Angelica 1999 è presentato da Pierrot Lunaire CIMES Dipartimento Musica e Spettacolo Università di Bologna in collaborazione con LINK Project con il sostegno di PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI Dipartimento dello Spettacolo REGIONE EMILIA ROMAGNA Assessorato alla Cultura COMUNE DI BOLOGNA Settore Cultura CONSORZIO CITTÀ-UNIVERSITÀ di Bologna The British Council l’aiuto di SMP Sistemi Metodologie Progetti srl la partecipazione di Radio Città del Capo 96.3 Radio Città 103 Radio K Centrale 107.5
CMR Centro per le Musiche di Ricerca
domEstic f fLights
18-23 maggio 999
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Bologna
aAngElica concerti martedì 18 maggio Link (Sala Bianca) ore 21.30 mercoledì 19 maggio Link (Sala Bianca) ore 21.30
John Tilbury musiche di Michael Parsons, Dave Smith, Howard Skempton
Fred Frith Tense Serenity Evan Parker Conic Sections John Russel, Roger Turner duo improvisations Phil Minton, Veryan Weston .....past
FEstival
da una moltitudine di diversità di canzoni: Robert Schumann, Joe Zawinul, Sir Edward Elgar, Hubert Parry, Freddy Fender, Claudio Monteverdi, Hank Williams, Anton Carlos Jobim, Phil Minton e Veryan Weston...
giovedì 20 maggio Link (Sala Bianca) ore 21.30
Paolo Angeli linee di fuga Lol Coxhill Standard Conversions Steve Beresford Signals for Tea+
IntErnazionale venerdì 21 maggio Teatro Comunale ore 21.00
Orchestra del Teatro Comunale di Bologna direttore Stephen Drury musiche di Giorgio Casadei, Diego Stocco, Tiziano Popoli, Massimo Semprini, Domenico Caliri, Stefano Zorzanello, Giorgio Magnanensi, Fred Frith, Lindsay Cooper (arrangiamento Veryan Weston)
solisti Fred Frith, Phil Minton, Maggie Nicols ospiti Chris Cutler, John Edwards venerdì 21 maggio Link (Dance Hall) ore 24.00
Mike Cooper, Pat Thomas Tri Stereo System
sabato 22 maggio Link (Sala Bianca) ore 21.30
Kaffe Matthews to white The Recedents
di
Fred Frith, Bill Laswell, Charles Hayward Massacre
domenica 23 maggio Link (Sala Bianca) ore 21.30
Derek Bailey And AMM
Musica
Cornelius Cardew The Great Learning Pharagraph 7 for any number of trained or untrained singers
direzione John Tilbury voci Scuola Popolare di Musica Ivan Illich
incontri e ascolti martedì 18 maggio
conduce Franco Fabbri Fred Frith
mercoledì 19 maggio
Evan Parker
giovedì 20 maggio
Chris Cutler
venerdì 21 maggio
John Tilbury
sabato 22 maggio
Bill Laswell
venerdì 21 e sabato 22 maggio Link (Infoshop) ore 15.00/19.00
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Palazzo dei Notai, ore 12.00
modulazione di frequenza una ricognizione radiofonica tra memoria e trasformazione
a cura di Antonella Bottini coordina Gabriele Frasca
fuori Salara, ore 18.30 mercoledì 19 e sabato 20 maggio
venerdì 21 maggio
? incontri e combinazioni di improvvisazione tra gli ospiti di Angelica e i musicisti che lavorano a Bologna presentazione del disco e concerto di Stefano Zorzanello Mistress (Erosha) con Stefano Zorzanello, Daniela Cattivelli, Paolo Angeli, Giorgio Casadei, Elena Giardini, Marianna Finarelli
Teatro Comunale Link Palazzo dei Notai Salara Ufficio Festival
Largo Respighi 1 via Fioravanti 14 via de’ Pignattari 2 via Don Minzoni, Mura di Porta Lame via Fioravanti 14, 40129 Bologna tel 051 374877 fax 051 379353 e-mail: angelica@iperbole.bologna.it
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Mario Zanzani Scatole e contesti Massimo Simonini Angelica Airline Chris Cutler Un’annotazione personale sul concetto di LUOGO Alcune annotazioni • Trainspotting Polarizzazioni Lindsay Cooper Un messaggio sulla Sclerosi Multipla concerti incontri e ascolti fuori
7 9 12 20 100 110 114 130 131
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24 AMM 26 Paolo Angeli 28 Derek Bailey 30 Chris Batchelor 31 Steve Beresford 33 Domenico Caliri 35 Cornelius Cardew 37 Giorgio Casadei 38 Lindsay Cooper 40 Mike Cooper 42 Lol Coxhill 44 Chris Cutler 46 Lesli Dalaba 47 Stephen Drury 49 John Edwards 51 Fred Frith 54 Charles Hayward 56 Bill Laswell 58 Giorgio Magnanensi 60 Kaffe Matthews 62 Phil Minton 64 Maggie Nicols 66 Steve Noble 68 Evan Parker 70 Michael Parsons 71 Tiziano Popoli 73 Sally Potter 74 Eddie PrĂŠvost 75 Claudio Puntin 76 Keith Rowe 77 John Russell 78 Mark Sanders 79 Scuola Popolare di Musica Ivan Illich 80 Massimo Semprini 82 Howard Skempton 83 Dave Smith 84 Diego Stocco 85 Pat Thomas 87 John Tilbury 89 Kubryk Townsend 90 Roger Turner 92 Daan Vandewalle 94 Veryan Weston 96 Jason Yarde 97 Stefano Zorzanello
Scatole e contesti
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Angelica è nata, ormai sono diversi anni, sul presupposto che fosse possibile parlare di musica senza per forza parlare di generi musicali (classica-contemporanea, jazz, rock, improvvisazione). Si pensava che la situazione fosse matura, che il pubblico ormai fosse insofferente verso l’organizzazione della musica in scatole separate. Che ci fosse bisogno di rimescolamenti e non solo di ‘contaminazioni’. Anche per questo un contesto itinerante sembrava adatto; il cambiamento dei luoghi e dei teatri a seconda delle necessità. Nel corso del tempo Angelica è andata costruendo la propria identità, e si è guadagnata un proprio spazio nel panorama musicale internazionale; può contare su un pubblico, il pubblico dei non-generi (o più precisamente dell’improvvisazione e della composizione non accademica e delle curiosità bizzarre). Purtroppo, l’evoluzione della situazione musicale avviene per scatole, separate e più o meno comunicanti. Il contenuto della nostra scatola è una musica in certo modo meno comunicativa di altre, che ha bisogno di promozione e di ‘autorevolezza’, per muovere curiosità e interessi sul mondo dei suoni possibili. Inoltre, ha bisogno di sostegni pubblici e istituzionali sia sul versante dell’organizzazione che su quello del sostegno delle forze creative (musicisti e compositori, ensemble, progetti). Anche sul versante della musica colta la situazione si è fatta più difficile in Italia e all’estero. Di fronte al dilagare della musica commerciale, del divismo e dell’evento, le istituzioni musicali sembrano paralizzate e incapaci di compiere scelte verso nuovi territori musicali: da un lato rimangono immobili nella tradizione, in un rapporto simbiotico con un pubblico ‘borghese’ (minoritario e in progressiva diminuzione se non c’è il divo di turno) che è lo specchio esatto dei programmi artistici e della gestione elitaria dei teatri. D’altro canto innovare significa qui perdere pubblico, senza alcuna garanzia di essere in grado di crearne uno nuovo. In questo panorama desolante per la musica di ricerca un ruolo particolare coprono i luoghi del consumo ‘diverso’, i centri sociali, gli spazi autogestiti (a Bologna: Link, Tpo, Livello 57); che si dimostrano in grado di coinvolgere nuovo pubblico, di essere attori delle trasformazioni continue della musica, e di porsi talvolta in bilico fra mercato e avanguardia, fra svago e ricerca. Il loro successo indiscutibile è legato però in gran parte al contesto, al luogo e ai simboli che vi circolano. I valori musicali sono strettamente
8. legati al contesto ‘radicale’ ed ‘alternativo’, o semplicemente ‘informale’ e ‘popolare’ e non sono spesso valutati per quello che sono. Sono annegati nella mutevolezza e flessibilità di questi centri, prima di tutto luoghi di ritrovo sociale. È forse una legge generale: il valore identificativo dei contesti e dei luoghi è anche più forte del valore rassicurante dei generi. Un valore estetico forse non esiste al di fuori del suo contesto e questo crea un certo imbarazzo, quello di definire non solo una proposta musicale, quanto una nostra proposta di ‘contesto’, che per la verità è stata volutamente messa in ombra. Nel momento in cui più si sente il bisogno di iniziative e istituzioni capaci di sostenere senza troppe preoccupazioni di mercato la ricerca musicale (ad inseguire il mercato vincono altri soggetti più preparati) noi ricominciamo dal basso, risalendo fino all’alto del Teatro Comunale e cercheremo di imparare qualche cosa sul nostro contesto d’azione. Mario Zanzani
Angelica Airline
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Angelica ‘999, nonna edizione, dal 18 al 23 maggio, Domestic Flights (voli domestici), parlerà della scena inglese (dopo l’Olanda nel ‘96, il Canada e il Giappone nel ‘97, l’Italia nel ‘98), una edizione ‘classica’ che continua lo sguardo particolareggiato sulle ‘comunità sonore’ dei vari paesi. Una sorta di Collettivo, aperto, è una delle inziative possibili, in genere di gruppi di musicisti e appassionati di musica, per lavorare, per essere più visibili, per aiutare una trasmissione del sapere. Il London Musicians’ Collective, che unisce musicisti fondamentali della scena ‘Cosmica’, è un esempio. Il collettivo come insieme di individui, diventa visibile. Quanto è importante per tutti che sia visibile, che certe esperienze risultando possibili diano la possibilità ad altri di inventarsi altre realtà, altri collettivi, diversi ma che possono contare su una precedente importante esperienza. Quanti nuovi percorsi si possono aprire, grazie anche ad una maggiore speranza, che certi musicisti sanno trasmettere: le porte sembrano aperte a tutti, non servono chiavi speciali, serve passione per la musica, serve e si ricerca verità. Si inventa ciò che manca, questa potrebbe essere una lettura in relazione ai bisogni di chi fa musica per chi la fruisce. Una realtà nel quale certe pratiche musicali si possano svolgere è indispensabile, nella normalità delle attività musicali di ogni genere/tipo, di una città.
La musica che questi musicisti praticano è varia, e per natura sembra ricerchi e inventi ogni volta qualcosa per non essere classificata... come dire se mi ascolti ti parlo... se cerchi la forma c’è ma quando la vedi è già evaporata, in continua mutazione e instabilità. Quando nasce una nuova forma viene voglia di trasformarla, di distruggerla prima che si consumi, come qualcosa che cangia continuamente. Ecco allora che una canzone sembra vecchia, ma non c’è niente di più nuovo. Il suono di quel quintetto non si era mai sentito, e forse non si ripeterà. Quel trio di ‘adulti’ (Peter Blegvad, John Greaves, Chris Cutler) sembra suoni musica rock di trent’anni fa, ma non è così, i tre riescono ad essere attuali; non databili anche perchè quasi troppo databili. Poi c’è lo ‘standard’ (classicità) di certi ensemble, insiemi, standard figlio di nessuno, se non di chi sta facendo musica in quel momento, quasi provocazione (?) dire che questo standard appartiene alla musica di AMM, i quali facendo improvvisazione eseguono il loro ‘aereo raga’, atterrando e decollando, ogni volta si ripete, sempre diverso, all’infinito. Quasi un rito. La musica degli strati più colti, ma ormai anche quella che si pratica nei luoghi ‘alternativi’ è troppo legata alla forma, alla modernità. La musica offre tante possibilità perchè non esplorarla. Ad alta quota c’è un’aria fantastica, quasi quasi non si respira.
10. La forma, dopo tutto, è anche tradizione e quando la tradizione non è conservazione obbligata ma è aperta, genuina, allora attraversarla, re-inventarla e quando crea troppa corrente lasciarla, può diventare un buon modo per comunicare in musica. O nella classicità della forma che esiste da secoli (per esempio la musica classica), ri-esplorata con la libertà di chi pratica musica per la musica, ridandogli una nuova vita. Dicono Phil Minton e Veryan Weston nel loro progetto ‘passato’ (.....past): “...mangiando secoli”. Ancora, attraversare il tempo. La forma può però diventare un ‘limite’, e oggi è forse la cosa che affligge di più la musica. Un ringraziamento particolare va a un ‘senso di industria’ che ormai permea tutte le cose; forse è necessario, ma è troppo stretto. “...Tutto ciò implica estrema disponibilità all’ascolto, che è atteggiamento fondamentale per comunicare con gli altri. ‘Ascoltare’ significa abdicare al carattere assertivo della propria soggettività, all’attaccamento egoistico alle ‘proprie’ idee...” (Giorgio Magnanensi). La curiosità di scoprire, la voglia di condividere, il tempo necessario per, sono elementi fondamentali per superare quelle barriere che ostacolano il nostro bisogno di conoscenza, che non ci consentono di fruire più liberi, quando la tendenza all’abitudine continua a spezzare desiderio e passione. La lontananza, dall’oggetto di cui si parla, con i tutti i suoi significati, dovrebbe aiutare a capire, ma dopo sterminate esperienze sembra sempre che qualcuno debba morire, prima, per dirci poi, quanto era importante ciò che aveva fatto o semplicemente per essere riconosciuto e quindi democraticamente trasmesso agli altri. Condizione elementare, quest’ultima, che dovrebbe essere pratica di ogni istituzione culturale.
L’avventura di Derek Bailey è una testimonianza di libertà imprigionata nella civiltà. Adesso penso agli amici di Ring-Ring Festival, di Belgrado, come noi al di fuori di queste strategie e intenti di guerra, malgrado loro bloccati, nell’impossibilità, in uno stato di guerra, nel vuoto. A loro e a tutti gli altri civili innocenti di questa guerra penso e dedico questo programma di Angelica, che abbiamo potuto realizzare, a loro che adesso non possono realizzare il loro programma, di vita, di lavoro, a loro.
Questi saranno gli ingredienti per individuare il sapore della musica di questa edizione, distinta & anarchica. La musica ha bisogno del silenzio. Il silenzio produce musica. Si amano. Ma ogni volta che spieghiamo qualcosa (sembra che noi) distruggiamo qualcosa. Massimo Simonini
prefazio
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12.
Un’annotazione personale sul concetto di LUOGO Sono cresciuto in Gran Bretagna, ma difficilmente il mio ambiente musicale può essere definito britannico. Di tutte le musiche pop, rock, o comunque difficili da digerire dai genitori, che divennero moneta corrente nella nostra generazione, alcune erano fatte in casa, molte provenivano dall’America, e la maggior parte fuoriuscivano da casse acustiche. Nel momento in cui decidemmo di attivarci, non esisteva di fatto altro luogo per imparare al di là dei dischi stessi. In questo modo i dischi divennero per noi una sorta di “dove”, divennero i nostri maestri. Di fatto, diventarono la nostra comunità musicale, anche se in effetti nessuna comunità era uguale all’altra, dal momento che ciascuna collezione personale creava su misura la propria. Il negozio locale e la rete postale divennero la nostra via di accesso a un universo di suono che, andando contro le leggi della topografia, sembrava essere dappertutto. O in nessun posto. O tutto in un posto. Ma dov’era? Nei solchi, nelle casse, nella stanza. E domani alla stessa ora? In qualche modo, in qualsiasi luogo si suonasse, c’era; e non tanto collocato più o meno dovunque, ma, cosa inquietante, in molti luoghi diversi allo stesso momento: di fatto era in qualsiasi luogo, in qualsiasi momento e poteva ripetersi quante volte lo si desiderasse. Cosa importuna, sulla quale avremmo dovuto fermarci a riflettere. Ma non l’abbiamo fatto. Siamo cresciuti in una cultura dove gli oggetti sonori ci erano già familiari tanto quanto la pittura, i testi o l’architettura, e quindi queste non erano affatto questioni che ci capitava di porci. Semplicemente le davamo per scontate. Ciò nondimeno, per quasi tutta la sua storia - cioè da svariati secoli fa fino alla fine del XIX secolo - la musica non era mai esistita in alcuna altra forma se non in quella dell’evento, fenomeno la cui essenza era riposta nella sua sparizione immediata. La musica ha acquisito il proprio significato, si è sviluppata e ha prosperato come arte profondamente segnata dall’oblio, un’arte che sopravvive solo grazie a interpretazioni, invenzioni, ricostruzioni e ricordi, inaffidabile. Poiché di un suono non rimane nulla1. Andare all’Opera, rimanere svegli di notte nella giungla, prendere un tavolo al Birdland, assistere a delle nozze in un villaggio, perfino sedere nell’atrio principale di Radio France ascoltando i primi esperimenti di scratching di Pierre Shaeffer, sono tutte situazioni radicate in modo
.13 inestricabile in viaggi e in specifiche comunità geografiche. Esse giungono a noi impigliate nella rete di sensazioni, di decisioni e di dispendi di energia e di sforzi che ci vengono richiesti ogniqualvolta le incontriamo. In una registrazione, tutto viene cancellato. L’incontro con una cassa acustica può ancora cambiare le nostre vite, ma la differenziazione, la reciprocità nella costruzione del tempo, il colore, il radicamento, il profondo senso di integrità che caratterizza le occasioni condivise - tutto questo viene perso. E, sebbene siamo liberi dall’obbligo di condurre un certo tipo di vita o di essere in un determinato luogo in un determinato momento per avere esperienza di determinati tipi di suoni, i significati che tale obbligo conferiva a quei suoni sono persi. Ora sono solo suoni. Strappati dal loro radicamento negli eventi, essi giungono a differenziarsi dagli altri suoni non attraverso le loro vite e i loro contesti, ma semplicemente attraverso le loro forme sonore. Mentre le nuove specie di suoni registrati proliferavano - superando in velocità e in numero quelli ancora radicati nell’evento - le visioni del mondo, le regole e i rituali che precedentemente erano serviti per mantenere la partecipazione nelle (e la separazione delle) culture, cominciarono a venire meno. Questo è vero soprattutto a livello di consumo, dove subentrano dischi anonimi che potevano essere acquistati, presi in prestito e rubati, e accessibili, almeno in principio, in modo illimitato ed universale. Si potrebbe quasi dire democratico. Successi di big bands di epoche precedenti alla nostra nascita, tamburi del Burundi, folklore maltese, pop africano, canti di uccelli, gamelan classico - tutto proveniva dalle stesse casse, costava uguale, aveva lo stesso aspetto, e fluttuava liberamente nell’insieme assai uniforme delle merci prodotte in massa. Spedizioni, perizie e sacrifici non erano quindi più indispensabili per l’ascoltatore curioso: il mondo - o perlomeno un buon campionario dei suoi suoni - era infatti stato riordinato e dispiegato di fronte a noi, e richiedeva solo quadranti da girare e tasti da premere per materializzarsi ubbidientemente. Negli anni ‘50 e ‘60, mentre crescevo, non si poteva quindi più affermare che i fattori geografici giocassero un ruolo di controllo nei tipi di musica che la mia generazione poteva incontrare. Quando giunsero i dialetti del jazz o il rock, noi tutti - quelli il cui accesso alla musica proveniva essenzialmente dalle radio e dai dischi, e quei pochi di noi che
14. avevano avuto un’istruzione musicale privata o istituzionale - facevamo da soli: in questi ambiti l’apprendimento era necessariamente basato su un’attività “fai-da-te”. Nessuna lezione, nessun esame. L’apprendistato era volontario e fatto nell’ambito del proprio gruppo. I nostri mentori di vinile non si lamentavano, sempre pronti a ripetersi all’infinito. Tutto questo aveva naturalmente un prezzo: l’apprendimento attraverso l’ascolto trascura - per definizione - le scorciatoie, le interazioni, gli incoraggiamenti e tutti quegli indizi visuali utili ed efficacemente esplicativi. La strada dell’indovinare è sempre più difficile di quella del chiedere. Tuttavia, essa ci liberò da opinionisti, critici, pregiudizi e dalle ristrette specializzazioni degli insegnanti individuali e delle corporazioni professionali. Non che ci fosse molto da scegliere. Anche i nostri strumenti, che avevano a malapena superato la loro infanzia, erano sconosciuti: le chitarre elettriche mantenevano in verità nulla più che una vaga somiglianza con i loro antenati acustici, mentre i bassi elettrici condividevano solo una minima parte del loro DNA con il vecchio contrabbasso, enorme e privo di tasti. Di fatto, tutto ciò che era fidato e familiare veniva comunque ribaltato attraverso l’amplificazione, i pick-up, i circuiti elettronici e, soprattutto, attraverso le casse. Gli strumenti e le tecniche richieste per suonarli (nonché le loro innumerevoli estensioni, come pedali, effetti, impianti voce) stavano evolvendo insieme alla musica che rendevano possibile, e questo significò l’inizio di un periodo, che proseguì negli anni a venire, dove si sarebbe sviluppato più l’apprendimento che l’insegnamento. È importante tenere presente che scrivo riferendomi solo all’ambiente dove io ho appreso la musica, anche se scommetterei che non si tratti di un ambiente così atipico. Comunque, per noi era chiaro che, nel bene o nel male, il suono che fuoriusciva dalle casse avrebbe strutturato, o ristrutturato, la nostra concezione di ciò che la musica era. Sia nell’ambito della produzione che nell’ambito del consumo. E naturalmente non ci venne certo in mente di cercare ispirazione o istruzione nelle nostre vicinanze geografiche; piuttosto - ascoltando, copiando e sbagliando - ci imbarcammo in ciò che risultò essere un viaggio in un territorio non riportato sulle carte geografiche. Ci sentimmo forse dei pionieri? Non all’inizio. Lo siamo stati? A caldo, direi di sì. Penso soprattutto a coloro che hanno mandato in frantumi, vuoi per ignoranza, vuoi per logica interna, le regole dei generi, degli stili, delle tecniche o del
.15 gusto localizzate in un passato ben delineato e isolato, quando le musiche erano ben differenziate e conoscevano ancora il loro posto - un passato basato su rigidi confini ora irrimediabilmente compromessi da una babele di suoni registrati priva di qualsiasi controllo che permette libero accesso a qualsiasi area. Finii in una cerchia dove imperava la creatività, l’andare per tentativi, l’ignoranza e l’entusiasmo. Il motto, assai superficiale, era: “Perché no?”. Ignari della nostra innocenza musicale, disinvoltamente irriverenti nei confronti sia della lobby dei virtuosi che delle categorie musicali accettate e attentamente tracciate, e soprattutto dando per scontata la nostra empatia con l’elettricità e la registrazione, abbiamo adottato, ampliato e mescolato qualsiasi tecnica e forma che sentivamo adatta, o che ci interessasse - imparando attraverso il fare, pasticciando in piccoli gruppi affiatati e semi-incompetenti, inserendo a forza elementi tratti dal pop, dal jazz, dalla musica elettronica ed etnica o da composizioni “serie” nel nostro lavoro, scrivendo, improvvisando, registrando nastri nelle nostre camere da letto e, in genere, buttandoci precipitosamente dove gli angeli hanno paura di posarsi. I nostri compagni virtuali - miei e di coloro che appartengono alla comunità non ben sincronizzata con il proprio tempo alla quale appartengo anch’io - giunsero presto ad includere musicisti e compositori provenienti dalle frange sconosciute del nuovo jazz e del rhythm and blues: i pionieri e gli esploratori. Come principianti, stavamo cercando di scoprire che cosa questa musica avrebbe potuto significare per noi e, sotto questo punto di vista, le modalità di innovazione, espressione e interpretazione erano, nel momento in cui si differenziavano dalle relative norme, di particolare importanza. E poi c’erano gli improvvisatori, i tecnici del suono, i compositori di colonne sonore e gli esponenti dell’elettronica o musique concrete - osservatori esterni e specialisti che erano interessanti proprio perché erano così marginali al mondo del mercato e dell’intrattenimento. Ed infine c’erano i turbolenti radicali provenienti dal mondo della Contemporary Music, un campo che offriva un ricco compendio di esempi concreti di modalità di organizzazione e di arrangiamento dei suoni e che, ai suoi confini, incarnava un’estetica che teneva veramente in considerazione sia l’interfaccia tra l’uomo e gli apparati elettronici sia il paesaggio sonoro elettronico e urbano.
16. Niente di tutto questo dovrebbe sembrare eccessivamente strano. Come i musicisti folk in giro per il mondo, stavamo semplicemente assorbendo una cultura che si presentava a noi localmente. La differenza sta nel fatto che nel nostro caso questa presenza locale era rappresentata da una massa di musica che si librava misteriosamente nell’aria. Alla fine degli anni ‘60 stavo suonando in gruppi decisamente eclettici ed interessati a ciò che era possibile ottenere con gli strumenti di cui disponevamo. L’unico limite era costituito da una vaga idea di ciò che pensavamo il “rock” potesse forse permettere. E, dal momento che nessuno che ci importasse di prendere in seria considerazione ci aveva spiegato perché il rock non poteva essere tanto innovativo, complesso e serio quanto la musica colta contemporanea, né tanto aperto all’improvvisazione e alla spontaneità quanto il jazz, furono proprio queste questioni ad andare a costituire le nostre aspirazioni. Perché no? Non c’era accademia, tradizione, canone o regolamento di genere che potesse frenarci, solo l’immersione nella storia di una pratica in evoluzione e la disponibilità su disco di tutti i tipi di sonorità e di forme musicali 1. Naturalmente suonavamo dal vivo e, negli intervalli tra un’incisione e l’altra, provavamo; ma la creazione di una relazione comunicativa di ampio respiro proveniva da una sorta di virtualità - e noi sapevamo che il nostro contributo, se fosse vissuto e si fosse propagato, sarebbe dovuto ritornare lì 2. L’aria non fu solo il luogo dal quale provennero le nostre influenze, ma anche il luogo dove incontrammo il pubblico. Esso costituì il nostro vicinato. Ascoltare i dischi divenne un modo per essere inclusi in una continua relazione comunicativa situata dovunque e staccata dal tempo. Fare dischi divenne il nostro modo di contribuire ad essa. Uno strano tipo di relazione comunicativa, a dire il vero, in cui sapevamo che gli innumerevoli incontri che avremmo fatto non avrebbero mai avuto effetto su di noi e avrebbero indotto vari tipi di risposte che non avremmo mai saputo. Riassumendo, il rock e le sue più esotiche ramificazioni è stato non tanto la creazione di qualche comunità geografica, quanto il risultato dello studio di registrazione, della radio e di una comunità di estranei vagamente legata insieme dalla produzione di massa e dalla mobilità degli oggetti3. Era anzitutto questa la comunità a cui appartenevo. E, solo in seconda battuta, appartenevo anche a quell’imprevedibile nesso
.17 fatto di prove, di spettacoli e di artisti di passaggio che correva parallelo ad essa. Gli artisti di passaggio passavano come bonus: non dipendevamo da loro ed anzi potevano risultare deludenti. I dischi, invece, no: non potevamo localizzarci senza loro. Ciò ha reso l’industria della musica contenta fino a che è riuscita ad alimentare il suo progetto a senso unico di far soldi e incrementare i mercati. Il suo concetto di scambio era semplice: merci fuori, soldi indietro - un disco era semplicemente il catalizzatore di questa trasmutazione. Noi però interpretavamo i prodotti da un punto di vista diverso: per noi i dischi ratificavano una differenza basata sull’idea di comunità non topografiche, non necessariamente commerciali e fondamentalmente interconnesse, comunità non più separate da noi o l’una con l’altra per mezzo di un qualsivoglia genere di distanza significativa. Questa poteva certo essere una proiezione un po’ naïve da parte nostra, ma ci incoraggiava ad agire come se fosse vera - e alla fin fine ci ha aiutato a renderla tale.
Improvvisazione Questa comunicazione attraverso gli oggetti era fondata in modo così serio al punto che ci furono molti che decisero di lavorare esclusivamente con questo nuovo medium. Per loro la presenza, l’evento, l’occasione e perfino la reazione, non costituirono più un problema. L’oggetto li aveva resi più liberi. Ispirati dalla possibilità di lavorare liberi dai vincoli del tempo reale, questi musicisti posero al centro dell’attenzione lo studio di registrazione, l’intelaiatura delle casse e le illusioni sonore modellate e congelate, oggetti che al tempo stesso diventarono il loro obiettivo principale. Questi musicisti furono compensati da altri che, una volta messi di fronte alla registrazione, decisero di dedicarsi esclusivamente all’improvvisazione dal vivo, proprio perché questa rappresentava una roccaforte dove il momento della creazione della musica restava inalienabile. Si spostarono, proprio come prima di loro fecero i pittori messi di fronte alla fotografia, in territori che il nuovo medium non poteva sperare di occupare. Ecco fatto. L’autore che usa i suoni come inchiostro e lo studio come medium per levigare oggetti con la stessa rigidità e definitezza dei libri o delle fotografie, concepisce la perdita della presenza come l’unico mezzo che rende la creazione possibile. L’improvvisatore, dal canto suo, insiste in pratica sul fatto che l’essere là è un elemento essenziale e vincolante per il proprio lavoro. In
18. mezzo germogliano molte forme ibride dove la performance e la registrazione si compenetrano, forme tanto ambigue rispetto agli eventi quanto lo sono gli abitanti del mondo virtuale delle registrazioni rispetto al loro vicinato geografico. Naturalmente, quando si va sul personale, ognuno avrà una propria versione dei fatti. Tuttavia, vorrei comunque affermare che fu il lavoro di improvvisatori lontani, sentiti principalmente attraverso i dischi, che ha ispirato e incoraggiato dapprima una generazione di musicisti preparati, ed in seguito una generazione di musicisti principianti, a perseguire questa forma di discorso musicale, allora piuttosto esclusiva. Fu anche attraverso lo scambio di registrazioni, almeno quanto attraverso lo scambio dovuto all’interazione spontanea, che prese forma il linguaggio dell’improvvisazione con il quale oggi abbiamo familiarità. Penso che perfino il desiderio di fare musica di questo tipo proveniva, anche se in modo indefinibile e subliminale, più da esempi lontani che da pratiche locali. Questo è il potere della registrazione. E questo medium rigido, morto, senza un viso, non entra in competizione con l’interprete e con l’improvvisatore, ma conferisce loro potere. Sorprendente? Opponendosi alla definitezza e alla perfezione delle registrazioni, l’improvvisazione resta indispensabile per liberare il nuovo medium dalle abitudini e dalle prospettive del vecchio, poiché la registrazione del suono, in quanto medium, non è altro che la memoria dell’esecuzione - tanto quanto è anche il solo mezzo possibile per rendere tale esecuzione materia grezza per continue manipolazioni compositive. E, sotto questo aspetto, l’improvvisazione è in prima linea sia per la conservazione che per la sostituzione dei valori essenziali della categoria “musica” come questi sono stati concepiti e praticati fin dalla sua origine. La straordinaria esplosione dell’improvvisazione negli ultimi trent’anni e la questione più astratta del concetto di “luogo” sollevata all’inizio di questo saggio sembrano, perlomeno ad un certo livello, ruotare intorno ad un unico problema: quello della presenza e della sua assenza, dell’evento e dell’oggetto. La relazione comunicativa che essi generano è una profonda conseguenza dell’impatto della registrazione nella vita musicale, una rivoluzione che ci ha regalato - a seconda delle prospettive di ciascuno di noi - le possibilità di emancipazione o la tossicità
.19 soffocante degli oggetti sonori - quelle cose magiche che non cambiano e che non andranno via. Allo stesso modo ha determinato l’esistenza di un nuovo e intangibile “luogo”, che non solo corrode inesorabilmente le comunità, ma rappresenta anche una condizione per un’emancipazione della loro formazione. fin Chris Cutler (Marzo 1999) (1) Non mettiamo in dubbio l’onnipresenza sedimentata di un passato visivo - ci si aspetta che tutto ciò che vediamo porti i segni e la patina dell’età e della sua durata nel tempo. Nel frattempo le nostre orecchie sono sempre state avvezze a udire suoni che esistevano esclusivamente nel momento nel quale erano prodotti. I suoni non hanno età. Piuttosto che riportare i segni del tempo, sono loro stessi a segnare il tempo nel suo fluire. O almeno questo era ciò che accadeva fino al momento in cui essi non hanno acquisito lo status di oggetti. Ora molti passati scorrono costantemente nel nostro presente e, a differenza degli edifici o delle persone, essi rimangono intatti di fronte alle devastazioni del tempo: ritornano continuamente come nuovi, portando ancora con loro il tempo della loro creazione originaria. L’Acropoli è anziana, ma i Beatles sono ancora nella loro tarda adolescenza. È ancora il 6 giugno 1962, e il suono che proviene da queste casse è a tutti gli effetti lo stesso suono che proveniva da altre casse trentadue anni fa, nello studio 2 di Abbey Road, quando fu originariamente elaborato. (2) Stranamente, uno dei primi e più importanti elementi che abbiamo ottenuto dalla comunità dei dischi - dove l’interazione tra l’artista e l’ascoltatore è ridotta a zero - è stata l’energia e l’immediatezza del rock e della performance. Forse proprio a causa del fatto che qualsiasi altra dimensione era così evidentemente assente? (3) Naturalmente lo stesso può essere affermato riguardo il jazz e il blues, che si diffusero ampiamente attraverso i dischi piuttosto che attraverso le partiture e i concerti. Ci sono moltissime descrizioni aneddotiche di musicisti jazz e di cantanti blues che testimoniano sia questo che l’apprendimento attraverso i dischi. Il fatto è che queste forme artistiche sono sempre state artificiali e non, come vuole il cliché, delle performance naïve catturate casualmente dalla tecnologia
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Alcune annotazioni • Trainspotting Quest’anno tutti i musicisti presenti ad AngelicA provengono dalla Gran Bretagna, ad eccezione di otto italiani Paolo Angeli e i compositori dei pezzi per orchestra i cui brani continueranno la serie iniziata lo scorso anno - e due americani, un belga e uno svizzero, tutti membri dei gruppi di Fred Frith. Tre dei musicisti provenienti dalla Gran Bretagna vivono attualmente all’estero (Fred Frith, Keith Rowe e Mike Cooper) e la maggior parte di loro si incontra abitualmente in contesti internazionali e in gruppi di nazionalità mista. Tra i quarantaquattro partecipanti ci sono cinque donne, tre delle quali fanno parte dello stesso progetto. Forse questo raduno rivela qualcosa dell’attuale comunità musicale britannica o del suo sviluppo durante gli ultimi quarant’anni? O piuttosto è meglio parlare di una particolare frangia di tale comunità, visto che, di fatto, qui non è presente alcun esponente del mondo del rock - a parte gli Henry Cow, attivi negli anni ‘70, e un membro dei This Heat - e nessuno del pop o di qualsiasi altro genere elettronico recente (dalla techno e dal drum & bass fino a Tom Jenkinson e John Wall). Il mondo colto contemporaneo è rappresentato solo nel programma del concerto di John Tilbury e da Great Learning di Cornelius Cardew, composizione legata alla Scratch Orchestra, ovvero ad un momento davvero particolare a sua volta connesso all’abbandono dei canoni compositivi europei. Di fatto, la maggior parte dei partecipanti sono meglio noti come improvvisatori e sono associati all’evoluzione avvenuta tra i tardi anni ‘60 e la metà degli anni ‘70 di una comunità di improvvisatori “free” jazz-post-jazz. Dalle loro biografie emergono alcune importanti Polarizzazioni: le band di Mike Westbrook (1961>), AMM (1965) Spontaneous Music Ensemble di John Stevens e Little Theatre Club (entrambi 1966), Scratch Orchestra e Henry Cow (entrambi 1968), The London Musicians Co-operative (fondato e attivo nel 1975) e Company di Derek Bailey (1970). Tutte queste entità ben identificabili si mescolano in certi punti, e i musicisti si muovono all’interno di essi come elettroni in un reticolo cristallino. Ho aggiunto alcune brevi note su queste Polarizzazioni alla lista dei musicisti partecipanti in modo da rendere più evidenti alcune delle loro interconnessioni. Inoltre, l’etichetta Incus, fondata nel 1970 da Derek Bailey, Evan Parker e Tony Oxley e qui poco menzionata, fu, insieme ai gruppi e ai concerti che facevano riferimento ad essa, molto influente per questa cerchia di musicisti. Fra tutti gli invitati britannici a questo festival, solo la storia di Kaffe Matthews è diversa in modo significativo.
.21 Così, sebbene l’idea di “Scuola Britannica” sia una categoria ardua da definire (molti dei partecipanti hanno declinato l’invito ad esprimere il loro parere su cosa possa essere una cosa simile), la lettura delle biografie e l’osservazione dei legami reciproci (link) ci racconta di fatto un qualche tipo di storia della maggior parte dei musicisti rappresentati in questo programma, una storia che forse è sufficiente ad indicarci alcuni elementi di ciò che nella loro formazione è stato di tipo squisitamente britannico: la Gran Bretagna, diciamo Londra. Ho infine aggiunto, come conclusione, alcune delle riposte strappate ai partecipanti alla mia domanda sulla scuola britannica. Sono pubblicate in appendice come dramatis personae, e vorrei qui ringraziare in modo particolare coloro che hanno interpretato la mia richiesta in modo sufficientemente serio da inviarmi le loro riflessioni su questo e su altri problemi.
Osservazioni sui criteri grafici Il presente programma abbandona i criteri grafici dei precedenti programmi di AngelicA. Ho elencato i partecipanti e le loro biografie in ordine alfabetico sul fronte, cercando di far emergere le interconnessioni tra loro - specialmente quelle che collegano i tre campi significativamente differenti dell’improvvisazione jazz-post-jazz (SME, LMC, Little Theatre Club), del rock (Henry Cow) e della frangia colta contemporanea (Cardew, Scratch Orchestra) - nel momento in cui, tra la metà degli anni ‘60 e la metà degli anni ‘70, si avvicinavano l’un l’altro. Poiché nelle biografie alcuni nomi si presentano più volte - le Polarizzazioni - ho aggiunto alcune brevi note anche su loro. Le connessioni incrociate sono in grassetto, le Polarizzazioni in grassetto e corsivo. Spero che lo sfogliare il testo risulti divertente. Di certo è stato istruttivo compilarlo. Vorrei solo aver creato una opportunità per eventuali approfondimenti. Devo inoltre ringraziare l’instancabile Peter Stubley, che mi ha aiutato con molti dettagli biografici. Il suo sito web, denominato European Free Improvisation (http://www.shef.ac.uk/misc/rec/ps/efi/), contiene informazioni su più di ottanta musicisti improvvisatori e su ottanta etichette discografiche indipendenti, nonché materiali audio e video. Il sito è aggiornato mensilmente. Chris Cutler (Marzo 1999)
9
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AMM
AM M
John Tilbury, Eddie Prévost, Keith Rowe. Nel 1965 il sassofonista Lou Gare e il chitarrista Keith Rowe erano membri della Mike Westbrook Band. Lou Gare era anche membro di un quintetto di hard bop, nel quale suonava Eddie Prévost. Vari ensemble stavano sperimentando in quei giorni a Londra il free jazz, che era all’epoca una novità. Quelli nei quali militavano Gare, Rowe e Prévost includevano anche Mike Westbrook, John Surman, Henry Lowther, Malcolm Hawley e Lawrence Sheaff. A fianco di tali formazioni nacque Il trio di Gare, Rowe e Prévost, che si dedicava alla musica free, eseguendola spesso in pubblico. Poco dopo, Gare e Rowe lasciarono il gruppo di Westbrook per concentrarsi su questa nuova avventura. In seguito si aggiunse Lawrence Sheaff, bassista di Westbrook, formando ciò che è diventato l’AMM. La loro ricerca si svolse contemporaneamente a quella allora emergente, (di cui essi erano sorprendentemente in gran parte all’oscuro) del gruppo di musicisti impegnati nelle prime prove dello Spontaneous Music Ensemble (si pensi soprattutto a John Stevens, Trevor Watts, Paul Rutheford, Derek Bailey e Evan Parker). Benché entrambi gli approcci alla nuova libertà in musica si sviluppassero indipendentemente, ci furono dei contatti. Lo SME, generosamente, invitò l’AMM a tenere concerti di quando in quando al Little Theatre Club in Monmouth Street, nel West End di Londra. Nel 1966, l’AMM fu invitato ad aggiungersi ad altri musicisti per l’esecuzione dell’opera grafica di Cornelius Cardew Treatise. In seguito, Cornelius
.25 si unì all’ensemble e cominciò a partecipare alle sue esibizioni, che avevano luogo periodicamente al Royal College of Art. La formazione era costituita stabilmente da Cardew, Rowe, Gare, Sheaff e Prévost. Alcuni mesi dopo la realizzazione del loro primo disco, Lawrence Shaff lasciò l’ensemble e abbandonò la musica. Nel 1968 il compositore statunitense Christian Wolff si unì all’ensemble per tutta la durata del suo anno sabbatico in Gran Bretagna. Nello stesso periodo suonò regolarmente con AMM anche Cristopher Hobbs, percussionista che studiava composizione con Cardew alla Royal Academy of Music. A volte, quando Cardew non era presente, partecipava John Tilbury. A partire dai primi anni ‘70 fino allo scioglimento dell’AMM nel 1972, l’ensemble si ridusse a un quartetto: Cardew, Gare, Prévost, Rowe. Successivamente, fin verso al 1975, Lou Gare e Eddie Prévost si unirono a Evan Parker e Paul Lytton per diverse collaborazioni e concerti (spesso nelle rispettive formazioni in duo e con ospiti), in un abituale punto d’incontro settimanale in East Action, a Londra. Ciò infine portò all’inclusione di Gare e Prévost nella London Musicians’ Co-operative. Cardew e Rowe, nel frattempo, cessarono di dedicarsi all’improvvisazione. In diverse occasioni, nel corso del 1976, si fecero le prime mosse per una riunificazione, nel corso di sessioni private con la partecipazione di Cardew, Rowe, Gare e Prévost. Tali sessioni si rivelarono infruttuose per Gare, che abbandonò e partì alla volta di Exeter. Successivamente, a Cardew venne a mancare il tempo o la voglia di continuare con il progetto. Rimasero i soli Rowe e Prévost, che collaborarono in duo per circa un anno, fin verso il 1980, quando essi invitarono John Tilbury a unirsi all’AMM. Questo trio è rimasto il nucleo base dell’ensemble fino a oggi. Con AMM hanno suonato il violoncellista Rohan de Saram e (meno frequentemente) il clarinettista Ian Mitchell. Durante il biennio 1989/90, per un po’, è ritornato anche Lou Gare. In qualche occasione, Evan Parker ha suonato con varie formazioni AMM. Lui e Christian Wolff sono i due musicisti fuori dalla cerchia più ristretta dei membri AMM con i quali è nato un rapporto stretto e indefinibile, e una confidenza che l’estetica del gruppo cercherà di ampliare e rispettare. Eddie Prévost
AMM ha inciso una ventina di dischi.
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Paolo Angeli
paoLo A
Prime esperienze musicali in un vecchio autobus abbandonato nella periferia della Sardegna settentrionale...apprende i rudimenti della chitarra dal padre. “Aspirante al comando di navi mercantili” presso l’Istituto Tecnico Nautico di La Maddalena, nel 1989 si trasferisce a Bologna. All’interno dell’università occupata, con il Laboratorio di Musica & Iminagine ed altri sparuti compagni inizia un lavoro di sperimentazione musicale ancora in corso, con continui scambi e collaborazioni tra musicisti provenienti da aree diverse. Con il LM&I suona tra il ‘90 e il ‘97 in numerosi festival di musica ‘innovativa’, produce tre CD e collabora con il musicista anglo-australiano Jon Rose. Successivamente dallo stesso gruppo nascono varie “gemmazioni”: Trabant, funambolesca orchestrina che alterna un repertorio di danze popolari a collaborazioni teatrali; Mistress, sestetto cameristico che esegue musiche di Stefano Zorzanello; Angeli-Zorzanello duo, che generalmente si propone in contesti di musica improvvisata aprendosi a collaborazioni con altri musicisti. Nello stesso periodo inizia a suonare la tuba con la Banda Roncati, stupenda esperienza di musica sociale, la batteria con i Diamant Brin, gruppo del musicista serbo Dragan Nicolic e fonda un quintetto vocale che esegue il repertorio paraliturgico dell’area gallurese (Sardegna settentrionale). È socio fondatore della Scuola Popolare di Musica Ivan Illich e dell’etichetta indipendente Erosha. Parallelamente suona con Eva Kant (ensemble attualmente composto da 28 elementi) gruppo con il quale ha collaborato con diversi musicisti tra cui Fred Frith
.27 (esecuzione dell’opera Pacifica), Butch Morris (Conduction ‘32), e partecipato al progetto “Risonanza Magnetica 96”. Un rinnovato interesse per la cultura musicale sarda lo porta ad approfondire la tradizione musicale del nord della Sardegna, conoscendo Giovanni Scanu (il più vecchio suonatore di chitarra sarda ancora in vita) che lo guida alla conoscenza delle forme del canto con accompagnamento di chitarra. Nel ‘95 pubblica per l’etichetta Erosha il CD Dove dormono gli Autobus, presentato nello spazio Audiobox (Rai RadioTre) e meritevole di segnalazione nel settore musica contemporanea del concorso Iceberg 96’. All’interno del festival Isole che parlano (Palau agosto ‘96), al Link (Bologna) e in diretta radiofonica per il programma Audiobox (auditorium RAI di Roma aprile ‘97) il gruppo Fraìli realizza il progetto live dello stesso lavoro discografico, punto di sintesi di tutte le esperienze citate. Nello stesso anno inizia a fare concerti in solo con una particolarissima chitarra sarda preparata. Partecipa al festival internazionale Die lange nacht der gitarre (Podewil Berlino) e vince il primo premio al concorso “Posada Jazz Project”. Nel 1998 pubblica il CD in solo Linee di fuga e si esibisce in diversi festival e rassegne di musica Jazz e musica contemporanea. Ha suonato con Jon Rose, Otomo Yoshihide, Frank Schulte, Carlo Actis Dato. È laureato con il massimo dei voti al D.A.M.S., corso di laurea dell’Università di Bologna, con una tesi in etnomusicologia La gara di canto. Il canto a chitarra nella Sardegna Settentrionale. Lavora, per l’Istituto regionale Etnografico della Sardegna, alla costituzione della fonoteca di musica tradizionale Archivio musicale Mario Cervo. Discografia: - A propos de LM&I Erosha 1993 - Rosenberg’s Revised Timetable LM&I/Jon Rose Erosha 1995 - Dove Dormono gli Autobus Paolo Angeli Erosha 1995 - Colpi secchilGiro di basso LM&I Erosha 1996 - Linee di fuga Paolo Angeli P. P./Erosha 1998 - Pacifìca Fred Frith Tzadik 1998 Compare inoltre nei seguenti CD: - Fastilio Fastilio Erosha 1995 - Festival Internazionale dì musica “Angelica” (91/2/3/4) i dischi di angelica - Happening digitali interattivi a cura di Tommaso Tozzi 1992 - Techno mit Stoerungen ein Projekt von Jon Rose 1996 - Trasmigrazioni Il Manifesto 1996
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Derek Bailey
dErek B. Nato a Sheffield il 29 Gennaio 1930. Dal 1941 al 1952 ha studiato musica con C.H.C. Bitcliffe e chitarra, tra gli altri, con George Wing e John Duarte. Dal 1951 al 1965 ha lavorato come chitarrista solista, accompagnatore o orchestrale - in ogni tipo di situazione musicale: club, sale da concerto, sale da ballo, radio, televisione, e studi di registrazione. In questo periodo, si è interessato sempre più alle possibilità offerte dalla libera improvvisazione, e, dal 1965, ha realizzato concerti in solo in tutte le maggiori città d’Europa, del Giappone e dell’America del Nord. Ha suonato con la maggior parte dei musicisti legati alla libera improvvisazione. Ha aperto la strada alla considerazione della chitarra elettrica come un nuovo strumento con grandi possibilità per l’improvvisazione del suono. Nel 1970, Derek Bailey ha fondato, insieme a Evan Parker e Toni Oxley, la Incus, la prima casa discografica britannica indipendente, di proprietà dei musicisti. Nel 1976 ha fondato la Company, un ensemble mutevole costituito da improvvisatori di diversa formazione, provenienti dall’Europa, Nord e Sud America, Africa e Giappone, che ha realizzato concerti e progetti in tutto il mondo. Nel 1977 viene inaugurato a Londra Company Week, un appuntamento annuale al quale improvvisatori di tutto il mondo vengono invitati a partecipare a cinque giorni di musica improvvisata. Company Week si è tenuto successivamente in altre località, come New York e Hakushu in Giappone. L’ultima Company Week si è tenuta nel 1994. Ha suonato con un numero impressionante di improvvisatori di tutto il mondo.
.29 Oggi divide il suo tempo fra concerti in solo, la gestione di Incus, lo studio, lo scrivere (attualmente sta terminando un libro sulla chitarra), e, cosa che egli considera essenziale, nuovi progetti musicali. Ăˆ autore del libro Improvisation e ha curato con Jeremy Marre On the Edge, una serie di filmati televisivi sull’improvvisazione. Compare in almeno 130 dischi.
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Chris Batchelor
chris B
Nato a Londra nel 1962. Ha cominciato a suonare la tromba con Steve Buckley e Django Bates nel 1979, e poco dopo con Dudu Pukwana’s Zila. È stato membro fondatore e compositore di Loose Tubes dal 1983 al 1990, realizzando frequenti tournée in Europa e negli Stati Uniti e incidendo tre dischi assai apprezzati. Durante questo periodo ha anche suonato con Orchestre Jszira, Three Mustapha Three e con Brotherhood of Breath di Chris McGregor. Dopo lo scioglimento di Loose Tubes, nel 1991 ha fondato, insieme a Steve Buckley, il Buckley/Batchelor Quartet, che lo porterà all’incisione di The Whole and the Half nel 1994; nel 1997 ha ricevuto il Peter Whittingham Award per un progetto di registrazione su hard disk (con Steve) intitolato Life As We Know It, inciso dalla Babel nell’aprile del 1999. Recentemente, ha suonato e inciso con David Murray Big Band, con Fever Pitch di Martin Speake, con Jean Toussaint, e con Delightful Precipice di Django Bates. Gli sono state commissionate composizioni da London Brass, Charles Barber Band e Grimethorpe Colliery Band. È anche molto attivo nella didattica, ed è “senior lecturer” di jazz alla Middlesex University. Le attività didattiche comprendono molti corsi estivi nell’ambito di progetti di Welsh Jazz, Birmingham Jazz, Essex Jazz e del Contemporary Music Network, tenuti insieme a Delightful Precipice e al gruppo afro-brasiliano Akasae, nonché molti workshop sull’improvvisazione e sulla composizione. L’Associated Board gli ha commissionato dei brani per un nuovo manuale di piano jazz. Compare in più di 15 dischi
Link Jason Yarde negli Ad Infinitum + di Nikki Yeoh, nella primavera del 1998 al Festival di Berlino Jazz Across the Border. Kubryk Townsend una serata londinese, molti anni fa, con Mervyn Afrika; è stata anche la prima volta in cui ho incontrato e suonato con Mark Sanders. Mark Sanders Da allora ho suonato con piacere con Mark in molte occasioni, nel gruppo che avevo con Steve Buckley; e abbiamo anche inciso un nuovo CD. Steve Noble Steve ha preceduto Mark come batterista nel quartetto, e ha fornito un importante contributo al CD The Whole and the Half. Veryan Weston Ho insegnato armonia e improvvisazione alla Middlesex University, fino al 1997, quando Veryan vi insegnava composizione.
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Steve Beresford
stevE Nato a Wellington, Shropshire, nel 1950. Steve Beresford ha cominciato a suonare il pianoforte a 7 anni e la tromba a 15. Sebbene coltivasse la speranza di mantenersi suonando musica Stax e Motown con il gruppo locale di soul (nel quale era organista), si iscrisse comunque all’Università di York, dove ebbe esperienze piuttosto orribili nel dipartimento di musica. Finiti gli studi, si trattenne a York, suonando in gruppi funk, gruppi teatrali, ensemble di musica iterativa, club per operai, e, ancora, nella Portsmouth Sinfonia e nel suo primo gruppo di improvvisazione, Bread and Cheese, che suonò al LMC e al Ronnie Scott. Steve, a York, ha organizzato anche concerti, e presentando artisti quali Derek Bailey, Han Bennink, Evan Parker e altri. Si è trasferito a Londra nel 1974, dove ha partecipato a progetti musicali di vario genere - musica da ballo, pop, reggae, MOR, ma anche musica scritta per film, per la danza e per la pubblicità. Il suo interesse principale è l’improvvisazione. Ha collaborato con la Company di Derek Bailey, con diversi gruppi diretti da Evan Parker, con John Zorn, Butch Morris, Otomo Yoshihide e moltissimi altri. Recentemente ha composto le musiche per la pubblicità dell’Ovaltine Power e del Victoria Tea (per il Giappone), per un breve film di Jeremy Wooding, Sari and Trainers (con le voci di Najmar Akhtar) e per Modern Times, film di Ian Denyer per BB2. Le sue ultime collaborazioni musicali sono state: una serie di duetti con Han Bennink e Dave Turner, una musica per film realizzata con l’arpista Rhodri Davies e con la London Improvisers Orchestra.
