AngelicA 20 - Festival Internazionale di Musica - 2010

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Festival Internazionale di Musica ventesimo anno momento maggio

BOLOGNA LUGOยบ MODENAยบ 4 >8 + 12 >15 + 17 + 21ยบ>22ยบ + 30 Maggio 2010

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AngelicA t

Direzione artistica e organizzativa: Massimo Simonini Amministrazione e organizzazione: Sandra Murer Segreteria organizzativa: Eleonore Grassi Ufficio stampa: Andrea Ravagnan, Francesca Ceccolini Distribuzione “i dischi di angelica”: Andrea Martinelli Immagine e progettazione grafica: Massimo Golfieri Produzione: Davide Rossi Assistente alla produzione: Alessandro Bocci Documentazione sonora: Massimo Carli, Roberto Monari Tecnici del suono: Dino Carli, Massimo Carli, Enrico Dall’Oca, Roberto Monari Luci: Francesco Carta Documentazione fotografica: Massimo Golfieri, Gianni Gosdan Corrispondente estero: Tanos Papanikolaou Traduzioni: Daniela Furini Speciali ringraziamenti a Francesca Bruni e Ivana Calvi Progetto grafico e impaginazione catalogo: Concetta Nasone, Massimo Golfieri Stampa: Grafiche Morandi - Fusignano (RA) 2


Luoghi t

• Aula Magna di Santa Lucia via Castiglione 36, Bologna • Basilica di Sant’Antonio da Padova via Jacopo della Lana 2, Bologna • Teatro San Leonardo via San Vitale 63, Bologna • MAMbo - Museo d’Arte Moderna di Bologna via Don Minzoni 14, Bologna • Arena del Sole via Indipendenza 44, Bologna • Teatro Rossini Piazzale Cavour 17, Lugo (Ra) • Teatro Comunale Luciano Pavarotti di Modena Corso Canalgrande 85, Modena • Teatro Auditorium Manzoni via De’ Monari 1, Bologna

Info t

• AngelicA via Gandusio 10, Bologna t 051.240310 info@aaa-angelica.com

dischi@aaa-angelica.com

www.aaa-angelica.com

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Introduzione

5 maggio mercoledì ore 21.30 Basilica di Sant’Antonio da Padova Bologna 7 maggio venerdì ore 18.30 MAMbo-Museo d’Arte Moderna di Bologna Bologna

12 maggio mercoledì ore 21.30 Teatro San Leonardo Bologna 4

6 } Massimo Simonini CLIMA

4 maggio martedì ore 18.30 + ore 21.30 Aula Magna di Santa Lucia Bologna

14 } Bernard Parmegiani IL CIELO DELL’ARTE, L’UNIVERSO DEI SUONI

22 } Liuwe Tamminga

6 maggio giovedì ore 21.30 Teatro San Leonardo Bologna

28 } Henry Threadgill & Zooid

32 } Charles Curtis + Carol Robinson + Bruno Martinez NALDJORLAK I, II, III

8 maggio sabato ore 21.30 Teatro San Leonardo Bologna

36 } Enzo Porta LA LONTANANZA NOSTALGICA UTOPICA FUTURA

46 } Ganesh Anandan + Hans Reichel SHRUTIDAX

13 maggio giovedì 52 } Radu Malfatti + Lucio Capece ore 21.30 Teatro San Leonardo 56 } Ensemble LOOS Bologna

50 } Arturas Bumšteinas WORKS AND DAYS ENSEMBLE

40 } Jon Rose PALIMPOLIN

DE TRAGISCHE HANDELING - ATTO TRAGICO


+ Johannes Bauer + Helmut “Joe” Sachse + Uwe Kropinski DOPPELMOPPEL

17 maggio lunedì ore 21.30 Arena del Sole Bologna 21 maggio venerdì ore 21.00 Teatro Rossini Lugo 22 maggio sabato ore 21.00 Teatro Comunale Luciano Pavarotti Modena

72 } John Zorn ESSENTIAL CINEMA 78 } Arto Lindsay 4 SKIES

15 maggio sabato 68 } Lol Coxhill + Mike Cooper + Roger Turner ore 21.30 THE RECEDENTS Teatro San Leonardo Bologna 30 maggio domenica 84 } Giovanna Marini + Coro Arcanto ore 20.30 DENTRO E FUORI AL PENTAGRAMMA Teatro Auditorium Manzoni Quartetto Vocale Giovanna Marini Bologna

LA TORRE DI BABELE PENSIERI

14 maggio venerdì 60 } Christine Sehnaoui Abdelnour ore 21.30 + Pascal Battus Teatro San Leonardo 64 } Conny Bauer Bologna

94 } 100 } 104 } 106 } 110 } 112 } 116 } 122 } 128 }

Giampiero Cane Gino Dal Soler Helmut Failoni Libero Farnè Gianni Gherardi Giordano Montecchi Walter Rovere Andrea Ravagnan Massimo Golfieri

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CLIMA di Massimo Simonini ttt

Il caso vuole che mentre AngelicA compie 20 anni (1991>2010) il clima cittadino, ma si potrebbe dire complessivo, vive una crisi forse storica, e, anzichè ricevere regali particolari, come ci si aspetterebbe durante gli anniversari, ci si ritrovi a chiedere le stesse cose con le solite difficoltà, o, meglio, difficoltà amplificate, ma come sappiamo importante è perseverare. C’è il problema del clima, ci sono problemi climatici. Ci sono problemi di ambientazione, di ambiente. Il clima ci condiziona? Noi influenziamo il clima? C’è un reciproco condizionamento. I pensieri arrivano, giungono a noi, qualche volta li fabbrichiamo, sono terribili e meravigliosi, ci rendono stabili e instabili, sono nuvolosi e solari. Ho pensato, forse in un momento di follia, o di particolare trascendenza (?), che questi pensieri influenzano il clima: come se la somma degli umori di tutti comporti delle cose, delle condizioni climatiche disastrose e incandescenti, inondanti, ma anche paradisiache e trasparenti dove si vede (o si intravede) di più di quello ai quali si è abituati e si apra qualcosa che ci permette di trovare soluzioni; non è immaginazione, è un fatto concreto, così concreto che si tocca, che ci tocca. 6


20 anni sono un evento, considerando anche il contesto nel quale è nata questa esperienza e la forza con la quale si è battuta per costruire qualcosa che non fosse solo un semplice festival, ma un insieme di idee che potessero generare un cambiamento culturale e musicale: attraverso formule innovative si è cercato di parlare di musica che si ha poca occasione di ascoltare e di presentarla in quei luoghi dove regnava (in qualche caso ancora regna) il “genere” musicale. Pensiamo che un punto fondamentale della crescita di questa realtà sia un luogo dedicato alla musica con tutte quelle caratteristiche che riguardano il fare musica OGGI. A Bologna non esiste uno spazio con questo orientamento e AngelicA si è candidata a gestire un luogo, un teatro, che possa essere un punto di riferimento e di coordinamento per tutte le associazioni che si occupano di ricerca. Inoltre resta aperto il discorso di Aterforum, festival affine “ospitato” da AngelicA nel 2009 che potrebbe diventare una opportunità per Bologna e per la regione, perché tutto si potrebbe trasformare in un vero centro per la musica con diversi curatori e musicologi con forte risonanza a livello nazionale e internazionale.

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Pensiamo, come già realizzato in passato, a progetti di dimensione europea e internazionale che possano richiamare il pubblico, non tanto per la “star” presente nel programma, quanto per l’originalità e l’accostamento di quegli elementi che fanno di un festival, o di un evento, un progetto vivo che non si limita a invitare un musicista, o un ensemble, ma richiede a questo di mettersi in gioco attraverso una proposta originale, mai esplorata prima di quel momento, e con una attenzione particolare alle realtà della città che sono in estrema difficoltà nell’uscire dalla loro dimensione di provincia. Cambiamo ancora una volta forma collegandoci ad altri progetti in corso tra febbraio e giugno. Una stagione AngelicA – 20 anni di storia, 20 anni di ricerca, che si estende lungo l’arco di 5 mesi trovando il suo culmine tra il 4 e il 30 maggio 2010 nel suo classico “Momento Maggio”. Siamo partiti dal cinema per parlare di musica di ricerca. 8


C’è bisogno di ecletticità, se possibile dominata da ispirazione che contempla le possibilità espressive come ragioni d’essere, come cambiamenti, come ri-orientamento. Viviamo nella varietà. In mezzo a questo mare ogni tanto arriva un’onda che ci lava, che diventa una nuova corrente (anche culturale) che poi viene consumata; ogni tanto arriva qualcosa più grande di noi che ci fa lavorare, che non comprendiamo pienamente, che ci fa crescere. Tutti partecipano.

Il risultato è un programma ultra eclettico, quasi come se ogni giorno ci si ritrovi a un festival diverso. Un programma che si estende in molteplici direzioni tutte legate alla ricerca. AngelicA offre una visione sul contemporaneo unica, come se vari festival di musica dagli orientamenti diversi (classico contemporaneo, jazz contemporaneo, minimale, ricerca, sperimentazione, improvvisazione) si fossero uniti per celebrare questo evento. E’ tradizione AngelicA sviluppare un discorso legato ai contesti e alla loro nuova ed eventuale scoperta quando le cose non sono come erano previste, quando non vengono vissute nei modi abituali. Cosa succede se ci si sposta per un concerto di musica elettronica su 8 canali, 9


con Bernard Parmegiani (classe 1927) alla proiezione del suono, nell’Aula Magna di Santa Lucia, a uno di organo nella Basilica di Sant’Antonio da Padova (con musiche di Olivier Messiaen e Arvo Pärt), per poi arrivare a MAMbo per un concerto, dal carattere essenziale, di musiche di Eliane Radigue, e si fa una sosta al Teatro San Leonardo con tante variazioni sul tema da Enzo Porta a Lol Coxhill, e si passa dall’Arena del Sole con il “cinema essenziale” di John Zorn al Teatro Rossini di Lugo e al Teatro Comunale Luciano Pavarotti di Modena con Arto Lindsay e le sue canzoni per orchestra, e poi al Teatro Auditorium Manzoni per una maratona Giovanna Marini? Quale pubblico si incontra? Quali scambi contengono questi processi? Sono domande alle quali un festival sensibile risponde, se si parla di musica d’arte e non di semplice intrattenimento. Questo è il passo, l’impronta di AngelicA, che prosegue giorno dopo giorno nel presentare musiche di autori che hanno costruito il presente musicale e altri, sconosciuti al grande pubblico, che partecipano alla musica del ventunesimo secolo. 10


Un piano sequenza lungo vent’anni, alla ricerca di nuovi orizzonti, in termini musicali, certamente, ma con tutto ciò che questa prospettiva implica in termini sociali, di rinnovamento di idee e di modi di vivere la musica. Abbiamo chiesto ad alcuni amici-critici che abitano Bologna (e che hanno vissuto e visto AngelicA crescere con i suoi alti e bassi) un ricordo, un intervento, su questi 20 anni; li ringraziamo di cuore per il loro pensiero. Andrea Ravagnan, del nostro ufficio stampa ma soprattutto giovane voce che cerca e racconta della musica, presenta un altro punto di vista su questa avventura. Massimo Golfieri, curatore dell’immagine, con carattere fluviale illustra la sua storia con AngelicA. Caro Mario (Mario Zanzani, direttore di AngelicA; 30-6-1948 > 13-5-2007) ogni sforzo porta qualcosa che va oltre noi stessi, e la fatica espressa in tanti momenti ci ha regalato più luce. 11


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concerti


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4 maggio martedì ore 18.30 + ore 21.30 Aula Magna di Santa Lucia Bologna

Bernard Parmegiani (Francia) * ∆ IL CIELO DELL’ARTE, L’UNIVERSO DEI SUONI Col favore del buio incontra AngelicA

ore 18.30 Bernard Parmegiani (Parigi 1927) La Création du monde (1984): Lumière Noire: Moins l’infini; Instant O; Première forces-premières formes Métamorphose du vide: Lumière; Jeux de configurations; Échos / mélopée Signe de vie: Cellules; Aquatisme; Polyphonie; Expression 1; Expression 2; Réalité

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»» ore 21.30

saluti di Maura Pozzati, Assessore alla Cultura Provincia di Bologna e Flavio Fusi Pecci, Direttore INAF-Osservatorio Astronomico Bologna; e una conversazione tra Arte e Astronomia con Gianfranco Maraniello, Direttore MAMbo e Fabrizio Bonoli, Direttore Museo della Specola

De Natura Sonorum (1975): première série: Incidences / résonances; Accidents / harmoniques; Géologie Sonore; Dynamique de la résonance; Étude élastique; Conjugaison du timbre deuxième série: Incidences / battements; Natures éphémères; Matières induites; Ondes croisées; Pleins et déliés; Points contre champs Bernard Parmegiani direzione sonora e spazializzazione musiche di Bernard Parmegiani

*prima italiana

∆ concerto presentato da

AngelicA e Provincia di Bologna-Servizio Cultura e Pari Opportunità, in collaborazione con Università di BolognaDipartimento di Astronomia e INAF-Osservatorio Astronomico di Bologna, per Col favore del buio 2010 nell’ambito dei progetti culturali sostenuti da Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna e Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna; con la partecipazione di Culturesfrance, in collaborazione con BCLA -Délégation culturelle / Alliance Française di Bologna

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}}} Creation du monde - Nessuno ha mai veramente visto il mondo, se non ha sognato ciò che ha visto. Nel fantasticare di un momento solitario, che rende più acuta la solitudine del sognatore, due stati di profondità si incontrano e riecheggiano l’uno contro l’altro. I riverberi viaggiano avanti e indietro tra la profondità dell’esistenza del mondo e l’esistenza profonda del sognatore stesso. Il Mondo è talmente maestoso che niente altro accade in esso. Il Mondo riposa nella propria tranquillità. Gaston Bachelard, Rêveries et Cosmos

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Lumière Noire. Il sognatore del mondo cade nelle proprie profondità, nello sforzo di raggiungere il proprio punto di origine. Luce nera, una fermentazione di energie latenti e incommensurabili, senza coscienza di alcuna strategia. Chimica irrisolta. Fogli liquidi attraversati dal più essenziale tra gli elementi. L’eco dentro l’eco aumenta lo spazio esponenzialmente. Tutto è pronto per cominciare… L’inizio del movimento rappresenta la fase più oscura dell’evoluzione cosmica. Il fantasticare musicale è ispirato da ciò che precede quello che gli astrofisici chiamano Big Bang. L’assenza di tonalità che caratterizza gran parte del materiale sonoro in Lumière Noire


è dovuta all’uso di rumori bianchi, ovvero di suoni la cui massa contiene, in teoria, tutte le frequenze che possono essere accumulate statisticamente. La scelta di questi suoni non processati, trattati come flussi improvvisi, o ripetuti con sempre maggior forza, corrisponde, nel mio immaginario, ai fenomeni più suggestivi e concretamente indescrivibili. Nella fase seguente, un mero accenno di organizzazione dà origine a forze divergenti e convergenti, a una dinamica della materia che emerge e poi evolve verso forme ancora fragili e costantemente infruttuose. Infine, suoni che vanno da toni medi ad alti suggeriscono i primi spiragli di luce. Métamorphose du vide. Qualcosa cambia e diventa forma, calore, luce, movimento, vibrazioni corpuscolari anarchiche. Tutto diventa energia d’esistenza. La luce fa sentire la sua presenza in un lungo continuum di vibrazioni sempre più compatte, che diventano grumi di suoni. Questi strati sonori, che vengono a loro volta dilatati o contratti, generano brevissimi effetti di colore. In seguito a questo graduale e continuo riempimento di un vuoto, la fine del movimento annuncia i segni di luce che rappresentano il culmine di queste trasformazioni lente e prolungate. Signe de vie. Un pianeta – il nostro pianeta – emerge e una logica vitale si organizza 17


attorno ad esso. Da ameba a (neo-nato) uomo tutto è un chiaro segno di vita, l’interazione di tutti gli elementi della trasformazione. Il materiale sonoro diventa più concreto. Il respiro ripete la sua spinta primordiale, per poi assestarsi in una forma di esistenza basata su uno scambio reciproco con l’ambiente circostante. L’acqua genera micro-melodie usando forme ripetitive. Lo stesso processo si applica al regno animale e vegetale. Divisioni proliferanti generano ulteriori divisioni, finché in ultimo la nostra stessa realtà può essere dedotta dalla realtà musicale e sonora di questa “creazione”. Il processo qui delineato non è quindi quello descritto nel Libro della Genesi. Le parole che descrivono fenomeni astrofisici sono così suggestive da stimolare l’immaginazione musicale e da sostenere una fantasia cosmogonica come questa. Niente stimola una simile fantasia come una visione acusmatica della Creazione.

