AngelicA 18 - Festival Internazionale di Musica - 2008

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FESTIVAL INTERNAZIONALE DI MUSICA diciottesimo anno MOMENTO MAGGIO BOLOGNA 8›13 • 16›17 MAGGIO 2008


AngelicA Direzione artistica e organizzativa: Massimo Simonini Amministrazione e organizzazione: Sandra Murer Segreteria organizzattiva: Silvia Palmia, Eleonore Grassi Ufficio stampa: Andrea Ravagnan, Valentina Lanzetti Distribuzione “i dischi di angelica”: Andrea Martinelli Immagine e progettazione grafica: Massimo Golfieri Produzione: Davide Rossi Documentazione sonora: Massimo Carli, Roberto Monari Tecnici del suono: Dino Carli, Massimo Carli, Enrico Dall’Oca, Roberto Monari Luci: Francesco Carta Documentazione fotografica: Massimo Golfieri, Gianni Gosdan Corrispondente estero: Tanos Papanikolaou Traduzioni e cura editoriale: Walter Rovere Traduzioni: Silvia Palmia, Roberta Reali Si ringrazia Luciano Chessa Speciali ringraziamenti a Francesca Bruni e Ivana Calvi Progetto grafico e impaginazione catalogo: Concetta Nasone, Massimo Golfieri Stampa: Grafiche Morandi - Fusignano (RA) Errata Corrige la fotografia a pag 22-23 pubblicata nel catalogo “Cecil Taylor - Concerti Contemporanei” (10>13 ottobre 2007) è stata erroneamente attribuita a Paolo Soriani; è invece di Stefania Errore. Ci scusiamo con l’Autrice.


LUOGHI • Teatro San Leonardo via San Vitale, 63 - Bologna • MAMbo-Museo d’Arte Moderna di Bologna via Don Minzoni, 14 - Bologna • Museo della Musica Palazzo Sanguinetti strada maggiore, 34 - Bologna

INFO • AngelicA via Gandusio 10 - Bologna t+f 051.240310 info@aaa-angelica.com www.aaa-angelica.com


PROGRAMMA&INDICE INTRO PAG 6 Ricordare: estratti dagli editoriali di Mario Zanzani per i quaderni di AngelicA INTRO PAG 26 Satelliti e Sapere di Massimo Simonini GIOVEDì 8 MAGGIO - ORE 21.30 - TEATRO SAN LEONARDO - BOLOGNA CONCERTO PAG 38 • Alessandra Celletti + Hans-Joachim Roedelius SUSTANZA DI COSE SPERATA CONCERTO PAG 42 • The Magic ID VENERDì 9 MAGGIO - ORE 21.30 - TEATRO SAN LEONARDO - BOLOGNA CONCERTO PAG 46 • Phill Niblock + Thomas Ankersmit SABATO 10 MAGGIO - ORE 18.15 - MAMbo: MUSEO D’ARTE MODERNA DI BOLOGNA CONCERTO PAG 50 • La Monte Young & Marian Zazeela JUST CHARLES & CELLO IN THE ROMANTIC CHORD DOMENICA 11 MAGGIO - ORE 21.30 - TEATRO SAN LEONARDO - BOLOGNA CONCERTO PAG 72 • Perlonex & Charlemagne Palestine LUNEDì 12 MAGGIO - ORE 21.30 - TEATRO SAN LEONARDO - BOLOGNA CONCERTO PAG 76 • Nadia Ratsimandresy + Matteo Ramon Arevalos MESSIAEN ET AUTOUR DE MESSIAEN


MARTEDì 13 MAGGIO - ORE 21.30 - TEATRO SAN LEONARDO - BOLOGNA FILM PAG 84 • SOLVITE ME tre film di Andrea Ruggeri e Marco della Fonte CONCERTO PAG 88 • Uday Bhawalkar RAGA YAMAN VENERDì 16 MAGGIO - ORE 21.30 - MAMbo: MUSEO D’ARTE MODERNA DI BOLOGNA CONCERTO PAG 92 • Pierre Henry L'HOMME SEUL SABATO 17 MAGGIO - ORE 21.30 - MAMbo: MUSEO D’ARTE MODERNA DI BOLOGNA CONCERTO PAG 94 • Pierre Henry EXPÉRIENCES DANSÉES INCONTRI & ASCOLTI PAG 110 ORE 12 - MUSEO DELLA MUSICA - BOLOGNA • SABATO 10 MAGGIO Incontro con: Phill Niblock • LUNEDì 12 MAGGIO Incontro con: Charlemagne Palestine INCONTRI & ASCOLTI PAG 111 ORE 12 - MAMbo: MUSEO D’ARTE MODERNA DI BOLOGNA • SABATO 17 MAGGIO Incontro con: Pierre Henry La musica concreta come utopia




RICORDARE: estratti dagli editoriali di Mario Zanzani per i quaderni di AngelicA AngelicA 1 [1991] Presentiamo con questo catalogo la prima edizione di Angelica - Festival Internazionale di Musica. La nostra intenzione è di farne un appuntamento annuale. Il termine musica ha bisogno di chiarimenti perchè è privo delle consuete specificazioni. Le finalità di Angelica sono programmaticamente volte a ignorare gli steccati che dividono la musica in tante famiglie; vogliamo considerare i fatti musicali come unici, propri, al di là della loro appartenenza a generi o stili. ... Angelica si propone di rappresentare ogni forma di ricerca musicale che si muova in ambiti non convenzionali e non accademici, e che usi con libertà i molteplici materiali offerti dalle diverse tradizioni musicali. La convenzione e l'accademismo si nascondono nel genere e soprattutto nel suo pubblico, che nel genere si autoriconosce in maniera consolatoria. D'altro canto le cose interessanti che succedono in musica sono fruite da piccoli gruppi di specialisti e appassionati, egualmente autoconsolatori nella loro posizione di diversità. Cercheremo di agitare le acque. AngelicA 2 [1992] ... Pensiamo con Angelica di agitare una situazione stagnante: molto difficile per i musicisti e molto cristallizzata nelle diverse tipologie di pubblico. La musica di Angelica non si basa sull'evento, sempre legato al divismo, presente in ogni genere di musica; ma sulla pos8 ESTRATTI


sibilità di rompere il meccanismo dell'ascolto legato all'autoidentificazione nel genere e nel luogo. Il modo di concepire la musica, come molteplicità di soluzioni ed esistenze, costituisce il cuore del nostro lavoro. Un festival è sempre qualcosa di provvisorio: Angelica non definisce la situazione musicale attuale, individua alcuni percorsi di ricerca o propone cose molto più "semplici" che ci sono da sempre e di cui non ci accorgiamo. AngelicA 3 [1993] ... Improvvisazione è un concetto molto ambiguo e ricco ormai di molte stratificazioni di significato in relazione alle diverse pratiche che si sono succedute nel tempo… ... Apriamo così un lavoro sulle forme dell'espressione musicale che avrà un seguito… ... AngelicA 4 [1994] La scelta delle situazioni musicali di Angelica 94 ha più che in passato un significato di sfondamento dei generi: abbiamo sempre sostenuto che la musica di ricerca non può essere fatta a pezzi, né segmentata; da qualsiasi parte essa provenga, qualsiasi matrice (colta, popolare, etnica, rock, jazz) l'abbia generata, essa 9


felicemente occupa la scena di Angelica. Questa è la nostra posizione. ... La complessità è un valore ambiguo; nonostante la musica contemporanea ne abbia fatto spesso un obiettivo fine a sé stesso, bisogna riconoscere che la "complicazione" è un elemento che rende più interessante la composizione. "L'apprendimento delle regole modifica in realtà il nostro giudizio" diceva Wittgenstein. La nostra intenzione però rimane quella di cercare di porre al centro dell'attenzione il risultato sonoro, che assumiamo come valore di orientamento, esprimibile con la metafora dell'orecchio. ... AngelicA 5 [1995] A uno sguardo che colga ciò che sta accadendo in Europa, la situazione della musica di ricerca appare molto dinamica. Osservando la scena italiana il mutamento non è altrettanto visibile, ma anche qui qualcosa si muove, qualcosa che riguarda sia la musica "alta" che la musica "bassa". I nuovi compositori di formazione "colta" non subiscono più il richiamo forte della tradizionale e elitaria "musica contemporanea", e stanno imboccando strade diverse. ... Questi compositori, in alcuni casi molto giovani, sembrano ricercare un rapporto con il pubblico, cercano di dimostrare che la musica d'oggi non è solo per un'élite, ristretta e impermeabile. Essi non vanno "incontro ai gusti del pubblico" ma si misurano con i valori e l'esperienza musicale del 10 ESTRATTI


nostro tempo (comunicati soprattutto dalla musica popolare), valori nei quali loro stessi e noi tutti siamo immersi; per poi rielaborarli in nuove esperienze sonore. La questione è quella legata all'affermazione di un'estetica "moderna", che rimuova e superi le differenze di status delle diverse forme musicali, ampliando il campo della ricerca musicale. ... Con lo stesso fine, i più attenti organizzatori di festival e stagioni cercano di uscire dal loro ambiente stagnante, dal cimitero dei "classici" vecchi e nuovi. E coniugano come possono, una musica all'altra, una forma all'altra. ... Con tutto ciò l'ambiente "basso" della ricerca musicale, di cui Angelica abitualmente si occupa, ha i suoi problemi di crescita e mutamento. ("Basso" perché è l'ambiente formatosi progressivamente dallo sviluppo, trasformazione e mescolamento dei generi popolari). ... Si cerca anche di reagire a una certa stanchezza nella pratica dell'improvvisazione radicale che può risolversi anch'essa in abitudine e ripetizione di suoni e formule; pratica che ha bisogno di pause e riflessioni come qualsiasi altra. Ciò può accadere fra musicisti che si conoscono troppo e che inconsapevolmente tendono a minimizzare i rischi che l'improvvisazione comporta. ... 11


