Rivista "Tradizione Famiglia Proprietà" marzo 2025

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Anno 31, n. 106 - Marzo 2025 Sped. in Abb. Post. Art. 2, Comma 20/C, Legge 662/96 Filiale di Padova

Per il suo Preziosissimo

Sangue siamo stati redenti

All’uomo contemporaneo non piace la sofferenza. Plasmato dalla mentalità moderna, orientata esclusivamente dalla ricerca del piacere, meglio se sensuale, egli fugge dal dolore come da una maledizione.

Questa mentalità, purtroppo, ha penetrato non pochi cattolici, riflettendosi per esempio nel loro atteggiamento di fronte alla Settimana Santa. Dopo essersi deliziato con la Domenica delle Palme, il cattolico moderno scivola sul Venerdì Santo e fissa lo sguardo sulla Domenica di Pasqua. Per lui, la Settimana Santa si riduce alla celebrazione, festosa e spensierata, del Cristo Risorto.

Se è vero ciò che dice San Paolo: “Se Cristo non è risuscitato è vana la vostra fede” (1Cor 5,14), è anche vero che la nostra Redenzione si è compiuta sulla Croce. “Egli compì in Croce la redenzione dell’umanità peccatrice, soddisfacendo per essa all’Eterno Padre col sacrificio di se stesso”, insegna il Catechismo della Dottrina Cristiana. È questo il cardine della Settimana Santa.

ogni volta che sentiamo una bestemmia e non reagiamo; ogni volta che sentiamo un’eresia e non la confutiamo; ogni volta che acconsentiamo a certe mode immorali e non corriamo ai ripari.

Ma non è solo Cristo che soffre la Passione. Anche il suo Corpo Mistico sta attraversando oggi un Venerdì Santo. Quando apparve a San Paolo, Nostro Signore gli disse: “Saulo, perché me perseguiti?” Ora, Saulo non perseguitava Cristo bensì la sua Chiesa.

Perseguitare la Chiesa è perseguitare Cristo. Negare il suo Magistero infallibile è rifiutare la Parola di Cristo. Scartare la sua morale perenne è respingere Cristo. Cercare di cambiare la sua divina costituzione è insultare Cristo, suo fondatore.

Applicando il principio dell’agere contra di sant’Ignazio, noi dovremmo contrastare lo spirito moderno, approfittando di questi giorni per meditare su alcune verità della nostra fede, che proprio alla luce della Passione – allo stesso tempo severa e chiarificatrice – acquisiscono una forza particolare.

Chi di noi, vedendo Nostro Signore insanguinato, lacerato, barcollante oserebbe unirsi ai suoi aguzzini per aumentare le sue sofferenze? Chi di noi, vedendolo flagellato, oserebbe prendere in mano una frusta e infierire ancora sul suo corpo sacratissimo? Eppure è proprio ciò che facciamo ogni volta che pecchiamo. È proprio ciò che facciamo

E noi, cosa facciamo? Quanti sono coloro che in realtà vedono il peccato e cercano di segnalarlo, di denunciarlo, di combatterlo, di disputargli il terreno palmo a palmo, di levare contro di esso tutta una crociata di idee, di azioni, di forza viva, nel caso sia necessario? Quanti sono capaci di spiegare lo stendardo dell’ortodossia assoluta e senza macchia, nei luoghi stessi in cui si pavoneggia l’empietà, oppure la falsa pietà? Quanti sono quelli che vivono in unione con la Chiesa questo momento che è tragico come è stata tragica la Passione, questo momento cruciale della storia, in cui tutta un’umanità sta optando per Cristo o contro Cristo?

Approfittiamo di questi giorni della Settimana Santa per porci queste domande “forti”, facendo un esame di coscienza che ci permetta di accogliere la gioia della Risurrezione con l’anima ripulita e pronta a nuove battaglie.

È l’augurio che facciamo a tutti i nostri cari amici e collaboratori. u

Sommario

Anno 31, n° 106, marzo 2025

v Per il suo Preziosissimo Sangue siamo stati redenti2 v Si spegne il “paradiso” cubano4

v La Germania ci ripensa sul nucleare5

v Cresce in Europa la minaccia del terrorismo islamista6 v Riflessioni sulla Settimana Santa7 v Un nuovo ciclo storico?16

v L’avanzata degli ex impresentabili17 v Non è l’economia ma qualcosa di molto più profondo20 v Un dibattito basilare nella destra americana23 v Gabriel García Moreno. Modello di statista cattolico25 v Il mondo delle TFP32

v Discorso di S.A.I.R. Bertrand d’Orleans e Braganza38

v Surrexit Christus Alleluia 44

Copertina: Crocifisso, sede centrale dell’Istituto Plinio Corrêa de Oliveira, San Paolo del Brasile

Tradizione Famiglia Proprietà

Anno 31, n. 106 marzo 2025 Dir. Resp. Julio Loredo

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Sped. in abb. post. art. 2, Comma 20/C, Legge 662/96 — Padova

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Si spegne il “paradiso” cubano

Dal febbraio 2024, Cuba sta subendo in modo sempre più frequente interruzioni di corrente che ormai lasciano più della metà dell’isola al buio. L’ente energetico nazionale ammette un “deficit cronico” di almeno 750 MW. In altre parole, Cuba non riesce più a produrre l’energia elettrica di cui ha bisogno. Lázaro Guerra, Direttore di elettricità del ministero di Energia e Mine, dichiara che “il sistema è al collasso” e, ovviamente, punta il dito contro il sempiterno “embargo” americano.

Il fatto è che la povertà estrema a Cuba ha raggiunto l’89% della popolazione. “Sette persone su dieci hanno dovuto rinunciare a un pasto al giorno”, leggiamo in un Rapporto dell’Observatorio Cubano de Derechos Humanos (1). Continua il Rapporto: “La povertà estrema colpisce l’89% della popolazione cubana. La crisi alimentare è il principale problema sociale con il 72%, seguita dai blackout con il 55% e dall'inflazione o costo della vita con il 50%.

Poi ci sono gli stipendi, la salute o sanità pubblica e la corruzione”.

La crisi si fa sentire anche nei dettagli. Di recente il Governo si è visto costretto a ridurre la quantità di pane quotidiano permesso a ogni cittadino da 80gr a 60gr, autorizzando pure l’aggiunta di piccole quantità di gesso alla farina per aumentarne il volume.

Senza nemmeno arrossire, il Governo continua a diffondere la frase propagandistica: «Cuba ha indici di sviluppo che competono con quelli dei paesi sviluppati».

“Ormai viviamo alla giornata, abbiamo un’economia di guerra”, ha dichiarato all’Assemblea Nazionale il presidente Miguel Díaz-Canel (2). Il 2024 non è stato un buon anno per Cuba. Ciò è riconosciuto dal Governo e si riflette praticamente in tutte le statistiche macroeconomiche del Paese, che è immerso in una profonda crisi e che attende un 2025 incerto. E ciò nonostante il “pacchetto anti-crisi” varato nel 2023.

La domanda è: di fronte al clamoroso fallimento del socialismo cubano, che incide maggiormente sulla popolazione più svantaggiata, come mai ci sono persone – in campo politico come in quello ecclesiastico – che continuano a cantare le sue lodi? u

1. La pobreza extrema creció al 89% en Cuba: “Siete de cada diez personas tuvieron que dejar de desayunar, almorzar o cenar”, Infobae, 16 luglio 2024.

2. Cuba proyecta un reservado panorama económico en 2025 tras el annus horribilis de 2024, Swiss.info, 22 dicembre 2024.

La Germania ci ripensa sul nucleare

“Abbiamo fatto due errori. Il primo nel 2011 quando abbiamo deciso di uscire dal nucleare. Il secondo grosso errore, terribile per la nostra economia, è stata la decisione di chiudere gli ultimi tre reattori nell’aprile 2023. Non avremmo mai dovuto farlo, è stato folle e ha danneggiato la nostra industria” Ecco quanto ha dichiarato Friedrich Merz, leader della CDU tedesca.

Il fatto è che, nonostante la martellante campagna propagandistica, poco più del 50% dei tedeschi crede che la decisione del Governo Merkel sia stato un grosso errore. Ormai si tratta di un’opinione bipartisan. Dall’altra sponda politica Robert Habek, rappresentante dei Verdi, afferma: “È stata una decisione meramente politica con conseguenze importanti per l’industria e per il Paese”

A proposito, la Germania ha commesso due madornali errori strategici: affidarsi alle “fonti rinnovabili”, dalla tecnologia ancora sperimentale e dai risultati più che incerti; e mettersi nelle mani di una potenza straniera, nella fattispecie la Russia di Putin, per l’approvvigionamento di gas. Il tutto per adeguarsi a un’ideologia, quella “verde”, che gli ultimi sviluppi hanno messo irrimediabilmente in crisi. Adesso ne sta pagando le conseguenze. La Germania è tornata ad essere il grande “malato d’Europa”.

Partiti follemente per lottare contro il cambiamento climatico, i tedeschi si ritrovano adesso con un Paese a pezzi. I mille miliardi di sussidi per passare alla “green economy” cominciano a gravare non solo sul bilancio dello Stato ma, quel che è peggio, su quello famigliare.

“Non avremmo mai dovuto farlo. È stato folle e ha danneggiato la nostra industria”

Per sostituire il nucleare sparito, la Germania ha dovuto bruciare combustibili fossili, emettendo nel 2024 dieci volte più CO2 della Francia che, guarda caso, usa il nucleare. Ha dovuto anche importare energia, gravando ancor di più sulla bilancia commerciale. Il tanto decantato eolico si è dimostrato incapace di sostituire il nucleare. Non si può, infatti, comandare il vento, che soffia quando vuole. Né si può comandare il sole di brillare, nel caso del fotovoltaico.

Merz, che probabilmente sarà il prossimo Cancelliere tedesco, sostiene che la scelta della Merkel va rivalutata: “Cercheremo di capire se i reattori fermati possono essere riavviati, o se dovremo costruirne di nuovi”.

In ogni caso, l’ideologia green ne esce pesantemente sconfitta. u

(Cfr. Giuseppe Zollino, “In Germania ormai tutti riconoscono l’errore sul nucleare”, Il Foglio, 23 gennaio 2025)

Cresce in Europa la minaccia del terrorismo islamista

Il periodo di relativa pace in Europa, quando gli attacchi islamisti erano relativamente rari, sta giungendo al termine poiché la minaccia del terrorismo di matrice islamica sta crescendo. Nel 2023, il numero di persone arrestate per aver pianificato attacchi terroristici è aumentato. La propaganda islamista, che si è intensificata in risposta ai roghi del Corano e al rinnovato conflitto tra Israele e Hamas, contribuisce all’aumento della probabilità di attacchi terroristici. In risposta a queste tendenze, Paesi Bassi, Francia, Svezia, Austria, Slovenia, Belgio e altri paesi dell’UE hanno aumentato i loro livelli di minaccia terroristica.

Le organizzazioni terroristiche Al-Qaeda e lo Stato islamico, insieme ai loro gruppi affiliati, stanno ancora pianificando e aspirando a compiere attacchi in Europa. Tuttavia, stanno incontrando difficoltà nel ricostruire le capacità necessarie per attacchi coordinati.

Le organizzazioni terroristiche diffondono propaganda per radicalizzare i musulmani in Occidente e incitarli a compiere attacchi terroristici. Le narrazioni di propaganda più efficaci si concentrano sugli eventi che risuonano nelle comunità musulmane. Ad esempio, messaggi di propaganda che sfruttano i roghi del Corano per indottrinare il pubblico a credere che le società occidentali umilino l’Islam e perseguitino i musulmani.

La propaganda sul conflitto tra Israele e Hamas mira a mobilitare i musulmani ad agire contro Israele e i suoi alleati occidentali. I musulmani che hanno fallito o non hanno alcuna intenzione di integrarsi nelle società occidentali sono particolarmente suscettibili a tali narrazioni di propaganda e alcuni potrebbero essere motivati a compiere attacchi terroristici. Nel 2023, quattro attacchi in Spagna, Francia e Belgio sono stati compiuti da lupi solitari radicalizzati.

La situazione in Medio Oriente ha avuto un impatto significativo sulle tensioni elevate nelle società europee, dove sono in aumento gli scontri tra comunità musulmane, sostenitori della Palestina di sinistra e attivisti anti-immigrazione di destra. Le proteste pro-palestinesi in alcuni paesi europei hanno portato ad attacchi antisemiti e a un aumento del sostegno pubblico per Hamas.

La minaccia terroristica in Europa è destinata ad aumentare nel breve termine. Il rischio principale deriva da individui radicalizzati isolati, motivati non solo dalle tradizionali narrazioni islamiste sulla persecuzione dei musulmani, ma anche dal deterioramento della situazione in Medio Oriente. Gli estremisti islamisti probabilmente prenderanno di mira grandi folle, individui, ufficiali di polizia. Anche la comunità ebraica e i siti correlati alla cultura ebraica saranno probabilmente presi di mira a causa del conflitto tra Israele e Hamas.

Gli estremisti isolati in genere non hanno contatti diretti con le organizzazioni terroristiche, né ricevono sostegno finanziario o addestramento da esse, ed è probabile che utilizzino mezzi facilmente reperibili, come coltelli, automobili o armi da fuoco.

(“Report National Threat Assessement 2024”, Lietuvos Zvalgyba, organo del Dipartimento di Sicurezza della repubblica di Lituania)

A sin., l’attentato terroristico nel mercatino di Natale di Magdeburgo, Sassonia

Riflessioni sulla Settimana Santa

Ci avviciniamo alla Settimana Santa. Tutti i misteri della nostra santa Fede si concentreranno in quel momento apice della storia in cui, morendo sulla Croce, Nostro Signore avrà compiuto la sua missione: redimere il genere umano e aprire le porte del Cielo. Offriamo ai nostri lettori tre riflessioni di Plinio Corrêa de Oliveira. Possano queste riflessioni aiutarci a vivere meglio questi momenti, tragici e allo stesso tempo gloriosi, insieme a Maria Santissima che, associata alla missione del suo Divino Figlio, può essere chiamata co-Redentrice.