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}}} De Natura Sonorum - L’istantaneità dell’effimero, la mobilità e mutevolezza della ripetizione: questi sono i temi che hanno stimolato la nascita di una dozzina dei miei lavori, da Violostres (1963) a Pour en finir aver le pouvoir d’Orphee (1974). Con De Natura Sonorum ho dato inizio ad un nuovo periodo. Dopo aver sperimentato la relazione tra il materiale sonoro e la forma, mi sono interessato alla scrittura stessa dei


suoni (suoni il cui inchiostro, per così dire, proviene da materiali che cerco di combinare e porre in contrasto per osservare la loro natura). In questo modo una contraddizione dialettica emerge dal contrasto tra un suono naturale e vivo (che si trova in natura) e un suono artificiale. Questa musica, che è volutamente “più generica possibile” passa attraverso una costante metamorfosi, scavando il proprio letto, grazie ad una serie di induzioni che generano l’artificiale dal naturale. L’ascoltare questa transizione costante tra uno stato e l’altro ci dice niente sulla natura del suono? La prima serie è composta da cinque movimenti, la maggior parte dei quali mette suoni elettronici, strumentali e, più raramente, suoni concreti, in relazione gli uni con gli altri, di solito a coppie. Bernard Parmegiani

Bernard Parmegiani, francese classe 1927, è tra i pionieri della ricerca sulla musica concreta, cresciuto fianco a fianco a un maestro come Pierre Schaeffer. Ha fatto musica per la televisione, la radio, la pubblicità e il teatro. E per gli spazi pubblici: noto ai passeggeri di tutto il mondo è il segnale sonoro dell’aeroporto Charles de Gaulle di Parigi.

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5 maggio mercoledì ore 21.30 Basilica di Sant’Antonio da Padova Bologna

Liuwe Tamminga

(Olanda)

ØΩ

Olivier Messiaen (1908-1992) Le Banquet Céleste, Méditation pour la fête du Saint-Sacrement (1926) Combat de la mort et de la vie (da Les Corps Glorieux, 1939) Arvo Pärt (1935) Trivium (1976) Pari intervallo (1980) Olivier Messiaen Prière après la Communion (da Livre du Saint Sacrement, 1984)

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Les Bergers (da la Nativité du Seigneur, 1935) Desseins éternels (da la Nativité du Seigneur, 1935) Les enfants de Dieu (da la Nativité du Seigneur, 1935) Les mages (da la Nativité du Seigneur, 1935) Dieu parmi nous (da la Nativité du Seigneur, 1935) Liuwe Tamminga organo musiche di Olivier Messiaen, Arvo Pärt Ø con la partecipazione di Associazione Musicale Fabio da Bologna

Ω in collaborazione con

l’Ambasciata del Regno dei Paesi Bassi a Roma

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Olivier Messiaen fu il compositore più autorevole a scrivere, nel ventesimo secolo, musica per organo. Il suo legame con lo strumento ebbe inizio già dall’apprendistato con Marcel Dupré. Nel 1931 divenne organista della Chiesa della Santa Trinità a Parigi, ruolo che svolse, per sessantun anni, fino alla morte nel 1992. A vent’anni scrisse Le banquet céleste, oggi entrato nel repertorio organistico. Questa composizione mostra già l’uso dei “modi a trasposizione limitata”, che diverranno uno dei tratti più caratteristici della scrittura di Messiaen, così come i ritmi palindromi, che egli stesso definiva “ritmi non retrogradabili”. La sua composizione organistica più celebre fu senza dubbio La Nativité du Seigneur, scritta a Grenoble tra il 1935 e il 1936: qui si ritrovano gli elementi più tipici del suo linguaggio, dall’impiego della metrica greca all’uso dei ritmi antichi dell’India. }}}

Rare sono state le occasioni a Bologna in cui siano state eseguite le poche opere per organo solo di Arvo Pärt. Nel 1990, in occasione del sesto centenario della Basilica di San Petronio, fu invitato a scrivere due brani per doppio coro e due organi antichi (presenti nella Basilica e costruiti da Lorenzo Giacomo da Prato nel 1475 e da Baldassarre Malamini nel 1596). Per l’occasione Pärt dovette tenere 24


in considerazione alcune caratteristiche specifiche di questi organi. Nacquero così Beatus Petronius e Statuit ei Dominus, per i quali Pärt utilizzò canti fermi antichi, scritti all’inizio del Cinquecento per la festa di San Petronio, estratti dai corali che si trovano nel Museo della Basilica. Liuwe Tamminga, organista di origini olandesi, è considerato uno dei massimi esperti del repertorio italiano del Cinque-Seicento. È organista titolare alla Basilica di San Petronio a Bologna.

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6 maggio giovedì ore 21.30 Teatro San Leonardo Bologna

Henry Threadgill & Zooid

(Stati Uniti)

Henry Threadgill sax alto, flauto; José Davilla trombone, tuba; Liberty Ellman chitarra; Stomu Takeishi basso acustico; Elliot Kavee batteria musiche di Henry Threadgill

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Henry Threadgill (sassofonista, flautista, compositore, bandleader) è nato a Chicago nel 1944. Il suo nome è nella schiera dei fondatori dell’AACM (Association for the Advancement of Creative Musicians) al fianco di Muhal Richard Abrams. Autore di spicco della scena jazzistica d’avanguardia, si è sempre mosso in modo imprevedibile e zigzagante. Onnivoro, si nutre da varie fonti e raccoglie le più diverse influenze, dalla musica occidentale accademica a quella classica indiana, dalle bande musicali al blues, riconoscendo il ruolo di alcuni capostipiti della vicenda jazzistica, da Ornette Coleman a Sam Rivers: “Faccio musica, punto e basta”, dice Threadgill. “Musica orchestrale europea. Musica religiosa americana, bianca e nera. Marce. Tutti i tipi di musica, punto e basta. Tutta quanta. Qualsiasi cosa”. Il nuovo disco che Threadgill presenta assieme al suo gruppo Zooid, This Brings Us To, Vol. I (pubblicato da PI Recordings), è stato eletto disco dell’anno nel 2009 dalla rivista specializzata tedesca «Jazz Thing» e segna il ritorno di Threadgill in studio dopo quasi un decennio d’assenza, durante il quale ha continuato a sviluppare le sue idee sulla musica. }}}

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Qui le composizioni sono costruite seguendo cellule di intervalli – ciascuna delle quali viene assegnata a uno dei membri del gruppo – composte di tre note: ogni musicista è libero di muoversi all’interno di questi intervalli, creando melodie e contrappunti. Con questo sistema si offre la cornice per un dialogo aperto tra i componenti di Zooid, spingendo i musicisti alla ricerca di sempre nuove soluzioni improvvisative.

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7 maggio venerdì ore 18.30 MAMbo Museo d’Arte Moderna di Bologna Bologna

Charles Curtis + Carol Robinson + Bruno Martinez NALDJORLAK I, II, III (Stati Uniti, Stati Uniti/Francia, Francia) * () § Éliane Radigue (1932) Naldjorlak I, II, III (2005-2008) Charles Curtis violoncello; Carol Robinson corno di bassetto; Bruno Martinez corno di bassetto musiche di Éliane Radigue

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Il misterioso potere dell’infinitesimale - È nell’iridescenza di questi granelli di sabbia che scorrono lentamente che alcuni musicisti hanno acconsentito a condividere quelle che io chiamo le mie “fantasie sonore”. Io, Carol Robinson, Charles Curtis e Bruno Martinez abbiamo appena completato la terza parte di Naldjorlak. Con i loro strumenti, violoncello e corni di bassetto, hanno esplorato insieme questo sottile, delicato mondo sonoro modellato dal respiro, e le pulsazioni, i battiti, i mormorii e la ricchezza delle armoniche naturali da esso irradiate. Gli strumenti vengono accordati quasi all’unisono, con solamente un minuscolo intervallo, per lasciare maggior libertà ai respiri, ai battiti, alle pulsazioni, ai mormorii, ai suoni sostenuti. E, soprattutto, la meravigliosa esperienza di condivisione, con la più sottile affinità, complicità. La gioia di sentire la musica che avevo sognato, e che questi straordinari musicisti suonano per me, mettendovi tutto il proprio talento, il proprio virtuosismo, la propria anima. Che strana esperienza dopo tanto vagare, ritornare a ciò che esisteva già, la perfezione degli strumenti acustici, la ricca e sottile interazione delle loro armoniche, subarmoniche, parziali, solo l’intonazione lasciata a se stessa, elusiva come i colori di un arcobaleno. Semplicemente un ritorno ai miei primi amori, quelli mai dimenticati. Eppure è chiaro che questo lungo viaggio attraverso terre incerte mi ha anche insegnato }}}

*prima italiana

() in collaborazione con MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna

§ con la partecipazione

di Culturesfrance, in collaborazione con BCLA-Délégation culturelle / Alliance Française di Bologna

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a riconoscere con semplicità quello che c’era già, sepolto, nascosto. Che ciò possa condurre ad altro. Nuove avventure, esplorazioni di questo mistero infinito che è la trasmutazione del rumore in suono, del suono in musica e, come per tutte le vere domande, ricevere in risposta solo alcuni “come”, mai un “perché”, lasciando infinita libertà di seguire il proprio cammino, di trovare la propria voce. Pulsazioni, respiri, battiti… Eliane Radigue

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Dopo oltre trent’anni di musica elettronica, Eliane Radigue ha abbandonato il suo adorato sintetizzatore Arp 2500 per dedicarsi esclusivamente alla composizione acustica. Fatto di suoni pulsanti e mormorii, Naldjorlak è pensato come una trilogia, nata dalla stretta collaborazione con tre virtuosi come il violoncellista Charles Curtis e i due corni di bassetto Carol Robinson e Bruno Martinez. La sospensione del tempo, il dialogo con l’eternità, la prossimità al silenzio. Un appello alla contemplazione, e una concentrazione eccezionale… tutto ciò che ha caratterizzato la musica di Eliane Radigue dal 1970 è ora più che mai in rilievo. Eppure Naldjorlak muove verso nuovi orizzonti del suo viaggio musicale, perché con questi tre interpreti ha trovato il modo di avvicinarsi ancora di più alla musica “impalpabile, chimerica” dei suoi sogni. Naldjorlak è stato eseguito in prima assoluta il 24 di gennaio 2009 al Museo di Arte Contemporanea di Bordeaux..


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8 maggio sabato ore 21.30 Teatro San Leonardo Bologna

Enzo Porta LA LONTANANZA NOSTALGICA UTOPICA FUTURA (Italia) Luigi Nono (1924-1990) La lontananza nostalgica utopica futura. Madrigale per più “caminantes” con Gidon Kremer per violino solo e 8 nastri magnetici (1988) Enzo Porta violino; Luigi Finarelli regia del suono musiche di Luigi Nono

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A vent’anni e, il caso vuole, nel giorno dalla sua scomparsa, riproponiamo una delle composizioni più significative del maestro veneziano: La lontananza nostalgica utopica futura, madrigale per più “caminantes” con Gidon Kremer per violino solo e otto nastri magnetici (1988). Non è questa la sede per addentrarci nella vasta produzione teatrale, cameristica e vocale di Nono. Allievo di Gian Francesco Malipiero e di Bruno Maderna, si afferma ben presto come una figura tra le più rilevanti della seconda metà del Novecento. Nella Lontananza il suo pensiero musicale è lontano da ogni soluzione ad effetto: egli ricerca stati d’animo talvolta contemplativi, talvolta struggenti in un’ansia trattenuta ma irresistibile di canto. Il violino si misura con otto nastri magnetici, una polifonia di musica registrata sulla quale l’interprete suona dal vivo – spostandosi tra gli otto o i dieci leggii prescritti – in modo da impersonare il “caminante” del poetico titolo, viandante che ricerca incerto il proprio cammino. In questo lavoro Nono mostra l’uso più sensibile degli strumenti elettroacustici e impiega senza applicare trasformazioni “le rare qualità dei suoni inventati da Gidon”: si creano giochi di riflessi, di intersezioni, di echi tra il violino in scena e il materiale registrato. La Lontananza, uno degli ultimissimi brani di Nono, rende evidente una concezione }}}

*prima italiana

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assolutamente attuale dell’esecuzione musicale: mai uguale a se stessa, intrinsecamente molteplice e specchio di infinte possibilità di ascolto. Questo è reso possibile dal mixaggio live dei materiali sonori presenti nei nastri magnetici creando così percorsi e relazioni tra i suoni, rapporti sempre nuovi con il violino, percorsi attraverso lo spazio e la memoria dell’ascoltatore. “Nastri magnetici come voci di madrigali si accompagnano al violino solista e al live electronic. Voci di tanti caminantes”: così scriveva Nono nel 1988. Al di là delle rilevanti novità della scrittura violinistica, questa opera si pone come una delle vette del pensiero musicale del Novecento. Enzo Porta

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8 maggio sabato ore 21.30 Teatro San Leonardo Bologna

Jon Rose PALIMPOLIN

(Australia)

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Jon Rose violino, archetto interattivo, elettronica musiche di Jon Rose

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L’archetto interattivo per violino: storia, ruolo e potenziale per la musica improvvisata - Qualche tempo dopo l’ultima Era Glaciale, un cacciatore fece ritorno alla propria caverna e, invece di affilare le frecce per la caccia dell’indomani, prese l’arco e iniziò a improvvisare su di esso, usando le proprie dita, un pezzo di legno o un osso. Qualche tempo dopo, preso da un colpo di genio, iniziò a usare quell’arma per far vibrare le corde di un cordofono, un precursore del rebab, la lira, il ravanastron, lo erhu, il kalumbu, il crwth (crotta), il berimbao, il bumbass, la chikara, la viola da gamba e il violino, per citare solo alcuni strumenti di una lunga lista. L’archetto tesse continuamente un motivo, come un grosso ferro da maglia con della lana immaginaria, disegnando forme in transizione, creando una Gestalt astratta – non proprio una condizione sinestetica – ma stabilendo relazioni che non sono tangibili.Il segno è scritto sia sulla bacchetta dell’archetto, che da essa stessa. L’archetto trasuda un proprio linguaggio totemico. Osservando clip di violinisti classici col volume azzerato, è possibile capire quale pezzo viene suonato (o distrutto) sia guardando l’archetto che osservando la mano sinistra. Il roteare dell’archetto è un chiaro segno di attacco sonoro, durata, velocità, tempo, rigore, proiezione acustica, e (all’infuori della musica classica) pulsazione. }}}

*prima italiana

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L’amplificazione confonde facilmente il rapporto: un pedale per il volume può trasformare o invertire l’espressione e funzione che ci si aspetta dall’archetto, e il più leggero suono atonale prodotto dai crini dell’archetto rischia di diventare udibile tanto quanto un energico sforzando ad arco in giù. Ci ho messo un po’ a capire come usare la tensione dei crini dell’archetto come dispositivo di controllo interattivo. Alla fine, ho razionalizzato la questione nel seguente modo. Ho suddiviso la tecnica violinistica in due funzioni di base: la mano sinistra agisce principalmente come manipolatore di toni, mentre la destra è un generatore di toni tramite l’archetto. Ovviamente, la linea che stabilisce l’indipendenza reciproca di ognuna di queste funzioni è mobile. Ho quindi sviluppato una tecnica in grado di gestire le difficoltà specifiche del sistema, soprattutto il peso e l’equilibrio di archetti e fili. Non è stato per niente facile, dato che l’archetto, che era il motore del violino, guidava allo stesso tempo anche il sistema computerizzato. Nel momento in cui reagivo alle azioni del computer suonando qualcosa sul violino, alteravo automaticamente lo stato dell’archetto quindi le informazioni che l’archetto traeva dalla realtà circostante attraverso i sensori e inviava al computer.


