperimentazioni in modalità “living lab” permettono di testare con utenti veri e requisiti veri, le sandbox regolatorie aiutano a ridurre l’incertezza per le tecnologie più nuove. C’è poi il tema della prossimità, spesso sottovalutato quando si parla di innovazione. A Genova la rete dei Municipi funziona da snodo con i quartieri, raccoglie istanze, accompagna l’adozione dei servizi, misura gli effetti a terra. È il punto dove le strategie diventano pratiche quotidiane, e per chi innova è anche un canale prezioso di feedback. Testare un servizio di infomobilità o una piattaforma per la segnalazione dei guasti a contatto con gli utenti finali consente di migliorare rapidamente, evitare errori costosi, costruire referenze affidabili.
Una città che sceglie questo approccio diventa più attrattiva e per i cittadini significa servizi migliori e quartieri più vivibili. Per le imprese significa un mercato reale, capace di valorizzare chi porta soluzioni utili e scalabili. Per l’Università e i centri di ricerca significa la possibilità di trasformare prototipi in applicazioni, di costruire partnership durature, di trattenere talenti. La Smart Week può essere il momento in cui questo patto si rende visibile, con priorità definite, cronoprogrammi plausibili, responsabilità chiare.
In definitiva, Genova non promette una città “intelligente” per slogan, ma un percorso che tiene insieme ambizione e concretezza. La tecnologia resta al servizio del benessere
collettivo e a chi saprà offrire soluzioni interoperabili, misurabili e facili da adottare, la città può offrire un banco di prova credibile e replicabile. È qui che l’innovazione smette di essere un racconto e diventa un affare serio, condiviso, con benefici per chi la vive e per chi la fa crescere.●
Nicola Valentino Canessa è Presidente dell’Associazione Genova Smart City
Professore associato in Urbanistica al Dipartimento Architettura e Design dell’Università di Genova, Nicola Valentino Canessa ricopre dal 26 settembre la carica di presidente dell’Associazione Genova Smart City. Attualmente è inoltre membro del Collegio di Dottorato ADD, del CIELI (Centro Italiano di Eccellenza sulla Logistica, i Trasporti e le Infrastrutture) e dirige il cluster di ricerca GIC.lab (Genova Intelligent City) fondato da Manuel Gausa. Oltre ad essere responsabile scientifico di diverse ricerche di innovazione urbana, è iscritto all’Albo degli esperti in Innovazione Tecnologica istituito presso il MIMIT - Ministero delle Imprese e del Made in Italy con competenze specifiche nei settori: Smart city e smart communities; Sistemi di mobilità urbana intelligente per le persone; Sistemi e applicazioni per il turismo, la fruizione della cultura e del Made in Italy.n
Zero emissioni,infinite ambizioni
Ha fatto tappa anche a Genova lo Stand Up For Nuclear 2025, organizzato dal Comitato Nucleare e Ragione insieme ad altre cinque organizzazioni no-profit indipendenti.
Lo Stand Up for Nuclear è una manifestazione internazionale nata per promuovere presso l’opinione pubblica i benefici delle tecnologie nucleari in tutti i suoi impieghi civili, in ambito energetico, medico-diagnostico, alimentare, industriale e nella ricerca scientifica.
Si tratta della più importante iniziativa globale pro-nucleare al mondo, promossa da una rete di associazioni e organizzazioni no-profit indipendenti, che nel corso degli anni è arrivata a mobilitare cittadini e rappresentanti della società civile nelle piazze di ben 32 paesi.
Lo scopo della manifestazione è quello di avvicinare i cittadini alle tecnologie nucleari, sfatando miti e pregiudizi e fornendo - con un approccio semplice ma al tempo stesso equilibrato e basato sui dati della letteratura scientifica - le basi e le conoscenze per poter comprendere e valutare i pregi e difetti dell’energia nucleare e delle altre tecnologie di approvvigionamento energetico. L’obiettivo è pertanto quello di aiutare il pubblico a costruirsi un’opinione informata e consapevole sul tema, fornendo informazioni equilibrate e oggettive.
Le iniziative dei movimenti ambientalisti avviate a partire dai primi Anni ’70 e la strumentalizzazione del clamore seguito agli incidenti di Chernobyl e Fukushima hanno di fatto fortemente influenzato l’opinione pubblica, rappresentando l’energia nucleare come una tecnologia pericolosa, inquinante, vecchia e poco conveniente dal punto di
vista economico. Si tratta di una narrazione che non corrisponde alle realtà e alle evidenze numeriche. Con i suoi 439 reattori tuttora operativi nel mondo, il nucleare rappresenta la quarta fonte di produzione elettrica mondiale, ed è una delle tecnologie più sicure e pulite, con tassi di emissione di CO2 paragonabili a quelli delle fonti rinnovabili, una ridotta occupazione di suolo e consumo di risorse, e una consolidata filiera di gestione dei rifiuti e del ciclo di vita degli impianti.
L’edizione italiana di Stand Up For Nuclear è da sempre organizzata dal Comitato Nucleare e Ragione, che negli anni ha coinvolto un numero sempre crescente di attivisti, fino a portare l’evento, nel 2024, in 32 piazze d’Italia. Collaborano con i soci del Comitato e partecipano agli Stand Up for Nuclear anche diverse realtà e noti progetti di comunicazione scientifica attivi sul web e sul territorio, e che si sono riconosciuti nelle rete denominata “Italia per il Nucleare”. All’edizione del 2025 hanno partecipato ufficialmente gli Amici della Terra, Giovani Blu, Liberi Oltre le Illusioni, Riforma e Progresso e Women in Nuclear Italy.
Gli Stand Up for Nuclear in Italia si caratterizzano per l’allestimento di gazebo e banchetti dove gli attivisti offrono materiale informativo e propongono attività ludiche su tutte le tematiche correlate all’energia nucleare e alla sfida della transizione energetica, e si mettono a disposizione per rispondere a domande e chiarire dubbi e paure. In alcuni
casi all’evento cittadino vengono associate anche attività all’interno dei campus universitari, con il diretto coinvolgimento di docenti per l’organizzazione di conferenze e seminari. Se negli altri Paesi lo Stand Up for Nuclear viene generalmente proposto in una singola data e località, in Italia prevale da sempre l’idea qualificante di distribuire la manifestazione su più città, aumentando così il livello di coinvolgimento degli attivisti e le occasioni di contatto con i cittadini (a Genova, lo Stand Up For Nuclear ha fatto tappa il 4 ottobre, nella centralissima via XX Settembre). I sondaggi più recenti mostrano una crescita progressiva del consenso verso l’impiego dell’energia nucleare in Italia. In particolare, da una indagine SWG del maggio 2025 risulta che il 64% degli italiani sarebbe disposto ad investire sull’energia nucleare “pensando al futuro, per evitare emergenze energetiche”. In un secondo quesito, che esamina direttamente le opinioni in merito agli “impianti nucleari di nuova generazione come possibile fonte di energia per garantire al Paese una riduzione delle emissioni e una maggiore autonomia energetica”, emerge come il 57% degli intervistati abbia una visione complessivamente positiva. Tuttavia, una rilevazione del 2024 certifica come la quota dei favorevoli sia comunque fortemente suscettibile al cosiddetto effetto NIMBY, con il consenso che si riduce dal 59% al 36%, nel caso in cui un nuovo impianto nucleare venisse proposto a pochi chilometri dalla propria abitazione. Particolarmente interessanti sono anche i dati relativi alla percezione della conoscenza sui temi legati al nucleare. Lo stesso sondaggio del 2024 rileva che circa due italiani su tre si dichiarano poco informati, e tre su quattro vorrebbero maggiori informazioni a riguardo. Ben 6 italiani su 10 affermano che la complessità del dibattito in questione richieda un surplus informativo rispetto quanto fatto fino ad ora. Di fatto, la crescita del dibattito sul nucleare in Italia ha portato una maggiore presa di coscienza e consapevolezza della complessità della situazione e una minor propensione a dare valutazioni per lo più emotive e poco informate. In questo contesto diventa evidente quanto sia cruciale il ruolo della comunicazione e della divulgazione scientifica su un tema così importante quanto complesso come quello dell’energia.
Non solo energia
Uno dei grossi vantaggi delle tecnologie nucleari, è il fatto che queste ultime consentono una serie di applicazioni indipendenti dalla produzione di elettricità. Pensiamo a tutte le applicazioni mediche nucleari a scopo diagnostico, terapeutico e di ricerca biomedica, come la produzione di radioisotopi per radioterapia o le comuni tecniche di radiodiagnostica (PET, RMN, scintigrafia). Inoltre ci sono le applicazioni industriali (radiografie di precisione, irradiamento degli alimenti), o quelle attinenti ai beni artistico culturali, come le tecniche diagnostiche e trattamenti per la conservazione delle opere d’arte. Una centrale elettronucleare inoltre produce rilevanti quantità di calore che normalmente vengono dissipate e, quindi, sprecate. Questo calore potrebbe opportunamente essere utilizzato (come già avviene nelle città cinesi di Haiyang e Rushan nella provincia di Shandong) per il teleriscaldamento degli edifici residenziali e commerciali, per i processi di desalinizzazione o per la produzione di idrogeno.
Dietro alla parola nucleare non si nascondono solo Hiroshima, Chernobyl, Fukushima. Ci sono anche milioni di vite salvate grazie alla diagnostica e alle terapie nucleari, e numerose opere d’arte riportate alla vita e conservate come eredità per i nostri discendenti.
Il Comitato Nucleare e Ragione è un’associazione culturale, fondata nel 2011, che si occupa di divulgazione scientifica in campo energetico. Ne fanno parte tecnici, ricercatori, professori, studenti, cittadini appassionati. La missione del Comitato è informare in modo oggettivo, rigoroso e scientificamente accurato sui pregi e i difetti delle diverse fonti energetiche, al fine di promuovere il raggiungimento di un’equilibrata strategia di approvvigionamento energetico della quale i cittadini siano resi partecipi e consapevoli.
info@nucleareeragione.org
Le tecnologie nucleari spesso vengono associate solo alla produzione di energia o per fini bellici. In realtà c’è molto più di questo. Il nucleare è inserito all’interno della nostra quotidianità molto più di quello che il cittadino pensa, come nella medicina, nell’arte, nelle tecnologie legate alla filiera dei prodotti alimentari.
Lo Stand Up for Nuclear punta a offrire una visione completa delle tecnologie nucleari, con approfondimenti sul fenomeno della radioattività, sulle tecniche di stoccaggio dei rifiuti radioattivi e sulle caratteristiche del progetto di Deposito Nazionale dei Rifiuti Radioattivi.●
Fatti
NON PAROLE
Gruppo FOS e la parità di genere: l’equità come leva strategica per l’innovazione.
Il settore della tecnologia combatte da sempre una battaglia strutturale contro il gender gap. I dati europei e nazionali sono netti: la presenza femminile nel comparto Information Technology italiano si attesta intorno al 16% (fonte Eurostat), un divario che si fa più netto nei ruoli dirigenziali e tecnici. Non si tratta solo di una questione etica, ma di un freno alla crescita: il mancato pieno coinvolgimento delle donne nell’innovazione rappresenta un ostacolo alla competitività e allo sviluppo economico del Paese.
Enrico Botte
È in questo scenario che il Gruppo FOS, industria tecnologica innovativa con sede a Genova e in forte espansione sul territorio nazionale, si afferma come un modello virtuoso. L’azienda, che progetta e sviluppa soluzioni informatiche per la Pubblica Amministrazione e grandi gruppi industriali, ha elevato la parità di genere a pilastro strategico. L’impegno è stato rafforzato anche dalla recente acquisizione da parte del gruppo francese Audensiel, specializzato in trasformazione digitale e consulenza, un’operazione che ne consoliderà lo sviluppo internazionale.
L’attenzione del Gruppo FOS per l’equità non è una dichiarazione d’intenti, ma un risultato certificato. L’azienda ha ottenuto per la prima volta nel 2023 e ha riconfermato nel 2024 la Certificazione UNI PdR 125:2022, la prassi di riferimento nazionale sulle Politiche di parità di genere. Superando brillantemente gli indicatori previsti, FOS ha dimostrato di aver implementato un sistema di gestione aziendale che opera concretamente per equiparare le condizioni tra uomo e donna, valorizzare la diversità nei ruoli e sviluppare l’empowerment femminile. Questa certificazione, pienamente allineata con gli obiettivi ESG e del PNRR, attesta l’azione di FOS in tutte le aree cruciali della vita aziendale, dal recruitment all’equità salariale, dalla gestione della carriera alla conciliazione vita-lavoro.
«La parità di genere costituisce una priorità nelle nostre politiche aziendali. Il contesto tecnologico è storicamente a prevalenza maschile, ma questo dato di fatto non può essere una scusa; al contrario, ci impone un’azione ancora più mirata per incentivare la presenza femminile. La nostra azienda è intransigente su qualsiasi disparità, perché l’unica metrica che conta è il merito professionale» spiega Enrico Botte, Amministratore Delegato del Gruppo FOS. Nonostante la sfida oggettiva del settore, FOS si impegna attivamente per rafforzare la presenza femminile nelle posizioni di comando. Il numero di quadri femminili è salito al 20% e l’ingresso nel Gruppo Audensiel ha portato a una presenza di donne nei Consigli di Amministrazione della capogruppo e delle controllate. Per rendere l’ambiente di lavoro non solo attrattivo, ma
soprattutto sostenibile, il Gruppo FOS ha introdotto una serie di politiche di conciliazione vita-lavoro che superano gli standard contrattuali. L’obiettivo è garantire che le opportunità professionali non entrino in conflitto con le esigenze familiari, un aspetto cruciale soprattutto per le donne nel settore tech. «Per esempio, abbiamo incentivato il supporto alla genitorialità, accogliendo richieste di congedo di parentale anche di un mese e mezzo, dimostrando che la conciliazione tra vita familiare e professionale è una priorità per tutti, indipendentemente dal genere. Inoltre, in ottica di valorizzazione dell’esperienza e del talento femminile maturo, abbiamo assunto risorse over 50, concedendo loro lo smart working per favorire l’equilibrio tra vita privata e lavoro» spiega Botte.
Il cuore di questa strategia risiede però nella sicurezza contrattuale. Con oltre il 90% dei dipendenti a tempo indeterminato, FOS offre una base solida e duratura. «Questo elemento è fondamentale per la stabilità e la sicurezza lavorativa, specie per una donna nell’ambito professionale, dove la programmazione del futuro e della famiglia deve poter contare su basi solide» ribadisce l’Amministratore Delegato.
Con l’espansione internazionale, FOS si prepara a gestire anche un contesto di crescente multiculturalità, che richiede una cultura aziendale di ancora più ampia inclusione.
«Stiamo notando l’inizio di un trend che vedrà aumentare la quota di professionisti stranieri nel settore, un fenomeno legato anche alla denatalità italiana e che nei prossimi anni avrà un impatto forte. È un cambiamento che vogliamo anticipare, assicurandoci che la nostra cultura aziendale sia pronta ad accogliere e valorizzare la diversità di nazionalità, oltre che di genere, per mantenere alta la nostra capacità di innovare» conclude Botte.
Il Gruppo FOS si configura come un modello aziendale lungimirante, che riconosce nella parità di genere un elemento essenziale per la competitività. La riconferma della certificazione UNI PdR 125 è la prova di un percorso concreto, dove l’innovazione tecnologica procede in modo inseparabile dall’equità sociale.●
Scelte oculate
FRIEM e Poseico: insieme per rafforzare la leadership italiana nell’elettronica di potenza.