La guerra contro la Fede e il dovere dei cattolici

La vera pietà deve permeare tutta l’anima umana e, quindi, deve anche risvegliare e stimolare l’emozione. Ma la pietà non è solo un’emozione, e non è nemmeno primariamente un’emozione. La pietà scaturisce dall’intelligenza, saggiamente formata da un attento studio catechetico, da una conoscenza esatta della nostra Fede, e quindi dalle verità che devono governare la nostra vita interiore.

La pietà risiede anche nella volontà. Dobbiamo desiderare seriamente il bene che conosciamo. Non ci basta, ad esempio, sapere che Dio è perfetto. Dobbiamo amare la perfezione di Dio e, quindi, deside-

rare per noi stessi qualcosa di quella perfezione: è il desiderio della santità.

“Desiderare” non significa semplicemente provare desideri vaghi e sterili. Vogliamo seriamente una cosa solo quando siamo disposti a fare tutti i sacrifici per ottenerla. Pertanto, desideriamo seriamente la nostra santificazione e l’amore di Dio solo quando siamo disposti a fare tutti i sacrifici per raggiungere questo obiettivo supremo. Senza questa disposizione, il “volere” non è altro che illusione e menzogna. Possiamo avere la più grande tenerezza nel contemplare le verità e i misteri della Religione: se non ne ricaviamo risoluzioni serie ed efficaci, la nostra pietà non varrà nulla.

Ecco ciò che bisognerebbe dire soprattutto nei giorni della Passione di Nostro Signore. Non serve a nulla limitarsi a seguire con tenerezza i vari episodi della Passione: sarebbe ottimo, ma non sufficiente. Dobbiamo dare al Signore, in questi giorni, una prova sincera della nostra devozione e del nostro amore, allo scopo di cambiare la nostra vita e di lottare con tutte le nostre forze per la Santa Chiesa Cattolica.

La Chiesa è il Corpo Mistico di Cristo. Quando Nostro Signore interrogò San Paolo sulla via di Damasco, gli chiese: “Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?” Saulo perseguitava la Chiesa. Nostro Signore, invece, gli disse che stava perseguitando Lui stesso.

Se perseguitare la Chiesa è perseguitare Gesù Cristo, e se oggi la Chiesa è perseguitata, oggi è perseguitato Cristo. La Passione di Cristo si ripete in qualche modo anche ai nostri giorni.

“Dobbiamo dare al Signore, in questi giorni della Settimana Santa, una prova sincera della nostra devozione e del nostro amore, allo scopo di cambiare la nostra vita e di lottare con tutte le nostre forze per la Santa Chiesa Cattolica” Settimana Santa

“La Chiesa è il Corpo Mistico di Cristo. Quando Nostro Signore interrogò San Paolo sulla via di Damasco, gli chiese: “Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?”

Saulo perseguitava la Chiesa. Nostro Signore, invece, gli disse che stava perseguitando Lui stesso.

Come viene perseguitata la Chiesa?

Violando i suoi diritti e adoperandosi per allontanare le anime da essa. Ogni atto con cui un’anima si separa dalla Chiesa è un atto di persecuzione a Cristo. Ogni anima è, nella Chiesa, un membro vivo. Strappare un’anima alla Chiesa significa strappare un membro al Corpo Mistico di Cristo. Strappare un’anima alla Chiesa è, in un certo senso, come se strappassero la pupilla degli occhi a Nostro Signore.

Se vogliamo dunque provare compatimento per la Passione di Nostro Signore Gesù Cristo, meditiamo su ciò che Egli soffrì per mano dei Giudei, ma non dimentichiamo tutto ciò che ancora oggi viene fatto per ferire il Cuore Divino.

Questo è tanto più vero perché, durante la Sua Passione, Nostro Signore previde tutto ciò che sarebbe accaduto in seguito. Egli previde tutti i peccati di tutti i tempi, e anche quelli dei nostri giorni. Egli previde i nostri peccati e soffrì per essi in anticipo. Noi eravamo presenti nell’Orto come carnefici e come carnefici abbiamo seguito, passo dopo passo, la Passione fino alla cima del Golgota.

Pentiamoci dunque e piangiamo.

La Chiesa sofferente, perseguitata, calunniata è lì davanti ai nostri occhi indifferenti o crudeli. Lei sta davanti a noi come Cristo stava davanti a Veronica. Siamo solidali con la sua sofferenza. Con il nostro affetto, consoliamo la Santa Chiesa per tutto ciò che soffre. Possiamo essere certi che, così facendo, daremo a Cristo stesso una consolazione identica a quella che gli diede Veronica.

Incredulità

Cominciamo con la Fede. Certe verità riguardanti Dio e il nostro destino eterno possono essere conosciute con la semplice ragione. Altre le conosciamo perché Dio ce le ha insegnate. Nella sua infinita bontà, Dio si è rivelato agli uomini nell’Antico

e nel Nuovo Testamento, insegnandoci non solo ciò che la nostra ragione non riusciva a svelare, ma anche tante verità che potevamo conoscere razionalmente, ma che per colpa della nostra umanità non conoscevamo più.

La virtù per cui crediamo nella Rivelazione è la Fede. Nessuno può praticare un atto di Fede senza l’aiuto soprannaturale della grazia di Dio. Dio concede questa grazia a tutte le creature e, in abbondanza, ai membri della Chiesa cattolica. Questa grazia è la condizione della loro salvezza. Nessuno raggiungerà la beatitudine eterna se rifiuta la Fede. Attraverso la Fede, lo Spirito Santo dimora nei nostri cuori. Rifiutare la fede significa rifiutare lo Spirito Santo, significa espellere Gesù Cristo dalla propria anima.

Vediamo ora quanti cattolici intorno a noi rifiutano la fede. Sono stati battezzati, ma nel corso del tempo hanno perso la fede. L’hanno persa per colpa loro, perché nessuno perde la fede senza colpa, e colpa mortale. Eccoli qui, indifferenti od ostili, che pensano, sentono e vivono come pagani. Sono i nostri parenti, i nostri cari, forse i nostri amici! La loro sfortuna è immensa. Indelebile, il segno del Battesimo è in essi. Sono destinati al Paradiso ma sono diretti all’inferno. Nella loro anima redenta è impressa l’aspersione del Sangue di Cristo. Nessuno lo can-

Settimana Santa

cellerà. È, in un certo senso, il Sangue stesso di Cristo che essi profanano quando, nella loro anima redenta, accettano principi, massime, norme contrarie alla dottrina della Chiesa. Il cattolico apostata ha qualcosa di analogo al prete apostata. Trascina con sé i resti della sua grandezza, li profana, li degrada e degrada se stesso con essi. Ma non li perde.

E noi? Ci interessa questo? Ne soffriamo? Preghiamo affinché queste anime si convertano? Facciamo penitenza? Facciamo apostolato? Dov’è il nostro consiglio? Dov’è la nostra argomentazione? Dov’è la nostra orgogliosa ed energica difesa delle verità che loro negano o vituperano?

Il Sacro Cuore sanguina per questo. Sanguina per la loro apostasia ma anche per la nostra indifferenza. L’indifferenza è doppiamente riprovevole perché è indifferenza verso il prossimo e soprattutto indifferenza verso Dio.

Cospirazione

Quante anime, nel mondo, stanno perdendo la fede? Pensiamo all’incalcolabile numero di giornali empi e di trasmissioni radiofoniche empie che riempiono il mondo ogni giorno. Pensiamo agli innumerevoli operai di Satana che, nelle aule scolastiche, durante le riunioni familiari, nei luoghi di incontro o di svago, propagano idee empie. Chi ammetterebbe che da tutto questo sforzo non deriva nulla? Gli effetti di tutto questo sono davanti ai nostri occhi. Ogni giorno le istituzioni, i costumi e l’arte si scristianizzano, segno innegabile che il mondo stesso sta smarrendo Dio.

Non c’è forse una grande cospirazione in tutto questo? Tanti sforzi, armonici tra loro, uniformi nei metodi, negli obiettivi, nello sviluppo, sono forse frutto solo di coincidenze? Dove e quando intenzioni disgiunte hanno prodotto in modo articolato la più formidabile offensiva ideologica che la Storia conosca, la più completa, la più ordinata, la più estesa, la più ingegnosa, la più uniforme nella sua essenza, nei suoi fini, nella sua evoluzione?

Non ci abbiamo pensato. Non ce ne rendiamo nemmeno conto. Dormiamo nella sonnolenza della nostra vita quotidiana. Perché non siamo più vigili?

La Chiesa soffre tutti i tormenti, ma è sola. Lontano, molto lontano da Lei noi dormiamo… È la scena dell’Orto degli Ulivi che si ripete.

A rigor di termini, la Chiesa non ha mai avuto così tanti nemici e, paradossalmente, non ha mai avuto così tanti “amici”. Ascoltiamo gli spiritisti: dicono che non fanno guerra alla religione, e tanto meno al cattolicesimo. Ma la vita di tutti loro, comunisti, spiritisti, protestanti, non è altro che una cospirazione contro la Chiesa, dalla mattina alla sera. Hanno anche le labbra pronte a baciare, anche se nella loro mente hanno deciso da tempo di sterminare la Chiesa di Dio.

Tiepidezza

E noi? Questa Fede contro cui tanti combattono, che tanti perseguitano, che tanti tradiscono, grazie a Dio noi la possediamo.

“Non ci abbiamo pensato alla crisi nella Chiesa. Non ce ne rendiamo nemmeno conto. Dormiamo nella sonnolenza della nostra vita quotidiana. Perché non siamo più vigili?

La Chiesa soffre tutti i tormenti, ma è sola. Lontano, molto lontano da Lei noi dormiamo… È la scena dell’Orto degli Ulivi che si ripete”

“Quando il Divino Maestro gemeva, piangeva e sudava sangue durante la Passione, non era tormentato solo dal dolore fisico, e neppure dalla sofferenza causata dall’odio di coloro che in quel momento lo perseguitavano. Era anche tormentato da tutto ciò che avremmo fatto contro di Lui e contro la Chiesa nei secoli a venire”

Che uso ne facciamo? La amiamo? Sappiamo che la nostra più grande felicità nella vita è quella di essere membri della Santa Chiesa e che la nostra più grande gloria è il titolo di cristiani?

Se è così – e quanto sono rari coloro che potrebbero in buona coscienza rispondere affermativamente – siamo disposti a fare dei sacrifici per preservare la fede?

Non lo diciamo per romanticismo. Siamo positivi. Esaminiamo i fatti freddamente. Il carnefice che ci vuole mettere tra la croce e l’apostasia è con noi. Preservare la fede richiede ogni giorno dei sacrifici da parte nostra. Li realizziamo?

È vero che per preservare la Fede evitiamo tutto ciò che potrebbe metterla a rischio? Evitiamo letture che potrebbero offenderla? Evitiamo gli affari in cui è esposta a rischi? Cerchiamo ambienti in cui la fede fiorisca e metta radici? Oppure, in cambio di piaceri mondani e passeggeri, viviamo in ambienti in cui la fede sta appassendo e minaccia di cadere in rovina?

Ogni uomo, per il fatto stesso dell’istinto di socialità, tende ad accettare le opinioni degli altri. In generale, le opinioni dominanti oggi sono anticristiane. La gente pensa in modo contrario alla Chiesa in questioni di filosofia, sociologia, storia, scienze positive, arte, in breve, in tutto. I nostri amici seguono la corrente. Abbiamo il coraggio di dissentire? Proteggiamo il nostro spirito da ogni infiltrazione di idee sbagliate? Pensiamo con la Chiesa in tutto e per tutto? Oppure ci accontentiamo di continuare a vivere con negligenza, accettando tutto ciò che lo spirito del secolo ci inculca, semplicemente perché ce lo inculca?

Forse non abbiamo scacciato Nostro Signore dalla nostra anima. Ma come trattiamo questo Ospite Divino? È l’oggetto di tutta nostra attenzione, il centro della nostra vita intellettuale, morale ed emotiva? È lui il Re? Oppure esiste semplicemente un piccolo spazio per Lui, dove viene tolle-

rato come un ospite secondario, poco interessante e un po’ fastidioso?

Quando il Divino Maestro gemeva, piangeva e sudava sangue durante la Passione, non era tormentato solo dal dolore fisico, e neppure dalla sofferenza causata dall’odio di coloro che in quel momento lo perseguitavano. Era anche tormentato da tutto ciò che avremmo fatto contro di Lui e contro la Chiesa nei secoli a venire. Piangeva per l’odio di tutti gli empi, di tutti gli ariani, i nestoriani, i luterani, ma piangeva anche perché vedeva davanti a sé la processione infinita delle anime tiepide, delle anime indifferenti, che, senza perseguitarlo, non lo amano come dovrebbero.

È l’innumerevole falange di quanti hanno trascorso la loro vita senza odio e senza amore e che, secondo Dante, sono stati esclusi dall’inferno perché lì non c’era un posto adatto a loro.

Noi stiamo in questa schiera?