Era l’equivalente musicale del principio di indeterminazione di Heisenberg: identificando un momento ed entrandovi, lo si cambia. È possibile per un violinista improvvisatore trovare sul mercato un archetto interattivo? Certo. Sono reperibili non solo archetti da violino, ma l’intera serie di archetti per viola, violoncello e contrabbasso. Il K-bow di Keith McMillen, basato su trent’anni di attività di ricerca e sviluppo condotta non solo da lui stesso ma anche da altri (in particolare Don Buchla), pare destinato a trascendere i confini del ghetto sperimentale per arrivare tra le mani di ogni violinista sufficientemente curioso e audace. Dentro all’archetto in fibra di vetro si trovano due fili avvolti a spirale che funzionano da antenna; questa fornisce dati precisi sulla posizione dell’archetto rispetto ad un emettitore inserito sotto alla tastiera. Nel tallone dell’archetto è presente un accelerometro a tre assi (x, y, z). Un sensore di pressione ad alta precisione è in grado di misurare la pressione sull’impugnatura dell’archetto, e permette di passare da un’applicazione all’altra in maniera ottimale. L’archetto è anche dotato di un resistore sensibile alla pressione che misura lo spostamento dei crini.

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Complessivamente, sette flussi di informazione ad alta qualità vengono trasmessi in maniera continua via Bluetooth dai dispositivi di controllo al computer. L’archetto è perfettamente equilibrato e pesa tanto quanto un normale archetto (l’Hyperbow del MIT pesa fino al 30% in più di un normale archetto in fibra di carbonio). Il software stand-alone basato su Max e scritto da Barry Threw permette l’elaborazione del segnale, oltre a sampling, looping e le potenzialità di immersione del suono surround. Non male per un archetto. Jon Rose (per gentile concessione di “Leonardo Music Journal”)

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12 maggio mercoledì ore 21.30 Teatro San Leonardo Bologna

Ganesh Anandan + Hans Reichel SHRUTIDAX (India, Germania) *^ Ganesh Anandan percussioni, shruti stick; Hans Reichel chitarra elettrica, daxophone musiche di Ganesh Anandan, Hans Reichel

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Ganesh Anandan è nato e cresciuto a Bangalore, nel Sud dell’India, dove ha studiato il flauto karnatico sotto la guida di G. Venugopal e il mrdangam con K. K. Parthasarthy. Nel 1976, dopo aver completato gli studi universitari, si è trasferito in Canada dove ha studiato la musica accademica occidentale e ha approfondito attraverso studi etnomusicologici la tradizione musicale del Gamelan. Ha partecipato inoltre a diversi workshop di bodhran e di tar con lo statunitense Glen Velez e di tamburello e tammurriata con l’italiano Carlo Rizzo. Ganesh Anandan è compositore, improvvisatore e creatore di nuovi strumenti, e ha sviluppato una sua tecnica di percussione che ha chiamato Fingerworks. Egli combina la tecnica del tamburello tipica del Sud dell’India, con le tecniche venute da un’estetica legata alla musica contemporanea e popolare. Ganesh Anandan ha trasposto la tecnica della percussione karnatica al tamburello. Nel 1996, con l’aiuto dello scultore e falegname Nicholas Monroe, ha costruito una serie di strumenti di percussione basati sul sistema indiano di 22 intervalli. }}}

Hans Reichel è nato a Hagen, in Germania, nel 1949. Ha realizzato il suo primo disco, Wichlinghauser Blues, nel 1973, per la storica etichetta di ricerca tedesca FMP. Ha inciso principalmente in solo, ma rimangono notevoli le sue performance in duo

*prima italiana

in collaborazione ^ con il Goethe-Institut Mailand

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(tra gli altri, con Rüdiger Carl, Tom Cora e Fred Frith) e in piccole formazioni (tra queste, la September Band, nella quale militano anche la Shelley Hirsch, Paul Lovens e lo stesso Rüdiger Carl). Reichel è anche inventore di diverse chitarre, oltre che del daxophone, strumento ascrivibile alla categoria degli idiofoni a frizione, seguendo la suddivisione classica di Erich von Hornbostel e Curt Sachs. Nel 2009 Ganesh Anandan e Hans Reichel hanno inciso l’album Self Made, per l’etichetta canadese Ambiances Magnétique: definito un incontro tra due inventori di nuovi strumenti, quello tra Anandan e Reichel è anche l’incontro tra due maestri che fondono nel proprio lavoro le esperienze più varie dell’improvvisazione radicale.

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12 maggio mercoledì ore 21.30 Teatro San Leonardo Bologna

Arturas Bumšteinas WORKS AND DAYS ENSEMBLE

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Arturas Bumšteinas pianoforte, elettronica; Ilia Belorukov sax alto, fluteophone, elettronica; Tadas Žukauskas violino; Anton Lukoszevieze violoncello, kanklės; Seth Josel chitarra elettrica, banjo; Saulius Astrauskas percussioni musiche di Arturas Bumšteinas

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(Lituania, Russia, Inghilterra, Germania)


Il Works and Days Ensemble è stato fondato dal compositore lituano Arturas Bumšteinas nel 2009. È formato da un numero potenzialmente illimitato di musicisti internazionali che provano e registrano sotto la direzione di Bumšteinas via internet e si incontrano in diverse combinazioni per eseguire la loro musica dal vivo. Il repertorio attuale dell’ensemble ha origine nelle composizioni elettroniche di Bumšteinas, che vengono reinterpretate, intrecciate e trasformate dalle improvvisazioni dell’ensemble. Ad Angelica, il Works and Days Ensemble si esibirà con un sestetto che raccoglie alcuni tra i più originali interpreti del panorama contemporaneo internazionale. }}}

* prima italiana

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13 maggio giovedì ore 21.30 Teatro San Leonardo Bologna

Radu Malfatti + Lucio Capece

(Austria, Argentina)

Radu Malfatti trombone; Lucio Capece clarinetto basso, sruti box musiche di Radu Malfatti, Lucio Capece

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Radu Malfatti, austriaco, e Lucio Capece, argentino, si sono conosciuti nel 2006, entrambi membri di un sestetto che lavorava in residenza a Vooruit, in Belgio. La loro prima performance in duo, registrata lo scorso 5 luglio a Colonia nell’ambito di una serata dedicata a Luigi Nono, è di prossima pubblicazione per la B-Boim, etichetta storica di Radu Malfatti. }}}

Malfatti rappresenta l’espressione più chiara e forte di quello che è stato definito – in maniera a dire il vero semplicistica – “riduzionismo”. Apprezzato nei tardi anni Novanta da una nuova generazione di improvvisatori, Malfatti ha continuato a lavorare seguendo il proprio percorso, anche quando la silent music era passata di moda. In anni recenti, la musica di Malfatti si è sviluppata attraverso diverse tappe di svolta, sempre con coerenza rispetto alla propria ricerca, e senza cura per le tendenze più in voga. La sua musica sembra meno severa, per certi aspetti, più espressiva, addirittura con alcuni slanci umoristici. Trasferitosi nel Vecchio Continente nel 2002, Capece è entrato in contatto con tutta un’importante scena improvvisativa che coinvolge musicisti come Mika Vainio, Burkhard Beins, Axel Dörner, Rhodri Davies, Toshi Nakamura, Lee Patterson,

* prima italiana

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Werner Dafeldecker, Christian Kesten, Vladislav Delay. La ricerca di Capece si è concentrata in particolare su idee di sviluppo musicale ‘non narrativo’, anche svincolato dall’ambito della silent music, che rimane comunque il campo prediletto. Capece utilizza oggetti quotidiani dei più vari per preparare i suoi strumenti, con l’idea di trasformare gli spazi – e le azioni – della nostra quotidianità, facendoli diventare interpreti principali della creazione musicale.

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13 maggio giovedì ore 21.30 Teatro San Leonardo Bologna

Ensemble LOOS DE TRAGISCHE HANDELING - ATTO TRAGICO (Olanda) *Ω Peter van Bergen piccolo, clarinetto contrabasso, sax tenore; Gerard Bouwhuis pianoforte; Pete Harden basso elettrico; Paul Koek percussioni; Patricio Wang chitarra, basso elettrico; Jan Panis ingegnere del suono musiche di Cornelis de Bondt (1953)

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Atto Tragico non è un’opera scritta per accontentare, sedurre, o, ancor peggio, divertire l’ascoltatore. Non è neanche un tentativo di imitare o descrivere la natura; non è un’espressione – o una cronaca – diretta delle mie emozioni, perché non mi serve la musica per farlo. Tuttavia è vero che le emozioni hanno un ruolo importante nella creazione di ogni opera. E questo vale non solo per le mie, ma per ogni opera d’arte che mi tocca: non è il lavoro in sé a contenere emozioni, a rappresentare emozioni, ma esiste fianco a fianco delle emozioni. Contiene quindi un riferimento alle emozioni, ma si trova sempre a una certa distanza da esse; è sempre un riferimento generico. Si fa l’amore con chi si ama e si piange la morte di una persona assieme alla famiglia e agli amici. L’arte non ha niente a che vedere con tali intime occasioni. La natura lascia una traccia; di fianco, l’arte lascia la sua. La natura dà la vita e toglie la vita; di fianco, l’uomo articola le proprie azioni. Niente di più, niente di meno. Direttamente, come conseguenza di un evento concreto, o indirettamente, in senso generale: allora l’arte non riguarda più quella morte o questo amante, ma la Vita e la Morte. }}}

Cornelis de Bondt (intervista di Frits van der Waa per «Donemus»)

* prima italiana

Ω in collaborazione con l’Ambasciata del Regno dei Paesi Bassi a Roma

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14 maggio venerdì ore 21.30 Teatro San Leonardo Bologna

Christine Sehnaoui Abdelnour + Pascal Battus (Francia) *§ Christine Sehnaoui Abdelnour sax alto; Pascal Battus superfici rotanti, oggetti musiche di Christine Sehnaoui Abdelnour, Pascal Battus

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Christine Sehnaoui e Pascal Battus (francesi entrambi, anche se Christine è di origini libanesi) si sono conosciuti dieci anni fa a Parigi. Dopo aver suonato assieme in diversi gruppi, nel 2008 hanno dato vita a un duo. La loro musica è raccolta nell’album Ichnites, pubblicato dall’etichetta francese Potlatch. }}}

Pascal Battus suona strumenti di sua invenzione, mini-piattaforme rotanti, assemblate con piccole componenti motorizzate provenienti da vecchi Walkman, e usate per far vibrare i diversi oggetti con cui vengono messe in contatto: fogli di carta o cartone, pezzi di plastica, legno o metallo, polistirolo, scatole. Christine Sehnaoui ha sviluppato nel tempo un linguaggio molto personale, indagando le potenzialità del sassofono, dagli intervalli microtonali al registro acuto. L’insieme delle loro sonorità è una miscela affascinante, un vero e proprio attacco ai sensi. Le loro improvvisazioni libere si muovono in ogni direzione, al punto da rendere difficile capire da chi dei due provenga l’emissione sonora: si appropriano del suono con una molteplicità timbrica sintomatica di una profonda conoscenza del fenomeno acustico.

*prima italiana

§ con la partecipazione

di Culturesfrance, in collaborazione con BCLA-Délégation culturelle /Alliance Française di Bologna

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14 maggio venerdì ore 21.30 Teatro San Leonardo Bologna

Conny Bauer + Johannes Bauer + Helmut “Joe” Sachse + Uwe Kropinski DOPPELMOPPEL (Germania) *^ Conny Bauer trombone; Johannes Bauer trombone; Helmut “Joe” Sachse chitarra elettrica; Uwe Kropinski chitarra acustica musiche di Conny Bauer, Johannes Bauer, Helmut “Joe” Sachse, Uwe Kropinski

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Due fratelli; due tromboni e due chitarre, una formazione letteralmente raddoppiata, e senz’altro particolare. Si incontrano quattro tra i musicisti jazz più espressivi dell’ex-Germania Est, virtuosi del proprio strumento alla ricerca di tutti i suoni e le combinazioni possibili. Konrad Bauer, con la sua tecnica multifonica, dà vita a un fiume di idee. Johannes Bauer sviluppa motivi di sfondo aggressivi e tessiture sonore. Joe Sachse si muove lungo le corde con una velocità mozzafiato, e Uwe Kropinski presenta, dal canto suo, una gamma incredibile di elementi percussivi. Questo quartetto ha una carica espressiva che si muove al di fuori di ogni moda attuale. }}}

*prima italiana

in collaborazione ^ con il Goethe-Institut Mailand

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15 maggio sabato ore 21.30 Teatro San Leonardo Bologna

Lol Coxhill SOLO

(Inghilterra)

Mike Cooper SOLO

(Inghilterra)

Roger Turner SOLO

(Inghilterra)

»» THE RECEDENTS Lol Coxhill sax soprano, sopranino, voce; Mike Cooper chitarra, elettronica; Roger Turner batteria, percussioni 68


Nata nel 1982, The Recedents è una delle formazioni più longeve della scena improvvisativa britannica. Un trio inusuale che riunisce il sax soprano di Lol Coxhill, la lap steel guitar e l’elettronica di Mike Cooper, e le percussioni di Roger Turner. Il magazine canadese «Coda» ha scritto dei loro concerti: “Un evento dai toni dadaisti: toglie il fiato, è magico e irriverente, eccentrico sino a raggiungere un’estasi zen”. Una discografia relativamente esigua è sintomatica della difficoltà di fissare su disco la loro creatività imprevedibile: in venticinque anni, il gruppo ha pubblicato solamente due album, se non si considerano alcuni singoli raccolti in compilation, spesso realizzate attingendo all’enorme e preziosa fonte dei documenti live registrati dal gruppo nel corso della lunga carriera. }}}

“The Recedents sono un gruppo senza precedenti. Nessuno prima di loro ha portato a Jazz City qualcosa di simile… La loro è una musica che non scende a mai facili compromessi. Del loro sound si è detto che è come una folle corsa nel mondo dei film horror, della commedia da music-hall, del trash metal, del jazz (quello vero), del delta blues, e dell’avant-garde rock: The Recedents rappresentano il lato squisitamente estroverso della psiche Britannica” (Michael Berry, «Vue Weekly»).

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17 maggio lunedì ore 21.30 Arena del Sole Bologna

John Zorn ESSENTIAL CINEMA (Stati Uniti, Giappone, Brasile) * ∞ Electric Masada: Marc Ribot chitarra elettrica; Jamie Saft tastiere; Trevor Dunn basso elettrico; Joey Baron batteria; Kenny Wollesen batteria, vibrafono; Cyro Baptista percussioni; Ikue Mori elettronica; John Zorn sax alto, direzione musiche dal vivo su film di: Joseph Cornell Rose Hobart (1936) Harry Smith Oz: The Tin Woodman’s Dream (1967) Wallace Berman Aleph (1956-1966) Maya Deren Ritual in Transfigured Time (1946)

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Joseph Cornell Collage #36 (ca 1953) Jean-Luc Godard NIKE ad spot (1989) anteprima mondiale musiche di John Zorn film di Joseph Cornell, Harry Smith, Wallace Berman, Maya Deren, Joseph Cornell, Jean-Luc Godard

*prima italiana

∞una coproduzione

di Regione Emilia - Romagna Assessorato alla Cultura, Cineteca di Bologna e AngelicA, nell’ambito del progetto Jean-Luc Godard: compositore di cinema - integrale delle opere e concerti, febbraio > giugno 2010 In occasione del concerto, pubblicazione della versione italiana del cofanetto “Histoire(s) du cinéma” di Jean-Luc Godard per le Edizioni Cineteca di Bologna

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La passione di Zorn per il cinema è nota: si tratta di passione per la ricerca e per i ricercatori. Dichiaratamente lontano da Hollywood, Zorn continua ostinatamente a portare al grande pubblico film e musiche che altrimenti sarebbero per pochi. Le sue colonne sonore per il cinema sono diventate dei dischi e attualmente, dentro alla sua vastissima discografia, la serie Filmworks è arrivata al volume XXIII. Con questo programma, che comprende il famoso film-spot che Godard fece per la Nike, con le musiche di Zorn, il compositore americano omaggia il cinema di Godard, avvicinandosi idealmente al suo capolavoro, Histoire(s) du Cinema. La sua ormai storica formazione Electric Masada, che lo vede impegnato anche in veste di virtuoso sassofonista, crea le colonne sonore per i film in programma: pellicole storiche d’avanguardia e musica d’oggi. }}}

“Sono sempre stato incuriosito da tutto quello che poteva stupirmi. Cerco sempre di imbattermi in qualcosa che mi turbi, che mi sconvolga, che mi interroghi, qualcosa la cui intensità mi affascina”. John Zorn

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Joseph Cornell, Rose Hobart Rose Hobart è un capolavoro del cinema sperimentale. Cornell si abbandona a una ricostruzione affascinante: il rimontaggio di Est of Borneo, un film di avventure esotiche girato nel 1931 da George Melford. La diva era la conturbante Rose Hobart. Cornell si interessa solo di lei, del suo viso ansioso, preoccupato, e dei movimenti aggraziati del suo corpo. Partendo da elementi filmici preesistenti, il lavoro di Cornell consiste nel riorganizzare il montaggio attraverso la giustapposizione voluta di piani che non coincidono, attraverso un gioco di ellissi e di falsi raccordi, attraverso la successione di bruschi cambi di luogo. Dopo aver visto Rose Hobart, Salvador Dalì si infuriò nei confronti di Cornell, accusandolo di avergli rubato il “suo” concetto. }}}

Harry Smith, Oz: The Tin Woodman’s Dream Pittore, musicologo specializzato nella musica folk americana, Harry Smith si è lanciato a metà degli anni Sessanta nella realizzazione di un lungometraggio di animazione a colori ispirato al Mago di Oz. A causa della mancanza di risorse finanziarie, fu costretto ad abbandonare il suo progetto in corso d’opera. Questo cortometraggio è infatti un collage costruito partendo da un film precedente

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(Film #13: The Approach of Emerald City), al quale è stato aggiunto Film #16, un montaggio di effetti caleidoscopici girato nel 1966. Wallace Berman, Aleph Meditazione sulla vita e sulla morte, Aleph è l’unico film realizzato dall’artista Wallace Berman. Allen Ginsberg, per definire il suo strano mondo ispirato al misticismo ebraico, ha inventato l’espressione “Bop Kabbalah”. Aleph è un collage di immagini direttamente dipinte sulla pellicola, utilizzando una vecchia fotocopiatrice della Verifax. Maya Deren, Ritual in Transfigured Time Regista avanguardista americana di origine ucraina, Maya Deren è la poestessa dei “film da camera”. Questo cortometraggio si assapora come un sogno a occhi aperti in cui la bella Rita Christiani è la diva. Le sequenze si concatenano senza un’evidente logica narrativa, come quella della sensuale scena del ballo, sublime vortice onirico.