Filippo Vaccaro
Fabrizio Carnelli CFO FRIEM
Da 75 anni FRIEM Spa è un punto di riferimento nella conversione dell’energia elettrica. Fondata nel 1950 e con quartier generale a Segrate, l’azienda, partecipata anche da FITEC (Fondo Italiano Tecnologia e Crescita gestito da Fondo Italiano d’Investimento SGR), celebra quest’anno un traguardo significativo, che coincide con una fase di espansione internazionale sostenuta da investimenti industriali e acquisizioni mirate. Oggi FRIEM è un gruppo leader a livello globale, con filiali in Brasile, Cile, Germania, Indonesia e Stati Uniti dove, dal 2022, controlla anche DynAmp, produttore locale: oltre il 90% del fatturato proviene dai mercati esteri, con un valore della produzione di circa 60 milioni di euro, una capacità produttiva di 2,5 GW e più di 180 dipendenti. I suoi raddrizzatori e convertitori di alta potenza alimentano processi industriali che richiedono correnti continue elevate, trovando applicazione nella chimica di base, nella metallurgia e nei nuovi settori legati alla transizione energetica e alla produzione di idrogeno.
In questo percorso, che unisce tradizione e visione internazionale, si inserisce l’acquisizione di Poseico Spa, eccellenza tecnologica genovese nei semiconduttori di potenza e nei convertitori ad alta corrente. L’operazione rafforza la strategia industriale di FRIEM e valorizza il radicamento territoriale in Liguria, dove Genova si distingue per competenze tecnologiche di alto profilo in settori come l’energia e l’elettronica di potenza.
Poseico, nata nel 2001 da uno spin-off di Ansaldo Trasporti, conta circa 30 addetti e un fatturato di 9 milioni di euro. Negli anni si è affermata per la capacità di progettare e produrre semiconduttori di potenza destinati ad applicazioni complesse e ad alta affidabilità sia per l’industria che per la trazione elettrica. Lo stabilimento di Genova manterrà le stesse funzioni produttive e di ricerca, integrandosi nel più
ampio piano industriale di FRIEM: una scelta che garantisce continuità e riconosce il valore del capitale umano e delle competenze locali.
Con questa acquisizione nasce una catena del valore verticale che unisce semiconduttori e convertitori. Questa operazione segna un passaggio chiave nella strategia di crescita di FRIEM, che integra competenze complementari per sviluppare soluzioni tecnologiche differenzianti per affidabilità, qualità e continuità operativa in mercati esigenti.
«Questa acquisizione si inserisce nella nostra strategia industriale di lungo periodo - ha dichiarato Lorenzo Carnelli, CEO di FRIEM -. L’unione con Poseico consolida la nostra posizione nei convertitori di alta corrente e rafforza il presidio nei mercati della transizione energetica e digitale, aprendo nuove prospettive di sviluppo».
Una visione condivisa da Filippo Vaccaro, CEO di Poseico: «Siamo orgogliosi di entrare a far parte di un gruppo solido e in forte crescita. La sinergia tra due eccellenze tecnologiche italiane nasce con un obiettivo comune: offrire soluzioni sempre più affidabili e sostenibili per l’industria, la trazione elettrica e la transizione energetica a livello internazionale». L’operazione prevede anche il reinvestimento di Filippo Vaccaro, che continuerà a guidare Poseico entrando a far parte del management team di FRIEM, a conferma di una crescita in continuità per l’azienda genovese e di fiducia nel progetto.
Il gruppo guarda ora a un obiettivo ambizioso: raggiungere i 100 milioni di euro di ricavi entro il 2030, puntando su crescita organica e su operazioni straordinarie, come l’apertura di nuove linee produttive negli Stati Uniti. Un percorso che riflette appieno la filosofia aziendale di “evoluzione nella continuità”: innovare costantemente, restando fedeli a una storia industriale che dura da tre quarti di secolo.●
edizione del GIS - Giornate Italiane del Sollevamento e dei Trasporti Eccezionali, svoltasi a Piacenza Expo dal 25 al 27 settembre 2025, Vernazza Autogru ha confermato la propria leadership nazionale ed europea nel settore, conquistando un palmarès senza precedenti.
L’azienda ligure, storica realtà del sollevamento e della logistica industriale, ha infatti ottenuto ben cinque prestigiosi riconoscimenti, distribuiti tra le categorie degli ITALA (Italian Terminal And Logistic Awards) e degli ILTA (Italian Lifting & Transportation Awards), confermandosi punto di riferimento per innovazione, sostenibilità ed eccellenza tecnica.
Il “Lady Award” (ITALA) è andato a Giulia Vernazza, ingegnere meccanico e Project Manager del Vernazza Polo Logistico, per la sua visione e determinazione nella rigenerazione industriale dell’ex area Tirreno Power, oggi trasformata in un hub logistico da oltre 300.000 mq. Un riconoscimento al valore della leadership femminile in un comparto ancora fortemente maschile.
L’azienda si è poi aggiudicata il “Green Award” (ITALA), per l’impegno concreto nella sostenibilità, testimoniato dal modello del Vernazza Polo Logistico, fondato sull’economia
Giulia Vernazza
circolare, la mobilità a basse emissioni e la cura paesaggistica; il premio “Sollevamento dell’anno con gru a braccio tralicciato con carro cingolato” (ILTA) per una delle operazioni più complesse realizzate in Italia, che ha ribadito la capacità tecnica e ingegneristica dell’azienda nell’utilizzo di macchine di grande portata; il “Miglior documentazione foto e video” (ILTA), riconoscimento alla qualità della comunicazione tecnica e visiva, capace di trasmettere con efficacia la complessità e l’eccellenza delle operazioni di sollevamento firmate Vernazza; e infine il premio “Trasporto eccezionale dell’anno” (ILTA) al know-how e alla capacità di gestire logistica e movimentazioni straordinarie con precisione e sicurezza. A questi traguardi si aggiunge un ulteriore riconoscimento informale ma significativo: lo stand Vernazza è stato indicato dagli organizzatori e dai visitatori come uno dei più apprezzati della manifestazione, grazie a un allestimento elegante, evocativo e al tempo stesso legato al mondo del cantiere. Una presenza scenica che ha saputo raccontare l’identità dell’azienda con stile e autenticità.
Il GIS 2025, che ha registrato oltre 18.000 presenze e quasi 500 espositori da tutto il mondo, ha confermato Vernazza
AL SALONE NAUTICO DI GENOVA 2025
In concomitanza con le settimane che hanno preceduto il GIS, Vernazza Autogru ha confermato la propria presenza anche al 65º Salone Nautico Internazionale di Genova, appuntamento di riferimento mondiale per la nautica da diporto.
Da anni l’azienda è parte integrante della manifestazione, curando la logistica a terra in tutte le sue fasi: dall’allestimento con il posizionamento delle imbarcazioni negli spazi espositivi, fino al disallestimento conclusivo. Un impegno che fa di Vernazza non un semplice fornitore, ma un partner tecnico stabile del Nautico.
Con oltre 1.000 barche in esposizione e visitatori provenienti da 45 Paesi, l’edizione 2025 ha ribadito il ruolo centrale di Vernazza Autogru, garante silenzioso di un’organizzazione perfetta, capace di gestire movimentazioni complesse in un contesto di prestigio internazionale.
La costante presenza al Salone rafforza un rapporto storico con Genova e con l’eccellenza nautica mondiale, confermando l’azienda come leader nel sollevamento e nella logistica per i grandi eventi.n
Autogru tra i protagonisti indiscussi del settore. I premi ottenuti sanciscono la solidità di un percorso fatto di investimenti, innovazione e radicamento territoriale, ma anche di apertura internazionale e capacità di guardare al futuro con coraggio.
Vernazza Autogru, con quasi 80 anni di esperienza e una flotta tra le più ampie e diversificate in Italia, continua così a scrivere la propria storia di eccellenza, rappresentando un modello per l’intera filiera del sollevamento, del trasporto eccezionale e della logistica industriale.●
Si è conclusa con successo la terza edizione della due giorni dedicata alle giovani generazioni, con incontri, appuntamenti musicali e startup pitch.
Il 26 e 27 settembre scorso, la terza edizione di Zueni Festival ha trasformato la Società Economica di Chiavari e l’ex Chiesa dei Filippini in punti di incontro, riflessione e dibattiti sui temi di più stretta attualità: intelligenza artificiale, imprenditorialità e musica i temi dell’anno, registrando circa 1000 presenze tra pubblico e partecipanti. Organizzato dalla Società Economica di Chiavari, dall’associazione Tigullio Crea Impresa, in collaborazione con il Liceo Marconi Delpino, il Festival ha consolidato la propria reputazione come appuntamento imperdibile nel panorama culturale.
Due giornate intense hanno visto alternarsi relatori di spicco, artisti, comunicatori, innovatori e leader del settore: un vero e proprio palco per le giovani generazioni. Nei loro interventi, il sindaco di Chiavari Federico Messuti, la sindaca della Città Metropolitana Silvia Salis e il presidente della Regione Marco Bucci hanno voluto sottolineare con entusiasmo l’importanza del Festival, esprimendo un giudizio estremamente positivo sulla sua capacità di valorizzare i giovani, stimolando il dibattito e creando momenti di incontro. I loro discorsi hanno messo in luce come un evento di questa portata contribuisca anche a proiettare Chiavari e il Tigullio come un punto di riferimento a livello regionale e nazionale.
Evento di punta di Zueni Festival, anche per questa terza edizione, lo Zueni Pitch: 8 giovani imprenditori del Tigullio sono saliti sul palco per raccontare la loro idea e il loro progetto imprenditoriale: Aligi Andrea Cavagnaro, Mattia Carniglia di Cheers Cocktail Catering, Marco Maggiali di Generative Bionics, Matilde Marino di Foodies for Thoughts, Jacopo Magnanini di Clinica veterinaria Tigullio, Simone Trabucco di Giardini per VIP, Antonio Sanguineti di Legno pro, Paolo Trifiletti di Nuvia.
A conclusione di Zueni Pitch si è svolto un altro appuntamento fisso del Festival: “Aperipitch”, un momento informale e speciale per fare rete tra pubblico, aziende e startup protagoniste dell’evento con Pastificio Dasso e Cheers Cocktail Catering.
Oltre alle conferenze e ai dibattiti, il festival ha ospitato per-
formance dal vivo, che hanno reso l’esperienza unica e immersiva per tutti i partecipanti: si sono infatti esibite, e sfidate, le bande delle scuole del territorio (Liceo Marconi Delpino, Istituto Peter Giannini e Liceo Artistico Luzzati) in un contest “Z Factor”, organizzato da Riccardo Muzio e condotto da Nicolò Pagliettini.
Il gruppo vincitore, scelto dai giudici Jessica De Pascale, Manuele Ghirlanda e Bruno Costa, Wizards die first - composta da Francesco Ramirez (17 anni), Christian Ciuti (15 anni) e Ludovico Bandinelli (16 anni) - si è aggiudicato il premio della giuria, consistente nella registrazione di un loro pezzo in un vero e proprio studio.
Oltre a loro si sono esibiti Lucia Oca e Martina Zerega (16 e 17 anni), Squadriglia 6 7 - formata da Giuliano Ferrarinasi (17 anni), Giosuè Lucas (17 anni) e Gabriele Lucchesi (18 anni) e StoneBridge - con Pietro Gattorna (17 anni), Giovanni Aru (17 anni) e Gabriel De Vincenzi (19 anni).
Inoltre c’è stata la prima occasione di collaborazione con la Filarmonica della città di Chiavari, una vera e propria eccellenza locale in tema di musica. In chiusura del Festival, il pubblico ha potuto godere di un doppio concerto: il giovane Ema Russo, in arte Ema, cantautore 20enne di Bogliasco e vincitore del premio Zueni al The Busking Contest 2025, e il gradito ritorno al Festival della Dany Franchi band.
Il Birrificio Barassi e Panzena hanno fatto da accompagnamento durante tutta la serata con drink e streetfood. L’energia e l’entusiasmo del pubblico hanno confermato la crescente rilevanza del festival come appuntamento fisso «Siamo entusiasti di aver portato avanti un’edizione così ricca e partecipata - dichiarano gli organizzatori. - Zueni Festival continua a crescere, diventando un luogo dove le idee si incontrano per creare connessioni durature. La collaborazione con il Liceo Marconi Delpino, per il quale ringraziamo la dirigente Salmoiraghi e la professoressa Bottini, fanno del Festival un momento unico e prezioso».
La terza edizione segna un nuovo importante traguardo per il Festival e apre la strada alla quarta, promettendo ancora più sorprese, ospiti di rilievo e momenti di condivisione e di riflessione.●
Si rinnova l’impegno della Società verso l’Ospedale pediatrico genovese.
e il Gaslini
Nel dicembre dello scorso anno, SIE Srl - azienda genovese del Gruppo RAM, specializzata nella progettazione e realizzazione di impianti elettrici strumentali e di automazione per l’industria - ha scelto di trasformare il tradizionale momento delle festività in un’occasione di solidarietà concreta. Da qui nasce l’iniziativa natalizia SIE a favore dell’IRCCS Ospedale Pediatrico Giannina Gaslini, eccellenza genovese e punto di riferimento europeo per la cura dei bambini.
A ispirare il progetto è stata una domanda semplice, ma potente: “Come possiamo restituire qualcosa al nostro territorio?”. La risposta è arrivata naturale: sostenere una realtà che ogni giorno si prende cura della salute dei più piccoli con competenza, innovazione e dedizione. Gaslininsieme ETS ha accolto con entusiasmo la proposta di SIE confermando il proprio impegno nel dialogo con il territorio e con le realtà produttive locali dando così avvio a quella che è diventata una vera e propria staffetta benefica. SIE, con un primo investimento diretto, ha dato vita all’iniziativa di raccolta fondi per l’acquisto di apparecchiature mediche destinate all’Ospedale Pediatrico Gaslini. A questo gesto iniziale è seguito un invito rivolto ai propri fornitori e partner: destinare le risorse previste per le tradizionali strenne natalizie a Sie verso questo progetto solidale. La proposta ha raccolto subito grande consenso, coinvolgendo anche collaboratori interni e amici dell’azienda, dando vita a una partecipazione corale che ha superato ogni aspettativa. Grazie a questo straordinario slancio collettivo sono state donate tre apparecchiature scelte per rispondere alle esigenze dell’Istituto Giannina Gaslini per migliorare la qualità delle cure pediatriche di tre reparti dell’ospedale: una centrifuga per lipofilling, per il Reparto di Chirurgia; un casco con lenti per interventi senza microscopio, per il Reparto di Oculistica; un apparecchio per radiografia endorale, per il Reparto di Odontoiatria.
La cerimonia di consegna, curata da Gaslininsieme ETS, ha rappresentato il momento conclusivo dell’iniziativa con la simbolica apposizione delle targhette SIE sui macchinari donati, a testimonianza dell’impegno concreto dell’azienda. È stata l’occasione per dare volto e significato ai numeri, trasformando il risultato della raccolta in un’esperienza autenticamente umana.
Presenti al momento della cerimonia di donazione il Segretario di Gaslininsieme ETS Anna Zanuttini, che ha espresso profonda gratitudine per la generosità dimostrata da SIE, Nicola Laffi direttore UOC Odontoiatria, Maria Victoria Romanini, dirigente medico Chirurgia Pediatrica e Leonardo Borzi, dirigente medico Oculistica dell’Istituto Giannina Gaslini che hanno spiegato l’utilità delle apparecchiature donate e di quanto miglioreranno la quotidianità dei rispettivi reparti.
I rappresentanti di SIE e della proprietà Gruppo RAM, Giampiero Arcozzi e Gianluca Zaccarini, hanno incontrato i medici dell’ospedale e ascoltato direttamente dalle loro voci quanto questi strumenti siano preziosi per ottimizzare il lavoro quotidiano e migliorare concretamente la vita dei bambini.