AngelicA 6 [1996] Angelica cambia formato. Nell'edizione di quest'anno viene posto al centro dell'attenzione un ambiente, quello olandese. Nel momento in cui si accostano due città, le civili Amsterdam e Bologna, viene da fare dei confronti. Nel campo strettamente musicale la diversità nei risultati è molto grande; ed è troppo comodo attribuirla alla disparità anch'essa grande delle risorse messe in gioco. Accostiamole sul piano delle idee e pratiche di cultura che guidano le istituzioni. La questione è delicata perché non si sa cosa cultura sia molto spesso; è comunque qualcosa che si pone nel legame e nella differenza fra conservare e fare mondi; fra l'avere cura (anche nel senso buono delle continue riletture e interpretazioni) del patrimonio storico e l'offrire nuove chance. Mentre l'intervento delle nostre istituzioni è tutto schiacciato sul primo aspetto, quello delle istituzioni olandesi sembra più sensibile e aperto verso il secondo con risultati rilevanti su tutto il campo della produzione musicale. ... L'espressione “fare mondi” riferita ai fatti della cultura, è molto interessante (anche se un po' pomposa) e duplice, in quanto suppone un rapporto “generativo” delle pratiche artistiche, come manifestazione del possibile, nei confronti delle forme di vita. E insieme tiene conto di aspetti estranei (in genere considerati negativi perché connessi al “fare immagine” e tipici dell'operare dei mass media), 12 ESTRATTI


sinestetici e rituali, a cui spesso gli individui (che compongono il pubblico) si affidano per trovare un proprio posto, reale o fantastico, nel mondo (dei fatti quotidiani). Si intuisce lo sforzo che si dovrà compiere nel tenere uniti questi due aspetti e nell'accettarne l'ambiguità. Molta strada c'è da fare verso una consapevole abitudine per la “musica d'arte” e anche la stessa musica dovrà mutare per conquistare maggiore spazio e considerazione. Il caso olandese può servire da lezione e da riferimento. Come qualsiasi altro posto, del resto, dove si può trovare - insieme a una vivace scena musicale - un'apprezzabile attenzione delle istituzioni ai fatti della cultura come legami di convivenza, di quotidianità e di trasmissione del sapere. ... Ad Autunno, una “delegazione” di musicisti della nostra città si trasferirà ad Amsterdam, al Bimhuis. Sarà dedicata una giornata a nuovi “embrionali” percorsi della musica italiana che coinvolgerà anche musicisti olandesi. La comunità bolognese dei musicisti è molto numerosa, creativa e agguerrita, ma sempre in bilico fra dilettantismo canzonatorio e irriverente e una progettualità mediata e professionale. Sono state troppo scarse le occasioni a loro concesse per svolgere una quotidiana attività musicale a contatto con una committenza non occasionale. ... 13


AngelicA 7 ... [1997] Anche il pubblico più attento non può sopravvivere se non viene portato a trasformare l'esperienza dell'ascolto in una diversa aspettativa dell'evento, da scoprire e non solo da riconoscere. ... AngelicA 8 [1998] EDILIZIA E CULTURA La via edilizia (o italiana) alla cultura si imbocca quando non si vuole cambiare gli equilibri della politica culturale e si ristrutturano edifici, i cosiddetti “contenitori”. I rigori di bilancio richiederebbero tagli in ogni settore ma d'improvviso vengon fuori le risorse per un glorioso investimento che diventa presto il segno di una decisa volontà di dare forza alla cultura. Il recupero di edifici storici, e ce ne sono tanti in pessimo stato, per metterci dentro un museo, una sala di quartiere, un corso di danza o musica, un centro polivalente, insomma qualcosa che giustifichi i denari spesi nella nobile operazione di conservazione. Alla fine l'edificio è risanato. Non ha grande funzionalità, non è stato pensato per ciò che ci andrà dentro, pesa sul bilancio pubblico per molti miliardi di investimento diretti e per i costi di gestione (personale, materiali, consumi vari, ecc.). Ma i soldi paiono ben spesi, in con14 ESTRATTI


tenitori scambiati per “strutture” per la cultura. Che richiedono poi un piccolo apparato, un direttore, uno staff, ecc. Così cresce la spesa per la cultura. Pensare un altro modo non vale la pena, lo hanno detto anche i migliori cervelli del paese; i veri talenti artistici vengon fuori comunque. Un buon equilibrio fra investimento nei cervelli e investimento edilizio pare impossibile in questo paese e in questa città. Non è più chiaro quale sia la funzione pubblica della cultura se tramandare un sapere o costruire mondi per le generazioni future. Per la prima ci sono i “contenitori”, per la seconda il mercato che farà la selezione. Ma accettando anche questo punto di vista, il mercato è solo parzialmente il momento della verifica, il mercato è solo l'opinione comune (la materia dei gusti e preferenze ha la stessa realtà economica di un mercato finanziario o dei prodotti da forno) cioè quel che si dice o che i media dicono. A seconda dei punti di vista, attivo o passivo, bisogna decidere ciò che può stare sul mercato e ciò che non può stare, o i tempi di questo confronto; oppure cercare di creare un nuovo mercato e attirare un nuovo pubblico. E in questo l'operazione di una istituzione può essere molto più incisiva e duratura di un centro sociale (dove oggi circola peraltro più avanguardia che in tutte le istituzioni culturali). Periodicamente riviste specializzate di musica dedicano servizi giornalistici accurati alla scena musicale bolognese; i commentatori si sorprendono della capacità creativa dei 15


musicisti, dell'estrema variabilità dei gruppi, della vastità e versatilità dell'ambiente musicale. Non si chiedono però come mai questi musicisti e questi gruppi così interessanti e bravi siano di fatto invisibili, tanto da richiedere periodiche indagini speciali. ... AngelicA 9 [1999] Angelica è nata, ormai sono diversi anni, sul presupposto che fosse possibile par lare di musica senza per forza parlare di generi musicali (classica-contemporanea, jazz, rock, improvvisazione). Si pensava che la situazione fosse matura, che il pubblico ormai fosse insofferente verso l'organizzazione della musica in scatole separate. Che ci fosse bisogno di rimescolamenti e non solo di “contaminazioni”. Anche per questo un contesto itinerante sembrava adatto; il cambiamento dei luoghi e dei teatri a...seconda delle necessità. Purtroppo, l'evoluzione della situazione musicale avviene per scatole, separate e più o meno comunicanti. Il contenuto della nostra scatola è una musica in certo modo meno comunicativa di altre, che ha bisogno di promozione e di “autorevolezza” per 16 ESTRATTI


muovere curiosità e interessi sul mondo dei suoni possibili. ... Anche sul versante della musica colta la situazione si è fatta più difficile in Italia e all'estero. Di fronte al dilagare della musica commerciale, del divismo e dell'evento, le istituzioni musicali sembrano paralizzate e incapaci di compiere scelte verso nuovi territori musicali: da un lato rimangono immobili nella tradizione, in un rapporto simbiotico con un pubblico “borghese” (minoritario e in progressiva diminuzione se non c'è il divo di turno) che è lo specchio esatto dei programmi artistici e della gestione elitaria dei teatri. D'altro canto innovare significa qui perdere pubblico, senza alcuna garanzia di essere in grado di crearne uno nuovo. ... In questo panorama desolante per la musica di ricerca un ruolo particolare coprono i luoghi del consumo “diverso”, i centri sociali, gli spazi autogestiti (a Bologna: Link, Tpo, Livello 57); che si dimostrano in grado di coinvolgere nuovo pubblico, di essere attori nelle trasformazioni continue della musica, e di porsi talvolta in bilico fra mercato e avanguardia, fra svago e ricerca. Il loro successo indiscutibile è legato però in gran parte al contesto, al luogo e ai simboli che vi circolano. I valori musicali sono strettamente legati al contesto “radicale” 17


e “alternativo”, o semplicemente “informale” e “popolare” e non sono spesso valutati per quello che sono. Sono annegati nella mutevolezza e flessibilità di questi centri, prima di tutto luoghi di ritrovo sociale. E' forse una legge generale: il valore identificativo dei contesti e dei luoghi è anche più forte del valore rassicurante dei generi. Un valore estetico forse non esiste al di fuori del suo contesto e questo crea un certo imbarazzo, quello di definire non solo una proposta musicale, quanto una nostra proposta di “contesto”, che per la verità è stata volutamente messa in ombra. Nel momento in cui più si sente il bisogno di iniziative e istituzioni capaci di sostenere senza troppe preoccupazioni di mercato la ricerca musicale (ad inseguire il mercato vincono altri soggetti più preparati) noi ricominciamo dal basso, risalendo fino all'alto del Teatro Comunale e cercheremo di imparare qualche cosa sul nostro contesto di azione. AngelicA 10 [2000] 10 anni di lavoro sono tanti. In questo momento li sento particolarmente pesanti. Sento la fatica di tanti piccoli passi per arrivare alla situazione d'oggi. Una situazione consolidata ma ancora fragile. 18 ESTRATTI