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22 maggio sabato ore 21.00 Teatro Comunale Luciano Pavarotti Modena

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21 maggio venerdì ore 21.00 Teatro Rossini Lugo

Arto Lindsay 4 SKIES per voce, orchestra e band (Stati Uniti, Brasile, Italia) # º Arto Lindsay voce, chitarra elettrica Giovanni Di Stefano direttore band: Melvin Gibbs basso elettrico James Hurt tastiere, pianoforte Tony Lewis batteria Marivaldo Paim percussioni Filarmonica Arturo Toscanini


Musiche di Arto Lindsay con Melvin Gibbs, Amedeo Pace, Caetano Veloso, Lucas Santtana, Vinicius Cantuária, e di Al Green, João Donato, Nelson Cavaquinho... Arrangiamenti di Steve Barber (orchestrazione John Mills), Greg Cohen, Peter Scherer, Jun Miyake, Coati Mundi Progetto commissionato da AngelicA

# prima assoluta

º

Una coproduzione di Regione Emilia Romagna - Assessorato alla Cultura, AngelicA, Fondazione Teatro Rossini - Lugo Opera Festival, Fondazione Teatro Comunale di Modena - Festival l’Altro Suono, Fondazione Arturo Toscanini

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È con grande piacere e sorpresa che ho accolto la richiesta inaspettata di cantare le mie canzoni accompagnato da un’orchestra. Devo ammettere che non era un mio sogno, cosa che peraltro non ho mai tenuto nascosta. Forse è per questo che l’idea mi è sembrata così esaltante. Ho scelto varie canzoni sia dal mio repertorio sia dalla musica popolare brasiliana e statunitense. So molto bene quanto sia importante la scelta delle canzoni! Tra la musica per orchestra che mi è più familiare vi sono gli arrangiamenti di Claus Ogerman per album di bossa nova, gli arrangiamenti di Rogério Duprat per i Tropicalistas e quelli di Nelson Riddle per cantanti jazz. E poi sono un avido ascoltatore della musica dei grandi compositori del ventesimo secolo, da Olivier Messiaen a Morton Feldman, da Giacinto Scelsi a Gerard Grisey. Nei miei album più recenti la maggior parte degli arrangiamenti per archi e corni sono stati curati da Stephen Barber, che li svilupperà ulteriormente per questa serie di concerti. Greg Cohen, Jun Miyake, Coati Mundi arrangeranno per la prima volta alcune canzoni per me. E Peter Scherer, mio partner per molti anni negli Ambitious Lovers, completerà la lista degli arrangiatori.

}}}

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La mia band con Melvin Gibbs, James Hurt, Tony Lewis e Marivaldo Paim si esibirà insieme all’orchestra, e l’incontro/scontro di timbri e ritmi costituirà un soggetto a sé stante. Arto Lindsay

}}} Arto Lindsay, per la prima volta impegnato con un’orchestra sinfonica, alla quale si

aggiungeranno ospiti internazionali, presenterà un repertorio di canzoni scritte da lui, e da altri autori, cover inaspettate che fanno parte della storia di questo artista eclettico riarrangiate in occasione di questa nuova commissione. Arto Lindsay ha collaborato con diverse personalità della scena internazionale, pop o di ricerca, da Caetano Veloso (del quale è stato anche produttore e autore) a John Zorn. Questo progetto regionale organizzato da AngelicA Festival, e voluto dall’Assessorato alla Cultura della Regione Emilia-Romagna, continua il percorso di ampliamento (e stimolazione) dei repertori per orchestra, di relazione e coproduzione tra teatri, e di apertura verso musiche e mucisicti che per la prima volta si confrontano con uno “strumento” complesso come l’orchestra, offrendo, se possibile, nuove forme musicali, così necessarie nel clima conservatore che viviamo.

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AngelicA, in una complessa e creativa dimensione di scambio con tutti i partner coinvolti, è riuscita a costruire un progetto originale di risonanza internazionale. Il Progetto si svolge tra Rio de Janeiro, New York, Parma, Lugo e Modena. La speranza è che attraverso questi progetti, processi, ci sia un’apertura, così necessaria in Italia, verso ciò che è contemporaneo e che offra una maggiore armonizzazione tra tradizione e musiche d’oggi, tra conservazione e futuro. Massimo Simonini

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30 maggio domenica ore 20.30 Teatro Auditorium Manzoni Bologna

Giovanna Marini + Coro Arcanto DENTRO E FUORI AL PENTAGRAMMA

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Coro Arcanto Marta Abatematteo, Marisa Anconelli, Elisabetta Beddini, Valerio Bertuzzi, Francesca Bruni, Cristina Cipriani, Simone Contaldi, Giorgio Franceschi, Fabio Galliani, Tonino Gallo, Giuseppe Gasparre, Gloria Giovannini, Valeria Giuliani, Paolo Gorgoni, Federico Margelli, Nicola Mainardi, Marco Martino, Anna Mele, Paolo V. Montanari, Marco Perboni, Claudia Perillo, Antonello Pocetti, Cinzia Russillo, Silvia Salfi, Chiara Stanghellini, Irene Tedeschi, Lorenzo Tedeschi Giovanna Giovannini direttore


selezione di brani per quartetto vocale di Giovanna Marini arrangiamenti per coro di Giovanna Giovannini; preparazione del coro e coordinamento Gloria Giovannini trascrizioni Marco Cavazza Progetto commissionato da AngelicA

»» Quartetto Vocale Giovanna Marini LA TORRE DI BABELE Patrizia Bovi voce; Francesca Breschi voce; Giovanna Marini voce, chitarra; Patrizia Nasini voce musiche di Giovanna Marini

#prima assoluta

≈ in collaborazione con la Stagione del Teatro Auditorium Manzoni diretta dal Maestro Giorgio Zagnoni e con il contributo di Legacoop

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}}} Nata a Roma in una famiglia di musicisti, Giovanna Marini si diploma in chitarra classica al Conservatorio di Santa Cecilia nel 1959 e si perfeziona con Andrés Segovia. All’inizio degli anni Sessanta incontra un gruppo di intellettuali fra cui Pier Paolo Pasolini, Italo Calvino, Roberto Leydi, Gianni Bosio e Diego Carpitella e scopre il canto sociale e la storia orale cantata. Nel 1964 Bella ciao, spettacolo di canto politico e sociale, dato a Spoleto con grande scandalo per un pubblico molto chic e poco abituato, le dà la possibilità di cantare e raccogliere canti popolari in giro per l’Italia, nelle situazioni sempre incandescenti degli anni Sessanta. Partecipa allora alla storia del Nuovo Canzoniere Italiano cantando con i gruppi formati per l’occasione da cantautori politici come Ivan Della Mea, Gualtiero Bertelli, Paolo Pietrangeli, ma anche cantanti contadini come Giovanna Daffini (ne impara l’emissione vocale e il repertorio), il Gruppo di Piadena, i Pastori di Orgosolo con il poeta Peppino Marotto (da cui impara l’arte del racconto, dell’improvvisazione) e da tanti altri cantori e cantastorie a cui deve sempre molto. Con l’Istituto Ernesto De Martino, Giovanna Marini porta avanti la raccolta di canti di tradizione orale e il loro studio e trascrizione, inventando a questo scopo un sistema di notazione musicale. Questo suo lavoro di trascrizione e poi d’arrangiamento le permetterà in seguito di trasportare la memoria


cantata sul palcoscenico. Nel 1974, con un gruppo di musicisti anch’essi provenienti da percorsi non tradizionali, fonda la Scuola Popolare di Testaccio a Roma. È nel 1976 che crea il Quartetto Vocale, che raccoglie in un certo senso tutte le esperienze musicali di Giovanna Marini: ricerca sui canti di tradizione orale, insegnamento, composizione strumentale e vocale, scrittura individuale e collettiva. Giovanna Marini è una voce originale che canta e che ci narra, con uno sguardo talvolta ironico e talvolta di denuncia, dell’Italia, della storia e degli uomini. La sua miscela musicale, che si è inventata, attinge dalla musica popolare, della quale è una ricercatrice esperta, e si fonde con la musica scritta in uno scambio che le arricchisce entrambe. Il sottotitolo della prima edizione di AngelicA era La lingua mi cercava di parole, frase estratta da Lamento per la morte di Pasolini di Giovanna Marini, che era ospite al festival con il suo Quartetto Vocale. Dentro e fuori al pentagramma - La proposta di un terzo progetto Marini mi spaventa molto ma, come, dice Massimo Simonini, ogni volta sono stata spaventata a morte, prima. Il repertorio in greco antico scritto da Giovanna Marini fu il nostro esordio }}}

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nel 2004 e fu accolto dal pubblico con grande calore e da allora il Coro Arcanto esiste. L’incontro con Giovanna Marini, voluto da Mario Zanzani e Massimo Simonini, che fin dall’infanzia tentavo di emulare studiando i suoi difficili brani con la chitarra è stato più di un incontro, è stato un feeling artistico, umano e vocale da subito. Si trattava di Oresteia e Troiane. Poi arrivò la commissione di AngelicA per l’anno successivo, si parlava di un lavoro su Pasolini – era il trentennale della sua morte – e qui, tutta Bologna era con noi per Le Ceneri di Gramsci, opera complessa, composta da Giovanna Marini appositamente per noi. È divenuto il nostro primo disco. Ora l’idea è di eseguire in coro una selezione di brani che fanno parte della storia del grande quartetto vocale di Giovanna Marini e proprio in una serata dove saranno presenti anche loro. La responsabilità non è piccola. L’adattare i timbri di un quartetto di donne straordinarie in ecletticità ed evoluzioni vocali unite alla loro grande sensibilità e intelligenza vocale e intellettuale è una impresa rischiosa. “Siamo una ciurma anemica”, dice una canzone; la nave di un coro di voci nude, orfane della chitarra, con cui Giovanna solitamente accompagna e sottolinea questi brani, siamo solo un coro di uomini e di donne che evocano con forte voce gli stessi brani. Spero che il risultato sia all’altezza, e soprattutto non deluda lei, la compositrice che ha


fatto ballate che sono dei rap in una stretta consonanza con una vocalità popolare della nostra cultura musicale italiana. In questo lavoro ci sarà un’alternanza fra colori gravi e acuti, legati al chi dice, cosa dice e come lo dice; quindi, suddividendo parti maschili per i testi di uomini e le narrazioni di donne come intercalari ai discorsi soggettivi Due mondi allo specchio, due modi per comunicare: generazioni a confronto, società che osservano e commentano, che raccontano storie di vite vissute, di lavoro, d’amore, di morte, della nostra storia con toni rabbiosi o ironici. O con triste amarezza e commozione. Giovanna Giovannini

La torre di Babele - Scritta da Giovanna Marini per le voci di Patrizia Bovi, Francesca Breschi e Patrizia Nasini, oltre alla propria, la cantata La torre di Babele racconta il presente, come sempre nelle cantate della Marini, ma questa volta senza riferimenti espliciti all’attualità, seguendo invece un percorso fatto di simboli e metafore. Al centro c’è la storia di un Eroe, che non si riconosce nell’arazzo che rappresenta la sua vita piena di avventure: lo spettacolo, interpretato dal Quartetto Vocale come fosse una sacra rappresentazione, raccoglie tante altre storie, canti devozionali, ricordi, racconti che disegnano il profilo di un secolo nuovo, eppure già pieno di contraddizioni. }}}

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pensieri


DAL PENTAGRAMMA DEI LETTERATI AI SUONI DEGLI INTERPRETI CREATIVI di Giampiero Cane ttt

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Naturalmente non c’è un gran divertimento nel continuare a scrivere la stessa cosa, ovvero che la rassegna Angelica è l’unica occasione continuativa che sopravvive nella terra delle 3 T (tette, torri e tortellini, come da cartoline d’antan, ma forse ancora in vendita), per ascoltare un po’ di musica non di repertorio e, nel contempo, degna in generale d’essere ascoltata, cioè capace di riempire un’esperienza dedicata semplicemente e solamente all’ascolto. Erano gli anni Sessanta, quando Giuseppe Bertolucci, dal suo studiolo nel teatro Argentina, prese a promuovere un indirizzo teatrale fortemente innovativo della scena che chiamo Teatro-corpo / Teatro-immagine. Non so se il marchio si debba a lui, piuttosto che non a Quadri o magari a un qualche gruppo teatrale o a un attore, ma risultò capace di spostare l’attenzione dal testo teatrale scritto, dall’opera letteraria al testo teatrale in atto, al palcoscenico e all’attore come luoghi della drammaturgia. Anni dopo, Angelica non ebbe che da approfittare di quel che s’era affermato nelle cantine romane negli anni Sessanta, con appendice nella prima parte del decennio successivo, portando l’esserci della musica dal pentagramma dei letterati agli strumenti, ai gesti musicali e ai suoni degli interpreti creativi. Nel fare ciò s’impossessava a suo modo di una tradizione ormai pluridecennale


che era quella del jazz, con la sua ambigua ideologia dell’improvvisazione, cioè dei continui spostamenti dei musicisti in scena dalla posizione di interprete a quella di autore. È degli anni Sessanta l’idea del compositore in scena, anch’essa parzialmente ereditata dal jazz e dal Teatro-corpo, quale in Musica Elettronica Viva, per esempio, o in Nuova Consonanza. Sono esperienze di musiche senza testo, ovvero con tracce più o meno consistenti, copioni musicali che prenderanno corpo solo in scena. Ciò rende queste musiche piuttosto diverse e anche lontane da quelle della più consueta pratica esecutiva, interpretazione ed esecuzione di un testo scritto sul pentagramma. Comunque non ci sono barriere e da decenni ormai anche il compositore non esecutore ha preso a scrivere anche lasciando spazi sempre più ampi a interpretazioni metaforiche, a processi di ri-creazione dei testi. A Bologna, da qualche anno all’offerta di Angelica si è affiancata quella del “moderno” del Bologna Festival, differente certo perché interamente votata a musiche edite, a musiche destinate a entrare più o meno frequentemente nei programmi delle sale da concerto, a differenza di quelle di cui più s’interessa Angelica, in generale piuttosto precarie e instabili, anche per questo probabilmente più vicine al nostro mondo attuale. Comunque, Angelica, sempre precaria essa stessa e sempre alla ricerca di un buon fidanzamento,