32. Ha tenuto delle conferenze all’Accademia d’Arte di Oslo e a Reykjavik; ha curato un corso per la produzione audio al Southampton Institute, e insegna musica sperimentale all’Università di Westminster. Compare in almeno 65 dischi
Link John Tilbury Sono un suo fan Eddie Prévost Big band con Evan Parker. Keith Rowe London Skyscraper sotto la direzione di Butch Morris. Fred Frith 2000 Statues sotto la direzione di Eugene Chadbourne. Lindsay Cooper In un gruppo di Derek Bailey. Evan Parker In quartetto, nella London Improvisers Orchestra (LIO), nell’October Meeting, con Vic Reeves & c.t Derek Bailey Company e in altre occasioni. John Russell LP Teatime. Lol Coxhill The Melody Four, in Duo, Before my Time, LIO. Mike Cooper Gruppo Hawaiano e Trio con Max Eastley. Pat Thomas Before my Time, LIO, e Trio con Francine Luce. Roger Turner CD Short in the UK. Phil Minton Dedication Orchestra. Veryan Weston LIO. John Edwards Evan Parker Quartet. Maggie Nicols Dedication Orchestra. Kaffe Mathews London Skyscraper di Butch Morris. Michael Parsons Portsmouth Sinfonia, duetto di Euphonium in Camden canal. Chris Cutler un gruppo di Coxhill. Lesli Dalaba 2000 Statues, New York alla fine degli anni ‘70.
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Domenico Caliri
ddomenico Chitarrista e compositore, nasce a Messina l’11/12/1967. Di formazione prevalentemente autodidatta, si avvicina alla musica all’età di dieci anni avviandosi allo studio della chitarra e rimanendo molto presto attratto dal jazz e dalle svariate tecniche di improvvisazione. Dal 1987 al 1990 studia armonia, pianoforte e composizione col maestro A. Taggeo partecipando, come compositore a numerose rassegne di musica contemporanea colta. Nello stesso periodo ha modo di affinare e personalizzare il proprio stile chitarristico fino alla formazione di un universo musicale compiuto e coerente. Nel ‘90 decide di trasferirsi a Bologna, attratto dal nascente fermento musicale nell’ambito del jazz di ricerca ed entra presto in contatto con numerosi musicisti particolarmente attivi sulla scena culturale cittadina, quali Guglielmo Pagnozzi, Fabrizio Puglisi, Stefano de Bonis e Francesco Cusa coi quali deciderà qualche anno più tardi di dare vita all’associazione Bassesfere. Prende parte ad alcuni corsi di formazione professionale organizzati dalla Unione Europea. Entra a far parte dell’Orchestra Giovanile Italiana, in qualità di chitarrista, e in seguito dell’ O.F.P. Orchestra di Bologna. Nel ‘92 costituisce il gruppo Specchio Ensemble, che diventa presto un emblema del rinascimento musicale bolognese e si aggiudica il primo posto al concorso Iceberg Biennale Giovani ‘94. Nel ‘94/’95 dirige una suite per ensemble di sassofoni e clarinetti dal
34. titolo Omaggio a Quattro Poeti basata su propri arrangiamenti di brani tratti dal repertorio jazzistico moderno e contemporaneo. Sempre nel ‘94 lo Specchio Ensemble incide il CD “Suite n.1 per quintetto doppio”. Partecipa inoltre a varie e prestigiose rassegne internazionali, esibendosi, tra l’altro, al Podewil di Berlino, al Bimhuis di Amsterdam e al festival Angelica di Bologna. Suona stabilmente nei gruppi Electric Five e Rava-Carmen, del trombettista Enrico Rava, con i quali realizza produzioni discografiche e compie numerose tournée in Europa, Canada e Cina. Domenico Caliri tiene frequenti stages sulla tecnica dell’improvvisazione collettiva diretta, nonché laboratori per attori. Nel 96 ha modo di sperimentare tale formula laboratoriale con un gruppo di attori teatrali, dando in tal modo vita allo spettacolo “Immediale” prodotto dal teatro Le Moline di Bologna. Nel 97/98 è stato più volte ospite delle trasmissioni radioRai ‘Audiobox’ condotta da Pino Saulo e ‘Radiotre Suite’. Attualmente è leader del quartetto Agù basato su proprie composizioni e contemporaneamente aderisce al progetto Dadalo quartetto di chitarre caratterizzato dalla compresenza di strumenti acustici ed elettrici. Nonostante la giovane età, la sua fervida attività artistica lo ha sinora portato a collaborare con Han Bennink, Lester Bowie, Richard Galliano, Michel Godard, Antonello Salis, Paolo Fresu, Gianluigi Trovesi, Stefano Di Battista, Tobias Klein, Jean Louis Matinier, oltre ai musicisti già menzionati.
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Cornelius Cardew
Cornelius C Nato a Winchcome, Gloucestershire, nel 1936 Cornelius ha cominciato a praticare la musica come corista. A partire dal periodo 1953-57 ha studiato alla Royal Academy of Music pianoforte e violoncello con Percy Waller e composizione con Howard Ferguson. Ha vinto una borsa di studio annuale per seguire corsi di musica elettronica a Colonia, prima di diventare, tra il 1958 e il 1960, assistente di Karlheinz Stockhausen, col quale ha collaborato alla realizzazione di Carrè. Come musicista e organizzatore di concerti è stato responsabile di molte prime esecuzioni di lavori di Boulez, Cage, Stockhausen, La Monte Young, Terry Riley, Christian Wolff, Frederick Rzewski e tanti altri. Ha seguito corsi di design grafico e ha lavorato frequentemente nella sua vita come artista/ricercatore grafico. Nel 1967 è stato eletto “Fellow“ e professore di composizione alla Royal Academy of Music. È stato anche professore associato al Centre for Creative and Performing Arts della State University di New York nell’anno accademico 1966-67, ed è diventato membro dell’AMM. 1966-1971: mentre insegna musica sperimentale al Morely College (1968), Cornelius forma con Howard Skempton e Michael Parsons la Scratch Orchestra, un grande complesso sperimentale che si è esibito per molti anni in ogni parte della Gran Bretagna e all’estero. Nel 1974 è entrato a far parte del Peoples Liberation Music, un gruppo che intendeva fare musica al servizio dei movimenti popolari e che eseguiva canzoni di lotta. In questo periodo scrisse Stockhausen Serves Impe-
36. rialism, un libro di critica nel quale ripudiò buona parte del suo lavoro e delle sue simpatie per Cage e Stockhausen. Tenne un corso, Songs for Our Society, a Goldsmiths, diverse conferenze e divenne più attivo politicamente; contribuì alla formazione della Progressive Cultural Association divenendone segretario. Nel 1979 è stato membro fondatore del Partito Rivoluzionario Comunista (Marxista-Leninista) della Gran Bretagna. Aveva appena iniziato a preparare il Second International Sports and Cultural Festival di Gran Bretagna (che si tenne durante il 1982) e stava cominciando un corso di specializzazione in analisi musicale al King’s College, quando fu tragicamente ucciso da un ignoto pirata della strada il 13 Dicembre 1981 vicino alla sua casa di Leyton, nell’East London.
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Giorgio Casadei
gioRgio
Nato a Rimini il 18/12/1962. Ha studiato chitarra jazz con Onorino Tiburzi, Augusto Mancinelli, Tommaso Lama; pianoforte e composizione con Saverio Gallucci. Nel 1989 si è laureato al D.A.M.S. con una tesi dal titolo: “Interferenze tra culture musicali. Il ruolo dell’improvvisazione”. Comincia a comporre musica e suonare dal vivo nei primi anni ‘80 con gruppi di rock balneare e jazz della costa est (adriatica). Dal 1986 suona in duo con il sassofonista Massimo Semprini lavorando su composizioni originali, libera improvvisazione, standard jazzistici (con predilezione per le opere di Thelonious Monk e Ornette Coleman). Nel 1989 i due musicisti costituiscono Ella Guru, gruppo eclettico di fantascienza rock-jazz con estetica musicale vicina a Frank Zappa e un repertorio di composizioni originali arricchito da riletture di classici come Beatles, Henry Mancíni, Raffaella Carrà, sigle di film e telefilm. Dal 1993 è compositore e chitarrista di Musica nel Buio, ensemble che su commissione della Cineteca del Comune di Bologna crea partiture per il cinema muto da eseguire dal vivo durante la proiezione della pellicola. Entra a far parte dei gruppi N.O.R.M.A. e Mistress. Nel 1996 fonda il trio magneto (chitarra, basso e batteria) amalgamando ritmi e melodie in tempi díspari, stranezze jazz ed easy listening per adulti (Burt Bacharach, Frank Zappa, John Barry). Con tutti i gruppi ha partecipato a festival e rassegne in Italia e all’estero.
38.
Lindsay Cooper
LinDsay C. Nata a Hornsey, Londra, nel 1951. Lindsay Cooper si è formata come orchestrale presso il Dartington College of Arts, la Royal Academy of Music e a New York. È stata membro della National Youth Orchestra. Nei primi anni ‘70 ha lavorato con il gruppo folk britannico Comus e con il Ritual Theatre; nel 1974 si è unita agli Henry Cow con cui ha inciso dischi e fatto tournée in tutta Europa, fino allo scioglimento del gruppo nel 1978. Con il batterista Henry Cow, Chris Cutler, ha inciso due suite di canzoni sotto la sigla News from Babel con i cantanti Dagmar Krause, Robert Wyatt, Sally Potter e Phil Minton. Nel 1977 ha fondato, insieme a Maggie Nicols, il Feminist Improvising Group, un’équipe internazionale di improvvisatrici. Dal 1980 in poi ha partecipato a numerosi progetti con il cantante dei Pere Ubu, David Thomas, e con il compositore jazz Mike Westbrook; ha collaborato inoltre con il Maarten Altena Octet e con un gran numero di improvvisatori europei. Le sue prime composizioni sono state per Henry Cow, poi ha scritto musiche per la televisione, per il cinema, per esempio The Gold Diggers di Sally Potter, e per film muti come The Rat e Back to God’s Country. Ha anche scritto numerosi lavori per il teatro e la danza. Nel 1987 ha collaborato nuovamente con la regista Sally Potter all’allestimento del ciclo Oh Moscow, eseguito per la prima volta al festival jazz di Zurigo e presentato successivamente in tutta Europa, nel Nord America e a Mosca. Nel 1990 ha trascorso alcuni mesi in Australia dove ha composto e arrangiato le musiche per la pièce teatrale di Robyn Archer Café Fledermaus,
.39 ha tenuto concerti in solo, e ha registrato An Angel on the Bridge per l’etichetta discografica ABC. Poco dopo questo disco, ha scritto Sahara Dust, un pezzo vocale e strumentale di ampie dimensioni. Le più recenti commissioni includono The Road is wider than Long, commissionata ed eseguita da Lontano nel 1991, il Concerto per sassofono sopranino e archi per la Europa Women’s Orchestra, eseguito per la prima volta nel 1992 con Lindsay Cooper come solista, Songs for Bassoon and Orchestra, eseguito per la prima volta da Lindsay Cooper con l’Orchestra del Teatro Comunale di Bologna, Face in a Crowd e Can of Worms, entrambi del 1993, per il ROVA. Nel Novembre del 1998, Maggie Nicols, Phil Minton e il gruppo cameristico Gemini hanno eseguito a Londra alcune opere di Lindsay Cooper, tra le quali, Singing Waters, da loro commissionata nel 1995, alcuni arrangiamenti delle canzoni del progetto News from Babel realizzati da Mike Westbrook e Dean Brodrick, e una suite tratta da Oh Moscow arrangiata da Veryan Weston. Lindsay è stata colpita in questi ultimi anni da sclerosi multipla, per cui è stata costretta a ridurre progressivamente le sue attività musicali. Compare in più di 30 dischi.
Link Phil Minton Henry Cow e Mike Westbrook Brass Band con Frankie Armstrong. Nel mio gruppo Music for Films, con Chris Cutler, Sally Potter, Georgie Born e Vicky Aspinall; nel gruppo Oh Moscow e in quasi tutti i pezzi da me scritti da allora. Chris Cutler Henry Cow, News from Babel, Music For Films, Oh Moscow, in trio con Zeena Parkins a New York, in diverse incisioni. Fred Frith Henry Cow e in situazioni ad hoc. Evan Parker in molti contesti. Derek Bailey in molti contesti. Veryan Weston nel gruppo Oh Moscow. Charles Hayward nel gruppo Oh Moscow.
40.
Mike Cooper
mike c Nato a Reading, nel 1942. Mike Cooper ha iniziato la carriera musicale verso la fine degli anni ‘60 cantando e suonando country blues con la chitarra bottleneck; è stato uno dei pochi suonatori di blues acustico che hanno avuto un ruolo pionieristico nel boom del blues britannico. Durante questo periodo ha suonato con un gran numero di affermati musicisti blues: Son House, Fred McDowell, Bukka White, Howlin’ Wolf, John Lee Hooker e Jimmy Reed. Durante gli anni ‘70, ha prodotto una serie di dischi che mostrano un percorso che, dal puro blues attraverso la scrittura di canzoni, giunge alla collaborazione con personalità della musica jazz, di quella improvvisata e di quella d’avanguardia, tra i quali i sud-africani Dudu Pukwana, Harry Miller, Louis Moholo e Mongezi Feza, il sassofonista britannico Mike Osborne e il compositore e arrangiatore dello Zimbabwe Mike Gibbs. Durante gli anni ‘80, è rimasto stabilmente sulla scena della musica d’avanguardia e improvvisata, collaborando con membri del London Musicians’ Collective, quali, ad esempio, Keith Rowe, Max Eastley, Steve Beresford, Paul Burwell, David Toop, con la danzatrice Joanna Pyne, come pure con performer e registi. Ha fondato con il sassofonista Lol Coxhill e con il batterista Roger Turner il gruppo di improvvisazione The Recedents. Con il chitarrista francese Cyril Lefebvre, Lol Coxhill e Steve Beresford ha fondato Uptowns Hawaiians, che suona musica hawaiana e per “lap steel guitar” di diverse epoche e culture. Avants Roots è una sua recente collaborazione col cantante Viv Dogan Corringham. Il suo interesse per la
.41 musica e la cultura delle regioni dell’Oceano Pacifico, nonché per la musica elettronica e d’ambiente, si riflette nel suo più recente repertorio: egli ha, ad esempio, eseguito dal vivo la musica per due film muti classici sul Pacifico, Tabu (1931) di F.W. Murnau e Moana (1923) di Robert Flaherty. Continua a suonare come solista un’ampia gamma di musica, acustica ed elettrica, dal blues rurale alla musica hawaiana, fino alla nuova musica improvvisata e contemporanea (Continental Drift realizzato nel 1985). Un recente progetto per il programma radiofonico italiano Audiobox ha portato, in compagnia dell’improvvisatore francese Jean Marc Montera e del compositore acusmatico e improvvisatore Elio Martusciello, alla formazione dell’attuale trio di chitarre ed elettronica. È anche artista visivo e giornalista. È autore del capitolo sulle Hawaii della Penguin Rough Guide to World Music, e collabora costantemente con la rivista Folk Roots. Recentemente ha completato il suo primo film Planet Pacific - Pieces of Heaven?, film muto in super-otto sul Pacifico e su altri luoghi, che va proiettato con la colonna sonora eseguita dal vivo dall’autore. Il film è una risposta al fatto che le isole del Pacifico sono state l’ultimo luogo della Terra ad essere abitato dall’uomo e stanno per diventare il primo luogo da lui reso inabitabile. Ha realizzato almeno 50 dischi.
Link Roger Turner The Recedents Lol Coxhill in Duo, The Recedents, Uptown Hawaiians, Before My Time e Johnny Rondo Duo Steve Beresford In Uptown Hawaiians, Kleptones - con Max Eastley, Before My Time, etc. Pat Thomas In Continental Drift, Mayhem Quartet, Before My Time Keith Rowe in Duo e in Eddie Prevost Big Band Eddie Prevost nella sua Big Band John Russell, Mark Sanders, Veryan Weston, e Maggie Nicols in diverse occasioni e luoghi in Europa....
42.
Lol Coxhill
Lo L
Nato a Portsmouth, 1932. Tra gli anni 1947 e 1949, l’adolescente Lol Coxhill organizzava incontri di jazz contemporaneo e l’ascolto di registrazioni dei moderni jazzisti. Dal 1950 al 1951 fu ‘temporaneamente disturbato dal servizio nella Royal Air Force’ ma per i rimanenti anni di quel decennio fece parte di diversi complessi: Denzil Bailey’s Afro-Cubists, Graham Fleming Combo (tournée nelle basi aeree americane in Inghilterra) e Sonny G and the G Men, suonando R’n’B “classico”. Ha suonato in solo ed è anche stato ospite di molti affermati musicisti inglesi di jazz quali: Joe Harriott, Tubby Hayes, la The Oxford University Jazz Band. Ha passato buona parte dei primi anni sessanta suonando R‘n’B nei Tony Knight’s Chessmen, compiendo tournée, accompagnando (o facendo da spalla a) artisti statunitensi di passaggio come Rufus Thomas, Martha & the Vandellas, Screamin’ Jay Hawkins e Mose Allison. Ha continuato a lavorare più o meno in questo modo fino agli anni settanta, fino alla tournée con Otis Spann, Champion Jack Dupree, Lowell Fulson e Alexis Korner. Tra il 1968 e il 1972 ha fondato Delivery ed ha fatto parte dei Whole World di Kevin Ayers, esibendosi, inoltre, in duo con David Bedford e Steve Miller. Negli anni successivi, Lol Coxhill ha incominciato a farsi un nome come improvvisatore e solista, viaggiando in ogni parte dell’Inghilterra, in Europa, Nord America e Giappone. Nel contempo, ha collaborato con numerosi improvvisatori (nella Company di Derek Bailey), jazzisti (nei Brotherhood of Breath), musicisti rock e blues (Henry Cow, The Damned), e
.43 si è anche esibito con gruppi teatrali sperimentali come lo Welfare State. Le sue altre collaborazioni comprendono Trevor Watts’ Moire Music, Spontaneous Music Ensemble e AMM. I progetti a lungo termine che risalgono a questo periodo sono: The Recedents, Melody Four (con Steve Beresford e Tony Coe) e collaborazioni in duo con Pat Thomas, Adam Bohman e Veryan Weston. Ha lavorato occasionalmente per la televisione e il cinema con una parte in London Story di Sally Potter, in The madness museum di Ken Campbell e Nigel Evans, e ha composto un po’ della musica, insieme a Veryan Weston, per Caravaggio di Derek Jarman. Ha inciso più di 80 dischi.
Link John Tilbury, Keith Rowe, Eddie Prévost collaborazioni con AMM dagli anni ‘70. Eddie Prévost situazioni diverse in Steve Miller trio meets Lol Coxhill. Keith Rowe qua e là. Chris Cutler, Lindsay Cooper, Fred Frith concerti con Henry Cow. Fred Frith diversi duo e vari complessi ad hoc Lindsay Cooper ha suonato per la colonna sonora di The Gold Diggers, scritta da Lindsay per il film di Sally Potter. Derek Bailey Componente del primo Company ed altre esibizioni ad hoc. Evan Parker Presso il Little Theatre Club e in numerosi duo. Entrambi membri di Brotherthood of Breath e Dedication Orchestra. Mike Cooper The Recedents, trio con Roger Turner. Varie formazioni. John Russell, Mark Sanders, Kubryk Townsend in formazioni occasionali. Maggie Nicols alcuni concerti con Charles Hayward. Veryan Weston da vecchia data in vari duo, entrambi componenti di Trevor Watts’ Moire music. Michael Parsons con Steve Beresford nel documentario Frog Dance. Steve Beresford trio di vecchia data con Tony Coe, The Melody Four e diversi ad hoc.
44.
Chris Cutler
cHRIS h
Nato a Washington DC, nel 1947. A scuola ha cominciato a strimpellare il banjo, la chitarra e la tromba. Passò poi alla batteria con il suo primo gruppo, che suonava il repertorio degli Shadows e altre cover nel 1963. Successivamente, ha fatto parte di gruppi di R’n’B e Soul, finendo nel 1967 per suonare nei club psichedelici di Londra. All’inizio degli anni ‘70 ha fondato con Dave Stewart in The Ottawa Music Co, un’orchestra di 22 elementi per compositori rock. Si unì, in seguito, al gruppo sperimentale britannico Henry Cow col quale ha realizzato concerti, dischi e opere nell’ambito di progetti di danza e teatro fino al suo scioglimento nel 1978. Nel 1977 Henry Cow, Mike Westbrook Brass Band e Frankie Armstrong formarono una big band e girarono per l’Europa. Chiusasi l’esperienza Henry Cow, Cutler ha partecipato alla fondazione di molti gruppi con musicisti di diverse nazionalità quali Art Bears, News from Babel, Cassiber, The (ec) Nudes, P53 e The Science Group. È stato membro effettivo dei gruppi statunitensi Pere Ubu, Hail e The Wooden Birds, e collabora sotto diverse forme con Jon Rose, Fred Frith, Zeena Parkins, Iancu Dumitrescu, Peter Blegvad e Stephan Tickmayer. Altre importanti collaborazioni sono: Aqsak Maboul (Belgio), Lussier/Derome e Les Quatre Guitaristes (Canada), The Kalahari Surfers (Africa), Perfect Trouble (Germania), Between (Svezia), N.O.R.M.A. (Italia), Telectu (Portogallo), Mieku Shimuzu (Giappone), The Hyperion Ensemble (Romania), The Film Music Orchestra, Oh Moscow, Gong, The Work e Towering Inferno (Gran Bretagna), The Residents (Stati Uniti), Tense Serenity e
.45 Mirror Man. Ha partecipato a numerosissimi incontri di musica improvvisata e dato moltissimi concerti in solo. I progetti più recenti includono Radio pieces con Lutz Glandien e Shelley Hirsch, la colonna sonora dal vivo di Vampyr di Carl Dreyer (con gli italiani Musci e Venosta), il progetto Timescales, e una collaborazione con David Thomas e Linda Thompson. È anche co-fondatore e gestore dell’etichetta indipendente e casa di distribuzione ReR/Recommended e, fino al 1991, ha lavorato per l’etichetta est europea Points East. È redattore della rivista di nuova musica Unfiled, autore del libro teorico File Under Popular e di numerosi articoli e saggi tradotti in 14 lingue. Tiene conferenze di teoria e di altri argomenti musicali. Compare in più di 100 dischi.
Link John Tilbury nel mio progetto Timescales, con Fred Frith e Frank Schulte. Eddie Prévost in un duo alcuni anni fa. Keith Rowe in duo. Fred Frith nei gruppi Henry Cow, Art Bears, Aqsak Maboul, Duck and Cover, in duo nel corso di 20 anni, nei suoi Graphic Scores Orchestra e Tense Serenity, in Man in the Elevator di Heiner Goebbels, in diversi incontri ad hoc, in molti miei progetti di canzoni, in Timescales. Lindsay Cooper Henry Cow e News From Babel, nei progetti di Lindsay Film Music Orchestra e Oh Moscow, in trio con Zeena Parkins e in diverse incisioni. Evan Parker in Hextet di John Wolf Brennen, in diverse situazioni con Kaffe Matthews. Lol Coxhill Henry Cow e una gigantesca band improvvisata sul momento da qualche parte. Phil Minton nella Henry Cow/Mike Westbrook Band, Lions of Desire del 1978, in vari progetti con Lindsay Cooper (News from Babel, Oh Moscow, Rags, Music for Films), con N.O.R.M.A, in un trio con Fred Frith e in varie altre occasioni ad hoc. Veryan Weston Oh Moscow. John Edwards Accidents and Emergencies di Charles Hayward. Maggie Nicols Perfect Trouble e Oh Moscow. Steve Beresford una volta, in una situazione ad hoc. Kaffe Matthews una volta o due, in situazioni ad hoc. Charles Hayward Accident and Emergency. Daan Vandewalle Tense Serenity e in un trio con Jacques Palinckx. Claudio Puntin Tense Serenity e The Science Group. Lesli Dalaba Tense Serenity. Bill Laswell una volta, con David Allen, nel 1979 al Manifestival di New York. Sally Potter Film Music Orchestra di Lindsay Cooper.
46.
Lesli Dalaba
E LesLi Lesli Dalaba è uno fra i più interessanti trombettisti di musica improvvisata; unisce tecniche esecutive non ortodosse a un delicato, toccante lirismo. Lesli iniziò a suonare in California negli anni 70 con Wayne Horvitz. Nel 1978 si trasferì a N.Y. dove per oltre dieci anni si esibì sia come solista che in ensemble, viaggiando in ogni parte degli Usa e d’Europa. Lesli ha fatto parte della New York Composers Orchestra di Wayne Horvitz e Robin Holcomb, di Carbon di Elliot Sharp e di Zlatne Ustne una band di fiati balcanica con la quale è stata invitata due volte a suonare in Yugoslavia. Ha collaborato inoltre con Eugene Chadbourne, Derek Bailey, Fred Frith, LaMonte Young e George Lewis. L’ultimo progetto newyorchese di Lesli è stato Core Sample, un CD di sue composizioni. Lesli vive a Seattle dal 1989. È stata componente fisso del progetto Land di Jeff Greinke, dall’inizio nel 1994. Il tour di Land in Cina nel 1996 ha ispirato la formazione di Radio Chongching, un altro suo progetto attuale - un looping trio elettronico con Greg Gilmore e Fred Chalenor. Oltre alle attività musicali, Lesli lavora come agopuntore ed esperta di Medicina Cinese.
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Stephen Drury
stepheN Come pianista, Stephen Drury è stato nominato nel 1989 “Musicista dell’anno” dal Boston Globe. Ha tenuto concerti in tutto il mondo, con un repertorio che va da Bach e Liszt alla musica d’oggi. Si è esibito al Kennedy Centre di Washington, al Symphony Space di New York, dall’Arkansas alla California, da Hong Kong a Parigi. Paladino della musica del ventesimo secolo, spazia nei repertori dei suoi concerti dalle sonate per pianoforte di Charles Ives alle opere di John Cage e Gyorgi Ligeti. A Spoleto, negli Stati Uniti, e al Festival AngelicA di Bologna si è esibito sia come direttore d’orchestra che come pianista. Nel 1992 ha diretto la prima esecuzione mondiale di Timeline di George Russel, per orchestra, coro, jazz band e solisti; fra il 1988 e il 1989 ha organizzato un festival della durata di un anno dedicato alle musiche di John Cage, in seguito al quale il compositore ha invitato Drury a suonare la parte per pianoforte solista della sua composizione101, la cui prima esecuzione mondiale è avvenuta nell’aprile 1989. Drury ha commissionato nuove opere per pianoforte a John Cage, John Zorn, Terry Riley e Chinary Ung, con fondi offerti da Meet The Composer. Nel marzo del 1991 ha eseguito in prima mondiale Aporias, concerto per pianoforte e orchestra di John Zorn, e nello stesso anno, sempre in prima mondiale, Basic Training for Piano, composto per lui da Lee Hyla. Stephen Drury è stato selezionato dalla United States Information Agency per i suoi programmi artistici e nel 1989 ha vinto una borsa di studio del National Endowment for the Arts che gli ha consentito di tenere concer-
48. ti di musica americana per due anni. Ha suonato con John Zorn a Parigi, a New York e al Walker Arts Centre di Minneapolis, e ha diretto la sua musica a Bologna, Boston e San José (Costa Rica). Nel 1985 è stato scelto da Affiliate Artists per il suo Xerox Pianists Program, ed ha tenuto concerti con diverse orchestre americane. Ha anche suonato con la Boston Philharmonic, la Boston Pops, le orchestre sinfoniche di Springfield, Massachussetts, e Portland e la Romanian National Symphony. Ha inciso musiche di John Cage, Elliott Carter, Colin McPhee, John Zorn e Frederic Rzewski; insegna al New England Conservatory di Boston. Drury compare in più di 25 incisioni.
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John Edwards
john E Nato a Londra, nel 1964. John Edwards svolge un ruolo di rilievo nella musica dei tanti gruppi con cui collabora, dai Pointy Birds ai GOD, attraverso il “programmed dance beat” dei Sonicphonics e il “drum and bass” del James Hardway Quartet e dei B-Shops for the Poor, che contrappongono i computer alle sue improvvisazioni. Si è legato, a partire dal 1989, alla compagnia di danza Cholmdeleys e ha suonato dal vivo in molti dei loro spettacoli. Nel 1991 ha composto ed eseguito un brano per contrabbasso per lo spettacolo Angels Still Falling. Il suo duo con Caroline Kraabel, The Shock Exchange, contiene momenti di performance. È una delle figure principali della scena della musica improvvisata europea, che l’ha visto più volte esibirsi sia in solo che con Lol Coxhill, Evan Parker, Alan Tomlinson, Roger Turner, Maggie Nicols, Peter Brotzmann, Veryan Weston, Louis Moholo, Charles Hayward e con il John Lloyd Quartet, per citare solo qualche nome. Compare in almeno 25 dischi.
Link Eddie Prévost dapprima in GOD, ora nel trio con Tom Chant Evan Parker nel 1995, in un trio con Alan Tomlinson; poi in molti gruppi, tra i quali il London Airlift Quartet. John Russell in Airlift e in varie situazioni ad hoc.
50. Lol Coxhill nel1990, in un trio chiamato Now Children, poi in Standard Conversions e in numerosi altri incontri. Mike Cooper una volta o due. Steve Beresford quartetto con Louis Moholo ed Evan Parker. Pat Thomas nel Trio con Mark Sanders, nel Quartetto con Steve Noble, in varie altre occasioni. Jason Yarde una volta o due nel quartetto Headless. Mark Sanders in molte circostanze. Chris Batchelor solo una volta, come leader di un workshop. Roger Turner in vari incontri. Steve Noble in molti casi, in trii, lavori per la danza , quartetti, etc.. PhiI Minton in un bel trio con Mark Sanders. Veryan Weston in un Trio con Mark Sanders, in quartetto e in altri casi. Maggie Nicols in vari incontri. Kaffe Matthews qua e lĂ . Charles Hayward molto spesso; ad esempio, nel trio Shock Exchange con Caroline Kraabel. Chris Cutler solo una volta, con gli Accidents and Emergencies di Charles Hayward.
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Fred Frith
FRED
Nato nel 1949, nello Yorkshire. Le prime esibizioni di Fred avvengono nell’ambiente dei folk club britannici. Da questa esperienza e da quella con il gruppo Henry Cow, costituitosi nel 1968 e destinato a una certa notorietà nel circuito indipendente europeo, deriva la sua disponibilità a cimentarsi nei campi più svariati, come la sua costante inclinazione per il lavoro collettivo e la tendenza ad affrontare la composizione dalla prospettiva di un improvvisatore e viceversa. Dopo lo scioglimento degli Henry Cow, nel 1978, Frith si trasferisce a New York, dove entra in contatto con molti dei musicisti con i quali da allora ha collaborato regolarmente, fra cui John Zorn, Tom Cora, Bob Ostertag, Zeena Parkins e Ikue Mori. I quattordici anni trascorsi a New York hanno dato vita a gruppi quali Massacre, Skeleton Crew, Keep the Dog e Guitar Quartet, quest’ultimo ancora in attività. Negli anni ‘80 ha cominciato a comporre per la danza, il cinema e il teatro, un’attività che sarebbe poi sfociata nelle composizioni per ROVA Sax Quartet, Ensemble Modern, Asko Ensemble, e numerosi altri gruppi. Ha realizzato diverse composizioni di ampio respiro, come Pacifica per l’Eva Kant ensemble di Bologna, formato da 20 elementi, Impur per 70 musicisti e un pubblico itinerante, risultato della residenza di due anni alla Ecole Nationale de Musique di Villeurbanne, Helter Skelter il lavoro di sei mesi di residenza a Marsiglia con giovani musicisti rock disoccupati, e Stone, Brick, Glass, Wood, Wire basato su alcune sue partiture (foto)grafiche, ed eseguito in varie occasioni da diversi ensemble formati per l’occasione.
52. Forse Fred è più noto nel mondo come chitarrista improvvisatore (ha inciso il primo disco in solo nel 1974 e da allora ha suonato innumerevoli volte con gruppi fissi e occasionali; fra i musicisti con cui attualmente collabora ci sono Ikue Mori, Chris Cutler e John Zorn). Ma si è esibito in svariati altri contesti, suonando il basso nei Naked City di John Zorn, il violino nella Looping Home Orchestra di Lars Hollmer, e la chitarra in moltissime incisioni, da quelle dei The Residents e di René Lussier a quelle di Brian Eno e Amy Denio. Fred Frith è il protagonista del film-documentario di Nicolas Humbert e Werner Penzel Step Across the Border, vincitore di numerosi premi. Ha scritto saggi sulla musica, è stato tra i fondatori dell’etichetta discografica Rift, insegna e conduce workshop in tutto il mondo. Vive in Germania con la fotografa Heike Liss e i loro figli Finn e Lucia. Compare in più di 250 dischi.
Link John Tilbury nel progetto Timescales di Chris Cutler. Keith Rowe l’ho visto, la prima volta, nel 1971, con Cornelius Cardew, quando noi Henry Cow li invitammo al nostro Explorers Club. Eseguirono solo delle rigorose versioni di canti rivoluzionari. L’ho invitato a contribuire a Guitar Solos 3, una compilation che ho curato negli Stati Uniti nel 1980. Abbiamo suonato insieme in un festival di musica improvvisata a Londra nel 1986: è stata la prima volta che l’ho visto improvvisare. Da allora, ci siamo incrociati un paio di volte, la più recente quando l’ho invitato per un duo a Parigi nel 1998. Lindsay Cooper insieme negli Henry Cow negli anni ‘70, poi occasionale partner in improvvisazioni (specie in AngelicA 94). Evan Parker mi chiamò chiedendomi il permesso di usare il mio nome nella richiesta di sovvenzione all’Arts Council per la LMC nei primi anni ‘70. Aggiunse: «ovviamente, non ci aspettiamo che tu suoni o altro». Probabilmente ho suonato con lui una volta, ma non ricordo. Derek Bailey dopo aver visto gli Henry Cow per la prima volta, Lol Coxhill mi disse di andare a sentire Derek. Lo feci, al Little Theatre Club, nel 1971. Dato che ero l’unico spettatore, Derek mi invitò a casa sua per un tè. Da allora, mi è sempre stato di aiuto e si è interessato al mio lavoro; veniva ai concerti e aveva sempre qualcosa di acuto e utile da dire, come, ad esempio: «Non posso fare a meno di pensare che dovresti improvvisare di più, Fred». Sono stato invitato a partecipare al Company Week un paio di volte, e le nostre strade si sono incrociate in molte occasioni. Derek è una roccia, e sono contento che esista.
.53 John Russell L’ho incontrato l’ultima volta al party dell’LMC Festival un paio d’anni fa: mi ha domandato perché non gli avessi chiesto di suonare; era forse perché non osavo apparire sullo stesso palco con lui? Lol Coxhill nel primo periodo degli Henry Cow, è stato uno dei nostri maggiori sostenitori; mi ha aiutato e mi ha dato molta fiducia in me stesso, come eterno outsider rispetto a tutto ciò che va di moda ne avevo disperatamente bisogno. Ho lavorato in alcuni dei suoi progetti teatrali e in duo; e lui è stato spesso ospite degli Henry Cow nel corso degli anni. Ho suonato l’ultima volta con lui a Parigi nel marzo del 1998, in un trio con Phil Minton, la prima volta dopo tanti anni. A mio parere, Lol è uno dei più grandi sax soprano di tutti i tempi. Chris Cutler Dopo che si unì a noi, gli Henry Cow divennero un progetto serio invece che un hobby. Ha completamente re-inventato il suo strumento, e non c’è nessun altro col quale potrei improvvisare nel modo in cui improvviso con lui. Mike Cooper Ho conosciuto Mike quando partecipai a un concorso di musica folk, durante lo York Folk Festival del 1966 o 1967; Mike, che era allora un noto artista folk-blues, era nella giuria. Non vinsi (suonai un ragtime molto velocemente e nervosamente, probabilmente faceva schifo), ma, attraverso i vincitori (Norman e Anne di Jarrow) in qualche modo rimanemmo in contatto. Scoprimmo che eravamo entrambi improvvisatori (forse tra i pochi con un background folk e non jazz o classico). Steve Beresford è stato insegnante precario di musica nella scuola dove mio padre era preside. In qualche modo ci conoscevamo. Quando John Greaves lasciò gli Henry Cow, proposi Steve come sostituto, ma non avrebbe mai funzionato. Attorno al 1977 fummo entrambi coinvolti nel collettivo che gestiva la LMC, un bell’esempio di estrema disfunzione sociale. Da allora abbiamo improvvisato insieme qualche volta, specie in un disastroso quartetto con Jon Rose e Joelle Léandre. È sempre gentile con me. Lui e Zorn sanno sulla musica più di quanto potrei imparare in due vite. Pat Thomas ho avuto il grande piacere di lavorare con Pat nello Stuttgart Improvised Music Festival del 1997. Roger Turner come sopra, anche se ho incrociato Roger anche in altre occasioni. Maggie Nicols ha cercato di convertire Henry Cow alla causa del Workers Revolutionary Party. La cosa non andò molto lontano. Charles Hayward è il batterista scelto per Keep the Dog, e ora per i rifondati Massacre. È sempre stato uno dei miei batteristi preferiti. Bill dice «È pazzo, giusto?».
54.
Charles Hayward
cHarles Nato nel 1951. 1967 - Pièce teatrale Dance of the Teletape al Royal Court Theatre. 1968 - Primi gruppi con Phil Manzanera e Bill MacCormick, che sarebbero poi diventati i Quiet Sun. 1972 - Suona e lavora con l’Amazing Band e i Gong. 1973 - Forma i Dolphin Logic con Charles Bullen. 1974 - Si unisce ai Radar Favourites con Geoff Leigh e Gerry Fitzgerald. 1975 - Incide Mainstream con i Quiet Sun, riformatisi per breve tempo. 1976-81 - This Heat con Charles Bullen e Gareth Williams, coi quali incide 3 dischi, partecipa a 2 session radiofoniche per John Peel e fa numerose tournée in Europa. Attivo 24 ore su 24... 1982-87 - Camberwell Now con Trefor Goronwy e Stephen Rickard. Due maxi-singles e un album. Tour europei e un sound insolito. 1987-94 - Una serie di cinque album come solista, ognuno con un differente approccio e un diverso intento. 1995-97 - Un nuovo gruppo di canzoni che si concentrano su diversi aspetti del tempo; utilizza batteria, voce e nastro in un’esecuzione in solo intensa e divertente, di fronte a un pubblico entusiasta sia in Europa che in Giappone. 1995-98 - Accidents + Emergencies, una serie di concerti che vedono coinvolti molti musicisti e performer (fra cui Chris Cutler, David Cunningham, Danielle Dax, Lol Coxhill, Harry Beckett, Tim Hodgkinson) all’Albany Theatre di London: energie, pose, dissolvenze incrociate e jump cut.
.55 1998 - Progetto Meridiem con Percy Howard, Fred Frith e Bill Laswell. CD Massacre e tournée. Registra con Otomo Yoshihide, Keiji Haino, Tatsuya Yoshida, Peter Brotzmann. Un intenso periodo compositivo produce del nuovo materiale per i concerti. Compone la musica per il progetto Theatre of the Oppressed di Augusto Boal alla County Hall di Londra. Co-progetta Beehive, una rassegna di concerti per bambini e adulti. 1999 - Una nuova serie di concerti all’Albany Theatre, Deptford Diaries. Nuova musica, vite vere. Tour con gli Shock Exchange di Caroline Kraabel e John Edwards. Tournée come solista in Giappone e in Italia sono in programma per l’autunno. Charles è comparso in più di 20 incisioni.
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Bill Laswell
L BiLL Bill Laswell è nato a Salem, Illinois, nel 1955 e si è dedicato alla musica sulle prime più per motivi sociali che estetici - spesso veniva citato per aver detto “a band was like a gang.” Iniziò suonando la chitarra ma presto passò al basso elettrico e coi suoi primi gruppi suonava soul music ispirata da musicisti come James Brown e Johnny “Guitar” Watson. Nei primi anni 70 viaggiava nel profondo sud con cover band che eseguivano Al Green, cose di O’Jays e di Meters; faceva pellegrinaggi a Detroit per assistere a concerti di gruppi molto diversi come The Stooges, The MC5 e Funkadelic - a volte sullo stesso palcoscenico. Si tuffò nella black music ma andava anche assorbendo i canoni protopunk e rock; sicurezza e aggressività ritmica, che sono la pietra angolare di quasi tutto il suo lavoro, derivano da queste prime esperienze. Anche la scoperta precoce della musica di Ornette Coleman, di Albert Ayler e John Coltrane ha influenzato la sua formazione, ed ha acceso un interesse appassionato per l’improvvisazione e per le possibilità di una viva interazione fra musicisti. Laswell arriva a New York nel 1979 e quasi immediatamente è destinato a cambiare il clima musicale del downtown. Diviene parte integrante della scena “no wave” con John Zorn, Fred Frith, James Blood Ulmer e molti altri; si lancia nella carriera discografica con On Land di Brian Eno e poi con il collettivo Material che fonda insieme a Michael Beinhorn e al batterista Fred Maher. Nel 1984 riceve un Grammy per la produzione di Sound System di Herbie Hancock, successivo a Future Shock, e diviene il più richiesto produttore del momento.
.57 Nel corso degli anni 80 smise di produrre dischi per i suoi clienti secondo le esigenze del ‘business’ e cominciò a seguire invece quelle sue qualità istintive che aspiravano ad una musica “più impura”. La conseguenza fu la serie di produzioni di musica africana per l’etichetta Celluloid e l’immersione reggae delle collaborazioni con Sly & Robbie, come Language Barrier e il classico punk-funk Rhythm Killers. Nel 1990, Laswell ha fondato l’etichetta Axiom, un marchio nato per sfidare i condizionamenti commerciali dell’industria musicale con la pubblicazione di dischi contro i generi, che si propone di seguire nuovi sentieri del suono, ritmo, campionamenti, tempi ... e così via. Alcuni degli artisti e compositori più creativi hanno registrato in diverse formazioni per la Axiom: Henry Threadgill, Pharoah Sanders, William S. Burroughs, Tony Williams, Wayne Shorter e Herbie Hancock, Ginger Baker, Sonny Sharrock e Buckethead, e alcuni dei più famosi esponenti del funk e dell’hip hop come George Clinton, Bootsy Collins, Bernie Worrell, Jungle Brothers, Umar Bin Hassan e Abiodun Oyewole degli originari Last Poets. Bill Murphy (NYC 1997)
58.
Giorgio Magnanensi
Giorgio M. È nato a Bologna, si è diplomato in composizione presso il Conservatorio della sua città conseguendo in seguito il diploma del Corso di perfezionamento presso l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia in Roma. Ha collaborato con l’Opera Department della BBC di Londra alla produzione di opere italiane di Handel e Verdi. In seguito si è particolarmente dedicato al repertorio contemporaneo, dirigendo in Italia e all’estero diversi ensemble strumentali. Nel 1987 ha conseguito il primo premio alla Biennale di musica contemporanea di Zagabria e nel 1991 il primo premio al Concorso internazionale di composizione per quartetto d’archi Gino Contilli di Messina. Le sue musiche, alcune delle quali pubblicate dagli editori Suvini Zerboni, BMG, Ricordi e Edipan, sono state premiate ed eseguite in vari teatri e festival italiani ed esteri (Accademia Chigiana di Siena, Feste Musicali di Bologna, Beethovenhalle di Bonn, Festival Wien Modern, Ferienkurse di Darmstadt, Radio Suisse di Losanna, Theater Winter di Tokyo, Festival di Praga, Neue Konzerthaus di Salisburgo ecc.). Docente di armonia e contrappunto presso il Conservatorio di Parma, è maestro assistente al Corso di perfezionamento tenuto da Franco Dona toni presso l’Accademia Musicale Chigiana di Siena. Nonostante la sua attività in ambito accademico, si è via via consolidata in lui la convinzione che oggi gli stimoli più vitali della ricerca musicale transitano attraverso tutt’altri canali. Questo lo ha indotto a lavorare con musicisti di formazione non accademica, sperimentando attraverso l’uti-
.59 lizzo dell’elettronica, del campionamento e dell’improvvisazione creativa le possibilità di un pensiero compositivo aperto a materiali, pratiche e linguaggi propri di altri ambiti musicali, dall’art rock alla musica ambient, al techno-dub, alle tradizioni etniche, in un terreno dove le nozioni di ricerca e di sperimentazione sono al servizio di un’invenzione musicale fortemente evocativa e partecipe degli scenari sonori che caratterizzano il nostro tempo.
60.
Kaffe Matthews
Kaffe M Nata nell’Essex. Dopo aver completato gli studi di zoologia all’Università di Nottingham, dal 1983 Kaffe Matthews ha suonato violino elettrico, basso e percussioni con le Fabulous Dirt Sisters per cinque anni, prima di essere assunta nel 1988 come fonico assistente in uno studio di registrazione commerciale di Derby. A partire dal 1990 ha lavorato come musicista freelance e compositrice, soprattutto per numerose compagnie di danza, ed è diventata assistente di Rolf Gehlhaar, progettista di Sound Space, un sistema che permette ai performer di usare il corpo per provocare suoni elettronici. Nel 1991 ha insegnato “performance technology” al Dartington College of Arts, continuando la sua ricerca sulla performance e sviluppando diversi progetti nell’ambito dello studio STEIM Electronic di Amsterdam (1994,1996); ha diretto il Sonic Arts Network (1994), e nel 1995 è stata invitata al 5th European Choreographic Forum e al SONUS Electronic Music Conservatory di Lione. In 1997 è diventata direttrice del London Musicians Collective e ha fondato la sua etichetta Annette Works. È nota soprattutto per le sue performance dal vivo basate sul campionamento in tempo reale di suoni ambientali e del violino, captati da microfoni nascosti, o da un ‘complice sonoro’ oppure dal violino stesso. Le performance di Kaffe Matthews non si basano su fonti campionate in precedenza, ma iniziano e si concludono ‘in situ’. Ha lavorato in questo modo per installazioni, spettacoli teatrali, in gallerie d’arte, club, sale
.61 da concerto, padiglioni, chiese, magazzini e sale da té. Recentemente ha collaborato e suonato con Christian Fennesz, Mimeo, Hayley Newman, Charles Hayward, Jon Rose, Panasonic, Butch Morris, the BROOD, Neotropic, Kingsuk Biswas (Bedouin Ascent), con l’artista Mandy McIntosh (http://www.backspace.org/mobilehome), e con Stevie Wishart. Sta attualmente lavorando a un cablaggio del deserto con il mercante australiano di cavi Alan Lamb e ad una provocatoria collaborazione interattiva con l’artista digitale Bruce Gilchrist e il designer Joe Joelson; insegna violino e live electronic agli studenti della Guildhall School of Music di Londra. Si esibisce regolarmente in tutto il mondo e ha da poco terminato una tournée di 24 date negli Stati Uniti, dalla quale verrà tratta presto la sua quarta opera in solo, “cd cecile”. Per ulteriori informazioni: http://www.annetteworks.demon.co.uk È apparsa in più di una dozzina di incisioni.
Link Eddie Prévost una volta, in una registrazione di un grande gruppo di improvvisatori condotto da Evan Parker. Evan Parker l’incisione di cui sopra e quella di un ampio ensemble d’archi, tour con la Conduction London Skyscraper di Butch Morris nel 1997. John Russell nei gruppi citati di Evan Parker. Steve Beresford, Mark Sanders London Skyscraper di Butch Morris. Pat Thomas London Skyscraper di Butch Morris e in un paio di concerti molto divertenti con Steve Noble. Maggie Nicols Fabulous Dirt Sisters. Charles Hayward beh, è il solo con cui abbia veramente collaborato; abbiamo lavorato intensamente in una stanzetta bianca sul Tamigi: l’abbiamo fatta tremare e vibrare percuotendola al massimo, prima di una tour in Polonia e in diversi posti di Londra. Penso che siamo anche troppo simili (entrambi fieri Sagittari), e che avremmo bisogno di una terza persona con i piedi per terra perché da noi due può uscire ancora della grande musica. Chris Cutler in una circostanza con Evan Parker.
62.
Phil Minton
phiL M.
Nato a Torquay, 1940. Phil Minton ha cominciato a prendere lezioni di tromba a 15 anni, nella sua città natale, e tra il 1959 e il 1961 ha suonato con il Brian Waldron Quintet, il gruppo locale della Torquay Town Hall che faceva da supporter, ad esempio, agli spettacoli della Ted Heath Orchestra e dei B Bumble and the Stingers. Trasferitosi a Londra, è stato cantante e trombettista nella Mike Westbrook Orchestra; nel biennio 1964/65 ha abitato a Los Palmas, nelle Isole Canarie, cantando e suonando la tromba nel gruppo inglese Jonston Macphilbry. Nel 1966 si è trasferito in Svezia; ritornato nel 1971 a Londra, riprende a lavorare con Mike Westbrook ed è coinvolto in molti suoi progetti e tour fino al 1990. Nel 1974 Phil Minton comincia a lavorare con gruppi di teatro sperimentale come Welfare State e IOU, e nel 1975 forma il gruppo vocale Voice con Maggie Nicols e Julie Tippett. Dal 1976 fino agli anni ‘80 si è esibito in solo e in duo con diversi improvvisatori, tra i quali Fred Frith, Roger Turner e Peter Brötzmann. Comincia anche a lavorare in contesti multimediali, ad esempio, nell’opera di Konrad Boermer Apocalipsis cum figuris, in Oh Moscow di Lindsay Cooper, nelle produzioni teatrali di Mike Figgis e nel film di Sally Potter The Gold-diggers; è spesso ospite di gruppi e orchestre europee. Nel 1987 inizia la collaborazione con Veryan Weston. Nel 1988 è stato votato miglior cantante maschile europeo dall’International Jazz Forum, e oggi è costantemente invitato in un numero sconfinato di progetti piccoli e grandi, di musica improvvisata o scritta, dal vivo o registrata.
.63 Nel 1993 ha ricevuto una Arts Council Bursary per River Run, composizione per voce, pianoforte, percussioni e strumenti ad ancia ispirata alle opere di James Joyce, che è divenuta un brano regolarmente eseguito con un trio composto da Veryan Weston, Roger Turner e John Butcher. Nel 1994, ha iniziato il progetto Feral Choir a Stoccolma e Berlino ed ha aperto il Giving Voice Festival di Cardiff, una serie di workshop e di composizioni appositamente scritte per gli esecutori partecipanti all’iniziativa. Nello stesso anno ha portato in tournée negli Stati Uniti l’opera elettronica di Bob Ostertag Say no more. I suoi più recenti progetti comprendono tournée con il proprio Quartetto, con Roof e con il gruppo Verbatim di Bob Ostertag. Phil è stato “la voce” più importante nei revival Escalator Over the Hill di Carla Brey e Bright As Fire, un progetto su William Blake di Mike Westbrook. Ha collaborato a numerose trasmissioni radiofoniche come anche alla prima di Survival Songs presso il Teatro dell’Opera di Leipzig. Compare in più di 50 dischi.
Link John Tilbury con AMM, nel progetto di Tom Phillips IRMA, in Sud Carolina. Eddie Prévost con AMM. Keith Rowe con AMM. Ho incontrato per la prima volta Keith nel 1963, quando lavorava con Mike Westbrook. Fred Frith Cow/Westbrook Orchestra, Lions of Desire, in vari concerti a Moers, New York, Parigi. Lindsay Cooper Cow/Westbrook Orchestra, Film Music Group, Oh Moscow, e in numerosi dischi. Steve Noble in una tournée inglese con Tony Bevan nel 1994. Evan Parker La prima volta mi ha detto che deve essere molto piacevole venire pagati per schiarirsi la voce. Derek Bailey nella Company nel 1994, a Parigi con John Stevens. John Russell in Duo a partire dai primi anni ‘80. Lol Coxhill in molti duo, con Mike Westbrook e i Welfare State. Mike Cooper Si è preso cura di me e di Roger mentre tornavamo a casa dalla Francia. Steve Beresford con Christian Marclay. Pat Thomas in una tournée inglese con Scatter. Mark Sanders per la prima volta quest’anno a Parigi. Roger Turner in duo, e anche in quartetto. Veryan Weston molte collaborazioni per oltre 15 anni; in Oh Moscow. John Edwards con Mark Sanders. Maggie Nicols a partire dalla metà degli anni ‘70, moltissime volte. Kaffe Matthews in un pub di Dartington. Charles Hayward in Oh Moscow. Chris Cutler Cow/Westbrook Orchestra, Film Music Group, Oh Moscow, Lions of Desire, in trio con Jon Rose, nel progetto NORMA, in trio con Fred Frith. Lesli Dalaba nei primi anni ‘80 a New York e Moers.