Angelica è nata, come si dice in questi casi, dal “basso”. ... E' inutile e fastidioso insistere sui problemi della situazione musicale italiana, se ne parla ovunque e anche in queste pagine del catalogo vi sono molti accenni. E' tuttavia imbarazzante sentirsi diversi semplicemente perché ad Angelica sono presenti musicisti e compositori che sono di casa nei programmi delle istituzioni musicali di tutto il mondo occidentale e che in Italia non trovano posto nei repertori delle stagioni di musica e nei programmi artistici. Sentirsi diversi mentre si sta coprendo uno spazio che è in parte istituzionale, o per meglio dire ufficiale, in quanto coinvolge le figure principali della musica del dopoguerra. A un piccolo festival sarebbe più consono il dinamismo della caccia nei territori vergini, le forme di nuova sperimentazione, piuttosto che la proposizione delle figure storiche dei “maestri” e dei migliori ensemble del mondo. Ne deriva che Angelica ha un'anima istituzionale che la mette in una tremenda contraddizione, quella di non poter essere mai all'altezza del proprio ruolo. L'edizione di quest'anno mostra particolarmente questo tipo di contrasto: fra musica da konzerthaus e ambienti della sperimentazione. 19


E la natura di passaggio e di trasformazione è ciò che caratterizza il momento attuale di Angelica, festival felice che non può essere ciò che vuole e non sa ciò che vuole, in quanto vuole essere molte cose. AngelicA 11 [2001] IL RITORNO DI RINGO Cosa fa Ringo,appena arriva? Sbaraglia il campo, i cattivi treman tutti. Soprattutto gli umani non udenti. Felice ritorno al volto umano di Angelica, alla sua dimensione intima e familiare, ai suoni aspri e inaspettati, alle figure ricorrenti dell'incerto panorama della ricerca musicale, dopo i fasti celebrativi, le altisonanze. Dentro le mura sporche del Link riprendiamo la strada. Dopo ingenuità e diverse cantonate. Più realismo e più efficacia. Almeno capire quale è la nostra posizione e dove far breccia per nuove avventure. AngelicA 12 [2002] SEMPLICE E NOBILE Fanno 12! 12 edizioni di un festival che con gli anni diventa familiare, che rimane però 20 ESTRATTI


un'anomalia, che non è attuale. Da una evidente semplicità riparte il percorso di Angelica. Semplice e disadorno è il contesto, dei concerti e dell'opera mobile. Centrali e periferici sono gli spazi, comunque impropri. E funzionali al clima espressivo. Per ora è così che stiamo pensando il nostro viaggio, un po' sotterraneo, e anche sornione, per poterlo rendere in futuro più visibile e indiscreto, di scatto. AngelicA 13 [2003] ... Il Teatro San Leonardo, dove si svolgerà la parte bolognese dell'edizione di quest'anno, è un luogo storico per Angelica: qui vi si sono svolte bellissime edizioni nel periodo '93-'97. ... Siamo sempre convinti che con un buon partner istituzionale il nostro lavoro sarebbe divenuto più incisivo, efficace, autorevole. ... In Italia, la distanza tra pubblico e musica contemporanea è oggi enorme, i teatri hanno paura della musica contemporanea. La collaborazione con la Fondazione del Teatro Comunale di Modena è quindi un paradosso. Ma da qui occorre ripartire per preparare il pubblico del futuro. ... 21


AngelicA 14 [2004] ANGELICA A PEZZI Succede quando ti rendi conto che stai seguendo più direzioni, sia artistiche che culturali e sociali, anche nell'utilizzo dei luoghi di spettacolo: con accordi, coproduzioni, partnership, convenzioni e così via. Un campo di azione molto aperto che tradisce l'ambizione di fare molto di più, di trovare più spazio, di invadere nuovi settori, di frequentare nuovi ambienti e nuove prospettive. ... E ciascun pezzo è nuovo lievito. E' il risultato ovvio, naturale, di una mancanza ormai sempre più avvertita nel panorama dell'offerta musicale: la mancanza di contemporaneità. Siamo, come si dice, al progressivo svuotamento dello spazio un tempo riservato alla creazione contemporanea. Alla fine di un percorso, in cui il mercato e l'abitudine al sempre uguale hanno consumato l'audience, l'hanno sfinita. Da qui si ripartirà e qualcuno si sta già avviando. Per intanto e tuttavia, questo spazio è talmente vasto da stordire; ci coglie l'ansia della navigazione; tante rotte possibili. Poche preoccupazioni sul rigore, di questi tempi conta lo stile.

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AngelicA 15 [2005] ISTRUZIONI PER UN FESTIVAL Per fare le cose bene un festival musicale deve muoversi su diversi piani. Un livello di “movimento” che segue la continuità nel suo farsi, le linee di ricerca, i tentativi e gli abbozzi, con un occhio particolare ai talenti locali. Per appassionati settori di pubblico. Un livello di selezione, di evidenza, di visibilità, di polarizzazione sui capisaldi: quello che si è sedimentato nel tempo. Per ampliare l'area dell'ascolto e la familiarità con i suoni di oggi. E' molto utile una buona capacità produttiva e uno staff all'altezza della situazione: semplice efficiente appassionato. Ora non siamo in grado di fare bene tutte queste cose insieme. Cercheremo di farle separatamente, a segmenti, in diversi periodi dell'anno. Con tutte le relazioni e alleanze necessarie e possibili. Con incisività, forza della proposta. Angelica quindici sarà quindi un importante momento di passaggio nella storia del Festival.

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AngelicA 16 [2006] ARRIVANO I TAGLI E' arrivata la stagione dei tagli; regolare, con una certa periodicità. Fondi scarsi, massima attenzione alle spese. In queste situazioni, diciamo di crisi, si dovrebbe far quadrato intorno al sistema della cultura e dello spettacolo, tagliando il superfluo per rafforzare l'essenziale. Succede invece il contrario, quella dei tagli è anche una strategia comunicativa, mentre riduce le risorse per il sistema scopre fondi da usare discrezionalmente. Sembra una legge: è invece una pessima abitudine della politica. In generale, tutti apprezzano la cultura e ne riconoscono il valore. Tuttavia, di fronte a difficoltà di bilancio la cultura è la prima a rimetterci e viene messa in secondo piano: l'economia è da rilanciare, il settore sociale da difendere, la cultura è da tagliare. Questo è lo schema, lo schema italiano almeno. Per lo spettacolo (le arti performative: danza, musica, prosa, arti visive) è ancora peggio in quanto se la cultura viene ritenuta di utilità indiretta, serve sempre per qualcos'altro, lo spettacolo è manifestamente inutile, una sovrastruttura piacevole ma improduttiva. ... Gran parte delle istituzioni culturali pubbliche per esempio portano all'eccesso queste tendenze e si occupano 24 ESTRATTI


quasi esclusivamente di beni culturali, cioè di lavoro artistico svolto in altre epoche e non di produzione artistica corrente. Non sono che poche considerazioni, ma efficaci, sul fatto che non è per niente facile fare qualcosa di grande rilievo dalle nostre parti, e che non è per niente facile portare un festival fuori della sua nicchia naturale quando tutto congiura perché vi rimanga. AngelicA 17 [2007] DISCOPATIE Sindrome del Dj, costruttore di programmazione musicale, questo diciassettesimo anno è diventato discopatico. Ogni teatro è una stazione vertebrale che rappresenta la vocazione territoriale di Angelica. Tutto ciò ha bisogno di cure, anche di farmaci.... ... Oxycontin....Neurontin....Ascriptim.... AngelicA 18 [2008] L’artista è un essere verticale che cammina nel carnale viaggio del mondo ma che steso orizzontalmente sogna cose altrimenti impossibili.

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SATELLITI E SAPERE di Massimo Simonini AngelicA compie 18 anni, diciotto anni di rivoluzione musicale vorrei dire, nei quali si è cercato di coniugare il piacere alla ricerca attraverso un’apertura verso tutte le forme musicali, con particolare attenzione alle forme nascenti, e la loro rappresentazione nei contesti più diversi cercando di farle incontrare/trasmettere a un pubblico sempre più vasto. La creatura è maggiorenne, viene voglia di lasciarla andare e forse è il tempo, ma ancora molte cose non sono chiare sulle direzioni musicali e culturali che Bologna intende prendere in futuro. Più volte abbiamo epresso la necessità (e insieme le potenzialità) di uno spazio istituzionale, un teatro stabile per la musica, un laboratorio più sicuro per i musicisti, che ritengo da qualche anno più importante di un festival considerando anche le condizioni complessive nelle quali si opera; si tratta di un’esigenza reale per creare una dimensione nella quale la musica e i musicisti possano vivere e crescere offrendo loro gli strumenti che una città può dare; in una Bologna denominata Città della Musica dall’Unesco potrebbe esserci una maggiore attenzione ai problemi che riguardano la musica che si fa oggi, o meglio che si cerca di fare oggi, dove i musicisti non sono sufficientemente stimolati e sostenuti; essi o si adeguano alla musica che si pratica nei club o nelle osterie, che sono delle buone palestre ma non spazi per la creatività e per la formazione, oppure devono entrare a far parte di un’orchestra dedita alla musica di ieri; restano i margini, i confini, gli eroi, nei quali vivere la creatività, che malgrado l’isolamento (anche necessario) non possono 26 INTRO


offrire quello che meriterebbe la situazione; Bologna ha una delle comunità di musicisti più grande e agguerrita (nel senso di viva) d’Italia se consideriamo tutte le sue realtà, e di certo una delle motivazioni è perché in questo contesto qualcosa succede più che altrove ma proprio per questo è richiesta una maggiore consapevolezza da parte delle istituzioni nel trovare soluzioni adeguate. Se a Roma è nata la casa del jazz, Bologna può permettersi la casa della musica di oggi, di ricerca, d’avanguardia, d’arte. Non so esattemente come sia riuscito a costruire questo programma: molto movimento, idee che arrivano e poi si trasformano con i problemi che incontrano, aiuti inaspettati. Le difficoltà nello svolgere il lavoro che fino allo scorso anno era di Mario Zanzani (a lui è dedicato questo programma) e le mie mansioni di sempre, anno messo alla prova AngelicA e il sottoscritto in questa transizione importante. Nuovi compagni di avventura hanno partecipato a sciogliere i nodi, e Sandra Murer (un’altra colonna di AngelicA) si è presa nuove responsabilità . E’ un programma riflessivo, mobile e meditativo, da gustare, che non ha (a parte qualche caso) slanci spettacolari: si incontra ogni giorno un mondo diverso, una nuova ricerca; musicisti storici che si esibiscono in progetti originali accanto a musicisti delle nuove generazioni; un filo invisibile collega questi 27