«È stato un onore conoscere da vicino il lavoro straordinario del personale sanitario, la loro passione e dedizione. Questa esperienza dimostra che l’impresa può essere un motore di cambiamento concreto. Per noi di SIE significa investire nel futuro, sostenere la comunità e contribuire al benessere del territorio» ha dichiarato Giampiero Arcozzi.
Parole che racchiudono il senso profondo di un’iniziativa che non si è limitata a una donazione ma ha rafforzato il legame tra impresa e comunità.
«Desidero ringraziare a nome di Gaslininsieme e dell’Istituto Giannina Gaslini SIE e tutte le persone coinvolte in questa straordinaria raccolta fondi che ha dimostrato quanto la forza e l’unione possano fare la differenza. Per noi è motivo di orgoglio sapere di avere al fianco realtà così preziose, che dimostrano sostegno concreto che prosegue nel tempo» ha aggiunto Anna Zanuttini.
SIE ha scelto di rinnovare l’iniziativa natalizia anche quest’anno, confermando il proprio impegno verso il Gaslini e il territorio genovese. L’azienda coinvolgerà nuovamente i propri fornitori, partner e colleghi, invitandoli a partecipare alla raccolta fondi per l’acquisto di nuove apparecchiature. L’obiettivo è quello di raggiungere un risultato ancora più sfidante, continuando a lavorare insieme per un impatto concreto. Oltre alla volontà di essere un esempio positivo per altre realtà, locali e nazionali, dimostrando che la collaborazione tra impresa e comunità può davvero fare la differenza.●
100%
Blue Economy
A Genova, dal 9 al 12 marzo 2026, debutta BEST, la nuova manifestazione internazionale dedicata all’economia del mare.
Maurizio Introna
Nel prossimo mese di marzo Genova ospiterà la prima edizione del The Blue Economy Summit & Trade Show (BEST), una manifestazione inedita di ampio respiro dedicata all’economia del mare: quattro giorni di convegni, seminari e spazi espositivi per esplorare tutte le declinazioni del mare e delle sue filiere produttive.
Per conoscere nei dettagli questo appuntamento biennale, che si prefigge di rappresentare presto un immancabile appuntamento internazionale, ne parliamo con Maurizio Introna, direttore generale di Blue Media, una società del Gruppo MSC, organizzatrice dell’evento e proprietaria di testate di settore, quali Blue Economy, nonché, dal 2024, del quotidiano Il Secolo XIX.
Cos’è il BEST?
Il Blue Economy Summit & Trade Show, un’iniziativa di rilievo nazionale e internazionale, unica per ampiezza di temi e comparti coinvolti, sarà una piattaforma di confronto tra istituzioni, imprese, associazioni, centri di ricerca e stakeholder, arricchita da una vasta esposizione dove presentarsi attraverso stand dedicati. Ci tengo a sottolineare che si tratta di un appuntamento che riguarda non solo il nostro paese e il Mediterraneo, ma gode già dalla sua prima edizione di un respiro internazionale.
Perché questa manifestazione?
Secondo l’ultimo Rapporto Nazionale sull’Economia del Mare (2024), oltre un milione di persone in Italia lavora in questo ambito, che genera più del 10% del PIL. Nel mondo esistono rassegne focalizzate su singoli segmenti della Blue Economy, il BEST invece abbraccia l’intero comparto: dalla filiera ittica alla subacquea, dal trasporto marittimo merci e passeggeri alla logistica, fino a estrazioni marine, energie rinnovabili, biotecnologie, tutela e sostenibilità ambientale. In Italia, nel Mediterraneo e a livello internazionale.
Dove si terrà?
Dal 9 al 12 marzo, il padiglione Jean Nouvel della Fiera del Mare di Genova diventerà un ecosistema integrato di esposizione e conferenze, favorendo la nascita di una community dinamica e innovativa. Il Padiglione Blu, affacciato sul mare, offrirà 20.000 mq su due livelli, di cui uno dedicato a convegni e seminari e un altro a spazi espositivi e B2B, in un contesto architettonico distintivo e allestito in coerenza con il tema dell’iniziativa.
Quali sono gli obiettivi principali?
BEST vuole essere uno spazio di dialogo concreto con Ministeri, Commissione Europea, associazioni di categoria, istituzioni locali e imprese. Ma sarà soprattutto un’occasione reale di incontro professionale, sviluppo di relazioni e collaborazioni tra aziende, operatori, enti formativi e investitori. Gli espositori potranno tenere presentazioni presso il proprio stand e nell’area prin-
cipale, oltre a partecipare a incontri one-to-one preorganizzati con buyer e operatori dei vari segmenti rappresentati. Gli spazi espositivi saranno un luogo di scambio ma anche di accoglienza, con eventi aziendali, degustazioni nel settore Food & Beverage e momenti conviviali. Il piano superiore ospiterà conferenze e sessioni istituzionali per 450 persone, mentre al livello intermedio si terranno seminari riservati.
Perché partecipare?
BEST è un’occasione irripetibile per creare relazioni strategiche e incontrare stakeholder nazionali e internazionali: autorità, imprese, professionisti, venditori e acquirenti. Sarà possibile condividere competenze, presentare studi e soluzioni innovative di fronte a un pubblico qualificato. La manifestazione rappresenta anche un investimento sul futuro, grazie a workshop e progetti sviluppati con università, istituti tecnici, centri tecnologici e accademie marittime. Non mancheranno opportunità di partnership e sponsorizzazioni personalizzabili.
Come sarà organizzata l’area Expo?
L’area espositiva, situata principalmente al piano terra, sarà organizzata per settori merceologici: Associazioni di categoria, Aziende di consulenza legale, assicurativa e per le certificazioni, Imprese tecniche, Cantieri, Cargo, Crociere, Food & Beverage, Formazione, Interior design, Logistica, Porti, interporti, retroporti e terminal, Procurement, Start-up, Tecnologie, Traghetti, Trasporti aerei, ferroviari e su gomma. Il visitatore potrà così orientarsi facilmente tra le diverse aree tematiche.
Qualche anticipazione sul programma delle conferenze?
Si parte lunedì 9 marzo con l’inaugurazione ufficiale e il taglio del nastro, alla presenza delle istituzioni, seguiti dalla Welcome Reception in fiera. Ogni giornata sarà dedicata a un macro-tema, e gli incontri one-to-one tra buyer e vendor verranno organizzati in base all’argomento. Gli appuntamenti potranno essere prenotati tramite l’app ufficiale o il servizio reception di Blue Media a partire da dieci giorni prima”
Chi visiterà la fiera?
Sono attesi buyer interessati alle novità di prodotto e alle presentazioni dell’arena al piano terra, oltre a rappresentanti istituzionali e top manager delle aziende protagoniste delle sessioni al secondo piano.
Dove trovare informazioni e contatti utili?
Le iscrizioni alle conferenze sono già aperte e sul sito è possibile acquistare il pacchetto conferenze + expo. Molte aziende hanno già aderito come sponsor o espositori.
Lo staff è a disposizione per qualsiasi esigenza. La presentazione completa dell’evento è disponibile sul sito https://events.blueconomy.com/best e l’indirizzo e-mail di riferimento è: direzione@blue-media.it ●
fit ta AGENDA
Dalle relazioni diplomatiche all’alta tecnologia, dalla parità di genere alle opportunità di investimento in USA: questi i temi che hanno impegnato Confindustria Imperia nelle prime settimane d’autunno.
Settembre ricco di eventi per Confindustria Imperia, che dopo la paura estiva è ripartita promuovendo una serie di iniziative che hanno visto protagonista sul territorio la squadra del nuovo presidente Luciano Tesorini.
Confindustria incontra il Principe Alberto II di Monaco
Il 7 settembre presso l’Hotel Europa di Sanremo, il numero uno degli industriali del Ponente Ligure, insieme ai membri del Consiglio di Presidenza e al direttore Paolo Della Pietra, ha avuto un incontro con Sua Altezza Serenissima il Principe Alberto II di Monaco, nel corso del quale ha rimarcato come il Principato rappresenti una risorsa strategica per le imprese italiane, sia per la presenza di numerosi imprenditori che hanno scelto Monaco come sede delle proprie attività, sia per le migliaia di lavoratori transfrontalieri che quotidianamente vi si recano. È stato inoltre ricordato l’impegno di Confindustria Imperia nella promozione di nuove forme di cooperazione, con particolare attenzione a settori chiave come l’attrazione di investimenti esteri, la semplificazione amministrativa e lo sviluppo di progetti transfrontalieri innovativi. Tra i temi al centro del confronto anche il rilancio dell’area ex Parco Roja di Ventimiglia che, con i suoi 400.000 mq, rappresenta un’opportunità unica di sviluppo produttivo, residenziale e commerciale, e il porto turistico di Ventimiglia, realizzato e gestito da Monaco Ports, che ha
già generato oltre duecento posti di lavoro, divenendo un punto di riferimento per la nautica da diporto del Ponente ligure. Il Principe Alberto II ha espresso la disponibilità a instaurare un rapporto di collaborazione con il territorio della Riviera dei Fiori. La visita del Principe Alberto II ha rappresentato un momento di alto valore simbolico e operativo, rafforzando ulteriormente il dialogo e la collaborazione tra le istituzioni e il tessuto produttivo dei due territori.
Convegno sulla Parità di genere nel contesto lavorativo e normativo
Il 23 settembre, presso il Royal Hotel di Sanremo, Confindustria insieme all’Ufficio della consigliera di Parità della Regione Liguria e a SGS Italia Spa, ha organizzato un convegno sulla parità di genere nel contesto lavorativo e normativo italiano, secondo atto di un evento simile svoltosi l’anno precedente a margine della Uni/PdR 125:2022, la Prassi di Riferimento che definisce i requisiti per un sistema di gestione per la parità di genere nelle organizzazioni, con l’obiettivo di trasformare i principi di inclusione in pratiche concrete e misurabili tramite specifici indicatori prestazionali. A conclusione di lavori, la parità di genere si è profilata come un traguardo ancora da raggiungere, per conseguire il quale è necessario sia fornire alle aziende vantaggi concreti per innescare adeguati processi di cambiamento, sia innescare un percorso di cambiamento culturale della mentalità con cui comunemente ci approcciamo all’argomento. L’evento ha visto un’ampia partecipazione di pubblico e un parterre di relatori multidisciplinare e qualificato: la Ministra dell’Università e della Ricerca Anna Maria Bernini (presente con un video messaggio); la Consigliera di Parità di genere della Regione Liguria, Laura Amoretti; Bianca Francia, Business Assurance Area manager Nord SGS Italia Spa; la psicoterapeuta e formatrice Valentina Airone; la presidente di Formedil Italia, Elena Lovera; la presidente nazionale dei Giovani imprenditori edili, nonché vicepresidente nazionale Ance, Angelica Kristle Donati; il direttore del Royal Hotel Marco Sarlo; la dirigente di ARTE Imperia Grazia Ricca; Elisa Falchi dello Studio Parolini STP Srl; l’assessore regionale Marco Scajola.
Startup e Pmi tra Europa, digitale e Intelligenza Artificiale
Pochi giorni dopo, il 26 settembre, presso il polo digitale Imperiaware, Confindustria Imperia è stata promotrice di un incontro del progetto LigurIA! sulle startup e le Pmi tra Europa, digitale e AI.
L’evento è stato un’occasione di confronto per analizzare le dinamiche che l’intelligenza artificiale genera nel mondo del lavoro, nei modelli organizzativi e nei contesti culturali aziendali e territoriali. A seguire si è svolto un incontro di
confronto, innovazione e prospettive per le imprese del territorio promosso dall’Academy di SMARTcup Liguria 2025 curata da Filse Spa (Finanziaria Ligure per lo Sviluppo Economico), nel corso del quale sono si è parlato delle opportunità internazionali per chi vuole crescere oltre i confini (Valeria Rainisio, Filse), del ruolo del digitale come leva di sviluppo per le PMI (Valentina Canepa, Dih Liguria), degli otto passi fondamentali per prepararsi alle nuove regole europee (Rita Eva Cresci, Iusintech).
Aziende e imprenditori di Imperia protagonisti con Forbes Italia
Il 29 settembre, presso l’Emporio Fratelli Carli di Imperia, in collaborazione Confindustria Imperia, Forbes Small Giants Italia ha organizzato un’occasione di confronto e ispirazione dedicata alle imprese e agli imprenditori, locali e nazionali, che crescono puntando su valori, qualità e visione di lungo periodo. Dal racconto che è emerso da parte degli imprenditori intervenuti (Luciano Tesorini, Gilda De Villa Palù, Enrico Parodi e Marco Ascheri), la provincia di Imperia si è confermata un contesto ideale per storie imprenditoriali autentiche, capaci di unire tradizione, innovazione e responsabilità. L’incontro è stato utile a rafforzare il ruolo del Ponente Ligure come punto di riferimento per chi vuole fare impresa con coraggio e identità.
Le opportunità e i servizi del mercato della Florida e del Sud-Est degli Stati Uniti
Il 4 ottobre, infine, il polo digitale Imperiaware è stato palcoscenico di un incontro ricco di contenuti e networking, che ha visto la partecipazione di oltre 50 aziende, in presenza e collegate, interessate ad approfondire prospettive e strumenti per crescere in un mercato in forte espansione come quello statunitense. L’evento, che aveva per titolo “Il mercato della Florida e del Sud-Est Usa: opportunità e servizi per le aziende italiane”, è stato promosso da Confindustria Imperia insieme alla Italy-America Chamber of Commerce Southeast, Inc e a Fideuram - Intesa Sanpaolo Private Banking. L’iniziativa ha confermato l’interesse sempre crescente per l’internazionalizzazione e per le opportunità offerte dalla Florida e dal Sud-Est degli USA. I prossimi step sono quelli di continuare a costruire insieme percorsi di supporto, servizi dedicati e nuove occasioni di sviluppo oltre oceano per le imprese del Ponente Ligure.●
80 annidi impresa
Confindustria La Spezia ha ripercorso la sua storia con lo sguardo rivolto al futuro.
Il Teatro Civico, luogo simbolo della vita culturale cittadina, ha ospitato lo scorso 24 settembre, l’Assemblea pubblica di Confindustria La Spezia dedicata alla celebrazione degli 80 anni dalla fondazione dell’Associazione. Un traguardo importante che non rappresenta solo un momento di memoria, ma l’occasione per riaffermare il ruolo del-
l’impresa come motore di progresso, coesione e innovazione per l’intero territorio.
Nel suo intervento, il presidente Mario Gerini, ha ripercorso le tappe fondamentali della storia di Confindustria La Spezia, nata il 22 settembre 1945, quando 14 imprese decisero di unirsi per contribuire alla ricostruzione economica e sociale di una provincia devastata dalla guerra. «Era un’Italia ferita - ha ricordato Gerini - ma quegli uomini ebbero il coraggio di credere nel futuro, di investire e di scommettere sulla rinascita della nostra città e della nostra economia. Su quelle basi abbiamo costruito un percorso che dura da ottant’anni».
Negli anni del dopoguerra, l’Associazione ha guidato la ricostruzione delle attività industriali, portuali e commerciali, sostenendo la nascita di nuove filiere produttive e accompagnando la città nella transizione da polo esclusivamente militare a sistema industriale diversificato.
Uno dei temi centrali dell’intervento di Gerini è stato il parallelismo tra passato e presente, che ha guidato l’intera celebrazione. Il presidente Gerini ha tracciato un collegamento tra la fase di profonda trasformazione vissuta nel XIX secolo e quella che la provincia sta affrontando oggi. All’inizio dell’Ottocento, La Spezia era un borgo agricolo e commerciale affacciato su un golfo di straordinaria bellezza. Con la costruzione dell’Arsenale Militare, inaugurato nel 1869, la città divenne rapidamente un polo industriale e portuale di rilevanza nazionale. In quegli anni si svilupparono nuove tecnologie e sperimentazioni pionieristiche: dai primi sommergibili italiani alle ricerche di Guglielmo
Marconi sulla telegrafia navale. Negli anni ’30, La Spezia visse una stagione culturale di grande vitalità, divenendo centro di attrazione per artisti e intellettuali come Filippo Tommaso Marinetti e i Futuristi, che trovarono nel golfo un simbolo di modernità e di visione. «Allora come oggiha sottolineato Gerini - la nostra provincia seppe unire creatività, conoscenza e impresa, trasformando il talento locale in progresso industriale e culturale. Oggi siamo chiamati a fare lo stesso, con le tecnologie e le competenze del nostro tempo».