64.
Maggie Nicols
M maggie Nata ad Edinburgo nel 1948. Ho cominciato a lavorare a 16 anni come ballerina nel famoso Windmill Theatre. Il mio primo ingaggio come cantante è stato in un club di striptease a Manchester, all’età di 16 anni. Più o meno in quel periodo sono diventata un’appassionata di jazz, e ho avuto la fortuna di cantare con il grande pianista Dennis Rose, uno degli iniziatori del be-bop in Gran Bretagna. Da allora ho cantato in pub, club, hotel e in orchestre da ballo, con alcuni dei migliori musicisti jazz in circolazione. In mezzo a tutto ciò, ho lavorato all’estero come ballerina per un anno, di cui 6 mesi al Moulin Rouge di Parigi. Nel 1968 ho scoperto il Little Theatre Club, e sono rimasta profondamente coinvolta nella scena dell’improvvisazione londinese. Sono entrata nello Spontaneous Music Ensemble, e abbiamo suonato al primo FMP Total Music Meeting, a Berlino, lo stesso anno. Nel 1970 ho cominciato a dirigere workshop sulla voce all’Oval House Theatre (uno dei più importanti centri che hanno ospitato gruppi pionieristici di ‘fringe theatre’). Ho recitato in alcune produzioni e ho collaborato con la band rock locale Octuin. Da allora ho continuato a dirigere workshop e a lavorare in teatro. Poco dopo ho fatto parte del magnifico ensemble di 50 elementi condotto da Keith Tippett Centipede. Insieme a Julie Tippett, Phil Minton e Brian Ely ho poi fondato il gruppo vocale Voice. Io e Julie abbiamo cominciato a esibirci e registrare dischi insieme sotto la sigla Sweet and S’ours,
.65 e ancora oggi lavoriamo in duo. Ho continuato anche a cantare nelle orchestre di Keith Tippett, ad esempio nella Ark e nella attuale Tapestry. Nel 1977 ho cominciato a dedicarmi al femminismo e sono stata membro fondatore del gruppo femminile Ova e del Feminist Improvising Group, con Lindsay Cooper. Nel 1980 ho fondato Contradictions, gruppo laboratorio di donne di spettacolo interessato a esplorare sia la composizione che l’improvvisazione nella musica, nella danza, nel teatro e nelle arti visive. Come ampio gruppo aperto, è stato il centro di attenzione per molte artiste, e sono emersi diversi gruppi e progetti, quali, ad esempio, No Rules OK. Sempre negli anni ‘80 sono stata coinvolta nella scena dell’improvvisazione europea, dove continuo a esibirmi regolarmente con molti dei più apprezzati musicisti di questo ambito. Concerti e laboratori mi hanno portato fino in Australia, negli Stati Uniti, in Canada e in Brasile. Oggi continuo ad insegnare e a dare spettacoli regolarmente in Gran Bretagna e in Europa.
Link Eddie Prévost nel progetto LMC Relay Keith Rowe diversi workshop Lindsay Cooper a partire dagli anni ‘70 in molti contesti: nella Feminist Improvising Orchestra e ho cantato in molti suoi progetti. Evan Parker con Derek Bailey in uno Spontaneous Music Ensemble ampliato nel 1969. John Russell in molte situazioni, recentemente nell’opera multimediale Meta Four (anche con Mark Sanders) Lol Coxhill in duo, trio con Pete Nu, quartetto con John Russell e Roger Turner, in molte situazioni ad hoc. Mark Sanders in trio con Pete Nu e in altri gruppi. Roger Turner in un gruppo di Jon Rose. Phil Minton numerose collaborazioni, con IOU Theatre, in duo, in Voice, in alcuni ensemble di Lindsay Cooper. Veryan Weston in un coro di 30 elementi e nei progetti Makhno, anche con Phil Minton. Charles Hayward anche con Pete Nu, e nel concerto LMC Relay . Chris Cutler nel Perfect Trouble di Sybille Pomarin e in Oh Moscow di Lindsay Cooper. Pat Thomas, Steve Beresford in situazioni ad hoc.
66.
Steve Noble
steve Nato a Streatham nel 1960. All’inizio degli anni ‘80 Noble suonava con il gruppo Rip, Rig and Panic, da allora ha lavorato in diversi contesti musicali: dalla Company di Derek Bailey a Cat O’Nine Tails di Alex Maguire, a This, That and the Other di Tristan Honsinger. Ha collaborato regolarmente con The Bow Gamelan Ensemble, con Kino Club di Davil Leister (musica improvvisata per film) e con numerosi danzatori e gruppi di danza, per i quali ha anche scritto musica originale. Suona anche regolarmente nella Pandemonium Brass Band di Tim Hill, in Standard Conversions di Lol Coxhill, nell’Alan Wilkinson Trio, e nel Bent (aus) di Frank Hautzinger. Ha anche lavorato con un gran numero di improvvisatori in concerti e festival in tutta Europa. Attualmente guida i seguenti gruppi: Quartetto - con Pat Thomas, John Edwards e John Telfer: Trii – con Davey Williams e Oren Marshall; Oren Marshall e Steve Buckley; The Shakedown Club con Billy Jenkins e Roberto Bellatalla. Duo - col pianista Alex Maguire, con Pat Thomas e con la big band ‘tascabile’ Ellingtoons. È stato ospite nella serie televisiva tratta dal libro di Derek Bailey Improvisation. Nel 1997, ha fondato l’etichetta Ping Pong Productions. Compare in più di 10 dischi.
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Link Derek Bailey un duo dal 1985 e vari progetti di improvvisazione. Lol Coxhill vari progetti dal 1996. Il trio Standard Conversions. con Kubryk Townsend. Veryan Weston nei club di Londra. Charles Hayward negli Accidents and Emergencies. Steve Beresford nella London Improvisers Orchestra. Phil Minton vari progetti. Maggie Nicols The Journey, collaborazione con la Community Music. Asian Dub Foundation (LMC Festival 1996).
68.
Evan Parker
EVAN Nato a Bristol nel 1944. Parker comincia a suonare il sax a 14 anni. Gli piacevano sopra tutti Paul Desmond, Eric Dolphy e soprattutto John Coltrane. Nel 1962, dopo aver visto il Trio di Cecil Taylor in azione a New York, fu «segnato a vita» (come dice egli stesso) e da quel momento fu coinvolto nell’intensità del free jazz. Nel 1966 venne invitato dal batterista John Stevens a unirsi allo Spontaneous Music Ensemble che stava sperimentando nuove forme di improvvisazione di gruppo e ebbe inizio il lungo sodalizio con il chitarrista Derek Bailey, con cui darà vita alla Music Improvisation Company. Nel 1970, con Bailey e Tony Oxley fondò la Incus Records e tenne il primo dei molti concerti in duo con Paul Lytton. Fuori dall’Inghilterra, comincia a lavorare con il contrabbassista Peter Kowald, che lo introdusse nell’ambiente del free jazz tedesco: suona con Peter Brotzmann, Manfred Schoofs ed entra nel trio Schlippenbach con il pianista Alex Von Schlippenbach e il percussionista Paul Lovens. Altre collaborazioni europee lo vedono suonare con Pierre Favre, Irene Schweitzer e la Dutch Instant Composers Pool. In questo periodo nascono grandi ensemble in tutta Europa, e Parker prende parte a molti di questi: la Globe Unity Orchestra di Schlippenbach, la Brotherhood of Breath di Chris McGregor, la London Jazz Composers Orchestra di Barry Guy e occasionali big band guidate da Kenny Wheeler. Nel 1980 forma il trio con Barry Guy e Paul Lytton. Questo gruppo, insieme al trio Schlippenbach, resta uno dei suoi principali interessi. Anche se ha lavorato molto in grandi e piccoli gruppi, Parker è forse più
.69 famoso come solista, il suo interesse è incentrato sulla continua esplorazione di tecniche come la respirazione circolare, lo split tonguing (una particolare tecnica dell’uso della lingua per staccare le note), l’overblowing (il soffiare nello strumento con molta forza), la multifonia e la diteggiatura incrociata. Parker ha paragonato una esecuzione in solo a una sorta di stato di trance. Anche se negli ultimi tre decenni la libera improvvisazione è stata il suo principale campo di attività, Parker ha trovato il tempo per altri progetti, suonando in contesti cosiddetti ‘popular’ con Annette Peacock, Scott Walker e la big band di Charlie Watts e nel campo della musica contemporanea, ad esempio in brani di Gavin Bryars, Michael Nyman e Frederic Rzewski. Di recente ha iniziato a lavorare con il live electronics, soprattutto nell’Evan Parker Electroacoustic Ensemble con Phil Wachsman, Walter Prati e Mario Vecci. Ha fatto più di 150 registrazioni.
Link John Tilbury, Eddie Prevost, Keith Rowe, Fred Frith, Lindsay Cooper, John Russell, Lol Coxhill, Pat Thomas, Mark Sanders, Roger Turner, Steve Noble, Phil Minton, Veryan Weston, John Edwards, Maggie Nicols, Kaffe Matthews, Chris Cutler
70.
Michael Parsons
MichaeL
Nato nel 1938. Ha studiato lettere classiche e filosofia all’Università di Oxford, pianoforte e composizione al Royal College of Music di Londra (1957-62). Nel 1969 ha fondato con Cornelius Cardew e Howard Skempton The Scratch Orchestra, e durante gli anni ‘70 è stato strettamente legato agli artisti visivi del gruppo Systems. Le sue composizioni comprendono Changes per gamelan (1981), Expedition to the North Pole, un’opera scenica sperimentale basata sul tema delle esplorazioni nelle terre artiche (1984), Tenebrio per suoni elettronici controllati da un computer (1995) e Lamentations per 8 voci e strumenti (1997). Ha recentemente scritto un nuovo pezzo per John Tilbury, per pianoforte e nastro magnetico, basato sul testo Krapp’s Iast tape di Samuel Beckett.
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Tiziano Popoli
Tiziano P Ha composto musiche di scena per spettacoli teatrali, performance, video, istallazioni, sonorizzazioni audiovisive e colonne sonore cinematografiche collaborando, tra gli altri, con i musicisti Chris Cutler, Fred Frith, Tony Coe, Phil Minton, Lindsay Cooper, Lamin Kontè, Paolo Fresu, Enrico Rava, Glenn Ferris, Gianni Gebbia, Mauro Franceschi; con il gruppo teatrale Koinè, con Teatro Reon e Teatret La Luna; con i coreografi Paco Decina, Odile Cazes, Lydie Nury e Orazio Caiti; con Arturo Brachetti, Ugo Tognazzi, Giorgio Gaber; con i registi John Dexter, Guglielmo Ferro, Ugo Gregoretti, Gianni Zanasi, Lucilio Santoni e Fulvio lanneo; con la videomaker Daria Menozzi e con il fotografo Olivo Barbieri. Nel 1988, invitato ad esibirsi al festival Time Zones di Bari, dà vita al Popoli-Dalpane Ensemble col quale pubblica 2 CD: Lezioni di anatomia e Serenate; nel 1990 dà vita assieme a Massimo Simonini al gruppo N.O.R.M.A. col quale pubblica 2 CD: N.O.R.M.A. e L’arpa e l’asino. Con questi gruppi partecipa a importanti festival e rassegne esibendosi, tra l’altro, a Bologna, Roma, Salonicco, Belgrado, Novi Sad, Berlino, Rotterdam, Amsterdam e Londra. Per il coreografo Paco Decina ha composto le musiche per la creazione Vestigia di un corpo (Rovereto, Festival Oriente Occidente 1991); per Odile Cazes ha scritto le musiche per Salutation d’un ami lointain (Marsiglia 1992), Memoire des lombes (Touton 1995), Sextuor (Marsiglia 1997), Et puis apres (Aix En Provence 1998); per la compagnia Tribe (cor. Lydie Nury) ha scritto le musiche del duo Demiones (Marsiglia,1997).
72. Nell’ottobre scorso, nell’ambito delle celebrazioni leopardiane e su commissione del Centro Regionale Danza (Aterballetto) e del Teatro di lesi, ha composto le musiche per la coreografia Fuga naturale di Orazio Caiti, eseguite dall’Orchestra Filarmonica Marchigiana. Ha composto le musiche per il film Nella mischia di Gianni Zanasi, (Festival di Cannes, sezione Quinzaine, ‘95) e per alcuni film muti tra cui La passione di Jeanne D’arc, Il Gabinetto del dottor Caligari e Nosferatu. Su commissione di RadioRai 3 Audiobox ha elaborato il radiodramma Il mistero dei tre su testi di Chris Cutler. Su commissione del Quartetto Borciani ha composto il quartetto d’archi La nove dei folli e, su commissione del Festival Angelica, il brano Indifferenza, per orchestra sinfonica. Da tempo è impegnato nella raccolta e nell’ordinamento di registrazioni ambientali; assieme a Mauro Franceschi ha curato la sonorizzazione del Museo delle Tracce di Maso Spilzi (Folgaria) e, per la Provincia di Modena, ha di recente pubblicato il CD Naturalmente Sonori. Fa parte della Mauro Franceschi Band e dirige l’orchestra Intermusic di Amandola (Ascoli Piceno). Sue musiche sono state trasmesse dai canali radiofonici e tetevisivi detta RAI, della Radio Svizzera, della televisione belga, spagnola, giapponese (NHK) e da Thames TV; ha ricevuto commissioni da Rai radio 1, Rai radio 3 e Radio Svizzera.
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Sally Potter
Sally L’attività artistica di Sally abbraccia la danza, la performance, il teatro, la musica e il cinema. Nei primi anni 70 ha studiato danza, e si è esibita con Richard Alston e con la Limited Dance Company, da lei fondata insieme a Jacky Lansley. Più tardi, come performer e regista, Sally ha prodotto spettacoli in solo e piece teatrali di ampie dimensioni che hanno ricevuto importanti riconoscimenti, tra i quali Mounting, Death and the Maiden e Berlin (tutti in collaborazione con Rose English). A partire dalla fine degli anni 70, Sally è stata musicista, autrice di testi e cantante in diversi gruppi di musica improvvisata - FIG, The Marx Brothers, The Film Music Orchestra. In collaborazione con la compositrice Lindsay Cooper ha prodotto il ciclo di canzoni Oh Moscow - che ha portato in tournée in Europa e Nord America. Dopo avere realizzato alcuni cortometraggi, Sally ha avuto il suo primo successo con Thriller (1979), una rielaborazione critica dell’opera di Puccini La Bohème. Ha fatto poi seguito il suo primo lungometraggio The Gold Diggers (1983), con Julie Christie. Sally, successivamente, ha diretto un altro cortometraggio e diversi documentari, prima di realizzare Orlando (1992), film pluripremiato e acclamato a livello internazionale con Tilda Swinton basato sul romanzo di Virginia Woolf. Ha anche composto con David Motion la colonna sonora di Orlando, e, con la partecipazione di Fred Frith, le musiche originali per il suo film più recente, The Tango Lesson (1997). Quest’ultimo film mostra in modo straordinario il lavoro di Sally come danzatrice, regista, compositrice e autrice di testi.
74.
Eddie Prévost
Eddie
Nato a Hitchin, nel 1942. È stato co-fondatore nel 1965 dell’ensemble di improvvisazione AMM (gruppo che includeva formalmente e informalmente musicisti affermati quali John Tilbury, Lou Gare, Cornelius Cardew, Keith Rowe, Christian Wolff e Rohan de Saram). L’AMM ha suonato in tutto il mondo e vanta una vasta discografia. Prévost si è anche esibito ed ha inciso con numerosi e affermati musicisti di free-jazz e musica improvvisata (ad esempio, Evan Parker, Marilyn Crispell, Paul Rutherford). Lavora anche con musicisti più giovani, soprattutto in trio con Tom Chant (sax soprano) e John Edwards, e collabora con Jim O’Rourke. Ha suonato dal vivo con musicisti di altre culture (soprattutto con Yoshikazu Iwamoto) e provenienti dal genere technoambient (GOD, Main, EAR). Ha suonato le opere aperte di Cardew, Wolff e Cage. Ha composto musica per The Merce Cunningham Dance Company nel corso delle esibizioni londinesi del 1998. Il suo primo CD in solo Loci of Change è stato realizzato dalla Matchless Recordings nel 1996. Il suo libro No Sound is Innocent, che ripercorre alcuni aspetti dell’esperienza AMM e propone una serie di racconti meta-musicali, è stato pubblicato dalla Copula Books (ISNB 0-9525492-0-4). Compare in più di 35 dischi.
Link John Tilbury lo conosco fin dalla metà degli anni 60. Abbiamo suonato spesso insieme nell’AMM a partire dalla metà degli anni ‘80. Ma ho lavorato con lui anche in composizioni di Cardew, Wolff, Cage ed Eisler. Keith Rowe ho fondato con lui l’AMM. In duo. Evan Parker fin dalla metà degli anni ‘60. Con lui nella London Musicians Cooperative . Derek Bailey nella London Musicians Coop nei primi anni ‘70. Abbiamo suonato insieme in alcune rare occasioni. Lol Coxhill ospite di AMM; nei gruppi di Steve Miller. Veryan Weston nel mio quartetto dei primi anni ‘80 (con Stabbins e Mattos). In duo. John Edwards nel mio trio con Tom Chant. Michael Parsons, Howard Skempton nella Scratch Orchestra. Conosco molti degli altri musicisti da moltissimo tempo e occasionalmente ho suonato con loro.
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Claudio Claudio Puntin Se leggete anche un breve elenco di gruppi e artisti con cui Claudio Puntin ha lavorato, l’impressione dominante che se ne ricava è quella di un musicista che può fare qualunque cosa! Spostandosi senza la minima esitazione dalla WDR Big Band, dalla Bayrischen Radio Orchestra e dall’Henze Kammerensemble ai mondi diversi e particolari di Hermeto Pascual, Daniel Humair, Ray Anderson e Giora Feidman. Claudio si è esibito in tutto il mondo, da Amsterdam a Accra, da Budapest a Pechino, da Lisbona a Lagos, da Moers al Messico. Musicista di formazione classica, è stato solista con la National Youth Orchestra della nativa Svizzera prima di diventare un clarinettista jazz e di fare tournée internazionali con il famoso duo Schorn/Puntin. A parte queste attività, Claudio ha scritto colonne sonore di film e teatro per bambini; ha suonato in prima esecuzione brani scritti per lui, come il Claudio’s Concerto di M. Niehaus (con la WDR Radio Orchestra); e ha partecipato al Clarinet Summit di Lubbock, in Texas. È anche un premiato orafo e gioielliere.
76.
Keith Rowe
Keith
Nato a Plymouth, 1940. 1956-61> studia belle arti (pittura). Comincia a suonare la chitarra nel gruppo della sua scuola d’arte, che diventerà poi la Mike Westbrook Band. 1962-64> si trasferisce a Londra, continua a suonare nell’ensemble di Westbrook, suona con molti gruppi, in particolare un trio con John Surman. 1964> lavora in gruppi di musica sperimentale, tra i quali Music Now e Schooltime Opera Group, suona in gruppi di Cardew - esegue opere di George Brecht, Toshi Ichiyanagi, John Cage, La Monte Young, Christian Wolff. 1965> con Eddie Prévost e Lou Gare forma l’AMM (nel quale più tardi entrerà Cornelius Cardew). 1969-74> membro della Scratch Orchestra, esegue opere di Cornelius Cardew, Howard Skempton, John White, Frederick Rzewski, Christopher Hobbs e David Jackman. 1973-75> con Peoples Liberation Music e Songs for Society, concerti nelle prigioni, nei parchi e in incontri politici. 1978-81> membro dei gruppi Trevor Watts Amalgam e Universal Music; lavora negli ospedali psichiatrici in un progetto di terapia videomusicale con il percussionista Liam Geockey. 1978-81> suona il violoncello nel gruppo di danza 4Systems. 1980> lavora con il gruppo Timeframe, nel progetto educativo Gemini, con l’IRMA Opera ensemble; nel progetto di Michael Parsons North Pole, in Supersession con Evan Parker, Barry Guy ed Eddie Prévost, con i Masters of Disorientation, negli Zadok con Hans Koch e Martin Schutz, negli Alarm con Phil Minton e Roger Turner, nella Company di Derek Bailey. 1992> collabora col quartetto di chitarre Magnetic Attractions, nel London Skyscraper di Butch Morris, con MIMEO (Music in movement electronic orchestra), nel progetto di danza Concepts of Doing (Stuttgart), con lo Zeitkratzer group (Berlin), con Metamkine (Grenoble) e con l’International Symposium on Electronic Art (Liverpool). Compare in più di15 dischi Si è esibito con: Fred Frith, Chris Cutler, Michael Doneda, Urs Leimgruber, Phil Durrant, Kaffe Matthews, Thomas Lehn, Marcus Schmickler, Gert-Jan Prins, Cor Fuhler, Peter Rehberg, Christian Fennesz, Jerome Noetinger, Rafael Torai, Markus Wettstein, Jacques di Donato, Dominique Repecaud, Ninh Le Quan, Mats Gustafsson, Jeffery Morgan.
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John Russell
johnR. Nato nel 1954. Ha lavorato quasi esclusivamente nel campo della libera improvvisazione, esibendosi in concerti, tournée, festival, programmi televisivi e radiofonici in Europa e Nord America con molti dei principali esponenti di questa musica. È co-fondatore della ACTA Records e co-presentatore della serie di concerti Mopomoso. Compare in più di 20 dischi.
Link Eddie Prévost, Keith Rowe, Evan Parker, Derek Bailey, Lol Coxhill, Steve Beresford, Pat Thomas, Mark Sanders, Roger Turner, Phil Minton, Veryan Weston, Maggie Nicols, Kaffe Matthews, Lesli Dalaba.
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Mark Sanders
Mark
Nato a Beckenham, nel 1960 Mark ha cominciato a suonare jazz e musica improvvisata verso la metà degli anni ‘80 con Dudu Pakwana, Elton Dean, Paul Rogers e altri. Ha militato in diversi gruppi di Evan Parker, al fianco di Barry Guy, Kenny Wheeler, John Russell, Paul Rutherford e molti altri, incidendo e suonando nei festival di tutta Europa. È da tempo membro di diversi gruppi di Elton Dean, tra i quali Newsense col trombonista Roswell Rudd. Si esibisce frequentemente con Harry Beckett e ha fatto registrazioni e tournée con Howard Riley. È da molto tempo uno dei collaboratori di Steve Beresford e Lol Coxhill, ed è membro di vari altri gruppi. Mark ha formato da diversi anni un duo con Pat Thomas. Fa concerti e dischi col quintetto di Georg Graew ed è un membro del quartetto di Evan Parker con John Edwards e John Russell. Recentemente ha trascorso un mese a Parigi dove ha suonato con un gruppo di flamenco, con il gruppo rap Kabal, con Phil Minton e con diversi improvvisatori. Attualmente sta lavorando con Jah Wobble. Compare in più di 15 dischi.
Link Kubryk Townsend varie Steve Noble con Paul Dunmall e Billy Jenkins Phil Minton in un progetto a Parigi per NATO Veryan Weston trio con John Edwards John Edwards trio con Veryan Weston, e molte collaborazioni a partire dai primi anni ‘90, con compagnie di danza e con Airlift Quartet di Evan Parker. Maggie Nicols varie; anche un tour con John Russell e Gina Southgate. Charles Hayward in duo e in altri incontri Derek Bailey qua e là John Russell con Maggie Nicols e con Airlift Quartet di Evan Parker. Lol Coxhill molte volte in molte combinazioni. Steve Beresford molti dischi e concerti. Pat Thomas in duo, e in vari incontri ad hoc. Jason Yarde nel quartetto di Roberto Bellatalla.
poPoLArE
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Scuola Popolare di Musica Ivan Illich
La scuola popolare di musica Ivan Illich cerca di rispondere alle esigenze di una larga fascia di persone che vogliono imparare a suonare uno strumento in una prospettiva non necessariamente professionale, in situazioni di musica d’insieme, senza un interesse mirato ad uno specifico genere musicale e senza spendere troppo: è una scuola di base che cerca di superare i limiti imposti dall’età, che normalmente giocano un notevole ruolo selettivo, dallo specialismo dei generi musicali, dalle lezioni private, generalmente troppo costose e comunque prive della dimensione del fare musica con altri. Nata nel 1992 con lo scopo di colmare queste carenze e con la volontà di essere soprattutto una scuola per principianti senza limiti d’età o di competenze, con particolare attenzione alle situazioni di marginalità sociale, la scuola si caratterizza per l’intervento sul territorio, per l’elaborazione e la ‘promozione’ di un nuovo modello di cultura: percorsi didattici, individuali e collettivi, che favoriscano la crescita della persona, con una valorizzazione delle scelte e delle diversità. Si privilegia in questo senso un fare dialettico e di continua ricerca, piuttosto che la trasmissione di programmi già esistenti, l’insegnante non ‘trasmette’ un sapere, ma è portatore della propria esperienza, è un ‘facilitatore’ di processi cognitivi. Il fulcro del progetto è quindi il tentativo di realizzare un percorso didattico che sia anche un percorso di ricerca e sperimentazione musicale, teorica e pratica, dei docenti e degli allievi al tempo stesso. Perciò risulta di fondamentale importanza lo sviluppo delle capacità di interazione musicale fra le persone attraverso la pratica dell’improvvisazione e della composizione collettiva.
80.
Massimo Semprini
Masimo s Inizia a studiare il sassofono seguendo dei corsi di tipo jazzistico con Dante Accorsi e Carlo Fabbri. Nel 1990 segue un seminario con Eugenio Colombo sulla musica etnica e sulle tecniche per l’uso del sassofono nella musica contemporanea. Continua la preparazione studiando le diverse forme d’improvvisazione. Segue con particolare interesse i sassofonisti più innovativi: Ornette Coleman, Eric Dolphy, Anthony Braxton, Tim Berne, John Zorn. Nel 1992 si è laureato in Discipline delle Arti, della Musica e dello Spettacolo. Nel 1987 è tra i fondatorí del gruppo di musica innovativa Ars Flexis che si esibisce in diverse rassegne, tra le quali “Creatività e Musica”, Bologna 1990. Suona in Duo con Giorgio Casadei dal 1988. Nel 1989 ha dato vita, insieme a G. Casadei, A. Coatti e R. Alessi al gruppo Ella Guru nel quale compone e suona il sassofono. Fa parte dell’ensemble Musica nel Buio come sassofonista e compositore. Il gruppo si occupa di colonne sonore per film muti da eseguire dal vivo. Nel 1996 il gruppo ha collaborato con Tony Coe. Dal 1996 Musica nel buio accompagna uno spettacolo di cabaret interpretato da S. Pantesco. Ha collaborato con il pianista e compositore A. Zimmermann. Nel gennaio 1993 ha riunito l’Oban Sax Quartet, nel quale è attivo come sassofonista e compositore. Fa parte del gruppo N.O.R.M.A., con il quale ha inciso due CD. Dal 1995 il batterista dei gruppo è Chris CutIer.
.81 Ha formato nell’ottobre 1994 un sestetto di strumenti a fiato, trasformatosi poi nel quartetto Iguana da Camera (sassofoni, clarinetti, flauti, ottoni). In questa formazione è anche compositore. Ha composto le musiche per il recital Terre Rosse, accompagnandolo dal vivo in duo insieme a G. A. Coatti.
82.
Howard Skempton
howArd Nato a Chester, nel 1947. Howard Skempton è compositore, fisarmonicista e autore di saggi sulla musica. Ha studiato a Londra con Cornelius Cardew a partire dal 1967; Cardew lo ha aiutato a scoprire un linguaggio musicale di grande semplicità. Da allora ha continuato a scrivere senza farsi mai sviare dalle mode compositive, producendo un corpus di 300 opere - delle quali molte consistono in piccoli brani per pianoforte e fisarmonica. Skempton chiama questi pezzi il “sistema nervoso centrale” della sua attività. Numerose sue composizioni sono state registrate: tra queste, il suo brano di maggior successo, Lento per orchestra, inciso per l’etichetta NMC dalla BBC Symphony Orchestra, la compilation per pianoforte Well, well, Cornelius, incisa da John Tilbury per la SONY Classical, e, più recentemente, Shiftwork, eseguita dall’Ensemble Bash sempre per la SONY Classical. Gli sono stati commissionati recentemente diversi brani di musica da camera, e la composizione Concertante, scritta per la English Chamber Orchestra, la cui prima esecuzione si è tenuta alla Queen Elizabeth Hall, a Londra, nel novembre del 1998. Una delle sue ultime opere è il Concerto per Oboe e Fisarmonica, eseguito per la prima volta nel marzo del 1997 dall’ensemble svedese Camerata Roman e poi presentato più volte in tournée. Nel 1991 Skempton è stato “Visiting Lecturer” di composizione all’Università di Adelaide, nell’Australia del Sud, ed è stato Direttore Artistico della stagione 1997/98 della Society for the Promotion of New Music. Gli sono stati dedicati dei concerti in molti importanti festival, tra i quali il Norwich and Norfolk Festival del 1997; nel 1998 a Bratislava.
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Dave Smith
DavE s.
Nato nel 1949. Ha studiato musica al Magdalene College di Cambridge. Negli anni ‘70 è stato membro della Scratch Orchestra e di diversi ensemble di compositori/performer (principalmente con John Lewis, Michael Parsons, Howard Skempton, John White, Gavin Bryars e Ben Mason); in seguito ha suonato in gruppi specializzati nell’esecuzione di musica classica giavanese e di musica folk albanese. Ha suonato nel Gavin Bryars Ensemble dalla sua fondazione. Per quanto concerne la sua attività didattica, ha insegnato 18 anni nel Leicester Polytechnic (ora De Montfort University), e ha lavorato nel COMA (Contemporary Music-making for Amateurs). Negli ultimi 15 anni ha scritto un ampio numero di composizioni per pianoforte raccolte in una serie di recital, sei dei quali sono stati già completati.
84.
Diego Stocco
diEgo G Nato a Rovigo, nel 1976. Autodidatta. 1994 - Ha composto musiche per il saggio annuale di danza, organizzato da “Centro di danza classica e moderna” di Zampirollo, rappresentato presso il Teatro Sociale di Rovigo. Impiegato come tastierista, compositore e programmatore nel “Clandestin Studio” di Padova e nel “Peter Pan Studio” di Rovigo. 1995 - Compone le musiche per vari spettacoli rappresentati in diverse situazioni: XIV Festival Nazionale scuole di danza classica, Teatro Toniolo di Mestre, Teatro Antonianum di Padova, Teatro Politeama di Badia Polesine, Teatro Odeon di Rovigo. Impiegato come insegnante di tastiera, pianoforte e direzione corale per bambini nel CE.S.M.A. di Rovigo. 1996 - Compone ancora le musiche per il saggio annuale di danza, organizzato da “Centro di danza classica e moderna” di Zampirollo, rappresentato presso il Teatro Sociale di Rovigo. 1997/98 - Si impiega come compositore e tecnico audio dapprima nello studio di produzione pubblicitaria radiofonica “Maressi e Sinigaglia” e successivamente nello studio di produzione servizi audio radiofonici e televisivi “Audiotime” di Padova.
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Pat Thomas
PaT T. Nato nel 1960. Pat Thomas inizia a suonare all’età di 8 anni; studia musica classica e suona reggae. A sedici anni passò al jazz dopo aver visto Oscar Peterson alla televisione e aver ascoltato alcuni brani di jazz alla radio. Al 1979 risalgono i primi ingaggi seri di musica improvvisata. A partire dal 1986 ha suonato in Ghosts con Pete McPhail e Matt Lewis. Ha anche suonato con Alan Silva, Lee Ranaldo, Thurston Moore, Gary Todd, Chuck Berry, e altri. Oltre a programmare le sue tastiere, Pat Thomas usa anche nastri preregistrati. Nel 1991 disse a Chris Blackford: “Per quanto riguarda i nastri, probabilmente mi limiterò a sedermi davanti alla televisione, registrando qualsiasi cosa capiti, e facendo in seguito solo qualche operazione di editing per decidere cosa potrebbe essere utile. ... Ma, a dire il vero, non metto un’etichetta sui nastri e non scrivo cosa contengono, così quando li uso non so cosa sto per suonare. Ciò ovviamente mi impedisce di preparare le cose. Li metto a caso e vedo cosa accade. Così io stesso sono sorpreso di ciò che viene fuori tanto quanto chiunque altro”. Nel 1988 ha vinto un Arts Council Jazz Bursary per scrivere tre nuove composizioni elettroacustiche per il suo ensemble di dieci elementi Monads. L’intenzione era di mostrare differtenti aspetti dell’elettronica usando l’improvvisazione. Nel 1990 è stato invitato da Derek Bailey a suonare nella Company Week. È stato membro del Tony Oxley Quartet e dei Continental Drift di Mike Cooper, ed ha lavorato in vari contesti, tra i quali lo spettacolo tele-
86. visivo This way Out con Lol Coxhill. Ha formato un duo molto apprezzato col percussionista Mark Sanders, un altro duo col percussionista Steve Noble, e un trio con Steve Beresford e Francine Luce. Nel 1992 ha formato il quartetto Scatter con Phil Minton, Roger Turner and Dave Tucker. Ha suonato anche nell’8th Ruhr Jazz Meeting con gli Angular Apron di Tony Oxley, nel Berlin Jazz Festival 94, nella Celebration Orchestra di Tony Oxley con Bill Dixon, ad AngelicA 95 col progetto Before my time di Lol Coxhill (Beresford, Turner, Cooper), a Taktlos 97 con il progetto Ellington Country Musik di Eugene Chadbourne, al Protocol 97 in Austria, con Derek Bailey, Steve Noble, e ha preso parte alla tournée London Skyscraper di Butch Morris. È anche membro del collettivo Asiatic Funkacid Jazz, dei Tones of Life, degli Ah UM di Tim Hill e dei Rhythm-a-Ning. di Dave Holdsworth Compare in più di 25 dischi.
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John Tilbury
H John Nato nel 1937. John Tilbury entrò nel Royal College of Music vincendo una borsa di studio per studiare pianoforte con Arthur Alexander. Successivamente divenne allievo di James Gibb, e si recò a Varsavia con una borsa di studio del governo polacco per studiare con Zbigniew Drzewiecki; è stato co-fondatore del gruppo Warsaw Music Workshop insieme a Zygmunt Krauze. Nel 1968 è stato premiato nella Gaudeamus International Competition in Contemporary Music, in Olanda, e da allora si è specializzato come esecutore di musica del ventesimo secolo. Tilbury ha proposto prime esecuzioni in molti festival di musica contemporanea, tra i quali il festival d’Autunno di Varsavia, la Biennale di Venezia, Musica Nova di Glasgow, l’Europelia Festival di Brussels e la Biennale di Zagabria. Ha anche tenuto concerti in Estremo Oriente e negli Stati Uniti, in diverse occasioni. Ha collaborato con molti compositori, tra i quali Cornelius Cardew, David Bedford, John Cage. Morton Feldman, Christian Wolff, Terry Riley e Tom Phillips. Le sue registrazioni delle Sonatas and interludes per pianoforte preparato di Cage sono state acclamate dalla critica. Tilbury è assai noto come improvvisatore grazie alla sua militanza nell’AMM, uno dei più famosi gruppi di improvvisazione emersi negli anni ‘60. Attualmente insegna pianoforte al Goldsmiths’ College dell’Università di Londra, e sta scrivendo un libro sulla musica di Cornelius Cardew. Il repertorio di John Tilbury in questi anni ha interessato moltissime opere dell’avanguardia europea, americana e giapponese, tra le quali molti
88. capolavori di John Cage, Christian Wolff, Morton Feldman e Yuji Takahashi. I suoi progetti pi첫 recenti, per quanto concerne la musica britannica, comprendono soprattutto composizioni di Cornelius Cardew, John White, Howard Skempton e Dave Smith, ma includono anche opere di altri affermati compositori inglesi. Si esibisce anche in recital dove brani per clavicembalo del sedicesimo e diciassettesimo secolo vengono accostati alla musica per pianoforte contemporanea.
Link Keith Rowe, Eddie Prevost, Lol Coxhill, Evan Parker in or with AMM. Derek Bailey alla Northampton County Library. Phil Minton in IRMA di Tom Phillips. Chris Cutler, Fred Frith Timescales di Cutler.
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KUbryk Kubryk Townsend Nato a Londra, nel 1962. A sedici anni, Kubryk si trasferisce a Parigi e comincia a lavorare come musicista nei caffé, nei bar e per strada. Suona poi in molti paesi europei, e nove anni dopo torna a Londra, sua città-natale. Entra in contatto con gli eclettici stili musicali che Londra offre, dal blues di Ottis Grand al jazz moderno degli Spirit Level, dalla musica di Ashley Reid (Albionband) a quella sudafricana di Mervin Affrika. Recentemente ha collaborato con Ken Nordine, leggendario poeta di Chicago, alla Royal Festival Halls, nell’ambito di Meltdown 97. È il leader di un gruppo di quattro elementi.
90.
Roger Turner
RogEr T. Nato a Whitstable, nel 1946. È cresciuto nell’ambito della vita musicale di Canterbury negli anni ‘60, fra l’approfondimento delle basi jazz ed le episodiche esperienze in gruppi blues e pop. A partire dal 1974, comunque, ha cercato di elaborare un linguaggio percussivo più personale attraverso le pratiche dell’improvvisazione. Questa ricerca si è sviluppata attraverso il lavoro in solo e le collaborazioni nell’ambito del rock sperimentale e della formacanzone aperta, come l’intenso lavoro in duo con Annette Peacock e numerosi ensemble di jazz (con Elton Dean, Alan Silva, Lol Coxhill), laboratori e seminari. Gran parte del piacere e delle scoperte musicali gli derivano però dal fare musica con molti dei più raffinati musicisti europei e internazionali in collaborazioni ad hoc e in gruppi di improvvisazione (Toshinori Kondo, Carlos Zingaro, Tom Cora, Evan Parker, Cecil Taylor, Otomo Yoshihide, Shelly Hirsch, Alan Tomlinson…). Si è trasferito a Londra nel 1968 dove lavora con l’ensemble di percussionisti del Ghana Mask, e parte in tour con lo sperimentale e innovativo Ritual Theatre. Si è esibito in molti dei più importanti festival, in Europa, Australia, Estremo Oriente, Canada, Stati Uniti e Messico. Attualmente suona nel Phil Minton Quartet (con John Butcher e Veryan Weston), nell’Alan Silva Trio (con Johannes Bauer), nel gruppo Konk Pack (con Tim Hodgkinson e Thomas Lehn), e in duo - con Phil Minton, John Russell, Martin Klapper, etc. Compare in più di 35 dischi.
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Link Eddie PrĂŠvost una volta, in un grande gruppo con Evan Parker. Keith Rowe in trio con Phil Minton. Fred Frith in incontri ad hoc. Lindsay Cooper in incontri ad hoc. Evan Parker in tour con John Russell e altri, in varie situazioni ad hoc, nella Glass Band. Derek Bailey in situazioni ad hoc. John Russell in un duo di lunga durata, in varie situazioni ad hoc. Lol Coxhill in numerose situazioni ad hoc, nei The Recedents con Mike Cooper. Steve Beresford in situazioni ad hoc, nella prima LMC, in un trio con Lol Coxhill. Pat Thomas in situazioni ad hoc, con Phil Minton Phil Minton in un duo da molto tempo, in trio con Keith Rowe, in quartetto, in situazioni ad hoc. Veryan Weston nel quartetto con Phil Minton. In situazioni ad hoc Maggie Nicols in situazioni ad hoc a partire dai primi anni ‘80. Chris Cutler una volta ad AngelicA
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Daan Vandewalle
A dAAN Nato in Belgio nel 1968. Ha studiato al Royal Conservatory di Gand con Claude Coppens, ed è divenuto suo assistente nel 1991. Ha tenuto master e workshop nei Conservatori di Tilburg ed Eschede. 1991: Debutto ad Ars Musica (Liegi, Belgio). Partecipa a molti progetti nel Belgio e in altri paesi. 1993: Belgium Music Festival (Bucarest, Romania), November Music Festival (Olanda) 1994: Gesellschaft für Akustische Lebenshilfe (Kiel, Germania), Thunderclaps (L’Aia, Olanda) 1995: Time Festival (Gand, Belgio) 1996: Primo CD come pianista solista: Concord Sonata di Charles Ives; Accademia Chigiana (Siena, Italia), Pianoconcerto di Ligeti (Gand), Sonate di Schnittke (Gand). Composizioni di Barlow e Lindberg al Festival Ars Musica (Mons, Belgio). 1997: Concerto di improvvisazione con Fred Frith e Chris Cutler (Colonia), festival Bollwerk: musiche di Zorn, Frith, Ives (Friburgo, Svizzera), GRIM: musiche di Ives, Zorn, Frith e Rzewski (Marsiglia e Bratislava), Nuovi Spazi Musicali: musiche di Corghi, Coppens, Berio, Brahms e Schubert (Roma), Muziekcentrum: musiche di Ives e Antheil (Enschede, Olanda). Ha suonato in diversi ensemble in Belgio e nel resto d’Europa,ai festival di Salisburgo, Glasgow, Vienna e Amsterdam.
.93 Dal 1998, è membro del gruppo Tense Serenity. Nel giugno del 1998 ha ricevuto una “Fellowship of the Belgium/American Educational Foundation” (BAEF). Concerti radiofonici: Ha eseguito moltissime composizioni, tra le quali Seven Circles (Fred Frith) e The Road (Frederic Rzewski).
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Veryan Weston
vERyaN W Nato a Uckfield nel 1950. Veryan Weston si trasferì a Londra dalla Cornovaglia nel 1972; suonava come pianista jazz freelance e allo stesso tempo si allenava all’improvvisazione al Little Theatre Club. Nel 1975 ricevette una borsa di studio dal Digswell Arts Trust dell’Hertfordshire, che gli affidò l’incarico di revisionare il libro sull’improvvisazione al pianoforte, da lui stesso iniziato grazie a un sussidio dell’Arts Council della Gran Bretagna. In questo periodo fonda con altri (e compone per) gli Stinky Winkles. Con questo gruppo viene eletto ‘miglior giovane musicista del 1979’ dalla Greater London Arts Association, e vince tre importanti premi in Francia, Spagna e Polonia. Nel periodo in cui risiede a Digswell, collabora anche con artisti visuali, realizzando performance al Victorian & Albert Museum (1979) con la ceramista Liz Fritsch, e all’Hammersmith Jazz Festival (1980) con l’artista visuale Stephen Cochrane. In questo periodo compone ed esegue musica per numerosi film e documentari, collabora con Lol Coxhill per Caravaggio (1985) di Derek Jarman. L’interesse per i rapporti tra la musica e altri media lo porta a tenere corsi in Arte della Performance al Middlesex Polytechnic (ora Università); nel 1990 gli è assegnato un Master in Composizione musicale dal Goldsmith’s College dell’Università di Londra. Grazie a questi riconoscimenti, egli è stato per un breve periodo conferenziere part-time alla Bretton Hall e nella Middlesex University. Negli anni ‘80 e nei primi anni ‘90, ha lavorato soprattutto con l’Eddie Prévost Quartet, con Trevor Watts’ Moiré Music, e in duo con Lol Coxhill
.95 e Phil Minton. Ha anche partecipato a progetti per ensemble con Minton, ad esempio River Run e Oh Moscow. Nel biennio 1995/96 ha suonato saltuariamente nella sezione ritmica del jazz club Changes a nord di Londra. Ha anche tenuto una serie di concerti/laboratorio intitolata Playing Together nella regione dell’East Anglia (nel 1998), in trio insieme a Mark Sanders e John Edwards. Compare in più di 22 dischi
Link Eddie Prévost nel suo quartetto nella prima metà degli anni ‘80; abbiamo realizzato recentemente un CD in duo. John Russell, Evan Parker episodicamente negli ultimi dieci anni - a Londra. Jason Yarde sono stato suo insegnante di composizione alla Middlesex University. Steve Beresford solo un duo sullo stesso pianoforte nel disco di Lol Coxhill The Inimitable. Lol Coxhill nella Digswell House; abbiamo suonato insieme spesso negli ultimi vent’anni. Kubryk Townsend serate jazz al Kings Head, Crouch End. Mark Sanders, John Edwards ho suonato con loro l’altra sera a Chelmsford nel progetto Playing Together; un workshop il pomeriggio e la sera il concerto del trio e del gruppo del workshop pomeridiano. Maggie Nicols faceva parte dei progetti Songs from a Prison Diary e Makhno. Qualche saltuario ingaggio di jazz a Londra. Roger Turner grande amicizia da quindici anni; abbiamo suonato insieme spesso, in diversi contesti. Chris Cutler, Lindsay Cooper in Oh Moscow.
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Jason Yarde
jAson
Nato nel 1970. Si è laureato alla Middlesex University nel 1993 con un dottorato in Performance Arts, che prevedeva un anno al William Paterson College del New Jersey, dove Jason studia performance jazz, orchestrazione e tecniche di registrazione in studio. Ha cominciato a suonare il sax alto e il sax soprano con i Jazz Warriors nei quali, coi suoi 16 anni, era il membro più giovane. Jason è membro dei seguenti gruppi: Quite Sane, formazione di Progressive Jazz\Hip-hop Fusion, London Afro Blok, Viva La Black, capitanato dal grande batterista di free-jazz Louis Moholo, Infinitum di Nikki Yeoh, Tomorrow’s Warriors, gruppo-laboratorio fondato da Gary Crosby. Attualmente, Jason guida un gruppo chiamato j-life, che rappresenta il suo interesse musicale principale. L’album di debutto è uscito per la Dune Records. Negli ultimi sette anni, ha realizzato tournée in Sud Africa (partecipando a laboratori con Viva La Black), Ghana, Senegal, Nepal e India (con i Tomorrow’ s Warriors), in Europa e a Victoria, in Canada, per i XV Giochi del Commonwealth (nei quali ha rappresentato la Gran Bretagna con Afro Blok). Inoltre, egli suona, scrive e arrangia per i Real Deal Horns, che hanno collaborato con Gregory Isaacs, Dennis Brown, Alton Ellis, King Sounds, Super Blue, Shadow e Keziah Jones. Come compositore, Jason lavora costantemente nell’ambito di diversi generi: Jazz, Classica, Dance, Elettroacustica, Midi etc. Questa attività si riflette nel lavoro con la regista e coreografa Alison Murray nei cortometraggi Pantyhead (Ch4), Horseplay (D4C\BBC2) e Teenage Rampage (Ch 4). Jason è anche fondatore di Rare Mix per cui anche compone, un ensemble jazz di due elementi che l’anno scorso ha aperto l’Oris London Jazz Festival eseguendo in prima mondiale nuove composizioni. Ha avuto l’incarico dalla JazzX-Change Music e dalla Dance Compan, di collaborare con la coreografa Dollie Henry per il progetto The Spirit of Dance. In seguito al suo coinvolgimento nel progetto di Orphy Robinson, Movements in 8 (42 Shades in the Black) per la Phoenix Dance Company di Leeds, ha ottenuto una commissione in proprio che ha girato molto la scorsa stagione. Eve’s Reflections, una coreografia di Pam Johnson, è accompagnata da un trio di sax soprano intitolato In Her Own Time. Sta attualmente completando il mixaggio del CD di debutto di Wade Austin Far From Home, sta preparando il secondo disco dei j-life e altri importanti progetti. Fa parte dei gruppi di Phil Robson, Mano Ventura, Claude Deppa, Roberto Bellatalla e Steve Beresford.
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Stefano Zorzanello
STEFaNo Z. Flautista, sassofonista e compositore, nato a Vicenza il 30 ottobre 1969. Diplomato in flauto traverso presso il Conservatorio di Musica ‘A. Pedrollo’ di Vicenza (1988). Laurea in Discipline delle Arti, della Musica e dello Spettacolo presso l’Università di Bologna (1994). All’età di sedici anni partecipa al seminario condotto da Terry Riley (Padova, 1986) per eseguire la sua celebre partitura In C con un ensemble di tredici musicisti. Nel 1988 si trasferisce da Vicenza a Bologna iniziando una grande varietà di attività musicali quali: concerti in gruppo e in solo di musica scritta e improvvisata; fondazione nell’ambito dell’Università occupata del Laboratorio di Musica & Immagine, collettivo che si dedica alla produzione di colonne sonore per film muti; creazione dell’etichetta discografica Erosha volta alla diffusione delle musiche prodotte dai componenti del collettivo stesso e dalle loro collaborazioni; organizzazione di concerti, eventi e festival musicali con Damsterdamned, Cooperativa A Lato, LINK Project; creazione della Scuola Popolare di Musica Ivan Illich che conta oggi circa duecento studenti, dove per cinque anni insegna strumento e musica d’insieme. Nel ‘97 lavora anche come operatore musicale di base nel carcere bolognese ‘La Dozza’. Ad oggi ha suonato dal vivo e in studio con musicisti quali: Dietmar Diesner, Chris Cutler, Phil Minton, Jon Rose, Otomo Yoshihide, Giancarlo Schiaffini, Fernando Grillo, Nicolas Roseeuw, Frank Schulte, Thomas Lehn.... Inoltre ha suonato sotto la conduzione di Fred Frith e Lawrence D. ‘Butch’
98. Morris per l’esecuzione di opere da loro composte e dirette (Pacifica, 1994, Conduction 32, 1993). Attualmente suona con i seguenti gruppi italiani: Mistress (sestetto formato da due violoncelli, due chitarre elettriche, due sassofoni), N.O.R.M.A., Iguana da Camera, Argo Ensemble, Laboratorio di Musica & Immagine, Fraili, Chiarimenti (duo con Paolo Angeli), Gi-Napajos, con i quali ha partecipato ai seguenti festival internazionali: - MIMI (Mouvement Internationale des Musiques Innovatrices) - St. Martin de Crau (Francia); - Musique-Action, Vandeouvre-les Nancy (Francia); - London Musicians Collective Annual Festival of Experimental Music, London (Gran Bretagna); - Music Unlimited Festival, Wels (Austria); - Dimitria Festival, Salonicco (Grecia); - Les Oreilles en Pointe, St. Pierre en Jarrez (Francia); - Linguafonic, Roma (Italia); - Angelica Festival, Bologna (ltalia); - Blasnost Frontal e Risonanza Magnetica, Berlino (Germania); - Rìng Ring Festival, Belgrado (Rep. Serba). Stefano Zorzanello è apparso più volte in trasmissioni radiofoniche su RAI Radio3 per Radiotre Suite ‘Oltre il Sipario’ e per ‘Audiobox’ con Mistress, Tiziano Popoli (Il Segno dei Tre), Jon Rose (Shopping List) ... Recentemente ha collaborato alle musiche originali per lo spettacolo Il risveglio della compagnia teatrale Giorgio Barberio Corsetti (LINK 1997). Le sue composizioni sono state eseguite da: Mistress, Fred Frith Guitar Quartet, Fastilio, Eva Kant ensemble. Stefano Zorzanello vive e lavora.
fin
polarizzazio
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100.
Polarizzazioni Mike Westbrook Nel 1958, all’età di 22 anni, Mike Westbrook dirigeva il suo primo gruppo. Dieci anni dopo riscosse grande successo al Montreux Jazz Festival con un sestetto formato da musicisti inglesi, che comprendeva John Surman ai sassofoni. Da allora egli ha lavorato anche con gruppi più ampi, come la Concert Jazz Band da lui formata nel 1967, e con gruppi più piccoli, come The Dance Band e la Mike Westbrook Brass Band. Sono molti i musicisti che hanno preso parte ai suoi vari progetti. Il suo lavoro è sempre stato interessato alla composizione, mentre l’improvvisazione è stata perlopiù intesa nel senso diffuso nel mainstream jazz. Compositore prolifico, Westbrook ha inciso a suo nome più di 20 lavori di ampie dimensioni. Tra questi ricordiamo Solid Gold Cadillac, Blake Songs, On Duke’s Birthday, Westbrook-Rossini, The Cortege, London Bridge Is Broken Down, Off Abbey Road, Love For Sale, Goodbye Peter Lorre. “Come Duke Ellington prima di lui, egli scrive generalmente per determinati musicisti del suo gruppo. Ciò dà come risultato una musica assai colorata poco soggetta ai cliché della composizione jazz”.