mondi, apparentati da una ricerca musicale e spirituale. 3 appuntamenti in coproduzione con il Museo d’Arte Moderna di Bologna che si apre alla musica d’arte: per qualche giorno i suoi spazi si trasformano per la fruizione di questi particolari concerti che raramente si ha occasione di ascoltare anche all’estero. AngelicA disegna un altro quadro sulla musica di oggi e sulle correnti che la attraversano, su quanto abbia da offrire. Cercheremo di creare la dimensione giusta d’ascolto. SUSTANZA DI COSE SPERATA viene da lontano, è un titolo che raccoglie ispirazione e regala delle visioni. Si trovano qui insieme due figure di generazioni distanti che rappresentano ricerche diverse: Alessandra Celletti vive un pianismo delicato e impressionista con ombre e luci dei classici che si risvegliano attraverso le sue letture che aggiunge elementi originali che hanno del miracoloso; sono le sue forme: melodicamente parlano, non vogliono essere altro di quello che si sente; Hans-Joachim Roedelius ha una lunga e variegata storia elettronica, ha vissuto momenti difficili che si sono tradotti in documenti e dischi importanti di cui si parla ancora; andiamo agli inizi per arrivare ad oggi con i rischi che produce, il rischio di un suono che per parlare tende ad adeguarsi al mondo quando dovrebbe invitare il mondo ad andare con lui. Il progetto di Alessandra Celletti e Hans-Joachim Roedelius merita sostegno, si presenta al pubblico per la prima volta e dovrebbe essere una normalità che musicisti così diversi si possano confrontare, scambiare musica e idee, per proporre, possibilmente, nuove 28 INTRO


forme. Sono rare le realtà che accolgono progetti musicali che non hanno una forma compiuta, che stanno per nascere, e che possiamo solo immaginare; anche se scoprissimo che musicalmente il valore è relativo, l’aspetto umano e poetico della storia che si presenta è ricco di possibilità che un festival dovrebbe considerare. The Magic ID esplora la canzone-composizione: entriamo nel moderno, parlano all’oggi senza sapere come sarà il domani; tutti i componenti di questo originale quartetto portano la loro idea per trovare una chiave che possa aprire una forma che gioca sui limiti, e sono questi limiti che danno alla musica la possibilità di cantare un’altra canzone. Phill Niblock e Thomas Ankersmit: soli e in duo; qui c’è soprattutto un’idea di suono che viene approfondita e cercata fino a farla confluire in qualcosa di compiuto. Phill Niblock è un esponente di quella corrente (minimalista) della quale non si può dire il nome perché è stato consumato dal tempo, o forse potremmmo dire corrente essenzialista, ma prima di tutto è da sempre un importante e ostinato cercatore di suono; Thomas Ankersmit è parte della nuova scena elettronica (e acustica) internazionale; insieme sono generazioni a confronto che generano; ci troviamo di fronte a un’altra variazione sul tema di questo programma di AngelicA: entrano in scena le immagini che insieme al suono producono una dimensione artigianale e artata risultato in una lunga ricerca. Charles Curtis esegue in prima italiana musiche di La Monte Young con proiezione di luce/installazione di Marian Zazeela, un progetto raro da vedere, presentato solo a Berlino, Parigi e New York. Charles ha lavorato anni insieme a La Monte Young per imparare la composizione con il metodo, caro a La Monte, guru-discepolo di trasmissione orale, ed è il 29


solo musicista autorizzato a suonarla; JUST CHARLES & CELLO IN THE ROMANTIC CHORD è stata scritta per lui; la proiezione di luce di Marian Zazeela rispecchia e si armonizza perfettamente con la musica portandola ancora più lontano: non è più un concerto, non è più una installazione, è un matrimonio di visioni che fa decollare; come altri progetti di La Monte Young (già ospite di AngelicA con The Forever Bad Blues Band) sottopone l’ascoltatore a una prova di ascolto: il tempo si dilata, i sensi si aprono; è (una) storia della musica per violoncello, passando per Debussy e altre percepibili citazioni che, come fantasmi di un altro tempo, si presentano per andarsene subito, attraverso una lunga alap (dal raga indiano). Molto ci sarebbe da dire sul concetto di tempo, sulla percezione, sulla esperienza che si può fare a un concerto di questo tipo; certamente si sperimenta un tempo diverso da quello al quale si è abituati: è un tuffo nel tempo. Anche con Charlemagne Palestine & Perlonex si incontrano generazioni differenti: il padre condiziona i figli, i figli fanno cantare il padre; Charlemagne rappresenta quella parte della musica che ostinatamente, malgrado le spinte esterne, non vuole omologarsi se non a chi la produce: trovato un (o il mio) segno rimango qui a esplorare tutte le variazioni possibili, il resto risulta superfluo, distrae; Perlonex si trova bene in questo contesto, scopre qualcosa riguardo al tempo e ha la possibilità di muoversi liberamente, spingendo Charlemagne un po’ fuori dal suo contesto. MESSIAEN ET AUTOUR DE MESSIAEN è un classico che si ha poco occasione di ascoltare: Nadia Ratsimandresy e Matteo Ramon Arevalos presentato tutto il repertorio autorizzato da Olivier Messiaen per Ondes Martenot e pianoforte, comprese quelle composizioni scritte per altri strumenti; un gioiello di suono che da classico diventa contemporaneo evocando diverse 30 INTRO


correnti musicali per poi ritornare un classico; “uno strumento elettronico che fa dimenticare di esserlo” viene definito l’Ondes Martenot; gli interpreti fanno cantare i loro strumenti; in programma anche composizioni degli allievi di Messiaen al conservatorio di Parigi. Andrea Ruggeri, inserito nel programma all’ultimo secondo, ha realizzato un film con Mario Zanzani in veste di attore e sound designer: SOLVITE ME è un viaggio, una dichiarazione, che abbiamo deciso di presentare pubblicamente; sono immagini rarefatte e piene di senso, tra Bologna e il deserto; Mario mi aveva parlato molto della sua esperienza nel deserto come qualcosa (per usare le sue parole) di magnifico; il silenzio torna, evoca un grande amico e rimuove le emozioni. Uday Bhawalkar, discepolo di Ustad Zia Fariduddin Dagar e Ustad Zia Mohiuddin Dagar, chiude il 13 maggio di AngelicA con la sua interpretazione del RAGA YAMAN, considerato uno dei raga più importanti della musica industana, la sua aura e magia rimane un mistero anche per i suoi più grandi interpreti; il canto aereo di Uday ci ricorda quanto può essere importante e avanti nel tempo la tradizione, una ricchezza se vissuta e interpretata con devozione; attraverso l’alap che offre lo spazio per la preghiera e per intonarsi al respiro del cielo, arriva il ritmo, il tempo, che ci riporta a terra, questa volta più prezioso perché è cambiato il modo in cui si è arrivati. Pierre Henry (classe 1927), nella sua prima apparizione, primo concerto in Italia, presenta due serate con la sua regia del suono che ne fanno un ritratto: composizioni recenti e storiche si alternano per fare un quadro sulla musica concreta; L'Homme seul trasformerà la sala grande del Museo d’Arte Moderna di Bologna in una installazione di speaker e luci che 31


proietterà la sua musica in un concerto unico, progettato per quel contesto e per AngelicA; figura controversa della musica, come molti di quelli che hanno scelto strade personalissime, Pierre Henry fa prendere il volo al mondo dei laptop. Butch Morris (il cui progetto è stato annullato, forse rinviato in data da definirsi) con FOLDING SPACE presenta un progetto inedito e difficile da realizzare in Italia e all’estero, che arriva dopo il popolarissimo MONDO CANE di Mike Patton che ha unito generazioni che sono distanti per gusti e storia (il tema era la canzone italiana degli anni ‘50 e ‘60 rivista in chiave pop-sperimentale) nelle città di Lugo, Modena e Salsomaggiore; si riprende l’operazione con un progetto completamente diverso: insieme alla Filarmonica Arturo Toscanini e ad alcuni ospiti scelti della scena creativa di New York con una cantante solista d’eccezione: Shelley Hirsch. Un lavoro originale, nuovo anche per i musicisti che ne fanno parte, che cerca di dire quanto si può fare se si punta a un accordo creativo tra realtà molto differenti per pensare insieme una musica che possibilmente non sia il derivato di qualcosa di già esistente ma, per come si compone il progetto, possa raggiungere altro: un obiettivo vicino all’idea del musicista che vuole avventurarsi in qualcosa non ancora esplorato; si incontra la tradizione e le si mostra qualcosa che riguarda l’improvvisazione per un equilibrio sottile tra diversi linguaggi che hanno segnato il tempo, come che la sintesi che si stia cercando non sia veramente dentro queste “scuole di espressione” ma all’interno di ognuno di noi. Sono canzoni e musiche iper romantiche, struggenti e recitative nell’interpretazione di Shelley Hirsch che si dimostra fra le cantanti di confine più importanti.