Questo richiamo alla storia vuole ricordare alle nuove generazioni che il territorio spezzino ha tutte le carte in regola per tornare a essere protagonista nei campi della scienza, della cultura e dell’innovazione, proprio come lo fu nei secoli scorsi.
Gerini ha sottolineato la necessità di fare sistema, costruendo alleanze tra imprese, istituzioni, associazioni e mondo del lavoro. Tra gli esempi più significativi di questa collaborazione ha citato il recente Protocollo d’Intesa sulle priorità infrastrutturali provinciali, sottoscritto da 11 Comuni, Confindustria, Ance, Autorità di Sistema Portuale e Provincia. Questo approccio integrato, fortemente sostenuto da Regione Liguria, rappresenta una svolta culturale oltre che amministrativa e crea un valore condiviso, una base solida per affrontare sfide cruciali come la mobilità, la logistica e lo sviluppo sostenibile.
Uno degli obiettivi principali delineati dal Presidente riguarda la creazione di un territorio attrattivo per le nuove generazioni, capace di offrire opportunità lavorative e una qualità della vita elevata. «Dobbiamo far sì che i giovani scelgano di restare o di trasferirsi qui - ha detto Gerini -. Per riuscirci è necessario unire le forze pubbliche e private, ascoltare le esigenze dei ragazzi e trasformarle in azioni concrete e immediate». Per dare concretezza a questo impegno, Gerini ha annunciato l’avvio, a partire dal 2026, del premio annuale “ConfindustriaSP100”, dedicato alle imprese che si distingueranno in progetti innovativi e sostenibili. Per celebrare simbolicamente questo anniversario, Confindustria La Spezia ha deciso di finanziare l’illuminazione dell’Accademia Capellini, istituzione storica che rappresenta un ponte tra scienza, cultura e impresa. «Non ci può essere futuro senza scienza, studio ed etica - ha affermato Gerini -. L’illuminazione dell’Accademia vuole essere una luce che ricorda a tutti da dove veniamo e ci ispira su dove vogliamo andare».
In chiusura, Gerini ha ribadito la missione che guida Confindustria La Spezia da 80 anni: essere un punto di riferimento per le imprese e per la comunità, capace di sostenere la competitività economica e la crescita sociale. «Guardare avanti significa rendere il nostro territorio un luogo dove le persone scelgono di vivere e lavorare - ha concluso Gerini -. Il nostro compito è continuare a resistere, ricostruire, innovare e crescere, così come fecero le 14 imprese che nel 1945 fondarono questa Associazione».
L’Assemblea degli 80 anni ha così rappresentato non solo una celebrazione, ma una visione, che diventa un impegno concreto verso il futuro, nel segno della continuità tra le radici storiche e le sfide contemporanee, con la consapevolezza che solo la collaborazione tra imprese, istituzioni e comunità può costruire uno sviluppo sostenibile e duraturo.●
Il programma della giornata è stato arricchito da contributi di illustri ospiti: Massimo Temporelli, fisico, professore di antropologia, scrittore e divulgatore scientifico ha ripercorso le nostre radici di innovazione scientifica e industriale; Benedetta Colombo - Artefacile, divulgatrice e influencer di storia dell’arte, ci ha accompagnato a riscoprire il nostro valore culturale, interpretandolo in chiave contemporanea; Tito Boeri, economista, Direttore del dipartimento di economia presso l’Università Bocconi di Milano, intervistato da Micaela Palmieri, giornalista Rai, moderatrice dell’evento, ci ha offerto la sua visione su un momento particolarmente complesso per l’Italia e per il mondo.
L’evento si è concluso con l’intervento di Lara Ponti, vice presidente Confindustria per la Transizione Ambientale e gli Obiettivi ESG, che ha dichiarato: «Impresa, sviluppo economico e crescita culturale sono da sempre legati tra loro: fare impresa significa anche generare valore sociale» ha dichiarato. Ripercorrendo la storia industriale italiana, ha evidenziato la resilienza del sistema produttivo, oggi chiamato a una nuova fase di rilancio. Per questo, Confindustria propone un Piano Industriale Straordinario basato su tre pilastri: stimolo agli investimenti, rafforzamento della competitività e creazione di un contesto attrattivo per talenti e capitali. Un focus particolare è stato dedicato a giovani e donne: «Sono fondamentali per la sostenibilità economica e sociale del Paese - ha aggiunto la vice presidente Ponti -. Dobbiamo ascoltarli, integrarli e dare loro spazio nella leadership e nella rappresentanza».
Al termine dei lavori dell’Assemblea, la facciata del teatro Civico si è animata con una proiezione immersiva, un’esperienza di grande impatto emotivo che desidera raccontare, attraverso immagini e suggestioni, la storia industriale e sociale della città, creando un ponte ideale tra passato, presente e futuro.n
Genova Impresa - Settembre / Ottobre
di Gilberto Volpara
UI SAVONA Patto
L’analisi e le proposte della presidente Caterina Sambin all’Assemblea che ha celebrato gli 80 anni dalla fondazione dell’Unione Industriali di Savona.
Un compleanno speciale, quello degli 80 anni dalla fondazione. La necessità di voltarsi alle spalle per esprimere gratitudine a chi ha tracciato la strada. L’obbligo di progettare il futuro. Già, il titolo dell’Assemblea Pubblica dell’Unione Industriali di Savona con tante prime volte in un solo evento. La novità di un contesto come quello del sito produttivo simbolo dell’eccellenza savonese: Alstom di Vado Ligure. La storicità di un guida femminile con la presidenza di Caterina Sambin. A distanza di qualche ora dalla conclusione di un traguardo speciale, in cui il pensiero degli associati è andato all’ennesimo disastro alluvionale di Valbormida, con numerose aziende nuovamente in difficoltà, il bilancio è proprio quello della guida in rosa della realtà con sede in via Gramsci 10 a Savona: “Da questo appuntamento è giunta l’ulteriore conferma dei tre pilastri dell’economia savonese, ossia, industria, porto e logistica, turismo”
Presidente Sambin, uno dei messaggi più ripetuti dal palco di Alstom è stato che il Savonese senza l’industria sarebbe una provincia povera e assistita. Alcuni dati emersi dalle relazioni di Alessandro Fontana del Centro Studi di Confindustria e di Alessandro Berta, direttore dell’Unione Industriali di Savona, confermano come il comparto regga anche nel 2025 dopo un 2024 in cui abbiamo registrano +3000 addetti tra industria e costruzioni di cui 1000 nell’industria. L’export industriale +3,9% nel primo semestre 2025 rispetto ai primi sei mesi 2024. Il porto e la logistica registrano ulteriore crescita complessiva con +5% nel primo semestre 2025 rispetto ai primi sei mesi 2024. Il turismo, a luglio 2025, fa segnare un segno stabile, ma con meno stranieri e più italiani. Al tempo stesso, abbiamo l’obbligo di interrogarci sui punti di debolezza e preoccupazione. Savona è la provincia più energivora di tutta la Liguria all’interno di un panorama con costi già elevanti e previsti in ulteriore aumento. C’è, poi, il rischio incertezza della situazione socio politica. Teniamo conto che il nostro export è sostanzialmente concentrato verso l’Unione Europea con particolare riferimento a Germania e Francia che sono due paesi in crisi, anche verso gli Stati Uniti registriamo un export elevato. C’è, poi, il tema dell’occupazione con la mancata corrispondenza tra domanda e offerta di lavoro: quasi il 50% dei posti offerti non trova risposta. Nei prossimi 5 anni in linea teorica potrebbero andare in pensione 40 mila addetti in Liguria. Il rischio sarà quello di dover sottrarre gli addetti l’uno all’altro.
Lei ha lanciato il Patto per l’Industria. Cosa intende? Un patto che leghi le aziende produttrici e le istituzioni, con la partecipazione costruttiva delle rappresentanze dei lavoratori, ove ritengano opportuno aderirvi e non abbiamo dubbi che sia così, proprio a tutela di quel welfare. Siamo determinati e crediamo fermamente in una ipotesi di intesa volta a costruire, concordemente, le politiche industriali del territorio, collaborare ad individuare le progettualità infrastrutturali prioritarie, discutere di come creare le condizioni che permettano alle nostre aziende di esprimere le proprie potenzialità al meglio, e contestualmente agli abitanti dei nostri territori di vivere in un contesto migliorato dal punto di vista ambientale e infrastrutturale.
Sui costi energetici, in Assemblea, l’assessore regionale Ripamonti ha posto il tema della chiusura del ciclo dei rifiuti in Liguria dichiarandosi disponibile a un confronto. La chiusura del ciclo dei rifiuti è un tema essenziale, anche per i costi che gravano su imprese e cittadini e la Liguria deve provvedere come hanno fatto le altre Regioni. Dal punto di vista tecnico e scientifico il costante monitoraggio sugli impianti esistenti e le tecnologie odierne che permettono di realizzare soluzioni a impatti minimi ci dicono che non esiste un problema tecnologico, ambientale o sanitario come confermato dall’Istituto Superiore di Sanità. Non dovrebbe neppure trattarsi di un problema di colore politico perché regioni e i comuni di ogni orientamento li hanno promossi e realizzati.
Se richiesti, siamo disponibili a confrontarci su dati, progetti, ricadute sul territorio e condizioni al contorno, in particolare di tipo infrastrutturale. Ci siamo per discutere di progetti rivolti al miglioramento dal punto di vista della sostenibilità, attrattività di investimenti con impatti positivi su miglioramento ambientale e occupazione per andare dalle parole a fatti concreti.
Come presidente cosa lascia questa assemblea per l’immediato futuro dell’economia provinciale?
La certezza di una determinazione volta a concludere opere fondamentali da parte del viceministro Edoardo Rixi, in primis sul raddoppio ferroviario. Ma non secondario è l’impegno manifestato in tema di Autostrade, Aurelia Bis e portualità. Dopo anni in cui il Savonese ha scontato l’assenza di un proprio rappresentante nella giunta regionale, va riconosciuta l’attenzione puntuale su temi come quelli energetici e dell’area di crisi complessa all’assessore Paolo Ripamonti. Un modus operandi che estendo, anche, all’assessore al turismo, Paolo Lombardi per un lavoro in stretta sinergia con l’Associazione Provinciale Albergatori. Infine, una straordinaria solidità nelle parole di Antonio Gozzi che ha chiuso la nostra assemblea. Un imprenditore di riferimento di portata internazionale, oggi speciale advisor del presidente di Confindustria, protagonista di una relazione magistrale in cui, ancora una volta, è emersa la distanza tra desideri lontani dalla concretezza della politica europea e necessità di politiche tangibili e immediate per chi fa impresa sul territorio ogni giorno.
Guidare un’azienda è sinonimo di numeri e risultati. Dietro a ogni realtà imprenditoriale, però, ci sono uomini e donne. Evidentemente, per lei è stata un’assemblea speciale.
L’emotività c’è stata per molteplici fattori. Intanto, per il sito in cui si è svolto l’evento. Alstom ha fermato la produzione per mettersi a disposizione dell’Unione. Poi, la responsabilità verso chi ha guidato la nave in questi 80 anni: il personale dell’Associazione, i direttori e i presidenti.
Tra questi, pronunciare il nome di papà, presente in platea, mi ha creato una naturale emozione. Ma fare impresa in Italia, talvolta, significa pure questo.
E la ricchezza della famiglia resta, spesso, un valore aggiunto impagabile che non può essere incasellato in tabelle o grafici.●
di Vincenzo
Cellario Serventi
Il Nodo
si scioglie
Con il completamento del progetto di ammodernamento e potenziamento della rete ferroviaria genovese, si elimineranno i “colli di bottiglia”, aumenterà l’offerta di servizi ferroviari e la frequenza di treni regionali, extraurbani e metropolitani.
Dopo anni di attesa il 6 ottobre è stato inaugurato il quadruplicamento della linea ferroviaria tra le stazioni Voltri e Principe, intervento che fa parte del progetto complessivo di ammodernamento e potenziamento della rete ferroviaria del capoluogo ligure denominato Nodo di Genova. Il quadruplicamento rappresenta la prima delle tre fasi funzionali del progetto complessivo; le altre due, ancora da completare, consistono nel sestuplicamento Principe-Brignole e nel collegamento Bivio Fegino-Campasso-Porto Storico.
Grazie al “quadruplicamento”, dal 6 ottobre scorso i treni passeggeri a lunga percorrenza e i treni merci provenienti o diretti a ponente non percorrono più la linea costiera tra Voltri e Principe, ma utilizzano la bretella Voltri-Borzoli-Fegino per poi attestarsi su Principe scendendo dalla Val Polcevera. Un tragitto sicuramente più lungo ma con standard prestazionali molto più elevati. I treni merci con origine/ destinazione al Porto di Pra’ avranno inoltre una connessione diretta con il Terzo Valico, in via di ultimazione, sgravando la linea costiera.
A beneficiarne sarà soprattutto il traffico regionale-metropolitano che non subirà più la “precedenza” dei treni a lunga percorrenza. A pieno regime la tratta Voltri-Brignole avrà una capacità di 10/12 treni/h con una frequenza massima di 5-6 minuti: di fatto una metropolitana di superficie collegherà l’estremo ponente cittadino con il centro città.
Purtroppo per incrementare i servizi ferroviari lungo la linea costiera occorre attendere il completamento del sestuplicamento fra le due stazioni cittadine. Stazione Principe, che di fatto è una stazione di “passaggio”, non è in grado di gestire ulteriore traffico non disponendo di un parco ferroviario. L’obiettivo è quello di terminare il sestuplicamento entro il prossimo mese di giugno 2026.
Non meno importante è la terza fase funzionale del progetto ossia il potenziamento della linea tra Fegino, il parco ferroviario del Campasso e il Porto Storico che prevede il
ripristino di una linea merci esistente adeguata ai nuovi standard prestazionali. Una volta completato l’intero Nodo, il sistema di trasporto ferroviario che gravita intorno al capoluogo ligure sarà rivoluzionato. La separazione dei flussi di traffico aventi origini e destinazioni diverse, e quindi la previsione di binari dedicati per i treni a lunga percorrenza e merci da una parte e treni metropolitani/regionali dall’altra, consentirà un incremento della capacità ferroviaria dell’intera rete. Con l’eliminazione dei “colli di bottiglia” sarà aumentata l’offerta di servizi ferroviari ed in particolare la frequenza di treni regionali, extraurbani e metropolitani. Qualora il Nodo ferroviario di Genova fosse completato entro il 2026, sarebbero 11 gli anni di ritardo rispetto al cronoprogramma originario che nel 2008 aveva fissato la “fine lavori” dell’intero Nodo nel 2015. Affinché il Nodo ferroviario possa esprimere efficacemente tutte le sue potenzialità, occorre comunque adottare corrette pratiche di gestione della nuova infrastruttura e delle altre infrastrutture che compongono il sistema metropolitano di Genova (trasporto pubblico locale su gomma, metropolitana, tunnel subportuale, parcheggi di interscambio ecc.) in modo da agevolarne l’utilizzo e l’accessibilità a beneficio degli spostamenti di persone e merci. Occorre sin d’ora gestire la domanda di trasporto mediante il cambiamento delle abitudini di passeggeri e merci attraverso la riorganizzazione dei servizi di trasporto. I grandi interventi infrastrutturali in corso di realizzazione o comunque già progettati (gronda di ponente) sono accomunati da un preciso obiettivo: eliminare le commistioni di traffici differenti al fine di ridurre interferenze e congestionamenti. L’obiettivo è creare delle “corsie preferenziali” per ogni tipologia di utenza (cittadini, pendolari, turisti, merci dirette in porto, merci in transito ecc.) e quindi migliorare la capacità e la regolarità dei servizi di trasporto, l’efficienza operativa, la flessibilità e, non meno importante, la sostenibilità ambientale.