Spontaneous Music Ensemble, Little Theatre Club, Trever Watt’s Moire Music Trevor Watts iniziò a suonare con John Stevens e Paul Rutherford mentre era in Germana nella Royal Air Force (1959-1963). Nel 1965 incontrò di nuovo Stevens, che diventò il batterista di un quintetto capitanato da Watts e Rutheford insieme. Con l’apertura del Little Theatre Club a Londra nel 1966, questo gruppo si trasformò nello Spontaneous Music Ensemble (SME), che inizialmente era un progetto collettivo, ma che presto diventò un progetto essenzialmente di Stevens. Il Little Theatre Club era una piccola stanza situata in cima a quattro rampe di scale nel West End di Londra. Per un paio d’anni i musicisti furono liberi di utilizzarla tutte le notti al termine dello spettacolo, suonando quindi sul palcoscenico così come questo era stato sistemato per lo spettacolo appena concluso. Suonare quasi tutte le notti della settimana diede la possibilità ai musicisti di sperimentare con una certa continuità,
.101 cosicché la musica evolvette assumendo sempre di più il carattere di improvvisazione collettiva. Nel 1967 lo SME comprendeva Kenny Wheeler, Paul Rutheford, Trevor Watts, Evan Parker, Derek Bailey, Barry Guy e John Stevens - un vero e proprio catalogo della scena della libera improvvisazione londinese che di lì a poco si sarebbe sviluppata. Fu allora che si verificò ciò che sarebbe diventato il più importante cambiamento in assoluto. Stevens decise di creare una musica dove tutti si ascoltano l’un l’altro e ci si lascia spazio reciprocamente. Egli decise anche di sbarazzarsi della gerarchia jazzistica tra front line e sezione ritmica e, per fare questo, si costruì una nuova batteria dalle sonorità più pacate, che non avrebbe soffocato gli strumenti a corda acustici. Ne risultò una musica dove il contributo di ciascun musicista non era autonomo: pur mantenendo le proprie caratteristiche personali di distintività e ricononoscibiltà, esso era piuttosto una delle parti essenziali del gruppo nella sua globalità. (A questo proposito è stato detto che il metodo dello SME è diverso da quello dell’AMM dove, allora, i singoli erano completamente sommersi nel suono del gruppo). All’inizio questa nuova direzione non fu accettata da tutti i membri del gruppo, che lo abbandonarono uno ad uno. A metà del 1967 lo Spontaneous Music Ensemble era formato solo da Evan Parker e John Stevens. Dal 1968 al 1976 il gruppo subì vari cambi di formazione. Gli unici membri stabili furono Trevor Watts e John Stevens. Infine Trevor Watts formò prima gli Amalgam e poi i Moiré Music. Gli originari Moiré Music si unirono nel 1982. Ad essi seguirono un trio e altri versioni. Nel 1990 si costituì la Moiré Music Drum Orchestra.
The Scratch Orchestra Formata nel 1969, la Scratch Orchestra restò in attività fino a metà degli anni ‘70. Nata in origine per l’esecuzione del ‘Paragraph 11’ del Great Learning di Cornelius Cardew, la Scratch Orchestra consisteva di un ampio numero di appassionati che si riunivano mettendo insieme le proprie risorse per realizzare azioni teatrali, per fare musica, per suonare dal vivo e per crescere intellettualmente. I musicisti, i compositori e gli altri che fecero parte della Scratch Orchestra sono stati Laurence Ball, Cornelius Cardew, Brian Dennis, Rod Ely, Peter Ellison, Brian Eno, Judy Euren, Lou Gare, Bryn Harrisstalwart, Chris Hobbs, Peter O’Sullivan, Michael Parsons, Tom
102. Phillips, Eddie Prevost, Gavin Bryars, Francis Rifkin, Keith Rowe, Laurie Scott Baker, Victor Schonfied, Hugh Shrapnel, Howard Skempton, Dave Smith, Stefan Szczelkun, John White.
Henry Cow 1968-1978 Gli Henry Cow furono formati nel 1968 presso la Cambridge University da Fred Frith e Tim Hodgkinson. Si trattava inequivocabilmente di un gruppo rock, anche se caratterizzato da un sempre più grande interesse per l’esplorazione di quanto le forme musicali potessero essere estese. Nel 1971 i loro spettacoli presentavano materiali complessi che potevano essere completamente scritti, scritti in modo più libero oppure interamente improvvisati. In quell’anno, in quartetto con Chris Cutler e John Greaves, si spostarono a Londra invitando Geoff Leigh ad unirsi a loro e ad organizzare due serie di concerti al Cabaret Voltaire e all’Explorers Club. Qui suonarono con molti invitati come Lol Coxhill, Derek Bailey, Scratch Orchestra, Ron Geesin, Kevin Ayers e Ivor Cutler prima di incidere il loro primo LP per l’allora nuova etichetta Virgin Records. All’inizio del 1974 Lindsay Cooper sostituì Geoff. Il gruppo trascorse i quattro anni seguenti facendo tour per tutta l’Europa, suonando in festival di musica contemporanea, di rock e di jazz, in piccoli club e in innumerevoli Feste de l’Unità del PCI. Durante questo periodo si unì per un breve lasso di tempo con un gruppo denominato SlappHappy - la cui cantante, Dagmar Krause, rimase poi negli Henry Cow -, con Robert Wyatt per tre importanti concerti a Londra, Parigi e Roma, con The Mike Westbrook Brass Band e con Frankie Armstrong The Orkhestra, dove incontrarono Phil Minton, con il quale continuarono a lavorare anche in seguito per un breve periodo. All’epoca John Greaves aveva abbandonato il gruppo, rimpiazzato dal bassista/violoncellista Georgie Born. Quest’ultima formazione, dove maschi e femmine era rappresentati in modo egualitario, rimase costante durante gli ultimi due anni di esistenza del gruppo. Nel 1978, dopo aver fondato Rock in Opposition, un circuito concertistico indipendente promotore di festival, il gruppo si sciolse.
.103 London Musicians’ Collective (LMC) and London Musician’s Coop Il LMC è un’opera di carità devota alla nuova musica. È un’organizzazione alla quale ci si associa (i soci attivi o in regola con la quota sono circa duecento, ai quali vanno aggiunti molti altri che credono di essere soci). Fin dalla sua creazione, avvenuta alla fine degli anni ‘70, LMC sembra vivere in uno stato di continuo mutamento, riflesso sia delle incertezze periodiche a cui sono soggetti i finanziamenti alle arti, sia delle priorità dei musicisti e del pubblico, che mutano in relazione alla crescita e alla diminuzione dei musicisti e del pubblico stesso. La musica che LMC attualmente comprende spazia dal free jazz alla musique concrète e, se è vero che la propensione per l’improvvisazione rappresenta forse la sua raison d’etre, LMC ha in qualche modo sempre evitato l’inaridimento o l’accademizzazione. In quanto istituzione, essa rimane estremamente aperta alle iniziative artistiche. Attualmente è in buona salute, più di quanto non lo sia mai stata. Il che vuol dire che riceve fondi inadeguati, ma che è correttamente amministrata e che fa molto di più di quanto ci si potrebbe ragionevolmente aspettare.
Storia Il retroterra del LMC si trova nella rivista Musics, che fu pubblicata nel 1975 con la cura di un ampio comitato redazionale (Parker, Toop, Beresford, Davidson e altri) e che uscì per 23 numeri. L’idea del LMC emerse nel 1975 da una serie di incontri che vedevano coinvolte molte di queste stesse persone. Si distingueva dal The Musicians’ Co-Operative - gruppo che sviluppava operazioni di lobbying - in quanto prevedeva un’adesione aperta, di tipo orale e dialettico. Dal 1977 trovò la propria sede presso un edificio in Gloucester Road, Camden, dove rimase per dieci anni fungendo da luogo di ritrovo controllato principalmente da artisti dove si potevano svolgere concerti notturni organizzati in modo relativamente casuale. In seguito si trasferì presso il Diorama, dove dovette sottostare a una cattiva amministrazione, per poi rimanere senza casa passando da un amministratore assillato ad un altro. All’inizio degli anni ‘90, messo di fronte al costante diminuire dei propri fondi, LMC decise di ristrutturarsi. Come parte di questo re-inventarsi, istituì un proprio Festival Annuale (attualmente al suo ottavo anno di vita) e si sforzò di inserire la musica locale in un contesto globale. Nelle sue più recenti incarnazioni, LMC si è progressivamente aperto a questa prospetti-
104. va internazionale, che rispecchia la natura del fare musica nel continente e rappresenta un’opportunità di auto-finanziamento. Recentemente, LMC ha cercato di espandere il raggio delle proprie attività. Ne 1998 è stato aperto LMCSound Studio con un finanziamento della lotteria nazionale. Nel 1998 è stato anche avviato un sito web all’indirizzo http://www.l-m-c.org.uk/. Esso presenta un calendario mensile delle attività del LMC, le istruzioni per chi vuole associarsi, un elenco di risorse, le informazioni per l’utilizzo dello studio, un laboratorio audio, pubblicazioni e un archivio. Il progetto radiofonico “Resonance 107.3 FM”, sviluppato nel 1998, è certo stata un’iniziativa alquanto visionaria, ma senza dubbio ha rappresentato una delle opere d’arte chiave nel campo audio dell’attuale decennio. Il progetto ha mobilitato circa trecento professionisti e ha presentato il lavoro di un numero ancora più alto di artisti in un contesto coerente, concentrato, provocatorio e intelligente, con un’ampia varietà di partecipanti i quali, per una volta, hanno quindi avuto occasione di esplorare un medium al quale in Gran Bretagna viene generalmente negato l’accesso. L’unico critico radiofonico serio dell’Inghilterra, Anne Karpf di “The Guardian”, gli ha attribuito il “Sony Awards Station of the Year”. In tutta questa attività, gli sforzi per l’espansione delle attività sono stati bilanciati da sforzi per il consolidamento della posizione dell’organizzazione. Il LMC sta ancora cercando di superare quel livello in cui il programmare il proprio futuro è reso disperatamente difficile dai mutamenti all’interno dell’Arts Council e del Regional Arts Board. Questo significa che ogni anno deve ricominciare più o meno da zero. Se da un lato questa situazione presenta il discutibile vantaggio di non far mai abbassare la guardia a nessuno, dall’altro rende però anche molto difficile dare solide basi a quel tipo di linea artistica coraggiosa che i soci e il pubblico desidererebbero. Comunque il LMC, nel confronto con le altre organizzazioni inglesi, che sono in larga misura apatiche, chiuse in se stesse e pigre, ci guadagna. La sua programmazione è stata innovativa, poiché è riuscita a riunire musiche che storicamente hanno girato alla larga le une dalle altre partendo dal presupposto che il pubblico di ascoltatori è intelligente, impegnato e affamato. In una città come Londra questo è un colpo ben difficile da mettere a segno. Ed Baxter
.105 Company, Company Week 1976-94 Derek Bailey mise insieme la Company nel 1976. Ciascuna Company era costituita da un insieme di circa dieci partecipanti, tutti invitati, e ogni insieme era differente dall’altro. Derek dichiarò a “The Guardian” di non essere attratto dall’idea di suonare in gruppi regolari, poiché anche i gruppi di improvvisazione alla fine finiscono con l’assuefarsi a un certo modo di suonare attraverso il quale essi stabiliscono, e presentano agli ascoltatori, una identità nota. Il primo concerto si tenne presso la Purcell Room a Londra l’8 maggio 1976, con Maarten van Regteren Altena, Tristan Honsinger e Evan Parker. Il giorno dopo questi stessi musicisti si recarono in studio e registrarono Company 1 (Incus LP 21). Da allora sono stati pubblicati sedici dischi e un video a nome della Company. Dal 1977 e al 1994 (ad eccezione del 1985 e del 1986) si è tenuta ogni anno a Londra una Company Week, che durava generalmente cinque giorni. I primi concerti coinvolsero improvvisatori che per vari aspetti conoscevano il lavoro l’uno dell’altro. A volte però venivano invitati anche musicisti con retroterra diversi il cui compito principale non era quello di improvvisare. Dal momento che in ogni Company Week c’erano generalmente nove o dieci invitati, gli stessi eventi di più ampio respiro si tenevano con almeno una trentina di musicisti. Tutti i giorni si alternavano in modo fluido diverse combinazioni di vari musicisti che solitamente venivano concordate immediatamente prima di salire sul palco. Più tardi furono organizzati altri eventi della Company in varie città sparse per il mondo. Nel programma redatto in occasione dell’ultima Company Week, che si è tenuta a Londra nel luglio 1994, è riportato che non esiste alcun calcolo affidabile del numero totale di musicisti che hanno suonato nella Company.
Incus Records Incus significa “incudine” in latino: un piccolo osso nell’orecchio medio 1970> Fondata nel 1970 come la prima etichetta indipendente di proprietà di un musicista inglese. Tony Oxley ebbe l’idea originale, Michael Walters tirò fuori i soldi, e Derek Bailey e Evan Parker furono reclutati come co-direttori. A metà degli anni ‘80
106. aveva pubblicato cinquantadue LP, un EP di AMM, tre nastri a bobina di Derek in solo e due cassette, una delle quali di Derek con la ballerina Min Tanaka. La Incus ha prodotto grandi quantità di musica improvvisata che altrimenti non sarebbe stata registrata e distribuita al pubblico internazionale. Attualmente è diretta da Derek Bailey e Karen Brookman, che adempiono alla maggior parte del lavoro di amministrazione e di progettazione. Il catalogo consiste di circa trenta CD, alcuni dei quali sono riedizioni di materiale già pubblicato su LP. Alla fine del 1995, Incus ha distribuito il suo primo video, un duo di Derek Bailey e Will Gaines. Da allora sono stati pubblicati altri tre video.
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Le ultime parole sull’idea di scuola britannica Maggie Nicols Sono stata influenzata da musicisti britannici come la cantante scozzese Annie Ross e i londinesi Dennis Rose, John Stevens e Trevor Watts. Come me, anche loro sono stati influenzati da rivoluzionari afroamericani come Charlie Parker, John Coltrane, Ornette Coleman, Albert Ayler. E poi sono cresciuta con il calypso, la Tamla Motown e lo ska: le mie influenze sono piuttosto diversificate. L’esplorazione intrapresa dagli improvvisatori in Gran Bretagna ha contribuito alla creazione di un vocabolario allargato per l’improvvisazione, che possiede un’identità propria. Non so dire però se questo sia esclusivamente britannico. Penso che sia l’interazione delle differenze che crea i movimenti. La Gran Bretagna è una nazione multi-razziale, e anche musicisti esiliati dal Sud Africa, come ad esempio The Blue Notes, hanno influenzato me e molti altri.
Veryan Weston Il modo in cui concepisco l’idea di “Scuola Britannica” nella musica del nostro ambiente è assai vago. La ragione sta nel fatto che la struttura di un qualsiasi sistema identificabile in questo modo sembrerebbe essere fondata su gruppi e formazioni sociali. Davvero non riesco a parlare dei gruppi di cui fanno parte altre persone, al di là del fatto che sono informato della loro esistenza a causa di alcuni incontri del tutto occasionali con loro. Ad esempio, ho avuto esperienza di due di questi gruppi. La prima fu ad un party al quale andai alla fine degli anni ‘70 a Londra, in una strada vicino al carcere di Brixton. Qui c’erano molte persone legate agli Henry Cow. L’altra scena con la quale venni a contatto fu quella del Little Theatre Club, dove andai grazie a mia sorella Armorel, che riuscì ad ottenere questo spazio per John Stevens. Ricordo che visitai il club a diciassette anni senza realmente capire che cosa diavolo stava succedendo là dentro. Fu solo più tardi che fui coinvolto nella “seconda generazione” degli improvvisatori del Little Theatre Club. Fu all’inizio degli anni ‘70, durante una di queste gigs, che incontrai Lol Coxhill mentre stava cercando di cambiare il mucchio di spiccioli che aveva nel berretto al bar del Little Theatre Club. L’avevo incontrato
108. anche al party degli Henry Cow: quindi, se da una parte c’erano gruppi sociali separati di musicisti creativi che lavoravano insieme, dall’altra c’erano anche musicisti come Lol, che erano parte della scena nella sua globalità e non legati esclusivamente ad un determinato gruppo sociale. Alcuni si educarono alla musica durante il servizio militare, dove naturalmente era necessario sfacchinare duramente e sottostare ad una disciplina autoritaria, ma dove ci si fa le ossa. Così, le attività musicali presso il Little Theatre Club di John Stevens, Paul Rutherford e Trevor Watts al loro ritorno dal servizio militare - i tre avevano ricevuto insieme una educazione musicale formale alla Royal Air Force - hanno avuto, mi sembra, una forte influenza su certe tendenze o caratteristiche della musica improvvisata contemporanea inglese. Così, il tipo di improvvisazione che oggi possiamo ascoltare in luoghi come The Mopomoro (un ritrovo attuale situato nel Nord di Londra) è un risultato del modo in cui la musica si è sviluppata alla fine degli anni ‘60 e all’inizio dei ‘70 presso il Little Theatre Club e, forse, presso un’assai piccola manciata di altri ritrovi simili. Probabilmente la generazione che ha vissuto l’esplosione delle comunicazioni mass mediatiche è anche stata esposta ad una grande quantità di culture del mondo. Secondo me la Seconda Guerra Mondiale ha generato un qualche tipo di reazione contro qualsiasi forma di patriottismo culturale. Gli anni ‘60 coprono esattamente la mia adolescenza e, sebbene fosse allora presente in Inghilterra una rinascita della musica folk, c’era anche un interesse diffuso e un insaziabile appetito per la conoscenza di altre musiche. Tale appetito fu soddisfatto con l’aiuto del giradischi che, diventando in fretta sempre più sofisticato, dava accesso ad aree musicali lontane e permetteva che lunghe esecuzioni improvvisate e altre cose simili fossero ascoltate per la prima volta all’interno dello spazio privato proprio di ogni individuo. Quindi, le scuole e le caratteristiche nazionali diventano del tutto indistinguibili, poiché tutto ciò che è ispirazione è destinato ad influire sul modo in cui penso, sento e lavoro in quanto musicista. Il risultato è che non dò molta importanza ad una identità nazionale.
Kaffe Mathews Ho vissuto la scena britannica attraverso il London Musicians Collective, che in realtà rappresentava l’unico
.109 sbocco per la nuova musica improvvisata. I miei ascolti di musica registrata, comunque, non sono mai stati di area britannica, sebbene i dischi della Recommended Records, come per esempio quelli di Henry Cow, News from Babel, Cassiber e Skeleton Crew per citare qualche nome, erano essenziali e possedevano almeno un qualche aspetto britannico. Di fatto, le figure che hanno realmente ispirato il mio approccio e il mio modo di suonare, come per esempio Alvin Lucier, Stuff Smith, Alan Lamb, Otomo Yoshihide, Carl Stalling, Panasonic, NON sono britanniche. Attualmente sento che la scena britannica è fondamentalmente acustica, mentre la mia musica entra in una dimensione dove io credo contribuisca a creare qualcosa di vitale solo quando diventa elettrica. Raramente mi invitano a suonare in Gran Bretagna (nel 1998 ho tenuto 66 concerti, ma solo quattro in questa nazione) e, quando succede, di fatto i concerti non sono né recensiti né pagati adeguatamente. Dopo aver dichiarato tutto ciò, concluderò dicendo che nella scena britannica è presente una comunità di musicisti eccellenti e straordinariamente preparati, sebbene potrei essere ancora intransigente e domandare quanto di quello che sta accadendo in essa è davvero nuovo.
Roger Turner Ogni scuola ha classi e aule. L’aula di questo festival sembra essere in modo predominante londinese. Che classe questa sia non lo so. È una scuola britannica perché non è olandese o tedesca o francese e così via. Tuttavia potrebbe non essere una scuola. A volte sembra a mala pena un edificio (anche se ha molte stanze). Ho praticato musica in ogni nazione. A volte è difficile dire che qualcosa non è una influenza proprio come può spesso essere difficile mettere il dito su ciò che invece lo è (o lo era). Mi sembra che il vocabolario musicale proprio di ciascuno viene a formarsi in parte con i musicisti con cui si collabora, in parte sulla base delle proprie preferenze e desideri. Questa sembra essere la natura dell’improvvisazione nel momento in cui si manifesta nel tempo.
110. Un messaggio sulla Sclerosi Multipla da Lindsay Cooper Ho ricevuto un messaggio di posta elettronica da Diana Simmonds l’altro giorno, una carissima amica che ora abita in Australia, che mi chiedeva quali fossero i sintomi più eclatanti della sclerosi multipla. Le ho risposto descrivendoglieli e lei mi ha riscritto ringraziandomi perché si era resa conto della sua grande ignoranza rispetto a questa malattia. È stato questo suo commento a convincermi di scrivere ciò che segue. Ho pensato che se Diana, una donna che reputo intelligente, fosse così poco informata sulla malattia, allora ci saranno tantissimi altri... . È importante sapere che la malattia coinvolge varie parti del sistema nervoso; agisce in questo modo perché il nostro stesso sistema immunologico attacca il sistema nervoso distruggendo le guaine mieliniche (guaine protettive delle terminazioni nervose) e questo porta ad uno stato di atroce stanchezza. Il semplice camminare e mantenersi in equilibrio diventano molto difficili, si sviluppano problemi intestinali e urologici, talvolta viene anche coinvolta la vista. Si possono avere problemi di fonazione, soprattutto quando affaticati, come anche una varietà di problemi sessuali. Non è un quadro molto allegro, lo so. Diventa difficile stare in posti caldi o assolati. Se oggi sto al sole, o mi faccio un bagno caldo, o la sauna, cose che amavo così tanto fare, sto malissimo. Sono appena tornata da un soggiorno di 4 settimane nella California; secondo me ero l’unica persona contenta del brutto tempo causato da ‘El Niño’: in 28 giorni ne ho visti soltanto 4 di sole.
La malattia tende a colpire le donne più che gli uomini e purtroppo decide di colpire proprio nell’età in cui le persone sono in piena attività e in un momento importante della loro carriera. So che può spaventare, ma come mi disse una conoscente di Fred Frith (che ha la SM ma che continua a lavorare come cantante), ciò che conta più di ogni altra cosa è sviluppare un atteggiamento positivo e aprire la mente alle terapie alternative che potrebbero essere di aiuto. Ci sono tantissime cose che si possono fare. Alcune terapie da me sperimentate e che mi hanno portato giovamento sono: l’agopuntura e vari tipi di lavoro sul corpo compresi la fisioterapia e il Qi Gong cinese. Tuttavia i sistemi che più amo sono lo Yoga e il Buddismo Tibetano. Ho iniziato a praticare lo yoga 11 anni fa quando è stata diagnosticata la malattia. Da allora ho partecipato a vari stage presso Ickwell Bury in Biggleswade, un centro dedicato alla terapia di pazienti affetti dalla sclerosi multipla che ha conseguito dei sorprendenti e ottimi risultati. Mi è sempre piaciuto lo yoga perché non tratta soltanto il corpo e il benessere fisico, ma anche la respirazione e la meditazione. Mariora Gosche (sorella di Sula, ex-autista degli Henry Cow) uno dei terapisti con i quali sto lavorando, pone molta attenzione sulla respirazione. E Ernest Coates, il mio insegnante di yoga, dice sempre
.111 di non aver mai lavorato con una persona affetta da una grave malattia che non avesse problemi di respirazione.
La meditazione praticata nello yoga mi ha portato al Buddismo Tibetano. Ho partecipato ad un ritiro durante le vacanze di Natale condotto da Sogyal Rinpoche, ad una fine settimana dedicata alla meditazione vipassana in Esalen nella California, ho letto una miriade di trattati buddisti, e pratico la meditazione almeno due volte al giorno. Una cosa che ho capito tempo fa ma che comunico, tendenzialmente, soltanto ad altri buddisti o a persone sensibili al buddismo: la mia natura di Buddha non è affetta dalla sclerosi multipla. La guarigione passa soprattutto attraverso la mente e disciplinare la mente per mezzo della meditazione dà molte più possibilità al verificarsi di questo processo. Sono tutte idee che i medici allopatici tendono a rifiutare, sebbene sento che un numero sempre maggiore di loro si sta sensibilizzando alle possibilità offerte da queste antiche tradizioni.
Annemarie Roelofs (co-fondatrice del Feminist Improvising Group), con la quale ho lavorato per molti anni, ha dato un concerto di beneficenza assieme a Alfred 23 Harth e altri musicisti di Francoforte. Il denaro raccolto è stato donato al Bassoonist Club (per ulteriori informazioni scrivete: presso Adventure Pictures, 6 Blackbird Yard, Ravenscroft Street, Londra E2 7RP), una cosa che mi ha colpito molto. Come dice sempre la mia amica Margot Nash, la malattia fa sì che le persone attingano alle loro risorse migliori. Annemarie Roelofs aveva una compagna di scuola colpita da SM che diceva che il trucco stava nell’accettare che non si può più fare quello che si era soliti fare o tanto quanto piacerebbe fare. Quando si è passati per quel difficile processo, altre cose fluiscono per riempire i vuoti. È così che è stato per me. Per tutta la mia vita, avevo sempre voluto scrivere (parole) ma ogni volta che qualcuno mi suggeriva qualcosa da scrivere, reagivo fuggendo. Mi sentivo trasalire dal panico e trovavo mille scuse per non potere scrivere in quel momento. I miei scritti si limitavano a lunghe annotazioni nel diario e a lettere ad amici. Devo costatare che scrivere parole richiede molto meno energia di quella necessaria a scrivere musica, perciò finché non verrà istallato il programma Overture, regalatomi da Fred Frith e inteso da Sally Potter come “Overjoyed”, continuerò con la scrittura delle parole.
Altre terapie che sembrano portare giovamento sono quelle basate sull’energia elettromagnetica (terapia alternativa anche questa che i medici tradizionali aborriscono). L’unico medico “occidentale” che accetto come curante applica la chinesiologia per determinare quali cibi sia meglio evitare e mi chiede di stare attaccata ad una costosissima apparecchiatura tedesca che analizza e cerca di invertire le frequenze elettromagnetiche che influiscono negativamente sulle funzioni corporee. Sono uscita immediatamente dopo l’ultima visita in cui sono stata attaccata alla Bicom (apparecchiatura di cui sopra)
112. a comprarmi un nuovo video registratore. Non era stato un grande giorno, trovavo difficile stare in equilibrio, la gamba sinistra non dava segni di cooperazione e perciò chiesi aiuto ad una gentile signora. È incredibile come in momenti come questi si sceglie sempre la persona giusta! La migliora amica di questa signora era affetta da SM, era la persona perfetta con la quale parlare. Mentre usciva dal negozio mi disse: “È una persona coraggiosa, venire qua da John Lewis, un negozio affollato, per comprare ciò che desidera avere.” Le persone dicono spesso frasi simili e ho capito perché lo fanno. È molto più simpatico dire qualcosa di positivo; non serve a niente focalizzare le energie sulle paure che le persone sentono quando vedono le mie stampelle. Ma è importante sentire parole di incoraggiamento, ci sono dei giorni in cui non ne posso più di portare abiti “coraggiosi”.
Una cosa che certamente si impara da questa malattia è accettare di essere aiutati. Quando alla prima riunione del Bassoonist Club, Christopher Sheppard mi chiese cosa mi serviva per la pubblicazione del mio CD, la mia prima reazione fu quella di rispondere: “No, no, no, devo riuscirci da sola.” Il mio è stato un comportamento impulsivo (nel mio caso forse dovuto al fatto che sono figlia unica), un comportamento che vedo ripetuto da tantissimi artisti creativi. Ora che ho accettato l’aiuto (come poi feci anche a quella riunione) di Kersten Glandien, sto molto meglio. Avere qualcuno accanto con cui condividere gli inevitabili intralci burocratici fa sì che tutto fili più liscio. Sono abbastanza sicura che questo CD (intitolato “A View From The Bridge - che contiene talmente tanto materiale inedito che sarà un doppio CD) uscirà il 15 novembre 1998, lo stesso giorno in cui Ian Mitchell dei Gemini terrà il suo concerto. Nel CD compaiono: Maggie Nicols che canta un certo numero di brani da me scritti come anche parecchie musiche scritte da Gavin Bryars. Sono entusiasta dell’uscita del nuovo CD e del concerto ma non ho nessuna intenzione di tornare allo stile “kamikaze” di lavoro al quale ero abituata. Le malattie sembrano essere solite manifestarsi nel preciso momento in cui se ne ha più bisogno.
Alcuni libri che mi sono stati utili: The Tibetan Book of Living and Dying, curato da Sogyal Rinpoche. The Healing Power of Mind di Tonko Thuldup. Full Catastrophe Living (come affrontare lo stress, il dolore, e la malattia con la meditazione) di Jon Kabat-Zinn. Quantum Healing di Deepak Chopra (Guarirsi da dentro). Love & Survival (la base scientifica per il potere di guarigione dell’intimità) di Dean Ornish. Molecules of Emotion (perché uno si sente come si sente) di Candace Pert. The Alchemy of Illness di Kat Duff (scritto da una donna americana che ha sofferto di SM per molti, molti anni). The Paradox of Healing (trasformare il proprio rapporto con la malattia) dei Dr. Michael Greenwood e Dr. Peter Nunn.
.113 Postscriptum: Sono sempre più diffuse non solo la SM ma anche altre malattie autoimmuni come il lupus eritematoso e l’artrite (anche l’AIDS è legato ad un cattivo funzionamento del sistema immunologico). La domanda che pochi medici sono disposti a farsi è: “che cosa fa sì che il
vivere in condizioni ambientali tossiche?” Certamente, come ho detto prima, alcuni medici
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sé si rivolti contro ‘se stesso”? Un’altra importante domanda da porsi è: “Perché scegliamo di
stiamo forse per fare un salto quantistico mi mozza il fiato!!! Commenti, pensieri... qualunque cosa avete da dirmi sarebbe ben accolta!
concer
sono sensibili a modi diversi di pensare e di concepire la malattia e l’idea che, piuttosto di continuare la nostra ricerca ossessionata della bacchetta magica quando si tratta di malattia,
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martedì 18 maggio, Link John Tilbury pianoforte Michael Parsons Fourth Bagatelle (1996) Jive (1996) Oblique Piece No. 1 (1996) Oblique Piece No. 5 (1998) Jive 2 (1996) I Four Oblique Pieces sono stati composti per John Tilbury nel 1996, il quinto nel 1998. Si tratta di pezzi liberamente cromatici, ritmicamente flessibili e tonalmente ambigui, in quanto utilizzano un tipo di tonalità sospesa con dissonanze non risolte che ricordano in qualche modo il primo Schönberg (o il tardo Skrjabin). Il primo pezzo è calmo e meditativo, mentre il quinto è giocoso e capriccioso. I due Jives (entrambi composti nel 1996) condividono materiale armonico e ritmico similare e costituiscono una coppia di brani contrastanti. Essi presentano rapidi riferimenti a fraseggi e a sincopati jazzistici. La pulsazione sottostante è implicita piuttosto che direttamente affermata, cosa che suggerisce una sensazione di movimento interrotto o ostacolato. Il metodo di composizione utilizzato in tutti questi quattro pezzi implica la permutazione di una sequenza cromatica di altezze. Tale permutazione può essere percepita nel modo più diretto nella scala cromatica ascendente all’inizio di Jive 2, ma negli altri casi rimane generalmente nascosta nella tessitura. Fourth Bagattelle è un pezzo di circostanza scritto nel 1996 come regalo di compleanno per John Tilbury: un breve tributo per la sua straordinaria sensibilità nell’utilizzo della sonorità e della risonanza del pianoforte. Michael Parsons
Dave Smith Al Contrario Al Contrario, tratto dal Terzo Concerto per pianoforte, è stato finito nel 1992. Sottotitolato “Studio in Sol# minore”, è un’ampia fantasia contrappuntistica composta in memoria del compositore nel XIX secolo Charles-
.115 Valentin Alkan. L’opera è dedicata al compositore e pianista Christopher Hobbs che, come me, ha arrangiato vari pezzi di Alkan per orchestra di percussioni intonate. Piano Pieces 10 (1973) di Hobbs, come Al Contrario, è legato alla musica di Alkan e Busoni e presenta due significative allusioni a ciò. Tuttavia, il contrappunto è fondamentalmente basato su due motivi che sono il risultato delle più apocalittiche escursioni di Alkan nella tonalità raramente utilizzata di Sol# minore: Morituri Te Salutant Op. 63 no. 2 e il quarto movimento della Grande Sonata Op. 33. Il titolo Al Contrario, al di là dell’assonanza con il nome di Alkan, determina probabilmente vari aspetti del pezzo in sé: il motivo di apertura, per esempio, è formato dalle note Re-Mib-Do-Si, che in tedesco sono denominate D-S-C-H, ovvero “da Dave Smith a Chris Hobbs”. Esso è familiare a molti in quanto firma musicale di Shostakovitch. Frank Martin ha utilizzato un motivo identico nella Petite Symphonie Concertante e nella Trombone Ballade. Nella prima sezione è possibile ascoltare armonie cadenzanti nello stile di Martin, ma qualsiasi riferimento alla musica di Shostakovitch è stato evitato. Dave Smith
Howard Skempton Vale (1997) Columbus (1998) Ecossaise (1998) Piano Piece (1969) Guitar Caprice (1995) Two Highland Dances (1970) Trio (1998) La maggior parte dei miei pezzi è breve. Sono come lettere aperte, ma prive della retorica che ciò implica. Essi sono interessati all’esplorazione della sonorità del pianoforte, a sbrogliare tutti quegli accordi, quelle tessiture e quelle melodie che meglio rivelano il lato più gentile e più sensibile di tale sonorità. Howard Skempton
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Tense Serenity Fred Frith - chitarra, violino Chris Cutler - batteria, elettronica Lesli Dalaba - tromba, elettronica Claudio Puntin - clarinetto, clarinetto basso Daan Vandewalle - pianoforte, pianoforte preparato Tense Serenity, originariamente formatosi nel 1996 per un unico concerto alla Triennale di Colonia, si ripresenta ora come un progetto più stabile. Dal punto di vista musicale, il gruppo fa riferimento, ad un livello più piccolo e intimo, al recente lavoro che Fred ha sviluppato insieme a gruppi quali l’Ensemble Modern e il Kammer Ensemble Neue Musik Berlin, dove ha cercato di creare strutture improvvisate utilizzando materiali scritti. Tutti i partecipanti hanno collaborato in passato con Fred, sebbene mai nella stessa formazione. Ad esempio, Chris Cutler e Fred hanno lavorato insieme per più di 25 anni negli Henry Cow, negli Art bears, in innumerevoli registrazioni e, di particolare rilevanza, anche come duo di improvvisazione che si è esibito in tutto il mondo. Lesli Dalaba ha suonato in due dei gruppi di Fred: Mad World Music (un progetto newyorkese degli anni ‘80 che coinvolgeva vari artisti tra i quali figuravano Bill Laswell, Toshinori Kondo, Mark Miller, David Moss e Anne Rupel) e Stone, Brick, Glass, Wood, Wire, che interpreta partiture (foto)grafiche di Fred. Anche Daan Vandewalle ha partecipato a questo ensemble in svariate occasioni. Fred gli ha inoltre commissionato un pezzo in solo intitolato Seven Circle eseguito per la prima volta nel 1994. Claudio Puntin ha lavorato con Fred in studio di registrazione, incidendo anche le parti di clarinetto per The Previous Evening, un tributo a Morton Feldman commissionato dal coreografo Amanda Miller. Ognuno di questi musicisti combina il virtuosismo nell’ambito sia della musica improvvisata che di quella scritta con un peculiare approccio personale al proprio strumento e con la capacità di esplorare i più raffinati aspetti del rumore. Sebbene non ci sia alcun limite imposto ai musicisti in quanto improvvisatori, qui l’enfasi cade certamente più sull’aspetto lirico. Fred Frith
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mercoledì 19 maggio, Link Conic Sections Evan Parker - sax soprano
duo improvisations John Russell - chitarra Roger Turner - batteria, percussioni Ci piace sottolineare che la musica che facciamo proviene, ed è saldamente basata, sul nostro comune interesse per la libera improvvisazione e su una passione per l’esplorazione delle possibilità sonore che i nostri rispettivi strumenti offrono. Qualsiasi presa di posizione definibile nei riguardi dello stile che possiamo incontrare, risulta essere comprensibile attraverso l’attività del suonare, e non tentando di annullare il qui-ed-ora attraverso altri mezzi. Dopo aver suonato insieme sia come duo che in gruppi più ampi per più di vent’anni, possiamo farci coinvolgere dai più minimi dettagli del materiale, oppure lasciare vagare nello spazio forme più ampie, ed anche di fare entrambe le cose allo stesso tempo. Momento eccellente per un safari! John Russell, Roger Turner
.....past Phil Minton - voce Veryan Weston - pianoforte Commissione di Angelica. Prima assoluta. Minton e Weston si incontrarono all’inizio degli anni ‘80, quando entrambi suonavano nel Trevor Watts’ Moiré Music. La parte principale di questo spettacolo rappresentò quindi la loro prima collaborazione. Era denominata Ways ed era costituita da una serie brani per voce e pianoforte che includeva canzoni di Schubert, Ives, Dolphy, Sullivan, Presley e vario altro materiale tratto da altre fonti. La loro concezione del formato era quella del duetto essenziale voce/pianoforte, ma dove il pianoforte fosse, più che accompagnatore, complice della voce. Ciò significa che durante/tra i vari brani/canzoni potevano anche essere sviluppate improvvisazioni più libere. Una registrazione di questo materiale fu pubblicato per la ITM nel 1987 con il titolo Ways.
118. Dopo questa esperienza ci furono molte altre collaborazioni e commissioni. Tra di esse ricordiamo il lavoro corale di ampia portata per l’Europa Jazz Festival di Le Mans nel 1990 intitolato Songs from a Prison Diary e la commissione dell’Arts Council per una collaborazione con il poeta inglese Adrian Mitchell in alcuni spettacoli intitolati Naming the Animals. Il risultato di tale collaborazione fu la pubblicazione di un altro disco chiamato Ways Past, uscito nel 1992 sempre per la ITM. Tale disco raccoglieva il materiale composto da Minton, Weston e Mitchell precedentemente menzionato e altre canzoni di compositori come Weill, Wolf, Carpenter e Gurney. La parte finale del trittico è ...past, stasera rappresentato per la prima volta. L’opera porta avanti l’esplorazione sia di una diversa selezione di pezzi nella forma di canzone, di autori quali Schumann, Elgar, Freddy Fender ed altri, sia di canzoni originali di Minton e Weston stessi e delle loro concezioni e strutture per l’improvvisazione. Ciò è stato reso possibile della commissione dell’edizione di quest’anno del festival di Angelica. A proposito di tutti e tre i progetti, Minton e Weston hanno dichiarato: “Nella scelta del materiale per i nostri duetti doveva essere presente un sincero apprezzamento della musica al di là del suo idioma. Abbiamo stabilito tutti i pezzi insieme”.
giovedì 20 maggio, Link linee di fuga Paolo Angeli - chitarra sarda costruita in Sicilia e preparata a Bologna La chitarra sarda è lo strumento maggiormente utilizzato nel Nord Sardegna per accompagnare il canto monodico. La sua difrusione, soprattutto nel secondo dopoguerra, è legata allo sviluppo della “Gara di canto”, competizione canora tra tre o più cantori i quali si confrontano in estenuanti dispute su modelli e forme canore del repertorio gallurese e logudorese (primo fra tutti il Canto in Re). Definita anche chitarra “Gigante”, in relazione alle sue dimensioni è accordata una quarta o una quinta più in basso rispetto all’accordatura convenzionale, e si caratterizza come un ibrido tra il basso acustico e la chitarra folk. La chitarra sarda è costruita in Sicilia.... Nel 1993 si è trasferita a Bologna ed in preda ad una forte crisi di iden-
.119 tità abbandona temporaneamente il ruolo di supporto al canto tradizionale per prepararsi. Per la sua natura essenzialmente Folk si è orientata verso le parti che luccicano, di metallo cromato, che esteticamente si abbinano molto bene con le rose ed i fiori di madreperla su sfondo nero. Ha contemporaneamente mantenuto un profondo legame con la cultura artigianale, quella della bigiotteria in miniatura fatta a mano e delle parti di legno, caratterizzandosi come la prima chitarra con 6 freni a martello e due eliche a passo variabile. Memore del suo passato di chitarra da piazza e da bettola, di bandierine colorate e di trombe Geloso, di torrone e ‘Zuppe nascoste’, sceglie la strada dell’abbondanza, delle contraddizioni espresse e non risolte, dell’alternanza ciclica tra quaresima e carnevale. Nella ricchezza di questo disordine, di fuga dalle linee e linee di fuga, il Canto in Re continua ad essere il Re dei canti?* *P.S. Il Re è morto W il Re!!!
Standard Conversions Lol Coxhill - sassofono soprano, canto Pat Thomas - pianoforte, elettronica John Edwards - contrabbasso Steve Noble - batteria Una selezione di variazioni basata su una canzone “popolare” inglese del XX secolo mescolata a libere improvvisazioni. Il titolo della canzone non sarà annunciato prima del concerto in quanto l’elemento della sorpresa è importante. Lol Coxhill
Signals for Tea+ Steve Beresford - pianoforte, canto Chris Batchelor - tromba Jason Yarde - sassofono contralto Kubryk Townsend - contrabbasso Mark Sanders - batteria Io e Andrew Brenner abbiamo scritto canzoni insieme fin dall’epoca del suo gruppo The 49 Americans, quando era soprannominato “giblet”. Abbiamo scritto sulla nostra cantante preferita (Doris Day), sulle nostre
120. stars cinematografiche preferite (I Fratelli Marx, Brigitte Bardot) e abbiamo fatto un intero album sulla moda (Dancing the Line - Anne Marie Beretta). Qualche anno fa John Zorn mi chiese di scrivere alcune canzoni per un CD per la sua etichetta Avant. Andrew scrisse i testi e i Masada, il gruppo di John, ci suonarono sopra. Da allora ho suonato queste canzoni a Chicago, Vancouver e in Olanda con altri gruppi. Suonerò comunque anche alcune canzoni più vecchie. Il gruppo di questa sera è formato da musicisti provenienti da Londra, tutti individui di grande talento. Steve Beresford
venerdì 21 maggio, Teatro Comunale Orchestra del Teatro Comunale di Bologna direttore Stephen Drury Programma: Bond, Giorgio Casadei Quasi PQR, Diego Stocco L’indifferenza (l’atleta sfinito), Tiziano Popoli La Vita Nascosta, Massimo Semprini Nottetempo, Domenico Caliri The Butterfly Theory, Stefano Zorzanello il ghiaccio, il calore, l’autunno, il tessuto, Giorgio Magnanensi Final, Fred Frith Oh Moscow Suite, Lindsay Cooper Commissioni di Angelica. Prime assolute. Lo scorso anno Angelica ha commissionato musiche per orchestra a 10 compositori. I lavori di Lucio Garau, Paolo Grandi e Olivia Bignardi sono stati eseguiti durante l’edizione del 1998. I musicisti invitati scrivono abitualmente per gli organici più diversi, ma non hanno mai scritto, ad eccezione di Giorgio Magnanensi, qualcosa per orchestra. La commissione ha diverse ragioni. Una dimostrativa, nei confronti della vita musicale cittadina cui si chiede una maggiore apertura e disposizione al rischio. Un’altra riguarda la disponibilità a offrire occasioni per i musi-
.121 cisti, come atteggiamento elementare di ogni istituzione musicale. Infine, l’aspettativa, questa di tipo artistico, che musicisti fuori dal ‘girone’ della musica colta possano più facilmente liberarsi da convenzioni e abitudini e scoprire nuove direzioni. Una sorta di ‘Catalogo dei Compositori’. La durata di ciascuna composizione è di circa 5 minuti.
Giorgio Casadei Bond Claudio Trotta - batteria Da adolescente ero appassionato di super eroi a fumetti e, come molti, coltivavo l’illusione di poterlo diventare a mia volta qualora mi fosse capitato di essere rnorso da un ragno radioattivo o di essere casualmente investito da raggi gamma o da un camion contenente materiale atomico. Successivamente mi capitò di essere seduto al cinema e di assistere ad una folgorante avventura di James Bond Agente 007 (Una cascata di diamanti). Il fascino che provai per quel personaggio, per quelle avventure (e naturalmente per la musica che le accompagnava) fu enorme al punto di pensare che il mestiere di agente segreto fosse quanto di meglio uno potesse aspettarsi dalla vita (salvo poi scoprire che nella realtà i servizi segreti forse svolgevano attività tutt’altro che edificanti). Alimentai costantemente il mio immaginario leggendo tutti i romanzi di 007 scritti da lan Fleming e continuando a nutrirmi di cinema fantastico con inevitabili influenze per la successiva produzione musicale. Per questa serie di motivi, avendo l’opportunità di scrivere un pezzo per grande orchestra ho deciso di dedicarlo ad uno dei personaggi pìù importanti della mia (de)formazione culturale. Riguardo alla musica posso solo dire che da qualche parte nel brano è celata la chiave che conferma il titolo ed evoca quel meraviglioso tema che da sempre appartiene a James Bond. Giorgio Casadei
Diego Stocco Quasi PQR A proposito del brano non ho nulla da dire! Diego Stocco
122. Tiziano Popoli L’indifferenza (l’atleta sfinito) Ispirato dalla biografia di Svetlana Stalin e da un breve capitolo del romanzo L’opera al nero di Marguerite Yourcenar, il brano rielabora e sviluppa un tema preesistente, originariamente ideato per l’ensemble Eva Kant. Tiziano Popoli
Massimo Semprini La Vita Nascosta Pulsa dentro la vita nascosta, serpeggia, esce piano. Ma dentro c’è molto di più. Una massa di tutti i pensieri e le azioni stampati nel magma cerebrale. Tutto è sovrapposto, poi si stacca, emerge qualcosa, molto resta incollato nelle viscere della mente, alcuni frammenti diventano musica, suoni, segni, gesti, movimenti dei corpo. Le cose che escono prendono forma e diventano altro. La dimensione della mente esterna setaccía e pianifica, trasforma per gli altri e per uno dei tanti se stessi. Poi c’è la vita nascosta meccanica. È bella, imperterrita, inarrestabile. Si manifesta e fagocita il caos, lo tritura e lo infila nel grande ingranaggio che copre la mente e muove il corpo. Gesti meccanici, maniaci, schizofrenici, automatici. Come gli autismi che cantano i guru. La mente non pensa, ma corre, insegue la perfezione del proprio sistema. La precisione, seguire il copione, sempre lo stesso, meglio se fuori qualcosa è diverso. Le vite nascoste di tutte le menti sono miliardi di universi che camminano vicini, si toccano, si uniscono, ma ognuno resta una parte dei magma che sedimenta per anni all’interno. Il dolce pantano del limbo, dove non ci sono gli altri, dove il nostro pensiero è avvolto dal nulla e così imballato si rigira nel fango con nessuno scopo che non sia il semplice rotolarsi. In questi universi convivono i due estremi invisibili: magma e grande meccanismo entrambi all’interno, entrambi facce della vita nascosta. Massimo Semprini
.123 Stefano Zorzanello The Butterfly Theory Claudio Trotta - batteria Ipotesi 1: Finché ci sarà ingiustizia non ci potrà essere veramente bellezza. Ipotesi 2: La gioia è necessaria. Argomentazione: La gioia è legata alla realizzazione di un mondo giusto. Da qui deriva l’imperativo di operare verso la giustizia. È inoltre inequivocabile che la bellezza produca gioia, e che quindi la produzione di bellezza sia importante per la realizzazione dell’imperativo etico. Ne consegue che avremo sempre una bellezza parziale, limitata, che non dovrebbe mai farci perdere di vista l’asserzione dell’ipotesi I. Quando ciò accade allora si verifica il caso in cui la produzione di bellezza produce (anche involontariamente) ingiustizia, possibilità a cui noi musicisti e operatori culturali dovremmo sempre stare attenti. È ovvio che in mezzo a tutto ciò stanno le complesse considerazionì, individuali e collettive, su che cos’è il bello, su che cos’è giusto e ingiusto. Schoenberg diceva che più del “bello” gli interessava il “vero”, e a dire il vero, c’è del bello in questa affermazione. Tuttavia, visto che presumibilmente la verità è un concetto importante per direzionare le nostre azioni, a quale modello di verità facciamo riferimento quando pensiamo alla verità? Veritas come “corrispondenza del pensiero con le cose” (adequatio intellectus ad rem) o come “disvelamento, scoperta dell’essere che sta nel nascondimento” (aletheia)? Si continua a morire, finché siamo seduti ad aspettare la botta, la comodità. Il nostro esempio .... Una farfalla batte le ali a Tokyo e produce un uragano a New York .... la retorica occultatrice .... la violenza delle istituzioni di cui partecipiamo ...... Qui la terra ci generò, canto ed enigma; ma che cosa solleverà il canto e scioglierà l’enigma se non la nostra passione? La mano non è mai innocente. Il campo non è che suolo martoriato da innumerevoli nascite. A tratti si vedevano brillare, dietro sipari di fumo, insoliti avidi pugnali. .... Cercare e saper riconoscere chi e che cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio. La tentazione di vivere. Stefano Zorzanello
124. Giorgio Magnanensi Il ghiaccio, il calore, l’autunno, il tessuto Yukiko Takagi - piano Questo pezzo è dedicato ad Heather Gatz. Il ghiaccio, il calore, comporre, de-comporre, montare, rimontare, odiare, amare... La mia aspirazione è la trasparenza assoluta intesa come sintonizzazione con la propria coscienza, la propria invenzione nel puro esercizio della fantasia. Tutto ciò implica estrema disponibilità all’ascolto, che è atteggiamento fondamentale per comunicare con gli altri. “Ascoltare” significa abdicare al carattere assertivo della propria soggettività, all’attaccamento egositico alle “proprie” idee. Perché la proprietà nel mondo delle idee non esiste. Rinunciare al proprio IO è come tessere la trama della nostra esistenza ascoltando le foglie mentre cadono in autunno, al fresco. Giorgio Magnanensi
Fred Frith Final per chitarra elettrica e orchestra solista: Fred Frith - chitarra elettrica Lindsay Cooper Oh Moscow Suite in cinque movimenti per due voci e orchestra Lovers Curtain Descending Prayer Forgotten Fruit Oh Moscow solisti: Maggie Nicols e Phil Minton - voce ospiti: Chris Cutler - batteria e John Edwards - contrabbasso testi di Sally Potter, arrangiamento per orchestra di Veryan Weston con la collaborazione di Lindsay Cooper “Ho desiderato di scrivere un pezzo sull’Europa per anni, e chiesi a Sally Potter se avesse avuto voglia di collaborare. Mentre stava lavorando al film Orlando in Unione Sovietica (durante l’era di Gorbachev, quando i radicali mutamenti che di lì a poco avrebbero scosso il paese stavano già
.125 manifestandosi), le venne l’idea di scrivere un ciclo di canzoni intitolato Oh Moscow lavorando con me come compositrice. L’approccio di Sally è sempre stato assai lirico: ella desiderava osservare gli aspetti emotivi e psicologici della divisione dell’Europa. Più tardi feci un arrangiamento strumentale di “Lovers” per il gruppo di sassofonisti francesi L’Orpheteon. Essi rimasero alquanto sorpresi quando spiegai loro che “Lovers” non è una tradizionale canzone romantica, ma una esplorazione della divisione dell’Europa come metafora per la separazione e la perdita di qualsiasi genere. Durante la prima dozzina di esecuzioni di Oh Moscow, Sally cantava il brano con Phil Minton. Quando cominciò ad essere troppo impegnata con il proprio lavoro di regista, chiesi a Maggie Nicols di prendere il suo posto. Veryan Weston (che sostituì Elvira durante la visita del gruppo in Unione Sovietica) ha fatto nuovi arrangiamenti per varie canzoni in occasione del concerto dato insieme a Phil, Maggie e al gruppo da camera contemporaneo Gemini allo ICA di Londra, e ha inoltre fatto l’arrangiamento orchestrale che ascolterete questa sera.” Lindsay Cooper
venerdì 21 maggio, Link Tri Stereo System Mike Cooper - steel guitar, elettronica Pat Thomas - campionatore, elettronica Tri Stereo System. Questo nome fu usato per la prima volta nel 1984 da Mike Cooper e Tim Hill per un progetto che utilizzava elementi di hiphop e li fondeva con musica elettroacustica e improvvisata. Ciò che era interessante in questo progetto era l’uso dei cambiamenti di spazio e tempo, frenetici battiti di elettro hiphop rallentati drasticamente per creare effetti misteriosi ed eterei, quello che doveva essere chiamato trip-hop negli anni ‘90. Nel 1985 fu costituito il Mayhem Quartet, da Tim Hill con Mike Cooper, Pat Thomas e Neil Palmer ai giradischi, per creare canovacci sonori fatti di battiti accelerati in collisione con rumori e libera improvvisazione. Nel 1998 Mike Cooper e Pat Thomas si esibirono in duo al Sprawl Club di Londra, la performance attinse alla loro pratica della musica improvvisata, al jungle, hiphop e ad altri generi, creando un vocabo-
126. lario originale per esplorare suoni vecchi e nuovi. Questa sarà la prima esecuzione in Italia. Pat Thomas
sabato 22 maggio, Link to white Kaffe Matthews - violino Dal momento che l’ho composta su un treno che attraversava le fredde e umide cime del Sud-Ovest dell’Inghilterra, è impossibile sapere esattamente come to white verrà fuori. to white sarà un pezzo improvvisato costruito attraverso l’elaborazione di suoni che campionerò all’interno e intorno la sala bianca, sulla base di una struttura compositiva che ho già scritto nel software per il campionamento che utilizzo, e forgiata in risposta/antitesi a voi (il pubblico), all’energia presente in questa sala e durante la serata, e all’acustica interna dello spazio. I suoni sono catturati attraverso microfoni posti in punti caldi che ho fiutato al mio arrivo, mentre il violino è presente per dare un tocco di sentimentalismo. Non c’è quindi alcun campionamento pre-registrato: tutto ciò che sentirete è prodotto proprio qui, durante la serata. Sono appena arrivata qui alla sala bianca per la prima volta, dopo un tour di due settimane attraverso gli Stati Uniti. Kaffe Matthews
The Recedents Lol Coxhill - sassofono soprano, elettronica Roger Turner - batteria, percussioni Mike Cooper - chitarra, elettronica Formatosi nel 1983, il gruppo riunisce tre musicisti profondamente coinvolti nel campo della musica improvvisata. A differenza di molti altri gruppi, però, essi non limitano il loro lavoro all’interno di aree definite. L’ampio raggio di interessi e di esperienze musicali permette loro di fondere, attraverso l’improvvisazione, elementi tratti da varie aree ampiamente diversificate di musiche e, più in generale, di sonorità, con un intensivo trattamento del suono ottenuto attraverso il loro lavoro strumentale durante la performance stessa. Lol Coxhill
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Massacre Fred Frith - chitarra Bill Laswell - basso Charles Hayward - batteria I Massacre si formano in risposta ad un invito (una sfida?) di Peter Blegvad ad aprire un suo concerto il 14 febbraio 1980. Fred Frith chiese a Bill Laswell, insieme all’allora sedicenne batterista Fred Maher, di unirsi a lui per una radicale rivisitazione dello stanco linguaggio dei power trio. I tre perlopiù improvvisarono, lavorando su scarni elementi compositivi spigolosi e frammentati. La musica aveva comunque più a che fare con il rock allo stato grezzo che con il jazz, cosa che spinse un critico dell’epoca a paragonare il gruppo ad un incrocio tra i Sex Pistols e Jimi Hendrix. Dopo aver raggiunto rapidamente lo status di band di culto nell’allora vivace ed esplosiva scena newyorkese, il gruppo continuò per la propria strada suonando in Francia, in molte città della East Coast e infine, il primo giugno 1981, al Whiskey di Los Angeles. A questo punto l’enorme successo di Rockit di Herbie Hancock, prodotto da Bill e dai Material, accelerò la precoce fine dei Massacre. La loro unica registrazione, Killing Time, rimane una dei classici della scena di New York del tempo. Bill diventò quindi uno dei più prolifici produttori discografici di successo del suo tempo, Fred Maher abbandonò praticamente la batteria per proseguire la sua carriera come A&R e produttore presso una compagnia discografica, e Fred Frith andò avanti formando molti altri gruppi. Durante la preparazione di Keep the Dog, Fred rinnovò una vecchia amicizia con un’altra figura di culto: Charles Hayward. Nel 1998 si ritrovò a registrare con Laswell, Hayward e il cantante californiano Percy Howard in Meridiem e, alla fine della sessione, mentre stava aspettando l’ora giusta per recarsi all’aeroporto, John Zorn lo chiamò e gli suggerì che, dal momento che tutto era già stato sistemato, lui, Charles e Bill avrebbero potuto ammazzare il tempo registrando in fretta un disco improvvisato. La cosa si fece. Il disco, Funny Valentine, è una fedele riproduzione di ciò che fu suonato, nello stesso ordine in cui fu suonato, con niente di aggiunto o di tolto. Dopo aver ascoltato la musica, John suggerì che suonava come un disco dei Massacre - e questo è vero, oltre che inevitabile. Ma non si tratta degli stessi Massacre: più sciolto ed esuberante, senza perdere nulla in intensità rispetto ai primi tempi, questo gruppo riflette l’esperienza musicale straordinariamente profonda dei tre membri. Tutto è possibile, ma nulla è sprecato. Fred Frith
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domenica 23 maggio, Link And Derek Bailey - chitarra Pat Thomas - campionatore, elettronica Steve Noble - giradischi
AMM John Tilbury – pianoforte Keith Rowe - chitarra Eddie Prevost - batteria Vedi pagina 24.