Questa è la grande domanda alla quale, con la grazia di Dio, dobbiamo rispondere nei giorni di raccoglimento, pietà ed espiazione in cui dobbiamo entrare durante la Settimana Santa. u

(Plinio Corrêa de Oliveira, “Reflexões sobre a Semana Santa”, Legionário, nº 764, 30 marzo 1947)

Il più grande crimine di tutti i tempi

Quando contempliamo la vita di Nostro Signore Gesù Cristo, non troviamo nulla in essa che non susciti la più ragionevole, la più alta, la più ferma ammirazione. Come Maestro, insegnò la pienezza della Verità. Come Modello, praticò la perfezione del Bene. Come Pastore, non risparmiò nessuno sforzo per salvare le sue pecore, finendo per dare il suo Sangue per esse, fino all’ultima goccia. Dimostrò la sua missione divina con miracoli stupendi, che riversarono sulle anime innumerevoli benefici spirituali e temporali.

Proprio per questo Nostro Signore era amato. C’è una particolare forma di gloria nell’essere amati. E questa, Egli l’aveva in proporzioni uniche. La folla attorno a Lui era così numerosa che gli Apostoli dovettero spesso proteggerlo. Mentre parlava, la folla lo seguiva nel deserto, senza preoccuparsi né del vestiario né del cibo. In occasione del suo ingresso a Gerusalemme gli prepararono un vero trionfo regale.

In tema d’amore, tutto ciò è davvero ammirevole. E tuttavia c’era molto di più. Dopo la sua morte, quando l’apparente fallimento gettava un velo di dubbio sulla sua missione, sembrando smentirlo clamorosamente, c’erano anime che continuarono a credere in Lui ed amarlo. Continuarono ad amarlo anche quando, in un momento di inesprimibile dolore, la tomba fu sigillata, le ombre e il silenzio della morte calarono sul suo corpo esangue, e tutto sembrò finito…

C’era la Veronica, una delle pie donne, un apostolo vergine che continuava ad amarlo. Al di sopra di tutto, più di ogni altra cosa, senza paragoni, c’era la Santissima Vergine Maria che praticava ininterrottamente atti d’amore, quali il Cielo e la terra insieme non avrebbero mai potuto praticare con pari intensità e perfezione.

Tutto ciò è comprensibile. Ma come si spiega che questo stesso Gesù abbia suscitato tanto odio? Perché, innegabilmente, Egli fu odiato. Molti ebrei lo odiavano con un odio vergognoso, divorante e infame, che solo l’inferno può generare. Spinti dall’odio, cercarono a lungo di spiarlo, per vedere se riuscivano a trovare in Lui qualche difetto che potesse servire come pretesto per perseguitarlo. Ecco la prova che non lo odiavano a causa di qualche difetto che erroneamente pensavano di vedere in Lui. Perché allora lo odiavano? Se non era per il male, che non c’era in Lui e che invano cercarono di trovare, perché allora lo odiavano? La risposta è sbalorditiva: lo odiavano proprio per il bene che c’era in Lui.

Profondo mistero dell’iniquità umana! Questo odio era vergognoso. In realtà lo nascondevano sotto l’apparenza di gentilezza perché non avevano una ragione onesta per dichiararlo. Mentre la missione di Gesù procedeva verso la sua piena realizzazione, l’odio di questi ebrei cresceva e portò a una fragorosa esplosione. Scoraggiati dal cercare ragioni per la diffamazione, ricorsero alla calunnia. Ne fecero un

uso molto diffuso. Avevano tutto da guadagnare da questa forma di guerra: denaro, amicizia con i romani, prestigio derivante dall’esercizio delle funzioni sacre.

Tuttavia, la guerra della diffamazione in buona parte fallì. Riuscirono a convincere alcune persone dispettose, a seminare il dubbio in alcuni spiriti rozzi e ottusi, o in coloro che già dubitavano di sé stessi, degli altri, di tutto e di tutti. Ma era impossibile soffocare nella calunnia l’effetto meraviglioso della presenza, della parola e dell’azione di Nostro Signore.

E poi arrivò il piano supremo: decisero di confutarlo con una sconfitta che lo avrebbe screditato agli occhi di tutti, escludendolo dal numero dei viventi. Il resto è noto. Satana entrò nel più ripugnante degli uomini, che lo vendette e poi lo consegnò con un bacio. Poi, un Proconsole, più depravato nell’anima che nel corpo, esitante, debole, vanitoso, lo consegnò ai suoi nemici. E su di Lui si riversò il torrente di tutto l’odio della Sinagoga, con il quale i farisei erano finalmente riusciti a contaminare le masse.

Ululanti d’odio, c’erano lì tanti ciechi e paralitici che Egli aveva guarito, tanti posseduti che Egli aveva liberato, tante anime irrequiete che Egli aveva rasserenato!

Quando avevano ricevuto da Lui dei benefici, avevano provato una segreta umiliazione nel vedersi inferiori. Quando avevano sentito i suoi insegnamenti, avevano provato un filo di rivolta che indeboliva la loro ammirazione. Perché era così austero, perché esigeva così tanti sacrifici? Vederlo ora “sconfitto” era come una liberazione, il trionfo di tutte le ripicche, di tutte le volgarità, di tutte le invidie, il succo distillato di tutte le infamie. La grande rivolta degli empi farisei, consegnati a Satana, dei loro simili in tutte le classi del popolo, in un fronte unito con le antipatie inconfessate e forse inconsce dei tiepidi, produsse questo risultato supremo: il deicidio, il più grande crimine di tutti i tempi. u

(Tratto da “Catolicismo”, n° 52, aprile 1955)

“Quando contempliamo la vita di Nostro Signore Gesù Cristo, non troviamo nulla in essa che non susciti la più ragionevole, la più alta, la più ferma ammirazione. Proprio per questo Nostro Signore era amato. C’è una particolare forma di gloria nell’essere amati. E questa, Egli l’aveva in proporzioni uniche. La folla attorno a Lui era così numerosa che gli Apostoli dovettero spesso proteggerlo. Tutto ciò è comprensibile. Ma come si spiega che questo stesso Gesù abbia suscitato tanto odio? Perché, innegabilmente, Egli fu odiato”

Santa

Quid est veritas?

Alcuni studiosi di questioni preistoriche ritengono di poter ricostruire, partendo da un semplice osso, lo scheletro di animali morti molti secoli fa. Non so se i tentativi di ricostruire i corpi degli animali antidiluviani, basandosi esclusivamente su un singolo osso, siano accettati dagli scienziati più attenti.

Tuttavia, siamo spesso tentati di imitare i ricercatori dei fenomeni preistorici nel campo psicologico. Spesso, infatti, siamo tentati di ricostruire un’intera mentalità basandoci semplicemente su una frase, su un detto.

Così, anche se non avessimo le narrazioni evangeliche a mostrarci in modo eloquente la sinuosità dell’intelligenza e del carattere di Ponzio Pilato, potremmo farci un’idea abbastanza solida della sua mentalità attraverso il suo immortale “Quid est veritas?”

Tralasciando l’aspetto religioso del dialogo tra Nostro Signore e Pilato, non possiamo non considerare la bellezza storica della scena narrata nei Vangeli.

Il dialogo tra il pretore romano e la vittima innocente della sua codardia rappresenta il dialogo tra un’epoca che tramontava tra gli ultimi barlumi di una

civiltà decadente, e un’altra epoca che nasceva nel sangue e nell’apparente infamia della Croce, ma che, nel giro di pochi secoli, sarebbe sbocciata in una dolce alba di vittoria, portando agli uomini sconvolti il soave sollievo di una dottrina di salvezza.

Il pretore romano è descritto dal vivo da quel “Quid est veritas?” con cui voleva confondere Nostro Signore.

Il romano civilizzato, i cui sensi avevano goduto di tutte le delizie di una società che viveva per il piacere; il romano colto, la cui intelligenza inquieta aveva esaminato con entusiasmo tutti i sistemi filosofici che gli intellettuali mediocri esponevano nel mercato letterario di Roma, come stilisti che mostrano le ultime stoffe esotiche arrivate dall’Oriente; l’uomo sopraffatto dal piacere, incapace di liberarsi dalla sua sensualità, la cui personalità affondava in una grande marea di dottrine confuse e imperfette, nel rilassamento dei suoi sensi insoddisfatti; il povero romano, triste vittima della pestilenza di un’epoca prossima a morire, esala attraverso quel “Quid est veritas?” tutta l’amarezza di chi sente attorno a sé solo le rovine nate dalla follia della propria ragione e dei propri sensi.

“Vicisti tandem, Galilaeu, vicisti”Hai vinto, dunque, Galileo, hai vinto!

Giuliano l’Apostata

E l’umile Nazareno, che aveva trascorso una vita di privazioni e abnegazione e che, giovane, bello e avvenente, sarebbe morto per mano dei suoi aguzzini, difendendo una Verità di cui si proclamava l’incarnazione, rappresenta esattamente il polo opposto.

È il magnifico contrasto tra l’abisso pieno di umidità, oscurità e freddo e l’altissima cima di una montagna piena di luce, armonia e bellezza.

Non vinse l’orgoglioso pretore. Lo scettico sibarita che, per metà ansioso e per metà convinto, sembrava aver cercato la verità inutilmente, fu sonoramente sconfitto dall’umile vittima, che irrigò le sue dottrine con il sangue e sostituì il sistema di dubbio e negazione di Pilato con un sistema di affermazione e costruzione che, per tanti secoli, l’umanità civile ha ammirato!

E la parola dello scettico pretore fu ricordata dalla Chiesa, per secoli interi, al popolo prostrato nelle cattedrali gotiche in occasione della Settimana Santa, come il grido della follia e della disperazione di una civiltà sul punto di sprofondare. Il “Quid est veritas?” di Pilato, pronunciato nell’agonia della civiltà romana, equivale al “Vicisti tandem, Galilaeu, vicisti”, che Giuliano l’Apostata lasciò in eredità al mondo quando morì, come ultimo sfogo di un cuore rivoltoso.

Sono entrambi grida di rivolta e di disperazione di fronte alla vittoria della Verità che stava per emergere. u

Non vinse l’orgoglioso pretore. Fu sconfitto dall’umile vittima.

Un nuovo ciclo storico?

L’insediamento del Presidente Donald Trump, lo scorso 20 gennaio, ha segnato non solo un passaggio di consegne ma un cambio d’epoca.

Sembra evidente che stiamo entrando in una nuova fase storica, uno di quei cicli che Plinio Corrêa de Oliveira qualificava come “eroico”, in cui crescenti settori dell’opinione pubblica, sconcertati dallo sfaldamento di ogni cosa, cominciano a domandarsi se non abbiamo sbagliato strada abbassando la guardia e se, invece, un ritorno a certi valori e a certi atteggiamenti più “forti” non sarebbe la soluzione.

Dopo la fase melodrammaticamente “eroica” delle dittature nazi-fasciste, dopo l’orgia di sangue e di devastazione della Seconda guerra mondiale, il mondo era entrato in una fase di “moderatismo” ottimista. Nemmeno la Guerra Fredda riuscì a distogliere l’Occidente da tale ottimismo buonista.

Una prima avvisaglia che qualcosa stesse cambiando fu l’elezione di Margaret Thatcher come primo ministro della Gran Bretagna, nel 1979, seguita da quella di Ronald Reagan come presidente degli Stati Uniti, nel 1980. Poi venne l’11 settembre 2001. Lo shock provocato dal codardo attacco terrorista, mentre metteva a nudo la debolezza dell’Occidente liberale e democratico, mandava in frantumi lo spirito spensierato e pacifista fino ad allora egemone

sce, dunque, il fronte di coloro che, non accettando più nessuna concessione, vogliono ad ogni costo preservare la morale naturale e cristiana.

In campo ecclesiastico, l’accelerarsi fino all’inimmaginabile della distruzione di certi fondamenti della Fede e della Morale sotto l’attuale Pontificato, ha portato al consolidamento di una reazione in linea con l’ortodossia tradizionale con un’ampiezza mai vista prima.

Ed ecco che, dando corpo a questi profondi mutamenti nell’opinione pubblica, un po’ ovunque si stanno affermando realtà che i mezzi di comunicazione non esitano nel qualificare con sdegno come “estrema destra” e addirittura “ultra destra”. Hanno addirittura coniato un nuovo epiteto: “destra xenofoba”. Sembra proprio che “fascista” non basti più… “Per l’Europa avanti tutta a destra! Anzi, all’estrema destra!”, titolava provocatoriamente un noto quotidiano italiano. Ed ecco la “tempesta perfetta” arrivata da oltreoceano: la rielezione di Donald Trump come il 47° Presidente degli Stati Uniti.

Sarebbe semplicistico, e dunque fuorviante, mettere alla pari tutte queste realtà. Tuttavia, le accomuna il fatto che, ognuna a modo suo, in grado diverso e con diverso contenuto di autenticità, diano voce e corpo ai profondi mutamenti nell’opinione pubblica, che dalla fase “moderata” sta passando a quella “eroica”

In campo morale, l’imposizione in modo sempre più strafottente e radicale dell’agenda LGBT ha risvegliato i conservatori, finalmente convinti della futilità di ogni dialogo e di ogni compromesso. Cre-

Sapranno queste realtà che stanno raccogliendo i frutti del cambio d’epoca interpretarlo correttamente e portarlo a compimento? u

“L’avanzata degli

ex

impresentabili”

di Julio Loredo

“L’avanzata degli ex impresentabili”. Ecco il titolo di un servizio di Francesca Basso pubblicato sulla rivista Sette, del Corriere della Sera, che analizza la forte crescita elettorale in Europa dell’“estrema destra”, l’“ultra destra”, la “destra nazionalista, populista, xenofoba” e un lungo eccetera di epiteti con cui la fertile immaginazione della sinistra designa chi si colloca dall’altro lato dello scacchiere politico (1).

Cambio di paradigma

“Il ‘cordone sanitario’, ovvero il rifiuto dei partiti tradizionali di cooperare con l’estrema destra, ha fallito. (…) L’estrema destra continua a guadagnare terreno”, constata l’autrice.