Per completare il sistema metropolitano di Genova, e quindi raggiungere i benefici citati, sarebbe opportuno avviare quanto prima i cantieri della Gronda autostradale di Ponente che di fatto consiste in una “bretella” analoga a quella ferroviaria appena ultimata congiungendo (per l’81% in galleria) l’estremo ponente cittadino con la Val Polcevera all’altezza di Bolzaneto.●
Attrazione confindustriale
Con il progetto “Ambassador”, imprenditori di PMI scendono in campo per coinvolgere Associati poco convinti e trovarne di nuovi.
Il progetto pilota Ambassador di Piccola Industria e Rete del Marketing di Confindustria, finalizzato allo sviluppo associativo e alla fidelizzazione, si affida a un gruppo di imprenditori di PMI che, in veste di Ambasciatori, attraverso le loro testimonianze, avranno il compito di far conoscere la realtà associativa e di coinvolgere gli Associati più “silenti”. Di questa originale rete diplomatica scrivono Daniele Nepoti, Direttore di Piccola Industria Confindustria, Giulia Bertagnolio, Senior Specialist Marketing di Sistema e progetti speciali, e Christian Ostet, Presidente Piccola Industria Confindustria Liguria.
Daniele Nepoti
Che gli imprenditori di PMI associate a Confindustria rappresentino una risorsa in termini di engagement, partecipazione, entusiasmo è cosa nota a chiunque abbia un minimo di familiarità con il Sistema. Eppure, è altrettanto noto a tanti di noi che vivono quotidianamente il lavoro nella propria Associazione e i rapporti con i tanti stakeholder esterni, quanto l’aquila blu venga ancora guardata come simbolo della grande industria manifatturiera, quella protagonista dell’Italia del Miracolo e, più tardi, parte in causa nel conflitto sociale che segnò un’epoca nella vita del Paese. È un tratto che naturalmente fa onore a chi, nel tempo, è riuscito a costruire una forza così solida e persistente del brand Confindustria, ma lontanissimo tanto dai cambiamenti radicali del tessuto imprenditoriale italiano già a partire dagli anni Settanta, quanto dalla base associativa di Confindustria che lo rappresenta largamente e non solo per la crescita del peso delle PMI, ma anche per la crescita delle imprese del settore dei servizi. E se, da un lato, quella forza del marchio costituisce ancora oggi una leva efficace nel lavoro di rappresentanza, dall’altro rischia talvolta di intimorire o tenere lontano imprenditori da quella che è, da sempre, la “casa delle imprese”. Il progetto pilota Ambassador di Piccola Industria e Marketing associativo nasce proprio da queste due semplici considerazioni: la necessità - come Sistema - di essere (e di farsi sentire) più vicini alle PMI e chiedere una mano a quegli associati ai quali, proprio in quanto imprenditori di PMI, riesce più semplice e spontaneo farlo. Così, dopo qualche approccio iniziale ai seminari di formazione per Segretari e per imprenditori con cariche associative di Piccola Industria, in primavera e autunno 2024, all’evento annuale della Rete del marketing del novembre successivo abbiamo deciso di presentare il nostro progetto. Abbiamo chiesto ai nostri Segretari di Piccola Industria e ai nostri responsabili sviluppo associativo della Rete del marketing di individuare qualche imprenditore associato senza cariche associative e appartenente alla Piccola Industria che avesse la possibilità, la voglia e l’entusiasmo di prestarsi come Ambassador della propria associazione territoriale con l’obiettivo di coinvolgere associati “freddi” o trovare nuovi associati tra imprenditori “prospect”. Pensavamo a tre o quattro imprenditori, ma l’entusiasmo ci ha portato a costituire un primo gruppo di 10 Ambassador. A loro abbiamo affiancato innanzitutto i rispettivi segretari di Piccola Industria e responsabili sviluppo associativo costituendo così 9 team locali: Aosta, Torino, Genova (con due Ambassador), La Spezia, Brescia, Vicenza, Perugia, Latina e Caserta. A Roma si è costituito un “team centrale” con Piccola Industria, Marketing, Antonio Fazzari - Ceo di Fater - come consulente esperto e tre imprenditori “veterani” che facessero da garanti del progetto riportandone i risultati al Consiglio Centrale della Piccola Indu-
stria: Fausto Bianchi (Unindustria), Christian Ostet (Confindustria Liguria) e Massimiliano Santoli (Confindustria Caserta). Siamo partiti con un primo incontro in viale dell’Astronomia e poi ci siamo rivisti a Torino, a Firenze e a Caserta, cercando di seguire ostinatamente l’indirizzo a “battere i territori” che sta nel DNA di Piccola Industria e del Marketing e che anima l’intera Divisione Rapporti Associativi di Confindustria. Se l’obiettivo primario - tipicamente da marketing - era quello di consolidare e ampliare la base associativa, la modalità con cui raggiungerlo era innanzitutto quella della condivisione delle best practice, la messa a punto di un metodo comune ma sufficientemente elastico da adattarsi ai diversi contesti e la produzione di qualche strumento, a partire da un video che raccontasse ciascuno dei nostri Ambassador: la persona, la sua storia imprenditoriale, la sua adesione a Confindustria. Il prossimo 28 novembreesattamente un anno dopo la nostra prima riunione - presenteremo i risultati del Progetto pilota Ambassador all’evento della Rete Marketing in Confindustria: percorso, strumenti, risultati.
Giulia
Bertagnolio
Quanto conta, nel marketing, un Ambassador-Testimonial pronto a “metterci la faccia”? Vale tutto, specie se empatico, chiaro nel messaggio, trasparente nell’approccio. Non a caso da anni piccoli e grandi marchi cercano la relazione con il cliente attraverso la voce e i volti di persone più o meno note, in grado di incarnarne i valori, e di trasferirli “bene” fuori. Vale anche per le Organizzazioni come la nostra: nessun documento o brochure, nessuna narrativa messa in campo dagli ottimi professionisti della Struttura di Confindustria vale come il racconto autentico e sentito di un imprenditore associato. Possiamo anche dire, forse, che i profili senza cariche apicali sono l’anello più potente di connessione tra l’Associazione e il mercato. Perché par-
lano alla pancia delle persone, e consentono a queste di immedesimarsi. E perché il mercato è fatto, in primo luogo, di persone. I 10 Ambassador del progetto hanno avuto la capacità di fare da apripista, e il coraggio di esporsi: in 5 mesi hanno incontrato decine di aziende non associate, le hanno fatte iscrivere al Sistema grazie alla forza del loro Storytelling, si sono fatti riprendere dalle telecamere nel raccontare i propri successi o momenti bui e difficili dei loro percorsi aziendali. Energia tangibile, materia viva per quel Value Selling di cui tanto si parla. Un modello di relazione che andremo ad ampliare.
Christian Ostet
Ho apprezzato molto la decisione del presidente Emanuele Orsini e del suo vice con delega agli interni, Vincenzo Marinese, di coinvolgere la Piccola di Confindustria per portare avanti questo progetto pilota di marketing associativo. L’82% delle aziende iscritte a Confindustria sono PMI: sono gli imprenditori di queste PMI che possono contribuire a rendere il Sistema più attrattivo verso le aziende iscritte ma silenti e verso quelle che non ne fanno parte - perché non lo conoscono o lo conoscono e non lo ritengono utile. Il nostro obbiettivo è ingaggiare quanti più imprenditori possibile per trasmettere l’importanza di farne parte e così cogliere le opportunità offerte dalle attività di rappresentanza, networking, cultura d’impresa e usufruire dei servizi che le nostre Territoriali garantiscono a tutti gli Associati. A questo scopo abbiamo coinvolto gli Ambassador, imprenditori senza cariche associative che, attraverso le loro testimonianze, hanno contribuito a dare contenuto al Progetto pilota che il 28 novembre presenteremo ai Direttori e agli uffici marketing delle Associazioni Territoriali. L’auspicio è che, con il coordinamento della cabina di regia nazionale, il Progetto possa essere declinato con efficacia sui territori, a supporto della crescita del nostro Sistema.●
PREMIO PER ESPERIENZE
DI PARTNERSHIP SOCIALI 2025
TRA IMPRESE E ENTI DEL TERZO SETTORE (ETS)
Celivo - Centro di Servizio per il volontariato di Genova e Confindustria Genova collaborano dal 2003, in forza di un protocollo di intesa, per favorire lo sviluppo di partnership territoriali tra imprese e mondo del volontariato/terzo settore.
Nel 2025, per il ventunesimo anno consecutivo, Confindustria Genova e Celivo bandiscono, il Premio per esperienze di partnership sociali tra imprese e Enti del Terzo Settore (ETS) - per dare un riconoscimento alle iniziative di collaborazione sul territorio della città metropolitana di Genova tra il mondo profit dell’impresa e il mondo non profit del Volontariato e del Terzo Settore, realizzate o comunque già avviate nel corso del 2025, entro la data di scadenza del Premio.
È ammessa esclusivamente la partecipazione di Imprese e Enti del Terzo Settore (ai sensi del D. Lgs.117/17), con sede nella città metropolitana di Genova.
La scheda di partecipazione e il testo del Premio sono reperibili sul sito del Celivo (www.celivo.it) e di Confindustria (www.confindustria.ge.it).
La scheda di partecipazione dovrà essere sottoscritta dai legali rappresentanti degli enti proponenti, e dovrà pervenire esclusivamente in formato elettronico entro e non oltre le ore 12 di venerdì 7 novembre 2025 all’e-mail celivo@celivo.it oppure pponta@confindustria.ge.it (La scheda potrà essere eventualmente arricchita con l’invio di un breve video di massimo 3 minuti che racconti sinteticamente il progetto).
La valutazione dei progetti presentati avverrà in base ai seguenti criteri e requisiti:
n efficacia e originalità dell’iniziativa;
n miglioramento degli aspetti sociali e ambientali, anche in relazione agli obiettivi dell’Agenda 2030 dell’ONU;
n valore sociale dell’iniziativa nei confronti degli stakeholder;
n capacità di coinvolgere attori sociali diversi;
n trasferibilità e ripetibilità dell’iniziativa.
Il Premio sarà assegnato nel corso di un’iniziativa pubblica. Verrà assicurata in seguito massima visibilità a tutti i progetti partecipanti.
Confindustria Genova assegnerà un premio in denaro pari a euro 1.500 all’ETS capofila che avrà presentato il progetto vincente.
CELIVO - Centro di Servizio per il volontariato www.celivo.it - borgogno@celivo.it (Roberta Borgogno)
Facebook e Linkedin: Celivo - Centro Servizio Volontariato - Genova
Play list su Youtube https:// bit.ly/youtube-celivo
Progetti delle edizioni precedenti https:// bit.ly/archivio-premio-partnership
GIOVANI in cantiereOspiti
In missione a Genova una delegazione di Giovani Imprenditori di Confindustria nazionale interessata a saperne di più sulla costruzione della nuova Diga Foranea.
Il 23 settembre scorso, una delegazione della squadra di presidenza dei Giovani Imprenditori di Confindustria ha visitato i cantieri della nuova Diga Foranea del porto di Genova. In queste pagine, un aggiornamento sui lavori a cura di Carlo De Simone, Sub-commissario alla Ricostruzione, e la testimonianza dei vice presidenti GI Andrea Notari (con delega a Infrastrutture e PNRR) e Natale Santacroce (con delega al Made in Italy).
Carlo
De Simone
Sub-commissario alla Ricostruzione
I cantieri della nuova Diga Foranea procedono a ritmi serrati con oltre 700 lavoratori impiegati ogni giorno. In mare sono stati posati già 12 cassoni mentre 3 nuovi cassoni saranno installati entro i prossimi trenta giorni. Si avviano verso il completamento le attività di bonifica e consolidamento dei fondali, dove sono state già posate oltre 2,2 milioni di tonnellate di ghiaia e realizzate quasi 45.000 colonne sommerse, pari a più di 520.000 metri lineari, ben oltre il 70% della lunghezza totale prevista dal progetto.
Nel frattempo a terra, e in particolare a Vado Ligure, si stanno realizzando i primi mega cassoni lunghi 67 metri, larghi 30 metri e alti 33 metri, in parallelo alla produzione dei cassoni di dimensioni standard. Il cantiere lavora h24 e utilizza il calcestruzzo dell’impianto di produzione interno in grado di soddisfare oltre 250 metri cubi ora. Per realizzare i grandi cassoni è stata attivata la “Tronds Barge 33”, un vero e proprio impianto galleggiante, allestito con 7 gru che permette
di incrementare notevolmente la produttività del cantiere, offrendo la possibilità di immergersi fino a 20 metri di profondità per facilitare il varo e la movimentazione dei cassoni prefabbricati.
È in corso la gara per l’aggiudicazione della FASE B del progetto della nuova Diga Foranea che grazie all’approvazione di una variante nel corso del mese di agosto potrà essere eseguita in parallelo alla fase A con un risparmio di quasi due anni sui tempi complessivi oltre a un’efficienza di costi e utilizzo delle materie (rocce e sedimenti) anche provenienti da altri cantieri: in questo senso la nuova Diga sarà un esempio in Europa di applicazione del principio del DNSH (do not significant harm) proprio grazie al reimpiego di materiali nel riempimento dei cassoni con un risparmio economico, di CO2 e di smaltimento.
La nuova Diga Foranea di Genova, nella sua configurazione finale, si estenderà per 6,2 chilometri. Sarà il nuovo volto del porto di Genova, capace di accogliere navi di nuova generazione lunghe fino a 400 metri e di proteggere la città dalle mareggiate. Insieme al Progetto Unico Terzo Valico di Giovi-Nodo di Genova, realizzato anche questo da Webuild, andrà a rafforzare il ruolo della città di Genova nel Corridoio Reno-Alpi della rete transeuropea TEN-T, ridisegnando le rotte del commercio europeo e nel Mediterraneo.
Andrea Notari
Giovani Imprenditori
Confindustria Novara, Vercelli e Val Sesia
Ricoprendo il ruolo di Vice Presidente nazionale dei Giovani Imprenditori di Confindustria, con delega specifica ad infrastrutture e PNRR, ritengo di fondamentale importanza organizzare giornate di approfondimento in situ, presso i cantieri delle opere infrastrutturali più importanti d’Italia, interfacciandosi con gli operatori che ogni giorno si scontrano con burocrazia asfissiante e lungaggini procedurali, in modo da poter recepire da loro le istanze per scaricare a terra, nel minore tempo possibile, tutte quelle opere che possono rendere competitivo il nostro Paese su scala internazionale. Nello specifico, la giornata di visita presso il Cantiere della nuova Diga Foranea di Genova è servita per avvicinare il mondo imprenditoriale locale, a un’opera infrastrutturale che trasformerà il porto di Genova nel porto d’Europa, creando nuove opportunità, maggiore attrattività di investimenti e portando dunque nuovi posti di lavoro. Naturalmente quest’opera è solo uno dei tasselli che compongono un sistema infrastrutturale complesso e interconnesso, che passa necessariamente dalla ultimazione della linea di alta velocità/capacità Genova - Milano e dall’ammodernamento del sistema autostradale Regionale, che purtroppo sappiamo avere forti limiti, non solo dettati dall’orografia del luogo, ma anche dalla mancata manuten-
zione fatta negli anni. È opportuno ricordare che la competitività di un Paese è direttamente collegata alle opere infrastrutturali di cui è dotato, aumentandone l’attrattività per persone ed aziende. Per questi motivi, avere avuto la possibilità di visitare il cantiere infrastrutturale più grande d’Italia (prima che parta il Ponte sullo Stretto) e avere conferme sullo stato di avanzamento lavori, è stata sicuramente un’attività propedeutica alla pianificazione imprenditoriale di futuri investimenti, oltre che un onore per avere incontrato una delle società italiane leader nel settore delle costruzioni a livello globale.