Cornelius Cardew The Great Learning Paragraph 7 For any number of trained and untrained singers direzione John Tilbury voci della Scuola Popolare di Musica Ivan Ilich The Great Learning di Cornelius Cardew è una composizione su larga scala in 7 paragrafi basata sulla traduzione di un testo cinese di Confucio. La musica è stata composta tra il 1968 e il 1970 ed è dedicata alla Scratch Orchestra, di cui Cardew fu uno dei fondatori originari. Nel brano, il primo capitolo del classico di Confucio è utilizzato come base per un’ampia varietà di interpretazioni musicali e visive. Il lavoro completo richiede la partecipazione di un grande numero di musicisti esperti e non esperti che cantino, parlino, suonino tamburi, pietre e fischietti, eseguano azioni e gesti, improvvisino, utilizzino strumenti convenzionali e non convenzionali, e altre fonti sonore. Il lavoro intero dura nel complesso circa 9 ore. In questa esecuzione verrà presentato solo il paragrafo 7. PARAGRAPH 7 For any number of trained and untrained singers (Per un qualsiasi numero di cantanti esperti e non esperti) “ if the root be in confusion, nothing will be well governed. The solid cannot be swept away as trivial, and
.129 nor can trash be established as solid; it just does not happen. Mistake not cliff for morass and treacherous bramble” Nel programma scritto per la prima esecuzione dell’intero lavoro, Michael Parsons ha scritto su “Paragraph 7”: “Infine, l’unico paragrafo per sola voce è ancora basato essenzialmente sulla procedura che consiste nell’ascoltare altri esecutori e nel rispondere loro. Si tratta di una procedura accessibile a chiunque abbia un minimo di familiarità con essa, al di là delle sue precedenti esperienze musicali: ciascun cantante sceglie liberamente una nota e canta la prima parola per la durata di un determinato numero di respiri completi; poi, muovendosi intorno nello spazio, per cantare ogni parola o frase successiva sceglie una nuova nota tra quelle che può sentire dagli altri cantanti. Ciò fornisce una soluzione del tutto originale al problema del creare musica per ampi gruppi formati da cantanti esperti e non esperti (e dove ciascun partecipante abbia pari importanza) realizzando una struttura dove la responsabilità di ogni individuo, e dove la scelta e il senso di comunità e di interdipendenza gli uni dagli altri, costituiscano tratti significativi. La procedura non è affatto rigida: se ad alcuni cantanti capitasse di introdurre deviazioni nel sostenere le loro note, o prendendo e prolungando le note ascoltate da altri esecutori, queste a loro volta passeranno ad altri cantanti diventando così, durante lo svilupparsi del concerto, parti integranti della tessitura del suono. La musica così come viene percepita non è fissata in una partitura, ma prende forma sulla base delle differenze che i vari individui presentano nella lunghezza dei loro respiri, nelle loro qualità vocali e nelle loro abilità. Non esiste in uno spazio ideale di perfezione estetica, ma solo nel qui-ed-ora, nelle circostanze fisiche acustiche e umane di ognuna esecuzione specifica.”
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da martedì 18 maggio, Palazzo dei Notai Con incontri e ascolti, dalla prima edizione di Angelica, si è cercato di offrire un momento di contatto informale e familiare con i musicisti. Essi parlano del loro lavoro, conversano con il pubblico, ma soprattutto propongono materiale registrato inedito o eseguono qualcosa dal vivo. Sono anche un momento di riflessione e osservazione sulle diverse questioni che riguardano la musica, a cui partecipa la comunità musicale internazionale che ogni anno si ricrea a Bologna.
venerdì 21 e sabato 22 maggio, Link a cura di Antonella Bottini coordina Gabriele Frasca modulazione di frequenza una ricognizione radiofonica tra memoria e trasformazione partecipano: Michele Bertuzzo, Roberto Paci Dalò, Franco Fabbri, Paolo Fabbri, Pinotto Fava, Barbara Fenati, Silva Fredigo, Stefania Lepera, R. Masciopinto, Franco Minganti, G. Mori, Giuseppe Richeri, Nora Rizza, Paola Roli, Carlo Romeo, Pino Saulo, Piero Scaramucci, Marino Sinibaldi Immaginare la radio come un cuore pulsante, attorno al quale polarizzare tanti percorsi creativi, ci ha spinti a organizzare questo incontro per cercare di capire i meccanismi che la governano e di pensare quale suono ci piacerebbe che la radio scaturisse. Due giorni nei quali riflettere sullo stato attuale della radiofonia pubblica e privata. Studiosi e studenti della comunicazione, facitori e organizzatori di radio, committenti ed esperti di nuove tecnologie, insieme per delineare un profilo di questo medium che frequentemente abita il nostro quotidiano.
incontri e ascolti9
conduce Franco Fabbri
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mercoledì 19 e giovedì 20 maggio, Salara
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Mistress
Stefano Zorzanello, Daniela Cattivelli - sassofoni Paolo Angeli, Giorgio Casadei - chitarra elettrica Elena Giardini, Marianna Finarelli - violoncello presentazione del disco “Stefano Zorzanello-Mistress” (Erosha)
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venerdì 21 maggio, Salara
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incontri e combinazioni di improvvisazione tra gli ospiti di Angelica e i musicisti che lavorano a Bologna
Angelica ‘91 compilation Mary Iqaluk + Nellie Echaluk, Joseph Racaille + Daniel Laloux, Quartetto Vocale Giovanna Marini, Tom Cora, Catherine Jauniaux, Shelley Hirsch, David Weinstein, Lol Coxhill The Inimitable, Carles Santos, Ernst Reijseger, Laboratorio di Musica & Immagine, Phil Minton + Veryan Weston, Fred Frith Keep the Dog. (CAICAI 001)
N.O.R.M.A. Compositions by Tiziano Popoli, Roberto Monari, Massimo Simonini Giorgio Fabbri Casadei, Gerard Antonio Coatti, Paola Garavaldi, Paolo Grandi, Roberto Monari, Tiziano Popoli, Massimo Semprini, Massimo Simonini. (CAICAI 002)
Angelica ‘92 compilation P.A.P.A. Quartet, Popoli Dalpane Ensemble, Looping Home Orchestra, Lindsay Cooper and the Orchestra del Teatro Comunale di Bologna conducted by Franco Sebastiani, Stefano Scodanibbio, Gianni Gebbia, Gruppo Ocarinistico Budriese, Fred Frith, Lars Hollmer, Que d’la Gueule, Audience. (CAICAI 003)
Angelica ‘93 compilation All Dax Band, Han Bennink, Steve Beresford, Lindsay Cooper, Tom Cora, Dietmar Diesner, ensemble Eva Kant, Fred Frith, Gianni Gebbia, Lars Hollmer, Catherine Jauniaux, Peter Kowald, Ikue Mori, Butch Morris, Hans Reichel, Riciclo delle Quinte, Wolter Wierbos, Audience. (CAICAI 004)
SPECCHIO ENSEMBLE Suite no. 1 per quintetto doppio Directed and compositions by Domenico Caliri Guglielmo Pagnozzi, Alberto Capelli, Fabrizio Puglisi, Lelio Giannetto, Francesco Cusa, Edoardo Marraffa, Riccardo Onori, Stefano De Bonis, Luigi Mosso, Giovanni Maier, Mirko Sabatini, Domenico Caliri. (CAICAI 005)
Angelica ‘94 compilation Ain’t Nothin’ But A Polka Band, Audience, Banda Roncati, Band Is Woman, Mark Dresser, Ecoensemble, Fred Frith, Paolo Grandi Le Terre Silenziose, Gerry Hemingway, Guy Klucevsek, Phil Minton, Orchestra del Teatro Comunale di Bologna conducted by Stephen Drury and Franco Sebastiani, Bob Ostertag, John Oswald, Rohan De Saram, Claudio Scannavini, Stefano Scodanibbio, John Zorn, Audience. (CAICAI 006)
Angelica a video by Salvo Cuccia, an art video compil of Angelica ‘94
Angelica ‘95 compilation Lol Coxhill Before My Time; Jon Rose + Otomo Yoshihide Buget Shopping; Maarten Altena Ensemble Songs & Colours; Steve Beresford + Otomo Yoshihide + Jon Raskin; Phil Minton + Veryan Weston Ways Past; Steve Adams + Pat Thomas; Rova; Specchio Ensemble; Oban Sax Quartet; N.O.R.M.A. + Chris Cutler + Phil Minton; Heiner Goebbels Die Befreiung des Prometheus; Mike Cooper + Lol Coxhill + Chris Cutler + Edoardo Marraffa + Luigi Mosso + Larry Ochs + Jon Raskin + Pat Thomas. (AI 007)
Terry Riley + Stefano Scodanibbio LAZY AFTERNOON among the crocodiles Compositions by Terry Riley and Stefano Scodanibbio Terry Riley Ensoniq TS 12 sinthesizer, Stefano Scodanibbio contrabass (AI AI 008)
Tristan Honsinger This, That and the Other Sketches of Probability with Katie Duck dancer, Rick Parets actor, Peggy Larson voice, Sean Bergin saxophones, Tobias Delius tenor sax, Augusto Forti clarinet, Tristan Honsinger cello, Joe Williamson double bass, Alan ‘Gunga’ Purves percussion. (AI 009)
Piano Solo (Viva Angelica) and Orchestral Pieces (Concerto per sassofono e orchestra, Sulla Strada) played by the Orchestra del Teatro Comunale di Bologna conducted by Ernst van Tiel guest Ed Boogaard alto sax. (AI 010)
Angelica ‘96 compilation
i dischi di angelic
Misha Mengelberg
Guus Janssen, Palinckx, Carlo Actis Dato, Henneman String Quartet, Guus Janssen Septet, Michel Waisvisz, Tristan Honsinger, This, That and the Other, Janssen + Glerum + Janssen, Misha Mengelberg Pollo di Mare. (AI 011)
Vakki Plakkula ...una barca
Edoardo Marraffa tenor & alto sax; Lullo Mosso double bass, voice; Mirko Sabatini drums, voice (IDA 012)
Angelica ‘97 compilation Otomo Yoshihide, Trio Magneto, Ground-Zero, Diane Labrosse + Martin Tétreault, Stock, Hausen & Walkman, Bob Ostertag, Chris Cutler p53 , Tenko + Ikue Mori, Dagmar Krause + Marie Goyette, House of Discipline, John Oswald, Jean Derome, Uchihashi Kazuhisa, René Lussier, Mirko Sabatini, Andrew Sharpley, Matt Wand, Mike Patton (IDA 013)
Fred Frith Stone, Brick, Glass, Wood, Wire (Graphic Scores) with International Occasional Ensemble... (IDA 014 - doubledisc)
Giovanna Marini Requiem soloists, with choir and orchestra (IDA 015)
Angelica ‘98 compilation Coro delle Mondine di Correggio, Aleksander Kolkowski & Media Luz, acco land Ossatura, Edoardo Ricci + Eugenio Sanna graffi di gatto e urla di cani, Specchio Ensemble Ash-can School, Greetje Bijma + Louis Andriessen Grand Duo, Rüdiger Carl + Hans Reichel Buben plus, Quartetto Vocale Giovanna Marini Partenze, ... (IDA 017)
i dischi di angelica via Fioravanti 14 40129 Bologna t +39 051 374877 f +39 051 379353 e: angelica@iperbole.bologna.it distributed by ReR MEGACORP 79 Beulah Rd Thornton Heath CR7 8JG Uk f +44 181 771 3138 e: megacorp@dial.pipex.com distribuiti in Italia da Megatalogo via della Fortezza 10 19038 Sarzana (SP) t+f +39 0187 627893 e: megatalogo@tamnet.it Nuova ADN via Decembrio 26 20137 Milano t +f +39 02 55195174 Disfunzioni Musicali via degli Etruschi 4/14 00185 Roma t +39 06 4461984 f +39 06 4451704 Demos via S. Sebastiano 20 80134 Napoli t +39 081 459021 f +39 081 296892 a Bologna da Underground via Malcontenti 11/A 40121 Bologna t +39 051 234047 f +39 051 234085 Nannucci via Oberdan 7 40125 Bologna t +39 051 237337 f +39 051 6012246 Link Infoshop via Fioravanti 14 40129 Bologna t +39 051 370971 f +39 051 370972 e: shop@linkproject.org
prima edizione, 5-9 giugno 1991 Mary Iqaluk / Nellie Echaluk Giochi Vocali Inuit, Joseph Racaille / Daniel Laloux, Quartetto Vocale Giovanna Marini, Tom Cora, Caterine Jauniaux, Shelley Hirsch / David Weinstein, Lol Coxhill The Inimitable, Carles Santos, Phil Minton / Veryan Weston, Ernst Reijseger, Laboratorio Musica & Immagine, Mike Westbrook Orchestra Big Band Rossini.
seconda edizione, 27 maggio-4 giugno 1992 Popoli Dalpane Ensemble, Looping Home Orchestra, Lindsay Cooper e l'Orchestra del Teatro Comunale di Bologna, Stefano Scodanibbio, Gianni Gebbia, Fred Frith, Lindsay Cooper, Lars Hollmer, Gruppo Ocarinistico Budriese, Que de la gueule, Workshop e Concerto condotto e diretto da Fred Frith.
terza edizione, 13-18 maggio 1993 Riciclo delle Quinte ospite Wolter Wierbos, All Dax(ophone) Band, Dietmar Diesner, Peter Kowald, Wolter Wierbos, Butch Morris, Steve Beresford, Hans Reichel, Tom Cora, Han Bennink, Butch Morris Conduction 31 (con Hans Reichel, Dietmar Diesner, Wolter Wierbos, Han Bennink, Steve Beresford, Peter Kowald, Tom Cora), The Goose, Vibraslaps, Butch Morris Conduction 32 con l'ensemble Eva Kant
quarta edizione, 24-29 maggio 1994 Ferdinand Richard Arminius, Paolo Grandi Le Terre Silenziose ospite Ouassini Jamal, Guy Klucevsek, Stefano Scodanibbio / Rohan de Saram, Bob Ostertag Say No More, Holly Small / Bill Coleman / Laurence Lemieux / John Oswald, Ain't Nothin' But A Polka Band Polka From The Fringe, Fred Frith / John Zorn / John Oswald / Bob Ostertag / Mark Dresser / Phil Minton / Gerry Hemingway, Stephen Drury esegue Carny di John Zorn, Ecoensemble diretto da Franco Sebastiani esegue Angelus Novus di John Zorn, Orchestra del Teatro Comunale di Bologna diretta da Stephen Drury e Franco Sebastiani esegue For Your Eyes Only di John Zorn, Camelot di Claudio Scannavini e Orchestral Tuning Arrangement di John Oswald e Linda Catlin Smith, Stefano Scodanibbio esegue Endurance di Fred Frith, Ensemble da "Band Is Woman" diretto da Franco Sebastiani esegue Acupuncture di John Oswald, Ensemble EVA KANT esegue Pacifica di e diretto da Fred Frith
quinta edizione, 2-7 maggio 1995 Jon Rose / Otomo Yoshihide Budget Shopping; N.O.R.M.A. ospiti Chris Cutler, Phil Minton; Oban Sax Quartet; Lol Coxhill Before My Time; Phil Minton / Veryan Weston Ways Past; Maarten Altena Ensemble Songs & Colours; Rova; Specchio Ensemble; Heiner Goebbels Die Befreiung des Prometheus; Orchestra del Teatro Comunale di Bologna diretta da Peter Rundel esegue Suite f端r Sampler und grosses Orchester di Heiner Goebbels; Impro Notte con Bruce Ackley,
Steve Adams, Steve Beresford, Domenico Caliri, Mike Cooper, Lol Coxhill, Chris Cutler, Giorgio Fabbri Casadei, Edoardo Marraffa, Luigi Mosso, Larry Ochs, Jon Raskin, Jon Rose, Pat Thomas, Roger Turner, Otomo Yoshihide, Vincenzo Vasi, Stefano Zorzanello
sesta edizione, 7-11 maggio 1996 Guus Janssen, Orchestra del Teatro Comunale di Bologna diretta da Ernst van Tiel esegue Passevite e Keer di Guus Janssen, Concerto per sassofono e orchestra (solista Ed Boogaard) e Onderweg di Misha Mengelberg, Palinckx, Misha Mengelberg, Carlo Actis Dato, Henneman String Quartet, Guus Janssen Septet, Michel Waisvisz Operation LiSa, Tristan Honsinger This, That and the Other, Tristan Honsinger, Janssen/Glerum/Janssen, Misha Mengelberg Pollo di Mare
settima edizione, 6-11 maggio 1997 Otomo Yoshihide Memory Disorder, Trio Magneto, Tanaka Yumiko Gidayu Shamisen Solo, Ground-Zero Revolutionary Pekinese Opera+Play Standard, Diane Labrosse+Martin Tetrault Parasites’ Paradise, Stock, Hausen & Walkman Child Bearing Hits, Vakki Plakkula, Bob Ostertag, Tornando Menù, Chris Cutler p53, Tenko+Ikue Mori Death Praxis, Jean Derome+René Lussier Les Granules, Dagmar Krause+Marie Goyette, Zygmunt Krause The Last Recital, Orchestra del Teatro Comunale di Bologna diretta da Pedro Alcalde e Franco Sebastiani esegue Orchestral Tuning Arrangement di John Oswald / Linda Catlin Smith, Folk Music di Zygmunt Krause, Classic di John Oswald, Short Cut no.1 for orchestra+no.2+no.3 di Marie Goyette, Mike Patton+Bob Ostertag+Otomo Yoshihide House of Discipline; Impro con: Chris Cutler, Jean Derome, Marie Goyette, Uchihashi Kazuhisa, Diane Labrosse, René Lussier, Ikue Mori, Bob Ostertag, Mike Patton, Mirco Sabatini, Andrew Sharpley, Tenko, Martin Tetreault, Matt Wand, Otomo Yoshihide
ottava edizione, 11-17 maggio 1998 Coro delle mondine di Correggio, Stephen Drury (Frederic Rzewski), Lucia Bova + Luca Sanzò (Fernando Mencherini, Franco Donatoni, Lucio Garau), Aleks Kolkowski & Media Luz My Garden Makes Me Glad, acco land (Lucio Garau, Franco Donatoni, Mario Pagliarani), Gino Robair Singular Pleasures, Ossatura, Fausto Bongelli + Massimo Mazzoni (Giacinto Scelsi, Fernando Mencherini, Franco Donatoni), Edoardo Ricci + Eugenio Sanna graffi di gatto e urla di cani, Specchio Ensemble Ash-can School, Sonia Turchetta + Rocco Filippini + Oscar Pizzo (Salvatore Sciarrino Vanitas), Greetje Bijma, Louis Andriessen + Greetje Bijma Gran Duo, Rudiger Carl + Hans Reichel Buben plus, Quartetto Vocale Giovanna Marini Partenze - vent’anni dopo la morte di Pier Paolo Pasolini, Orchestra del Teatro Comunale di Bologna diretta da Stephen Drury solista Gary Gorczyca (Fernando Mencherini, Louis Andriessen, Franco Donatoni, Lucio Garau, Paolo Grandi, Olivia Bignardi). Impro: Rudiger Carl, Hans Reichel, Aleks Kolkowski, Elio Martusciello, Maurizio Martusciello, Edoardo Ricci, Eugenio Sanna, Fabrizio Spera, Gino Robair, Fabrizio Puglisi, Guglielmo Pagnozzi, Luca Venitucci, Matt Wand.
Angelica
si ringraziano/thanks Alterugo, Marco Barani, Fredi Bosshard, Tito Casali, Chiara Cavassini, Centro Documentazione Donne, Alberto Corazza, Fioretta Fabbri, Mauro Felicori, Monica Garuti, Daniele Gasparinetti, Brendan Griggs, Edoardo Marraffa, Giulio Santagata, Aldo Sisillo, Stefano Zorzanello
Crediti fotografici/Photo credits Vas Vasovic p.24, Nanni Angeli p.26+37+97, Roberto Masotti p.31, Francesca Pfeffe p.33, Massimo Golfieri p.42+71, Gianni Gosdan p.51, Dennis Austin p.64, Chris Lurca p.66, Caroline Forbes p.68, Sophie Hampshire p.70, Bruce Carnevale p.77, Clive Barda p.82, Jo Fell p.90, Sharon Cheslow p.92
Catalogo a cura di/Catalogue by Chris Cutler Traduzioni/Translations Roberto Agostini, Carla Bertani, Adriana Gandolfi, Luca Marconi grazie a/thanks to Linda Massignan
ideAzione catalogo/Catalogue design muschi&licheni
Direzione/Direction Mario Zanzani Direzione artistica e organizzativa/Artistic direction and organization Massimo Simonini Segreteria organizzativa/Organization secretariate Sandra Murer Ufficio stampa e promozione/Press office and promotion Silvia Fanti Immagine/Image Massimo Golfieri Documentazione sonora/Audio documentation Roberto Monari Tecnici del suono/Sound Dino Carli, Massimo Carli, Enrico Dall'Oca, Roberto Monari, Marco Selvatici (BH Servizi Audio) Luce/Lights Massimo Pasini Documentazione fotografica/Photo documentation Gianni Gosdan, Massimo Golfieri
stampa/printing TipoColor, Castelmaggiore (Bo)
Immagine di copertina/cover image Massimo Golfieri
Segreteria di produzione e organizzazione/Production and organisation secretariate Davide Rossi Amministrazione e organizzazione/Administration and organisation Michele Cavinato Assistenza organizzazione/Assistance organisation Enrico Croci Audio Dag Bennestrom, Dale Davenport Luci/Lights Paolo Liaci, Danilo Gentile
Link
Direzione/Direction Mario Baroni Coordinamento/Coordination Emma Dolza
CIMES
Presidenza/Presidency Mario Zanzani
Pierrot Lunaire
99
Angelica 1999 is presented by Pierrot Lunaire CIMES Dipartimento Musica e Spettacolo Università di Bologna in collaboration with LINK Project with the support of PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI Dipartimento dello Spettacolo REGIONE EMILIA ROMAGNA Assessorato alla Cultura COMUNE DI BOLOGNA Settore Cultura CONSORZIO CITTÀ-UNIVERSITÀ di Bologna The British Council the help of SMP Sistemi Metodologie Progetti srl the partecipation of Radio Città del Capo 96.3 Radio Città 103 Radio K Centrale 107.5
CMR Centro per le Musiche di Ricerca
domEstic f fLights
18-23 may 999
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Bologna
aAngElica concerti thuesday 18 may Link (Sala Bianca) 9:30 pm wednesday 19 may Link (Sala Bianca) 9:30 pm
John Tilbury music by Michael Parsons, Dave Smith, Howard Skempton
Fred Frith Tense Serenity Evan Parker Conic Sections John Russel, Roger Turner duo improvisations Phil Minton, Veryan Weston .....past
FEstival
from a moltitude of diversity of songs: Robert Schumann, Joe Zawinul, Sir Edward Elgar, Hubert Parry, Freddy Fender, Claudio Monteverdi, Hank Williams, Anton Carlos Jobim, Phil Minton e Veryan Weston...
thursday 20 may Link (Sala Bianca) 9:30 pm
Paolo Angeli linee di fuga Lol Coxhill Standard Conversions Steve Beresford Signals for Tea+
IntErnazionale friday 21 may Teatro Comunale 9:00 pm
Orchestra del Teatro Comunale di Bologna conductor Stephen Drury music by Giorgio Casadei, Diego Stocco, Tiziano Popoli, Massimo Semprini, Domenico Caliri, Stefano Zorzanello, Giorgio Magnanensi, Fred Frith, Lindsay Cooper (arranged by Veryan Weston)
soloists Fred Frith, Phil Minton, Maggie Nicols guests Chris Cutler, John Edwards
friday 21 may Link (Dance Hall) 12:00 pm
Mike Cooper, Pat Thomas Tri Stereo System
saturday 22 may Link (Sala Bianca) 9:30 pm
Kaffe Matthews to white The Recedents
di
Fred Frith, Bill Laswell, Charles Hayward Massacre
sunday 23 may Link (Sala Bianca) 9:30 pm
Derek Bailey And AMM
Musica
Cornelius Cardew The Great Learning Pharagraph 7 for any number of trained or untrained singers
musical direction John Tilbury voices Scuola Popolare di Musica Ivan Illich
incontri e ascolti Fred Frith
wednesday 19 may
Evan Parker
thursday 20 may
Chris Cutler
friday 21 may
John Tilbury
saturday 22 may friday 21 and saturday 22 may Link (Infoshop) 3:00/7:00 pm
Bill Laswell modulazione di frequenza
A memory and transformation reconnaisance via radio
host Antonella Bottini, Gabriele Frasca
fuori Salara, at 6:30 pm wednesday 19 and thursday 20 may
friday 21 may
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thuesday 18 may
host Franco Fabbri
program
Palazzo dei Notai, at 12:00 am
? gatherings and improv sessions with Angelica’s guests and musicians from Bologna presentation of the CD, live concert of Stefano Zorzanello Mistress (Erosha) with Stefano Zorzanello, Daniela Cattivelli, Paolo Angeli, Giorgio Casadei, Elena Giardini, Marianna Finarelli
Teatro Comunale Link Palazzo dei Notai Salara Ufficio Festival
Largo Respighi 1 via Fioravanti 14 via de’ Pignattari 2 via Don Minzoni, Mura di Porta Lame via Fioravanti 14, 40129 Bologna tel 051 374877 fax 051 379353 e-mail: angelica@iperbole.bologna.it
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Mario Zanzani Boxes and Contexts Massimo Simonini Angelica Airline Chris Cutler A Personal Note about LOCALITY Some Notes • Trainspotting Attractors Lindsay Cooper Message about MS Programme notes incontri e ascolti fuori
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AMM Paolo Angeli Derek Bailey Chris Batchelor Steve Beresford Domenico Caliri Cornelius Cardew Giorgio Casadei Lindsay Cooper Mike Cooper Lol Coxhill Chris Cutler Lesli Dalaba Stephen Drury John Edwards Fred Frith Charles Hayward Bill Laswell Giorgio Magnanensi Kaffe Matthews Phil Minton Maggie Nicols Steve Noble Evan Parker Michael Parsons Tiziano Popoli Sally Potter Eddie PrĂŠvost Claudio Puntin Keith Rowe John Russell Mark Sanders Scuola Popolare di Musica Ivan Illich Massimo Semprini Howard Skempton Dave Smith Diego Stocco Pat Thomas John Tilbury Kubryk Townsend Roger Turner Daan Vandewalle Veryan Weston Jason Yarde Stefano Zorzanello
index9
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Boxes and Contexts
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Several years ago, we witnessed the birth of Angelica, a festival conceived to free music from its definition according to musical genres (contemporary-classical, jazz, rock, improvisation). Conditions and the musical public were thought ripe; people were basically tired of seeing music “divvyed up” and placed into separate boxes. It was time to go beyond “contaminations” and allow for the creation of new blends and the best way to do this was to offer the music to Angelica’s public in an itinerant context, allowing need to dictate the places and theaters in which the performances would be held. Over the years, Angelica developed a personality of its own and earned its rightful place on the international music scene. Angelica now has its public, a public that does not desire listening to musical genres (to put it more precisely, our audiences want improvisation, non-academic compositions; in short, something strange and curious). Unfortunately, evolution in the world of music comes about “in boxes”, separate entities that may or may not be communicating. The music contained in our box is in a sense less communicating than others and requires support and “authority” in order to stir curiosity and interest in the world of possible sounds. It needs public and institutional support for it to be performed and creative forces (musicians and composers, ensembles, projects) for its production. Even serious, “traditional” music has its problems in Italy and abroad. Faced with the rampant spread of commercial music, of hero-worship and desire for the “musical event”, institutions dedicated to music seem paralyzed and unable to choose and move onto (and into) new musical territories. On the one hand, they’re locked in tradition, frozen in a symbiotic relationship with “borgeois” audiences (whose turnout depends solely on the appearance of the star” of the moment) that is a perfect reflection of the artistic programs being offered and of the fact that the theatres are being run by an elite few. On the other hand, a strike at innovation would mean losing our public, and there is no guarantee of gaining a new one. Within this rather desolate context, alternative “venues” are very important for experimental music today, public and private clubs (for example, Link, Tpo, Livello 57 in Bologna) that are able to attract new audiences and to actively support the continual transformation of a music delicately poised between the market and the avant-garde,
8. between entertainment and experimentation. The success of these transformations is undeniably tied to the context in which the music is performed, to the place and to the symbols associated with it. The musical qualities are closely related to their “radical” and “alternative”, or simply “informal” and “popular” context and they are not often given their proper value. They are drowned in the changeability and flexibility of these “venues”, which are above all places where people come together to gather socially. It seems to follow a general rule that the identification people develop with specific contexts and places is even stronger than the reassuring quality of musical genres. An esthetic value may not even exist outside of its context and this puts us in an embarassing situtation. How to define both the music we’re proposing and the “context” which, to be honest, has always been intentionally left in the wings. In conditions in which there are no initiatives or institutions able to sustain experimentation in music without worrying too much about the market situation (the race for a market niche is clearly won by those certainly better prepared than us), we’ve decided to start from the bottom and move our way up to Bologna’s Opera House, searching all the while to learn something from our “context of action”. Mario Zanzani
Angelica Airline
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Angelica ‘999, ninth edition, May 18th to the 23rd, Domestic Flights, will be talking about the English music scene (as it did about the Dutch in ‘96, Canadian and Japanese in ‘97, and Italian in ‘98), a ‘classical’ edition that continues its scrutiny of the ‘sound communities’ at work in various countries today. A kind of open collective is one of the possible initiatives, usually made up of a group of musicians and music lovers who come together to work, to become more visible, to aid in the transmission of knowledge. An example of a collective is The London Musicians’ Collective that brings together musicians essential to the ‘cosmic’ scene. A collective as a group of individuals, becomes visible. How important it is for everyone that it be visible, that certain experiences become possible and give others the chance to invent other realities, other collectives, different but that can build on previous important experiences. How many new paths can be explored, opened thanks to a kind of hope that certain musicians know how to convey. The doors seem open to everyone, no need for special keys, what’s needed is a passion for music, the truth and a search for truth. We make up what’s missing, this could be a possible interpretation in relation to the needs of who’s making music for who’s listening to it. A place where certain musical experiences can be had is essential, within the normal order of musical activites of every genre/type, that go on in a city.
The music generated by these musicians is varied, and by its very nature seems to search for and invent something that defies classification ... a way of saying, if you’re willing to listen to me, I’ll talk to you.... if you’re looking for the form it’s there but as soon as you see it it evaporates, continually mutating and unstable. When a new form is born, the urge is there to transform it, to destroy it before it is consumed, like something continually shiftchanging. A song may appear old, while it couldn’t be newer. The sounds made by that quintet had never been heard before, and will probably never be reiterated. That trio of ‘grown ups’ (Peter Blegvad, John Greaves, Chris Cutler) seems to play rock from thirty years ago; but they’re not. The three of them manage to be fresh; not dated, also because they are almost too dated. Then we have the ‘standard’ (classicity) played by certain ensembles, ‘standard’ that don’t belong to anyone if not to whose producing the music at that particular moment. Is it provocatory (?) to say that this standard belongs to AMM’s music whose artists improvise their “air raga”, landing and taking off, repeating itself each time, always different, infinite. Almost a rite. The music heard in the ‘higher’ circles (serious music?), but by now even the music produced in ‘alternative’ venues is way too tied to form, to modernity. So much is possible in music, why not explore it?
10. The air is fantastic at high altitudes, it’s almost hard to breathe. Form, in the end, is also tradition and when tradition does not mean obligatory preservation of that form, but remains open, then traversing it, reinventing it, and leaving it when it creates a current, could become a good way of communicating through music. Or taking century-old muscial forms (classical music, for example) and exploring them in a new light with the freedom of a musician who plays music for music’s sake, giving it back life. Phil Minton and Veryan Weston say in their .....past project: ‘eating centuries’. Once again, traversing time. Form, however, can become a ‘limit’, and this is perhaps what most torments music today. A special thanks goes to today’s pervasive ‘sense of industry’; it may be necessary, but it is too tight. “... All this implies a certain openness to ‘listening,’ essential to communication.‘To listen’ means abdicating the assertive character of one’s own subjectivity; it means letting go of one’s egotistical attachment to preconceived ideas...” (Giorgio Magnanensi). The curiosity of discovery, the desire to share, setting aside the time that’s needed: all ingredients necessary to overcome barriers that block our need to know, that don’t allow us to enjoy our experiences more freely, our attachment to habit that continually cripples passion and desire. Separation and distance, from the subject, with all its meanings, should help our understanding yet, after countless experiences, it seems as if someone still has to die before we really ‘see’ what that person has done or simply to recognize and convey it democratically to others. An elementary condition, the latter, that should be an integral part of what cultural institutions do.
Derek Bailey’s adventure is a testimony of liberty imprisoned in civilization. Now I’m thinking about my friends from the Ring-Ring Festival in Belgrade who, like us, are far from the strategies and goals of war yet are nonetheless frozen, by the state of war, in impossibility, in emptiness. I am thinking of these friends and of all the other innocent victims of war. I am thinking of these people and it is to them that I dedicate this year’s Angelica, to those who cannot at the present time make their plans for life and for work, to those whose music has been silenced.
These are the ingredients to perceiving the flavour of the music presented in this edition, distinct & anarchical. Music needs Silence. Silence produces Music. They love each other. But every time we explain something (it seems as if), we destroy something. Massimo Simonini
introducti
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12.
A Personal Note about LOCALITY I was raised in Britain but my musical environment was hardly British. Of the Pop, Rock and other parentunfriendly musics that became the currency of my generation, some was home made, more was American and most came out of loudspeakers. When we wanted to join in there was really nowhere to learn how to do that except through the records themselves. In this way, records became a kind of ‘where’ for us, and they became our teachers. In fact they became our musical community – no two the same, each personal collection customising it’s own. The local shop and the Postal network became our doorway to a universe of sound which, against all the laws of topographics, seemed to be everywhere. Or nowhere. Or all in one place. Well, where was it? Trapped in the groove - in the loudspeaker - in the room - at the same time tomorrow? Somehow, wherever anyone played it, there it was. Not only putting it more or less everywhere but, disturbingly, in a lot of different places at once. In fact, wherever and whenever and as many times over as anybody wanted it. A troublesome thing, had we stopped to think about it. But we didn’t. These were just not questions it occurred to us to ask, since we had grown up in a culture in which sound-objects were already as familiar to us as pictures. We just took them for granted. Nevertheless, for almost it’s entire history – that is, from the year dot until the late nineteenth century - music had never existed as anything other than an event – a phenomenon whose essence was invested in it’s immediate disappearance. It had come into it’s meaning, evolved and flourished, as an art marked deeply by forgetting. An art that lived only through interpretations, invention, reconstructions and unreliable recollection. Because nothing remains of a sound1. Going to the Opera, lying awake at night in the jungle, getting a table at Birdland, attending a village wedding, even sitting in the great hall of Radio France and listening to Pierre Shaeffer’s early experiments with scratching, are all inextricably embedded in journeys and specific, geographical communities. And they come entangled in the myriad sensations, decisions and expenditures of energy and effort that encountering them demands. In a recording, all that is erased. An encounter with a loudspeaker may still change our lives, but the differ-
.13 entiation, the mutual construction of time, the colour, the embeddeness, the profound integrity of shared occasions - all are gone. And though we are freed from the obligation to lead a certain kind of life or to be at a certain place at a certain time in order to experience certain kinds of sounds, the meanings that these obligations lent those sounds are lost. They are just sounds now. Stripped of their embeddedness in events, they have come to differ from other sounds not in their lives and contexts but merely in their audible forms. As the new species of recorded sounds proliferated - outrunning and outnumbering those still rooted in gatherings - the life-worlds, rules and rituals that had previously served to keep cultures participatory and apart began to dissolve (this is true particularly at the level of consumption) and to be replaced by buyable, borrowable, stealable, anonymous discs, access to which was, at least in principle, unlimited and universal. One might even say democratic. Big band hits from before you were born, drums from Burundi, Maltese Folk, African Pop, Birdsong, Classical Gamelan –all arrived through the same loudspeakers, cost the same, looked the same, and floated up from the same flat mass-produced commodities. Expeditions, expertise and sacrifices were no longer indispensible to the enquiring listener, when the world - or at least a fair sampling of it’s sounds - was queuing up to meet her ...and required only dials that to be turned and... buttons be pressed in order obediently to materialise. When I grew up in the 50’s and 60’s, then, accidents of geography could no longer be said to play a controlling part in the kinds of music my generation would encounter. And we were all – those whose access to music came primarily through radios and records and the few of us who had had personal or formal musical tuition – pretty much on our own when it came to the low dialects of jazz or rock. In these fields, learning was necessarily a DIY activity. Apprenticeship was voluntary and in-house; our vinyl mentors uncomplaining and ready endlessly to repeat themselves. This came, of course, at a price: learning by listening misses - by definition - shortcuts, interaction, encouragement and all those useful explanatory visual clues. Guessing is always a harder path to take than asking. Still, it freed us from gatekeepers, criticism, prejudice and the narrow specialisations of individual teachers and profes-
14. sional guilds. Not that we had a lot of choice. Even our instruments were strangers, hardly past their infancy; electric guitars bearing in truth no more than a superficial resemblance to their acoustic forbears, electric bases sharing less than 97% of their DNA with the old giant fretless contrabass. In fact, everything that had been reliable and familiar was now overturned by amplification, pickups, electronic circuits and, above all, loudspeakers. So long as the instruments, along with the techniques required to play them (and their proliferating extensions: pedals, effects, PA systems) were still co-evolving with the music they made possible, then there was going anyway to be more learning than teaching going on in the years ahead. It is important to remember that I write only of the circle in which I learned music, though I’d bet we weren’t so untypical. For us, anyway, it was clear that, for better or worse it was going to be sound out of loudspeakers that would structure, or restructure, our understanding of what music was, both in production and consumption. And, naturally we didn’t think to look for inspiration or instruction in our geographical neighbourhoods but - by listening, copying and making mistakes - embarked instead on what turned out to be a journey into uncharted territory. Did we feel like pioneers? Not at first. Were we? By default, I suppose so. Especially those who broke, whether through ignorance or internal logic, the rules of genre, style, technique or taste identified with a more delineated, more segregated past – when differentiated musics still knew their place; a past now fatally compromised at all borders by the doorkeeperless, access-all-areas babel of recorded sounds. I fell into circles where creativity, guesswork, ignorance and enthusiasm ruled, whose blithe refrain was ‘Why not’? Oblivious of our musical innocence, casually disrespectful toward the freemasonry of skilfulness and the carefully delineated categories of received music – and above all taking our empathy with electricity and recording for granted - we adopted and extended and chopped together whatever techniques and forms we felt appropriate, or grabbed our attention - learning by doing, by messing about in small, like minded, semi-incompetent groups, dragging elements from pop, jazz, electronics, ethnic music or ‘serious’ composition into our work; writing, improvising, making tapes in our bedrooms and generally rushing in where angels feared to tread.
.15 Our virtual companions – my own and those of the out-of-step community I belonged to – came soon to include players and composers from the stranger fringes of the new Jazz or Rhythm and Blues - pathfinders and explorers. As beginners we were trying to discover what this music could mean to us, and in this respect, models of innovation, expression and interpretation were, in their difference from the norm, of special importance. Then there were the improvisers, engineers, film-soundtrack makers and exponents of electronic or Musique Concrete – outsiders and specialists who were interesting precisely because they were so marginal to the world of markets and entertainment. And finally, those troublesome radicals from the world of Contemporary Music – a field that offered a rich compendium of practical models of ways of organising and arranging sounds and one which, at its borders, embodied an aesthetic that took both the electric/human interface and the electronic and urban soundscape very much into account. None of this should sound unduly strange. In common with folk musicians around the world we were simply absorbing a culture that was locally present to us. Except that in our case locally present comprised the mass of music floating up mysteriously out of loudspeakers. By the late 1960’s I was playing in bands that were decidedly eclectic; interested in what was possible with the instruments we were holding and limited only by a loose conception of what we thought ‘Rock’ might possibly allow. And since nobody we cared to take seriously had told us why Rock couldn’t be as innovative, complex and serious as contemporary art music, nor as open to improvisation and spontaneity as jazz, these were aspirations we easily adopted too. Why not ? There was no academy, tradition, canon or genre rulebook to contain us – only immersion in the history of an evolving practice and the availability of all kinds of sounds and musical forms on disc2. We performed, of course, and we rehearsed - in between playing each other records - but the bulk of the conversation came out of - and we knew that our contribution to it, were it to live and propagate, would have to return to - a kind of virtuality3. The air was not only the place our influences came out of, it was the place our public would be found. It was our neighbourhood. Listening to
16. records became a way to be included in a continuous conversation located everywhere and cast loose from time. Making records became our way of contributing to it. A strange kind of conversation too, in which we knew we would make uncountable encounters that would never touch us and prompt all manner of responses we would never hear. In sum, rock and it’s ever more exotic offshoots were less the creation of any geographical community than they were the offspring of the record studio, the radio and a community of strangers loosely bound together by the mass-production and mobility of objects. It was to this community first and foremost that I belonged, and only then to the contingent nexus of rehearsals, performances and visiting artists that ran parallel to it. Visiting artists came as a bonus; we did not depend on them. Indeed they could disappoint us. Records, however, we could not locate ourselves without. That made the music industry happy since it fed their one-way project of making money and fostering markets. Their concept of the exchange was simple: commodity out, money back – a record was a merely catalyst for that transmutation. We, however interpreted their products from a different understanding. For us records underwrote a diversity of non topographical, not necessarily commercial and essentially interconnected communities, no longer separated from us or from one another by any meaningful kind of distance. This might have been a naïve projection on our part, but it encouraged us act as if it were a truth - and eventually helped us make it one.
Improvisation So seriously was the validity of such communication through objects taken, that there were many who elected to work exclusively in this new medium. For them, presence, event, occasion, reaction even, were no longer an issue. The object had released them. Inspired by the gift of working free from real-time, the studio, the frame of the loudspeakers and the moulded, frozen soundillusion had become both their focus and their goal. They were balanced by others who, confronted with recordings, dedicated themselves exclusively to live improvisation precisely because that was a redoubt in which music remained inalienable from the moment of its creation. They moved, as painters had moved before them when confronted by photography, into territories the new medium could not hope to occupy.
.17 Thus, the worker using sound as ink and studio as medium to hone objects with the fixity and finality of books or pictures, grasps the loss of presence as the very means that makes creation possible, while the improviser positively insists upon the fact of being there as indispensable and mandatory to her work. Between, sprout many hybrid forms in which performance and recording interpenetrate, forms as ambiguous in respect to events as are the denizens of the virtual world of recordings to their geographical neighbours. Of course, when it gets personal, no two stories will be the same. But I would still argue that it was the work of distant improvisers, heard mostly on records, that inspired and encouraged, first a generation of musically able, and then a generation of nursery-slope performers to pursue this, then rather rarefied, form of musical discourse. It was through recorded exchanges too, at least as much as those engendered through spontaneous interaction, that the languages of improvisation with which we are familiar today took shape. I think even the desire to make music of this sort came, however subtly and subliminally, more from distant example than from local practice. That is the power of recording. And this stiff, dead, faceless medium did not compete with the performer and the improviser but empowered them. Is that surprising? While opposing the finality and perfection of recordings, improvisation remains indispensible to the release of the new medium from the habits and perspectives of the old, since sound recording, as a medium, is nothing if not a memory for performances – as well as being the only means possible to make such performances the raw material for continuing, compositional, manipulation. And in that respect, improvisation is in the front line both of the preservation and of the supersession of the core values of the category ‘music’ as they have been understood and practised from it’s beginnings. Moreover, the extraordinary explosion of improvisation over the last 30 years, and the more abstract questions of ‘locality’ raised at the head of this essay seem, at least at one level, to orbit around a single problematic: that of presence and it’s absence - or event and object. The conversation that they engender is a deep consequence of the impact of recording on the life of music – a revolution which has given us,
18. depending on your perspectives, the liberating possibilities or the suffocating toxicity of sounding objects – those uncanny things that do not change and will not go away, as well as bringing into being a new, intangible locality not only fatally corrosive of communities, but a liberating condition of their generation. fin Chris Cutler (March 1999)
.19 (1) We don’t question the piled up omnipresence of a visual past – we expect everything we see to bear the marks and patina of age and of its persistence in time. Our ears, however, are only accustomed to hearing sounds that exist exclusively in the moment of their making. Sounds do not age. They do not so much bear the mark of their time as themselves mark time in it’s passing. Until, that is, we learned how to store them and to make them objects. Today many pasts stream constantly through our aural present – and, unlike buildings or people, remain untouched by time’s depredations – returning again and again as new, still bearing in themselves the moment of their original creation. The Acropolis has aged but the Beatles are still in their late teens; it is still June 6th, 1962 and the sound that comes from this loudspeaker is to all intents and purposes the same as the sound that came from another loudspeaker 32 years ago in Studio 2, Abbey Road, when it was originally set down. (2) Strangely, one of the first and most important things we gained from the community of records - where artistlistener interactivity is set at zero - was the energy and immediacy of rock, of performance; perhaps because every other dimension was so evidently absent ? (3) The same can be said of Jazz and the Blues of course, which spread largely through records rather than scores or concerts. There are innumerable anecdotal accounts from jazz musicians and blues singers that attest to this and to learning from records. The fact is, these were always artificial arts and not as cliché often insists, naïve performances trapped fortuitously by technology.
20.
Some Notes • Trainspotting All of the musicians at this year’s AngelicA festival are British, with the exception of the eight Italians Paulo Angelli and the Orchestra night composers whose pieces extend forward from last year’s festival - and two Americans, one Belgian and a Swiss, all of whom are members of Fred Frith’s ensembles. Three of the British currently live outside the country (Fred Frith, Keith Rowe, Mike Cooper) and the great majority of them are usually to be found in international contexts and mixed-nationality groupings. Out of 44 participants there are five women, three of them in one project. Does this assembly reveal anything about the musical community in Britain today or it’s development over the last 40 years? Or rather about one particular fringe community, since there are virtually no representatives from the rock world here, with the exception of Henry Cow, active in the 1970’s and one member of This Heat and none out of pop or any of the recent electro genres (from techno or drum & bass through to Tom Jenkinson and John Wall). The contemporary classical world is represented only in John Tilbury’s programme and by Cornelius Cardew’s Great Learning, which connect in the Scratch Orchestra, a very particular moment connected to the renunciation of the European compositional mainstream. In fact the vast majority of the participants are best known as improvisers and are associated with the evolution of an international jazz-post-jazz ‘free’ improvisation community between the late 1960’s and the mid 1970’s. Some large Attractors emerge from their biographies: The Mike Westbrook Band(s) (1961>), AMM (1965) John Stevens’ Spontaneous Music Ensemble and The Little Theatre Club (both1966), Scratch Orchestra and Henry Cow (both1968), The London Musicians Co-operative (founded/active 1975) and Derek Bailey’s Company (1976), All of these identifiable entities mix at certain points, and musicians move between them, like electrons in a crystal lattice. I have added short notes on these Attractors to the list of participating musicians and have picked out some of their interconnections. Also, though little mentioned here, the INCUS label founded in 1970 by Derek Bailey, Evan Parker and Tony Oxley was influential in these circles, along with the groups and performances that clustered around it. Of all British invitees to this festival only Kaffe Mathews’ story is significantly different. So, although a British school would be a hard category to define (most
.21 of the participants here declined to say what they thought such a thing could be) reading through the biographies and noting the connections between them does tell some kind of story about most of the musicians represented in this programme, enough perhaps to indicate some part of what was uniquely British in their formation. Well, Britain, let’s say London. Finally, I have added the few responses my question to participants elicited about a British school below. They appear as an appendix to the dramatis personae and would like especially to thank here those respondents who took my request seriously enough to send me their thoughts on this and other questions.
A Note on the layout This programme departs in it’s layout from previous AngelicA programmes. I have listed the participants and their biographies alphabetically at the front, and have tried to draw out the interconnections between them, especially those that link the three significantly different realms of jazz-post-jazz improvisation (SME, LMC, Little Theatre Club) rock (Henry Cow) and the contemporary fringe (Cardew, Scratch Orchestra) as they approached one another between the mid 60’s and mid 70’s. Because some names show up again and again in the biographies – the Attractors – I have added short notes on these too. Cross-connections are in bold type, Attractors in bold and italic. I hope it’s fun picking through it. It was certainly instructive to compile it. I only wish there had been an opportunity to go into detail. I must also thank the tireless Peter Stubley who helped with many of the biographical details. His European Free Improvisation website at www.shef.ac.uk/misc/rec/efi/ has information about over eighty improvising musicians and 80 Independent record labels as well as video and audio The site is updated monthly. Chris Cutler (March 1999)
9
24.