Il fenomeno non è nuovo né ristretto all’Europa. Ce ne siamo occupati diverse volte nella nostra rivista (2). Esso è visibile anche negli Stati Uniti e in America Latina. Anzi, possiamo dire che è iniziato proprio nel mondo anglosassone col Conservative Revival (3). Oggi questo fenomeno sta raggiungendo un apice.

Il punto centrale è che tale “avanzata” si dà non con Marce su Roma, Putsch o Alzamiento, bensì attraverso le urne. In altre parole, è il popolo che sta democraticamente portando la destra al potere, contrariando così il mito che la storia avanza inesorabilmente verso sinistra. Invece di gridare disperatamente allo scandalo, la sinistra dovrebbe interro-

garsi invece su cosa significhi, non solo politicamente ma anche storicamente, questo spostamento a destra dell’opinione pubblica. Perché ormai è evidentemente che non stiamo parlando di un fenomeno passeggero né superficiale né locale, bensì di un cambio di paradigma universale.

Ha ragione Lilli Gruber quando scrive (con non poca malinconia): “L’Inauguration Day [di Donald Trump] non sarà solo un passaggio di consegne, ma rappresenterà un vero e proprio cambio d’epoca. (…) Questo Trump trionfante sembra spinto dallo ‘spirito dei tempi’. (…) Le nuove destre estreme [sono] sempre più sulla cresta dell’onda” (4).

Già, lo “spirito dei tempi”… Ovvero il pretesto che, da secoli, la Rivoluzione manipola per presentarsi come l’onda del futuro e che, invece, oggi sembra soffiare nella direzione opposta.

Anti-wokismo

Qualcuno obbietterà, non senza ragione, che non possiamo più parlare propriamente di “destra” e “sinistra”, categorie ormai in procinto di superamento, al meno nei canoni finora accettati. Io stesso preferirei parlare in termini di “Rivoluzione” e “Contro-Rivoluzione”, secondo le note categorie spiegate, per esempio, da Plinio Corrêa de Oliveira.

Di là della semantica, quello che stiamo presenziando è una reazione, con radici molto profonde

nell’anima umana, contro gli eccessi del processo rivoluzionario, in concreto contro la rivoluzione woke che vuole cancellare qualsiasi parvenza di Ordine. Se nelle tappe precedenti del processo rivoluzionario era possibile illudersi che, dando mezzo passo indietro, tutto si sarebbe risolto, di fronte al wokismo – dietro il quale comincia a mostrarsi qualche tratto di satanismo e di sacrilegio – i mezzi termini impallidiscono e comincia a delinearsi la convinzione che l’unica soluzione sia una reazione che vada alla radice, un movimento che a medio o lungo termine potrebbe portare appunto a una Contro-Rivoluzione.

Non è coincidenza che gli americani abbiano eletto Trump, e una maggioranza repubblicana nelle

due Camere del Congresso, proprio perché hanno promesso di farla finita con la rivoluzione woke, che da troppo tempo impervia nel loro Paese.

Anche nella Chiesa

L’avanzata delle destre in campo politico va pari passu con l’avanzata del Tradizionalismo in ambito religioso, a riprova che si tratta di due aspetti dello stesso fenomeno. Anche nella Chiesa assistiamo all’“avanzata degli impresentabili”, ovvero di quei settori che l’uragano post-conciliare degli anni sessanta e settanta avrebbe dovuto spazzare via da tempo e che, invece, oggi stanno crescendo in forma esponenziale, soprattutto fra i giovani.

Questo è un dato acquisito. Per esempio, basata su uno studio della Catholic University of America, Ruth Graham afferma sul New York Times: “Dagli anni ottanta, i sacerdoti tendono a essere conservatori”. E cita Brad Vermurlen della Saint Thomas University di Houston, che afferma: “Dal 2010 abbiamo la coorte di sacerdoti più conservatrice vista da molto tempo” (5). Infatti, dal 2020 nessun novello sacerdote negli Stati Uniti si dichiara “molto progressista”, mentre sempre più si dichiarano “conservatori” e perfino “molto conservatori”.

Ormai questo fenomeno è l’oggetto anche della ricerca sociologica. Per esempio, il professore Yann Raison du Cleuziou, dell’Università di Bordeaux, constata che “man mano che la società è diventata più secolare, la Chiesa si ricompone attorno a coloro che restano. (…) Diventando minoritario, il cattolicesimo riguadagna al suo interno intensità e omogeneità di convinzione”

Secondo il docente francese, è fra i giovani che questa intensità e omogeneità di convinzione si verifica principalmente, dando come esempio i novelli preti che indossano senza timore la talare. Questi giovani, dice, “marcano i loro confini per resistere alla cancellazione” (6).

L’avanzata delle destre in campo politico va pari passu con l’avanzata del Tradizionalismo in ambito religioso, a riprova che si tratta di due aspetti dello stesso fenomeno. Un esempio sono i novelli sacerdoti che indossano con orgoglio la talare

Dopo aver insultato i giovani amanti della Tradizione, parlando di “gravi squilibri mentali e disturbi affettivi”, Francesco finisce per ammettere che non capisce il fenomeno: “È davvero strano questo fascino per l’incomprensibile, per il suono misterioso, che spesso suscita l’interesse delle giovani generazioni”

Gli anziani non capiscono

Un aspetto curioso di questa “avanzata” – sia in campo politico che in quello ecclesiale – è che, mentre sempre più giovani si stanno spostando a destra, le persone di una certa età restano chiuse nei loro schemi sessantottini o conciliari. Gli studi sociologici parlano di un “conflitto generazionale al rovescio”, in cui i giovani giocano il ruolo dei tradizionalisti, mentre i vecchi si aggrappano a un modernismo ormai in disfacimento. Gli anziani semplicemente non capiscono. “Per i cattolici più anziani, questo sviluppo è un passo indietro. Si tratta di una prospettiva sbagliata”, commenta il prof. du Cleuziou.

Si direbbe che ne è esempio Papa Francesco. Nella sua autobiografia, pubblicata a gennaio, dopo aver insultato i giovani amanti della Tradizione, parlando di “gravi squilibri mentali e disturbi affettivi”, finisce per ammettere che non capisce il fenomeno: “È davvero strano questo fascino per l’incomprensibile, per il suono misterioso, che spesso suscita l’interesse delle giovani generazioni”.

Ecco il problema. Dall’essere una finestra aperta sul futuro, la modernità è diventata un paraocchi che impedisce di vedere i nuovi segni dei tempi.

Il tradizionalismo frammentato

Proprio quando il vento della storia inizia a soffiare dalla parte della Tradizione, portando nelle sue fila schiere di giovani entusiasti, e ponendo così nelle sue mani possibilità d’azione mai prima sognate, questo si presenta vistosamente frammentato.

Dalle interminabili polemiche intorno ai vaccini anti-Covid, fino alle più recenti controversie sulla situazione canonica di Papa Francesco, mai la parte che crede che il futuro della civiltà deva essere plasmato conforme al legato della tradizione si era dissanguata tanto con lotte interne. Col risultato che si mostra menomata nella sua capacità di intraprendere con la dovuta solerzia la grande battaglia alla quale la Provvidenza la sta chiamando. E io mi domando: qui prodest? u

1. Francesca Basso, “Destra e ultra destra. L’avanzata degli ex impresentabili”, Sette, 17-01-2025.

2. Cfr., per esempio, “Vento di destra”, Tradizione Famiglia Proprietà, marzo 2019.

3. Cfr., per esempio, “Alle radici dell’antiamericanismo”, Tradizione Famiglia Proprietà, marzo 2004.

4. Lilli Gruber, “La mutazione genetica della democrazia USA ci riguarda e ci minaccia”, Sette, 17-01-2025.

5. Ruth Graham, “America’s New Catholic Priests: Young, Confident and Conservative”, The New York Times, 10-07-2024.

6. Eugénie Boilat, “Yann Raison du Cleuziou: «Les juniors ont une expérience doublement minoritaire du catholicisme»”, Le Figaro 2024.

“Per i cattolici più anziani, le tendenze tradizionaliste tra i giovani è un passo indietro. Si tratta di una prospettiva sbagliata”

Yann Raison du Cleuziou

Non è stata l’economia ma qualcosa di molto più profondo

Non tutti si rendono ben conto di quanto le elezioni del novembre 2024 abbiano cambiato la scena politica americana. I Democratici cercano di minimizzare il danno con sedute di biasimo, di esami di coscienza e di dita puntate alla ricerca di capri espiatori. Tuttavia, la perdita non può essere ridotta a persone o a politiche specifiche. Le elezioni hanno rappresentato un cambiamento storico.

La prima conclusione è che la sconfitta non riguarda solo l’economia. Gli americani sono abituati

a pensare alle elezioni in termini di portafoglio. La risposta tipica a qualsiasi sconfitta elettorale è il familiare ritornello: È l’economia, stupido!

Tuttavia, questa elezione è stata diversa. Pur avendo dimensioni economiche, le elezioni non hanno riguardato solo l’economia. Le questioni principali ruotavano intorno al programma incendiario della sinistra. Gli elettori hanno rifiutato il wokismo, l’immigrazione clandestina di massa, il transgenderismo e lo scollamento del Partito Democratico con quanto sta accadendo nella società nonché le politiche economiche socialiste che hanno provocato l’inflazione

Un grande malcontento: quando è troppo è troppo

Le elezioni hanno riguardato il grande malcontento per l’indirizzo dato all’America. Questo malcontento è stato aggravato dal risentimento che l’americano medio prova per un programma che

Per la sinistra non è stata solo una sconfitta, bensì una battosta, un disastro di proporzioni bibliche

“Le elezioni del 2024 segnano il più grande spostamento a destra del nostro Paese dalla vittoria di Ronald Reagan nel 1980”

Doug Sosnik, stratega del Partito Democratico

gli viene imposto. Non si trattava tanto di un voto per il presidente Donald Trump, quanto di una protesta contro ciò che rappresentava la sua opposizione.

Un scaltro politico francese, Hubert Védrine, ha definito i risultati “un’ondata popolare viscerale, nel senso più ampio del termine, di persone che vogliono porre fine al progressismo e al globalismo americano che dura da sessant’anni”. L’ex ministro degli Esteri socialista ha osservato che la vittoria è stata una rivolta. Il suo messaggio era: “Progressismo: Basta! Quando è troppo è troppo!”.

Secondo Fareed Zakaria del Washington Post, una delle cause principali della sconfitta è stata “il dominio a sinistra dell’ideologia dell’identità, che ha fatto sì che i democratici spingessero per tutti i tipi di politiche di diversità, equità e inclusione che sono uscite in gran parte dalla bolla urbana e accademica, ma che hanno alienato la gente comune”

In altre parole, le elezioni hanno messo a repentaglio un lavoro di sessant’anni. I cittadini ritengono che i progressisti li stiano spingendo troppo lontano e troppo in fretta. Sono stufi dell’atteggiamento arrogante di tanti liberal che disprezzano chi non è d’accordo con loro.

Ann Bauer, romanziere del Minnesota, ha scritto un’espressiva op-ed sul Wall Street Journal (7 novembre 2024) spiegando perché ha votato contro i Democratici. Il suo non è stato un voto per Trump, ma una protesta contro il “fanatismo della sinistra”.

“Abbiamo votato per controllare lo slancio di questi movimenti, per fermare una malattia progressiva. Abbiamo votato contro l’idea che andare oltre sia sempre meglio. In cuor nostro, molti di noi si sono ribellati al prepotente senso di superiorità, alle persone che ci dicevano che noi eravamo troppo stupidi per capire, o troppo razzisti, troppo sessisti, troppo auto-odio, troppo simili ai nazisti”.

La sua valutazione esprime bene l’atteggiamento inflessibile di tanti che si rifiutano di ascoltare ciò che accade nelle situazioni reali. La situazione diventa intollerabile e gli elettori del mondo reale vogliono uscire dall’incubo del wokismo.

Il peso del voto cattolico

Allo stesso modo, anche il modo in cui la sinistra ha trattato la religione è stato un fattore critico in

queste elezioni. Particolarmente importante è stato il voto cattolico.

Molti pensano che sia stato essenziale per ribaltare la situazione contro i Democratici.

Il voto cattolico rispecchia in genere il voto americano complessivo. Tuttavia, quest’anno i cattolici hanno votato per il candidato repubblicano con un margine medio superiore, più del 18%. Il professore del Grove City College Paul Kengor attribuisce questo cambiamento al fatto che “la nazione non aveva mai visto un ticket presidenziale così estremista come quello di Harris e Walz sulle questioni morali e culturali”

Egli osserva inoltre che la candidata democratica ha mostrato indifferenza e ostilità verso i temi religiosi. La campagna di Trump ha abbracciato immagini e temi cattolici. Il presidente eletto ha persino invocato San Michele Arcangelo nel giorno della sua festa.

I risultati delle elezioni hanno convogliato il messaggio che la religione è importante per gli americani. Chi ignora questa influenza ne paga le conseguenze.

Un disastro di proporzioni bibliche

Pertanto, l’elezione non è stata solo una sconfitta, ma una batosta. Rappresenta il rifiuto del programma sessantennale del progressismo. Ha rivelato l’impazienza e il risentimento di molti americani che sono stanchi di essere cancellati, ridicolizzati e ignorati.

Lo stratega democratico Chris Kofinis ha misurato la portata della sconfitta, commentando: “È un disastro storico di proporzioni bibliche. Il Partito Democratico, così com’è, è morto. Questo è un riallineamento storico”

Secondo un’analisi elettorale della Reuters, le elezioni hanno mostrato ai Democratici che “i loro

valori, orientati a sinistra e socialmente liberal, sono ora decisamente una minoranza tra gli americani”

Doug Sosnik, un altro stratega democratico, ha osservato: “Le elezioni del 2024 segnano il più grande spostamento a destra del nostro Paese dalla vittoria di Ronald Reagan nel 1980”.