Natale
Santacroce
Giovani Industriali
Confindustria Vibo Valentia
Il Made in Italy, l’italian sounding non sono solo brand ma sono valore che puoi toccare con mano. In qualità di Vice Presidente nazionale dei Giovani Imprenditori di Confindustria, con delega al Made in Italy, ritengo centrale valorizzare e promuovere quelle realtà industriali che incarnano i principi fondanti del nostro sistema produttivo: qualità, innovazione, competenza e visione internazionale. In questo contesto, Webuild rappresenta uno degli esempi più virtuosi di impresa italiana capace di competere ai massimi livelli globali, portando nel mondo l’eccellenza del nostro saper fare. Webuild non è soltanto un colosso delle costruzioni: è il simbolo di come l’Italia possa essere protagonista nel mondo attraverso infrastrutture strategiche, sostenibili e all’avanguardia. È un’azienda che affonda le sue radici nella tradizione ingegneristica italiana, ma che guarda costantemente al futuro, puntando su innovazione, capitale umano
e internazionalizzazione. Aver avuto la possibilità di approfondire da vicino il valore che una realtà come Webuild rappresenta per il nostro Paese è stato un momento di riflessione ma anche di grande ispirazione, soprattutto per noi giovani imprenditori che crediamo in un’Italia capace di tornare a crescere attraverso le sue eccellenze.
La delega al Made in Italy impone la responsabilità di tutelare e promuovere tutte quelle imprese che, come Webuild, coniugano identità nazionale e vocazione internazionale, contribuendo a costruire l’immagine dell’Italia nel mondo. Dobbiamo lavorare per rafforzare un ecosistema industriale che sia competitivo e riconosciuto non solo per i prodotti, ma anche per le grandi opere, per le competenze tecniche e per l’affidabilità delle nostre aziende.
È stata fondamentale l’associazione della visita alla Diga Foranea del porto di Genova con il racconto di una realtà come Webuild, che con i suoi progetti contribuisce in maniera concreta allo sviluppo del Paese, creando occupazione qualificata, generando valore nei territori e dimostrando che l’Italia può essere punto di riferimento globale anche nei settori più sfidanti.●
Genova 2025 TEDx
Un palco per l’innovazione, un’occasione per le imprese.
Ci sono idee che si presentano sul palco e idee che diventano relazioni, esperienze, valore.
TEDx è tutto questo: l’iconico format americano di talk ispirazionali sulle principali innovazioni nel campo della tecnologia, della scienza e dell’attualità. Da dieci anni lo abbiamo portato a Genova e lo facciamo vivere con Convergenza, un’associazione no-profit di circa 30 volontari, con l’obiettivo di trasformare la città in un luogo dove imprese, istituzioni e persone si incontrano, si contaminano e costruiscono insieme. Il prossimo appuntamento sarà il 15 e 16 novembre 2025, con due giornate dedicate al tema “Poli”: una riflessione sull’epoca della molteplicità e della polarizzazione, tra tensioni da ricomporre e diversità da valorizzare. Lo spettacolo si terrà la domenica al Teatro Ivo Chiesa, partner d’eccezione di questa edizione, e vedrà salire sul palco sette speaker di rilievo nazionale e internazionale. Sarà seguito da una cena esclusiva di networking nel backstage insieme agli speaker e alle imprese che ci sostengono. Il sabato sarà invece riservato a workshop tematici e attività diffuse per la città, co-progettate con le aziende partner. TEDxGenova non è solo un evento da guardare ma è un contesto da vivere. Le imprese partner non stanno dietro le quinte, ma diventano protagoniste attraverso esperienze che non “mettono il logo”, ma portano in scena identità e valori. Parliamo di laboratori creativi, visite negli spazi delle aziende, gadget che raccontano un “purpose”, momenti di scambio memorabili: ogni esperienza è cucita su misura. Non è una vetrina statica. È relazione, incontro, emozione. Uno strumento concreto per attivare stakeholder interni ed
esterni, promuovere l’innovazione e rafforzare la reputazione del brand. Solo lo scorso anno, hanno creduto in noi 23 partner tra PA e imprese private, a conferma di un modello che funziona perché è co-creato.
Con le parole del Biscottificio Grondona, partner fin dal primo anno: «Siamo sponsor di TEDxGenova perché vogliamo dare il nostro contributo e sostenere iniziative di valore per il territorio. È un’opportunità da non perdere, un investimento dal ritorno concreto e tangibile. Per noi è un onore far parte di questo meccanismo eccezionale, che da sempre porta quel valore aggiunto di cui c’è bisogno».
Il nostro format è pensato per includere: giovani curiosi e professionisti affermati, lavoratori ma anche decision maker. Un pubblico colto, trasversale, attento, che apprezza la qualità dei contenuti e la coerenza dei valori. Come racconta il Teatro Nazionale, partner che ospita l’evento: «Ci ha conquistato una comunità di persone curiose, capace di passare con naturalezza da temi molto diversi: ci siamo detti subito “è la nostra comunità”. Incontrare così tante prospettive è profondamente arricchente. In questo contesto vivo ed emozionante, creare connessioni non è un dettaglio: è ciò che ti aiuta a ripensare i progetti, a valorizzare le persone accanto a te e a generare nuove possibilità».
Un appuntamento che permette di parlare a target diversi con un’unica voce, autentica e memorabile, rivolgendosi a una community intergenerazionale con una forte attenzione alla sostenibilità, all’innovazione e al confronto di idee. Sostenere TEDxGenova significa molto più che avere visibilità: significa entrare in un contesto vivo e ricco di connessioni che lasciano il segno. Le imprese partner non sono comparse ma protagoniste di ogni evento: le opzioni sono flessibili, si può partecipare con workshop disegnati attorno ai valori dell’azienda oppure acquistare lotti di biglietti con citazione tra i supporter ufficiali dell’evento.
Una grande opportunità per raggiungere nuovi clienti, ingaggiare gli stakeholder esistenti e coinvolgere il proprio team con un messaggio chiaro: “siamo presenti, crediamo nelle idee che muovono le persone e investiamo in relazioni che durano”
TEDx è un brand globale che, a Genova, si intreccia con
l’identità e la forza delle imprese del territorio: un’occasione concreta per posizionarsi nel cuore dell’innovazione e dell’impegno sociale.
TEDxGenova non è solo un acceleratore di idee ma anche un terreno fertile per chi vuole mettere in luce i propri valori. “Sostenibilità” non è uno slogan: è il nostro DNA progettuale. Da anni approcciamo ogni scelta con uno sguardo sistemico su impatto ambientale, sociale e culturale, in costante dialogo con gli SDGs ONU. Ma se c’è un obiettivo che ci rappresenta, è proprio “Partnership for the Goals”: crediamo che sia la qualità delle relazioni a determinare la qualità del cambiamento.
Il 2025 segna un traguardo speciale: dieci anni di TEDxGenova. Un anniversario che non guarda solo al passato, ma rilancia verso il futuro con un programma B2B ricco di occasioni di relazione e visibilità.
Partner storici e nuovi stakeholder sono coinvolti in un percorso fatto di incontri e narrazione condivisa, con azioni mirate sui social, presenza sui media e sull’App ufficiale dell’evento.
Partecipare a TEDxGenova, nel pubblico o tra i sostenitori, significa contribuire attivamente a un progetto che crea connessioni, genera visibilità e valore per il territorio, le imprese e la nostra comunità. Per portare a Genova nuove energie da fuori e dare linfa a chi la vive ogni giorno, aggiungendo un tassello concreto al futuro della nostra città. Tutte le informazioni su www.tedxgenova.com.●
Ludovica Pellizzetti è PR & Event Manager TEDxGenova
di Claudia Cerioli
Dalla vela al cloud.
Rotte di
cambiamento
Il 22 settembre 2025, al Salone Nautico di Genova, Fondazione Ansaldo ha curato l’iniziativa Rotte di cambiamento: dalla vela al cloud, un convegno pensato per raccontare come la storia della navigazione, della cantieristica e della nautica italiana si intrecci oggi con la rivoluzione digitale. Un’occasione per attraversare idealmente i secoli, partendo dalle grandi epopee della vela fino ad arrivare al cloud, all’intelligenza artificiale e al dato, strumenti che stanno ridefinendo il futuro di porti, cantieri e professioni del mare. Dopo un breve momento di saluti introduttivi, che hanno ribadito il ruolo di Genova come capitale del mare, della cantieristica e della nautica, l’incontro è entrato subito nel vivo con un percorso che ha voluto intrecciare memoria storica e scenari futuri. Il filo conduttore emerge fin dal titolo: non si può immaginare il futuro se non si conosce il passato, e ogni grande trasformazione nasce da un patrimonio di esperienze che la precede. L’intervento dello storico Marco Doria ha permesso di ripercorrere i passaggi cruciali dell’evoluzione cantieristica e navale, soffermandosi sulla centralità di Genova. Dai velieri che solcavano il Mediterraneo fino ai grandi transatlantici, la città è sempre stata un laboratorio industriale e imprenditoriale, capace di adattarsi ai cambiamenti globali e di interpretare in chiave locale processi che riguardavano l’intero Paese. Genova non è solo un porto: è un ecosistema che ha saputo unire tradizione marinara, capacità industriale e visione internazionale.
Su questo tema si è inserita la testimonianza di Giuseppe Costa, Presidente e Amministratore Delegato di Costa Edutainment. Costa ha raccontato la grande sfida avviata negli anni ‘90, quando la trasformazione del porto ha portato a ripensarne le funzioni e a restituire alla città spazi che rischiavano l’abbandono. Da quell’intuizione è nata una nuova identità: il porto non solo come luogo di lavoro e transito, ma anche come spazio di cultura, intrattenimento educativo e vita collettiva. Un processo di rigenerazione urbana che ha permesso a Genova di ricollegare il proprio cuore economico con la dimensione sociale e turistica. Costa, nella sua veste di vice presidente di Confindustria Genova con delega allo sviluppo portuale e alla logistica integrata, ha anche sottolineato quanto oggi sia necessario trovare un equilibrio tra le professioni storiche del mare e i nuovi modelli organizzativi determinati dalla rivoluzione digitale e dall’intelligenza artificiale. Non si tratta solo di conservare un’eredità, ma di reinterpretarla alla luce di competenze, tecnologie e mercati completamente diversi. A conferma di questo, i numeri: oltre 16.800 addetti diretti operano oggi a Genova tra porto, cantieri e nautica, cui si affianca un indotto vastissimo che continua a rappresentare un asset fondamentale per la città e la regione. Il tema della memoria come risorsa per l’innovazione è stato ripreso e ampliato da Antonio Calabrò, Presidente di Museimpresa. Nella sua esperienza, gli archivi d’impresa e le testimonianze industriali non sono semplicemente tracce del passato, ma strumenti attivi per costruire consapevolezza e progettare il futuro. Calabrò ha sottolineato come la digitalizzazione abbia aperto scenari completamente nuovi nella fruizione culturale: le interrogazioni degli archivi non provengono più solo da studiosi o appassionati, ma sempre più spesso da sistemi automatizzati, bot e intelligenze artificiali. Questo dato dimostra non solo l’impatto della tecnologia sui processi produttivi, ma anche sulla stessa trasmissione e fruizione della memoria e della cultura industriale. In un contesto in cui i linguaggi cambiano rapidamente, le imprese sono chiamate a saper raccontare sé stesse con modalità nuove e accessibili.
Dal passato al futuro, il dibattito si è poi concentrato sulle trasformazioni tecnologiche in corso, con l’obiettivo di comprendere come intelligenza artificiale, automazione e digitalizzazione stiano ridisegnando il mondo del lavoro e le dinamiche industriali. Paolo Cerioli, Chief Innovation and Information Technology Officer di Fincantieri, ha portato l’esempio concreto di come uno dei più grandi gruppi cantieristici al mondo stia affrontando la transizione. L’automazione e l’IA non sono più prospettive lontane, ma realtà già operative nei cantieri, capaci di migliorare i processi, ridurre tempi e costi, e aumentare la sicurezza. Cerioli ha posto l’accento su un aspetto decisivo: l’innovazione non deve limitarsi a garantire efficienza, ma deve essere sostenibile nel lungo periodo, in grado di coniugare competitività globale e responsabilità ambientale. Porto, cantieristica, logistica integrata, territorio: un insieme di infrastrutture critiche da proteggere. La riflessione non poteva che spostarsi sul tema della cyber security, affrontato da Andrea Campora, Managing Director Cyber & Security Solutions di Leonardo. Campora ha spiegato quanto questo campo sia complesso e cruciale, ben oltre la percezione comune che lo associa soltanto agli attacchi informatici. La protezione dei dati e delle infrastrutture digitali è oggi una questione strategica per imprese, istituzioni e cittadini. È interessante notare che il termine stesso “cibernetica” deriva dal greco kyberne ´ te s, che significa “timoniere”: l’arte di governare la nave. Una metafora che ben si collega al mondo marittimo e che restituisce il senso di un controllo attivo e costante, esattamente come avviene nella sicurezza digitale, dove ogni sistema deve essere guidato e corretto per mantenere la rotta. Leonardo ha scelto Genova come uno dei centri nevralgici per lo sviluppo di queste tecnologie, contribuendo a trasformare la città in un hub europeo del dato. Grazie a un protocollo d’intesa che unisce governance locale, università e imprese, Genova sta diventando un laboratorio avanzato per la gestione dei dati e per l’applicazione dell’intelligenza artificiale ai più diversi settori, dalla sanità alla blue economy.
Sul ruolo dei sistemi intelligenti si è concentrato l’intervento di Greta Radaelli, responsabile del Centro di Eccellenza di
Leonardo dedicato alle soluzioni cognitive avanzate. Radaelli ha spiegato come la capacità di analizzare grandi quantità di dati stia cambiando radicalmente il modo di navigare e di gestire le infrastrutture portuali. Modelli predittivi sempre più sofisticati consentono di anticipare fenomeni metereologici complessi, aumentando la sicurezza della navigazione e ottimizzando la gestione delle risorse. La centralità del dato, dunque, non è più un concetto astratto, ma un fattore operativo che influenza direttamente le scelte strategiche e quotidiane delle aziende e delle istituzioni. L’incontro è stato anche occasione per presentare la nuova rivista “Civiltà dei dati”, edita da Fondazione Leonardo. Jaime D’Alessandro, direttore della testata, ha raccontato le ragioni che hanno portato a rifondarla attorno alla centralità del dato, tema che attraversa trasversalmente la società contemporanea. La rivista, giunta al suo terzo numero, ha dedicato un’edizione intera agli archivi, riflettendo sul ruolo che essi possono avere in un’epoca in cui strumenti come l’intelligenza artificiale e i modelli linguistici stanno ridefinendo il rapporto con la memoria e la conoscenza. Accanto a lui, il rettore dell’Università di Genova Federico Delfino si è soffermato su come la transizione digitale stia modificando profondamente i percorsi formativi e la ricerca. L’università genovese sta investendo in percorsi dedicati alla gestione dei dati e all’intelligenza artificiale, consapevole che queste competenze saranno decisive per i professionisti del futuro.