AMM
AM M
John Tilbury, Eddie Prévost, Keith Rowe In 1965 tenor saxophonist Lou Gare and guitarist Keith Rowe were members of the Mike Westbrook Band. Lou Gare was also a member of a hard bop quintet, which featured drummer Eddie Prévost. Various ad hoc ensembles in London at that time were experimenting with the then new free jazz. Those which featured Gare, Rowe and Prévost also included Mike Westbrook, John Surman, Henry Lowther, Malcolm Hawley and Lawrence Sheaff. Out of these ad hoc formulations evolved the trio of Gare, Rowe and Prevost, an ensemble which developed and performed free music, occasionally in public. Shortly after, Gare and Rowe left the Westbrook band to concentrate on this new musical venture. Lawrence Sheaff, the bassist with Westbrook, later followed, to join what was to become AMM. These investigations occurred concurrent with but to a (surprisingly) large extent unaware of the emerging work of the group of musicians we now associate with the earliest manifestations of the Spontaneous Music Ensemble - especially John Stevens, Trevor Watts, Paul Rutherford, Derek Bailey and Evan Parker. But although both approaches to the new freedoms in music developed independently there was some meeting. SME generously invited AMM to perform from time to time at the Little Theatre Club, Monmouth Street, in London’s West End. In 1966, as part of a bid to broaden the pool of musicians to perform his graphic work Treatise, Cornelius Cardew was introduced to AMM. He later joined the ensemble and began to take part in their regular sessions
.25 at the Royal College of Art. The ensemble had a settled line-up of Cardew, Rowe, Gare, Sheaff and Prevost. Several months after the release of the first album, Lawrence Sheaff left the ensemble and ceased making music. In 1968 American composer Christian Wolff joined the ensemble for the duration of his sabbatical year in Britain. Also during this time Christopher Hobbs, a percussionist and composition student of Cardew’s, at the Royal Academy of Music, regularly performed with AMM. John Tilbury occasionally participated when Cardew was not present. From the early 1970s until the fracture of AMM in 1972 the ensemble remained the quartet: Cardew, Gare, Prévost, Rowe. Subsequently, until about 1975, Lou Gare and Eddie Prévost joined with Evan Parker and Paul Lytton to co-promote and perform (mostly in respective duo forms and with guests) at a long-standing weekly venue in East Action, London. This ultimately led to Gare’s and Prevost’s inclusion in the London Musicians’ Co-operative. Cardew and Rowe meanwhile ceased to be involved with improvisation. Sometime in 1976 first moves in rapprochement occurred through private sessions with Cardew, Rowe, Gare and Prevost. These proved not fruitful for Gare, who left and moved to Exeter. Subsequently Cardew ceased to have time or inclination to continue with the project. This left Rowe and Prévost, who worked as a duo for a year or so, until around 1980, when they invited John Tilbury to join AMM. This trio has remained the mainstay of the ensemble to date. Cellist Rohan de Saram performed with the AMM as did (to a lesser extent) the clarinettist Ian Mitchell. Lou Gare also returned for a while during 1989/90. On rare occasions Evan Parker performed with various AMM formulations. He and Christian Wolff (with whom AMM most recently performed in Hanover, New Hampshire, during the 1994 AMM tour of the USA) are the two musicians outside of the immediate circle of AMM with whom an indefinable rapport is felt - and a confidence that the AMM aesthetic would be pursued and respected. Eddie Prevost
There are about 20 recordings
26.
Paolo Angeli
paoLo A
His first encounters with music were in an abandoned bus on the outskirts of northern Sardinia.... he then learned the rudiments of guitar playing from his father. Although “aspiring to a command post in the merchant marine” at La Maddalena’s Nautical Institute, he decided to abandon that career and move to Bologna in 1989. Within the walls of an occupied university, Paolo began playing with the Laboratorio di Musica & Immagine and a handful of musicians who started experimenting with music and the experiment, which over the years has included musicians from many different backgrounds, continues to this day. From 1990 to 1997, Paolo performed with LM&I in many “innovative music” festivals, he released three CDs and worked with the Australian musician Jon Rose. In later years, the same group gave birth to many new “blossoms”: Trabant, a small acrobatic orchestra that alternately performed folk dance music and played for stage productions; Mistress, a chamber sextet performing pieces by Stefano Zorzanello; and the AngeliZorzanello duo, usually performing in musical improvisations and always willing to include other musicians in the shows. During this same period, Paolo began playing the tuba with the Banda Roncati, a fantastic socio-musical experience, drums with the Diamant Brin, the Serbian musician Dragan Nicolic’s group, and he founded a quintet for voices that performed a paraliturgical repertoire from the area around Gallura in northern Sardinia. He cofounded the Scuola popolare di musica Ivan Illich as well as the independent label Erosha. He also played with Eva Kant (a group now made up of 28 musicians). Musicians such as Fred Frith (performing a work entitled Pacifica),
.27 and Butch Morris (Conduction ’32), have performed with this group over the years. Paolo also took part in the project “Risonanza Magnetica ‘96”. A renewed interest in Sardinian popular music led him to delve deeper into the understanding of the musical tradition of northern Sardinia through his acquaintance with Giovani Scanu (the oldest living Sardinian guitar player) who taught him about the different forms of song usually accompanied by guitar. In 1995, he released the CD Dove dormono gli Autobus for the Erosha label, which was presented on the Italian radio program Audiobox and given honorable mention for the contemporary music section at the Iceberg ’96 competition. As part of the festival Isole che parlano (Palau, August ’96), at Link (Bologna), and live on Audiobox for Italian Radio (RAI -Rome, April 1997), the group Fraili performed the musical project live, culmination of all the above mentioned musical experiences. That same year, Paolo started giving solo concerts on a very special “prepared” Sardinian guitar. He also performed at the international festival Die lange nacht der gitarre (Podewil Berlin) and was awarded first prize at the “Posada Jazz Project” competition. He released a solo CD in 1998, Linee di fuga, and performed in many festivals, and jazz and contemporary music reviews during that same year. He has played with Jon Rose, Otomo Yoshide, Frank Schulte, Carlo Actis Dato. He graduated with the highest of grades from the University of Bologna’s Faculty of Drama, Art, Music, and Performance - D.A.M.S.. His thesis entitled Il canto a chitarra nella Sardegna Settentrionale was on the ethnic music of northern Sardinia. He is currently working on compiling the music library Archivio musicale Mario Cervo of traditional music for Sardinia’s Regional Institute for Ethnic Studies (Istituto regionale Etnografico della Sardegna). Recordings: - A propos de... Laboratorio di Musica & Immagine Erosha 1993 - Rosenberg’s Revised Timetable LM&I/Jon Rose Erosha 1995 - Dove Dormono gli Autobus Paolo Angeli Erosha 1995 - Colpi secchi/Giro di basso LM&I Erosha 1996 - Linee di fuga Paolo Angeli P.J:P:/Erosha 1998 - Pacifica Fred Frith Tzadik 1998 Paolo also appears on the following CDs: - Fastilio Fastilio Erosha 1995 - Festival Internazionale dì musica “Angelica” (91/2/3/4) i dischi di angelica - Happening digitali interattivi edited by Tommaso Tozzi 1992 - Techno mit Stoerungen ein Projekt von Jon Rose 1996 - Trasmigrazioni Il Manifesto 1996
28.
Derek Bailey
dErek B. Born 29 January 1930, Sheffield. From 1941 to 1952 he studied music with C.H.C. Biltcliffe and guitar with, among others, George Wing and John Duarte. From 1951 to 1965 he worked as a guitarist - soloist, accompanist or orchestral - in every kind of musical situation: clubs, concert halls, dance halls, radio, TV, and recording studios. During this period, he became increasingly interested in the possibilities of freely improvised music and, since 1965, has performed solo concerts in all major cities of Europe, Japan and North America. He has also played with most of the musicians associated with free improvisation. He led the way in the consideration of the electric guitar as a new instrument with expanded possibilities for sound improvisation. In 1970, Derek Bailey formed Incus Records with Evan Parker and Tony Oxley, the first independent, musician-owned record company in Britain. And in 1976 he formed Company, a changing ensemble of improvising musicians from many backgrounds, featuring players from Europe, North and South America, Africa and Japan which has since performed concerts and extended events all over the world. Company Week was inaugurated in 1977 as an annual event in London to which all kinds of improvisers from around the world were invited for five days of music-making through improvisation. Company Weeks have subsequently been held at other locations, for example, New York and Hakushu, Japan. The final Company Week was held in 1994. He has played with a frightening number of the world’s free improvisers.
.29 Now he divides his time among solo performances, running Incus, practising, writing - currently a book on the guitar - and, something he considers essential, ad-hoc musical activities. He is the author of the book Improvisation and prepared On the Edge with Jeremy Marre, a series of TV films about Improvisation. He appears on at least 130 recordings.
30.
Chris Batchelor
chris B
Born London 1962. He began playing trumpet with Steve BuckIey and Django Bates in 1979, and soon after with Dudu Pukwana’s Zila. He was a founder member and composer for Loose Tubes from 1983-1990, touring extensively in Europe and the U.S. and releasing three acclaimed albums during this time he also played with Orchestre Jszira, Three Mustaphas Three, and Chris McGregor’s Brotherhood of Breath. After Loose Tubes split up he formed the Buckley /Batchelor Quartet with Steve Buckley in 1991, leading to the release of The Whole and the Half in 1994, and received the 1997 Peter Whittingham Award for a hard disk recording project with Steve entitled Life As We Know It to be released by Babel in April 99. Recently he has been playing and recording with the David Murray Big Band, Martin Speake’s Fever Pitch, Jean Toussaint, and Django Bates’ Delightful Precipice, and has been commissioned to write pieces for London Brass, the Charlie Barber Band and the Grimethorpe Colliery Band. He is also very active in education and is a senior lecturer in jazz at Middlesex University. Past education work has included many summer schools for Welsh Jazz, Birmingham Jazz and Essex Jazz, Contemporary Music Network projects with both Delightful Precipice and Afro-Brazilian group Akasae, as well as many primary, secondary and evening class workshops concentrating on improvisation and composition, and he has been commissioned by the Associated Board to provide pieces for their new jazz piano syllabus. He has appeared on more than15 recordings.
Links Jason Yarde I played with Jason in Nikki Yeoh’s Ad Infinitum + in Spring 1998 at Berlin Jazz Across the Border Festival. Kubryk Townsend One London gig, many years ago, with Mervyn Afrika, which was also the first time I met and played with Mark Sanders. Mark Sanders Since this time, I have enjoyed playing with Mark on many occasions in the group I have with Steve Buckley, and we have recorded a new CD. Steve Noble Steve preceded Mark in the Quartet on drums, and was a major contributor to the CD The Whole and the Half. Veryan Weston I taught harmony and improvisation alongside Veryan, who taught composition, at Middlesex University until 1997.
.31
Steve Beresford
stevE Born Wellington, Shropshire, 1950. Steve Beresford started playing piano at age 7 and took up the trumpet at 15 in preparation for reading music at university. Although he quite fancied carrying on playing Stax and Motown tunes with the local soul band (on Hammond organ) he went to York University instead, where he had a fairly horrible time in the music department. After being a student, he stayed on in York, playing in funk bands, theatre groups, repetitive music ensembles, working men’s clubs, the Portsmouth Sinfonia and his first free improvisation group Bread and Cheese, who played at the LMC and Ronnie Scott’s. Steve also promoted concerts in York presenting Derek Bailey, Han Bennink, Evan Parker and others. He moved to London in 1974 where he got involved in music of many descriptions – dance music, pop, reggae, MOR, on to fully scored music for films, dance and commercials. But his main interest has been focussed on free improvisation. He has worked with Derek Bailey’s Company various Evan Parker groups, John Zorn, Butch Morris, Otomo Yoshihide and countless others. Recent commercial work has included advertisements for Ovaltine Power, Victoria Tea (Japan), a short film by Jeremy Wooding, Sari and Trainers’ with voices by Najmar Akhtar and Modern Times, a film for BB2 by Ian Denyer. Recent musical collaborations include duos with Han Bennink and Dave Turner, a movie score with harpist Rhodri Davies and the large scale London Improvisers Orchestra.
32. He has been visiting lecturer at Oslo Art Academy and in Reykjavik, has taught an audio production course at Southampton Institute, and teaches experimental music and score writing at the University of Westminster. He appears on more than 65 Recordings
Links John Tilbury I‘m a fan Eddie Prévost Big band with Evan Parker. Keith Rowe London Skyscraper under Butch Morris. Fred Frith 2000 Statues under Eugene Chadbourne. Lindsay Cooper a Derek Bailey group. Evan Parker Quartet, London Improvisers Orchestra (LIO), October meeting, Vic Reeves &c. Derek Bailey Company and others. John Russell Teatime LP. Lol Coxhill The Melody Four, Duo, Before my Time, LIO. Mike Cooper Hawaiian band, Trio with Max Eastley. Pat Thomas Before my Time, LIO, Trio with Francine Luce. Roger Turner Short in the UK CD. Phil Minton Dedication Orchestra. Veryan Weston LIO. John Edwards Evan Parker Quartet. Maggie Nicols Dedication Orchestra. Kaffe Mathews London Skyscraper under Butch Morris. Michael Parsons Portsmouth Sinfonia, Euphonium duet on Camden canal. Chris Cutler pickup Coxhill band. Lesli Dalaba 2000 Statues, NY late ‘70’s.
.33
Domenico Caliri
ddomen ico Guitarist and composer, born in Messina on December 11th, 1967. Domenico is almost entirely self-taught. He started taking his first guitar lessons when he was 10 and was quickly abducted by jazz music and all the various and sundry possibilities offered by the world of improvisation. - He studied harmony, piano, and composition from 1987 to 1990 with Maestro A. Taggeo. He also took part in many reviews as a composer of serious contemporary music. During these same years he took time out to perfect a personal style of guitar playing to the point of creating an accomplished and coherent universe of his own. - He chose to move to Bologna in 1990 because of a strong attraction to the growing musical stirrings in jazz and research into that genre going on in the city at that time. He was soon to meet Bologna’s most active jazz musicians: Guglielmo Pagnozzi, Fabrizio Puglisi, Stefano De Bonis, and Francesco Cusa with whom he co-founded the association Bassesfere a few years later. He then took part in several continuing education courses for professionals organized by the EEC: as a guitar player in 1992/93. (Orchestra Giovanile Italiana di Jazz of Siena, conducted by Bruno Tommaso and Giancarlo Gazzani), in 1993/94 (O.F.P. Orchestra of Bologna, under the direction of many different conductors: Bruno Tommaso, Ray Walreigh, Kenny Wheeler, Mike Gibbs, and George Russell), as a visiting professor in 1994/95 he conducted a suite for saxophone and clarinet ensemble called Omaggio a Quattro Poeti based on his arrangements of pieces
34. taken from the modern and contemporary jazz repertoire. - In 1992, he founded the group “Specchio Ensemble” that was quickly to become a symbol of Bologna’s musical renaissance. In 1994, the group won the Iceberg Biennale-Giovani, a competition for young musicians. - In 1993 he co-founded Bassesfere, an association born and bred in Bologna for the promotion and dissemination of improvised music and musical research. - In October, 1994, “Specchio Ensemble” recorded a CD, “Suite N° 1 per quintetto doppio (an Angelica CD), distributed by Re.R Megacorp, London. He has also performed at the Podewil Theatre in Berlin, at the Bimhuis in Amsterdam, and at the Angelica Festival in Bologna. - Since 1993 he has been performing steadily with the group “Electric Five” and with Enrico Rava’s “Rava-Carmen” with whom he produced four records and extensively toured Italy, France, Slovenia, Austria, Germany, Switzerland, Hungary, Czechoslovakia, Canada, and China. - Since 1995, Domenico has held many workshops on direct collective improvisation. - In 1996, he had the opportunity of experimenting his technique with a group of stage actors. The workshop led to a performance called “Immediale” produced by the Le Moline Theatre of Bologna. - In 1997-1998, he was often invited to the radio broadcast Audiobox hosted by Pino Saulo and “Radio tre suite”. He is now leader of the quartet “Agù” which performs pieces based on his compositions. He is also taking part in the project “Dadalo”, a guitar quartet featuring electric and acoustic instruments. Despite his youth, his ardent artistic endeavors have included the opportunity of working not only with the musicians mentioned above, but also with Han Bennink, Lester Bowie, Richard Galliano, Michel Godard, Antonello Salis, Paolo Fresu, Gianluigi Trovesi, Stefano Di Battista, Tobias Klein, and Jean Louis Matinier.
.35
Cornelius Cardew
Cornelius C Born Winchcome, Gloucestershire, 1936. Cornelius began musical life as a chorister. From 1953-57 he studied piano and ‘cello with Percy Waller and composition with Howard Ferguson at the Royal Academy of Music and won a scholarship to study electronic music in Cologne for a year before becoming Karlheinz Stockhausen’s assistant (1958-60), collaborating with him on Carre. As a musician and concert organiser he was responsible for many first performances premiering music by Boulez, Cage, Stockhausen, La Monte Young, Terry Riley, Christian Wolff, Frederick Rzewski, etc, etc. He took a course in graphic design and worked intermittently as a graphic artist/ researcher throughout the rest of his life. He was elected Fellow appointed Professor of Composition at the Royal Academy of music in 1967. He was also an associate at the Centre for Creative and Performing Arts at the State University of New York during 1966-67 and became a member of AMM. 1966-71. While teaching an experimental music class at Morely college (1968) Cornelius, Howard Skempton and Michael Parsons formed the Scratch Orchestra a large experimental group which operated for several years giving performances all over Britain and abroad. In 1974 he became part of Peoples Liberation Music a group who saw it’s role as that of developing music to serve the people’s movement, performing songs of struggle. This was when he wrote his critical book,
36. Stockhausen Serves Imperialism in which he repudiated much of his own work and his championing of Cage and Stockhausen. He ran a class, Songs for Our Society at Goldsmiths, lectured and became more politically active, helping found the Progressive Cultural Association and becoming its secretary. He was a founder member of the Revolutionary Communist Party of Britain (Marxist-Leninist) in 1979. He had just initiated work in Britain on the Second International Sports and Cultural Festival which was held during 1982, and had begun a Masters Degree in Musical Analysis at King’s College London when he was tragically killed on the 13th December 1981 by a hit and run driver near his home in Leyton, East London.
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Giorgio Casadei
gioRgio
Giorgio was born in Rimini on December 18th, 1962. He studied jazz guitar with Onorino Tiburzi, Augusto Mancinelli, and Tommaso Lama, and piano and composition with Saverio Gallucci. He graduated from the University of Bologna’s Faculty of Drama, Art, Music, and Performance -D.A.M.S.- in 1989 with a thesis entitled, “Interferenze tra culture musicali. Il ruolo dell’improvvissazione” (Interference among music cultures. The role of improvisation). During the early eighties he composing and performing live with beach rock and jazz bands along the Adriatic coast. Since 1986, he has been playing in a duo with saxophonist Massimo Semprini and working on original pieces, free improvisations, and standard jazz (favoring the music of Thelonious Monk and Ornette Coleman). In 1989, he and Massimo founded Ella Guru, a sort of sci-fi eclectic rock-jazz group performing music aesthetically akin to Frank Zappa’s as well as a repertoire of original compositions enriched by new interpretations of great classics such as the Beatles, Henry Mancini, Raffella Carrà, and movie and TV show signature tunes. He has been composer and guitarist for the ensemble Musica nel Buio since 1993, which was commissioned by the Cineteca del Comune di Bologna to compose the scores for several silent movies and to perform the music live during showings. He then joined the groups N.O.R.M.A. and Mistress. In 1996, he founded the trio magneto (guitar, bass, and drums) connecting rhythms and melodies to uneven tempos, weird jazz, and easy listening for adults (Burt Bacharach, Frank Zappa, John Barry). He has performed in festivals and reviews in Italy and abroad with all the above-mentioned groups.
38.
Lindsay Cooper
LinDsay C. Born Hornsey, London 1951. Lindsay Cooper trained as an orchestral player at Dartington College of Arts. the Royal Academy of Music and in New York. She was a member of the National Youth Orchestra. In the early 70’s she worked with the British extended folk group Comus and with Ritual Theatre and In 1974 joined Henry Cow with whom she recorded and toured throughout Europe until the group broke up in 1978. With Henry Cow drummer Chris Cutler she recorded two suites of songs under the name News from Babel with singers Dagmar Krause, Robert Wyatt, Sally Potter and Phil Minton. In 1977, she co-founded the Feminist Improvising Group with Maggie Nicols, an International pool of women improvisers. And from the 1980’s on she performed in numerous projects with Pere Ubu singer David Thomas and jazz composer Mike Westbrook as well as working in the Marten Altena Octet and collaborating with a wide variety of European improvising musicians. Her first compositions were for Henry Cow, followed by TV and film scores including Sally Potter’s ‘The Gold Diggers’ and a number of silent films including The Rat and Back to God’s Country. She has also written numerous works for theatre and dance productions. In 1987 she again collaborated with film maker Sally Potter on the song cycle ‘Oh Moscow’, premiered at the Zurich jazz festival and subsequently performed all over Europe, in North America and Moscow. In 1990 She spent some months in Australia where she arranged and com-
.39 posed for the theatre piece Café Fledermaus by Robyn Archer, gave solo performances and recorded An Angel on the Bridge for ABC records. Shortly after this she wrote Sahara Dust, a large scale vocal and instrumental piece. Recent commissions include The Road is wider than Long, commissioned and performed by Lontano in 1991, Concerto for Sopranino Saxophone and Strings for the European Women’s Orchestra, first performed with Lindsay as soloist in 1992. Songs for Bassoon and Orchestra was premiered by Lindsay Cooper with the Bologna Opera House Orchestra and Face in a Crowd and Can of Worms for the ROVA Saxophone Quartet in 1993. In November 1998 Maggie Nicols, Phil Minton and the contemporary chamber group Gemini gave a major performance of some of Lindsay Cooper’s works in London including, Singing Waters, the piece they had commissioned in 1995, arrangements by Mike Westbrook and Dean Brodrick of songs from the News From Babel albums, and a suite from Oh Moscow arranged by Veryan Weston. Lindsay is now suffering from Multiple Sclerosis which has increasingly curtailed her musical activities. She has appeared on more than 30 recordings
Links Phil Minton with Henry Cow and Mike Westbrook Brass Band ensemble with Frankie Armstrong. In my Music for Films Group, with Chris Cutler, Sally Potter, Georgie Born and Vicky Aspinall, in the group Oh Moscow and on almost every piece I’ve ever written since. Chris Cutler in Henry Cow, the News from Babel group, my Music For Films, Oh Moscow, a trio with Zeena Parkins in Npw York, on various recordings. Fred Frith Henry Cow, ad hocs. Evan Parker many contexts. Derek Bailey ditto. Veryan Weston Oh Moscow. Charles Hayward Oh Moscow.
40.
Mike Cooper
mike c Born Reading, 1942. Mike Cooper started his career in the late sixties singing and playing country blues and bottleneck/slide guitar and was one of the handful of acoustic blues players who pioneered the British blues boom. During this period he played with and alongside a large number of established blues musicians: Son House, Fred McDowell, Bukka White, Howling Wolf, John Lee Hooker and Jimmy Reed. During the 1970s, he produced a series of records which show a shift from pure blues, through his own songwriting, to collaboration with jazz, improvising and avant-garde musicians, in particular South Africans Dudu Pukwana, Harry Miller, Louis Moholo and Mongezi Feza; British saxophonist Mike Osborne and Zimbabwean composer and arranger Mike Gibbs. He continued to establish himself on the avant-garde and improvised music scene during the 1980’s, working with members of the London Musicians’ Collective, such as Keith Rowe, Max Eastley, Steve Beresford, Paul Burwell David Toop and dancer Joanna Pyne, as well as performance artists and film makers. With saxophonist Lol Coxhill and drummer Roger Turner, he formed the improvising group The Recedents. With French slide guitarist Cyril Lefebvre, Lol Coxhill and Steve Beresford, he formed the Uptown Hawaiians playing Hawaiian and lap steel guitar music across periods and cultures. Avant roots is a recent collaboration with singer Viv Dogan Corringham. His interest in the music and culture of the pacific regions, as well as in electronic, ambient and environmental
.41 music is reflected in the latest addition to his repertoire; performing live music with two classic silent films about the Pacific, Tabu by F.W.Murnau (1931) and Moana by Robert Flaherty (1923). He continues to work solo, playing a variety of acoustic and electric music from country blues and Hawaiian to improvised and contemporary new music with Continental Drift, formed in 1985. A recent project for Italian radio’s Audiobox led to the formation of the current trio with French improviser Jean Marc Montera and Italian acousmatic composer and improviser Ellio Martusciello for three guitars with electronics. He is a visual artist and journalist; author of the Hawaii chapter in the Penguin Rough Guide to World Music and a regular contributor to the magazine Folk Roots. He recently completed his first film Planet Pacific Pieces of Heaven? A silent film shot on super eight around the pacific and other locations to be shown with live music. A response to the fact that the pacific was the last place on earth to be inhabited by man and is set to become the first place he makes uninhabitable. He has made at least 50 recordings.
Links Roger Turner in the Recedents Lol Coxhill Duo, in Recedents, the Uptown Hawaiians, Before My Time and the Johnny Rondo Duo Steve Beresford In Uptown Hawaiians, Kleptones - with Max Eastley, Before My Time, etc. Pat Thomas In Continental Drift, the Mayhem Quartet, Before My Time I have also recorded extensively with all the above Keith Rowe Duo, in Eddie Prevost Big Band Eddie Prevost in his Big Band John Russell, Mark Sanders, Veryan Weston, and Maggie Nicols on various occasions and in different locations around Europe....
42.
Lol Coxhill
Lo L
Born Portsmouth, 1932. Between 1947 and 1949 the teenage Lol Coxhill organised club sessions comprising live contemporary jazz plus recordings of modern jazz musicians. From 1950 to 1951 he was ‘temporarily inconvenienced by national service in the Royal Air Force’ but for the rest of that decade was a member of: Denzil Bailey’s Afro-Cubists, the Graham Fleming Combo (touring US air bases in England) and Sonny G and the G Men, playing R&B, standards. He also guested with established British contemporary jazz players, including Joe Harriott, Tubby Hayes, The Oxford University Jazz Band as well as solo work. Much of the early to mid 1960s was taken up with R‘n’B as a member of Tony Knight’s Chessmen, and touring, accompanying and supporting visiting US artists such as Rufus Thomas, Martha & the Vandellas, Screamin’ Jay Hawkins and Mose Allison. To some extent this continued into the 70s when he toured with Otis Spann, Champion Jack Dupree, Lowell Fulson and Alexis Korner. Between 1968 and 1972 he formed Delivery and was a member of Kevin Ayers’ Whole World, as well as performing in duos with David Bedford and Steve Miller. In the following years Lol Coxhill become better known as an improvising musician and solo player, travelling all over Britain, Europe, North America and Japan. At the same time he undertook numerous collaborations with improvisers (as a member of Derek Bailey’s Company), jazz musicians
.43 (as a member of the Brotherhood of Breath), rock and blues musicians (Henry Cow, The Damned), as well as appearing with experimental theatre groups such as Welfare State. Other collaborations included Trevor Watts Moire Music, The Spontaneous Music Ensemble, and AMM. Long term projects from this period include The Recedents and the Melody Four (with Steve Beresford and Tony Coe), and duos with Pat Thomas, Adam Bohman and Veryan Weston. He has also worked occasionally in television and films with a part in Sally Potter’s London Story, Ken Campbell and Nigel Evans’ The madness museum and some music, with Veryan Weston for Derek Jarman’s Caravaggio. He has appeared on more than 80 recordings.
Links John Tilbury, Keith Rowe, Eddie Prévost collaborations with AMM since 1970’s Eddie Prévost various situations on Steve Miller trio meets Lol Coxhill Keith Rowe here and there Chris Cutler, Lindsay Cooper, Fred Frith concerts with Henry Cow Fred Frith duos and various ad hoc groups Lindsay Cooper played on The Gold Diggers, Lindsay’s soundtrack for Sally Potter’s film. Derek Bailey Member of the first Company and other ad hoc appearances. Evan Parker At Little Theatre Club and numerous duos. Both members of Brotherthood of Breath and Dedication Orchestra. Mike Cooper The Recedents, trio with Roger Turner. Various groupings. John Russell, Mark Sanders, Kubryk Townsend occasional groupings. Maggie Nicols some gigs with Charles Hayward. Veryan Weston long standing, numerous - duos, both members of Trevor Watts’ Moire music. Michael Parsons with Steve Beresford in film documentary Frog Dance. Steve Beresford long standing occasional trio with Tony Coe, The Melody Four and various ad hoc.
44.
Chris Cutler
cHRIS h
Born in Washington DC, 1947. He started messing about with banjo, guitar and trumpet at school, settling for drums and playing shadows and other instrumental covers in his first band in 1963. Subsequently he played in R’n’B and Soul Bands, winding up in 1967 playing London’s psychedelic clubs. At the start of the seventies, with Dave Stewart, he co-founded The Ottawa Music Co, a 22 piece Rock composers orchestra, eventually joining British experimental group Henry Cow with whom he toured, recorded and worked in dance and theatre projects until it’s demise in 1978. In 1977 Henry Cow, The Mike Westbrook Brass Band and Frankie Armstrong formed a bigband and toured around Europe. After Henry Cow, Cutler went on to co-found a series of mixed national groups Art Bears, News from Babel, Cassiber, The (ec) Nudes, P53 and The Science Group. He was a permanent member of American bands Pere Ubu, Hail and The Wooden Birds and continues to work variously with John Rose, Fred Frith, Zeena Parkins, Iancu Dumitrescu, Peter Blegvad and Stevan Tickmayer. Other lasting collaborations have included Aqsak Maboul (Belgium), Lussier/Derome and Les Quatre Guitaristes (Canada), The Kalahari Surfers (Africa), Perfect Trouble (Germany), Between (Sweden), N.O.R.M.A., (Italy), Telectu (Portugal), Mieku Shimuzu (Japan), The Hyperion Ensemble (ROMANIA), The Film Music Orchestra, Oh Moscow’, Gong, The Work and Towering Inferno (UK), The Residents (USA), and stateless Tense Serenity and Mirror Man. There have also been countless improvisational groupings
.45 and solo performances. Recent projects include Radio pieces with Lutz Glandien and Shelley Hirsch, Live Soundtrack for Carl Dreyer’s Vampyr (with Italians Musci and Venosta), his Timescales project, and work with David Thomas and Linda Thompson. He also founded and runs the independent label and distribution service ReR/Recommended and, until 1991, the East European specialist label Points East. He is editor of the New Music magazine Unfiled and author of the theoretical book File Under Popular as well as of numerous articles and papers published in 14 languages. He lectures intermittently on theoretical and music related topics. He has appeared on more than 100 recordings.
Links John Tilbury In my Timescales project with Fred Frith and Frank Schulte. Eddie Prévost a duo years ago. Keith Rowe a duo more recently. Fred Frith Henry Cow, Art Bears, Aqsak Maboul, Duck and Cover, 20 years as a duo, in his Graphic Scores Orchestra and Tense Serenity, in Heiner Goebbels’ Man in the Elevator, various ad hoc groupings, on most of my song projects, in Timescales. Lindsay Cooper Henry Cow, News From Babel, in Lindsay’s Film Music Orchestra and Oh Moscow, in a trio with Zeena Parkins and on various recordings. Evan Parker in John Wolf Brennen’s Hextet, ad hoc with Kaffe Matthews. Lol Coxhill with Henry Cow and once in a giant last minute band somewhere. Phil Minton Henry Cow/Mike Westbrook Band, the Lions of Desire1978, in various projects with Lindsay Cooper (News from Babel, Oh Moscow, Rags, Music for Films), with N.O.R.M.A, in a trio with Fred Frith and various other ad hoc occasions. Veryan Weston in Oh Moscow. John Edwards ad hoc at Charles Hayward Accidents and Emergencies. Maggie Nicols in Perfect Trouble and Oh Moscow. Steve Beresford Once in a Lol Coxhill ad hoc Kaffe Matthews once or twice ad hoc. Charles Hayward at an Accident and Emergency. Daan Vandewalle in Tense Serenity and in a trio with Jacques Palinkx. Claudio Puntin in Tense Serenity and with The Science Group. Lesli Dalaba in Tense Serenity. Bill Laswell once, with Daevid Allen 1979 at the Manifestival, NY. Sally Potter in Lindsay Cooper’s Film Music Orchestra.
46.
Lesli Dalaba
E LesLi One of the most distinctive trumpet players in improvised music. Lesli Dalaba combines a mastery of unorthodox playing techniques with a delicate, moving lyricism. Lesli began performing in California in the 1970s with Wayne Horvitz. In 1978 she moved to New York where she performed for 10 years as both a soloist and ensemble player, traveling throughout the U.S. and Europe. Lesli was a member of Wayne Horvitz’ and Robin Holcomb’s New York Composers Orchestra, Elliot Sharp’s Carbon, and the Balkan brass band Zlatne Ustne, which was twice invited to perform in Yugoslavia. Other musicians she collaborated with include Eugene Chadbourne, Derek Bailey, Fred Frith, LaMonte Young and George Lewis. Lesli’s final New York project was Core Sampler, a CD of her own compositions. Lesli has been living in Seattle since 1989. She has been a steady member of Jeff Greinke’s LAND since its inception in 1994. LAND’s tour of China in 1996 inspired the formation of Radio Chongching, her other current project - a looping, electronic trio with Greg Gilmore and Fred Chalenor. In addition to her musical activities, Lesli works as an acupuncturist and practitioner of Chinese Medicine.
.47
Stephen Drury
stepheN As a pianist Stephen Drury was named 1989 Musician of the Year by the Boston Globe and has given concerts throughout the world with a repertoire that stretches from Bach and Liszt to the music of today He has given solo performances at the Kennedy Centre in Washington DC. New York’s Symphony Space, and from Arkansas to California, Hong Kong to Paris. A champion of twentieth-century music Drury’s performances of music range from the piano sonatas of Charles Ives to works by John Cage and Gyorgi Ligeti. At Spoleto in the USA and the AngelicA Festival in Bologna he performed as both conductor and pianist. In 1992 he directed the world premiere of George Russell’s Timeline for orchestra, chorus, jazz band and soloists and between 1988-99 organised a year-long festival of the music of John Cage leading to a request from the composer to perform the solo piano part in his 101, premiered in April 1989. He has commissioned new Solo piano works from John Cage, John Zorn, Terry Riley and Chinary Ung with funding provided by Meet The Composer. In March 1991 he gave the first performance of Aporias, John Zorn’s concerto for piano and orchestra and later that same season gave the premiere of Basic Training for Piano, written for him by Lee Hyla. Stephen Drury was selected by The United States Information Agency for its artistic ambassador programme and in 1989 the National Endowment for the Arts awarded him a solo recitalist fellowship which funded residencies and recitals of American music for two years He has performed with John
48. Zorn in Paris, New York City and The Walker Arts Centre in Minneapolis, and has conducted Zorn’s music in Bologna, Boston and San Jose (Costa Rica). In 1985 he was chosen by Affiliate Artists for its Xerox Pianists Program and performed in residencies with various America orchestras. He has also performed with the Boston Philharmonic, the Boston Pops, the Springfield, Massachusetts and Portland Symphony Orchestras and with the Romanian National Symphony. He has recorded the music of John Cage, Elliott Carter. Colin McPhee, John Zorn and Frederic Rzewski and teaches at the New England Conservatory in Boston. He appears on over 25 recordings.
.49
John Edwards
john E Born London, 1964. John Edwards plays a prominent part in the music of the many groups he works with, from the Pointy Birds to GOD, via programmed dance beat in Sonicphonics, drum and bass in the James Hardway Quartet and BShops for the Poor, which pits computers against his improvising. He has been associated since 1989 with the Cholmdeleys dance company, performing live music for many of their shows. in 199I he composed and performed a solo bass score for the play Angels Still Falling. His regular duo The Shock Exchange, with Caroline Kraabel, also incorporates performance elements. He is a mainstay of the European improvised music scene, playing solo and with Lol Coxhill, Evan Parker, Alan Tomlinson, Roger Turner, Maggie Nicols, Peter Brotzmann, Veryan Weston, Louis Moholo, Charles Hayward and the John Lloyd Quartet, to name a few. He has appeared on over 25 recordings.
Links Eddie PrĂŠvost first in GOD, now in Eddie Prevost trio with Tom Chant. Evan Parker first in 1995 in a trio with Alan Tomlinson, since In many groups including, Currently, London Airlift quartet. John Russell Airlift and various ad hoc. Lol Coxhill first in 1990 in a trio called the Now Children, since in Standard Conversions and numerous other groupings.
50. Mike Cooper once or twice. Steve Beresford Quartet with Louis Moholo and Evan Parker. Pat Thomas Trio with Mark Sanders, Quartet with Steve Noble, various others. Jason Yarde once or twice in Headless quartet. London gigs. Mark Sanders Loads of things. Everything. Chris Batchelor just once as workshop leaders. Roger Turner various groupings. Steve Noble loads of things, trios, dance work, quartet &c. PhiI Minton ditto. nice trio with Mark Sanders. Veryan Weston Trio with Mark Sanders, Quartet. other stuff. Maggie Nicols various groupings Kaffe Matthews here and there Charles Hayward loads of things including the Shock Exchange trio with Caroline Kraabel. Chris Cutler just the once at one of Charles Hayward’s Accidents and Emergencies.
.51
Fred Frith
FRED
Born in Yorkshire, 1949. Fred gave his earliest performances In the relatively forgiving atmosphere of British folk clubs This experience, and the intense, collaborative nature of the group Henry Cow, formed in 1968 and destined for a certain notoriety on the European independent circuit, made for a willingness to try anything and learn as he went along, as well as a lasting appetite for collective work and a tendency to approach composing from an improviser’s perspective, and vice versa. After the break-up of Henry Cow in 1978, he moved to New York, where he came into contact with many of the musicians with whom he’s since been regularly associated, including John Zorn, Tom Cora, Bob Ostertag, Zeena Parkins and Ikue Mori. Fourteen years in New York gave rise to groups like Massacre, Skeleton Crew, Keep the Dog and the still active Guitar Quartet. In the eighties he began to write for dance, film, and theatre, and this in turn has led to his composing for Rova Sax Quartet, Ensemble Modern, Asko Ensemble, and a number of other groups. Large scale compositions have included Pacifica for the 20 piece Eva Kant ensemble in Bologna, Impur for 70 musicians and mobile audience, the result of a two year residency at L’Ecole Nationale de Musique in Villeurbanne, Helter Skelter, the product of a six month project in Marseilles with ‘young unemployed rock musicians’ and Stone, Brick, Glass, Wood, Wire based on his (photo)graphic scores and performed intermittently by different customised ensembles. Perhaps Fred is best known world-wide as an improvising guitarist (he
52. made his first solo record in 1974 and has played in countless regular and irregular combinations since then - current regular partners include Ikue Mori, Chris Cutler and John Zorn) but he has also performed in a variety of other contexts, playing bass in John Zorn’s Naked City, violin in Lars Hollmer’s Looping Home Orchestra, and guitar on recordings ranging from The Residents and René Lussier to Brian Eno and Amy Denio. Fred Frith is the subject of Nicolas Humbert and Werner Penzels’ awardwinning documentary film Step Across the Border. He has written on music, co-founded the Rift record label, and teaches and runs workshops worldwide. He lives in Germany with photographer Heike Liss and their children Finn and Lucia. He has appeared on more than 250 recordings.
Links John Tilbury in Chris Cutler’s Timescales at the ICA. Keith Rowe first saw him perform in 1971 with Cornelius Cardew when Henry Cow invited them to our Explorers Club. They performed only rather stiff versions of revolutionary songs. Invited him to contribute to Guitar Solos 3, a compilation I put out in the USA in 1980. Performed together as part of an improvised music festival in London 1986, it was the first time I’d seen him improvise. Have since crossed paths a couple of times, most recently when I invited him for a duo in Paris in 1998. Lindsay Cooper colleague in Henry Cow in the seventies, later occasional improvising partner (notably in Angelica 94). Evan Parker called me to ask to use my name in the application for first grant from Arts Council for the LMC in the early seventies. Added: “Of course, we wouldn’t expect you to play or anything” I probably did play with him once, but I don’t remember. Derek Bailey after seeing Henry Cow for the first time Lol Coxhill told me to check Derek out. I did, at The Little Theatre Club in 1971. As I was the only member of the audience, Derek invited me home for tea. Since then he has been consistently supportive and interested, coming to concerts and always having perceptive and helpful things to say, like: “I couldn’t help thinking you should be improvising a bit more, Fred” I have been invited to participate in Company Week a couple of times, and our paths have otherwise crossed on many occasions. Derek is a rock, and I’m glad he’s there. John Russell Last met him at LMC Festival party a couple of years ago, when he demanded to know why I didn’t ask him to play, was it because I didn’t dare appear on the same stage as him? Lol Coxhill in the early days of Henry Cow, one of our biggest supporters - he helped me and gave me a lot of confidence, which as a perennial outsider from all things hip, I desperately needed. Worked on some of his theatre projects, and in a duo, and he often guested with Henry Cow over the years. Last performed with him in March 1998 in Paris in a trio with Phil Minton, first time in many years. For me Lol is one of the greatest soprano players of all time.....
.53 Chris Cutler After he joined us, Henry Cow became a serious project instead of a hobby. He’s never stopped learning, he’s completely re-invented his instrument, and there’s noone I’d rather improvise with. Mike Cooper I met Mike for the first time when I entered a folk contest at the York Folk Festival in 1966 or 67, and Mike, an established folk-blues artist, was one of the judges. I didn’t win (played ragtime very fast and nervously, probably sounded like shit) but through the winners (Norman and Anne from Jarrow) we somehow stayed in touch. Next thing we knew we were both improvisers (maybe among the few with a folk as opposed to a jazz or classical background?) Steve Beresford was a temporary music teacher at the school where my dad was headmaster. Somehow we got known to each other. When John Greaves left Henry Cow I proposed Steve as a replacement, but it would never have worked. We were actively involved together in the collective running of the LMC around 1977, a fine example of extreme social dysfunction. Since those days, we’ve improvised together occasionally, notably in a disastrous quartet with Jon Rose and Joelle Léandre. He’s usually nice to me. He and Zorn know more about music than I could learn in two lifetimes. Pat Thomas I had the great pleasure of working with Pat at the Stuttgart Improvised Music Festival in 1997. Roger Turner see above, though I’ve crossed paths with Roger on other occasions too. Maggie Nicols used to come and try and convert Henry Cow to the Workers Revolutionary Party. Didn’t get very far. Charles Hayward my drummer of choice for Keep the Dog, now also with the re-formed Massacre. Has always been one of my favorite drummers. Bill says: “He’s crazy, right?”
54.
Charles Hayward
cHarles Born 1951. 1967 - Theatre piece Dance of the Teletape at the Royal Court Theatre. 1968 - Early groups with Phil Manzanera and Bill MacCormick which eventually became Quiet Sun. 1972 - Playing and working with Amazing Band and Gong. 1973 - Formed Dolphin Logic With Charles Bullen. 1974 - Joined Radar Favourites With Geoff Leigh and Gerry Fitzgerald. 1975 - Recorded Mainstream with the briefly reformed Quiet Sun. 1976-81 - This Heat with Charles Bullen and Gareth Williams resulting in 3 records, 2 John Peel radio sessions and numerous European tours. 24hour alert....... 1982-87 - Camberwell Now with Trefor Goronwy and Stephen Rickard. Two maxi-singles and one album. European tours and an unusual group sound. 1987-94 - A series of five solo albums each with a different approach and intent. 1995-97 - A new set of songs, concentrating on different aspects of time, using drums, voice and tape in an intense and exhilarating solo performance, to enthusiastic European and Japanese audiences. 1995-98 - Accidents + Emergencies, a series of concerts involving a widerange of musicians and performers (including Chris Cutler, David Cunningham, Danielle Dax, Lol Coxhill, Harry Beckett, Tim Hodgkinson) at The Albany Theatre, London: energies, attitudes, cross-fade and jump cut. 1998 - Meridiem project with Percy Howard, Fred Frith and Bill Laswell
.55 Massacre CD and tours. Recording with Otomo Yoshihide, Keiji Haino and Tatsuya Yoshida, Peter Brotzmann. A concentrated period of song-writing results in a new batch of material for performance. Devised music for Augusto Boal’s Theatre of the Oppressed project at County Hall London. Co-programmes Beehive a bi-monthly series of concerts for children and adults. 1999 - A sew series of concerts at the Albany Theatre Deptford Diaries. New music, real lives. Tour with Caroline Kraabel and John Edwards’ Shock Exchange. Solo tours of Japan and Italy planned for Autumn. Charles has appeared on more that 20 recordings.
56.
Bill Laswell
L BiLL Bill Laswell was born in Salem, Illinois in 1955 and fell into music originally for social rather than aesthetic reasons - he has often been quoted as saying “a band was like a gang.” He started on guitar but soon switched to electric bass, and in his earliest groups played soul music inspired by the likes of the James Brown and Johnny “Guitar” Watson. In the early 70s he toured the “chitlin circuit” with cover bands that playing Al Green, O’Jays and Meters material, making pilgrimages to Detroit to witness live performances of groups as diverse as The Stooges, The MC5, and Funkadelic - sometimes all on the same stage. Laswell was deep into black music but was also absorbing the tenets of protopunk and rock, and the rhythmic assurance and aggressiveness that’s the cornerstone of almost all his work have their genesis in this early training. Early exposure to the music of Ornette Coleman, Albert Ayler, and John Coltrane also inspired his trasformation, sparking a devoted interest in improvisation and the possibilities of real interaction with musicians. He came to New York in 1979 and almost immediately set out to change the climate of live and recorded music, becoming an integral fixture in the downtown “no wave” scene with John Zorn, Fred Frith, James Blood Ulmer and many others, while launching a recording career that began with Brian Eno’s On Land and continued with the Material collective that he cofounded with Michael Beinhorn and drummer Fred Maher. By 1984 he had received a Grammy award for production on Sound System, the follow-up to Herbie Hancock’s Future Shock, and became the most sought-
.57 after producer of the moment. As the 80s progressed he began to move away from the methodical construction of records for his clients as dictated by “the business” and to stress instead the instinctive component, aiming for music “with more impurities in it.” His round of productions of African music for the Celluloid label was one influence at work here, as was his immersion in reggae during collaborations with Sly & Robbie, including Language Barrier and the punk-funk classic Rhythm Killers. In 1990, he created the Axiom label, an imprint devoted to challenging the commercial constrictions of the music industry through the release of genre-defying records that were meant to forge new pathways in sound, rhythm, samples, beats ... and beyond. Some of the most innovative artists and composers on the planet have recorded in various settings for Axiom releases, including Henry Threadgill, Pharoah Sanders, William S. Burroughs, Tony Williams, Wayne Shorter, Herbie Hancock, Ginger Baker, Sonny Sharrock, Buckethead, and some of the more illustrious emissaries of funk and hip-hop such as George Clinton, Bootsy Collins, Bernie Worrell, the Jungle Brothers, and Umar Bin Hassan and Abiodun Oyewole of the original Last Poets. Bill Murphy (NYC 1997)
58.
Giorgio Magnanensi
Giorgio M. Giorgio Magnanensi was born in Bologna. He received his diploma in composition from the Conservatory of Bologna and continued his studies at the Accademia Nazionale di Santa Cecilia in Rome. He worked with the BBC’s Opera Department in London on the production of Italian operas by Handel and Verdi. He then intensified his work in contemporary music, conducting both abroad and in Italy. In 1987 he was awarded first prize at the Contemporary Music Biennial in Zagreb and also at the international competition Gino Contilli (Messina) for string quartet composition in 1991. His compositions, some of which have been published by Suvini Zerboni, BMG, Ricordi, and Edipan, have received awards and have been performed in many parts of the world (Accademia Chigiana of Siena, Feste Musicali of Bologna, Beethovenhalle of Bonn, Festival Wien Modern, Ferienkurse of Darmstadt, Radio Suisse of Losanne, Theater Winter of Tokyo, Prague Festival, Neue Konzerthaus of Salzburg and others). He currently teaches harmony and counterpoint at the Conservatory of Parma and is assistant professor of a graduate course held by Franco Donatoni at Siena’s Accademia Musicale Chigiana. In spite of his academic pursuits and teaching responsibilities, Giorgio has grown to believe that in today’s world of music research, the most vital stimuli travel through other channels. This growing conviction has led him to work with musicians without formal musical backgrounds and to test, through electronics, sampling, and creative improvisation, the possibilities
.59 of an approach to composition open to all materials, techniques, and languages pertaining to other musical environments, from art rock to ambient music, to techno-dub, to ethnic traditions. An approach that would grow from a ground where all notions of research and experimentation serve a musical invention that is strongly evocative and that takes part in the soundscapes that characterize our times.
60.
Kaffe Matthews
Kaffe M Born Essex. In1983, having completed her studies in Zoology at the University of Nottingham, Kaffe Matthews went on to play electric violin, bass and percussion with The Fabulous Dirt Sisters for five years before taking a job as assistant engineer at a 24 track commercial recording studio in Derby in1988. By 1990 she was working as a freelance musician and composer, mainly with numerous dance companies, and had become assistant to Rolf Gehlhaar, designer of Sound Space, a system allowing performers to use their bodies as a trigger for electronic sounds. She became manager of, and lecturer in, performance technology at Dartington College of Arts in 1991, while continuing her performance schedule and working variously at STEIM Electronic studio in Amsterdam (1994,1996) becoming a director of the Sonic Arts Network (1994) and being invited artist at both the 5th European Choreographic Forum and SONUS Electronic Music Conservatory in Lyons (1995). In 1997 she became a director of the London Musicians Collective and founded her Annette Works label. She is best known for her live sampling performances of particular places and violin in real time, processing live sampled sounds grabbed either from hidden microphones, a sonic collaborator or a violin, starting a show with no pre-recorded samples and taking none away afterwards. She has worked this way on installations, stages, in galleries, clubs, concert halls, tents, churches, warehouses and ambient tea rooms.
.61 Recently she has collaborated and performed with Christian Fennesz, mimeo, Hayley Newman, Charles Hayward, Jon Rose, Panasonic, Butch Morris’ conduction, the BROOD, Neotropic, Kingsuk Biswas (Bedouin Ascent), artist Mandy McIntosh (http://www.backspace.org/mobilehome), Stevie Wishart and is currently working on a desert uplink with Australian wire music merchant Alan Lamb and an interactive kite flying collaboration with digital artist Bruce Gilchrist and lighting designer Joe Joelson as well as tutoring violin and live electronic techniques to students at the Guildhall School of Music, London. She regularly performs all over the world and has just completed a 24 date tour of the States from which her 4th solo work “cd cecile” will shortly be released. please check http://www.annetteworks.demon.co.uk for further info. She has appeared on over a dozen recordings.
Links Eddie Prevost once on an Evan Parker big impro. ensemble recording . Evan Parker one large impro. ensemble recording , one large string ensemble recording, Butch Morris’s London Skyscraper Conduction project tour in 1997. John Russell in Evan Parker big impro. ensemble recording and big string ensemble recording Steve Beresford, Mark Sanders - with Butch Morris’s London Skyscraper. Pat Thomas with Butch Morris’s London Skyscraper Conduction project and a couple of extremely fun gigs along with Steve Noble. Maggie Nicols The Fabulous Dirt Sisters. Charles Hayward well the only one here I’ve really worked with: and work we did ooh yes, in the little white room overlooking the Thames: and we made it shake and vibrate as we thrashed around at extreme levels, before a tour of Poland and various places in London. We are also too similar I think (both fiery Sagittarian kids.) and we could really do with a rooted third to ground us as there’s still big music to come from us. Chris Cutler ad hoc with Evan Parker, ICA.
62.
Phil Minton
phiL M.