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Franco Fabbri conduce gli incontri & ascolti: incontra i musicisti per noi che ascoltiamo: dimensione domestica, approfondimenti degli autori, ascolti inediti. Nell’estate del 2007, in Piazza Maggiore, a Bologna, la Cineteca di Bologna ha dedicato a Mario Zanzani una serata-concerto e Gian Luca Farinelli mi ha invitato a scrivere un pensiero per quella occasione; vorrei che quel pensiero si fermasse anche in questo quaderno di AngelicA: Mario volevo dirti che sei la persona giusta per fare cose impossibili. Potevamo comunicarti un’idea, un sentimento di bisogno, e tu, con fare accogliente che regala speranza, ti limitavi a poche parole: “Forse si può fare qualcosa”. Quanto sono importanti quelle parole per qualcuno che si avvicina al mondo, che cerca la sua strada: sono nutrimento. E quella speranza è oro, è spinta. Molte porte erano chiuse e tu ci hai aiutato ad aprirle. Abbiamo trovato la forza di fare anche quando sembrava 33


che non ci fosse spazio per un’idea che tu invece sentivi genuina, forse anche ingenua, ma giovane e necessaria. Non importava nemmeno che tu quell’idea la capissi fino in fondo, tu capivi il bisogno, il sentimento. A parole siamo stati d’accordo forse poche volte, ma nei fatti eravamo intimamente coinvolti e convinti. Nella diversità si trova il cambiamento. Intorno a noi continuano i problemi, si ripetono le cose che ci facevano sorridere o arrabbiare, ma mai rinunciare. Sembra quasi che siano gli eventi, le combinazioni, a decidere per noi: ti tolgono qualcosa, ti danno qualcosa. Quasi non mi arrabbio più, non pretendo più di essere capito, anche se ieri... Cerco dentro quello che non trovo fuori e vedo che quello che si deve compiere si compie. Ogni momento, al di là del nostro modo di relazionarci, 34 INTRO


scorre qualcosa tra le persone, nel silenzio tra le parole, dentro gli sguardi, che ci cambia, ci plasma, e spesso non ne siamo consapevoli, e quegli attriti che sembrano scogli sono in realtĂ una possibilitĂ che abbiamo per crescere. Arriva un tempo nel quale tutto si scioglie, anche quello scoglio, e diventa piĂš facile vedere e prendersi per mano. Ogni tanto qualcosa suona e ti dice quanto ancora stai dormendo riguardo aspetti della tua vita che non hai ancora elaborato, affrontato pienamente. Tutto si riflette su quelli che hai intorno e che ti sono vicini. Musica nostra Medicina. Leggi il sentimento. Apriamo le parole.

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foto di Massimo Golfieri


CONCERTI


GIOVEDĂŹ 8 MAGGIO - ORE 21.30 - TEATRO SAN LEONARDO - BOLOGNA Alessandra Celletti + Hans-Joachim Roedelius SUSTANZA DI COSE SPERATA (Italia, Germania) #

Alessandra Celletti pianoforte; Hans-Joachim Roedelius elettronica musiche di Alessandra Celletti, Hans-Joachim Roedelius

38 CONCERTO

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prima assoluta


Joachim Roedelius e Alessandra Celletti hanno condiviso per un po’ lo spazio virtuale di myspace attraverso brevi messaggi di stima reciproca e di interesse per le rispettive strade musicali. Finchè il musicista tedesco, pioniere della musica elettronica di avanguardia, nella primavera del 2007, invita la pianista romana a suonare Erik Satie a Lunz, nell’ambito del Festival “più piccolo e più delizioso” che si svolge in estate sul lago incantato della cittadina austriaca. Da questo incontro l’interesse musicale reciproco ne esce rafforzato evidenziando anche una sintonia di intenti nella ricerca attenta e sensibile rivolta al colore dei suoni e alle atmosfere magiche evocate attraverso le note. A dicembre 2007 Alessandra invia a Joachim The Golden Fly, la sua ultima realizzazione discografica con 16 sue composizioni per pianoforte solo. Joachim ne resta conquistato e decide di lavorare su questo materiale per creare dei remix e fondere i suoni elettronici, di cui è maestro nella creazione, con

il pianoforte di Alessandra. Nasce così l’idea di un progetto da portare in concerto dal vivo che, con un titolo surreale e dantesco, dato dallo stesso Roedelius, suona come sustanza di cose sperata.

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1- Hans-Joachim Roedelius

e Alessandra Celletti a Lunz

2- Hans-Joachim Roedelius 3- Alessandra Celletti

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GIOVEDĂŹ 8 MAGGIO - ORE 21.30 - TEATRO SAN LEONARDO - BOLOGNA The Magic ID (Germania) Kai Fagaschinski clarinetto; Margareth Kammerer voce, chitarra; Christof Kurzmann elettronica, voce; Michael Thieke clarinetto musiche di The Magic ID

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THE MAGIC I.D. (Berlino) Dapprima c'era il duo di clarinetti tra Kai Fagaschinski e Michael Thieke, The International Nothing. Per il loro disco di debutto Mainstream hanno registrato una canzone con Margareth Kammerer e hanno chiesto a Christof Kurzmann (che aveva già collaborato con Kai al progetto Kommando Raumschiff Zitrone e come produttore per il disco di Margareth To be an animal of real flesh) di remigarne un'altra. Queste prime collaborazioni li hanno spinti a condividere nuove idee, esplorando le possibilità del quartetto in tutte le sue combinazioni, dal solo al duo, dal trio fino al quartetto completo. Kai e Michael hanno sviluppato come duo uno stile in cui i loro clarinetti si fondono in una sonorità calda e fluente. Margareth è conosciuta per le sue canzoni minimali, tanto che i suoi lavori più recenti sono per sola voce e chitarra acustica, mentre Christof è davvero impossibile da classificare nell'immenso

spazio tra l'elettronica e il pop. Tutto questo confluisce nel quartetto, una sfida continua a trovare nuove soluzioni soniche per la composizione collettiva: ciascuno contribuisce con le proprie idee e suona un po' diversamente dal solito. Il risultato è un'affascinante mescolanza di canzoni oblique e brani strumentali che non si curano di venire classificati come pop, sperimentazione, astratto, melodico… Nel novembre del 2006 il quartetto si è esibito a Berlino, al prestigioso Music Unlimited Festival di Wels e a Vienna, dove sono entrati anche in studio per registrare il disco di debutto Till my breath gives out, che è stato appena pubblicato dalla Erstwhile Records.

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1, 2 - The Magic ID

foto di Gianmarco Bresadola

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VENERDĂŹ 9 MAGGIO - ORE 21.30 - TEATRO SAN LEONARDO - BOLOGNA Phill Niblock + Thomas Ankersmit (Stati Uniti, Olanda) Thomas Ankersmit Improvisation (2008) #

Phill Niblock Nataliawork (2005) *preregistrato: Natalia Pschenitschnikova flauto basso, voce, campionamenti Universe Premier (2005) *preregistrato: Thomas Ankersmit sax alto, campionamenti Sethwork (2003) * preregistrato: Seth Josel chitarra, campionamenti

Phill Niblock computer, immagini; Thomas Ankersmit computer, sintetizzatore, sax alto musiche di Phill Niblock, Thomas Ankersmit video di Phill Niblock dalla serie Movement of People Working

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#

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prima assoluta prima italiana


La performance di stasera nasce dall'incontro tra due importanti musicisti appartenenti a due generazioni diverse e provenienti da due diversi paesi: Phill Niblock, compositore e filmmaker americano e Thomas Ankersmit, giovane sassofonista e artista visivo olandese. La musica di Niblock negli ultimi quarant'anni ha esplorato tessiture sonore fatte di toni multipli; la stratificazione di toni solo leggermente diversi per altezza, crea una moltitudine di battimenti e genera complesse combinazioni di sovratoni e affascinanti effetti psicoacustici. La musica di Niblock è un tipo di Minimalismo altamente originale, e la sua influenza si è estesa dalla scena dell’avanguardia a quella del Noise, e a buona parte di quel che si trova tra le due. La sua opera è stata d’ispirazione a giovani musicisti dei più diversi generi musicali. Tra questi Thomas Ankersmit che, unisce esplorazioni dell’elettronica in tempo reale e installazioni basate

sull'acustica architettonica e l'infrasuono. Bob Gilmore

La musica di Niblock mi appare più importante ogni anno che passa. Ciò si deve in parte al fatto che gradualmente sono in grado di percepirla più chiaramente, in parte perchè Niblock continua a trovare nuove possibilità e ad aggiungervi nuove sottigliezze, e in parte perchè è creata con uno spirito che è molto meno comune oggi di quanto fosse un tempo. L’opportunismo, la prudenza e le preoccupazioni economiche degli anni 70 hanno trasformato molti compositori d’avanguardia in compositori para-classici, e hanno portato a un declino generalizzato della sperimentazione radicale. Ma Niblock è ancora un individualista ostinato, paziente, idealista, e la sua musica rimane senza compromessi oggi come ieri. Ho tentato in diverse occasioni di descrivere il suono della musi47


ca di Niblock, e ogni volta finisco invece per descrivere com’è realizzata. Si può dire che lavora con toni prolungati ad alto volume, che li accatasta assieme in versioni su tracce multiple, che sono originariamente prodotti con strumenti convenzionali a fiato o a corde, che intenzionalmente i toni non sono accordati l’uno con l’altro, e che le frequenze risultanti sbattono furiosamente l’una contro l’altra, ma il risultato effettivo sembra sfidare ogni verbalizzazione. La musica di Niblock non ha precedenti, non invita a paragoni, e non suggerisce nemmeno nessuna metafora, secondo me. È semplicemente se stessa, e deve essere ascoltata, per poter credere alla sua esistenza. Tom Johnson, da “A Phill Niblock Update”, Village Voice, January 8, 1979

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1 - Thomas Ankersmit

foto di Phillip Berryhill

2- Phill Niblock autoritratto

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SABATO 10 MAGGIO - ORE 18.15 - MAMbo: MUSEO D’ARTE MODERNA DI BOLOGNA La Monte Young & Marian Zazeela