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dovrebbe forse cercare di dialogare con chi produce musica almeno vicina a quella che essa stessa promuove, dunque non con l’attuale Comunale, ma piuttosto con il Bologna Festival, o altrimenti trasferirsi per un po’ altrove, a Modena per esempio, dove un rapporto proficuo è sempre ben probabile, almeno finché c’è Sisillo a guidare il teatro dedicato a Pavarotti. Purtroppo, fatalmente andatosene Mario Zanzani, l’iniziativa ha perso la figura meglio attrezzata a promuoverne la politica culturale; forse la perdita ha pesato più di quanto non sia apparso, e alcuni notevoli sbandamenti hanno finito con l’inficiarne un po’ l’immagine negli ultimi anni. Niente d’irreparabile comunque e soprattutto nulla che non sia da considerare più che controbilanciato dalle iniziative di miglior merito. È certo che una rassegna capace di coinvolgere artisti quali Antony Braxton, Ornette Coleman, Heiner Goebbels, Stefano Scodanibbio, Karlheinz Stockhausen, John Zorn crea attese che è quasi impossibile soddisfare ad ogni occasione, Ciò anche perché Angelica non fa parte di una rete, non riceve proposte da agenti di artisti in tournée, non distribuisce che poco delle spese non essendoci in Italia qualcosa d’altro che assomigli ad Angelica e collabori con essa nella produzione di spettacoli musicali. Chissà se si può estendere a un’istituzione il distinguo tra talento e genio messo in campo da Carmelo Bene per spiegare come non gli sia possibile fare tutto, come agli uomini di talento, ma solo


quel che il genio gli permette? Tra le altre cose che Angelica ha reso palesi c’è anche il tema della creatività della (nella) programmazione. A fianco delle figure universalmente conosciute nel mondo della Cultura musicale, per le sue stanze sono passati nel corso del tempo numerosi carneadi che, del resto tali, o quasi sono rimasti. Non è colpa di Angelica, che non può certo ripetere anno dopo anno i propri contenuti, ma della sordità delle altre istituzioni musicali, che, alla ricerca del consenso, si trovano ad avere anno dopo anno un pubblico più vecchio di un anno e che non riescono a conquistare che un’infima parte di quel nuovo pubblico in cui solo possono riporre le loro fantasie di sopravvivenza. È un meccanismo bloccato: tutti dicono di voler trovare il consenso dei teen che si affacciano alla cultura, ma tutti, non Angelica, hanno paura di scontentare i loro pochi spettatori abituali. È un po’ come non da poco tempo in politica: tutti al centro, dunque in musica a Sanremo o nelle feste estive nelle quali dilaga il sudamericano. Angelica non è così, ma è una forza piccolissima nel panorama della spesa e del consumo musicale, anche se contemporaneamente e l’unica ragione per cui nel mondo musicale, fuor di città e fuor dai patri confini, si sa che esiste un’attuale Bologna musicale. 97


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LA BELLA FIGLIA DEL BOIA di Gino Dal Soler ttt

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Mi sono imbattuto in Angelica seriamente e non più saltuariamente come mi capitò negli anni Novanta, che era già una giovine “fanciulla” di dieci anni e da allora non l’ho più lasciata, nei tanti momenti-maggio in cui mostrava i suoi fiori. Si perché quando lessi per la prima volta il nome del festival, non potei non pensare all’ “Angelica Archangelica”, quella bella e fiera pianta, che cresceva alta nelle valli di montagna da cui provenivo, con i suoi fiori ad ombrello…Correva dunque l’anno duemila, Bologna città della cultura ed Angelica dedicò in buona parte la sua edizione più sontuosa ed ambiziosa ai miei amici minimalisti. Non capitava spesso di veder sfilare nella stessa rassegna Terry Riley e La Monte Young qui con la sua inassegnabile Forever Blues Band, delizia e tormento di un blues modale che in oltre tre ore richiamava l’infinito. Teatro della Musica Eterna lo chiamò un giorno il maestro. Ma di quel maggio non posso non ricordare le mani frenetiche di Cecil Taylor sul piano, figura emblematica del free jazz e non solo. L’anno dopo sarà la volta del “Toto Angelica”, ricetta a base di tutti i dischi-memorie di Angelica passati al campionatore da un irresistibile Alvin Curran. Come dimenticare il suo corpo a corpo con lo strumento e la sua irruente fisicità, la stessa mostrata da Charlemagne Palestine qualche anno dopo con il suo vertiginoso “strumming” su pianoforte e clavicembalo, a far vibrare il piccolo spazio del San Leonardo? E che dire della sua Schlingen Blängen per l’organo cinquecentesco non temperato della Chiesa di San


Martino, ad aprire nel miglior modo possibile Angelica 2004? Procedo per flashes, premo rewind e faccio affiorare i ricordi più vividi, ma sottopelle c’è dell’altro, più sottile ed impalpabile, come l’immaginifica piéce di “An Hour For Piano” di Tom Johnson riletta dalle mani sapienti di Marco Dal Pane, o la teiera e piano giocattolo di una Margaret Leng Tan meravigliosamente fuori dal tempo. Oh! il tempo mitico di Strawberry Fields Forever!... E ancora l’officina elettronico-elettroacustica di MIMEO e poi ancora Tilbury che esegue Well Well Cornelius dell’amico Howard Skempton. E resterebbe da dire delle magnifiche e sghembe ibridazioni, (l’unicità delle commissioni di Angelica) degli spasmi più audaci e talvolta improbabili dell’improvvisazione, ma inevitabilmente il mio ultimo rapido volo cade tra gli overtones micro tonali ad alta intensità di un inossidabile Phill Niblock o tra quelli appena più contenuti dell’accordion di Pauline Oliveros, o sulla nuda voce di Joan La Barbara. E se gli ultimi ricordi sono per il “maestro” Stockhausen e la sua monumentale Licht, difficilmente mi scorderò delle sinewaves e del cello di Charles Curtis che riporta di nuovo ad Angelica l’infinito di La Monte Young. Infine il grande vecchio Pierre Henry più vitale e “concreto” che mai, e per chiudere le travolgenti architetture sonore di Maryanne Amacher appena un anno fa, troppo poco lo spazio per contenere lo sciame dei suoi perturbanti drones, a dispetto del suo corpo esile e fragilissimo che ci avrebbe lasciato per sempre soltanto pochi mesi dopo. Anche Stockhausen non c’è più e con immenso dolore non c’è più nemmeno Mario Zanzani che mi confidò un giorno le sue giovanili

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passioni acid folk per l’Hangman’s Beautiful Daughter dell’Incredible String Band… Già “la bella figlia del boia”, secoli fa ormai. Ed ora anch’io non mi sento tanto bene. Ma no, non c’è tempo per la nostalgia e le sue malinconie. Reset. Angelica 20 è qui.

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IL CORAGGIO DELLA MARGINALITÀ di Helmut Failoni ttt

Le avanguardie, si sa, hanno sempre avuto successo col senno di poi. In altri Paesi europei se ne sono resi conto in tempo e hanno fatto sì che “l’oggi” si possa vivere, apprezzare e anche criticare nel presente. Non parlando al passato, una volta che le cose sono già finite. In Italia l’aggettivo contemporaneo, soprattutto se riferito alla musica, indica spesso ancora le pagine di Webern, Berg, Schönberg, che invece sono tradizione a tutti gli effetti. Da noi la musica contemporanea, intesa come musica “vivente”, non trova spazi, nonostante il pubblico sia comunque sempre ricettivo e attento. Lo ha dimostrato negli anni coraggiosamente il Festival Angelica, marginale da sempre, ma anche lungimirante (da sempre), perché sotteso a un’idea precisa, a un progetto, a un’“intelligenza”, che si è sempre tenuta lontana dai compromessi con il mercato e con le istituzioni. Uno dei rari esempi in cui l’arte ha saputo difendersi da sola.

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DA/PER IL COMPLEANNO DI ANGELICA di Libero Farnè ttt

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Nei primi anni Sessanta, quando ero teenager, si acquisiva il diritto al voto a ventun anni; ormai da alcuni decenni invece si comincia a votare a diciott’anni. È risaputo che nella realtà dei fatti la situazione è esattamente capovolta. Nel periodo della contestazione (iniziata prima e conclusasi molto dopo l’emblematico Sessantotto) era dirompente l’aspirazione dei giovani ad una propria dimensione operativa ed etica, magari contrapposta a quella dei padri. Più ci si avvicina ai nostri tempi, più si verifica il protrarsi dello stato adolescenziale, il rimandare ad libitum l’assunzione di una personale autonomia e di precise responsabilità nei confronti del contesto sociale. Come sono i vent’anni di Angelica? Il suo comportamento è più simile a quello di molti suoi coetanei di oggi, o a quello dei ventenni di quattro-cinque decenni fa? Penso proprio che per certi aspetti sia paragonabile al dinamico atteggiamento giovanile di un tempo. Una serie di fattori fra loro connessi ha contribuito giocoforza allo svezzamento del festival, al suo rapido superamento dell’età dello sviluppo: il dover continuamente dialogare con i partner più disparati, alcuni sensibili e partecipi, altri più restii, l’incertezza patologica dei finanziamenti pubblici, anno dopo anno spada di Damocle incombente e paralizzante, l’essere sempre pronti ad affrontare imprevisti tecnici e logistici di ogni tipo, lo sforzo di organizzare un ampio ventaglio di proposte di produzione e comunicazione, dagli incontri ai concerti, ai dischi, non ultimi il vuoto e


l’ingombrante eredità lasciati da Mario Zanzani. Quanto alle scelte artistiche, Angelica ha dimostrato fin dalla nascita di avere idee personali e coraggiose, evidenziate anche nel sottotitolo “festival internazionale di musica”: musica senza alcun aggettivo, rifiutando non solo di riconoscere i diversi generi e di privilegiarne alcuni rispetto ad altri, ma anche di accettare gerarchie nelle modalità di produzione, distribuzione e fruizione musicale. Da sempre nella programmazione di Angelica hanno diritto di cittadinanza le espressioni più diverse, che vengono fatte convivere stimolando di fatto una commistione dei rispettivi pubblici: musica scritta o totalmente improvvisata, acustica o elettronica, colta, popolare e perfino di consumo, performance solitarie o per ampie formazioni orchestrali, musica pura o connubi interdisciplinari con altre espressioni artistiche... Quindi una concezione musicale trasversale, senza confini di sorta e non manichea, che agli esordi del festival poteva forse sembrare sfuggente e un po’ snobistica, ma che invece, perseguita con estrema coerenza, ha dimostrato di anticipare i tempi, prefigurando condizioni di produzione e consumo che oggi abbiamo tutti sotto gli occhi. Le innumerevoli esperienze, più o meno motivate e riuscite, di integrazione fra musiche delle più svariate provenienze culturali, un’offerta concertistica tutto sommato ampia e varia, la diffusione di nuovi mezzi di comunicazione di facile accesso a tutti, la concomitante crisi

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del mercato discografico sono il segnale di un atteggiamento, soprattutto giovanile, profondamente mutato nei confronti del fare musica. In particolare, agli schieramenti di quarant’anni fa a favore del rock, del jazz o della musica classica, a volte ingenui e faziosi ma sempre entusiastici, si è sostituito un curiosare famelico on line, uno scaricare frammenti sonori, per lo più dell’attualità, avulsi da un preciso contesto storico-culturale, privi di quell’apparato visivo e informativo costituito a suo tempo dalle copertine degli LP. In questo i vent’anni maturati da Angelica sembrano essere in sintonia con la mentalità dei ventenni odierni, aperta a una ricerca e a un confronto possibilista, senza prevenzioni ideologiche, pronta a captare stimoli e modalità di diversa origine, più che a condurre analisi approfondite e a trarre bilanci. Questo è compito della storia.

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UNA SPLENDIDA NICCHIA di Gianni Gherardi ttt

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Oltre vent’anni fa, un giorno a Radio Città in via Masi fui avvicinato da un ‘ragazzotto’ curioso che mi propose di fare una rassegna di concerti di musica contemporanea al Music Inn, lo ‘sfortunato’ circolo Arci-Casa del Popolo in cui assieme ad altri programmavo con molta fatica da anni concerti jazz. Gli spiegai che era già dura con la musica afroamericana e che non mi sembrava il caso di allargare il tipo di proposta sonora. Ma restai incuriosito da questo ragazzo entusiasta che scoprii essere Massimo Simonini. Mentre mi parlava pensai: “Questo è matto…”, ma lo ascoltai colpito dalla convinzione con cui esponeva i suoi progetti, che per lui mi sembrava significassero la realizzazione di un sogno. La cosa finì lì. A volte lo incrociavo, se non ricordo male lui curava un programma alla radio, e passò del tempo. Poi vidi che il sogno si era avverato. Era Angelica. Dapprima timidamente – come non ricordare il debutto con gli eschimesi alla Galleria d’arte Moderna – poi in modo sempre più convinto e soprattutto con la ricerca su nomi, progetti e proposte nuove, anche se di nicchia poco importa. Mi piaceva il fatto che fossero nomi che interessavano anzitutto a Simonini, fuori da mode, logiche di mercato o tantomeno di “sbigliettamento”. Così ho cominciato a seguire Angelica prima di tutto come appassionato, ed ho avuto la fortuna di conoscere Mario Zanzani. Per me semplicemente Zanza. Lui e Massimo formavano un duo straordinario, e mi immaginavo di vederli un giorno sul palco ad


improvvisare come gli amati tedeschi della Fmp: uno compassato e serioso (in apparenza) l’altro che pareva preso a prestito dagli “scarmigliati”. Zanza l’ho frequentato in diverse occasioni al di fuori della musica, davanti ad un piatto di tagliatelle per parlare di musica non solo contemporanea ma, ad esempio, dell’Incredible String, band folk rock britannica di cui avevamo scoperto essere entrambi estimatori negli anni Settanta. Zanza era un tipo che mi piaceva, anche per la sua doppia personalità di chi fa ufficialmente un mestiere ‘altro’ ma con ‘dentro’ la passione per i progetti. Come Angelica. Un festival che se si svolgesse in altri paesi più Europei (Gran Bretagna, Germania…) avrebbe una risonanza televisiva e invece qui resta di nicchia. Ma una splendida nicchia. E credo sia meglio così. Si gusta meglio. A Zanza e Massimo devo un grazie per avermi fatto scoprire musicisti e percorsi sonori a me ignoti, e un altro grazie per considerarmi loro amico. È vero, Zanza non c’è più, ma spesso mi ritrovo a pensare a quando ci incrociavamo vicino al suo ufficio e condividevamo la tavola. E penso a quanto mi dispiace non essere riuscito a frequentarlo di più. Ma Angelica resta. E Massimo continua al meglio, come se con lui ci fosse, Zanza, che magari a volte gli lascia un bigliettino sulla scrivania con qualche nuova idea, da vero ghost writer. Angelica è un grande sogno che continua, un bellissimo gioco in cui noi siamo sempre lì, come bambini che aspettano che la mamma butti loro dalla finestra la merenda. Per non rubare tempo prezioso al gioco pomeridiano. E per restare attaccati ad un’emozione.

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LA PICCOLA VALKIRIA di Giordano Montecchi ttt

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Prima di tutto quel nome, così lontano dall’associarsi idealmente a un esperimento così rischioso, difficile e improbabile. Non so o forse non ricordo da quale felice circostanza sia nato questo nome, ma quel che è certo è che il suo candore muliebre, celestiale e incontaminato, abbinato alle avventure sonore più osé che ci siano state offerte in questi vent’anni è stato ed è un raggio di sole in quella tetraggine che in genere nel nostro paese (!) avvolge il mondo di quelle musiche dette contemporanee, sperimentali, nuove, attuali, eterodosse, di nicchia, creative, radicali, eccetera. In questi nostri ultimi anni, franosissimi di politica, cultura, arti e civiltà, Angelica ha tenuto in vita la vocazione musicale di una città che per secoli – secoli, proprio così – è stata una delle punte di lancia della nuova musica europea. Angelica ha persino qualcosa di eroico, se solo ci si guarda attorno. Anzi: “purtroppo eroico”. Perché a questo aggettivo, subito, come un riflesso condizionato, si abbina perfida quella frase troppo citata in tempi grami che Bertolt Brecht mette in bocca a Galileo: “Infelice il paese che ha bisogno di eroi”. Sarebbe bello vivere in un paese, in una città, dove un festival come Angelica non avesse nulla di eroico, ma fosse semplicemente l’espressione avanzata di un tessuto culturale ricco di proposte e di movimento. Sì, il tessuto è ricco e inquieto, ma nei suoi confronti, salvo rarissime eccezioni, tutto lo sforzo delle politiche locali si è riassunto nel concedere a qualche collettivo il permesso di occupare


uno stabile dismesso e farci un centro sociale. Angelica bambina, poi ragazzina, Mario e Massimo a tenerla per mano, ha osato darsi una fisionomia diversa e ha raggiunto la maggiore età. Angelica adulta si trova di fronte un mondo inesorabilmente abbruttito da un regime che in modo capillare perseguita la diversità in ogni sua possibile manifestazione, e in cui tutto è più difficile, rischioso e minacciato di estinzione. Serve ancora più eroismo, purtroppo. E Mario non c’è più.