Born Torquay,1940. When he was 15, Phil Minton started trumpet lessons in his home town and between 1959 and 1961 played with the Brian Waldron Quintet, the resident group at Torquay Town Hall supporting such acts as the Ted Heath Orchestra and B Bumble and the Stingers. On moving to London he played trumpet and sang with the Mike Westbrook Orchestra and in 1964/65 undertook a residency in Los Palmas, Canary Islands, singing and playing trumpet with the English group Jonston Macphilbry. In 1966 he moved to Sweden returning to London in 1971 when he re-joined Mike Westbrook and was involved in many of his projects through until1990, touring extensively. In 1974 Phil Minton began working with experimental theatre groups such as Welfare State and IOU, and in 1975 formed the vocal group Voice with Maggie Nicols and Julie Tippetts. From 1976 to the early 1980s he worked solo and in duos with various improvising partners including Fred Frith, Roger Turner and Peter Brötzmann. He also began to work in more mixed media contexts, such as Konrad Boermer’s opera Apocalipsis cum figuris, Lindsay Cooper’s ‘Oh Moscow’, Mike Figgis’ theatre productions and Sally Potter’s film ‘The Gold-diggers’, as well as making frequent guest appearances with European groups and orchestras. In 1987 he began his collaboration with Veryan Weston. In 1988 he was voted best Male Singer in Europe by International Jazz Forum and today is a serial invitee in uncountable projects covering small and large,
.63 improvised and written, live and recorded projects. In 1993 he received an Arts Council Bursary for River Run, a composition for voice, piano, percussion and reed instruments inspired by the works of James Joyce. This became a regularly performed piece, with the trio Veryan Weston, Roger Turner and John Butcher. In 1994, he began the ‘Feral Choir’ project in Stockholm and Berlin and the ‘Giving Voice’ Festival in Cardiff, a series of workshops and rehearsals of compositions specially written for participating performers. In the same year he toured the USA with Bob Ostertag’s electronic piece, Say no more. Recent projects have included tours with his own Quartet, with Roof and Bob Ostertag’s Verbatim. He was the main vocalists in revivals of Carla Bley’s Escalator over the Hill and Mike Westbrook’s William Blake project Bright As Fire. He has been involved in numerous radio pieces and in the premiere of Survival Songs at the Leipzig Opera House. He has appeared on more than 50 recordings.
Links John Tilbury with AMM, In Tom Phillips’ IRMA project and in South Carolina. Eddie Prevost AMM, Legendary LMC gig in 1976. Keith Rowe AMM, first met Keith in 1963, working with Mike Westbrook Fred Frith Cow/Westbrook Orchestra, Lions of Desire, various concerts at Moers, New York, Paris. Lindsay Cooper Cow/Westbrook Orchestra, Film Music Group, Oh Moscow, on numerous records. Steve Noble UK tour with Tony Bevan 1994. Evan Parker First time a chap said it must be very nice to get paid for clearing your throat Derek Bailey Company 1994, in Paris with John Stevens. John Russell Duo since the early 80’s. Lol Coxhill many duos, With Mike Westbrook, Welfare State. Mike Cooper looked after me and Roger on our way home from France. Steve Beresford with Christian Marclay, Purcell rooms. Pat Thomas UK tour with Scatter. Mark Sanders early this year in Paris. Roger Turner 20 year duo, also in my quartet. Veryan Weston Many collaborations over 15 years, Oh Moscow. John Edwards Great gig in 1998 around a very round church with Mark Sanders. Maggie Nicols Since mid 70’s, innumerable. Kaffe Matthews met her in a pub in Dartington. Charles Hayward Oh Moscow. Chris Cutler Cow/Westbrook Orchestra, Film Music Group, Oh Moscow, Lions of Desire, trio with Jon Rose, NORMA project, Trio with Fred Frith &c. Lesli Dalaba Early 80’s in New York and Moers.
64.
Maggie Nicols
M maggie Born Edinburgh, 1948. I started work at 15 as a dancer at the famous Windmill Theatre. My first singing engagement was in a strip club in Manchester at age 16. About then I became obsessed with jazz, and had the good luck to sing with the great pianist Dennis Rose, one of the initiators of bebop in Britain. From then on I sang in pubs, clubs, hotels and in dance bands, with some of the finest jazz musicians around. In the midst of all this I worked abroad for a year as a dancer, including 6 months at the Moulin Rouge in Paris. In 1968 I discovered the Little Theatre Club, and here became deeply involved in the London improvising scene. I joined the Spontaneous Music Ensemble and we played at the first FMP Total Music Meeting in Berlin in the same year. In 1970 I began giving voice workshops at the Oval House Theatre (one of the most important centres for pioneer ‘fringe theatre’ groups). I acted in some of the productions and rehearsed with a local rock band Octuin. I have carried on giving workshops ever since as well as working in theatre. Shortly after this I became part of Keith Tippett’s magnificent 50-piece band Centipede. Julie Tippetts, Phil Minton and I, together with Brian Ely, later formed the vocal group Voice, and Julie and I began performing and recording together as Sweet and S’ours and still work as a duo. I continued to sing with Keith Tippett’s orchestras such as Ark and the current Tapestry. In 1977 I became involved in feminism and was a founder member of
.65 the women’s group Ova and The Feminist Improvising Group, with Lindsay Cooper. In 1980 I started Contradictions, a women’s workshop performance group exploring both prepared work and improvisation in music, dance, theatre and visuals. As a large open group this has been a focus for many women, and various groups and projects such as No Rules OK have emerged from it. In the 1980’s too I began to work further afield, becoming involved in the European improvising scene, where I continue to perform regularly with many of the most respected musicians in the field. Performances and workshops have also taken me as far as Australia, the USA, Canada and Brazil. Today I continue to teach and perform regularly all over Britain and Europe, from major festivals to small local venues, and continues to host the longrunning weekly free improvisation session ‘The gathering’. Maggie Nicols appears on more than 30 recordings
Links Eddie Prevost LMC Relay project Keith Rowe workshop Lindsay Cooper since 70’s in many contexts: in the Feminist Improvising Orchestra, and singing on many of her projects. Evan Parker with Derek Bailey in an extended Spontaneous Music Ensemble in 1969. John Russell many contexts, recently in multimedia Meta Four (also with Mark Sanders) Lol Coxhill Duo, Trio with Pete Nu, Quartet with John Russell and Roger Turner, many ad hoc. Mark Sanders trio with Pete Nu and other groupings. Roger Turner in a group of Jon Rose’s. Phil Minton numerous, with IOU Theatre, Duos, in Voice, in Lindsay Cooper ensembles. Veryan Weston 30 voice choir and Makhno projects, also with Phil Minton. Charles Hayward Also with Pete Nu, LMC Relay concert. Chris Cutler In Sybille Pomarin’s Perfect Trouble, and Lindsay Cooper’s Oh Moscow. Pat Thomas, Steve Beresford, Evan Parker ad hocs.
66.
Steve Noble
steve Born Streatham, 1960. Since performing in the early eighties with Rip, Rig and Panic, Noble has gone on work in many varied musical contexts, including : Derek Bailey’s Company). Alex Maguire’s Cat O’Nine Tails and Tristan Honsinger’s This, That and the Other. He has regularly collaborated with The Bow Gamelan Ensemble, David Leister’s Kino Club (improvised music for film) and with numerous dancers and dance groups, for whom he has also written original music. He also performs regularly with Tim Hill’s Pandemonium Brass Band, Lol Coxhill’s Standard Conversions, The Alan Wilkinson Trio, Frank Hautzinger’s Bent (aus) and has worked with a long list of improvisers at concerts and festivals all over Europe. He currently leads the following groups: Quartet - Pat Thomas, John Edwards and John Telfer, Trios - Davey Williams and Oren Marshall; Oren Marshall and Steve Buckley; The Shakedown Club with Billy Jenkins and Roberto Bellatalla. Duos - with pianist Alex Maguire; and an electronics/turntable collaboration with Pat Thomas; and the pocket-sized big band Ellingtoons. He was featured in the TV serialisation of Derek Bailey’s book Improvisation. In 1997, he launched Ping Pong Productions CD label. He has appeared on more than 10 recordings.
.67
Links Derek Bailey Duo since 1985 and various improvising projects. Lol Coxhill Various projects since 1996. Standard Conversions. trio with Kubryk Townsend. Veryan Weston London Club gigs. Charles Hayward Accidents and Emergencies, private playing. Steve Beresford London Improvisers Orchestra. session work. Phil Minton Various projects. Maggie Nicols The Journey collaboration with Cornmunity Music. Asian Dub Foundation (LMC Festival 1996).
68.
Evan Parker
EVAN Born Bristol,1944. He began to play the saxophone at the age of 14. Early influences included Paul Desmond, Eric Dolphy, and above all John Coltrane. In 1962, after seeing the Cecil Taylor Trio in full flood in New York he says he was “marked for life”, and committed henceforward to the intensities of free jazz. In 1966 he was invited by drummer John Stevens to join the Spontaneous Music Ensemble which was experimenting with new kinds of group improvisation and began a long-standing partnership with guitarist Derek Bailey, with whom he started the Music Improvisation Company. In 1970, with Bailey and Tony Oxley he co-founded Incus Records and gave the first concert of his long term duo with Paul Lytton. Outside England, he began to work with bassist Peter Kowald, who introduced him to the German free jazz scene and led to work with Peter Brotzmann, Manfred Schoofs and the foundation of the Schlippenbach trio, with pianist Alex Von Schlippenbach and percussionist Paul Lovens. Other European collaborations brought him together with Pierre Favre, Irene Schweitzer and the Dutch Instant Composers Pool. This was also the time of large ensembles all over Europe, and Parker participated in many of them: Schlippenbach’s Globe Unity Orchestra, Chris McGregor’s Brotherhood of Breath, Barry Guy’s London Jazz Composers Orchestra and occasional big bands led by Kenny Wheeler. In 1980 he formed his own trio with Barry Guy and Paul Lytton. This group, along with the Schlippenbach trio, remains one of his top musical priorities.
.69 Though he has worked extensively in both large and small ensembles, Parker is perhaps best known for his solo soprano saxophone music, a singular body of work that in recent years has centred around his continuing exploration of techniques such as circular breathing, split tonguing, overblowing, multiphonics and cross-pattern fingering. He has likened solo performing work to entering a kind of trance-state. While free improvisation has been Parker’s main area of activity over the last three decades, he has also found time for other projects: playing in so-called popular contexts with Annette Peacock, Scott Walker and the Charlie Watts big band and in the world of Contemporary music, for instance in pieces by Gavin Bryars, Michael Nyman and Frederic Rzewski. Recently he has begun to work with live electronics, notably the Evan Parker Electroacoustic Ensemble with Phil Wachsman, Walter Prati and Mario Vecci. He has made more that 150 recordings
Links John Tilbury, Eddie Prevost, Keith Rowe, Fred Frith, Lindsay Cooper, John Russell, Lol Coxhill, Pat Thomas, Mark Sanders, Roger Turner, Steve Noble, Phil Minton, Veryan Weston, John Edwards, Maggie Nicols, Kaffe Matthews, Chris Cutler
70.
Michael Parsons
MichaeL
Born in 1938. He studied classics and philosophy at Oxford University, piano and composition at The Royal College of’ Music, London (1957-62). in 1969 he was co-founder with Cornelius Cardew and Howard Skempton of The Scratch Orchestra, and during the 1970s he was closely associated with visual artists of the Systems group. His compositions include Changes for gamelan (1981), Expedition to the North Pole, an experimental staged work based on the theme of arctic exploration (1984), Tenebrio for computer-controlled electronic sound (1995) and Lamentations for 8 voices and instruments (1997). He has recently been writing a new piece for John Tilbury, for piano and tape, based on the text of ‘Krapp’s Iast tape’ by Samuel Beckett.
.71
Tiziano Popoli
Tiziano P Tiziano Popoli: Composer of stage and television scores, music for videos, audiovisual installations, and movie soundtracks, he has worked in collaboration with musicians such as Chris Cutler, Fred Frith, Tony Coe, Phil Minton, Lindsay Cooper, Lamin Konté, Paolo Fresu, Enrico Rava, Glenn Feris, Gianni Gebbia, Mauro Franceschi. Tiziano has also worked with the theatre group Koiné, and with the Reon and La Luna Theatres; as well as with choreographers Paco Decina, Odile Cazes, Lykie Nury, and Orazio Caiti. He has worked with important actors such as Arturo Brachetti, Ugo Tognazzi, and Giorgio Gaber; with film directors John Dexter, Guglielmo Ferro, Ugo Gregoretti, Gianni Zanasi, Lucilio Santoni, and Fulvio Ianneo; with video maker Daria Menozzi, and with photographer Olivo Barbieri. In 1988, Tiziano was invited to the Time Zones Festival in Bari where he performed for the first time with his Popoli-Dalpane Ensemble. He later released two CDs with this ensemble: Lezioni di anatomia and Serenate. In 1990, he started the group N.O.R.M.A. with Massimo Simonini producing 2 CDs: N.O.R.M.A. and L’arpa e l’asino. He has performed with these groups at important festivals and music reviews here in Bologna, as well as in Rome, Salonika, Belgrade, Novi Sad, Berlin, Rotterdam, Amsterdam, and London. The choreographer Paco Decina commissioned Tiziano to write the score for Vestigia di un corpo (Rovereto East West Festival 1991); for Odile Cazes he composed the music for Salutation d’un ami lointain (Marseilles 1992), Mémoire des lombes (Toulon,1995), Sextuor (Marseilles 1997), Et puis
72. après (Aix en Provence 1998); he also composed the music for duo Demianes for the company Tribe (chor. Lydie Nury, Marseilles, 1997). Last October, for the celebrations held in honor of the Italian poet Giacomo Leopardi, the Centro Regionale Danza (Aterballetto) and the Theatre of Iesi commissioned Tiziano to write the score for a ballet by Orazio Caiti, Fuga naturale, performed by the Philarmonic Orchestra of the Marche. Tiziano composed the music for the movie Nella mischia directed by Gianni Zanasi, (Cannes Festival, Quinzaine session, 1995) and for silent films such as The Passion of Joan of Arc, The Cabinet of Dr. Caligari, and Nosferatu. Italian radio’s Audiobox commissioned a piece called Il mistero dei tre on texts by Chris Cutler. The Borciani Quartet commissioned him to compose a string quartet, La nave dei folli and, the Angelica Festival has commissioned him to compose the piece for orchestra to be performed this year, L’Indifferenza. He has been working for some time on the collection and collating of recordings of environmental sounds; he and Mauro Franceschi worked on the recorded sounds for Maso Spilzi’s Museo delle Tracce (Folgaria), and he has recently released the CD Naturalmente Sonori for the Province of Modena. He is a member of the Mauro Franceschi Band and conductor of Amandola’s Orchestra Intermusic (Ascoli Piceno), His compositions have been broadcasted on Italian radio and television, on Swiss radio, Belgian, Spanish, Japanese (NHK) and English (Thames TV) television. The Italian radio Rai 1 and Rai 3 and Radio Svizzera have commissioned work by him.
.73
Sally Potter
Sally Sally’s work as an artist has embraced dance, performance, theatre, music and film. In the early 1970’s she trained as a dancer and performed with Richard Alston’s Strider and her own Limited Dance Company co-founded with Jacky Lansley. Later, as a performance artist and theatre director Sally produced award-winning solo shows and large-scale theatre , including Mounting; Death and the Maiden; and Berlin; (all collaborations with Rose English). From the late 1970’s, as a musician, lyricist and singer, Sally performed in various improvised bands - FIG, The Marx Brothers, The Film Music Orchestra. In collaboration with composer Lindsay Cooper she produced the song cycle Oh Moscow - which she performed throughout Europe and North America. Having made short films throughout her career Sally had her first major hit with Thriller (1979), a critical re-working of Puccini’s opera “La Bohème”. She followed this with her first feature film, The Gold Diggers (1983), starring Julie Christie. Sally made another short film and several documentaries before the internationally acclaimed and multi-award winning Orlando (1992), starring Tilda Swinton and based on Virginia Woolf’s classic novel. She also co-composed with David Motion the soundtrack to Orlando, and with the participation of Fred Frith composed the original music to her most recent film, The Tango Lesson (1997). This last film most strikingly presents Sally’s work as dancer, filmmaker, composer and lyricist.
74.
Eddie Prévost
Eddie
Born Hitchin, 1942. Co-founder in 1965 of improvising ensemble AMM - (a group which has included formally and informally trained musicians eg John Tilbury, Lou Gare, Cornelius Cardew, Keith Rowe, Christian Wolff and Rohan de Saram). AMM continues to perform world-wide and has an extensive discography. Prevost also performs and has recorded with numerous established freejazz and improvising musicians (eg. Evan Parker, Marilyn Crispell, Paul Rutherford). He also works with a number of younger musicians, most notably with a new young trio featuring Tom Chant (soprano saxophone) and John Edwards, and collaborations with Jim O’Rourke. There have also been performances with musicians from other cultures (most notably Yoshikazu Iwamoto) and in the techno-ambient field (GOD, Main, EAR). From time to time he has played the open-ended compositions of Cardew, Wolff and Cage. He made music for The Merce Cunningham Dance Company during their 1998 London season. His first solo CD Loci of Change was released by Matchless Recordings in 1996. His book No Sound is Innocent which reviews some aspects of AMM’s journey together with a series of meta-musical narratives is published by Copula Books ISNB 0-9525492-0-4). He appears on over 35 recordings
Links John Tilbury known him since mid-1960. Performed extensively with him in AMM since mid 1980s. But also worked with him on Cardew Wolff, Cage and Eisler material. Keith Rowe co- founder with him of AMM. Duo. Evan Parker since mid 1960s. Part of London Musicians Cooperative with him. Derek Bailey also in London Musicians Coop in early 70s. Performed with him on rare occasions. Lol Coxhill Guest of AMM, with Steve Miller groups. Veryan Weston In my early 1980s quartet (with Stabbins, Mattos). As a duo. John Edwards in my trio with Tom Chant. Michael Parsons, Howard Skempton The Scratch Orchestra. Most of the other musicians I have known for a very long time and have performed with occasionally.
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Claudio Claudio Puntin If you read even the shortest list of groups and artists with whom Claudio Puntin has worked, the overwhelming impression is of someone who can do anything! Moving without the slightest hesitation from the WDR Big Band, the Bayrischen Radio Orchestra, and the Henze Kammerensemble to the quite distinct and unique worlds of Hermeto Pascual, Daniel Humair, Ray Anderson, and Giora Feidman, Claudio has performed all over the world, from Amsterdam to Accra, Budapest to Beijing, Lisboa to Lagos, Moers to Mexico. Classically trained, he was soloist with the National Youth Orchestra of his native Switzerland before becoming a jazz clarinettist and touring internationally with the celebrated Schorn/Puntin duo. Apart from these activities, Claudio has written film soundtracks and childrens’ theatre; premiered pieces written for him, such as Claudio’s Concerto by M Niehaus (with the WDR Radio Orchestra); and participated in the Clarinet Summit in Lubbock, Texas. He is also a prize-winning goldsmith and jeweller.
76.
Keith Rowe
Keith
Born Plymouth, 1940. 1956-61 - Studied fine art (painting). Started to play guitar in art school group which develops into the Mike Westbrook Band. 1962-64 - moves to London, continues in Westbrook ensemble, performs with many groups, including trio with John Surman. 1964 - Works in experimental music groups including Music Now, Schooltime Opera Group, Cardew ensembles - performing works by George Brecht, Toshi Ichiyanagi, John Cage, la Monte Young, Christian Wolff. 1965 - With Eddie Prevost and Lou Gare forms AMM (later joined by Cornelius Cardew). 1969-74 - Member of Scratch Orchestra, performing works by Cornelius Cardew, Howard Skempton, John White, Frederick Rzewski, Christopher Hobbs and David Jackman. 1973-75 - Peoples Liberation Music and Songs for Society, performing in prisons, parks and at political gatherings. 1978-81 - Member of Trevor Watts Amalgam and Universal Music groups; works in psychiatric hospitals on music and video therapy with Liam Geockey (percussion). 1978-81 - Plays Cello in 4Systems dance group. 1980 - Works with Timeframe performance group; Gemini educational programme; IRMA Opera ensemble; Michael Parsons North Pole project; Supersession with Evan Parker, Barry Guy and Eddie Prevost; Masters of Disorientation; Zadok with Hans Koch and Martin Schutz; Alarm with Phil Minton and Roger Turner, Derek Bailey’s Company. 1992 - Magnetic Attractions Guitar Quartet. Butch Morris London Skyscraper; MIMEO (Music in movement electronic orchestra); Concepts of Doing dance programme (Stuttgart); Zeitkratzer group (Berlin); Metamkine (Grenoble) International Symposium on Electronic Art (Liverpool). He has appeared on more than 15 recordings Performances with: Fred Frith, Chris Cutler, Michael Doneda, Urs Leimgruber, Phil Durrant, Kaffe Matthews, Thomas Lehn, Marcus Schmickler, Gert-Jan Prins, Cor Fuhler, Peter Rehberg, Christian Fennesz, Jerome Noetinger, Rafael Torai, Markus Wettstein, Jacques di Donato, Dominique Repecaud, Ninh Le Quan, Mats Gustafsson, Jeffery Morgan.
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John Russell
johnR. Born 1954. Has worked almost exclusively in the field of free improvisation, playing individual concerts, tours, festivals and broadcasting on TV and radio in Europe and North America with many of the music’s leading exponents. He is co-founder of ACTA Records and co presenter of the Mopomoso concert series. He has appeared on over 20 albums.
Links Eddie PrĂŠvost, Keith Rowe, Evan Parker, Derek Bailey, Lol Coxhill, Steve Beresford, Pat Thomas, Mark Sanders, Roger Turner, Phil Minton, Veryan Weston, Maggie Nicols, Kaffe Matthews, Lesli Dalaba.
78.
Mark Sanders
Mark
Born Beckenham,1960. Mark started playing jazz and Improvised music in the mid 1980’s with Dudu Pakwana, Elton Dean and Paul Rogers and others. He regularly works in several of Evan Parker’s various groups alongside Barry Guy, Kenny Wheeler, John Russell, Paul Rutherford and others, recording and appearing at festivals around Europe. He is a long time member of Elton Dean’s groups Including Newsense with trombonist Roswell Rudd. He tours with Harry Beckett and has recorded and toured with Howard Riley. He is a long-time collaborator with Steve Beresford and Lol Coxhill and is a member of various other groups. Mark has a long-standing duo with Pat Thomas. He tours and records with Georg Graew’s Quintet and is a member of the Evan Parker Quartet with John Edwards and John Russell. Recently he spent a month in residence with in Paris working with a flamenco group, the rap group Kabal, Phil Minton and various French improvisers. He is currently working with Jah Wobble. He appears on over 15 recordings.
Links Kubryk Townsend various Steve Noble With Paul Dunmall and with Billy Jenkins Phil Minton Paris project for NATO Veryan Weston trio with John Edwards John Edwards trio with Veryan Weston and many collaborations since early 1990’s including with dance companies and Evan Parker‘s Airlift Quartet. Maggie Nicols various, also toured with John Russell and Gina Southgate. Charles Hayward duo and other groupings Derek Bailey here and there John Russell with Maggie Nicols and in Evan Parker’s Airlift Quartet. Lol Coxhill Many time is many combinations. Steve Beresford many recordings and concerts. Pat Thomas duos, and various Ad hoc groupings. Jason Yarde in Roberto Bellatalla’s Quartet.
poPoLArE
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Scuola Popolare di Musica Ivan Illich
The Ivan Illich People’s School of Music was created in order to answer the needs of a particular segment of the population. The school is there for people who want to learn to play an instrument but not necessarily professionally, for people who want to come together to play together (music ensemble), for people who don’t necessarily have a specific musical aim or a particular genre theyn like, and who don’t want to spend a lot of money; it’s a school where people of any age can go to learn the rudiments of music. It’s often hard for the “older folks” to get an education in music and so Ivan Illich is a school for them and for people who can’t afford private lessons or don’t want genre-specific lessons. It is certainly the music school people who don’t want to play alone choose. The school opened in 1992 with the goal of answering needs that weren’t being taken care of anywhere else in Bologna. Ivan Illich, the school for beginners of all ages and backgrounds. The school follows an outreach policy sensitive to social marginalization and one that promotes a new “cultural model” through offering individual and collective educational courses to students that enhance personal growth and show a deep appreciation of different personal preferences. The way music is taught through the school is not set and traditional, but one of exchange and ongoing research. The contents of pre-programmed courses are not repeated year in and year out. The teachers’ job goes beyond “transmitting” knowledge, the teachers are carriers of their own experiences and, through them, they become facilitators to the students’ intellectual growth and development of musical skills. The real core of the project is the attempt to create an educational path that will lead to musical research and experimentation through theory and practice for teachers and students alike. Of course, in order to reach a goal of this sort, the development of skills that allow people to interact musically is of fundamental importance and for this reason, there is a lot of emphasis placed on improvisation and composing music together.
80.
Massimo Semprini
Masimo s Massimo started studying the sax with Dante Accorsi and Carlo Fabbri, both musicians working mainly with jazz. In 1990, he took a seminar with Eugenio Colombo on ethnic music and saxophone playing techniques for contemporary music. He continues to apprentice in the study of improvisation and its various forms. The saxophonists that interest him are among the most innovative in the field: O. Coleman, E. Dolphy, A. Braxton, T. Berne, J. Zorn. In 1992, he got his degree from the University of Bologna’s Faculty of Drama, Art, Music, and Performance - D.A.M.S... In 1987, several musicians and himself founded the innovative group Ars Flexis. The group has performed in several reviews, among which “Creatività e Musica,” Bologna 1990. He has been playing as a Duo with G. Casadei since 1988. In 1989, Massimo along with G. Casadei, A. Coatti, and R. Alessi founded the group Ella Guru. He is both saxophonist and composer for the group. He also plays sax and composes for the ensemble Musica nel buio. The group composes the scores to be played live during silent movie projections. In 1996, the ensemble worked with Tony Coe. Since 1996, Musica nel buio has played for a cabaret performed by S. Pantesco. He has also played sax for the pianist and composer A. Zimmermann. In January 1993, he put together the Oban Sax Quartet for which he plays sax and composes.
.81 He also recorded two CDs with the group N.O.R.M.A.. Chris Cutler has been playing drums for the group since 1995. In October 1994, he formed a wind sextet that later became the quartet Iguana da Camera (saxophones, clarinet, flute, brass) for which he composes and plays sax. He composed the music for the recital Terre Rosse in which he also played as a duo with G. A. Coatti.
82.
Howard Skempton
howArd Born in Chester, 1947. Howard Skempton has worked as a composer, accordionist, and music publisher. He studied in London with Cornelius Cardew from 1967 and Cardew helped him to discover a musical language of great simplicity. Since then he has continued to write undeflected by compositional trends, producing a corpus of more than 300 works - many pieces being miniatures for solo piano or accordion. Skempton calls these pieces “the central nervous system” of his work. A number of his compositions have been recorded, including the hugely successful Lento for orchestra on the NMC label by the BBC Symphony Orchestra, the piano compilation Well, well, Cornelius performed by John Tilbury on the SONY Classical label and more recently Shiftwork by Ensemble Bash, also on the SONY Classical label. He currently writing chamber works for various commissions and a Concertante for the English Chamber Orchestra to be premiered at the Queen Elizabeth Hall in London, November 1998. Major recent works include the Concerto for Oboe and Accordion, which was premiered and toured by the Camerata Roman of Sweden in March 1997. In 1991 Skempton was Visiting Lecturer in Composition at the University of Adelaide, South Australia, and Artistic Director of the Society for the Promotion of New Music’s 1997/8 season. He has been featured composer at many major festivals including the Norwich and Norfolk Festival in 1997, and in 1998 he spent a week in Bratislava as featured composer and performer.
.83
Dave Smith
DavE s.
Born 1949. Read music at Magdalene College, Cambridge. In the 1970’s he was a member of the Scratch Orchestra and various composer/performer ensembles (principally with John Lewis, Michael Parsons, Howard Skempton, John White, Gavin Bryars and Ben Mason) and later played in groups specialising in Javanese classical and Albanian folk musics. He has played in the Gavin Bryars Ensemble since its inception. Educational activity includes 18 years as a lecturer at Leicester Polytechnic (now De Montfort University) and working with COMA (Contemporary Music-making for Amateurs). In the last 15 years his compositions have included a large amount of piano music arranged into a series Of recital-length “Piano Concerts” six of which have been completed.
84.
Diego Stocco
diEgo G Born in Rovigo, 1976. Self-taught in 1994 wrote the music for the end-of-the-year performance for Zampirolli’s school of dance, the “Centro di danza classica e moderna” performed at Rovigo’s Teatro Sociale on June 11, 1994. Played keyboard, and composed and was a programmer for the “Clandestin Studio” (Padua) and the “Peter Pan Studio” (Rovigo) 1995: he composed scores for several performances at XIV Festival Nazionale of Ballet Schools, Mestre’s Teatro Toniolo, Padova’s Teatro Antonianum, Badia Polesine’s Teatro Politeama and Rovigo’s Teatro Odeon and was hired to teach keyboard, piano, and as the Children’s Choir master by CE.S.M.A. (Rovigo). 1996: he wrote the music for the end-of-the-year performance for Zampirolli’s school of dance, the “Centro di danza classica e moderna” performed at Rovigo’s Teatro Sociale on June 14, 1996 and was employed as composer and sound tech by “Maressi and Sinigaglia”, a radio advertisting production studio. Today: he is employed as composer and sound tech by “Audiotime”, a radio and television production studio.
.85
Pat Thomas
PaT T. Born 27 July 1960. Pat Thomas started playing at the age of 8 and studied classical music and played reggae. He began playing jazz at sixteen after seeing Oscar Peterson on television then listened to snatches of jazz on the radio. In 1979 he started playing his first serious improvised gigs. From 1986 he played in Ghosts with Pete McPhail and Matt Lewis. He has played with Alan Silva, Lee Ranaldo, Thurston Moore, Gary Todd, Chuck Berry &c. In addition to programming his keyboards, Pat Thomas also uses prerecorded tapes. He told Chris Blackford (1991), ‘As far as the tapes are concerned I’ll probably just sit in front of the TV and tape whatever’s going on and do some editing afterward to decide what might be useful. ...But I don’t actually put a label on each tape saying what’s on there, so when I come to use them I don’t know what I’m going to be playing. That obviously prevents me from setting things up. I pick them at random and see what happens. So I’m just as surprised as anybody else at what comes out’. In 1988 he was awarded an Arts Council Jazz Bursary to write three new electroacoustic compositions for his ten-piece ensemble Monads. The intention was to feature different aspects of electronics using improvisation. In 1990 he was invited by Derek Bailey to play in Company Week. He has been a member of the Tony Oxley Quartet, Mike Cooper’s Continental Drift, and has worked in various combinations including TV South’s This way Out Art show with Lol Coxhill. He has a well established duo with percussionist Mark Sanders and a new duo with Drummer/Turn-
86. tables player Steve Noble as well as a trio with Steve Beresford and Francine Luce. In 1992 he formed the quartet Scatter with Phil Minton, Roger Turner and Dave Tucker. Other performances include 8th Ruhr Jazz Meeting with Tony Oxley’s Angular Apron, Berlin Jazz Festival 94 in Tony Oxley’s Celebration Orchestra with Bill Dixon, Angelica 95 with Lol Coxhill’s Before my Time (Beresford, Turner, Cooper), Taktlos 97 with Eugene Chadbourne’s Ellington Country Musik, Protocol 97, Austria with Derek Bailey, Steve Noble, and took part in Butch Morris’ London Skyscraper tour. He is also a member of Asiatic Funkacid Jazz collective, Tones of Life, Tim Hill’s Ah UM and Dave Holdsworth’s Rhythm-a-Ning. He appears on over 25 recordings.
.87
John Tilbury
H John Born 1937. John Tilbury won a piano scholarship to the Royal College of Music where he studied with Arthur Alexander. He subsequently became a pupil of James Gibb and then went to Warsaw on a Polish government scholarship where he studied with Zbigniew Drzewiecki and co-founded the Warsaw Music Workshop group with Zygmunt Krauze. In 1968 he was a prize-winner in the Gaudeamus International Competition in Contemporary Music in Holland and since then has specialised as a performer of twentieth century music. Tilbury has given first performances and broadcasts of new music in many contemporary music festivals including the Warsaw Autumn, the Venice Biennale, Glasgow Musica Nova, the Europelia Festival in Brussels, the Zagreb Biennale and Cheltenham. He has also performed in the Far East and has toured the US on several occasions He has worked with many composers including the late Cornelius Cardew, David Bedford, John Cage. Morton Feldman, Christian Wolff. Terry Riley. Tom Phillips and his recording of Cage’s Sonatas and interludes for prepared piano has been acclaimed by the critics. Tilbury is well known as an improvising musician through his membership of the AMM, one of the most distinguished free improvisation groups to have emerged in the sixties. He currently teaches piano at London University’s Goldsmiths’ College, and is writing a book on the music of Cornelius Cardew. John Tibury’s repertoire over the years has included many works by the
88. European American and Japanese avant garde. including John Cage, Christian Wolff. Morton Feldman and Yuji Takahashi. His new English programmes feature in particular the music of Cornelius Cardew, John Whte, Howard Skempton and Dave Smith, and include works by other leading English composers He has also devised programmes in which sixteenth and seventeenth century works for harpsichord are juxtaposed with contemporary keyboard music.
Links Keith Rowe, Eddie Prevost, Lol Coxhill, Evan Parker in or with AMM. Derek Bailey at Northampton County Library. for some old age pensioners Phil Minton in Tom Phillips IRMA. Chris Cutler, Fred Frith Cutler’s Timescales at ICA.
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KUbryk Kubryk Townsend Born London, 1962. At sixteen Kubryk moved to Paris and began working as a musician in cafes and bars and on the street He played in most countries around Europe and nine years later returned to his native London. He then became involved in most of the eclectic styles of music London has to offer, from Ottis Grand’s blues to Spirit Level’s modern jazz, or Ashley Reid (Albionband) to South Africa’s Mervin Affrika. Recently he worked with the legendary Chicago poet Ken Nordine at the Royal Festival Halls’ Meltdown 97. He heads his own Kubryk Townsend four piece band.
90.
Roger Turner
RogEr T. Born Whitstable 1946. He grew up in the thick of the musical life of Canterbury in the 1960’s, developed strong jazz roots and local experience in groups playing blues and pop. Since1974, however, he has concentrated on discovering a more personal percussion language through the processes of improvisation. This included Solo work, collaborations in experimental rock & open song form including extensive duo work with Annette Peacock, with numerous jazz-based ensembles (Elton Dean, Alan Silva, Lol Coxhill), workshops and residencies. Mostly, however, the pleasures & discoveries have been in making music with many of the finest European & international musicians in ad hoc & group improvising collaborations(Toshinori Kondo, Carlos Zingaro, Tom Cora, Evan Parker, Cecil Taylor, Otomo Yoshihide, Shelley Hirsch, Alan Tomlinson‌) He moved to London in 1968 where he worked with the Ghanaian drum ensemble Mask and toured with the experimental and innovative Ritual Theatre. He has performed at most major festivals, throughout Europe and in Australia, Canada, The U.S.A, Mexico and the Far East. He is currently working in the Phil Minton Quartet (with John Butcher & Veryan Weston), the Alan Silva Trio (with Johannes Bauer), Konk Pack (with Tim Hodgkinson and Thomas Lehn), and in various duos - with Phil Minton, John Russell, Martin Klapper, etc. He has appeared on more than 35 recordings.
.91
Links Eddie Prévost once in a large group with Evan Parker. Keith Rowe trio with Phil Minton. Fred Frith ad hocs. Lindsay Cooper ad hocs. Evan Parker tour with John Russell and others, various ad hocs, Glass Band. Derek Bailey ad hocs and at home in the 70s’. John Russell long term duo, various ad hoc. Lol Coxhill numerous ad hoc’s, Recedents with Mike Cooper. Steve Beresford ad hocs in early LMC, occasional trio with Lol Coxhill. Pat Thomas ad hocs, Scatter with Phil Minton Phil Minton long term duo, trio with Keith Rowe, Quartet, Scatter, ad hocs. Veryan Weston Phil Minton Quartet. Ad hocs. Maggie Nicols ad hocs since early 1980’s Chris Cutler once at AngelicA
92.
Daan Vandewalle
A dAAN Born in Belgium in 1968. He studied at the Royal Conservatory in Ghent with Claude Coppens, and became his assistant in 1991. He also gave master classes and directed workshops at the conservatories of Tilburg and Eschede. Projects and Concerts 1998 –1999 Since 1998, member of Tense Serenity in June 1998, he received a “Fellowship of the Belgium/American Educational Foundation” (BAEF) 1991: Debut with Ars Musica (Liege, Belgium). Participating in many projects in Belgium and abroad 1993: Belgium Music Festival (Bucharest, Rumania) 1993: November Music Festival (Netherlands) 1994: Gesellschaft fur Akustische Lebenshilfe (Kiel, Germany) 1994: Thunderclaps (The Hague, Netherlands) 1995: Time Festival (Ghent, Belgium) 1996: Release of his first CD as solo pianist: Concord Sonata, by Charles Ives. 1996: In Siena Accademia Chighiana (Italy) Various Radio Concerts: Dozens of creations, including Seven Circles (Fred Frith) and the Road (Frederci Rzewski). Performance in several ensembles at festivals in Belgium and abroad, including Salzburg, Glasgow, Vienna and Amsterdam.
.93 1996: Piano concerto, Ligeti (Ghent) 1996: Sonates, Schnittke (Ghent) Works by Barlow, Lindberg at the Festival Ars Musica (Mons, Belgium). 1997: Concert improvisation with Fred Frith and Chris Cutler (Cologne) 1997: “At the festival Bollwerk”, Zorn, Frith, Ives (Fribourg, Switzerland) 1997: “GRIM”, Ives, Zorn, Frith and Rzewski (Marseille and Bratislava) 1997: “Nuovi Spazi Musicali”, Corghi, Coppens, Berio, Brahms and Schubert (Rome) 1997: “Muziekcentrum”, Ives and Antheil (Enschede, Netherlands)
94.
Veryan Weston
vERyaN W Born Uckfield, 1950. Veryan Weston moved to London from Cornwall in 1972 and began playing as a freelance jazz pianist as well as developing as an improviser at the Little Theatre Club. He accepted a fellowship with the Digswell Arts Trust in Hertfordshire in 1975 who commissioned him to revise his book on piano improvisation which he was able to do through a subsidy from the Arts Council of Great Britain. During this time he co-founded and composed for Stinky Winkles. With this group he was voted a ‘Young musician of 1979’ by the Greater London Arts Association and won three major awards in France, Spain and Poland. Whilst at Digswell, he also collaborated with visual artists, giving exhibition/solo performances at the Victorian & Albert Museum (1979) with potter Liz Fritsch, and at Hammersmith Jazz Festival (1980) with visual artist Stephen Cochrane. During this period he composed and performed music for a range of films and documentaries, most notably with Lol Coxhill for Derek Jarman’s Carravaggio (1985). This interest in music and media collaborations led to a degree course in Performance Art at Middlesex Polytechnic (now University) where he gained 1st class Honours, and in 1990 he was awarded a Masters in Music Composition from Goldsmith’s College, University of London. These qualifications then led to a brief period as a part-time lecturer at Bretton Hall and Middlesex University. Throughout the 1980s and early 90s he worked primarily with the Eddie Prévost Quartet, Trevor Watts’ Moiré Music and duets with Lol Coxhill
.95 and Phil Minton. He also worked in other ensemble projects with Minton, including River Run and in Lindsay Cooper’s ‘Oh Moscow’. Locally he has been playing from 1995-1996 in a rhythm section for Changes jazz club in North London. As well as running a series of workshops/concerts titled Playing Together in the East Anglia region (1998) with a trio featuring Mark Sanders and John Edwards. He has appeared on more than 22 recordings
Links Eddie Prévost in his quartet in early-to-mid eighties, we recently released a duo CD. John Russell, Evan Parker on and off over the last ten years - mostly just locally in London. Jason Yarde I taught him composition at Middlesex University. Steve Beresford just a duet on the same piano on Lol Coxhill’s’ record The Inimitable. Lol Coxhill we were both at Digswell House together and have played together on and off over the last twenty years. Kubryk Townsend jazz gigs at the Kings Head, Crouch End. Mark Sanders, John Edwards played with them last night in Chelmsford: The Playing Together project - afternoon workshop followed by evening performance of the trio and the afternoon workshop group. Maggie Nicols was in Songs from a Prison Diary and Makhno. We’ve done the occasional London Jazz gig. Roger Turner a good friend over fifteen years; we have played a lot in different contexts. Chris Cutler, Lindsay Cooper in Oh Moscow.
96.
Jason Yarde
jAson
Born 1970. Graduated from Middlesex University in 1993 with a BA (Hons.) in Performance Arts, which incorporated a year at William Paterson College, New Jersey, USA, studying Jazz Performance, Orchestration and Studio Engineering. Jason began playing Alto and Soprano saxophones with the Jazz Warriors at the age of 16, making him the youngest member. He then went on to MD this Orchestra and became one of the principle writers. As a musician Jason is a member of the following bands – progressive Jazz\Hip-hop fusion band Quite Sane, the large and powerful London Afro Blok, free Jazz master drummer Louis Moholo’s Viva La Black, Nikki Yeoh’s Infinitum and Tomorrow’s Warriors, the workshop band established by Gary Crosby. Forming from TW’s, Jason now leads a band called j-life. This outfit now represents his main focus musically and their debut album is out on Dune records. In the last seven years he has toured South Africa (inc. workshops with Viva La Black), Ghana, Senegal, Nepal and India (with Tomorrow’s Warriors), all across Europe and Victoria, Canada for the XV Commonwealth Games (representing GB with Afro Blok). He also plays, writes and arranges for the Real Deal Horns who have Gregory Isaacs, Dennis Brown, Alton Ellis, King Sounds, Super Blue, Shadow and Keziah Jones among their credits. As a composer Jason works constantly in various mediums; Jazz, Classical, Dance, Electro-Acoustic, Midi etc., This is reflected in his work with Director/Choreographer Alison Murray in the short films Pantyhead (Ch4), Horseplay (D4C/BBC2) and Teenage Rampage (Ch 4). Jason is also a founding composer of the Rare Mix, 2 piece jazz ensemble which premiered new works to open last year’s Oris London Jazz festival. He was commissioned by JazzX-Change Music and Dance Company to collaborate with Choreographer Dollie Henry, creating The Spirit of Dance. Through his involvement in Orphy Robinson’s collaboration with the Phoenix Dance Company of Leeds - Movements in 8 (42 Shades in the Black)’, he gained his own commission which toured extensively last season. Eve’s Reflections, Pam Johnson`s choreography is accompanied by a soprano saxophone trio entitled In Her Own Time. He is currently completing the mixes of Steel pan player Wade Austin`s debut CD Far From Home, as well as planning the second j-life album and other large scale recording projects. He can be seen in the bands of Phil Robson, Mano Ventura, Claude Deppa, Roberto Bellatalla and Steve Beresford.
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Stefano Zorzanello
STEFaNo Z. Flautist, saxophonist, and composer, born in Vicenza on October 30, 1969. Stefano received his diploma as a flautist from Vicenza’s Conservatory of Music ‘A. Pedrollo’ in 1988. In 1994, he graduated from the University of Bologna’s Faculty of Drama, Art, Music, and Performance - D.A.M.S. At 16 years of age, he attended a seminar held by Terry Riley (Padua, 1986) which resulted in the performance of his famous score ‘IN C’ performed by an ensemble of 13 musicians. In 1988, he moved from Vicenza to Bologna and became extremely active on the music scene there. He participated in group and solo concerts performing notated music and improvisation; within the University of Bologna, under student occupation at the time, he founded the Laboratorio di Musica & Immagine for the production of scores for silent films; he cofounded the recording label Erosha for the distribution and diffusion of the music produced by the members of the music collective or through their collaborations with other musicians; he organized concerts, musical events and festivals with Damsterdamned, the Cooperativa a Lato, the LINK Project; he co-founded the Scuola Popolare di Musica Ivan Illich which, at present, has approximately 200 students attending and for which he has been teaching wind instruments and ensemble music. He worked in 1997 as a ‘music worker’ in the Bolognese prison ‘La Dozza.’ He has performed and recorded with musicians Deitmar Diesner, Chris Cutler, Phil Minton, Jon Rose, Otomo Yoshihide, Giancarlo Schiaffini, Fernando Grillo, Nicolas Roseeuw, Frank Schulte, Thomas Lehn and others.
98. He has also played under the direction of Fred Frith and Lawrence D. ‘Butch’ Morris performing scores composed and conducted by them (Pacifica, 1994; Conduction 32, 1993). He is currently playing with the following Italian groups: Mistress (a sextet with two cellos, two electric guitars, and two saxophones), N.O.R.M.A., Iguana da Camera, Argo Ensemble, Laboratorio di Musica & Immagine, Fraili, Chiarimenti (a duo with Paolo Angeli), Gi-Napajos, with which he took part in the following international festivals: - MIMI (Mouvement Internationel des Musiques Innovatrices) - St. Martin de Crau, France; - Musique-Action, Vandoeuvre-les Nancy, France; London Musicians Collective Annual Festival of Experimental Music, London, UK; - Music Unlimited Festival, Wels, Australia; - Olympia Festival, Salonika Greece; - Les Oreilles en Pointe, St. Pierre en Jarrez, France; Linguafonie, Rome Italy; - Angelica Festival, Bologna Italy; - Blasnost Frontali and Risonanza Magnetica, Berlin Germany; - Ring Ring Festival, Belgrade in the Serbian Republic. Stefano has also taken part in numerous radio broadcasts on RAI Radio3 for the Radiotre Suite ‘Oltre il Sipario’ and for ‘Audiobox’ with Mistress, Tiziano Popoli (Il Segno dei Tre), Jon Rose (Shopping List) ... He has recently collaborated on the original score for the stage production ‘Il risveglio’ for the Giorgio Barberio Corsetti Company (LINK 1997). His works have been performed by Mistress, the Fred Frith Guitar Quartet, Fastilio, and the Eva Kant ensemble. Stefano is alive and working.
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Attractors Mike Westbrook In1958, Mike Westbrook led his first band at the age of 22. Ten years later, his All-British sextet including John Surman (saxophones) was a big success at the Montreux Jazz Festival. Since then, he has also been working with larger ensembles such as the Concert Jazz Band he formed in 1967 and in smaller groups such as The Dance Band and the Mike Westbrook Brass Band. A lot of musicians went through his various projects, and his work was always concerned with composition, improvisation being very much applied in the mainstrean Jazz sense. A prolific composer, Westbrook has recorded more than 20 larger works of his own. Among them, Solid Gold Cadillac, Blake Songs, On Duke’s Birthday, Westbrook-Rossini, The Cortege, London Bridge Is Broken Down, Off Abbey Road, Love For Sale, Goodbye Peter Lorre, and others. “Like Duke Ellington before him, he generally writes for specific musicians in his bands; this results in highly coloured music that is subject to few of the clichés of jazz composition.”
Spontaneous Music Ensemble, Little Theatre Club, Trever Watt’s Moire Music Trevor Watts first began playing with John Stevens and Paul Rutherford while stationed in Germany in the Royal Air Force (1959-1963). In 1965 he re-met Stevens who became the drummer in a quintet co-led by Watts and Rutherford. With the opening of the Little Theatre Club in London in 1966, this group became the Spontaneous Music Ensemble (SME) initially a cooperative ensemble but soon essentially Stevens’ own project. The Little Theatre Club was a small room up four flights of stairs in the West End of London. For a couple of years musicians had use of it every night after the play had finished, playing in whatever stage-set the current play was using. Performing just about every night of the week meant there was a lot of experimenting going on, and the music evolved, becoming more and more collective improvisation. By early1967 SME comprised Kenny Wheeler, Paul Rutherford, Trevor Watts, Evan Parker, Derek Bailey, Barry Guy and John Stevens - a veritable Who’s Who of
.101 the London free improvisation scene that was to follow. What was to be the most important change then occurred. Stevens decided to try to create a music in which everyone listened to each other and left space for each other. He also wanted to do away with the jazz hierarchy of front line and rhythm section, and in order to do this, he built himself a new, much quieter kit that would not drown out acoustic string instruments. The result was a music in which each musician’s contribution was not complete in itself, but rather an essential part of the group whole though still retaining a distinctive and recognisable personal character (In this last respect it has been said that the SME method differed from that of AMM in which, by then, the individuals had been completely submerged into the group sound.) This new direction was not initially accepted by all the members of the group, and they dropped out one by one. By the middle of 1967 Spontaneous Music Ensemble comprised Evan Parker and John Stevens alone. From 1968 to 1976, the group underwent various personnel changes, Trevor Watts and John Stevens being the only permanent members. Trevor Watts eventually formed first Amalgam and then Moiré Music. The original 10-piece Moiré Music was formed in 1982, a trio and other versions followed. In 1990 the Moiré Music Drum Orchestra was formed.
The Scratch Orchestra Formed in 1969, the Scratch Orchestra ran until the mid 70s. Originally coming into existence for the performance of Paragraph ll of the Great Learning by Cornelius Cardew, the Scratch Orchestra consisted of a large number of enthusiasts pooling their resources and assembling for action, music making, performance and edification. Musicians, composers and others who were in the Scratch Orchestra include: Laurence Ball, Cornelius Cardew, Brian Dennis, Rod Ely, Peter Ellison, Brian Eno, Judy Euren, Lou Gare, Bryn Harrisstalwart, Chris Hobbs, Peter O’Sullivan, Michael Parsons, Tom Phillips, Eddie Prevost, Gavin Bryars, Francis Rifkin, Keith Rowe, Laurie Scott Baker, Victor Schonfied, Hugh Shrapnel, Howard Skempton, Dave Smith, Stefan Szczelkun, John White.
102. Henry Cow 1968-1978 Henry Cow was formed in 1968 at Cambridge University by Fred Frith (Guitars) and Tim Hodgkinson (Alto Sax, Organ). Unequivocally a rock group but increasingly interested in how far the form could be extended, by 1971 their performances were moving between complex, completely scored, loosely scored and wholly improvised material. In that year, as a quartet with Chris Cutler (drums) and John Greaves (bass), they moved to London, invited Geoff Leigh (Tenor, Soprano saxes) to join and organised two concert series: The Cabaret Voltaire and The Explorers Club, where they played with many invitees, including Lol Coxhill, Derek Bailey, Scratch Orchestra, Ron Geesin, Kevin Ayers and Ivor Cutler before making their first LP for the then new Virgin Records. Lindsay Cooper, (Bassoon, Oboe, Sopranino) replaced Geoff in early 1974 and the group spent the next four years touring Europe top to bottom, playing at contemporary Music, Rock and Jazz festivals, small clubs and countless PCI Feste de l’Unità, merging briefly, on the way, with song group SlappHappy, whose singer Dagmar Krause stayed on, with Robert Wyatt for three keynote concerts in London, Paris and Rome and with The Mike Westbrook Brass Band and Frankie Armstrong as The Orkhestra, where they met and continued afterwards briefly to work with Phil Minton. By this time John Greaves had left to be replaced by Bassist/ Cellist Georgie Born, achieving an equal male female constituency for the last two years of the group’s existence. In 1978, after founding Rock In Opposition, an independent concert network and festival generator, the group disbanded.
London Musicians’ Collective (LMC) and London Musician’s Coop The LMC is a charity devoted to new music. It is a membership organisation (its active or paid-up members number about two hundred, with many more who think they are members). Since its incarnation in the late 70s, LMC seems to have been in a state of continual flux, reflecting both the cyclical uncertainties of arts funding and the shifting priorities of musicians and audiences as they grow and decay. The music it currently embraces ranges from free-jazz through to musique concrète; and while a bias towards improvisation is
.103 perhaps its raison d’etre, it has somehow avoided becoming moribund or academic. As an institution, it remains very much open to artistic initiatives. It’s now on as solid a footing as it has ever been, which is to say it receives inadequate funding but is properly administered and does more than one could reasonably expect.
History LMC’s background lies in the magazine Musics, which appeared in 1975, with a large editorial board (Parker, Toop, Beresford, Davidson, and others) and ran for 23 issues. LMC emerged in 1975 from a series of meetings involving many of the same people. Its was distinguished from the lobbying group The Musicians’ Co-Operative by its open membership - a vocal, argumentative membership. From 1977 it was based in a building in Gloucester Road, Camden, where it stayed for ten years, acting primarily as an artist-controlled venue which allowed for nightly concerts organised on a relatively casual basis. It then moved to the Diorama, where it suffered under bad management; then became homeless, moving from one beleaguered administrator to another. In the early 90s, faced with the withdrawal of its funding, it restructured itself. As part of its re-invention, it instituted its Annual Festival (now in its Eighth year) and endeavoured to set the local music it represented in a global context. In its most recent incarnation, LMC has increasingly opened itself up to this international perspective, reflecting the nature of music-making on the continent and a self-financing initiative. In recent years, LMC has tried to expand its range of activities. The LMCSound studio was opened in 1998, with set-up finance from the national Lottery. A web site, http://www.l-m-c.org.uk, was launched in 1998, featuring the LMC monthly calendar, membership details, directory, studio information, audio laboratory, publications and archive. The 1998 radio project “Resonance 107.3 FM” was a visionary initiative and without doubt one of the key audio artworks of the decade. It mobilised some three hundred practitioners and presented the work of many more in a coherent, focused, provocative and intelligent context, with a wide variety of participants who were for once able to explore a medium to which one is generally denied access in Britain. The only serious radio critic in
104. England, Anne Karpf of “The Guardian”, nominated it as the Sony Awards Station of the Year. In all this activity, efforts at expansion have been matched by efforts to consolidate the organisation’s position. The LMC still struggles at a level where forward planning is made hopelessly difficult by shifts within the Arts Council and Regional Arts Board that have meant every year starting more or less from scratch. While this has the dubious advantage of keepingeverybody on their toes, it also means that it is hard to institute the kind of bold artistic policy that the members and the audience might wish. However, LMC compares favourably to other organisations in Britain, which are largely torpid, introspective and dull. Its programming has beeninnovative, drawing together musics which have historically steered clear of one another and assuming the listening audience is intelligent, engaged and hungry. In a city like London this is a difficult trick to pull off. Ed Baxter
Company, Company Week 1978-94 Derek Bailey formed Company in1976. Each Company was a pool of around ten invited participants and each pool was different from the last. Derek told the Guardian that he was not attracted by the idea of regular ensembles, since even Improvising groups eventually settle into a type of playing through which they establish and present a known identity to listeners. The first concert was at the Purcell Room in London on 8 May 1976 with Maarten van Regteren Altena, Tristan Honsinger Evan Parker and the next day the same musicians went Into a studio and recorded Company 1 (Incus LP 21). Since then 16 records and one Company video have been released. Between 1977 and 1994 there was a Company Week in London every year (except 1985 and 1986), generally running for five days. Early concerts comprised improvisers who to varying degrees were familiar with each other’s work, but as time went an musicians from other back-
.105 grounds whose primary focus was not improvising were also invited. Though there were generally 9 or 10 invitees for each Company Week, same larger events took place with as many as 30 players. Combinations of players each day were fluid and usually agreed immediately prior to performance. Other Company events were later organised in many cities around the world. In the programme for the last Company Week in London, July 1994 we are told that there is no reliable calculation of the total number of musicians who have played in Company’.