Gli elettori si sono espressi con una brusca virata a destra. Sono sconvolti dal messaggio sprezzante della sinistra. Sono esausti della velocità della marcia caotica della sinistra verso il socialismo, il transgenderismo e la rivoluzione woke in genere. Gli elettori hanno percepito un processo di autodistruzione che andava fermato.

Tutte queste preoccupazioni dovranno essere affrontate dal panorama politico del dopo novembre e la sinistra dovrà valutare come fare i conti con la realtà dopo questa sconfitta.

All’indomani del massacro elettorale, la sinistra è in crisi e incolpa alla sua leadership, al suo messaggio e alle sue strategie, mai alle sue idee. Molti esponenti della sinistra raddoppiano le loro politiche fallimentari e adottano atteggiamenti ancora più paternalistici e spregianti nei confronti degli elettori che

Gli elettori si sono espressi con una brusca virata a destra. Sono esausti della velocità della marcia caotica della sinistra verso il socialismo, il transgenderismo e la rivoluzione woke in genere. Gli elettori hanno percepito un processo di autodistruzione che andava fermato

ritengono non abbiano compreso i veri problemi. I radicali sentono di aver aspettato troppo a lungo per la loro rivoluzione e credono erroneamente che la radicalizzazione della sinistra è il loro cammino verso la vittoria.

Altri esponenti della sinistra sembrano disposti a cambiare tutto, tranne la narrazione marxista della lotta di classe e dell’oppressione. Questa è la narrazione non negoziabile e comune per tutte le sfumature della sinistra.

Un cambio di rotta

In effetti, per rispondere alle preoccupazioni degli elettori, la sinistra dovrebbe smettere di essere di sinistra. Dovrebbe abbandonare il suo rigettato programma, che da oltre sessant’anni fa gravare sulla società. Ma qualsiasi arretramento verso il centro rischia di demoralizzare il suo nucleo radicale.

Questa necessità di avanzare e arretrare contemporaneamente mette la sinistra in una posizione difficile. Michael Sean Winters del National Catholic Reporter raccomanda ai Democratici di cambiare il proprio messaggio verso il centro “per riconquistare gli elettori della classe operaia”

Durante queste elezioni, quindi, è accaduto qualcosa di molto profondo in America. Non è stata l’economia, ma il cambiamento di una popolazione esausta. Non vuole il socialismo, ma un ritorno all’ordine. u

Cambio di rotta: i giovanissimi tendono a essere più conservatori

Un dibattito basilare nella destra americana

Donald J. Trump è, allo stesso tempo, causa ed effetto dei profondi mutamenti in atto nell’opinione pubblica americana e, in concreto, nel movimento conservatore. C’è in questo momento un dibattito basilare nella destra americana, speculare a un simile dibattito nella sinistra. Non molto visibile sui grandi media, questo dibattito è invece assai vivace negli ambienti accademici e nei think tank. Dall’indipendenza, la politica americana aveva funzionato dentro certi binari che né la destra né la sinistra avevano mai oltrepassato. In termini italiani potremmo dire che oscillava fra centro-destra e centro-sinistra. Ambedue i campi si proclamavano, però, fedeli agli ideali della Rivoluzione Americana e all’American way of life. Non uscivano da ciò che si usa chiamare The American Proposition. Perfino i cattolici vi si erano adeguati.

L’equilibro ha cominciato a rompersi in occasione dell’elezione di Ronald Reagan nel 1980, il primo presidente legato al Conservative Movement piuttosto che all’establishment repubblicano. L’elezione di Reagan segnò l’irruzione negli Stati Uniti della scuola anti-rivoluzionaria europea che si ispira al britannico di fine ‘700 Edmund Burke ed è stata diffusa oltre atlantico da pensatori come Russell Kirk. Va notato en passant che i cosiddetti neo-conservatori – molto attivi nel governo di George W. Bush – non sono da tutti considerati membri a pieno titolo del movimento, quanto piuttosto un’anomalia.

Oggi, il dibattito nella destra sembra aver raggiunto un altro livello. Per la prima volta nella storia degli Stati Uniti si cominciano a mettere in discussione alcuni principi basilari della democrazia americana. Perfino l’Illuminismo, sorgente della Rivoluzione Americana, è oggetto di critica. C’è un riallineamento del tradizionale asse destra-sinistra e uno spostamento nella destra dal globalismo cosmopolita verso un nazionalismo di tipo populista, seguendo simili sviluppi nell’altra sponda dell’Atlantico.

L’elezione di Ronald Reagan nel 1980, il primo presidente legato al Conservative Movement piuttosto che all’establishment repubblicano, segnò l’irruzione negli Stati Uniti della scuola anti-rivoluzionaria europea

Anche la sinistra americana si sta radicalizzando rapidamente, uscendo quindi dai binari consolidati: woke, Green New Deal, aborto libero, frontiere aperte, difesa del socialismo (fino ad oggi una parola impronunciabile nella politica americana), movimento LGBT e via dicendo. Tipico esempio di questa tendenza è Bernie Sanders, sconfitto già nelle primarie, ma pur sempre leader dell’ala sinistra del Partito Democratico, sempre più decisiva. D’altronde, la sinistra si sta mostrando sempre più

estremista, favorendo la violenza, le rivolte razziali e l’odio alla polizia e alle Forze Armate.

Proprio questa radicalizzazione della sinistra –in nome di un concetto di libertà sempre più totalizzante – sta sollevando a destra dubbi sulla vera natura della libertà e, quindi, sull’essenza dei diritti umani e del cittadino. Mentre i “paleoconservatives” si aggrappano ancora all’idea illuminista di libertà, pur interpretandola in modo conservatore, altri prospettano invece uno Stato forte e confessionale che intervenga a favore del bene e contro il male nella società. La divisione è anche generazionale: mentre i giovani seguono quest’ultima linea, i più anziani sono legati per lo più alla prima.

La tradizionale divisione politica destra-sinistra si sta trasformando in una divisione fra nazionalisti e internazionalisti, protezionisti e partigiani del libero mercato, sovranisti e partigiani delle frontiere aperte. Parte della vecchia destra sta scegliendo di diventare internazionalista e globalista, mentre parte della vecchia sinistra sta scegliendo di diventare nazionalista e protezionista.

Basati su cinquanta opinioni politiche e religiose, ecco due grafici che mostrano la crescente polarizzazione negli Stati Uniti

A sin., la polarizzazione nella Camera dei Deputati

Sotto, la polarizzazione nell’opinione pubblica

L’elezione di Donald Trump ha fatto emergere in forma dirompente questo dibattito. Leggiamo in un manifesto sottoscritto da diverse figure del conservatorismo cattolico: “Non c’è possibilità di ritornare al consenso conservatore di prima di Trump. Esso è crollato nel 2016. […] Qualsiasi tentativo di rilanciare questo consenso conservatore fallito dell’era precedente a Trump sarebbe fuorviante e dannoso per la destra”

Dall’esito di questo dibattito dipenderà il futuro del Paese e, di conseguenza, anche del mondo. Tanto più che esso si manifesta, con caratteristiche proprie, anche in Europa, dove il sorgere di una destra “identitaria” o “sovranista” sta cambiando le carte in tavola.

La polarizzazione fra destra e sinistra, portata al parossismo durante il Governo Trump 1, e adesso ancor di più nel suo secondo mandato, sta provocando importanti fratture nel tessuto sociale statunitense. Assolutamente tutto è politicizzato: dalla marca dei vestiti al ristorante che frequenti. Perfino lo sport si è politicizzato. Mai dal 1861 c’è stata una tale divisione fra americani. Il 34% pensa che sia probabile una nuova guerra civile.

E, mentre destra a sinistra si polarizzano e si ridefiniscono, avvicinandosi sempre di più ai criteri politici europei, gli analisti cominciano a porsi la million dollar question: stiamo assistendo a un cambio di paradigma, dal quale uscirà un Paese diverso? u

Gabriel García Moreno: modello di statista cattolico

di Juan Miguel Montes

Testo della conferenza tenuta a Guayaquil, Quito e Cuenca (Ecuador) dal direttore dell’Ufficio Tradizione Famiglia Proprietà di Roma, sulla figura del grande Presidente cattolico contro-rivoluzionario dell’Ecuador. Modello di statista cattolico, amico di Pio IX, egli consacrò il Paese al Sacro Cuore di Gesù. Fu assassinato nell’agosto 1876 per ordine della massoneria.

La Provvidenza mi ha dato il privilegio di vivere in Ecuador tra il 1974 e il 1982. Per me è stata un’esperienza molto arricchente.

In quegli anni, la figura di Gabriel García Moreno, che avevo conosciuto fin dall’adolescenza per l’ammirazione che professavamo nei suoi confronti nel movimento Tradición Familia Propiedad, al quale mi onoro di appartenere da molti decenni, cominciò ad acquisire sempre maggiore rilevanza.

Vivere nei luoghi in cui García Moreno aveva vissuto e lavorato mi ha spinto naturalmente ad approfondire la sua personalità. Il fatto di dover combattere in quei giorni per ideali molto simili a quelli che lui rappresentava e difendeva in modo eroico, mi ha portato a prenderlo come modello e ispirazione. D’altronde, lo percepivo chiaramente come un intercessore presso Dio per ottenere forza nei compiti che avevo.

Il ritrovamento

Nell’anno 1976 un evento sconvolse la vita dell’Ecuador dalle fondamenta, come un terremoto. I resti di Gabriel García Moreno erano stati ritrovati nel convento delle suore domenicane di Quito, nascosti per decenni alla furia anticattolica che si era abbattuta su tutto ciò che ricordava la sua figura.

Una tradizione tenuta praticamente segreta racconta che lì, vicino al presbiterio della chiesa del monastero, a una certa profondità, avevano nascosto il suo corpo per evitare che venisse profanato dai suoi avversari, alcuni dei quali avevano scalato la vetta dello Stato. Il Paese è stato scosso. Giornali e canali televisivi aprivano il palinsesto con l’evento.

Sembrava che García Moreno fosse stato sepolto non solo nel convento domenicano, ma anche nel subconscio dell’opinione pubblica, la maggior parte della quale ne aveva sentito parlare poco e negativamente. Tuttavia, gli eventi di quei giorni rivelarono che egli era una presenza discreta ma potente, come un’immagine nascosta in un vecchio armadio, che riemergeva dalle profondità della storia con una forza misteriosa, difficilmente spiegabile solo come fenomeno naturale.

Tutti i più importanti professori universitari di storia nazionale, politici di entrambe le parti, il cardinale arcivescovo di Quito e altri vescovi hanno rilasciato dichiarazioni e interviste sulla scoperta. Era come se un’enorme nuvola avesse assunto le sembianze del grande statista cattolico, occupando il firmamento nazionale.

Poco dopo, ebbe luogo la solenne traslazione delle sue spoglie, con soldati e fanfare, dal convento di Santo Domingo alla cattedrale di Quito, dove aveva esalato l’ultimo respiro tra atroci agonie.

Non entrerò nei dettagli della sua ricca biografia, che molti di voi già conoscono, ma vorrei fare alcune riflessioni sul significato della sua vita e sulla sua importanza per l’Ecuador, per l’America Latina, per il mondo intero.

Sì, signori, che piaccia o no, qui abbiamo a che fare con l’ecuadoriano che ha più rilevanza a livello mondiale.

È curioso che García Moreno sia tornato così fortemente alla ribalta pubblica. Negli anni precedenti sembrava dimenticato, pochi parlavano di lui e tra questi pochi, alcuni si riferivano a lui in termini dispregiativi. Come si può spiegare tanto trambusto?

Prima di proseguire con questa riflessione, vorrei soffermarmi un attimo per raccontarvi un aneddoto accaduto dopo il ritrovamento del suo corpo e il suo trasferimento in Cattedrale. Con alcuni colleghi di Quito, qualche tempo dopo la scoperta, siamo andati a trovare la superiora della comunità domenicana che ci ha grandemente onorato della sua amicizia.

Una donna ammirevole, di quasi 70 anni, Madre María Luisa Palacio, che con grande tenacia aveva diretto gli scavi nella chiesa del convento, nonostante

ci fosse già chi voleva rinunciare, poiché il pavimento della chiesa era praticamente scoperto. Lei insistette per continuare, finché scavando una buca nel terreno trovarono a una certa profondità una targa d’oro con il nome dello statista. Con veemenza gli operai scavarono ancora e giunsero alle spoglie mortali di García Moreno, relativamente ben conservate all’interno di due o tre casse, non ricordo esattamente, che proteggevano la bara.

Questa suora aveva un viso luminoso, piuttosto rotondo, incorniciato dall’abito delle monache di clausura, e su quel viso spiccavano due occhi molto grandi, neri, puri, molto innocenti, come quelli di una fanciulla il giorno della sua Prima Comunione. Aveva un entusiasmo contagioso quando raccontava i continui andirivieni delle esplorazioni sotterranee nella chiesa.

Lei, la superiora domenicana, ci ha raccontato quanto segue: “Don Gabriel è rimasto per un po’ di tempo qui con noi in chiesa. Stavamo attraversando seri problemi finanziari e un creditore ci chiedeva di cancellare urgentemente un debito. Per noi era una cifra importante e non ce l’avevamo assolutamente.

Ero molto angosciata e andai in chiesa di notte per pregare da solo accanto al corpo di don Gabriel.

“Gli ho detto: ‘Morenito, Morenito, sei qui con noi da decenni e non ci hai pagato l’affitto. Risolvi questo problema per noi adesso’. Mi alzai e mi diressi verso la mia cella quando una suora mi disse che, a quell’ora della notte, una persona aveva lasciato una busta nella corsia dei visitatori. Me la porse. L’aprì. Era un assegno per il convento. Con ciò il debito fu perfettamente saldato”.