Ø

(Stati Uniti)

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Just Charles & Cello in The Romantic Chord in a setting of Abstract #1 (2003) from Quadrilateral Phase Angle Traversals in dream Light per violoncello, violoncelli preregistrati, proiezione di luce (2002-2005)

Charles Curtis violoncello, elettronica musiche di La Monte Young; luci e videoproiezione di Marian Zazeela Ø Concerto presentato da AngelicA in coproduzione con MAMbo 50 CONCERTO

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Museo d’Arte Moderna di Bologna e con la partecipazione di Slow Food on Film (7>11maggio 2008) - Cineteca di Bologna; degustazione dopo il concerto offerta da Slow Food on Film prima italiana


Questo concerto verrà registrato dal vivo. Vi chiediamo di evitare rumori durante la performance. Il silenzio sarà apprezzato prima e dopo il concerto. Vorremmo proseguire la tradizione stabilita da Pandit Pran Nath di non applaudire, per consentire alla musica di rimanere nell’aria e nella nostra memoria Rimaniamo nel mondo della musica, insieme. Grazie La Monte Young & Marian Zazeela

Il concerto del 10 maggio 2008, inserito nel programma di Angelica Festival, è la prima italiana del lavoro di La Monte Young e Marian Zazeela Just Charles & Cello in The Romantic Chord in a setting of Abstract #1 from Quadrilateral Phase Angle Traversals in Dream Light. Composto per Charles Curtis, violoncello, drones di violoncello preregistrati e luci, è stato commissionato da un insieme di istituzioni voluto su proposta del Centro di Creazione Musicale Iannis Xenakis (CCMIX) di Parigi del suo direttore Gerard Pape. Al CCMIX si sono aggiunti come coproduttori il Festival Nouvelles Scénes /Le Consortium di Digione, il Festival Musique en

scène/GRAME di Lione e il “Maerzmusik”/Berliner Festspiele di Berlino. Utilizzando dei campionamenti di violoncello preregistrati da Charles Curtis, il CCMIX ha realizzato una parte “dal vivo” per computer, per facilitare la manipolazione in tempo reale dei bordoni di violoncello. Il software è stato elaborato da Stefan Tiedje, assistente musicale al CCMIX, sotto la direzione di La Monte Young e Charles Curtis, che era in residenza al CCMIX durante la realizzazione del programma. La prima mondiale del brano si è svolta nel corso di cinque performance eseguite tra il novembre 2003 e marzo 2004: il 26 e 29 novembre 2003 al Theatre Molière-Maison De la Poesie a Parigi, il 5 dicembre 2003 al Theatre du Parvis Saint Jean a Digione, il 17 marzo 2004 a Les Subsistances a Lione, il 22 marzo 2004 alla Festspiele Haus di Berlino e, da ultimo, l’8 agosto 2004 al 51


Kunst im Regenbogenstadl di Polling, in Germania. L’anteprima americana si è tenuta presso la MELA Foundation Dream House a New York il 3, 10 e 17 dicembre 2005, in occasione dei festeggiamenti per il 20mo anniversario della MELA Foundation e per il settantesimo compleanno di La Monte, come parte della serie di concerti Waking States di Charles Curtis. MARIAN ZAZEELA ABSTRACT #1 (2003) FROM QUADRILATERAL PHASE ANGLE TRAVERSALS IN DREAM LIGHT Molto del mio lavoro di luci e calligrafia si è basato sui principi della simmetria strutturale. Le proiezioni video di Quadrilateral Phase Angle Traversals sono basate su Word Portraits, una serie di disegni e sculture al neon nelle quali avevo proposto dei nomi, parole, o idee, disegnati aggiungendo a ciascuno di essi la propria immagine retrograda, bilateralmente simmetrica e come rovesciata allo specchio, così da enfatizzare la forma astratta 52 CONCERTO

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della parola in maniera indipendente dal suo significato. In Abstract #1 from Quadrilateral Phase Angle Traversals ho ribaltato questo concetto e ho creato un modello che deriva dalla forma delle lettere e le evoca, ma che non genera parole conosciute. La proiezione diventa un centro visivo simile a un mandala, che si intreccia al lavoro musicale per tutta la durata della performance. L’illuminazione blu e magenta è progettata attorno alla proiezione di un disegno calligrafico programmato per metamorfizzarsi gradualmente in una simmetria quadrilaterale lungo tutta la durata del concerto. L’accentuarsi del mio interesse per la video proiezione è nato da un invito di Uli Schaegger e Heike Friedrich, direttori del Kunst im Regenbogenstadl di Polling, in Baviera, agli inizi del 2003, perchè creassi un nuovo lavoro per il proseguimento della nostra installazione del DVD di The Well-Tuned Piano in The

Magenta Lights in un ambiente di luci. L’installazione era stata inaugurata nel 2001 e ad ogni stagione aggiungevamo un nuovo lavoro. Heike propose di mettere una mia opera nella grande galleria principale, come un controaltare alla mia scultura al neon di Dream House Variation III, collocata di fronte all’entrata della galleria, ma al termine di un lungo corridoio interno. Anche se avevamo considerato un nuovo lavoro al neon, concordammo che un neon avrebbe fatto troppa luce per venir collocato nello stesso spazio della proiezione del DVD. Avevo anche pensato a un qualche tipo di disegno calligrafico illuminato; io e La Monte iniziammo inoltre a considerare la possibilità di animare in qualche modo il movimento simmetrico dei disegni in sequenza della Portraits Series e parlai di questo a Uli. Fu immediatamente ispirato dall’idea e iniziò a cercare un modo per realizzarla. In pochi giorni mi inviò un esempio di animazione del mio disegno del nome della città di Polling, incro53


ciato in simmetria bilaterale e il progetto partì come un lampo da quel momento. Alla fine, Uli programmò l’animazione per questo nuovo genere di video proiezioni. Per Regenbogenstadl, ho usato il mio disegno della parola “Simmetry” che mi sembrava il soggetto più adatto per la prima realizzazione di questa nuova metodologia. Inoltre Uli fu in grado di costruire un programma grazie al quale la calligrafia poteva muoversi simultaneamente sia in senso orizzontale che verticale. Tenevo molto al fatto che il movimento si svolgesse durante un periodo di tempo molto lungo, in modo che i cambiamenti venissero percepiti in maniera quasi subliminale; ho descritto questo concetto negli anni Settanta, nelle note alla mia proiezione di diapositive multiple Ornamental Lightyears Tracery per le performance del Theatre of Eternal Music: “Il movimento è ponderato e avviene lentamente nel tempo. La consapevolez54 CONCERTO

za dei cambiamenti emerge nell’osservatore a seconda della sua personale capacità di percezione e attenzione, più che da quanto accade sullo schermo. In altre parole, l’osservatore può accorgersi dopo un certo tempo che l’immagine non è più la stessa che era un minuto o dieci minuti prima, ma solitamente non è cosciente di quando e come sia cambiata. Estendendo in questo modo il centro dell’attenzione, ci si rende conto, dopo un certo ammontare di tempo, che si sta osservando il tempo stesso”. Ero estremamente entusiasta di questa nuova direzione che il mio lavoro stava prendendo e avrei voluto incorporarlo nel progetto luminoscenico per il nuovo lavoro di La Monte Just Charles & Cello in The Romantic Chord. Tuttavia eravamo entrambi d’accordo che non sarebbe stato appropriato proiettare e manipolare una parola o una serie di parole nel contesto di quel particolare


1- Marian Zazeela 2- Videoproiezione di Marian Zazeela foto di Uli Shaegger

3- La Monte Young

lavoro. Mentre ascoltavo La Monte lavorare con Charles alla Dream House, avevo fatto alcuni schizzi delle sculture cinetiche Imagic Light in movimento. Più tardi, ho sviluppato alcune di queste idee fino ad arrivare al disegno finale. Ispirata dalle variazioni delle forme calligrafiche suggerite dalle sculture cinetiche e dalle loro ombre, ho creato in Abstract #1 un disegno che conserva il carattere e l’integrità della forma delle lettere, ma senza utilizzare nessuna lettera reale. Dream Light è stato creato specificamente per le esecuzioni delle composizioni di La Monte Young come Trio for Strings, The Four Dreams of China, The Subsequent Dreams of China e Chronos Kristalla, e porta avanti l’esplorazione delle idee che ho esposto nel mio lavoro Light. Dove possibile ogni installazione di Dream Light è realizzata a seconda delle specifiche caratteristiche dello spazio (teatrale e non) in cui accade e del 2 posizionamento dei musicisti in quello spazio. 55


Nelle installazioni di Light, compresa Imagic Light alla Dream House di Church Street, abbiamo posizionato coppie di luci colorate puntate simmetricamente su una coppia di sculture cinetiche di alluminio bianco, in modo che proiettassero ombre colorate sul soffitto o sulle pareti. In altre installazioni di Dream Light invece, i musicisti e le caratteristiche architettoniche dello spazio in cui si svolge il concerto hanno svolto la funzione di forme scultoree come elementi sui quali si andavano a puntare le sorgenti di luce per creare ombre colorate. In altre installazioni ancora, le ombre colorate non potevano essere prominenti. Ad esempio, nella prima mondiale al Theatre Moliere-Maison de la Poesie di Parigi, delle vernici leggere sono state stese sulla volta e sul palco, bagnando il pubblico e i musicisti nelle loro tinte riflesse mentre diffondevano allo stesso tempo una foschia simile a un miraggio, che ricordava l’atmosfera di The Magenta Lights. Uli sovrintese alle mie installazioni di Dream Light a 56 CONCERTO