Incus Records Latin for anvil; a small bone in the middle ear 1970 > Set up in 1970 as the first UK musician owned independent label. Tony Oxley had the original idea Michael Walters put up the money and Derek Bailey and Evan Parker were recruited as co-directors. Up to the mid-80s it released 52 LPs, one EP of AMM, three reel to reel tapes of Derek solo and two cassettes, one of Derek with dancer Min Tanaka. It brought a great deal of improvised music, that otherwise would not have been recorded and released to an international pubic. Now run by Derek Bailey and Karen Brookman, who carries out much of the administration and design work, the catalogue consists of around 30 CDs a small number being re-issues of the LP material, At the end of 1995 Incus released its first video, a duo of Derek Bailey and Will Gaines. Since then three other videos have been released.
106.
Last Words on the Idea of a British School Maggie Nicols I was influenced by British musicians such as Scottish singer Annie Ross and London based Dennis Rose, John Stevens and Trevor Watts. They were also influenced by African American revolutionaries such as Charlie Parker, John Coltrane, Ornette Coleman, Albert Ayler, as was I. And I grew up with Calypso, Tamla Motown and Ska so my influences were pretty diverse. The exploration undertaken by improvisers in Britain has contributed to an expanded vocabulary of improvisation that has it’s own identity. I can’t say that it is exclusively British though. I think it is the interaction of difference that creates movements. Britain is multi-racial and exiled South African Musicians such as the Blue Notes also influence me and many others.
Veryan Weston The way I understand the concept of there being ‘British Schools’ in music from our scene is pretty vague. The reason for this is that the structure of any such identifiable system seems to be based around social groupings and formations. I cannot really speak about other people’s groups apart from the fact that I know they existed from very occasional encounters with them. For instance, I experienced two such groups, one was a party that I went to in the late seventies in London in a road near Brixton prison where a number of people connected with Henry Cow were. The other scene I came into contact with was the Little Theatre Club, thanks to my sister Armorel who had managed to get this space for John Stevens I remember visiting the club at the age of seventeen and not really knowing was the hell was going on. It was only later that I was involved in the ‘second generation’ of Little Theatre Club improvisers. It was at one of these gigs in the early seventies that I encountered Lol Coxhill trying to change a large amount of loose coinage from his beret over the bar at the Little Theatre Club. He had also been at the Henry Cow party, so even though there were separate social groups of creative musicians working together there were musicians like Lol, who were part of the scene as a whole and not exclusively attached to any one particular social group.
.107 Music education for some had to be found in the armed forces, which obviously required a good deal of drudgery and authoritarian discipline, but formed strong bonds. For instance, the subsequent musical activities at the Little Theatre Club of John Stevens, Paul Rutherford and Trevor Watts, who were all formally musically educated together in the Royal Air Force had, I feel, a strong influence on certain trends or characteristics in English contemporary improvisation. And the kind of improvisation that can be heard in places like The Mopomoro now (a current venue in North London) is a result of the way the music developed in the late sixties and early seventies in the Little Theatre Club and maybe a very small handful of other such venues Perhaps the generation that experienced the explosion of mass media communications were also exposed to a plethora of world cultures. For me the Second World War’ spawned a kind of reaction against any form of cultural patriotism The sixties measured exactly my teenage years, and although there war a kind of rebirth of folk music in England then, there was also an interest and insatiable appetite for learning about other musics. This was achieved with the help of the record player which was fast becoming more sophisticated giving access to distant regions of music and enabling extended performances of improvisation etc to be heard for the first time in your own living space. Therefore schools and national characteristics become completely blurred, since anything that is an inspiration is bound to effect the way I think, feel and work as a musician As a result. I don’t think I possess much of a national identity.
Kaffe Mathews I experienced the British scene via the London Musicians Collective, which really was the only outlet for new and improvised musics. My recorded listenings though were invariably not of the UK lot (though Recommended Records releases, eg Henry Cow, News from Babel, Cassiber and Skeleton crew to name a few were essential and there was at least a UK aspect to these). In fact the figures that really inspired my approach and playing (e.g. Alvin Lucier, Stuff Smith, Alan Lamb, Otomo Yoshihide, Carl Stalling, Panasonic) are NOT British. My actual experience is that the British scene is largely acoustic based, and my music only entered a domain where i think it
108. contributes something vital when it became electronic. I am rarely invited to play in Britain (in 1998 I made 66 performances, only 4 of them in the UK) and when I am, the concerts are virtually never reviewed or properly paid. Having said all this, there is a community of astonishingly skilled and wonderful musicians on the British scene, though I could still be hardcore, and question how much of what is going on within it is really new.
Roger Turner Each school has it’s classes and classrooms. The classroom of this festival seems to be predominantly London What class it is I don’t know. It’s a British school because it’s not Dutch or German or French & c. However it may not be a school. Sometimes it barely seems to be a building (even if it has a lot of rooms). I practice rimshots of any nationality. It’s difficult to say sometimes what isn’t an influence just as it can often be difficult to put a finger an what is (or was). It seems to me that one’s own musical vocabulary is shaped partly by the musicians one worked with and partly by one’s own preferences and needs. This seems to be the nature of improvisation as it happens in-the-moment over a period of time.
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110. Message about MS from Lindsay Cooper Had an E-mail the other day from Diana Simmonds, who used to be a very good friend of mine and who now lives in Sydney Australia wanting to know what my main symptoms were. I told her and she E-mailed me back thanking me because, as she said, she was in a state of total ignorance about the disease. This E-mail caused me to write this because if Diana Simmonds, an intelligent woman, doesn’t know much about this disease, then there must be a load more people in a similar state. The main things people need to know are that it affects various parts of the nervous system (it does this by the immune system mistakenly attacking the nervous system so that the myalin sheaths (fatty substances covering the nerve endings are destroyed) and causes staggeringly high levels of fatique. Walking and balance can be difficult, bladder and bowel problems abound and eyesight can sometimes be affected. Speech can sometimes be slurred, particularly when tired, and various sexual difficulties can be experienced. Sounds a cheery little package doesn’t it? Heat affects it very badly; if I go out and sit in the sun, have a hot bath or go to a Turkish bath or sauna, all of which I used to enjoy doing, I feel terrible. I just spent 4 weeks in California and think I was the only person there who was delighted that the effects of “EI Niño” were so bad that we only had 4 sunny days.
More women than men are affected and it generally strikes just when people least need a serious illness to cope with ? when they’re in their prime and at a crucial stage in their careers. That all sounds pretty bleak. But there are other ways of looking at it; as a woman Fred Frith knows (who has it, but is still working successfully as a singer) told me, the main thing to develop is a positive attitude and be open to trying various complementary therapies which can help. And there’s a lot you can do; therapies I’ve tried which are a great help are acupuncture, various kinds of bodywork including physiotherapy and Chinese qi gong. But the systems which are closest to my heart are yoga and Tibetan Buddhism. I’ve studied yoga ever since I was first diagnosed nearly 11 years ago and been to several workshops at Ickwell Bury in Biggleswade, somewhere that specialises in working with MS sufferers and has had amazing success. I’ve always liked yoga because it’s not just Keep Fit but also works with the breath and with meditation. Someone I’m currently doing bodywork with (Mariora Goschen, sister of Sula who used to drive the bus for Henry Cow) also works with the breath and Ernest Coates, my yoga teacher always used to say he’d never worked with anyone with a serious illness who didn’t have severe breathing problems.
Yoga meditation finally led me on to Tibetan Buddhism; I’ve been on a Christmas retreat led by Sogyal Rinpoche, done a Vipassana weekend at Esalen in California, read copious Buddhist texts and meditate at least twice a day. Something I realised a long time ago but tend not to
.111 talk about except to fellow Buddhists or people sympathetic to Buddhism is that my Buddha nature certainly doesn’t have MS. Healing comes mainly through the mind and training the mind through meditation makes healing a lot more likely. All these ideas are something that few allopathic doctors would be sympathetic to, though I sense that more are sympathetic than was the case even 5 years ago.
Annemarie Roelofs, who I’ve worked with for years and was a founder member of the Feminist Improvising Group, has done a benefit concert with Alfred 23 Harth and several other Frankfurt musicians and given the proceeds to the Bassoonist Club (Information: c/o Adventure Pictures, 6 Blackbird Yard, Ravenscroft Street, London E2 7RP), something I find incredibly touching. As my friend Margot Nash (Australian film director) says, illness really does bring out the best in people. A woman Annemarie Roelofs was at high school with also has MS and she says the trick is to accept you can’t do anywhere near as much as you used to or would like ? once you’ve been through that tough little process, other things flow in to fill the gap. That’s certainly been the case with me; I’ve been wanting to write (words) all my life but every time anybody asked me to write anything I had a knee-jerk reaction of panic and inventing various justifications for not doing it, limiting my writing activities to copious diary entries andletters to friends. It has to be said that writing words consumes a lot less energy than writing music, so until I get the music software (Fred Frith has got me the Overture programme, misheard by Sally Potter as “Overjoyed”) installed in my computer, writing words suits me fine.
Various other therapies I do which seem to work are based on the use of electro magnetic energy (something else that most allopathic doctors are horrified by). The only allopathic doctor I’m prepared to see uses applied kinesiology to work out what foods should be avoided and asks you to sit attached to an expensive German machine which analyses and tries to reverse the electromagnetic frequencies that are affecting various bodily functions. Last time I saw him and was attached to the Bicom (the machine) I decided afterwards to go out to John Lewis and buy a new VCR. I was having a bit of a bad day (the left leg and balance were working regrettably badly) so had to ask a very kind woman for help. It’s uncanny how at those times one unerringly picks the perfect person - this woman’s best friend also has MS so she was very good to talk with. As she was leaving she said “I think you’re very brave coming out to crowded John Lewis to get what you want.” People often say similar things and I understand why they do it ? it’s so much nicer to say something positive than focus on feelings of fear when confronted by my crutches that come up in them. But it has to be said, on some days I get severely fed up with wearing my brave clothes.
Something this illness certainly teaches you is how to accept help; when Christopher Sheppard
112. asked at the first Bassoonist Club meeting what help I needed getting my proposed CD released my instant reaction was “no no no, it has to be done on my own.”It’s a compulsive pattern (in my case I think stemming from the fact I’m an only chiId) and one that I see over and over in other creative artists. Now I’ve accepted help (as I did at that meeting) from Kersten Glandien I feel so much better? having somebody to share the inevitable little administrative knots makes everything go much more smoothly. Im fairly confident this CD (called “A View From The Bridge”? now containing so much unreleased material it’s going to be a double CD) is going to be out to coincide with a concert Ian Mitchell of Gemini is organising for November 15, 1998. It’s going to include Maggie Nicols singing a number of pieces by me and the bill is going to be shared with several compositions by Gavin Bryars. I’m already excited by the prospect of the CD and the concert but have no intention of going back to the kamikaze working style I used to have? illnesses seem to have a habit of appearing exactly when you need them.
Books that have helped me: The Tibetan Book of Living and Dying, Sogyal Rinpoche The Healing Power of Mind, Tonko Thuldup Full Catostrophe Living (how to cope with stress pain and illness using mindfulness meditation), Jon Kabat-Zinn Quantum Healing Deepak Chopra Love & Survival (the scientific basis for the healing power of intimacy) Dean Ornish Molecules of Emotion (why you feel the way you feel) Candace Pert The Alchemy of Illness Kat Duff (an American woman who suffered ME for many years) The paradox of Healing (transforming your relationship with illness) Dr. Michael Greenwood & Dr Peter Nunn
Afterword. MS and several other auto-immune diseases like lupus and arthritis (AIDS is also well-known to be related to the immune system) are becoming a lot more widespread. The question that few doctors are prepared to ask is “what makes the self turn against the self?” The other pertinent question is “why are we choosing to live in a seriously toxic environment?” Of course, as I’ve said, some doctors are sympathetic to another way of looking at things and the thought that we might be on the brink of a quantum leap rather than a continuing obsessional quest for a magic bullet when dealing with illness takes my breath away. Any thoughts about this message or anything else would be very welcome.
programme note
9
114.
tuesday 18 may, Link John Tilbury piano Michael Parsons Fourth Bagatelle (1996) Jive (1996) Oblique Piece No. 1 (1996) Oblique Piece No. 5 (1998) Jive 2 (1996) Four Oblique Pieces were written for John Tilbury in 1996, the fifth in 1998. They are freely chromatic, rhythmically flexible and tonally ambiguous, using a kind of suspended tonality with unresolved dissonance somewhat in the manner of early Schoenberg (or late Scriabin). No.1 is calm and reflective, No.5 playful and capricious. The two Jives (both written in 1996) form a contrasting pair, sharing similar harmonic and rhythmic material. There are fleeting references to jazz phrasing and syncopation; the underlying pulse is implied rather than directly stated, suggesting a sense of momentum which is interrupted or contradicted. The method of composition for all these pieces involved permutation of a chromatic pitch sequence. This can be heard most directly in the rising chromatic scale at the beginning of Jive 2, but is otherwise generally concealed in the texture .Fourth Bagatelle is an occasional piece, written in 1996 as a birthday present for John Tilbury, a brief tribute to his marvellous feeling for pianistic sonority and resonance Michael Parsons
Dave Smith Al Contrario (1992) Al Contrario (from the 3rd Piano Concert) was completed in 1992. Subtitled “Study in G# minor” , it is an extended contrapuntal fantasy in memory of the 19th century composer Charles-Valentin Alkan. The work is dedicated to the composer and pianist Christopher Hobbs who, like myself, has arranged several Alkan pieces for tuned percussion orchestra. Hobbs’ own Piano Piece 10 (1973), like Al Contrario, is associated with
.115 the music of both Alkan and Busoni and there are two significant allusions to it. However, much of the counterpoint is based on two motifs from Alkan’s doomier excursions into the rarely-used key of G# minor: Morituri Te Salutant Op.63 no.21 and the fourth movement of the Grande Sonate Op.33. The title Al Contrario (Spanish for On the contrary), besides providing a play an Alkan’s name, perhaps determines aspects of the piece itself: the opening motif, for example, consists of the notes D Eb- C - B#, in German the notes D - S - C - H (Dave Smith to Chris Hobbs), familiar to many as Shostakovitch’s musical signature. Frank Martin used an identical motif in the Petite Symphonie Concertante and the Trombone Ballade. Martin-like cadential harmonies are heard in the first section, but any reference to the music of Shostakovitch is avoided. Dave Smith
Howard Skempton Vale (1997) Columbus (1998) Ecossaise (1998) Piano Piece (1969) Guitar Caprice (1995) Two Highland Dances (1970) Trio (1998) Most of my pieces are brief. They are like open letters, though free of the rhetoric that this implies. They are concerned to explore the sonority of the piano; to tease out those chords, textures and melodies, that best reveal the gentler, more tender side of it’s character. Howard Skempton
Tense Serenity Fred Frith - guitar, violin Chris Cutler - drums, electronics Lesli Dalaba - trumpet, electronics Claudio Puntin - clarinet, bass clarinet Daan Vandewalle - piano, prepared piano Tense Serenity was originally assembled in 1996 for a single concert at
116. the Koln Triennale, and now continues as a more permanent project. Musically the group mines on a smaller, more intimate scale Fred’s recent work with groups like Ensemble Moderne and the Kammer Ensemble Neue Musik Berlin, in which he has attempted to create improvised structures containing scored material. The participants have all collaborated with Fred in the past though never in the same formation. Chris Cutler and Fred, for example have worked together for more than 25 years, with Henry Cow, Art Bears, countless recording projects and notably as an improvising duo that has performed all over the world. Lesli Dalaba played in two of Fred’s groups, Mad World Music (an ad hoc New York from the 80’s including variously, Bill Laswell, Toshinori Kondo, Mark Miller, David Moss and Anne Rupel amongst others), and Stone, Brick, Glass, Wood. Wire, which interprets Fred’s (photo)Graphic scores. Daan Vandewalle also participated in this ensemble on a number of occasions, and commissioned a solo piece from Fred, Seven Circles, premiered in 1994. Claudio Puntin worked with Fred on studio recordings, including the clarinet parts for The Previous Evening, a tribute to Morton Feldman commissioned by choreographer Amanda Miller. Each of these players combines virtuosity, in both improvised and notated music, with a distinctive personal approach to their instrument and an ability to explore the more delicate aspects of noise. Although there is no restriction placed on the musicians as improvisers, the emphasis here is definitely more lyrical. Fred Frith
wednesdy 19 may, Link Conic Sections Evan Parker - sax soprano
duo improvisations John Russell - guitar Roger Turner - drums, percussion
.117 We are keen to stress that the music we make comes from and is firmly grounded in our joint commitment to free improvisation , and a love of exploring the sonic possibilities offered by our respective instruments. Any definable stylistic stance to be found is discernible through the activity of playing, rather than attempting to pre-empt the moment by other means. After performing together both in duo and larger ensembles for over 20 years, we can mix with the minutiae of material or, and sometimes simultaneously, allow the larger shapes space to roam. A fine time on safari! John Russell, Roger Turner
.....past Phil Minton - voice Veryan Weston - piano Commissioned by Angelica. World Premiere Minton and Weston first met in the early eighties when they were both playing in Trevor Watts’ Moire Music. Their first collaboration together was the founding part of this concert. It was called Ways and consisted of pieces and for voice (Minton) piano (Weston) with songs by Schubert, Ives, Dolphy, Sullivan, Presley and various other diverse source material. Their concept for the format was the basic voice/piano duet but one where piano was less accompaniment and more partnership, which meant that more open improvisations could also be explored during/ between the pieces/songs. A recording of this material called Ways, was made for ITM in 1987. After that, there were more collaborations and commissions which included a large-scale choral work for the Europa Jazz Festival in Le Mans in 1990 called Songs from a Prison Diary and an Arts Council commission in collaboration with the English poet Adrian Mitchell to do some settingsi entitled Naming the Animals. As a result, another recording was made in 1992 for ITM called Ways Past and consisted of the previously mentioned material composed by Minton, Weston and Mitchell, as well as other songs by composers like Weill, Wolf, Carpenter and Gurney. The final part of the triptych is .....past, and tonight is it’s first performance which further explores a diverse selection of pieces in the form of songs
118. by Schumann, Elgar, Freddy Fender etc as well as Minton & Weston’s own original songs, concepts and structures for improvisations. This has been made possible by this year’s commission from the AngelicA festival. For all three projects Minton & Weston have said, ‘In choosing material for our duets there had to be a genuine appreciation of the music in spite of its idiom. We have mutually decided on all these pieces’.
thursday 20 may, Link linee di fuga Paolo Angeli - sardinian guitar builded in Sicilia, prepared in Bologna The Sardinian guitar is the instrument that more than any other accompanies monodic singing in northern Sardinia. Its spreading fame, especially after the end of WWII, has been associated with the “Gara del canto”, a battle of song contended among three or more song writers engaging in endless discussions over models and forms pertaining to the popular songs from the areas around Gallura and Logudoro (first and foremost of which is the Song in Re*). This guitar is also called the “Giant” because of its size. It is tuned from one-fourth to one-fifth below standard, and is considered to be a cross between acoustic bass and folk guitar. The Sardinian guitar is made in Sicily.... .... and prepared in Bologna In 1993, the Sardinian guitar moved to Bologna and falling prey to a fullfledged identity crisis, temporarily abandoned its role as accompaniment to popular song and “got prepared.” Since it has an essentially folk nature, it was obviously attracted to shiny objects, to pieces of chromed metal, that estetically matched roses and mother-of-pearl flowers against black backgrounds. At the same time it upheld its deep connection to the culture of handicrafts, that of miniature handmade trinkets and parts in wood, distinguishing itself as being the first guitar to have 6 hammer brakes and two variable-pitch propellers. Mindful of its past familiarity with streets and taverns, colored pennants, Geloso horns, and holiday sweets, it chose the road of plenty, of unresolved contradictions, of the cyclical rotation between Lent and Mardi Gras. Within the richness of complete disarray, of escapes from the lines and
.119 lines of escape (Linee di fuga), does the Song in Re continue to be the King of Songs?* *P. S. The King is dead... Long live the King!!!
(Song in Re or Song in D is a play on words in Italian, Re means the D note and is also the Italian word for king, N.d.T.).
Standard Conversions Lol Coxhill - soprano saxophone, singing Pat Thomas - piano, elettronics John Edwards - contrabasse Steve Noble - drums A selection of variations based upon ‘popular’ British songs of the C20, merged with free improvisations. The song titles will not be announced before he concert as the element of surprise is important. Lol Coxhill
Signals for Tea+ Steve Beresford - piano, singing Chris Batchelor - trumpet Jason Yarde - alto saxophone Kubryk Townsend - contrabasse Mark Sanders - drums Andrew Brenner and I have been writing songs together ever since his band ‘The 49 Americans’, when he was called ‘giblet’. We wrote about our favourite singer (Doris Day), movie stars (The Marx Brothers, Brigitte Bardot) and did a whole album about fashion (Dancing the Line – Anne Marie Beretta). A few years ago, John Zorn asked me to write some songs for a CD on his label ‘Avant’. Andrew wrote the lyrics and John’s band Masada played on it. Since then I’ve played the songs in Chicago, Vancouver, and in Holland with other bands. I’ll also be performing some of our ‘back catalogue’. The band tonight is London based and all the individuals are brilliant. Steve Beresford
120.
friday 21 may, Teatro Comunale Orchestra del Teatro Comunale di Bologna conductor Stephen Drury Programme: Bond, Giorgio Casadei Quasi PQR, Diego Stocco L’indifferenza (l’atleta sfinito), Tiziano Popoli La Vita Nascosta, Massimo Semprini Nottetempo, Domenico Caliri The Butterfly Theory, Stefano Zorzanello il ghiaccio, il calore, l’autunno, il tessuto, Giorgio Magnanensi Final, Fred Frith Oh Moscow Suite, Lindsay Cooper Commissioned by Angelica. World premiere. Last year Angelica commissioned 10 new pieces for orchestra from 10 different composers. Those written by Lucio Garau, Olivia Bignardi and Paolo Grandi were already performed at AngelicA 1998. So, tonight we shall hear the remaining seven works. Although the composers chosen were all accustomed to write for diverse instrumentation, apart from Giorgio Magnanensi they had never written before for a full orchestra. There were several different reasons for our choosing them: Firstly, we are asking (and encouraging) the musical life of the city to be more open and to take more risks. Secondly, we believe that offering musicians an opportunity to produce new work must be the natural work of any musical institution. Lastly, we have an artistic expectation that musicians from outside the world of formal music are more likely to be free of the conventions and habits of that world and may therefore more easily propose new and interesting ways of using orchestral resources. So. a kind of catalogue of compositional approaches. Each composition is about five minutes in length.
.121 Giorgio Casadei Bond Claudio Trotta - drums Ever since I was a boy I was enamoured of the super heroes I would read about in comic books. As so many youngsters do, I would imagine myself magically turning into a super hero because of a bite from a radioactive spider or because I had been the “unfortunate” victim of a gamma ray shower, or hit by a truck carrying radioactive material. Many years went by until one day I was at the movies watching James Bond as 007 swashbuckle his way around the screen in “Diamonds Are Forever”... . I was so taken in by James and by the adventures he got to have (and of course by the music that accompanied his every move) that I began to believe that the best anyone could want from life was to become a secret agent. (I later found out that what secret agents do in real life was a little less interesting than what 007 got to do!) I fueled my imagination by reading all of Ian Fleming’s James Bond books and never stopped going to see movies that had to do with full-blown fantasy, all of which would inevitably bring something new to my music. This is why when I was asked to write a piece for orchestra, I decided to dedicate it to one of the most important personages in my cultural (de)formation. As to the music, all I can say is that there is a key hidden somewhere in the piece that confirms its title and evokes that marvelous theme that will forever belong to James Bond. Giorgio Casadei
Diego Stocco Quasi PQR As to my piece, no comment! Diego Stocco
Tiziano Popoli L’indifferenza (l’atleta sfinito) Inspired by the biography of Svetlana Stalin and by a short chapter in Marguerite Yourcenar’s Oeuvre au Noir, L’indifferenza is a re-working and development of a theme, originally created for the Eva Kant ensemble. Tiziano Popoli
Massimo Semprini La Vita Nascosta A hidden life pulses within, winds its way around and issues slowly.
122. But there is so much more inside. A massive number of thoughts and actions imprinted in the brain’s magma. Everything overlaps, then detaches itself, some things emerge, most remain glued to the bowels of the mind, some fragments become music, sounds, signs, gestures, movements of the body. That which manages to get out takes on a form and becomes something else. The external dimension of the mind sieves through everything and makes plans, transforming for others and for one of the many “I’s”. Then we have a hidden mechanical life. It is beautiful, undaunted, relentless. It manifests and gobbles up chaos, grinding it up and directing it to the great mechanical works that cover the mind and move the body. Mechanical, maniacal, schizophrenic, automatic acts and gestures. Like the autisms gurus chant about. The mind doesn’t think, it runs, pursuing the perfection of its own system. Precision, following the script, always the same script, even better if something is different on the outside. The hidden lives of all our minds are billions of universes walking side by side, touching, joining, each one remaining a part of the magma that sediments for years on the inside. The sweet muck of limbo, where there are no others, where thought is wrapped in nothingness and so packaged wallows about in the mud without any purpose beyond wallowing. In these universes two invisible extremes co-habitate: magma and the great mechanical works, both are on the inside, both are faces of the same hidden life. Massimo Semprini
Stefano Zorzanello The Butterfly Theory Claudio Trotta - drums Hypothesis 1: As long as there is injustice there can never be real beauty. Hypothesis 2: Joy is necessary. Thesis: Joy is linked to the attainment of a just world. From this we derive the imperative to work towards justice. It is undeniable that beauty generates joy, and therefore, to produce beauty is important for the realization of the ethical imperative. It follows that we will always attain only a partial, limited beauty, that must never cause us to lose sight of the affirmation made in Hypothesis 1. When this occurs, the generation of beauty
.123 (unwittingly) produces injustice, a possibility against which we musicians and “cultural workers” must always be on guard. It is quite clear that in the middle of all this we have the many complex considerations, both individual and collective, about what beauty is, about what is just and unjust. Schoemberg used to say that rather than in beauty he was interested in what was “true,” and to tell the truth, there is beauty in this statement. However, being that truth is probably an important concept on which to base our actions, to which model of truth shall we refer when thinking about truth? Veritas in terms of “the correspondence of thought to things” (adequatio intellectus ad rem) or as “the unveiling, the uncovering of dissimulated being” (aletheia)? We will continue to die as long as we sit here waiting for the ax to fall, living in comfort. Our case in point..... A butterfly flutters its wings in Tokyo which generates a hurricane in New York..... concealing rhetoric... the violence of our institutions in which we partake... The earth generated us, song and enigma; but what will raise song and solve the enigma if not our passion? The hand is never innocent. The field is but a terrain tortured by countless births. Now and again we can see the glint, behind curtains of smoke, of strange and covetous daggers. ....Searching for and knowing how to recognize, who and what, in the midst of hell, is not hell, and make it last, and give it space. The temptation to live. Stefano Zorzanello
Giorgio Magnanensi Il ghiaccio, il calore, l’autunno, il tessuto Yukiko Takagi - piano I was commissioned by the Angelica Festival to write this piece and I have dedicated it to Heather Gatz. Ice, heat, composing, de-composing, assembling, re-assembling, hating, loving... My aspiration is to arrive at a total transparency, which means being in tune with my own consciousness and creativity. This desire leads me to being very open to listening, the fundamental attitude one must have in order to communicate with other people. To listen means to listen to oneself, with-
124. out assuming to own those preconstrued ideas that are so very often at the base of “artistic” creation. “I listen” means abdicating the assertive character of one’s own subjectivity; it means letting go of the egotistical attachment to “one’s own ideas.” In our world, ideas cannot be owned. To let go of one’s I, of one’s ego, is like weaving the story of one’s own existence while listening to autumn leaves falling in the cool air. Giorgio Magnanensi
Fred Frith Final for guitar and orchestra soloist Fred Frith - electric guitar Lindsay Cooper Oh Moscow Suite In five movements for two voices and orchestra Lovers Curtain Descending Prayer Forgotten Fruit Oh Moscow soloists: Maggie Nicols, Phil Minton - voice guests: Chris Cutler - drums and John Edwards - contrabass texts by Sally Potter, arranged for orchestra by Veryan Weston in collaboration with Lindsay Cooper “I had been wanting to write a piece about Europe for years and asked Sally Potter if she’d like to collaborate. When she was working in the Soviet Union on her film Orlando (it was during the Gorbachev era so the massive changes which would shake the country were already becoming clear) the idea came to her to write a song cycle called Oh Moscow and work with me as the composer. Sally’s approach has always been very lyrical and she wanted to look at the emotional and psychological aspects of the division of Europe. Later, when I did an instrumental arrangement of LOVERS for the French saxophone group L’Orpheteon they were astonished when I explained that LOVERS is not a traditional romantic love song, more an exploration of the division of Europe as a metaphor for separation and loss of all kinds.
.125 For the first dozen or so performances of Oh Moscow Sally sang the piece with Phil Minton. When she became too busy with film work I asked Maggie Nicols to take her place. Veryan Weston (who replaced Elvira for the group’s visit to the Soviet Union) has done a new arrangement of several songs for the concert given by Phil, Maggie and the contemporary chamber group Gemini at the ICA in London and has also done the orchestral arrangement you will be hearing tonight.� Lindsay Cooper
friday 21 may, Link Tri Stereo System Mike Cooper - steel guitar, electronics Pat Thomas - sampler, electronics Tri Stereo System. This name first used in 1984 by Mike Cooper and Tim Hill using elements from hiphop and fusing them with electro-acoustic music and freely-improvised music. What was interesting about these pieces was the use of space and tempo changes frantic electro hiphop beats drastically slowed down creating a eerie etheral effect, this was to be called trip-hop in the 90`s. In 1985 the Mayhem Quartet was formed by Tim Hill with Mike Cooper, Pat Thomas and turntables manipulator Neil Palmer creating a sound canvas of speeded up beats in collision with noise elements and freely improvised music. In 1998 Mike Cooper and Pat Thomas perform as a duo at the sprawl club in London, the performance draws on their knowledge of improvised music jungle hiphop and other genres, creating a original vocubabulary to explore new and old sounds. This will be their debut performance in Italy. Pat Thomas
saturday 22 may, Link to white Kaffe Matthews - live sampling conversions, tiny tiny violin As I write this on a train crossing the cold, wet south west tip of England,
126. it is impossible to know how to white will turn out exactly. to white will be an improvised piece made from the processing of sounds that I will sample in and around the sala bianca, through a compositional structure I have already written in the sampling software I use, and crafted in response/antithesis to you (the audience) and the energy in this room and the evening, and the internal acoustics of this space. The sounds are grabbed through microphones placed in the hot spots I have sniffed out on arrival, and the violin is in for a touch of romance. So there are no prerecorded samples, and everything you hear is made right here tonight. I have just arrived here at the sala bianca for the first time after a 2 week tour of the mid US. Kaffe Matthews
The Recedents Lol Coxhill - soprano saxophone, electronics Roger Turner - drums, percussion Mike Cooper - guitar, electronics Established in 1983, the group brings together three musicians deeply involved in the field of improvised music. Unlike many other groups, they do not restrict their work to defined areas. Their wide range of interest and playing experience allows them to merge, through improvisation, elements of many widely differing areas of music and general sound, with extensive treatments during performance of their own instrumental work. Lol Coxhill
Massacre Fred Frith - guitar Bill Laswell - bass Charles Hayward - drums Massacre was formed in response to an invitation (a challenge?) from Peter Blegvad to open for him on February 14th 1980. Fred Frith asked Bill Laswell, along with the then 16-year old drummer Fred Maher, to join him in a radical take on the tired language of the power trio. Mostly they improvised, working off composed elements that were spare, angular, fragmented, but the music had much more to do with rock at its rawest than with jazz, prompting one critic of the time to liken the group to a
.127 cross between the Sex Pistols and Jimi Hendrix. After rapidly achieving cult status in the then vital and explosive club scene of New York, the group went on the road, performing in France, several East Coast cities, and finally at the Whiskey in LA on June 1st 1981, at which point the huge success of Herbie Hancock’s Rockit, produced by Bill and Material, hastened Massacre’s early demise. Their only record, Killing Time, remains one of the classics of the New York scene of that era. Since then Bill has become one of the most prolific and successful record producers of his time, Fred Maher all but abandoned the drums in favour of a record company career in A & R and production, and Fred Frith went on to form many other groups. Through Keep the Dog, Fred renewed an old acquaintance with another cult figure, the highly respected British drummer Charles Hayward. In 1998 he found himself recording with Laswell, Hayward and Californian singer Percy Howard in Meridiem; and while he waited to go to the airport al the end of that session, John Zorn called and suggested that since everything was still set up, he, Charles and Bill might like to kill time by making a quick improvised record. Which they did. This record, Funny Valentine, is a faithful reproduction of what was played in the order in which it was played, with nothing added or subtracted. After hearing the music, John suggested that it sounded like a Massacre record - and it’s true, and inevitable. But not the same Massacre; looser and more expansive without any loss of the intensity of earlier times, this group reflects the extraordinary depth of playing experience of the three members. Everything is possible, but nothing is wasted. Fred Frith
sunday 23 may, Link And Derek Bailey - guitar Pat Thomas - sampler, electronics Steve Noble - turntables
128.
AMM John Tilbury - piano Keith Rowe - guitar Eddie Prevost - drums See page 24.
Cornelius Cardew The Great Learning Paragraph 7 For any number of trained and untrained singers directed by John Tilbury voices of the Scuola Popolare di Musica Ivan Ilich THE GREAT LEARNING by Cornelius Cardew is a large scale composition in 7 paragraphs based on a translation of the Chinese text of Confucius. The music was written between 1968 and 1970 and is dedicated to the Scratch Orchestra of which Cardew was one of the original founders. The first chapter of the Confucian classic is used as a basis for a wide variety of musical and visual interpretations, and the complete work calls far a large number of trained and untrained musicians singing, speaking, drumming, playing stones and whistles, performing actions and gestures, improvising, using conventional and unconventional instruments and other sound resources. The entire work lasts altogether about 9 hours. In this performance only Paragraph 7 will be performed. PARAGRAPH 7 For any number of trained and untrained singers. “if the root be in confusion, nothing will be well governed. The solid cannot be swept away as trivial, and nor can trash be established as solid; it just does not happen. Mistake not cliff for morass and treacherous bramble” In the programme for the first performance of the entire work, Michael Parsons wrote about Paragraph 7: “Finally, the only paragraph for voices alone, is again essentially based on
.129 the process of listening and responding to other performers. It is accessible to anyone familiar with the procedure. regardless of previous musical experience: each singer, beginning with a freely chosen note, sings the first word for a specified number of full breaths, and then, moving around in the space chooses for each successive word or phrase a new note from among those which can be heard from other singers. This provides a completely original solution to the problem of creating music for a large group of trained and untrained singers, in which all can participate on an equal basis, by giving them a framework within which individual’s responsibility and choice and the sense of community and interdependence with other participants is made meaningful. The process is in no way exclusive; if some of the singers should happen to introduce deviations in sustaining their notes, or in taking up and prolonging notes heard from other performer, these will in turn be passed on to other singers and so become incorporated into the texture of sound as the performance unfolds. The music as heard is not fixed in the score. But arises out of differences in individual breath length, vocal quality and abilities It does not exist in an ideal realm of aesthetic perfection, but in the here-and-now, in the physical acoustic and human circumstances of each particular performance�.
130.
from tuesday 18 may, Palazzo dei Notai The incontri e ascolti part of the Angelica Festival has been held ever since its first edition. Incontri e ascolti was created to offer the possibility of having an informal and family-like encounter with the artists. The musicians will talk about music, they’ll chat with the audience, but most importantly, they’ll give everyone a chance to listen to some unpublished pieces and to some music live. Incontri e ascolti is also a time for reflection and observation. Those who are part of the international music community, recreated in Bologna every year, can take this opportunity to explore many of the issues that have to do with music, of course.
friday 21 and saturday 22 may, Link host Antonella Bottini, Gabriele Frasca modulazione di frequenza - FM A memory and transformation reconnaisance via radio With: Michele Bertuzzo, Roberto Paci Dalò, Franco Fabbri, Paolo Fabbri, Pinotto Fava, Barbara Fenati, Silva Fredigo, Stefania Lepera, R. Masciopinto, Franco Minganti, G. Mori, Giuseppe Richeri, Nora Rizza, Paola Roli, Carlo Romeo, Pino Saulo, Piero Scaramucci, Marino Sinibaldi Imagining the radio like a pulsating heart attracting many different creative paths gave us the idea for this event. Our goal is to understand the mechanisms governing radio and to think up which sounds we would like it to emit. Two days in which to think about the current state of “public and private radio”. Scholars and students in communication, radio broadcasters organizers, listeners and experts in advanced technology, will be brought together to outline this so-common-to-our-daily-lives device’s most salient features.
incontri e ascolti9
host Franco Fabbri
.131
wednesday 19 and thursday 20 may, Salara
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Mistress
Stefano Zorzanello, Daniela Cattivelli - sax Paolo Angeli, Giorgio Casadei - electric guitar Elena Giardini, Marianna Finarelli - cello presentation of the CD “Stefano Zorzanello-Mistress” (Erosha)
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friday 21 may, Salara
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gatherings and improv sessions with Angelica’s guests and musicians from Bologna
Angelica ‘91 compilation Mary Iqaluk + Nellie Echaluk, Joseph Racaille + Daniel Laloux, Quartetto Vocale Giovanna Marini, Tom Cora, Catherine Jauniaux, Shelley Hirsch, David Weinstein, Lol Coxhill The Inimitable, Carles Santos, Ernst Reijseger, Laboratorio di Musica & Immagine, Phil Minton + Veryan Weston, Fred Frith Keep the Dog. (CAICAI 001)
N.O.R.M.A. Compositions by Tiziano Popoli, Roberto Monari, Massimo Simonini Giorgio Fabbri Casadei, Gerard Antonio Coatti, Paola Garavaldi, Paolo Grandi, Roberto Monari, Tiziano Popoli, Massimo Semprini, Massimo Simonini. (CAICAI 002)
Angelica ‘92 compilation P.A.P.A. Quartet, Popoli Dalpane Ensemble, Looping Home Orchestra, Lindsay Cooper and the Orchestra del Teatro Comunale di Bologna conducted by Franco Sebastiani, Stefano Scodanibbio, Gianni Gebbia, Gruppo Ocarinistico Budriese, Fred Frith, Lars Hollmer, Que d’la Gueule, Audience. (CAICAI 003)
Angelica ‘93 compilation All Dax Band, Han Bennink, Steve Beresford, Lindsay Cooper, Tom Cora, Dietmar Diesner, ensemble Eva Kant, Fred Frith, Gianni Gebbia, Lars Hollmer, Catherine Jauniaux, Peter Kowald, Ikue Mori, Butch Morris, Hans Reichel, Riciclo delle Quinte, Wolter Wierbos, Audience. (CAICAI 004)
SPECCHIO ENSEMBLE Suite no. 1 per quintetto doppio Directed and compositions by Domenico Caliri Guglielmo Pagnozzi, Alberto Capelli, Fabrizio Puglisi, Lelio Giannetto, Francesco Cusa, Edoardo Marraffa, Riccardo Onori, Stefano De Bonis, Luigi Mosso, Giovanni Maier, Mirko Sabatini, Domenico Caliri. (CAICAI 005)
Angelica ‘94 compilation Ain’t Nothin’ But A Polka Band, Audience, Banda Roncati, Band Is Woman, Mark Dresser, Ecoensemble, Fred Frith, Paolo Grandi Le Terre Silenziose, Gerry Hemingway, Guy Klucevsek, Phil Minton, Orchestra del Teatro Comunale di Bologna conducted by Stephen Drury and Franco Sebastiani, Bob Ostertag, John Oswald, Rohan De Saram, Claudio Scannavini, Stefano Scodanibbio, John Zorn, Audience. (CAICAI 006)
Angelica a video by Salvo Cuccia, an art video compil of Angelica ‘94
Angelica ‘95 compilation Lol Coxhill Before My Time; Jon Rose + Otomo Yoshihide Buget Shopping; Maarten Altena Ensemble Songs & Colours; Steve Beresford + Otomo Yoshihide + Jon Raskin; Phil Minton + Veryan Weston Ways Past; Steve Adams + Pat Thomas; Rova; Specchio Ensemble; Oban Sax Quartet; N.O.R.M.A. + Chris Cutler + Phil Minton; Heiner Goebbels Die Befreiung des Prometheus; Mike Cooper + Lol Coxhill + Chris Cutler + Edoardo Marraffa + Luigi Mosso + Larry Ochs + Jon Raskin + Pat Thomas. (AI 007)
Terry Riley + Stefano Scodanibbio LAZY AFTERNOON among the crocodiles Compositions by Terry Riley and Stefano Scodanibbio Terry Riley Ensoniq TS 12 sinthesizer, Stefano Scodanibbio contrabass (AI AI 008)
Tristan Honsinger This, That and the Other Sketches of Probability with Katie Duck dancer, Rick Parets actor, Peggy Larson voice, Sean Bergin saxophones, Tobias Delius tenor sax, Augusto Forti clarinet, Tristan Honsinger cello, Joe Williamson double bass, Alan ‘Gunga’ Purves percussion. (AI 009)
Misha Mengelberg Piano Solo (Viva Angelica) and Orchestral Pieces (Concerto per sassofono e orchestra, Sulla Strada) played by the Orchestra del Teatro Comunale di Bologna conducted by Ernst van Tiel guest Ed Boogaard alto sax. (AI 010)
Angelica ‘96 compilation
Vakki Plakkula ...una barca
i dischi di angel
Guus Janssen, Palinckx, Carlo Actis Dato, Henneman String Quartet, Guus Janssen Septet, Michel Waisvisz, Tristan Honsinger, This, That and the Other, Janssen + Glerum + Janssen, Misha Mengelberg Pollo di Mare. (AI 011)
Edoardo Marraffa tenor & alto sax; Lullo Mosso double bass, voice; Mirko Sabatini drums, voice (IDA 012)
Angelica ‘97 compilation Otomo Yoshihide, Trio Magneto, Ground-Zero, Diane Labrosse + Martin Tétreault, Stock, Hausen & Walkman, Bob Ostertag, Chris Cutler p53 , Tenko + Ikue Mori, Dagmar Krause + Marie Goyette, House of Discipline, John Oswald, Jean Derome, Uchihashi Kazuhisa, René Lussier, Mirko Sabatini, Andrew Sharpley, Matt Wand, Mike Patton (IDA 013)
Fred Frith Stone, Brick, Glass, Wood, Wire (Graphic Scores) with International Occasional Ensemble... (IDA 014 - doubledisc)
Giovanna Marini Requiem soloists, with choir and orchestra (IDA 015)
Angelica ‘98 compilation Coro delle Mondine di Correggio, Aleksander Kolkowski & Media Luz, acco land Ossatura, Edoardo Ricci + Eugenio Sanna graffi di gatto e urla di cani, Specchio Ensemble Ash-can School, Greetje Bijma + Louis Andriessen Grand Duo, Rüdiger Carl + Hans Reichel Buben plus, Quartetto Vocale Giovanna Marini Partenze, ... (IDA 017)
i dischi di angelica via Fioravanti 14 40129 Bologna t +39 051 374877 f +39 051 379353 e: angelica@iperbole.bologna.it distributed by ReR MEGACORP 79 Beulah Rd Thornton Heath CR7 8JG Uk f +44 181 771 3138 e: megacorp@dial.pipex.com distributed in Italy by Megatalogo via della Fortezza 10 19038 Sarzana (SP) t+f +39 0187 627893 e: megatalogo@tamnet.it Nuova ADN via Decembrio 26 20137 Milano t +f +39 02 55195174 Disfunzioni Musicali via degli Etruschi 4/14 00185 Roma t +39 06 4461984 f +39 06 4451704 Demos via S. Sebastiano 20 80134 Napoli t +39 081 459021 f +39 081 296892 in Bologna by Underground via Malcontenti 11/A 40121 Bologna t +39 051 234047 f +39 051 234085 Nannucci via Oberdan 7 40125 Bologna t +39 051 237337 f +39 051 6012246 Link Infoshop via Fioravanti 14 40129 Bologna t +39 051 370971 f +39 051 370972 e: shop@linkproject.org
first edition, 5-9 june 1991 Mary Iqaluk / Nellie Echaluk Giochi Vocali Inuit, Joseph Racaille / Daniel Laloux, Quartetto Vocale Giovanna Marini, Tom Cora, Caterine Jauniaux, Shelley Hirsch / David Weinstein, Lol Coxhill The Inimitable, Carles Santos, Phil Minton / Veryan Weston, Ernst Reijseger, Laboratorio Musica & Immagine, Mike Westbrook Orchestra Big Band Rossini.
second edition, 27 may-4 june 1992 Popoli Dalpane Ensemble, Looping Home Orchestra, Lindsay Cooper + l'Orchestra del Teatro Comunale di Bologna, Stefano Scodanibbio, Gianni Gebbia, Fred Frith, Lindsay Cooper, Lars Hollmer, Gruppo Ocarinistico Budriese, Que de la gueule, Workshop + Concerto directed by Fred Frith.
third edition, 13-18 may 1993 Riciclo delle Quinte ospite Wolter Wierbos, All Dax(ophone) Band, Dietmar Diesner, Peter Kowald, Wolter Wierbos, Butch Morris, Steve Beresford, Hans Reichel, Tom Cora, Han Bennink, Butch Morris Conduction 31 (con Hans Reichel, Dietmar Diesner, Wolter Wierbos, Han Bennink, Steve Beresford, Peter Kowald, Tom Cora), The Goose, Vibraslaps, Butch Morris Conduction 32 with Eva Kant ensemble
fourth edition, 24-29 may 1994 Ferdinand Richard Arminius, Paolo Grandi Le Terre Silenziose guest Ouassini Jamal, Guy Klucevsek, Stefano Scodanibbio / Rohan de Saram, Bob Ostertag Say No More, Holly Small / Bill Coleman / Laurence Lemieux / John Oswald, Ain't Nothin' But A Polka Band Polka From The Fringe, Fred Frith / John Zorn / John Oswald / Bob Ostertag / Mark Dresser / Phil Minton / Gerry Hemingway, Stephen Drury plays Carny of John Zorn, Ecoensemble conducted by Franco Sebastiani plays Angelus Novus of John Zorn, Orchestra del Teatro Comunale di Bologna conducted by Stephen Drury + Franco Sebastiani plays For Your Eyes Only of John Zorn, Camelot of Claudio Scannavini + Orchestral Tuning Arrangement of John Oswald + Linda Catlin Smith, Stefano Scodanibbio plays Endurance of Fred Frith, Ensemble from ‘Band Is Woman’ conducted by Franco Sebastiani plays Acupuncture of John Oswald, Ensemble EVA KANT plays Pacifica of + conducted by Fred Frith
fifth edition, 2-7 may 1995 Jon Rose / Otomo Yoshihide Budget Shopping; N.O.R.M.A. guests Chris Cutler, Phil Minton; Oban Sax Quartet; Lol Coxhill Before My Time; Phil Minton / Veryan Weston Ways Past; Maarten Altena Ensemble Songs & Colours; Rova; Specchio Ensemble; Heiner Goebbels Die Befreiung des Prometheus; Orchestra del Teatro Comunale di Bologna conducted by Peter Rundel plays Suite für Sampler und grosses Orchester of Heiner Goebbels; Impro Notte with
Bruce Ackley, Steve Adams, Steve Beresford, Domenico Caliri, Mike Cooper, Lol Coxhill, Chris Cutler, Giorgio Fabbri Casadei, Edoardo Marraffa, Luigi Mosso, Larry Ochs, Jon Raskin, Jon Rose, Pat Thomas, Roger Turner, Otomo Yoshihide, Vincenzo Vasi, Stefano Zorzanello
sixth edition, 7-11 may 1996 Guus Janssen, Orchestra del Teatro Comunale di Bologna conducted by Ernst van Tiel plays Passevite and Keer of Guus Janssen, Concerto per sassofono e orchestra (soloist Ed Boogaard) and Onderweg of Misha Mengelberg, Palinckx, Misha Mengelberg, Carlo Actis Dato, Henneman String Quartet, Guus Janssen Septet, Michel Waisvisz Operation LiSa, Tristan Honsinger This, That and the Other, Tristan Honsinger, Janssen/Glerum/Janssen, Misha Mengelberg Pollo di Mare
seventh edition, 6-11 may 1997 Otomo Yoshihide Memory Disorder, Trio Magneto, Tanaka Yumiko Gidayu Shamisen Solo, Ground-Zero Revolutionary Pekinese Opera+Play Standard, Diane Labrosse+Martin Tetrault Parasites’ Paradise, Stock, Hausen & Walkman Child Bearing Hits, Vakki Plakkula, Bob Ostertag, Tornando Menù, Chris Cutler p53, Tenko+Ikue Mori Death Praxis, Jean Derome+René Lussier Les Granules, Dagmar Krause+Marie Goyette, Zygmunt Krause The Last Recital, Orchestra del Teatro Comunale di Bologna conducted by Pedro Alcalde + Franco Sebastiani plays Orchestral Tuning Arrangement of John Oswald / Linda Catlin Smith, Folk Music of Zygmunt Krause, Classic of John Oswald, Short Cut no.1 for orchestra+no.2+no.3 of Marie Goyette, Mike Patton+Bob Ostertag+Otomo Yoshihide House of Discipline; Impro with: Chris Cutler, Jean Derome, Marie Goyette, Uchihashi Kazuhisa, Diane Labrosse, René Lussier, Ikue Mori, Bob Ostertag, Mike Patton, Mirco Sabatini, Andrew Sharpley, Tenko, Martin Tetreault, Matt Wand, Otomo Yoshihide
eighth edition, 11-17 may 1998 Coro delle mondine di Correggio, Stephen Drury (Frederic Rzewski), Lucia Bova + Luca Sanzò (Fernando Mencherini, Franco Donatoni, Lucio Garau), Aleks Kolkowski & Media Luz My Garden Makes Me Glad, acco land (Lucio Garau, Franco Donatoni, Mario Pagliarani), Gino Robair Singular Pleasures, Ossatura, Fausto Bongelli + Massimo Mazzoni (Giacinto Scelsi, Fernando Mencherini, Franco Donatoni), Edoardo Ricci + Eugenio Sanna graffi di gatto e urla di cani, Specchio Ensemble Ash-can School, Sonia Turchetta + Rocco Filippini + Oscar Pizzo (Salvatore Sciarrino Vanitas), Greetje Bijma, Louis Andriessen + Greetje Bijma Gran Duo, Rudiger Carl + Hans Reichel Buben plus, Quartetto Vocale Giovanna Marini Partenze - vent’anni dopo la morte di Pier Paolo Pasolini, Orchestra del Teatro Comunale di Bologna conducted by Stephen Drury soloist Gary Gorczyca (Fernando Mencherini, Louis Andriessen, Franco Donatoni, Lucio Garau, Paolo Grandi, Olivia Bignardi). Impro: Rudiger Carl, Hans Reichel, Aleks Kolkowski, Elio Martusciello, Maurizio Martusciello, Edoardo Ricci, Eugenio Sanna, Fabrizio Spera, Gino Robair, Fabrizio Puglisi, Guglielmo Pagnozzi, Luca Venitucci, Matt Wand.