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FLICKERS di Walter Rovere ttt

Lol Coxhill che canta imperturbabile le torride vicende d’oppio e prigione della “Hong Kong Blues” di Hoagy Carmichael che facevano sorridere il Bogart di “Acque del Sud ”... Il musicista bolognese che si alza, si presenta, e manda affanculo Otomo Yohihide per i nove minuti conclusivi di assordante feedback del suo solo “Memory Disorder” – e la pacata, articolata risposta di Otomo che si dilunga per alcuni minuti in giapponese... Marie Goyette che scherza sul suo primo incontro a Berlino “in un Sale & Tabacchi della Koch Strasse”, con una Dagmar Krause che ordina una vodka tripla, torta e ostriche di contorno – e Dagmar che ammicca divertita, raramente vista così rilassata su un palco (raramente vista tour court, prima di un ritiro che durerà quasi due lustri...) 116


Bob Ostertag, Mike Patton e Otomo Yoshihide che fanno allegramente a brandelli sintassi e grammatiche musicali in “House of Discipline”, versione “testosteronica” del trio “House of Splendor” che prevede ciascuno munito di una tromba da stadio spray con la quale può decidere di interrompere l’improvvisazione in corso (ovviamente non passa molto che una venga fermata dopo due secondi...) Stephen Drury, che fa ripetere da capo il brano di un’esordiente a Maestri d’orchestra un po’ distratti... L’esecuzione di volontari tra il pubblico del 7° Paragrafo del “Great Learning” di Cardew, che consente di verificare la correttezza dell’articolo di Brian Eno “Produzione e organizzazione di varietà nelle arti” sui meccanismi, non predisposti dalla partitura ma che nascono dall’esecuzione, che vanno a regolare creazione, distribuzione e controllo delle note all’interno del brano... Ma anche, che Eno non aveva previsto i “ritardatari” che tocca a tutti aspettare pazientemente, prima che Tilbury possa dare il segnale dell’ultimo verso... 117


“Non c’è niente di normale in me, ovviamente”, risponde un Cecil Taylor in sgargiante camicia gialla, nera e oro Versace in chiusura di un incontro di due ore con stampa e pubblico sconcertante quanto un monologo di Ionesco (ma sottilmente puntuale su percorsi e ispirazioni della sua musica)... La Monte Young, che con la Forever Bad Blues Band inanella tre ore di giro blues degno dei sogni & viaggi eterni della sua Tortoise... E il pomeriggio dopo, quando, complice il buon vino a tavola e lo spossante ritmo “esteso” di sonno/veglia che regola la sua vita con Marian Zazeela, divaga troppo perché l’intervista sia usabile, ma la rende indimenticabile quando decide di cantarci al microfono “Sul mare luccica” (Santa Lucia...)

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Il “maestro del non fare” John Tilbury alla tastiera, e Cor Fuhler con mani e oggetti nella cordiera del suo pianoforte, circondati dalla “tavola rotonda” di parafernalia e trovarobato elettroacustico dei Mimeo - Music in Mouvement Electronic Orchestra... Le note di “Strawberry Fields Forever” che escono dalla teiera di Margaret Leng Tang – fantasmi del passato che continuano a visitare la musica di oggi, o sogno di Alvin Lucier di una possibile“Salon Music” d’avanguardia.... Misha Mengelberg che raggiunge Han Bennink al termine del suo “Incontro & Ascolto” col pubblico: Massimo, che lo accompagna, mi presenta come “critico musicale”, e Mengelberg chiede sarcastico: “Ah, e ha una qualche qualifica per farlo?” “Naturalmente no,” – rispondo –, “Sa, non è richiesta”. 119


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ILLUMINARE LE QUESTIONI di Andrea Ravagnan ttt

Penso che AngelicA, in questi vent’anni, sia stata spesso fraintesa, che la sua stessa natura sia stata spesso fraintesa. Fa parte del gioco, fa parte della sua stessa natura. Tutto sotto il sorriso sornione di Mario – era, se non ho frainteso anch’io!, il suo modo di prendere con sperata leggerezza quell’isolamento donchisciottesco che alla lunga pesa – e lo sguardo curioso di Massimo, sicuro che anche ogni fraintendimento porti in fondo idee nuove, alle quali magari non si sarebbe mai giunti diversamente (la dialettica tra Zanzani e Simonini era talmente calibrata che Massimo oggi l’ha introiettata dentro di sé, facendo interpretare a se stesso ruoli e controruoli). Penso che AngelicA senta il bisogno di essere definita per ciò che non è: “festival”, “internazionale”, “musica” sono tutte categorie che proprio non bastano a dire cosa AngelicA sia stata in questi vent’anni e cosa sia oggi. Di “festival” e dei suoi prevedibili rituali Massimo non ne ha mai voluto sentir parlare (già lo scorrere dei suoi programmi/partiture mostra il carattere altro di queste “composizioni”). “Internazionale”? “Interplanetario” o “intermundano”, dovremmo dire, se offriamo l’orecchio alle anime di Stockhausen, Messianen, Cage o Sun Ra. “Musica”: è solo un mezzo per arrivare a illuminare le questioni. Nel più puro spirito cageano, sovvertitore (dall’interno, ma con l’aiuto dell’Oriente) di quelle dinamiche occidentali che nel destabilizzare gerarchie vanno sempre poi a produrne altre, creatore di un universo filosofico 122


(possiamo limitarci a dire “musicale”? con che coraggio?) policentrico, la musica non può stare al centro, semplicemente perché un centro non c’è più, per chi, come Mario, Massimo e altri iniziati, ha saputo tuffarsi nel mare della libertà. E allora il risultato sonoro non è appunto che un risultato, che non va ad escludere il processo che ad esso porta, fatto di pensieri ed emozioni, di idee, di dita, di canti. Il risultato sonoro allora non è più bello o brutto. È il processo creativo ad essere intelligente o stupido, geniale o ordinario, emozionante o vuoto. E da esso il risultato può essere magico. Quando ciò accade si manifesta il miracolo di AngelicA. Se ciò non avviene, un fascio di luce è comunque gettato su un’idea. Contemporaneità / Classicità - La contemporaneità è talmente consustanziale alla natura di AngelicA che non si è sentito nemmeno il bisogno di puntualizzarlo nella dicitura “Festival Internazionale di Musica”. Ma una cosa va evidenziata: AngelicA non ha mai letto il contemporaneo in chiave di “genere”, per il semplice fatto che il “genere” non è proprio concepito da chi AngelicA ha fatto nascere. Una sorta di felice mutilazione concettuale, di difficile comprensione anche per chi dalle categorie di genere cerchi di sganciarsi. Simonini ricorda spesso il suo arrivo al Dams e l’incontro con la lezione di Giampiero Cane: “Perché questo tavolo è folk?”. È un approccio alle idee sulla musica decisamente altro.

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Poi il Dams si è fatto troppo piccolo, sia per Massimo, sia per Giampiero. Ad AngelicA non è la data di composizione a rivelare la contemporaneità di un fatto musicale: è l’atto di comprensione di un fatto musicale ad essere contemporaneo. Ad AngelicA è contemporanea l’installazione creata ad hoc da Maryanne Amacher così come una pagina di Giacinto Scelsi; le ultimissime note di Karlheinz Stockhausen così come Lontano lontano di Luigi Tenco, se interpretata da Mike Patton. È la classicità di AngelicA.

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De contestualizzatione - Anche la decontestualizzazione si definisce in termini negativi: definisce ciò che è fuori contesto. Se il mondo della creatività (occidentale, quanto meno) è in crisi di contenuti, il gioco delle decontestualizzazioni diventa una fonte preziosa a cui attingere per raccogliere spunti, qualche trovata, un colpo ad effetto. Ma rimane un gioco. Per AngelicA decontestualizzare significa invece individuare un nuovo contesto: non per stupire, non per bluffare, ma per dare vita – attraverso un incontro imprevedibile tra un artista, la sua musica, il luogo in cui la musica avviene, il pubblico – a un nuovo circolo di idee: idee artistiche e musicali, ma anche sociali e, di conseguenza, politiche. Pensare al contesto per la musica e alla musica per il contesto: azioni interattive che nascono


e si sviluppano l’una assieme all’altra. Qui sta il valore di portare John Zorn al Teatro Comunale di Bologna e al Link, Charlemagne Palestine alla Chiesa di San Martino e al Teatro San Leonardo, Pierre Henry al MAMbo e Bernard Parmegiani all’Aula Magna di Santa Lucia. Karlheinz Stockhausen un po’ in tutti i teatri dell’Emilia-Romagna. Tanti nomi e tanti luoghi mancano tra questi esempi, che tuttavia già identificano uno sforzo di relazioni anche produttive. Bologna (Emilia-Romagna, Europa) - La vocazione “europea” è uno dei temi ricorrenti quando si parla di AngelicA, e non in riferimento agli artisti coinvolti (anche perché, sul piano musicale, AngelicA potrebbe cantare assieme a Giovanna Marini: “Nostra patria è il mondo intero”), ma rivolgendo il pensiero alla sua impronta produttiva: il coinvolgimento di artisti emergenti, lo sguardo puntato verso le nuove frontiere estetiche e tecnologiche. Insomma, quel carattere impavido, e un po’ pazzo, di fronte al nuovo e ai rischi che esso comporta. Ma questo non è che uno dei profili di AngelicA, che non rinuncia, come dicevo, a costruire allo stesso tempo una idea di classicità. Avere una vocazione “europea” non vuol dire in alcun modo, per AngelicA, dimenticare il territorio in cui è nata e in cui svolge ancora il suo ruolo (lo sanno bene i tanti musicisti che hanno vissuto

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con AngelicA un rapporto di aiuto e sostegno reciproco). Tuttavia, senza entrare qui nel merito di scelte di politica culturale più o meno oculate o scellerate, è indubbio che in Italia sia difficile fare “contemporaneo”: banalmente, il “contemporaneo” cozza con un patrimonio “tradizionale” immenso. Ma nulla vieta questa postmoderna convivenza. Così AngelicA ha aguzzato l’ingegno, ha fatto di necessità virtù, e – grazie anche alla ricettività non scontata di tante persone di musica – ha costruito un vero e proprio circuito produttivo dedicato al “contemporaneo”, capace di progetti arditi e, a volte, persino dispendiosi (nei limiti di quello che potrebbe immaginare un festival indipendente). Bologna e l’Emilia-Romagna guardano all’Europa. Anche grazie ad AngelicA.

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L’OCCHIO INTONATO di Massimo Golfieri ttt

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Quando mi trovai a collaborare come grafico con Massimo Simonini e Mario Zanzani scoprii che si poteva suonare tutto! …cosa che sospettavo anche prima ma grazie a loro sdoganai definitivamente e mi feci trasportare leggero dal sorprendente sound. Li avevo già visti insieme ad Antonella Urbinelli alla bold machine rompere un vetro con una sassata, come bambini che poi scappano a farsi cantare la ninna nanna dalle nonne eschimesi Mary & Nelly, poi li vidi piantare un chiodo stridente scheggiando il legno e guardare stralunati le rondini sui fili di una lampada, così entrai in questa storia suonando un fungo dipinto a mano che l’anno successivo assordò un’indiana stampata in tricromia (per risparmiare), poi feci cantare un ussaro dipinto da Rembrandt con buco sulla bocca. Mario lo ascoltò attentamente e propose di fare un nuovo logo…così ci fermammo una sera a far benzina all’Agip, benzina per le orecchie e mi ricordo quell’anno perché Otomo Yoshihide suonò i giradischi con in testa le copertine degli lp di Pavarotti e Bob Dylan… miracoli della musica! In sobrie ciotole ci mangiammo il vecchio logo e inaugurammo il nuovo che sapeva di gill sans, l’anno successivo lo mettemmo anche in vetrina insieme a un curioso quartetto formato


da un meloncino, un uccellino di legno e un aereo che decollava insieme alla sua ombra…Butch Morris ci fece notare che avevamo dimenticato di mettere l’anno nella data…musica senza tempo… Poi arrivò il 2000, tutti all’ippodromo! Doppio formato, fantino a molla che saluta…Dieci anni! Qualcuno parlò di impresa memorabile. Come antichi astronauti riprendemmo il filo conduttore, semplice, in bianco e nero che ci condusse nella Galleria San Francesco, il giovane Dharma che osserva un teschio umano, una lucertolina, un buffo tricheco per un’opera a puntate dalle più incredibili atmosfere e poi… un tuffo dove l’acqua è più blu, un ritorno al colore e i misteriosi suoni delle conchiglie e una mano femminile armata di un scintillante coltello che esce da una campanula blu e come sempre immagini diverse che giocano relazionandosi tra manifesti, cataloghi, locandine, cartoline, pass, biglietti, indirizzari di posta elettronica, timbri, copertine di CD che diventano supporti per raccontare storie, microstorie e sogni sempre collegati a quella variegata gamma di suoni che si sentiva sui tanti palchi calpestati… E ora, tirava aria di Stockhausen! Spazio! Fu un grande piacere suonare il campanello del cielo, rotondo come un capezzolo, come un mandala del cambiamento o metterci una pietra sopra… Presi una grossa pietra di San Saturnino ma restò sospesa in aria a pochi centimetri da terra levitando sull’erba (se avesse toccato terra sarebbe stato un’impatto devastante!) …era un segno, era ora di mandare un messaggio, era il momento di momento maggio! L’ombra

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dell’asinello rivelò la natura di un fiero cervo…ma ahimè certi messaggi son duri a passare così suonammo il concetto di visibilità suggerendo al bacino d’utenza e alle autorità competenti una visita oculistica per controllarsi la vista e l’intonazione dell’occhio… Durante quella campagna scomparve Mario ma rimase insieme a noi. Molte erano le insidie che dovevamo ancora suonare. Seguii Massimo che procedeva ostinatamente in una foresta di loghi e marchi dove comparvero due candide oche che con il loro canto ci pervasero di classicità, ma la molla è dura a perire e continua a lanciare frequenze pungenti con la complicità di un grosso ragno tigrato in armonia con una mano…poi, (qui metterei una dissolvenza) un quartetto di mani mostra in modo quasi sacrale l’impronta lasciata su un candido drappo da chissà quale bambino in fuga… ”un segno, ecco la prova!”

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Questa, in sintesi, è la storia del lato visivo di Angelica festival internazionale di musica. Tutto stampato in tipografia, i manifesti affissi sui muri della città, uno all’anno per vent’anni come pagine di un libro omeopatico che parla di musica e non solo.

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manifesti 1991 1992 1993 1994-2010 132

Antonella Urbinelli Antonella Urbinelli, foto Gaetano La Rosa } NEXT, immagine Guenther Uecker } Massimo Golfieri } }


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prima edizione * 5-9 giugno 1991 la lingua mi cercava le parole

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seconda edizione * 27 maggio - 4 giugno1992 per ogni malattia c’è una melodia

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terza edizione * 13-18 maggio 1993 vedo nudo

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quarta edizione * 24-29 maggio 1994 ...funghi...