Parigi, Digione, Lione, Berlino e naturalmente al Kunst im Regenbogenstadl di Polling, dove lavorammo per sviluppare una installazione integrale di Dream Light. L’installazione luminoscenica della Dream House di Regenbgenstadl è stata un set perfetto per la proiezione del DVD di The Well-Tuned Piano in The Magenta Lights; le sculture Still Light, il neon di Dream House Variation III e Magenta Day/Magenta Night si sono arricchite con la prima realizzazione di Quadrilateral Phase Angle Traversals, S symmetry V.1. Di conseguenza, costituirono nell’agosto 2004 l’ambiente ideale per la proiezione di Abstract #1 from Quadrilateral Phase Angle Traversals e per la performance Just Charles & Cello in The Romantic Chord. È stato significativo che nella anteprima americana alla MELA


Dream House fosse possibile vedere Abstract #1 nel contesto delle sculture cinetiche e delle ombre che erano stati l’ispirazione per questo lavoro. Per queste performance fu preparata una nuova disposizione per le luci rosse e blu proiettate sulle sculture cinetiche di Imagic Light appese sopra Charles, per permettere ai due lavori di interagire in maniera armonica. La metamorfosi degli elementi quadrilateralmente simmetrici delle linee calligrafiche di Abstract #1 fu presentata all’interno della prospettiva degli accoppiamenti casuali delle sculture cinetiche e delle ombre di Imagic Light. Messe in movimento dalle correnti d’aria e forse persino daIle vibrazioni delle strutture molecolari dell’aria causate dalla musica nello spazio, i movimenti casuali delle sculture cinetiche e delle ombre, si ponevano in relazioni infinitamente variabili per evocare nuove congruenze con le quasi impercettibili progressioni degli angoli di fase pre-determinati delle forme curvilinee dei disegni di Abstract #1, fornendo

un ulteriore livello di significato alla combinazione dei due lavori. LA MONTE YOUNG JUST CHARLES & CELLO IN THE ROMANTIC CHORD (2002-2003) Assieme ai miei nuovi lavori per il Just Alap Raga Ensemble, Just Charles & Cello in The Romantic Chord è una delle mie più recenti creazioni. Composta in Just Intonation, che ho definito come “quel sistema di accordatura nel quale ciascuna frequenza è correlata a ogni altra frequenza come numeratore o denominatore o di una frazione numerica intera”, Just Charles & Cello in The Romantic Chord è basata sul modo Dorico. Dai primi anni Sessanta, il modo Dorico è stato una delle mie risorse tonali, perchè mi ha fornito la base per Young’s Dorian Blues in G (ca. 1960-61-presente), che è infine diventato il singolare lavoro eseguito dalla The Forever Bad Blues Band, e per The 57


Romantic Chord (1964-73-presente), una delle sezioni principali di The Well-Tuned Piano (1964-73-81-presente). Mentre le accordature tradizionali della scala dorica in intonazione giusta sono fattorizzabili per i numeri primi 5, 3 e 2, le mie accordature sono uniche poichè Young’s Dorian Blues in G è fattorizzabile per I numeri 7, 5, 3 e 2 e l’accordatura per The Romantic Chord è fattorizzabile solo per 7, 3 e 2. Come suggerisce il titolo, Just Charles & Cello in The Romantic Chord è basata sull’accordatura di The Romantic Chord da The WellTuned Piano. Anche in Sol, il modo Dorico di The Romantic Chord è basato sulla serie pitagorica ascendente Do, Sol, Re, La, Mi, con Si-bemolle (il 3o grado) e Fa (il 7o grado) derivati alla settima. Il Do, il Sol, il Re e il La sono tutte note fondamentali 3 delle corde vuote del violoncello, il Mi Pitagorico esiste come armonico naturale sia della corda di Re che di quella di La, e il Si-bemolle ed il Fa esistono come armonici delle corde di Do e 58 CONCERTO


Sol rispettivamente. Questa congruenza di altezze e di corde delinea una relazione inestricabile fra l’accordatura del modo e dello strumento. Just Charles & Cello in The Romantic Chord è stata composta per Charles Curtis, che ne ha studiato la tecnica esecutiva con me, secondo il metodo della trasmissione orale tra guru e discepolo lungo un periodo di anni. Questo brano non è nato per venir suonato da altri violoncellisti all’infuori di lui, a meno che non studino da me nello stesso modo. Charles ha dimostrato una notevole dedizione alla mia musica. È probabilmente il principale esecutore della mia musica oggi nel mondo. Ha cominciato a lavorare con me nel 1987, quando suonò il mio Trio for String (1958) al Festival per i 30 anni della MELA a New York. Ho designato Charles come direttore del Theatre of Eternal Music String Ensemble, che ho formato nel 1989 per concen-

trarmi sulle realizzazioni dei miei lavori e di altri lavori correlati per strumenti a corda. Charles ha partecipato alle performance e alle prime dei miei lavori più di ogni altro interprete, tra cui quelle importanti al Barbican Centre a Londra, al Darmstadt Festival, alla Dia Art Foundation di New York, al Inventionen Festival di Berlino, al Cathedral of Dreams Festival di Krems, Austria, al Beyond the Pink Festival di Los Angeles, allo Schleswig Holstein Music Festival, alla direzione dell’Ensemble Modern Strings per l’Hessischer Rundfunk di Francoforte e assieme all’Ensemble belga Ictus al Festival di Bruges nel 2002. Charles è uno dei pochi strumentisti ad aver perfezionato la mia accordatura in “giusta intonazione” altamente complessa, ed è uno dei pochissimi musicisti ad aver suonato in duo con me, nell’esecuzione di composizioni dei primi minimalisti Richard 59


Maxfield e Terry Jennings. Nel 1989 Charles ha iniziato a apprendere da me lo stile Kirana della musica classica indiana attraverso le nostre esecuzioni del Piece for Cello and Saxophone (1960) di Terry Jennings, del quale io cantavo la parte per sassofono. Charles è entrato a far parte del Just Alap Raga Ensemble nell’estate del 2003 e ha suonato con il nostro gruppo all’Ustad Hafizullah Khan Memorial il 9 agosto del 2003, al concerto in omaggio dell’85esimo compleanno di Pandit Pran Nath del 1 Novembre 2003, al concerto in memoria di Pandit Pran Nath e di Ustad Hafizullah Khan del 24 luglio 2004, al concerto in memoria di Ustad Abdul Wahid Khan Sahib del 5 febbraio 2005, e al concerto per l’11esimo anniversario di Pandit Pran Nath del 29 giugno e 6 luglio 2007 nella Dream House di Church Street. La lunga esperienza di Charles con il Trio for Strings e il Dream of China raggiunta attraverso molti anni e concerti, unita agli studi e al suonare Raga assieme a me, gli ha 60 CONCERTO

donato la giusta prospettiva per essere in grado di suonare Just Charles & Cello in The Romantic Chord con una simile autorità. Fu Charles per primo a chiedermi di scrivere una composizione per lui, nel 1987. Quando ne discutemmo in dettaglio, credo nel 1989, mi chiese che la composizione fosse per solo violoncello. Gli dissi che questo era davvero impossibile per me perchè io ero interessato a comporre solo per toni multipli armonicamente legati e stabiliti come dei timbri, e che avrei potuto concepire di comporre qualcosa per lui soltanto come leader di un gruppo di violoncellisti. Rispose di no, che voleva un lavoro da suonare da solo. Ci pensai per diverso tempo e alla fine arrivai a una soluzione, in due parti. La prima fu di proporgli di pre registrare alcune parti e di suonare dal vivo assieme a quelle. La seconda che io avevo solo un lavoro in cui avevo già stabilito un precedente per la melodia: The Well-Tuned Piano. E proprio


come The Magic Chord x 4, collocandosi perfettamente nella gamma degli armonici di un quartetto d’archi potè divenire la base per Chronos Kristalla (1990), commissionato dal Kronos Quartet, così The Romantic Chord si collocava perfettamente nella gamma del violoncello. Per di più, da quando ero stato profondamente commosso dalle Sonate e partite per violino solo di Bach e dalle sue Suites per violoncello, le melodie di The Romantic Chord e le corde doppie di The Penultimate Theme mi sembravano particolarmente appropriate per un solo di violoncello. Proposi a Charles che avrei composto il nuovo lavoro nel Romantic Chord. Gerard Pape, il direttore del CCMIX, venne ad ascoltare la nostra esecuzione con il Theatre of Eternal Music Brass and String Ensemble di The First Blossom of Spring da The Four Dreams of China al Barbican Theatre di Londra nel 1998 e disse che vole-

va organizzare una produzione per noi perchè potessimo creare un nuovo lavoro. Col passar del tempo discutemmo varie possibilità, e lo informai della richiesta di Charles Curtis. Alla fine fummo d’accordo che quello avrebbe dovuto essere il lavoro da intraprendere. Dai tempi della mia ultima performance di The Well-Tuned Piano (87 V 10 6:43:00 PM – 87 V 11 1:07:45 AM NYC), ho creato cosi tanto materiale per quest’opera che non potrei più suonarlo tutto in una sola sessione. Infatti, in questa performance di 6 ore e 24 minuti qualcuno dei nuovi materiali è diventato una tale fonte di ispirazione per me che The Romantic Chord, che originariamente era una delle più lunghe sezioni del lavoro, è stato ridotto a soli 33 minuti, dal punto dell’introduttiva Moonlight Sonata Passage fino al punto in cui ho lasciato The Romantic Chord e introdotto la sezione The Elysian Fields. 61