Il processo fermo

García Moreno è un martire, un santo, e sono certo che un giorno l’autorità ecclesiastica competente lo proclamerà tale. Dobbiamo pregare, perché i processi di canonizzazione dipendono molto dalle volontà delle persone. Ai tempi in cui ero in Ecuador si diceva che non si faceva nulla per non scontentare la Massoneria, di cui García Moreno era stato un avversario accanito.

La piazza centrale di Quito. A destra il Palazzo presidenziale, dove fu assalito García Moreno; a sinistra la Cattedrale, dove fu portato moribondo; nel tondo, la Madonna Addolorata a cui piedi spirò

In realtà, il processo storico era stato avviato dal cardinale arcivescovo di Quito Carlos María de la Torre nel 1936, il quale nominò a tale scopo una commissione di studiosi. Nel 1969, uno dei più importanti biografi di García Moreno, il sacerdote gesuita Severo Gómez Jurado, si interessò a far rivivere questo processo dormiente. Egli scrisse: “C’è stato un profondo cambiamento sociale sfavorevole per la causa di Gabriel García Moreno, sia politicamente che religiosamente, motivo per cui il processo è stato fermato e riposa nell’archivio ecclesiastico di Quito, fino all’attesa del momento favorevole per prenderlo in carico e inviarlo al Vaticano”.

Prototipo sociale

Gabriel García Moreno non è solo un martire ma anche un prototipo sociale, cioè un uomo che riflette tutto il meglio delle virtù di una società e che, proprio perché diventa il modello ideale di un popolo, passa dalla storia alla leggenda, come El Cid Campeador, Carlo Magno, il re San Luigi e altri. García Moreno è una figura prototipica e leggendaria agli occhi di molti cattolici in tutto il mondo.

Un’altra figura che, a mio parere, era prototipica e, in questo senso, leggendaria, fu il Prof. Plinio Corrêa de Oliveira, il più importante leader e intellettuale del laicato cattolico americano del XX

secolo, una personalità sulle orme di Gabriel García Moreno, il più grande leader del laicato cattolico americano del secolo precedente.

Fu proprio Plinio Corrêa de Oliveira a insegnarmi ad apprezzare profondamente la figura di García Moreno. Il dottor Plinio considerava l’Ecuador un vero e proprio scrigno dei tesori delle Americhe, per la ricchezza dei suoi santi, dei suoi mistici e dei suoi monumenti cattolici. Arrivò addirittura a dire che l’Ecuador era il “tabernacolo” dell’America. E in un certo senso, per lui García Moreno incoronò quel tabernacolo con la sua grandiosa figura.

In cosa consisteva questa grandezza, secondo il dottor Plinio, e perché García Moreno la incarnava così pienamente?

La grandezza cattolica di una nazione

Egli affermava che la vera grandezza cattolica di una nazione sta nel riconoscere i suoi talenti ma anche i suoi limiti, ringraziando il Creatore per aver ricevuto entrambi senza aspettarsi di più. Una grande nazione non è necessariamente una nazione di grandi dimensioni, ma una nazione che sa stare in piedi nella propria realtà. Non solo sa stare in piedi, ma addirittura sta in punta di piedi con tutte le proprie forze, come volendo toccare il cielo con la fronte. Per

La Basilica del Voto Nazionale, a Quito, iniziata sotto García Moreno per celebrare la consacrazione del Paese al Sacro Cuore di Gesù

gli uomini di fede, diceva Plinio Correa de Oliveira, in quel momento il Cielo si china e tocca la loro fronte.

Lì avviene una specie di fusione tra Cielo e Terra, senza che sia chiaro dove sia il confine tra l’uno e l’altra. La vita naturale è illuminata e immersa nella vita soprannaturale. Grazie all’effetto della grazia di Cristo, che secondo san Paolo «può tutto», gli uomini realizzano molto di più di quanto farebbero con le sole forze umane. Se questa fusione si proietta su un popolo intero si possono ottenere i frutti più ammirevoli, le realizzazioni più stupende.

Ecco ciò ciò che García Moreno cercava per l’Ecuador.

C’è qualcosa in questo fenomeno dell’incontro tra il naturale e il soprannaturale che spiega perché il dottor Plinio parlasse dell’Ecuador come del tabernacolo dell’America, dove il Cielo e la Terra si incontrano.

Attraverso questa chiave di lettura diventa più facile capire il progetto di Gabriel García Moreno per contribuire al bene comune della sua nazione; un progetto che egli realizzò in gran parte e che avrebbe probabilmente portato a termine se la sua vita non fosse stata tragicamente stroncata da mani omicide.

Egli era consapevole delle grandi risorse di intelligenza e volontà che possedeva. Era altrettanto consapevole del potenziale della sua nazione, con i suoi vari gruppi etnici e le sue diverse varietà di climi e territori. Era totalmente pervaso dalla necessità di stare in piedi per raggiungere il massimo bene comune, che è la più alta aspirazione delle società umane ben ordinate verso il loro fine.

sarebbe chinato sulla terra ecuadoriana e l’avrebbe aiutata a raggiungere un grande splendore e un futuro promettente. Ecco la sua visione fondamentale.

Alla luce di questa visione possiamo leggere i numerosi volumi di Padre Gómez Jurado e di altri autori, che parlano di García Moreno come grande creatore di opere pubbliche e grande educatore della popolazione. Sotto il suo governo l’Ecuador ha raggiunto i massimi traguardi nel concerto delle nazioni latinoamericane.

Sebbene i suoi avversari lo accusassero di aver instaurato una “teocrazia”, in realtà García Moreno realizzò grandi opere di progresso materiale a bene-

Il Presidente porta a spalle la Santa Croce nella processione di Venerdì Santo

ficio del suo popolo, opere che egli inquadrava nella grande visione che abbiamo descritto.

Ricordiamo ciò che ci insegna Sant’Agostino: gli uomini ricevono la loro ricompensa o punizione nell’eternità, ma le nazioni vengono premiate o condannate su questa terra perché non esisteranno nell’eternità. Ed è su questa terra che devono raggiungere il loro apice.

Egli era perfettamente consapevole che, mettendo tutti questi doni al servizio di Dio, ricorrendo continuamente al suo aiuto soprannaturale, il cielo si

Quando due anni prima di morire consacrò la sua patria al Sacro Cuore di Gesù con l’arcivescovo di Quito, anticipò la sua intenzione all’amico gesuita Manuel Proaño: “Non riesco a concepire un’idea più plausibile e conforme al desiderio della mia anima per promuovere la prosperità e la buona fortuna del Paese che la Divina Provvidenza mi ha affidato, dandogli così una base per la più alta perfezione morale e spirituale”.

Lo scopo soprannaturale dell’iniziativa è chiaro: stabilire una nuova economia di grazia tra Cristo, Colui che, secondo san Paolo, «può tutto» e la nazione ecuadoriana, per elevarla sia moralmente che material-

Otto von Bismarck, alcuni storici affermano che l’ordine di uccidere García Moreno sia partita da lui

mente. Mettiamola in termini politici: esiste un calcolo più intelligente ed efficace di questo per un cattolico dalla fede coerente?

Alla luce di questa riflessione su quella che era la visione di fondo di García Moreno, ripercorriamo brevemente i passaggi più importanti della sua vita:

La conversione a Parigi

Nacque nel 1821, figlio di un ricco mercante spagnolo e di una signora appartenente all’antica società coloniale ecuadoriana. Ancora giovane, si trasferì dalla sua città natale, Guayaquil, a Quito dove completò gli studi di giurisprudenza.

Appena laureato si dedicò al giornalismo, fondando diversi giornali di successo. In breve tempo raggiunse i primi incarichi politici che lo resero sempre più noto. Nel 1850 iniziò i suoi frequenti viaggi in Europa. Ammirava in particolar modo la città di Parigi, dove studiò chimica e geologia. Il suo più grande desiderio era quello di sfruttare i grandi progressi della cultura e della civiltà europea a beneficio del suo popolo.

Durante uno di questi soggiorni a Parigi, un compagno di viaggio gli chiede perché difende sempre la Chiesa cattolica se non vive sempre in piena conformità ai suoi precetti. Lui risponde: «Quello che hai detto è vero fino ad ora, ma non sarà mai più vero». Da quel momento, infatti, intraprenderà con formidabile tenacia un cammino di sorprendente coerenza, lottando contro quella che considera la «malattia endemica del secolo», ovvero la «debolezza di carattere».

Il martirio corona una brillante carriera politica

Sindaco di Quito, senatore, rettore universitario, nel 1861 fu proclamato Presidente Costituzionale

dell’Ecuador e un anno dopo firmò un concordato con Pio IX. Dopo un primo mandato e alcuni incarichi pubblici durante il periodo di interregno, tornò al potere nel 1869.

Il 6 agosto 1875, dopo essere stato eletto per un terzo mandato, fu assassinato nell’atrio del Palazzo del Governo. Poco prima aveva assistito alla messa e ricevuto la comunione nella chiesa dei Padri Domenicani. Nonostante le insistenti voci di un complotto per assassinarlo, percorre l’intero tragitto a piedi, senza scorta, dalla chiesa al palazzo. Interrompe addirittura con calma il suo cammino per recarsi un momento alla cattedrale per adorare il Santissimo Sacramento.

Gli tendono un’imboscata mentre sta uscendo. I suoi assassini urlano come pazzi: “Muori, gesuita! Muori, gesuita!” mentre lo finiscono a colpi di pistola e machete. Risponde con le sue ultime forze: “Dio non muore!” Il suo temperamento d’acciaio lo tenne in vita per un’altra mezz’ora, durante la quale una folla commossa lo depose ai piedi della Madonna Addolorata nell’abside della Cattedrale di Quito.

Ancora oggi, quella dolce Mater Dolorosa veglia sul luogo dove fu deposto il corpo agonizzante e insanguinato di García Moreno e ci fa rivivere con grande tenerezza la scena della Pietà. Questa volta Maria non guarda con dolore suo Figlio Gesù Cristo, ma colui che, come insegna Tertulliano, ha deciso di vivere la sua vita come un “christianus alter Christus”

Quando la notizia giunse a Roma, Pio IX pianse amaramente per il devoto figlio della Chiesa, l’unico statista che, insieme al principe del Liechtenstein, gli aveva dimostrato piena solidarietà al momento della presa di Roma nel 1870.

Gabriel García Moreno era un oscurantista?

Nei quasi quindici anni in cui Gabriel García Moreno fu alla guida dell’Ecuador, il Paese si rinnovò profondamente. Egli risanò l’economia, costruì la prima linea ferroviaria e la prima strada per collegare la costa con le montagne. Fondò centri educativi a tutti i livelli. Creò, sul modello francese, la prima Scuola Politecnica che abbracciava tutte le carriere scientifiche, dall’ingegneria alla medicina, il primo

osservatorio astronomico del Sud America e la prima scuola per formare artisti e artigiani, nonché il primo Conservatorio di musica.

Tutto ciò andava a netto vantaggio delle classi medio-basse e delle popolazioni contadine che si erano trasferite nelle città, persone tra le quali egli godeva di immensa popolarità. Oltre a queste conquiste, creò una grande scuola per insegnare ai nativi a leggere e scrivere, e ad apprendere vari mestieri.

Fondò anche le prime scuole femminili e i primi orfanotrofi. A tal fine chiamò educatori europei, principalmente membri di ordini religiosi maschili e femminili. Tra loro c’erano alcune vittime del Kulturkampf di Bismarck, un fatto che fece infuriare il Cancelliere di ferro.

Un figlio così brillante dell’Ecuador non poteva non suscitare ammirazione. Non sorprende che nel 1875 sia stato eletto per un nuovo mandato. Ma García Moreno non si faceva illusioni e prima di iniziare il suo nuovo mandato, il 30 agosto, scrisse a Papa Pio IX chiedendo la sua benedizione:

“Vorrei ricevere la Vostra benedizione affinché io possa avere la forza e la luce di cui ho tanto bisogno per essere fino alla fine un figlio fedele del nostro Redentore e un servitore leale e obbediente del Suo Vicario Infallibile. Ora che le logge massoniche dei paesi vicini, istigate dalla Germania, vomitano contro di me ogni genere di insulti atroci e orribili calunnie, ora che le logge cospirano segretamente per il mio assassinio, ho più che mai bisogno della protezione divina per poter vivere e morire in difesa della nostra santa religione e dell’amata repubblica che ancora una volta sono chiamato a governare”.

Le cricche anticlericali e massoniche non gli perdonano la sua professione pubblica di cattolicesimo. A proposito dell’atto di consacrazione al Cuore di Gesù da lui promosso, il professor Guido Vignelli scrive nel suo libro «Il Sacro Cuore - Salvezza della famiglia e della società»:

“La consacrazione del lontano Ecuador al Sacro Cuore di Gesù ebbe ripercussioni in tutto il mondo e diede inizio a una serie di manifestazioni simili. Garcia Moreno convinse l’arcivescovo di Quito, José Ignacio Checa, a convocare l’episcopato a una prima solenne consacrazione della nazione, che ebbe luogo il 30 agosto 1873. Il 30 agosto successivo, la sanzionò ufficialmente con un decreto governativo e poi, il 25 marzo 1874, nella Cattedrale di Quito, come Capo dello Stato, pronunciò lui stesso la consacrazione, proclamando l’Ecuador ‘Repubblica

del Sacro Cuore’. García Moreno non voleva un mero atto formale e superficiale, ma esortava il suo popolo a fare un salto di qualità, a riparare ai peccati passati e a indirizzare lo Stato verso una riforma cristiana delle sue istituzioni. Proprio per questo motivo, le forze nascoste anticristiane ordinarono l’assassinio dei promotori della Consacrazione”

Nel 1876, García Moreno fu assassinato. Un anno dopo fu assassinato anche l’uomo che aveva guidato il rito della consacrazione dell’Ecuador, l’arcivescovo di Quito José Ignacio Checa y Barba, assassinato in modo doppiamente sacrilego: avvelenando il vino della Consacrazione il Venerdì Santo dell’anno 1877.