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quinta edizione * 2-7 maggio 1995 tutto cangia

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sesta edizione * 7-11 maggio 1996 caos lirico

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settima edizione * 6-11 maggio 1997 al ladro

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ottava edizione * 11-17 maggio 1998 mamma acustica

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nona edizione * 18-23 maggio 1999 domestic flights

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decima edizione * 5-13 maggio + 5-6 luglio 2000 zorro

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undicesima edizione *15>20 maggio 2001 antichi astronauti

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dodicesima edizione *13>18 maggio 2002 galleria san francesco

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tredicesima edizione * 13>18 maggio 2003 abissale & aderente

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quattordicesima edizione * 9>16+21>23 maggio++3 giugno 2004 mosaico & miraggio

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quindicesima edizione * 8>15 maggio 2005 arresto & domicilio

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sedicesimo anno * 8+11>14 maggio 2006 momento maggio

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diciassettesimo anno * 7>13+24>26 maggio 2007 momento maggio

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diciottesimo anno * 8>13 + 16>17 maggio 2008 momento maggio

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diciannovesimo anno * 8>13 + 16>17 maggio 2008 momento maggio

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ventesimo anno * 8>13 + 16>17 maggio 2008 momento maggio

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i dischi di angelica via Gandusio 10 40128 Bologna Italy t +39.051.240310 dischi@aaa-angelica.com www.aaa-angelica.com distributed by ReR MEGACORP 79 Beulah Rd Thornton Heath CR7 8JG Uk rermegacorp@dial.pipex.com www.megacorp.com in vendita a Bologna da Modo Infoshop Interno 4 Bologna, via mascarella 24/b 40126 Bologna t +39.051.5871012 info@modoinfoshop.com SONICROCKET www.sonicrocket.com store@sonicrocket.com

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Ain’t Nothin’ But A Polka Band, Audience, Banda Roncati, Band Is Woman, Mark Dresser, Ecoensemble, Fred Frith, Paolo Grandi Le Terre Silenziose, Gerry Hemingway, Guy Klucevsek, Phil Minton, Orchestra del Teatro Comunale di Bologna diretta da Stephen Drury e Franco Sebastiani, Bob Ostertag, John Oswald, Rohan De Saram, Claudio Scannavini, Stefano Scodanibbio, John Zorn, Audience

(CAICAI 006) \ Angelica ‘94 compil.

Directed and compositions by Domenico Caliri

(CAICAI 005) \ Specchio Ensemble Suite no. 1 per quintetto doppio

All Dax Band, Han Bennink, Steve Beresford, Lindsay Cooper, Tom Cora, Dietmar Diesner, ensemble Eva Kant, Fred Frith, Gianni Gebbia, Lars Hollmer, Catherine Jauniaux, Peter Kowald, Ikue Mori, Butch Morris, Hans Reichel, Riciclo delle Quinte, Wolter Wierbos, Audience

(CAICAI 004) \ Angelica ‘93 compil.

P.A.P.A. Quartet, Popoli Dalpane Ensemble, Looping Home Orchestra, Lindsay Cooper e l’Orchestra del Teatro Comunale di Bologna diretta da Franco Sebastiani, Stefano Scodanibbio, Gianni Gebbia, Gruppo Ocarinistico Budriese, Fred Frith, Lars Hollmer, Que d’la Gueule, Audience

(CAICAI 003) \ Angelica ‘92 compil.

Compositions by Tiziano Popoli, Roberto Monari, Massimo Simonini

(CAICAI 002) \ N.O.R.M.A.

Mary Iqaluk + Nellie Echaluk, Joseph Racaille + Daniel Laloux, Quartetto Vocale Giovanna Marini,Tom Cora, Catherine Jauniaux, Shelley Hirsch, David Weinstein, Lol Coxhill The Inimitable, Carles Santos, Ernst Reijseger, Laboratorio Musica & Immagine, Phil Minton + Veryan Weston, Fred Frith Keep the Dog (OUT OF STOCK)

(CAICAI 001) \ Angelica ‘91 compil.


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Otomo Yoshihide, Trio Magneto, Ground-Zero, Diane Labrosse + Martin Tétreault, Stock, Hausen & Walkman, Bob Ostertag, Chris Cutler p53, Tenko + Ikue Mori, Dagmar Krause + Marie Goyette, House of Discipline, Jean Derome, Uchihashi Kazuhisa, René Lussier, Mirko Sabatini, Andrew Sharpley, Matt Wand, Mike Patton

(IDA 013) \ Angelica ‘97 compil.

(IDA 012) \ Vakki Plakkula ...una barca

Guus Janssen, Palinckx, Carlo Actis Dato, Henneman String Quartet, Guus Janssen Septet, Michel Waisvisz, Tristan Honsinger, This, That and the Other, Janssen + Glerum + Janssen, Misha Mengelberg Pollo di Mare

(AI 011) \ Angelica ‘96 compil.

Compositions by Misha Mengelberg Misha Mengelberg, Ed Boogaard, Ernst van Tiel, Orchestra del Teatro Comunale di Bologna

(AI 010) \ Misha Mengelberg

Compositions by Tristan Honsinger

(AIAI 009) \ Tristan Honsinger This, That and the Other Sketches of Probability

lazy afternoon among the crocodiles (second edition)

(AIAI 0082) \ Terry Riley+Stefano Scodanibbio

Lol Coxhill Before My Time; Jon Rose + Otomo Yoshihide Budget Shopping, Maarten Altena Ensemble Songs & Colours, Steve Beresford +Otomo Yoshihide + Jon Raskin, Phil Minton + Veryan Weston Ways Past, Steve Adams + Pat Thomas, Rova, Specchio Ensemble, Oban Sax Quartet; N.O.R.M.A. + Chris Cutler + Phil Minton, Heiner Goebbels Die Befreiung des Prometheus, Mike Cooper + Lol Coxhill + Chris Cutler + Edoardo Marraffa + Luigi Mosso + Larry Ochs + Jon Raskin + Pat Thomas

(AI 007) \ Angelica ‘95 compil.


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(IDA 022) \ Antonio Della Marina Fades

live at Angelica & l’Altro Suono

(IDA 021) \ Ilaiyaraaja’s Music Journey

a work made from selected samples of the recorded history of Angelica 1991 - 2001

(IDA 020) \ Alvin Curran Toto Angelica

(volume 1)

(IDA 019) \ Ilaiyaraaja Wings

(IDA 018) \ Phil Minton & Veryan Weston .....past

Directed and compositions by Domenico Caliri

(IDA 017) \ Specchio Ensemble Porcyville

with playground ensemble + Michael White, Mike Patton, Tim Young, Tucker Martine, Evan Schiller

(IDA 016) \ Eyvind Kang Virginal coordinates

with soloists, choir and orchestra

(IDA 015) \ Giovanna Marini Requiem

Stone, Brick, Glass,Wood, Wire Graphic Scores 1986-96 (double disc) & the International Occasional Ensemble...

(IDA 014) \ Fred Frith


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\ Angelica ‘98 compil.

\ Ilaiyaraaja Wings (volume 2)

next:

with Dicofone, Nik Cofone, Chie Yoshida, Gulla Thorvalsdottir, Papis Sana Ba Dun Dun, Lee Jackob, Zoid, Richard Eigner, Viridian

(IDA 026) \ Dicofone Humusympathetica

(IDA 025) \ Tristan Honsinger + Massimo Simonini Call Me Us

with Heiner Goebbels, Chris Cutler, Sira Djebate, Boubacar Djebate, Johannes Bauer, Jocelyn B. Smith; Orchestra del Teatro Comunale di Bologna conducted by Franck Ollu, Ensemble Icarus conducted by Yoichi Sugiyama

(IDA 024) \ Heiner Goebbels The Italian Concerto

The happening Alla ricerca del silenzio perduto • Cage’s Train has lingered in the memory of all the people who took part in it, and the echoes left behind by the American composer’s “prepared train” have spread through time. This rare document, edited by Oderso Rubini and Massimo Simonini, pubblished by Baskerville artbooks, contains a sequence of photos of the event; critical contributions on the event in both Italian and English; 3 audio CDs featuring the elaboration of the train’s 3 excursions elaborated by Walter Marchetti and Patrizio Fariselli following Cage’s instructions, and 1 DVD with films of the event. They are all previously unpublished materials, collected here for the first time.

(IDA 3 cd 023 - IDA dvd 023V) (Book, 3 CDs, 1 DVD) \ Il Treno di John Cage Alla Ricerca del Silenzio Perduto


160 Jon Rose / Otomo Yoshihide Budget Shopping; N.O.R.M.A. ospiti Chris Cutler, Phil Minton; Oban Sax Quartet; Lol Coxhill Before My Time; Phil Minton / Veryan Weston Ways Past; Maarten Altena Ensemble Songs & Colours; Rova; Specchio Ensemble; Heiner Goebbels Die Befreiung des Prometheus; Orchestra del Teatro Comunale di Bologna diretta da Peter Rundel esegue Suite für Sampler und grosses Orchester di Heiner Goebbels; Impro Notte con Bruce Ackley, Steve Adams, Steve Beresford, Domenico Caliri, Mike Cooper, Lon Coxhill, Chris Cutler, Giorgio Fabbri Casadei, Edoardo Marraffa, Luigi Mosso, Larry Ochs, Jon Raskin, Jon Rose, Pat Thomas, Roger Turner, Otomo Yoshihide, Vincenzo Vasi, Stefano Zorzanello

quinta edizione * 2-7 maggio 1995 tutto cangia

Ferdinand Richard Arminius, Paolo Grandi Le Terre Silenziose ospite Ouassini Jamal, Guy Klucevsek, Stefano Scodanibbio / Rohan de Saram, Bob Ostertag Say No More, Holly Small / Bill Coleman / Laurence Lemieux / John Oswald, Ain’t Nothin’ But A Polka Band Polka From The Fringe, Fred Frith / John Zorn / John Oswald / Bob Ostertag / Mark Dresser / Phil Minton / Gerry Hemingway, Stephen Drury esegue Carny di John Zorn, Ecoensemble diretto da Franco Sebastiani esegue Angelus Novus di John Zorn, Orchestra del Teatro Comunale di Bologna diretta da Stephen Drury e Franco Sebastiani esegue For Your Eyes Only di John Zorn, Camelot di Claudio Scannavini e Orchestral Tuning Arrangement di John Oswald e Linda Catlin Smith, Stefano Scodanibbio esegue Endurance di Fred Frith, Ensemble da “Band Is Woman” diretto da Franco Sebastiani esegue Acupuncture di John Oswald, Ensemble EVA KANT esegue Pacifica di e diretto da Fred Frith

quarta edizione * 24-29 maggio 1994 ...funghi...

Riciclo delle Quinte ospite Wolter Wierbos, All Dax(ophone) Band, Dietmar Diesner, Peter Kowald, Wolter Wierbos, Butch Morris, Steve Beresford, Hans Reichel, Tom Cora, Han Bennink, Butch Morris Conduction 31 (con Hans Reichel, Dietmar Diesner, Wolter Wierbos, Han Bennink, Steve Beresford, Peter Kowald, Tom Cora), The Goose, Vibraslaps, Butch Morris Conduction 32 con l’ensemble Eva Kant

terza edizione * 13-18 maggio 1993 vedo nudo

Popoli Dalpane Ensemble, Looping Home Orchestra, Lindsay Cooper e l’Orchestra del Teatro Comunale di Bologna, Stefano Scodanibbio, Gianni Gebbia, Fred Frith, Lindsay Cooper, Lars Hollmer, Gruppo Ocarinistico Budriese, Que de la gueule, Workshop e Concerto condotto e diretto da Fred Frith.

seconda edizione * 27 maggio - 4 giugno1992 per ogni malattia c’è una melodia

Mary Iqaluk / Nellie Echaluk Giochi Vocali Inuit, Joseph Racaille / Daniel Laloux, Quartetto Vocale Giovanna Marini, Tom Cora, Caterine Jauniaux, Shelley Hirsch / David Weinstein, Lol Coxhill The Inimitable, Carles Santos, Phil Minton / Veryan Weston, Ernst Reijseger, Laboratorio Musica & Immagine, Mike Westbrook Orchestra Big Band Rossini.

prima edizione * 5-9 giugno 1991 la lingua mi cercava le parole

LE ANGELICHE


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John Tilbury (Michael Parsons, Dave Smith, Howard Skempton), Fred Frith Tense Serenity, Evan Parker Conic Sections, John Russell + Roger Turner duo improvisations, Phil Minton + Veryan Weston .....past (da una moltitudine di diversità di canzoni: Robert Schumann, Joe Zawinul, Sir Edward Elgar, Hubert Parry, Freddy Fender, Claudio Monteverdi, Hank Williams, Anton Carlos Jobim, Phil Minton + Veryan Weston...), Paolo Angeli linee di fuga, Lol Coxhill Standard Conversions, Steve Beresford Signals for Tea +, Orchestra del Teatro Comunale di Bologna diretta da Stephen Drury solisti: Fred Frith, Phil Minton, Maggie Nicols, ospiti: Chris Cutler, John Edwards, Lol Coxhill (Giorgio Casadei, Tiziano Popoli, Stefano Zorzanello, Giorgio Magnanensi, Fred Frith, Lindsay Cooper arrangiamenti di Veryan Weston), Mike Cooper + Pat Thomas Tri Stereo System, Kaffe Matthews to white, The Recedents, Fred Frith + Bill Laswell + Charles Hayward Massacre, Steve Noble + Pat Thomas, AMM, Cornelius Cardew The Great Learning Paragraph 7 for any number of trained or untrained singers

nona edizione * 18-23 maggio 1999 domestic flights

Coro delle mondine di Correggio, Stephen Drury (Frederic Rzewski), Lucia Bova + Luca Sanzò(Fernando Mencherini, Franco Donatoni, Lucio Garau), Aleks Kolkowski & Media Luz My Garden Makes Me Glad, acco land (Lucio Garau, Franco Donatoni, Mario Pagliarani), Gino Robair Singular Pleasures, Ossatura, Fausto Bongelli + Massimo Mazzoni (Giacinto Scelsi, Fernando Mencherini, Franco Donatoni), Edoardo Ricci + Eugenio Sanna graffi di gatto e urla di cani, Specchio Ensemble Ash-can School, Sonia Turchetta + Rocco Filippini + Oscar Pizzo (Salvatore Sciarrino Vanitas), Greetje Bijma, Louis Andriessen + Greetje Bijma Gran Duo, Rudiger Carl + Hans Reichel Buben plus, Quartetto Vocale Giovanna Marini Partenze - vent’anni dopo la morte di Pier Paolo Pasolini, Orchestra del Teatro Comunale di Bologna diretta da Stephen Drury solista Gary Gorczyca (Fernando Mencherini, Louis Andriessen, Franco Donatoni, Lucio Garau, Paolo Grandi, Olivia Bignardi). Impro: Rudiger Carl, Hans Reichel, Aleks Kolkowski, Elio Martusciello, Maurizio Martusciello, Edoardo Ricci, Eugenio Sanna, Fabrizio Spera, Gino Robair, Fabrizio Puglisi, Guglielmo Pagnozzi, Luca Venitucci, Matt Wand.