Nelle battute conclusive, il convegno ha restituito un’immagine chiara e potente: il viaggio compiuto dalle vele al cloud non è solo una metafora suggestiva, ma il racconto di una trasformazione reale che riguarda economia, lavoro, cultura e società. Se il passato ha mostrato la capacità di Genova e dell’Italia di reinventarsi più volte di fronte alle grandi sfide, il futuro pone davanti a nuove rotte da esplorare, segnate da tecnologie in rapido sviluppo e da un contesto globale in continuo mutamento. La sfida non è terminata, anzi: proprio ora inizia la parte più complessa, quella che richiede visione, collaborazione e coraggio per coniugare memoria storica e innovazione digitale in un percorso comune di sviluppo.●
Una storia ospitalità di raffinata
L’Hotel Bristol Palace festeggia i suoi “primi” 120 anni di attività.
Nel cuore di via XX Settembre, tra le boutique e i palazzi in stile Liberty, l’Hotel Bristol Palace ha celebrato, il 1º ottobre scorso, i suoi primi 120 anni di storia con uno speciale evento che ha unito momenti artistici e culturali, orgogliosamente genovesi. Inaugurato nel 1905 e subito definito “albergo di prim’ordine”, l’Hotel Bristol Palace, 5 stelle dal 2023, tra i Locali Storici d’Italia, è attento custode di un patrimonio architettonico e culturale unico. Con i suoi salotti in stile Napoleone III, i pavimenti in marmo e gli affreschi che adornano il Ristorante Giotto, l’Hotel è simbolo di raffinata e impeccabile accoglienza, punto di riferimento per viaggiatori, artisti e personalità di tutto il mondo, nonché elegante punto d’incontro per genovesi e i tanti ospiti internazionali. La celebrazione del primo “Secolo e Venti” dell’Hotel Bristol Palace è stata un omaggio alla bellezza senza tempo dell’Hotel e alla sua costante capacità di rinnovarsi. Dopo il benvenuto del direttore Giovanni Ferrando, hanno portato i loro saluti Mons Marco Tasca, Arcivescovo di Genova, e il presidente della Regione Liguria, Marco Bucci, che ha definito il Bristol “la dimostrazione di come Genova e la Liguria sappiano offrire ospitalità d’eccellenza e turismo di qualità, raccontando al mondo la bellezza e l’accoglienza del territorio”, sottolineando così l’importanza dell’albergo come simbolo della città. Gli ospiti hanno poi potuto vivere un’originale esperienza artistico culturale, che ha intrecciato musica, danza, teatralità, immagini d’epoca, testimonianze e suggestioni. L’evento è stato infatti un vero e proprio viag-
gio nell’identità dell’Hotel e della città, con un emozionante intreccio di performance artistiche: l’attore Igor Chierici ha dato voce alle “memorie”, cui sono seguite suggestive esibizioni dal vivo curate dal Conservatorio Niccolò Paganinicon cui il Bristol Palace vanta un forte legame grazie al prestigioso Premio Paganini - e dai coreografi e danzatori Simone Maier e Nicola Marrapodi, che hanno animato gli spazi iconici dell’Hotel, dal Ristorante Giotto alla Suite La Superba, fino allo scenografico scalone ellittico, trasformandoli in raffinati palcoscenici. A suggellare la serata, il Cocktail Gran Buffet (in stile Belle Epoque), vivacizzato da una musica swing, eseguita live da un’orchestra, sulle cui note si sono esibiti i ballerini - in abiti anni Venti - della scuola Mash Up di Genova. Momento clou dell’evento è stata la consegna - a ospiti e autorità - del volume celebrativo, a cura di Edoardo Meoli ed edito da Edizioni Minerva, “Hotel Bristol Palace. Un Secolo e Venti. Storie e personaggi nella memoria di Genova”. Un libro che è un viaggio alla scoperta della storia dell’Hotel e del Palazzo: 208 pagine a colori (impreziosite da fotografie e documenti) che permettono di rivivere i suoi primi 120 anni. Al Bristol si legano i grandi momenti storici (come la Conferenza Internazionale di Genova del 1922), le visite illustri dei reali di ogni epoca (dalla Regina Margherita di Savoia al principe Alberto di Monaco), quelle delle grandi star internazionali (Louis Armstrong, Carla Fracci, Alfred Hitchcock...), e poi grandi sportivi, poeti e premi Nobel.●
L’Hotel Bristol Palace è permeato di atmosfera Liberty, tra dettagli Art Nouveau ed eleganza inizio ‘900, forme sinuose e decorazioni a tema floreale, marmi policromi dei pavimenti e sontuosi salotti Napoleone III. Progettato dall’architetto Dario Carboni, fu inaugurato nel 1905. Al suo interno custodisce un audace scalone ellittico - che dal piano terra arriva all’ultimo piano - e che si dice abbia ispirato Alfred Hitchcock, più volte ospite dell’albergo, per la spirale di “Vertigo. La donna che visse due volte”. Il Bristol Palace fa parte del gruppo Duetorrihotels, insieme con altri tre hotel ospitati in altrettanti palazzi storici nel cuore delle principali città d’arte italiane: il Grand Hotel Majestic “già Baglioni” ★★★★★L di Bologna, il Due Torri Hotel
★★★★★L di Verona, l’Hotel Bernini Palace★★★★★ di Firenze, ai quali si aggiungono, il Santa Barbara, business hotel a San Donato Milanese, e il Budget Hotel Alga a Milano. Da anni il Gruppo porta avanti un’opera di restyling di questo inestimabile patrimonio, valorizzandolo come parte dell’eredità storico-artistica del territorio, e partecipa attivamente alla vita culturale delle città nelle quali è presente, organizzando eventi, iniziative e mostre.n
di Isabella Rhode L
Benedett’ Ottocento
Genova tra architettura, paesaggio e modernità.
Genova raccontata attraverso l’Ottocento: non solo un secolo di mutamenti, ma un laboratorio urbano e culturale che continua a influenzare la città che conosciamo oggi. È quanto ha proposto Benedett’Ottocento, ciclo di incontri organizzato dalla Fondazione Ordine Architetti di Genova a Palazzo Ducale, dedicato all’architettura e all’urbanistica genovese nel XIX secolo e che si concluderà il 6 novembre prossimo. Il programma ha offerto una lettura articolata della Genova ottocentesca, iniziando dall’espansione urbana oltre le cinte murarie. L’approfondimento di Gianluca Porcile ha evidenziato come topografia complessa ed esigenze difensive abbiano guidato la crescita della città. Il Cimitero monumentale di Staglieno, collocato al di fuori delle mura, ne è un esempio emblematico: non solo un luogo di sepoltura, ma un nuovo spazio urbano in cui esigenze pratiche, estetiche e culturali si sono incontrate, creando uno degli esempi più singolari e suggestivi di espansione urbana ottocentesca. Si è quindi indagata la tipologia edilizia dei nuovi palazzi residenziali, concepiti dalla borghesia come reinterpretazione dei modelli aristocratici cinquecenteschi di Galeazzo Alessi e destinati a essere impiegati nella realizzazione dei nuovi quartieri attorno alla città antica. Questi edifici, modulari e flessibili, si adattavano all’orografia genovese e alla standardizzazione imposta dalla speculazione immobiliare, diventando elementi chiave nell’immagine della città e nella sua evoluzione urbanistica. “Il palazzo di abitazioni”, come ha sottolineato Antonio Lavarello, contribuirà a produrre una suggestiva immagine della città e subirà significative evoluzioni nel corso dell’Ottocento e per buona parte del secolo successivo.
Non meno rilevante, è stato il ruolo dei teatri, veri e propri simboli della città che cresceva: i grandi edifici come il Carlo Felice e il Gustavo Modena hanno incarnato due visioni della città, intrecciando architettura, urbanistica e dinamiche sociali. Gli artefici che delinearono quell’idea di teatro (e di città) furono due: Carlo Barabino e Nicolò Bruno, il cui operato, poliedrico e sfaccettato, fu fondamentale per la definizione della nuova città borghese e delle sue infrastrutture. Come ha precisato Sara Rulli, questi teatri testimoniano raccontano anche di una città che si costruiva attraverso spazi culturali capaci di rappresentare aspirazioni civiche e artistiche. Accanto alla dimensione architettonica, come ha spiegato Matteo Frulio, l’Ottocento ha visto fiorire una vera e propria stagione dei giardini paesaggistici, in cui le ville aristocratiche diventano laboratori di sperimentazione estetica e botanica. Gli spunti provenienti dall’Inghilterra hanno trovato interpretazioni originali nei progetti per le residenze aristocratiche, dando vita a giardini oggi perduti ma che, un tempo, definivano l’eleganza dei territori suburbani. Accanto al verde “privato” dei parchi aristocratici, come ha raccontato Caterina Tamagno, si è sviluppato un nuovo interesse per il verde urbano, quello pubblico, sospeso tra estetica romantica e studio scientifico. La coltivazione di camelie, palme e altre specie esotiche nei giardini cittadini ha trasformato gli spazi pubblici e
privati in luoghi di contemplazione e di dialogo tra natura e architettura, tra gusto borghese e conoscenze botaniche. Infine, Benedett’Ottocento, per voce di Jacopo Baccani, curatore del ciclo, ha esplorato gli influssi europei sulla città, dimostrando come Genova fosse una città in continuo scambio con l’estero e si sia reinventata tra suggestioni inglesi e francesi. Accanto alla memoria ben documentata dell’influenza della comunità britannica su molteplici aspetti della Città, meno nota è stata la presenza francese, che ha lasciato numerose tracce culturali, tecnologiche e imprenditoriali. La città, pur con la sua identità originale, si è costantemente confrontata con modelli europei, integrandoli nel proprio sviluppo urbano e architettonico. Benedett’Ottocento non è stato solo un ciclo di conferenze ma ha offerto una prospettiva completa sul XIX secolo genovese, intrecciando riflessioni su architettura, paesaggio, società e cultura urbana. Ha ricordato quanto quell’epoca sia stata determinante per la Genova contemporanea, evidenziando il fascino e la rilevanza di scelte urbanistiche e architettoniche che ancora oggi definiscono l’anima della città.
Un prequel perfetto per “Maledetti Architetti”, l’evento organizzato dal Comune di Genova e dalla Fondazione Ordine Architetti che prende spunto dal pamphlet di Tom Wolfe per raccontare il rapporto spesso conflittuale dei genovesi con l’architettura del Novecento. L’iniziativa quest’anno si svolgerà il 15 e 16 novembre e prevede un weekend di visite guidate, eventi ed esplorazioni urbane gratuite per conoscere la città attraverso edifici iconici del ’900. Grazie a esperti del settore, verranno svelate peculiarità, bellezze e storie di importanti opere architettoniche, con l’obiettivo di comprendere a fondo questo secolo di “amore e odio” verso l’architettura moderna.●
I RELATORI DI BENEDETT’OTTOCENTO
Gian Luca Porcile
Dottore di ricerca in Architettura e studioso dell’architettura genovese contemporanea
Antonio Lavarello
Architetto e PhD, docente e autore di studi sull’architettura genovese moderna e contemporanea
Sara Rulli
Architetto e funzionario dei Musei Nazionali di Genova, specializzata in storia e conservazione del patrimonio architettonico
Matteo Frulio
Docente ed esperto di giardini storici, già direttore del Parco di Villa Duchessa di Galliera
Caterina Tamagno
Paesaggista e Consigliera
dell’Ordine Architetti PPC di Genova
Jacopo Baccani
Architetto, fotografo e divulgatore impegnato nella valorizzazione dell’architettura e del patrimonio industriale genovese
Genova Impresa - Settembre
Jacopo Baccani
Jacopo Baccani 2025
Formazione permanente culturale
È l’impegno della Società di Letture e Conversazioni Scientifiche, presieduta da Enrico Paroletti.
Un passo dell’editoriale del primo numero di “Effemeridi”, datato aprile 1870, recita così: “Chiusa alle controversie politiche, aperta a qualsiasi altra nobile disciplina dello spirito umano, essa offre nelle sue sale un terreno neutro a quanti hanno amore alle scienze e alle arti, nessuna di esse dispettando, nessuna venerando dominatrice, tutte accogliendo con pari affetto dalle più astruse alle più gentili; nelle sue conversazioni periodiche, schiude una palestra ai giovani ingegni, un campo di cortese disputazione sopra materie di vario interesse, esaminate senza apparato cattedratico, senza leziosaggini, senza pompa oratoria” “Effemeridi” è la rivista periodica che la Società di Letture e Conversazioni Scientifiche iniziò a pubblicare dopo quattro anni dalla sua costituzione. E l’essa di cui sopra è proprio lei, la Società di Letture e Conversazioni Scientifiche, classe 1866, cioè a dire uno dei più antichi sodalizi culturali di
di Massimo Morasso
Genova, giunto a pochi mesi, ormai, dal suo centosessantesimo anno di attività.
A più di un secolo e mezzo di distanza, l’autopresentazione dell’associazione può valere tuttora come biglietto da visita. E da attestazione di un’attitudine aggregativa nobilmente impolitica (nel senso “alto” di Thomas Mann), agíta da sempre nel segno di un’ospitalità intellettuale ad ampio spettro che non è mai venuta meno - né intende farlo adesso. Dal 2021, Presidente della Società è Enrico Paroletti, ancor giovane business manager di Azimut Capital Management dai molteplici interessi. «La nostra associazione ha svolto per decenni un ruolo primario nella vita culturale della città - spiega - e oggi sta continuando la sua attività nello spirito della sua tradizione». Nelle varie traslazioni della sede, da quella originaria nel retrobottega della libreria Beuf in via Nuovissima, alla prima indipendente di Palazzo Spinola in via Nuova, a quella “storica”, secolare, al secondo piano di Piazza Fontane Marose (nel palazzo, anch’esso Spinola, dove ora si trova il Banco di Sardegna) all’attuale di Palazzo Ducale, la Società non ha smarrito nessuno dei suoi valori fondativi: è rimasta sempre fedele a se stessa, confermandosi, nel tempo e fino a oggi, come un fertile “polmone culturale” atto ad aggiornare chiunque la frequenti sul ventaglio di idee e proposte che la cultura tecnico-scientifica-letteraria porta via via all’attenzione. Certo, l’arredamento, la (ricchissima) biblioteca, i dagherrotipi e le fotografie appesi alle pareti e perfino, forse, il nome dell’associazionequel “Società di Letture” che sembra rimandi a un’epoca lontana ormai anni luce dalla nostra - evocano atmosfere intellettual-salottiere d’altri tempi, che a tutta prima possono attrarre esattamente per quanto possono respingere... Anche se la realtà è un’altra, e dice di un Ente iperattivo, che genera e realizza due eventi alla settimana per undici mesi all’anno, mosso com’è dall’intento di farsi strumento di educazione al futuro.
“borghesia progressista ”, fatta di professori, studiosi, imprenditori e professionisti della cosiddetta Genova-bene. Ma ai giorni nostri, per fortuna, l’interesse culturale è vivo a più livelli e in più contesti socio-economici, e il nostro è un pubblico composito, fatto da chiunque, fra i genovesi, desideri avere una migliore coscienza critica del tempo in cui sta vivendo, e sia disposto volentieri a farne esperienza di socializzazione, nonostante le sirene anti-sociali dei vari “fai da te” da internet e da social.
Ha parlato di pubblico. Le vostre iniziative sono aperte al pubblico o sono riservate ai soci?
Crediamo nella condivisione del sapere. I nostri incontri sono tutti ad accesso libero. Posta la qualità e l’eccellenza curriculare dei nostri relatori, le conferenze e i dibattiti cui diamo vita hanno quasi sempre un taglio divulgativo, che tende, insieme, a informare e incuriosire. Penso ai giovani che hanno incominciato a frequentare alcuni dei nostri incontri come al nostro pubblico ideale. Il futuro è nelle loro mani, e il nostro, a mio avviso, dev’essere un lavoro di semina, che abbia molto poco a che fare con l’erudizione e moltissimo, invece, con quella che chiamerei formazione culturale permanente.