Mi dirigo verso la conclusione e lo faccio con ricordi e aneddoti personali.

Se la Provvidenza mi ha concesso otto anni in Ecuador, sono grato anche per gli oltre quattro decenni che mi ha concesso nella capitale del mondo cristiano, Roma. Avevo letto di un monumento a García Moreno eretto a Roma in qualche recinto ecclesiastico dal Beato Pio IX. Avrebbe voluto esporla in una piazza pubblica, ma non poté più farlo perché aveva perso il governo della Città cinque anni prima della morte dello statista ecuadoriano, nella Guerra per l’Unità d’Italia.

Per molti anni ho indagato senza successo dove si trovasse quel monumento, finché un giorno, passeggiando con un amico sacerdote attraverso i grandi giardini del Collegio Ispano-Americano di Roma, mi sono imbattuto nel monumento, posto lì dopo varie vicissitudini. Mi sono fermato davanti a questo monumento costituito da un busto in marmo di Carrara del grande Gabriele in uniforme militare, sotto il quale papa Pio IX ha fatto scrivere a caratteri cubitali le seguenti frasi:

Gabriel García Moreno, Presidente della Repubblica dell’Ecuador, fu ucciso per tradimento da mano empia il 6 agosto 1875, la cui virtù e la causa della sua gloriosa morte sono state ammirate, celebrate e compiante da tutte le brave persone. Il Sommo Pontefice Pio IX, con la sua generosità e le offerte di numerosi cattolici, ha innalzato questo monumento al difensore della Chiesa e della Repubblica. u

La March for Life 2025

Il 24 gennaio 2025, centinaia di migliaia di persone hanno marciato a Washington per la 52th March for Life, per protestare e riparare al peccato dell’aborto. Con rinnovato vigore dopo le recenti vittorie, i pro-vita hanno marciato con energia ed entusiasmo.

I membri della American Society for the defense of Tradition, Family and Property, insieme alla sua Holy Choirs of Angels Marching Band che suona cornamuse, ottoni, pifferi e tamburi, si sono uniti ai marciatori. La musica era allegra e decisa, incoraggiando i marciatori a rafforzare la loro determinazione a sconfiggere l’aborto.

I membri della campagna America needs Fatima della TFP hanno portato una statua di Nostra Signora di Fatima, implorando un aiuto soprannaturale in questa battaglia. Anche la St. Louis de Montfort Academy, che fa capo alla TFP, era presente in forze.

Lo striscione della TFP recitava: «Fight for an America united under God, admiring purity and morality and freed from the sin of abortion!» [Lotta per un’America unita sotto Dio, ammirando la purezza e la moralità e liberata dal peccato dell’aborto!].

Il Vicepresidente J.D. Vance parla

Il Vicepresidente J.D. Vance ha parlato alla Marcia, aumentando notevolmente l’entusiasmo dei pro-vita. Per loro è stato un segno che la loro voce è presente nell’attuale amministrazione.

«Marciamo per proteggere i non nati; marciamo per proclamare e vivere la sacra verità che ogni singolo bambino è un miracolo e un dono di Dio», ha dichiarato il Vicepresidente J.D. Vance.

«Grazie per essere qui e grazie per aver marciato qui oggi; e soprattutto, nelle vostre opere, ci ricordate che la March for Life non è solo un singolo evento che si svolge in una gelida giornata di gennaio. La March for Life è il lavoro del movimento pro-vita ogni singolo giorno da questo momento in poi»

E ha concluso: «È una gioia e una benedizione lottare per i non nati, lavorare per i non nati e marciare per la vita! Dio vi benedica tutti e grazie per avermi invitato. È un onore essere con voi»

I pro-vita hanno anche avuto il piacere di ascoltare il Presidente della Camera Mike Johnson e un video messaggio del Presidente Donald Trump.

È tempo di verificare la realtà della causa pro-vita

I volontari della TFP americana hanno distribuito un volantino intitolato «Time for a reality check in the pro-life cause» [È ora di verificare la realtà della causa pro-vita]. L’accattivante volantino indica quattro nuove realtà di cui il movimento pro-vita deve essere consapevole per la battaglia futura:

- non ci sono moderati nella causa pro-aborto;

- la posizione pro-aborto non è invincibile;

- le dinamiche della battaglia pro-vita sono cambiate;

- non possiamo evitare la necessità di cambiare la cultura.

Questa dichiarazione della TFP sottolinea che senza affrontare la radice del problema – la rivoluzione sessuale – non ci sarà un’America veramente pro-vita.

«La morale non è negoziabile. Dobbiamo mantenere la rotta come abbiamo fatto negli anni. Non ci stancheremo in questo senso. Saremo soddisfatti solo di una vittoria completa».

La

battaglia

non è finita

Questo ciclo elettorale ha visto molte vittorie per il movimento pro-vita, ma deve ancora insistere nell’attacco per creare una cultura della virtù e rendere impensabile il peccato dell'aborto e della promiscuità.

Con la grazia di Dio e la perseveranza di migliaia di pro-vita che offrono ore di preghiera e sacrifici al freddo, sotto la pioggia e talvolta anche in prigione, questa battaglia sarà vinta. u

(Traduzione Messainlatino)

Sopra, l’oratorio della Madonna dell’Immacolata Concezione Vittima dei Terroristi

Sotto, la sede della TFP semidistrutta

Sotto, a dx., Plinio Corrêa de Oliveira davanti all’oratorio, negli anni ‘70

Madonna vittima dei terroristi torna nel suo oratorio

La notte del 20 giugno 1969 – erano gli anni di piombo – una bomba distrusse parzialmente una sede della TFP brasiliana a San Paolo, danneggiando tra l’altro una statuina dell’Immacolata Concezione. Lungi dal lasciarsi intimorire, la TFP eresse nel luogo dove era scoppiato l’ordigno un oratorio pubblico, dedicato a Nossa Senhora da Conceição Vitima dos Terroristas, inaugurato il 18 novembre di quell’anno.

Dal 1° maggio 1970, soci e cooperatori della TFP iniziarono una vigilia notturna quotidiana, dalle 6PM alle 6AM, inginocchiati sul marciapiedi, chiedendo alla Madonna la conversione dei peccatori e la protezione del Brasile e del mondo dal comunismo. L’oratorio è man mano diventato un punto di riferimento spirituale per il quartiere e per la città.

Agli inizi degli anni Duemila, circostanze infelici tolsero dalle mani della TFP l’immobile, e la gloriosa vigilia dovette essere interrotta. Dopo anni di vicende giudiziarie, la casa è tornata nelle mani dell’Istituto Plinio Corrêa de Oliveira.

In una solenne cerimonia tenutasi lo scorso 25 gennaio, la statua è stata riportata al suo posto d’onore e la vigilia ha potuto riprendere. u

Germania: protesta contro opera blasfema

“Questa è un’opera sulla rottura della libido femminile repressa, quindi abbiamo deciso di divertirci molto”. Ecco quanto Ha dichiarato Florentina Holzinger, regista dell’opera “Sancta”, descritta dai media come “hardcore”. Non solo immorale, ma anche blasfema. Le attrici sono vestite da monache. Abbondano i simboli religiosi in mezzo alle scene orgiastiche. A un certo punto, un attore rappresentando Cristo offre il suo Sangue alle comparse, ormai svestite. La scena finale raffigura una crocifissione blasfema.

Immediata la reazione della TFP tedesca che, attraverso la TFP Student Action Deutschland, ha realizzato diversi Rosari di riparazione, anche per lanciare un chiaro messaggio: i cattolici non tollereranno più queste provocazioni. Nella foto, la protesta davanti al Volksbühne di Berlino. u

Italia: presentazioni di La diga rotta

Continuano le presentazioni del libro di José Antonio Ureta e Julio Loredo «La diga rotta. La resa della fiducia Supplicans alla lobby omosessuale». Più recentemente, l’opera è stata presentata nel Festival di Fede & Cultura, tenutosi a Verona nell’auditorio dell’Istituto Don Bosco. Successivamente, è stata presentata nella Parrocchia dello Spirito Santo, a Modena, in un convegno organizzato da diverse sigle cattoliche. Il libro analizza la Dichiarazione Fiducia Supplicans, del Dicastero per la Dottrina della Fede, che permette la benedizione religiosa alle coppie irregolari, compresse quelle dello steso sesso. u

“Sorgono

i suoi figli e la proclamano beata”

“Surrexerunt filii eius et beatissimam praedicaverunt, -- sorgono i suoi figli e la proclamano beata”, recita il libro dei Proverbi (31,28).

Questa antica sentenzia, tradizionalmente applicata alla Madonna, ha risuonato con nuovi ed entusiasmanti toni nella recente vittoria che hanno riportato i cattolici peruviani.

Il Dipartimento di cultura della Pontificia università cattolica del Perù (Pucp) aveva allestito un evento teatrale dal titolo tanto blasfemo che ci rifiutiamo di riportarlo nell’integrità: “Maria m…”, dove veniva usata una parola indecorosa per designare un omosessuale. La locandina sfoggiava un attore dal genero indefinito ma presumibilmente maschio, con tanto di aureola e cuore trafitto da sette spade, in una chiara allusione al Cuore immacolato di Maria. Il personaggio era coperto da una mantilla nera, come la Madonna Addolorata.

La Pucp non è nuova a questo tipo di provocazione. Tanto che nel 2012 Papa Benedetto le aveva tolto il titolo di “pontificia” e “cattolica”, prontamente restituiti da Papa Bergoglio che ha pure nominato arcivescovo di Lima, e poi cardinale, il suo cappellano, mons. Carlos Castillo.

Di solito pacati al limite dell’indolenza, questa volta i peruviani hanno sobbalzato di orrore ed indignazione: non si tocca la Madre di Dio! Una grazia, che più di uno ha chiamato “vento di crociata”, si è fatta sentire forte. Dal sindaco maggiore, Rafael López Aliaga, che ha convocato pubblicamente alla reazione, fino a membri del Congresso e a note fi-

gure del mondo giornalistico, tutti hanno manifestato il loro rifiuto. Dopo qualche ora di imbarazzato silenzio, perfino la Conferenza episcopale ha emesso un comunicato di biasimo, esigendo dalla Pucp le scuse ufficiali.

L’apice della reazione è stato, senza dubbio, il Santo Rosario di riparazione tenutosi proprio davanti al Dipartimento culturale della Pontificia università cattolica. Più di duecento persone, tra cui membri della TFP peruviana, hanno pregato tre Rosari sulla via pubblica. Il clima di indignazione era tale, che perfino molti rappresentanti delle forze dell’Ordine lì presenti si sono aggregati alla recita della coroncina. Una statua della Madonna di Fatima ha presieduto la manifestazione, conclusasi con la proclamazione del trionfo del suo Cuore Immacolato.

Incapace di reggere la pressione, a notte inoltrata la Pucp si è vista costretta a emettere un comunicato: “In risposta alle domande sui contenuti grafici di una delle opere presentate al Festival, rifiutiamo l’uso improprio dei simboli religiosi ed esprimiamo le nostre scuse alla comunità e all’opinione pubblica, ratificando così i principi cattolici che regolano la nostra istituzione”. L’evento è stato quindi cancellato.

Dall’episodio possiamo trarre almeno due lezioni. La prima è che la protesta funziona. La seconda è che le forze del male ormai dovranno fare i conti con questa nuova grazia che inizia a soffiare. Intanto, esultiamo in attesa della prossima battaglia spirituale. u

TFP Winter Conference

L’Occidente cristiano è sotto assedio dalla rivoluzione woke. Per imparare a reagire, si è tenuta la TFP Student Action Winter Conference, a Spring Grove, in Pennsylvania. Per più di cinquant’anni, la TFP americana ha analizzato e combattuto la crisi morale dell’America. Questa esperienza ha attirato studenti universitari da tutto il paese, dalla California a New York.

Il programma di tre giorni aveva come tema generale “L’Occidente sotto assedio: la lotta della Controrivoluzione per la Chiesa e la civiltà cristiana è più urgente che mai”. Il fondamento intellettuale delle lezioni e delle presentazioni era l’opera di Plinio Corrêa de Oliveira «Rivoluzione e Controrivoluzione»

Come può uno studente universitario fermare uno spettacolo blasfemo? Qual è la differenza tra veri leader e false élite? Come si può sviluppare una vita spirituale in mezzo al tumulto della vita del campus? La TFP Student Action Conference ha dato ai giovani risposte sostanziali a queste e a molte altre domande vitali.

Il signor John Horvat ha tenuto la conferenza

“Noi vogliam Dio!”, nella quale ha spiegato come una vera reazione dev’essere fondata su principi morali e

religiosi. Una crociata senza Dio equivale a combattere sul campo stabilito dagli avversari.

Il secondo giorno abbiamo fatto una campagna pubblica, con tanto di stendardi al vento e cornamuse, proclamando il diritto alla vita e la sacralità del matrimonio. “È stato magnifico, ha detto uno studente, non mi sono mai sentito così felice di difendere la verità!”

La conferenza ha avuto come ospite d’onore S.A.I.R. il principe Bertrand di Orleans-Braganza, capo della Casa imperiale del Brasile, che ha tenuto la relazione conclusiva riportata nelle pagine seguenti. Le sue parole sono state accolte dai giovani entusiasmati con una standing ovation e grida di “Deus vult!” u

di Joseph Dunlap

Miei cari fratelli d’armi, siamo qui uniti. Alcuni di voi sono qui per la prima volta. Altri sono impegnati in questa lotta da dieci o vent’anni. Io combatto questa battaglia dagli anni Cinquanta.