ottava edizione * 11-17 maggio 1998 mamma acustica

Otomo Yoshihide Memory Disorder, Trio Magneto, Tanaka Yumiko Gidayu Shamisen Solo, Ground-Zero Revolutionary Pekinese Opera+Play Standard, Diane Labrosse+Martin Tetrault Parasites’ Paradise, Stock, Hausen & Walkman Child Bearing Hits, Vakki Plakkula, Bob Ostertag, Tornando Menù, Chris Cutler p53, Tenko+Ikue Mori Death Praxis, Jean Derome+René Lussier Les Granules, Dagmar Krause+Marie Goyette, Zygmunt Krause The Last Recital, Orchestra del Teatro Comunale di Bologna diretta da Pedro Alcalde e Franco Sebastiani esegue Orchestral Tuning Arrangement di John Oswald / Linda Catlin Smith, Folk Music di Zygmunt Krause, Classic di John Oswald, Short Cut no.1 for orchestra+no.2+no.3 di Marie Goyette, Mike Patton+Bob Ostertag+Otomo Yoshihide House of Discipline; Impro con: Chris Cutler, Jean Derome, Marie Goyette, Uchihashi Kazuhisa, Diane Labrosse, René Lussier, Ikue Mori, Bob Ostertag, Mike Patton, MircoSabatini, Andrew Sharpley, Tenko, Martin Tetreault, Matt Wand, Otomo Yoshihide

settima edizione * 6-11 maggio 1997 al ladro

Guus Janssen, Orchestra del Teatro Comunale di Bologna diretta da Ernst van Tiel esegue Passevite e Keer di Guus Janssen, Concerto per sassofono e orchestra (solista Ed Boogaard) e Onderweg di Misha Mengelberg, Palinckx, Misha Mengelberg, Carlo Actis Dato, Henneman String Quartet, Guus JanssenSeptet, Michel Waisvisz Operation LiSa, Tristan Honsinger This, That and the Other, Tristan Honsinger, Janssen/Glerum/Janssen, Misha Mengelberg Pollo di Mare

sesta edizione * 7-11 maggio 1996 caos lirico


162 Opera Mobile: Tristan Honsinger + Ermanno Cavazzoni + Ensemble Opera (Cristina Zavalloni, Sabina Meyer, Cristina Vetron, Vincenzo Vasi, Carolina Talon Samperi, Kathleen Delaney, Marie Goyette, Enrico Sartori, Olivia Bignardi, Edoardo Marraffa, Riccardo Pittau, Lauro Rossi, Aleks Kolkowski, Erica Scherl, Tristan Honsinger, Pierangelo Galantino, Lullo Mosso, Franca Pampaloni, Fabrizio Puglisi, Christian Carcagnile, Mirko Sabatini, Fabrizio ‘Abi’ Rota, Jochem Hartz, Ilaria Honsinger, Gayla Freed, Lidija Kolovrat, Massimo Simonini), Dietmar Diesner Saxophon-actor, Aleks Kolkowski Portrait in Shellac, Olivia Block hi-lo eyehull, Margareth Kammerer Noch Einmal, an Orpheus, Hester Boverhuis+Cristin Wildbolz+Riccardo Massari Spiritini Speechwater, Sven Ake Johansson+Sten Sandell Bahn und Boot, Peter Brötzmann+Hamid Drake, Misha Mengelberg Solo Songs, Marie Goyette+Aleks Kolkowski Stone Flower, Hisako Horikawa, Ijnveïq de Ernestine Une porcelaine dans un magasin d’éléphants (Mauro Manzoni, Emiliano Rodriguez, Diego Frabetti, Raffaele Jaquinta, Giammaria Matteucci, Fabrizio Colonna, Maurizio Rolli, Alberto Corelli, Pierpaolo De Gregorio, Alfredo Impullitti)

dodicesima edizione *13>18 maggio 2002 galleria san francesco

Joan La Barbara Three Voices (Morton Feldman), Shelley Hirsch States, Dorothea Schurch + Ernst Thoma course in different directions, Massimo Simonini + Fabrizio ‘Abi’ Rota paesi piatti & pianeti possibili, Kaffe Matthews + Andy Moor matter, Peter Cusack Green Parrot, Broken Glass, Domenico Sciajno + Barbara Sansone Objectable, Pierre Bastien & Mecanium, Alvin Curran Toto Angelica, Shelley Hirsch + Anthony Coleman A Tribute to Tributes, Margaret Leng Tan The Art of The Toy Piano (John Cage, John Lennon/ Paul McCartney arr. Toby Twining, Stephen Montague, Jerome Kitzke,, Philip Glass, Alvin Lucier, Julia Wolfe, Guy Klucevsek), MIMEO Music In Mouvement Electronic Orchestra The Hands of Caravaggio + John Tilbury, Pierre Bastien Meccano Orchestra, Jean-Pierre Gauthier Commodity and Commotion, playground ensemble The Sonic Playground (Alvin Curran,, ensemble)

undicesima edizione *15>20 + 12>20 maggio 2001 antichi astronauti

John Zorn Bar Kokhba special edition for Angelica, Terry Riley, Orchestra del Teatro Comunale di Bologna diretta da Jurjen Hempel soprano Julie Liston (Domenico Caliri, Massimo Semprini, Diego Stocco, Guus Janssen, John Zorn: commssioni di Angelica; Morton Feldman), La Monte Young The Forever Bad Blues Band, Eyvind Kang Garland of Virginal Co-ordinates con playground ensemble ospiti Michael White, Eyvind Kang, Mike Patton, Timothy Young, Tucker Martine, Evan Schiller: commissione di Angelica, Cecil Taylor, Mirko Sabatini MK Orchestrin, Edoardo Marraffa, Guus Janssen Quartet, Tibor Szemzõ Tractatus, Invisible Story con The Gordian Knot Music Company, Mike Patton vs The X-ecutioners, Ensemble Modern diretto da Peter Eötvös solisti Omar Ebrahim, Hermann Kretzschmar, David Moss (Frank Zappa - Greggery Peccary & Other Persuasions), Ensemble Modern diretto da Sian Edwards (Conlon Nancarrow arr. Yvar Mikashoff, Heiner Goebbels, Helmut Lachenmann)

decima edizione * 5-13 maggio + 5-6 luglio 2000 zorro


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Charlemagne Palestine Schlingen Blângen for Organ Rinascimentale Non Temperato + Strumming, John Tilbury Well, well, Cornelius (Howard Skempton), Chico Mello & Fernanda Farah do lado da voz (Chico Buarque, Herivelto Martins, Noel Rosa, Lupicínio Rodrigues, Carlos Careqa, Kaper, Webster, Fernanda Farah, Chico Mello), Luigi Ceccarelli Tupac Amaru + Aracne + Exsultet, Steffen Schleiermacher The Mystic Modernists - Ruggles & Rudhyar, Phil Minton Feral Choir, Antonio Della Marina Fades – Dissolvenze , Fausto Bongelli Preludi ostinati (Tonino Tesei), Yoshida Tatsuya + Shibasaki Yukifumi + Takahashi Hideki Zubi Zuva, Tiziano Popoli SPIRITUS, The Reveries Blasé Kisses (Eric Chenaux + Ryan Driver + Doug Tielli), Dr. Ilaiyaraaja Ilaiyaraaja’s Music Journey (Ilaiyaraaja + Bhavatharini + Preeti uttam + Madhu + Chinmayi + Murari + Nepolean + Rajendra Singh + Murali + Prabhakar + Jayachander + Sekar + Bharanidharan + Shashank + Madhav + Purushothman + Uttam singh), Coro da camera di Bologna + Coro Euridice di Bologna + Pierpaolo Scattolin Convivium (Giacinto Scelsi, Krzysztof Penderecki, Olivier Messiaen), Cornelius Cardew di Philippe Reignez, Pandit Pran Nath: In Between the Notes di William Farley, LA VOCE MEDIATA Scuola di Musica Elettronica del Conservatorio - G.B. Martini, Bologna (Lelio Camilleri, Sara Lenzi, Davide Falconi, Mara Vapori, Silvana Gaeta, Doria Cantatore, Luigi Vichi, Giovanni Maselli, Mario Barbuti, Sara Ramarro, Franco Venturini, Enrico Battisti, Nicola Baroni, Lucia Dimaso, Marco Mezzani, Alessandro Ratoci, Emanuela Turrini), construction sonor ( Steinbrüchel, Bernd Schurer, Günter Müller, Tomas Korber), FontanaMIX (Thuridur Jonsdottir + Giambattista Giocoli + Marco Bontempo + Stefano Malferrari + Franco Venturini + Nunzio Dicorato + Valentino Corvino + Antonella Guasti + Corrado Carnevali + Nicola Baroni + Emiliano Amadori) Antennae of a new mythology (Peter Hannan, Michael Oesterle, Rodney Sharman, Andre’ Ristic, Giorgio Magnanensi, Juliet Palmer, Jean Lesage, Peter Hatch, Doug Schmidt, Howard Bashaw), Iceberg Laboratori Suoni e Luoghi (Ijnveiq de Ernestine, Abril Padilla, Angelo Sturiale, Enrico Gabrielli & Mariposa, Davide Tidoni, Alfredo Impullitti): Ensemble Vocale della Cappella Musicale di San Petronio + Michele Vannelli + FontanaMIX (Thuridur Jonsdottir + Mario Gigliotti + Raffaele Jaquinta + Liuwe Tamminga + Nunzio Dicorato + Valentino Corvino + Antonella Guasti + Corrado Carnevali + Silvia Ricciardi + Nicola Baroni + Emiliano Amadori + Francesco La Licata)

quattordicesima edizione * 9>16 + 21>23 maggio ++ 3 giugno 2004 mosaico & miraggio

Karlheinz Stockhausen AVE (Suzanne Stephens, Kathinka Pasveer) + GESANG DER JÜNGLINGE + ORCHESTER - FINALISTEN (Asko Ensemble: Kathinka Pasveer, Marieke Schut, Hans Colbers, Alban Wesly, Jan Harshagen, Hendrik Jan Lindhout, Toon van Ulsen, Tjeerd Oostendorp, Jan Erik van Regteren Altena, Bernadette Verhagen, Doris Hochscheid, Pieter Smithuijsen) + OKTOPHONIE, Joëlle Léandre + Mat Maneri + Joel Ryan + Christian Marguet, Giancarlo Schiaffini + Walter Prati, Gail Brand + Phil Durrant + Pat Thomas + Mark Sanders, Stephan Wittwer, Frances-Marie Uitti, Irene Schweizer, Sylvie Courvoisier + Ikue Mori + Susie Ibarra, Pauline Oliveros, Scuola di Musica Elettronica del Conservatorio G.B. Martini di Bologna (Lelio Camilleri, Nicola Baroni, Mario Barbuti, Enrico Battisti, Doria Cantatore, Davide Falconi, Chiara Farolfi, Lucia Di Maso, Silvana Gaeta, Giovanni Maselli, Marco Mezzini, Maria Chiara Prodi, Alessandro Ratoci, Antonio Salluce, Emanuela Turrini, Franco Venturini)

tredicesima edizione * 13>18 maggio 2003 abissale & aderente


164 Karlheinz Stockhausen COSMIC PULSES, Asko Ensemble (:Edgard Varèse, Franco Donadoni, György Ligeti, Jonathan Harvey), ICP Orchestra 40 Years, Asko Ensemble + ICP Orchestra First Time, Hans Bennink+Fabrizio Puglisi, Ab Baars+Olivia Bignardi+David Kweksilber+Michael Moore+Enrico Sartori, Orchestra Spaziale Holiday in Cartoonia, Xavier Le Roy & Helmut lachenmann Salut für Caudwell, Mike Patton Mondo Cane (:Mike Patton, Aldo Sisillo, Roy Paci, Henri, Gegè Munari, Vincenzo Vasi, Alessandro Asso Stefana, Riccardo Onori, Antonio Borghini, Fabrizio Aiello, Coralli di Torino, Filarmonica Toscanini)

diciassettesimo anno * 7>13+24>26 maggio 2007 momento maggio

Eyvind Kang Cantus Circæus (:Mike Patton, Jessika Kenney, Alberto Capelli, Walter Zanetti, Ensemble di Ottoni di Modena, Coro da Camera di Bologna, Aldo Sisillo direttore, Pier Paolo Scattolin, Giovanna Giovannini), Michel Doneda + Fabrizio Rota, Domenico Caliri CAMERA LIRICA, Anthony Braxton + Richard Teitelbaum, Olaf Rupp + Edoardo Marraffa, Peter Brötzmann + Marino Pliakas + Michael Wertmuller, Lawrence D. ‘Butch’ Morris INDUCTION n°2: EMYOUESEYESEE.IT (:Gianni Gebbia, Edoardo Marraffa, Stefano Zorzanello, Patrick Novara, Ramon Moro, Erica Scherl, Alessandro Urso, Francesco Guerri, Antonio Borghini, Elio Martuscello, Davide Tidoni, Alessandro Bocci, Fabrizio ‘Abi’ Rota, Paolo Sorge, Manuele Giannini, Luigi ‘Lullo’ Mosso, Pasquale Mirra, Cristiano Calcagnile, Fabrizio Spera)

sedicesimo anno * 8+11>14 maggio 2006 momento maggio

John Zorn Cobra (: Alvin Curran, Jamie Saft, Luca Venitucci, Fabrizio Puglisi, Ikue Mori, Eugenio Sanna, Alberto Capelli, Trevor Dunn, Vincenzo Vasi, Francesco Dillon, Stefano Scodanibbio, Cyro Baptista, Joey Baron, Lukas Ligeti, Mirko Sabatini) + Electric Masada, concerti per ACUSMONIUM - Cinéma pour l’oreille ( Jonathan Prager Ritratto Luc Ferrari, Luciano Berio, Bruno Maderna, Franco Degrassi, Doria Cantatore, Silvana Gaeta, Giuseppe Monopoli, Maurizio Martusciello), Gianni Gebbia+ Lukas Ligetti NON - EUCLIDEAN VARIATIONS I the music of Eric Zann, Alvin Curran+Domenico Sciajno RITRATTO INCROCIATO a Luc Ferrari, Tristan Honsinger + Eugenio Sanna Le Bon Ton, Barre Phillips Fete Foreign, Stefano Zorzanello Piccolo Solo, Charlotte Hug Neuland, Stefano Scodanibbio (Luciano Berio), Stefano Scodanibbio+FontanaMIX Ensemble, MESSA ACUSMATICA Scuola di Musica Elettronica del Conservatorio - G.B. Martini (Sara Lenzi, Nicola Baroni, Emanuela Turrini, Roberto Napolitano, Lucia Di Maso, Alessandro Ratoci, Chiara Farolfi, Enrico Battisti, Marco Mezzini, Franco Venturini), Luigi Archetti+Bo Wiget LOW TIDE DIGITALS, Mirko Sabatini L’invisibile Corpo dell’Oggetto, FontanaMIX Ensemble ANTENNAE, (Sachiyo Tsurumi, Yoichi Sugiyama, Yoshifumi Tanaka, Toshio Hosokawa, Fumio Tamura), Aleksander Caric & Luca Venitucci, Archie Shepp + Barre Phillips

quindicesima edizione * 8>15 maggio 2005 arresto & domicilio


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Maryanne Amacher Animation of Sound Characters in St. Leonardo, Ab Baars RITRATTI, Alfonso Alberti CANGIANTI (: Nicolò Castiglioni), Bérangère Maximin Tant que les heures passent , Manuel Zurria MURODISUONO 3 b (: Stefano Scodanibbio, Philip Corner, Alvin Lucier, Giacinto Scelsi, Jacob TV, Arvo Pärt), Andrea Rebaudengo PENULTIMO PIANO (: Mauricio Kagel, Julia Wolfe, György Ligeti, Galina Ustvolskaya), Sven Åke Johansson + Axel Dörner + Andrea Neumann Barcelona Series, Silvia Mandolini SOLO (: Bruno Maderna, Giorgio Magnanensi, Luca Francesconi, Serena Teatini, Franco Donatoni), Bologna Improvisers Orchestra, Giuseppe Ielasi SOLO, Id M Theft Able SOLO, Ensemble Phoenix Basel PHANTOM BROADCAST (: Giacinto Scelsi, Alex Buess, John Duncan), Festival Iceberg Giovani Artisti a Bologna 2009, Pamelia Kurstin THEREMIN SOLO , Vincenzo Vasi + Giorgio Pacorig PERFAVORE SING (: Bruno Lauzi, The Residents, Mina, Franco Battiato, Stormy Six, Peter Ivers/David Lynch, Isabelle Powaga/Sylvain Fasy, Violeta Parra, Ian Carr, Vincenzo Vasi, ...), The Ex + Getatchew Mekuria + Ospiti MOA ANBESSA (: Getatchew Mekuria, Katherina, Terrie, Andy, Arnold de Boer, Colin McLean, Xavier Charles, Brodie West, Joost Buis, Melaku Belay), Claus van Bebber + Jaap Blonk + Carl Ludwig Hübsch HÜBEBLO, Rudiger Carl + Oliver Augst + Christoph Korn BLANK plays DUDEN, Lawrence D. “Butch” Morris FOLDING SPACE Modette & Other Songs (: Lawrence D. “Butch” Morris, Shelley Hirsch, Shelley Burgon, Eri Yamamoto, Mary Halvorson, Kenny Wollesen, J. A. Deane, Filarmonica Arturo Toscanini)

diciannovesimo anno * 6>9 + 14>16 + 19 + 21>23 + 30>31 maggio 2008 momento maggio

Alessandra Celletti + Hans-Joachim Roedelius SUSTANZA DI COSE SPERATA, The Magic ID (: Kai Fagaschinski, Margareth Kammerer, Christof Kurzmann, Michael Thieke), Phill Niblock + Thomas Ankersmit, La Monte Young & Marian Zazeela Just Charles & Cello in The Romantic Chord (: Charles Curtis), Perlonex (: Ignaz Schick, Joerg Maria Zeger, Burkhard Beins) & Charlemagne Palestine, Nadia Ratsimandresy + Matteo Ramon Arevalos MESSIAEN ET AUTOUR DE MESSIAEN (: Olivier Messiaen, Jacques Charpentier, N’Guyen – Thien DAO, Tristan Murail), Uday Bhawalkar RAGA YAMAN (: Uday Bhawalkar, Sanjay Agle, Jyoti Bhawalkar), Pierre Henry L’Homme seul + Expériences dansées

diciottesimo anno * 8>13 + 16>17 maggio 2008 momento maggio


è presentato da 20

ed è realizzato con la partecipazione di

Associazione Culturale Pierrot Lunaire

con il sostegno di

in coproduzione con

166

in collaborazione con

con il contributo di

con il sostegno di


in co-produzione con

in collaborazione con

in collaborazione con

con l’aiuto di

167


168

finito di stampare nel mese di maggio del 2010




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