Enrico Paroletti
Una realtà come la vostra, quale funzione può avere oggi?
Noi vogliamo essere un luogo d’incontro utile ad attivare e condividere curiosità. La dimensione umana di una realtà come la nostra consente di approfondire tematiche molto eterogenee ridando naturalezza all’arte della conversazione. Soprattutto dopo la cesura rappresentata dal Covid, entro un contesto tecnologico sempre più pervasivo, credo che il cittadino genovese abbia bisogno di tornare a vivere l’esperienza di un’offerta culturale diretta, convintamente dialogica, senza protesi tecnologiche. Forse oggi più di sempre è bene che in città esistano spazi, come il nostro, dove sia possibile tutelare l’idea dell’interazione “fisica” come valore.
Quanti sono e chi sono i vostri soci-tipo?
Nei quattro anni del mio mandato i soci sono raddoppiati. Ora siamo duecentodieci. È difficile fare l’identikit del nostro socio-ideale. Certo, fra chi ci frequenta c’è una parte cospicua degli eredi di quella che un tempo si sarebbe detta
Il vostro programma segue delle precise linee guida?
Ci interessiamo di diverse discipline e questioni, sia d’ambito scientifico sia d’ambito umanistico, senza particolari preclusioni. Voler conoscere implica il piacere di volersi e sapersi muovere fra i saperi. Ci sono due logiche nel programma: una risponde alla casualità di un incontro, all’occasione, per esempio la presentazione di un libro, o alla domanda di approfondimento di un qualche tema d’attualità. Quest’anno abbiamo inaugurato l’attività con un incontro con Francesco Costa, e l’anno scorso con Federico Rampini, due “pezzi da novanta” del giornalismo militante attento al discorso geopolitico. L’altra dà ordine e continuità ai palinsesti e propone alcuni “focus” tematici, grazie a Membri di alto profilo della Società, che si mettono a disposizione per gestire dei cicli d’incontri, permanenti e non, e che ci portano in dote interlocutori importanti, ampliando e qualificando la nostra rete di relazioni. Fra i primi, ricordo il ciclo di storia curato da Elisabetta Tonizzi, il ciclo di scienza di Alberto Diaspro e quelli su matematica e architettura, rispettivamente di Franca Caliò e Antonio Lavarello.
Presidente, la cultura resta uno spazio praticabile di crescita collettiva?
Nel breve, il mio sogno nel cassetto è far sì che si ricrei un’atmosfera associativa vivace e ricca d’energia. Se penso a un obiettivo finale, da immaginare nel lungo periodo, è lasciare qualcosa a chi arriverà dopo di me, dopo di noi. Sarebbe bellissimo se i giovani di oggi, i cittadini e i lavoratori di domani, capissero e sentissero che partecipare in prima persona a delle attività culturali è utile ad ampliare la comprensione del mondo e a dare ossigeno alle idee.●
di Luciano Caprile
Le parole di Gastone Biggi e le sue opere in mostra da ABC-Arte.
Un grande
ar tista
“La pittura si fa sul serio” è il titolo della mostra, curata da Flaminio Gualdoni, che ABC-Arte dedica a Gastone Biggi nei suoi spazi genovesi di Via XX Settembre. La frase appartiene a Piero Dorazio che nel 1967 destinò all’amico un importante testo. Il percorso artistico di questo autore, nato a Roma il 14 febbraio 1925 e morto a Tordenaso di Langhirano (Parma) il 29 settembre 2014, è prodigo di ricorrenti travagli compositivi che hanno costellato la sua esistenza e di cui l’attuale evento, visitabile fino al 6 dicembre, propone interessanti esempi grazie alla preziosa collaborazione della Fondazione Gastone Biggi costituitasi nel 2015. Per far meglio comprendere la complessità, l’importanza e l’originalità di tale iter creativo viene qui proposta l’intervista realizzata dal sottoscritto in occasione di una visita nel suo studio di Langhirano una ventina di anni fa.
Quando nasce il Biggi artista?
Ho iniziato a dipingere nel 1946, durante la mia degenza all’ospedale di Sondalo, su insistenza di un amico. Io a quel tempo pensavo di avere la vocazione dello scrittore. Le prime opere furono d’impianto figurativo. Allora non sapevo nulla della cultura europea: mi sono immerso poco alla volta in quel mondo leggendo libri e poi recandomi nel 1951 a Parigi, considerata a quel tempo l’ombelico culturale del mondo, dove ho incontrato Sartre e Cocteau.
Genova Impresa
Gastone Biggi, Cardinale decano secundo, 2002, Industrial paint on canvas, 70 x 70 cm
Nella seconda metà degli anni Cinquanta compaiono le sue opere di carattere informale... È vero: nella serie delle Lettere si evidenzia il piacere di un rapporto con la materia. Ma già con le Colature, che chiudono il decennio, si avvia il mio distacco dal gesto puro, dall’irrazionale. Come ho avuto modo di scrivere a proposito dell’importante problema della luce, il mio interesse si è rivolto a quell’ortogonalità della vita determinata dall’incrocio della linea verticale dell’esistenza con la linea orizzontale della ragione. Insomma, in qualche misura il gesto artistico deve essere controllato dalla ragione.
Dopo le Colature è stata la volta dei Continui: un modo di fare pittura che da allora ha caratterizzato tutto il suo cammino...
Io ero alla ricerca di una mia matrice e l’ho trovata nei Continui (in mostra c’è Continuo serrato del 1964, nda) in bianco e nero che si avviano nel 1962: si trattava di punti che si rincorrevano come in una scrittura. A differenza di altri, noi di Gruppo Uno avevamo sempre presente il ruolo dell’esperienza che coinvolge il pennello anche nel caso di un’operazione razionale.
Lei ha citato il Gruppo Uno: perché è stato fondato?
È stata un’avventura molto importante, durata quattro anni, vissuta insieme a Nicola Carrino, Nato Frascà, Achille Pace, Pasquale Santoro e Giuseppe Uncini. Noi aspiravamo a un’arte guidata dalla razionalità e al contempo non rivolta alla tecnologia. Nell’occasione Dorazio, Perilli, Scialoja e Turcato sollevarono una polemica nei nostri confronti e nei confronti di Argan, che ci sosteneva. Non avevano capito che noi, in fondo, portavamo avanti le loro idee...
Come mai il Gruppo si è sciolto?
Quattro anni di convivenza non sono pochi per sei persone che agivano in modo autonomo, seppur legate dal mede-
simo ideale. Esaurita la spinta propulsiva e venuti i primi screzi e i primi litigi, era logico che ognuno scegliesse di continuare per proprio conto.
Da quel momento il suo lavoro si è dipanato per cicli, ma sempre collegati da un filo di continuità...
Il mio discorso è proseguito con le Variabili, i Giorni, i Canti, i Campi. Quest’ultimo periodo coincide con la mia permanenza a Siena: si differenzia un po’ dagli altri perché affronta il tema della natura che l’uomo sta distruggendo. Sono lavori che ho chiamato ecopitture. È venuta quindi la Serie della follia, una pittura atipica che volevo distruggere e che è la testimonianza dello stato d’animo di un particolare momento. Poi sono comparsi i Cieli (si veda in mostra Cielo dell’astronomo del 1981, nda) e le Luci, dove i punti non sono più collocati in modo continuo ma vengono scanditi nello spazio. E il mio tragitto è coerentemente proseguito fino alle attuali Cosmocromie
I suoi cicli si legano anche ai numerosi luoghi che lei ha frequentato: come spiega questa sua vocazione al nomadismo che oggi l’ha condotto a Langhirano, in quel di Parma?
Io ho vissuto molti anni a Roma: poi la mia irrequietezza mi ha portato in tanti posti. Colpa anche di un brutto carattere che mi fa dire sempre quello che penso.
E che cosa pensa di sé?
Penso di essere un grande artista. La modestia non mi appartiene perché essere un pittore modesto vuol dire anche essere un modesto pittore. E questo non è il mio caso.
E che sia stato un importante artista lo testimoniano le numerose esposizioni in prestigiosi spazi pubblici e in gallerie private in Italia e all’estero. L’attuale evento genovese ne è una puntuale conferma.●
Genova Impresa - Settembre / Ottobre
Gastone Biggi, Continuo serrato , 1964, Morgan’s on canvas, 40 x 90 cm
Romanzo
Quando gli storici della letteratura del prossimo futuro potranno guardare alle evoluzioni (o alle involuzioni) che hanno traghettato il “prodotto” romanzo dal Novecento al nostro secolo, non potranno che registrare un’evidenza flagrante, non ancora sufficientemente riconosciuta: il romanzo industriale e il romanzo d’impresa sono due generi letterari ben diversi e corrispondono a tempi, forme e obiettivi che talvolta sembrano o risultano essere quasi antitetici. Consultando i data base (ove mai sopravvivesse qualche anelito alla verifica fenomenologica dei generi) si imbatteranno nei titoli, già oggi ormai quasi “classici”, concepiti da alcuni scrittori che, a partire dagli anni ’60 del secolo scorso, hanno messo sotto la loro lente d’ingrandimento le fabbriche e le implicazioni sociali dell’industrializzazione, spesso da una prospettiva critica - si pensi, esemplarmente, a Ottiero Ottieri e Paolo Volponi. Fortuna che al di là degli anni del boom e dell’avvento della “civiltà delle macchine” l’intelligenza letteraria del mondo dell’impresa non è affatto morta. L’industria culturale pensa sempre a noi anche in forma narrativa. Ma lo fa tramite un altro strumento, il romanzo d’impresa o aziendale, un genere nuovo, di ancora incerta definizione, sospeso qual è fra narrativa vecchio stampo (la vecchia “prosa di romanzo”), autofiction, saggistica narrativa e altre modalità testuali ibride, che tutte, però, hanno il minimo comun denominatore di riflettere in modo “creativo” la storia, la cultura e l’organizzazione del multiforme universo aziendale.
Nell’aura ancora piuttosto fumosa del romanzo d’impresa s’aggirano anche numerosi libri aziendali (o libri d’impresa), che è bene distinguere, però, dai “romanzi”. Pur con piglio romanzesco, quei libri sono fatti in realtà per raccontare la storia, la mission, i valori e il percorso di un’azienda, hanno - generalmente - un basso quoziente di qualità letteraria e si connotano, pertanto, più come tool di marketing e comunicazione atti a rafforzare il brand e costruire e/o supportare un’immagine imprenditoriale che altro. Si tratta, in sostanza, di pubblicazioni di non-fiction che narrano le vicende e l’evoluzione di un’attività, di un imprenditore o di un professionista, dando conto dei suoi successi e delle sue strategie. Di questa tipologia testuale fanno parte molti dei volumi pubblicati in occasione di importanti ricorrenze (decennali, centenari etc.) o dei libri di taglio agiografico o in memoriam: farsi narrare, in fondo, è la via più breve verso l’immortalità, o verso una sperata immortalità.
Guardando più da vicino al novero delle scritture post-novecentesche che possiamo, con buona ragione, considerare “romanzi d’impresa” a tutti gli effetti, vediamo che soltanto un piccolo numero di esse riescono a farsi critica dell’oggi e a raccontare con credibilità e maestria letterata i problematici microcosmi del nostro mondo del lavoro sulla scena di un macrocosmo postmoderno dominato, ormai, dall’avvento delle new technologies; oppure i “dolori”, apparentemente diversissimi, ma sovente e per alcuni tratti, in fondo, speculari, di imprenditori, manager e impiegati/operai
alle prese con i profondi mutamenti guidati da digitalizzazione, intelligenza artificiale, sostenibilità e un crescente desiderio di work-life balance.
Nella stragrande maggioranza dei casi, i romanzi d’impresa si limitano, purtroppo, a raccogliere e rubricare per via narrativa le vite di imprenditori e professionisti esemplari. In pratica, la narrazione dell’impresa risulta così, se osservata nel suo insieme, e fatte le debite distinzioni, come una sorta di briosa epopea romanzesca di taglio mito-biografico incentrata su audaci, orgogliosi, visionari e capitani di lungo corso aziendale, che hanno saputo dar corpo e consistenza ai propri sogni. Il che è opportuno e meritorio ma ha, evidentemente, dei limiti di prospettiva: avvicina l’occhio del lettore a chi gli è già vicino perché (diciamo così) sta dalla sua parte e lo apprezza.
Posto che in letteratura il valore corrisponde all’altezza dello stile che insegue l’intelligenza della realtà, non certo al “tema” né alla “modalità d’offerta” in termini d’intrigo e storytelling di quel tema, questa tipologia di romanzo d’impresa ha certo molti limiti, in termini di progettualità culturale. Ma ha anche il suo perché, visto che consegna alla memoria collettiva storie preziose che altrimenti andrebbero disperse.
Spulciando fra autori, titoli, collane di riferimento e quant’altro serva a darsi conto dello stato dell’arte in un quadro nazionale, ci s’imbatte in veri e propri “campioni” della narrativa d’impresa. In scrittori, cioè, che hanno fatto dell’azienda il focus quasi monomaniacale delle loro fantasie ri-creative. Per lo più sono giornalisti-scrittori, che mettono spesso e volentieri la loro penna (il loro computer) al servizio di un’idea - l’imprenditoria come valore - e/o di qualche committente. Fra di essi, due casi a un tempo esemplari e sintomatici sono quelli di Gianni Spartà e Alessandro Zaltron, che, se pure non sembrano destinati a finire nelle antologie scolastiche, a differenza di Ottieri e Volponi, tuttavia stanno dando corso da anni a due progetti di atten-
zionamento narrativo della realtà industriale che meritano di essere conosciuti.
Spartà è un giornalista messinese attivo a Varese e nelle aree limitrofe. È autore di saggi dedicati ad aziende famose (la Mazzucchelli, la Paul & Shark...) e, soprattutto, di un fortunato racconto della vita di Giovanni Borghi, “Mister Ignis”, uscito anche negli Oscar Mondadori: una storia che esemplifica il boom economico italiano degli anni Sessanta, dalla quale è stata tratta anche una fiction messa in onda dalla Rai. Fra i suoi lavori spicca, inoltre, un ibrido, o, per meglio dire, un ircocervo, molto rappresentativo del nostro discorso incentrato sul “genere”. È Romanzo industriale, del 2007, un non-romanzo di taglio saggistico, che ha poco a che fare col “romanzo industriale” inteso come genere narrativo tardo-novecentesco, e offre invece uno spaccato della realtà produttiva varesina attraverso la presentazione di casi aziendali significativi.
Il veneto Zaltron è invece un caso a sé. Il caso di un volitivo, prolifico scrittore e ghostwriter “imprenditore di se stesso” che ha scommesso così tanto sulla fruttuosità del rapporto letteratura-industria da attribuirsi e registrare il marchio Romanzi d’impresa ®, facendolo poi confluire nell’omonima collana della casa editrice Franco Angeli. Cinquantacinquenne, Zaltron ha scritto finora una quindicina di romanzi d’impresa, che raccontano in modo avvincente il mondo del lavoro, e sostiene addirittura d’averlo inventato lui, il romanzo d’impresa. A proposito d’ambizione, autostima e verve promozionale, afferma inoltre di essere impegnato in un progetto analogo a quello di Balzac - per cui alla balzachiana Comédie humaine c’è da aspettarsi di affiancare, prima o poi, la zaltronesca Commedia industriale? -, dice di essere il più quotato narratore d’impresa italiano ed è certo di trasformare le imprese che gli commissioneranno un libro da semplici sponsor di cultura a promotrici di un’opera d’autore sulla loro storia. Chapeau o non chapeau? Questo è il dilemma.●