È senza dubbio la battaglia più gloriosa nella storia della Chiesa. Mai la Chiesa è stata così minacciata. Mai la cristianità è stata così minacciata, non solo dai nemici esterni ma, peggio ancora, da quelli interni.

Nella sua opera fondamentale «Rivoluzione e Controrivoluzione», il dott. Plinio Corrêa de Oliveira mostra come alla fine del Medioevo iniziò un processo rivoluzionario. Allora esisteva una civiltà incentrata su Dio, che era la cristianità medievale. Fu certamente l’apice del cristianesimo.

Tuttavia, a causa dei peccati degli uomini, ci fu una rivoluzione interna che iniziò anche prima della rivoluzione protestante: l’umanesimo. L’uomo in questo momento cessò di avere Dio come punto di riferimento e dimenticò che siamo stati creati per conoscere, amare e servire Dio e quindi salvare le nostre anime. Invece, l’uomo mise se stesso al centro di tutto.

La decadenza dell’umanesimo continuò con la Rivoluzione protestante, poi con la Rivoluzione francese, la Rivoluzione comunista e la Rivoluzione culturale esplosa negli anni Sessanta. Questo processo rivoluzionario incide su tutti e porta alla completa distruzione dei buoni costumi, raggiungendo lo stadio

Discorso di chiusura di S.A.I.R. Principe Bertrand d’Orleans e Braganza

più terribile della barbarie. All’orizzonte spunta già la rivoluzione satanica.

Purtroppo, anche all’interno dell’unica Santa Chiesa Cattolica Romana vediamo che, dopo il Concilio Vaticano II, tutto è permesso tranne i tradizionali costumi cattolici.

La Santissima Vergine ci chiama a un combattimento incruento nel campo delle idee, per servirla, un combattimento per la restaurazione della cristianità affinché ci sia un nuovo Medioevo in cui Nostro Signore Gesù Cristo sia veramente glorificato e la Beata Vergine Maria sia la nostra vera Regina.

Dobbiamo partecipare a questa lotta ideologica con più impegno ed entusiasmo di quanto faremmo se il nemico avesse invaso gli Stati Uniti. Ricordo una mia visita negli Stati Uniti poco dopo l’11 settembre. Ho visto un grande risveglio di entusiasmo. Invece di intimorirsi, gli americani hanno avuto uno scatto di coraggio. Bandiere americane sventolavano ovunque. È stato un risveglio psicologico. Ebbene, oggi serve uno scatto ancor più deciso per difendere la cristianità e la Santa Chiesa cattolica.

Questo incontro costituisce una chiamata al combattimento. La Madonna chiama ognuno di noi; ci invita a questa grande battaglia.

Abbiamo la certezza della vittoria. Questo non solo perché Nostro Signore Gesù Cristo, quando fondò la Santa Chiesa Cattolica, promise che le porte dell’inferno non avrebbero prevalso, ma anche perché la Beata Vergine ha promesso a Fatima che alla fine il suo Cuore Immacolato avrebbe trionfato.

Questa battaglia pone davanti a noi una scelta: possiamo essere eroi o codardi. Possiamo partecipare a questa battaglia per difendere la cristianità, oppure possiamo avere una vita comoda ma vergognosa, ignorando tutti gli insulti e gli attacchi che vengono scagliati contro Nostro Signore e la Madonna, e in-

differenti a tutto ciò che viene fatto per distruggere la Santa Chiesa Cattolica.

Siete invitati a questa battaglia.

Ricordo un bellissimo fatto storico, accaduto in un posto che alcuni di voi avete visitato di recente: Covadonga, Spagna.

La Spagna era in decadenza ed era stata invasa dai mori. I musulmani dominavano completamente il paese. Vescovi e preti cattivi ripetevano ai cattolici che non dovevano combattere bensì abituarsi al dominio musulmano. Dicevano che combattere avrebbe implicato versare troppo sangue.

Rimase appena il principe Don Pelayo con alcuni uomini fedeli decisi a lottare a tutti i costi. A un certo punto, furono accerchiati sulle montagne. Le probabilità erano dieci a uno. Il principe andò a pregare la Beata Vergine nelle profondità di una grotta. Raccontano le cronache che la Madonna gli apparve, assicurandogli la vittoria.

Pelayo tornò trasfigurato e fece una proclamazione solenne: “Spagnoli eroici, figli di padri invincibili, vivrete nell’ozio in mezzo a questa tempesta. Non vedete che il Cielo ha dichiarato vendetta e la vuole per le vostre mani? Cosa aspettate? Scagliatevi come leoni su questi infedeli!”. E ci fu la battaglia di Covadonga, la prima vittoria della Reconquista.

Eccoci oggi in una nuova Covadonga. I membri della TFP siamo qui riuniti da tutto il mondo, certi che Nostro Signore desidera servirsi di noi per restaurare la cristianità. Dobbiamo scegliere: vogliamo essere eroi o codardi? Sappiamo come scegliere la parte migliore. Siamo eroi per difendere la civiltà cristiana e la Chiesa!

C’è una cosa che posso garantire. Ai miei 83 anni di età e quasi 70 di combattimento, niente è stato più interessante della difesa della cristianità. Non c’è niente di più interessante che combattere contro la Rivoluzione.

Già in questa vita, abbiamo una consolazione. Possiamo dire con San Paolo: ho combattuto la buona battaglia, ora, Signore, concedimi la ricompensa della tua gloria. Questa è la battaglia a cui tu, che sei qui per la prima volta, sei invitato.

Seguiamo l’esempio di San Michele, quando l’infernale Lucifero lanciò il suo grido “Non serviam”, ed egli rispose “Quis ut Deus!” Quella fu la prima battaglia della storia.

Ora, siamo in una battaglia simile. Dobbiamo dire “Praesto sum!”, sono pronto per la battaglia. Andiamo tutti a combattere per la Madonna! u

Don Pelayo, eroe della Reconquista

Entrando nel nuo

Per noi della TFP Student Action Europe l’anno 2024 è stato pieno di iniziative. Mai prima d’ora c’erano state così tante campagne di strada che richiamavano l’opinione pubblica sfidando lo spirito conformista. Nuovi studenti si sono uniti a noi, pronti a difendere la civiltà cristiana nell’arena pubblica.

Ma, come festeggia un membro di TFP Student Action Europe il passaggio dell’anno?

Ci siamo incontrati in Lorena, Francia, per una settimana di formazione cattolica che ci permetta di affrontare la crisi odierna. Abbiamo approfondito lo studio del fondatore della TFP, il prof. Plinio Corrêa de Oliveira «Rivoluzione e Controrivoluzione», abbiamo promosso la pratica delle virtù maschili come la cavalleria, incontrando studenti con idee simili. Abbiamo esplorato cosa possiamo fare, individualmente e collettivamente, come parte della ControRivoluzione per ristabilire l’Ordine. L’aspetto spirituale è stato garantito dalla presenza di diversi sacerdoti che, a turno, ci hanno assistito.

Le prime riunioni sono state dedicate alla descrizione dell’ordine medievale, quella “dolce primavera della Fede” la cui distruzione costituisce lo scopo del processo rivoluzionario. Questo ci ha portato fino al suo estremo opposto, l’odierno wokismo. Poi abbiamo studiato in dettaglio un episodio di questo processo storico: la Rivoluzione francese, vera “parabola della storia”.

Dopo un’esposizione sulle minoranze organizzate, e di solito semi-segrete, come le Societés de Pensée, che hanno ordito e portato avanti la Rivoluzione, i relatori si sono soffermati sul perché le élite non hanno reagito. Perché, per esempio, Luigi XVI non fermò in tempo gli agitatori, permettendo con la sua inerzia uno dei più grandi massacri della storia?

Tuttavia, ci fu in Francia una resistenza contro gli agitatori che miravano a distruggere l’Altare e il Trono: la Vandea. I vandeani erano pronti a prendere le armi e combattere sotto il comando della nobiltà locale. Organizzarono una milizia che si dimostrò vincente in battaglia. “Se avanzo, seguitemi! Se indietreggio, uccidetemi! Se muoio, vendicatemi!”, diceva uno dei leader, Henri de la Rochejacquelein.

Col Sacro Cuore di Gesù cucito sulle loro uniformi, marciarono verso Parigi arrivando fino a Saumur. Lo stesso Napoleone disse che se avessero continuato ad avanzare

vo anno con Cristo

di Kobus Suttorp

avrebbero preso la capitale. Il motivo per cui non avanzarono è una lezione importante da imparare.

L’aspetto più importante dell’incontro, però, è stato ovviamente quello spirituale: Santa Messa quotidiana in rito romano antico, Rosario, canto dell’Ufficio, disponibilità della confessione. Inoltre, hanno fatto parte del programma momenti di raccoglimento e silenzio dove i consigli di autori spirituali e santi aiutavano i giovani a meditare sulle grazie che avevano ricevuto l’anno precedente, e li preparavano a disegnare obiettivi di vita spirituale per l’anno a venire.

Contrariamente alla visione moderna delle vacanze, il nostro punto di attenzione non sono stati tanto i piaceri terreni quanto la pratica della virtù. Ecco ciò che dà felicità e senso alla vita.

Ogni giorno dopo cena ci siamo riuniti per cantare melodie natalizie tradizionali, degustando un calice di liquore.

A metà settimana abbiamo fatto un’escursione al Mont Sainte-Odile, nella catena montuosa dei Vosgi. La copiosa nevicata della notte precedente ha reso l’escursione più bella ma anche più impegnativa. Sulla cima abbiamo visitato il Santuario di Sant’Odilia, duchessa di Alsazia, costruito su un forte romano del III secolo. Qui abbiamo innalzato il grande stendardo della TFP e cantato il Credo mentre contemplavamo la valle del Reno tutta innevata.

Seguendo un’antica tradizione della Chiesa, abbiamo concluso l’anno con un solenne Te Deum, guadagnando così l’indulgenza plenaria. Alla mezzanotte, mentre fuori scoppiavano i fuochi d’artificio, abbiamo recitato la Consacrazione alla Madonna, rinnovando così il nostro impegno totale verso Nostro Signore per le mani della sua Beata Madre. È seguita la benedizione col Santissimo Sacramento.

Preceduto da un brindisi con champagne, durante il quale un membro veterano della TFP ha ripercorso l’anno 2024, pieno di lotte, amicizie e vittorie per la causa cattolica, è seguita una cena di gala preparata da uno chef tedesco.

L’anno 2025 è stato inaugurato con una Santa Messa solenne, col canto del Veni Sancte Spiritus. Per la TFP Student Action Europe è l’inizio di una nuova battaglia, spirituale e culturale10. L’unica cosa necessaria per il trionfo del male è che i buoni non facciano nulla! Ecco perché invitiamo i giovani europei a partecipare alla battaglia per Cristo nella società. Se sei interessato, invia una mail a: info@atfp.it .Ti aspettiamo! u

Servire la Chiesa

Vorrei offrire la mia breve testimonianza sui giorni che ho passato in Francia insieme alla TFP, giorni molto belli, molto intensi, ma soprattutto giorni in cui si è voluto costantemente approfondire e capire meglio, per servire sempre di più la Chiesa. Nel simposio di Capodanno delle TFP non c’era un intellettualismo fino a se stesso, ma una chiara volontà di sottomettersi sempre più perfettamente a Santa Romana Chiesa.

Questo, a mio avviso, è un unicum nel nostro ambiente. La TFP rappresenta questo grande desiderio di essere sempre più cattolici, sempre più uniti a Cristo.

Molte volte ho incontrato realtà dove c’è un pensare interessante ma vuoto, dove le questioni non vengono affrontate in modo pacato e riflessivo. La TFP nasce dallo spirito del prof. Plinio Corrêa de Oliveira, che affrontava questioni importantissime, delicatissime, complicatissime con uno spirito di grande equilibrio e di grande amore alla Chiesa. La TFP porta questo spirito, totalmente cattolico e contro-rivoluzionario, e allo stesso tempo totalmente logico e razionale.

Vedo nella TFP una grande voglia di utilizzare l’intelletto e la volontà al servizio della Chiesa, sempre in modo equilibrato, con grande attenzione a ciò che si dice e grande precisione nel descrivere tutto ciò che sta accadendo, e andando poi alle origini, alla causa prima del processo rivoluzionario che ha suscitato tutta questa decadenza che noi oggi visibilmente costatiamo.

Ringrazio moltissimo la TFP per avermi dato un’esperienza visibile che esistono ancora dei miei coetanei che vivono con questo grande spirito, con questo fuoco, con questa fiamma inestinguibile. u

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Surrexit Christus alleluia!

La pietra è stata messa al suo posto. Tutto sembra finito. È il momento in cui tutto comincia. É il radunarsi degli Apostoli. É il rinascere delle dedizioni, delle speranze. La Pasqua si avvicina. Nello stesso tempo l’odio dei nemici gira attorno al sepolcro e a Maria Santissima e agli Apostoli. Ma essi non hanno paura.

E fra poco brillerà il mattino della Risurrezione.

Signore Gesù, possa anch’io non aver paura. Non aver paura quando tutto sembrerà irrimediabilmente perduto. Non aver paura quando tutte le forze della terra sembreranno nelle mani dei tuoi nemici. Non aver paura perché sono ai piedi della Madonna, vicino alla quale si raduneranno sempre, e sempre di nuovo, per nuove vittorie, gli autentici seguaci della tua Chiesa.

(Plinio Corrêa de Oliveira, Via Crucis, XIV Stazione)

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