È possibile pensare a tutta la mia musica come a una unica enorme composizione. Poichè il violoncello e il pianoforte hanno capacità così radicalmente differenti, sono stato in grado di introdurre molti nuovi elementi in Just Charles & Cello in The Romantic Chord. Infatti, una vasta gamma di elementi dei miei altri lavori sono ora inclusi in questa composizione. Ci sono toni prolungati, nello stile del Trio for Strings, di The Four Dreams of China, dei Drift Studies e degli ambienti sonori. Per esempio, The Penultimate Chord as Sustained Tones ci permette di ascoltare The Penultimate Chord come se fosse un ambiente sonoro, capace di creare onde statiche nella stanza. L’effetto delle lievi irregolarità nel suonare con l’archetto l’accordo tenuto a lungo ricorda il fenomeno della deriva, che caratterizza i miei Drift Studies degli anni Sessanta e primi Settanta. D’altro canto in The Well-Tuned Piano, The Penultimate Chord potrebbe essere ascoltata soltanto come un movimento melodico e 62 CONCERTO

accordale di diadi, triadi, accordi e pentadi, supportati dal pedale tenuto abbassato. Just Charles & Cello in The Romantic Chord include anche elementi strutturali da The Four Dreams of China e elementi del Raga, in aggiunta a elementi stilistici importati da The Well-Tuned Piano. Avevo insegnato a Charles le melodie cantandogliele con l’enfasi sulla loro intonazione e sentimento precisi, come facciamo nello stile Kirana. Ha imparato questo approccio meccanicamente e lo ha applicato al violoncello. È inoltre significativo che non solo la tecnica esecutiva di Just Charles & Cello sia influenzata dall’approccio unico di Pandit Pran Nath alla tecnica esecutiva dello stile Kirana, ma anche che The Well-Tuned Piano stesso venne profondamente influenzato dai miei studi con Pandit Pran Nath. Dopo la prima mondiale di The Well-Tuned Piano a Roma nel 1974, Pandit Pran Nath disse


4- La Monte Young + Marian Zazeela

a New York City (2000) - foto diŠJung Hee Choi

5- Charles Curtis

foto di Caroline Sharff

6- Charles Curtis concerto a Lione foto di Uli Shaegger

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che avevo preso lo strumento tradizionale dell’Europa e lo avevo trasformato davanti ai nostri occhi. Eccetto alcuni rari commenti, comunque, Pandit Pran Nath non parlò mai con me riguardo il mio lavoro di composizione musicale. La tecnica del badhat è il processo per cui ogni altezza consecutiva del modo viene sistematicamente introdotta in senso discendente o ascendente a partire dal Sa mediano (Do), la tonica del drone. Ogni altezza ascendente o discendente viene spesso introdotta da sottili note e/o da ornamenti. All’inizio questa tecnica era l’esclusiva provenienza del Kirana gharana (che significa stile, oppure famiglia, letteralmente “dalla casa di”), ma divenne così influente che oggi è utilizzata in quasi tutti gli stili della musica classica vocale del nord dell’India. Nonostante gli straordinari contributi donati a questa tecnica da Ustad Abdul Wahid Khan Sahib, il maestro di Pandit 64 CONCERTO

Pran Nath, è la mia impressione che Pandit Pran Nath abbia raffinato e aggiunto un livello di maestria e immaginazione al badhat forse mai toccato prima dalla musica classica indiana. Dall’ascolto delle esecuzioni di Pandit Pran Nath, diventa chiaro che il badhat è molto più di una tecnica; quando il suo vero potere viene compreso, può divenire una formula magica per il dispiegarsi organico dell’improvvisazione alap, e può avere in ultima istanza profonde implicazioni per tutta la musica. Fu l’approccio di Pandit Pran Nath a questo concetto del dispiegare organicamente le altezze di una composizione, che influenzò la prima mondiale a Roma nel 1974 di The Well-Tuned Piano, e che la distinse dalle registrazioni del 1964. Dal momento in cui ho iniziato a comprendere il significato interiore della tecnica e l’ho poi applicato a The Well-Tuned Piano, la mia comprensione della musica e il mio approccio all’improvvisazione e alla composizione sono cambiati per sempre.


La tecnica del badhat che ho applicato a The Well-Tuned Piano, è ancor meglio applicabile alla tecnica vocale e di archetto, e diviene sempre più intrecciata a Just Charles & Cello in The Romantic Chord. In Just Charles & Cello in The Romantic Chord sono stato in grado di sviluppare totalmente nuovi materiali in The Romantic Chord, così come di espandere e elaborare il materiale originale. Le nuove sezioni includono: The Alap Introduction to The Moonlight Sonata Passage, The Magic Chord x 2, The Magic Chord x 4, The Theme of The Dawn of Eternal Time in The Deep Sub-Dominant Lost Ancestral Lake Region e The Penultimate Chord as Sustained Tones. Ci sono ora abbastanza temi, motivi, trame e elementi per diverse ore di musica, più di quelle che Charles possa suonare in un unica sessione. Perciò, ogni concerto sarà diverso dall’altro, e Charles potrà scegliere e suonare

i diversi materiali a seconda della sua ispirazione e del dispiegamento organico degli elementi. CHARLES CURTIS NOTE, PENSIERI, MEMORIA Da giugno fino alle fine di novembre 2003 mi trovai a New York abbastanza ininterrottamente con solo un progetto nelle mie mani, il nuovo solo che La Monte Young e Marian Zazeela stavano creando per me. Mi ero preso questo tempo fuori dalle mie regolari occupazioni perchè sapevo che questo lavoro sarebbe stato il più complesso e impegnativo che avessi mai intrapreso. Nello stesso periodo ho cominciato ad assistere regolarmente alle prove del Just Alap Raga Ensamble e a ricevere insegnamenti da La Monte e Marian sull’esecuzione dei Raga, cosa che da molti anni mi raccomandavano di fare nonostante la mia resistenza, convinto che non avrei potuto dare giustizia a una disciplina musicale completamente nuova e non volendo comin65


ciare a fare qualcosa senza una ragionevole certezza di poter raggiungere un discreto livello di padronanza. In ogni caso, visto il lusso di poter prendermi una pausa dal mio lavoro quotidiano e la sensazione di star partendo per nuove terre studiando il solo che era stato creato per me, ero pronto a sospendere le mie riserve e darmi completamente al mondo musicale in cui La Monte e Marian mi avevano invitato. E nei fatti, a prescindere che io sia diventato più o meno bravo nel Raga, è certamente vero che non mi sarei mai impadronito di questo nuovo pezzo per solo senza l’allenamento dell’orecchio, la base stilistica e la disciplina espressiva delle nostre prove sul Raga. Vivevo nel nostro vecchio edificio di Fort Greene, a Brooklyn, nel quale avevamo traslocato intorno al 1988, e passavo la maggior parte delle mie serate a Church Street, a volte da solo, provando, a volte con il Raga Ensemble, a volte con La Monte 66 CONCERTO

lavorando sul solo e altre volte assieme a La Monte e Marian, che ascoltava e tracciava degli schizzi mentre noi lavoravamo. Spesso mangiavo con loro, e andavo e venivo più o meno come mi pareva, che loro fossero svegli o dormissero. Le nostre sedute di lavoro erano prolungate e rilassate. Avevamo una scadenza chiara per finire il pezzo, che era la mia partenza per la Francia, dove avrei portato la prima performance a novembre, ma non c’era motivo di avere alcuna fretta. Esploravamo attentamente da The Well-Tuned Piano la gamma degli intervalli che sembravano appropriati per il violoncello. Molti di essi erano familiari al mio orecchio ma poco familiari in termini della loro sensazione e risposta al violoncello. Alcuni erano assolutamente non familiari. La Monte al solito si sedeva molto vicino a me sul pavimento, ascoltando mentre io cercavo la giusta altezza del suono. Se non riuscivo a trovarla lui me la cantava, così ero in grado di armonizzare la nota al violoncello con la sua voce.


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L’atmosfera di queste sedute era calma e intima. Parlavamo molto poco e costruivamo il pezzo lentamente, nota per nota. La Monte amava ascoltare il violoncello mettendo l’orecchio destro molto vicino, così la sua voce, quando cantava, si univa alla sonorità del violoncello perfettamente, toccandone quasi la sorgente. Di conseguenza le sottili intonazioni degli intervalli si sono iscritte nella mia memoria nel punto esatto in cui le suono ora, e con una forza di persuasione che le ha rese indimenticabili, senza possibilità di errore e profondamente personali. Le note mentre me le cantava lui erano come comunicazioni urgenti espresse in maniera molto calma. Gli intervalli diventavano accordi e gruppi di intervalli, venivano integrati da pattern melodici e figurali, e regole venivano stabilite per governare le combinazioni degli intervalli, melodie, figure e accordi. Senza nessuno sforzo specifico la quantità di materiale divenne note67


vole, come sapevamo sarebbe successo. Posso dire che l’intera composizione, nota per nota, mi è stata trasmessa in questo modo. Solo raramente La Monte mi diede spiegazioni specifiche sul perchè una certa nota dovesse seguirne una e non un’altra, o forniva giustificazioni per una certa voce dominante, e spesso avrei voluto fargli delle domande. Ma di regola la composizione mi venne cantata in tutta la sua lunghezza e nei suoi più minimi dettagli, sospiro cantato per sospiro, per tutti quei mesi. Infatti, eccetto che per quella parte di materiali tematici presi da The Well-Tuned Piano, io credo che Just Charles and the Cello in The Romantic Chord sia stata composta anche durante queste sedute.

riferimento. È come se io, come musicista quanto come ascoltatore, stessi prendendo le misure di una stanza virtuale con le orecchie. Stabilisco le distanze tra le frequenze, lasciando che si sistemino nell’orecchio, nel violoncello, e nella stanza. Queste frequenze, soggette a varie trasposizioni e ricontestualizzazioni, formano il materiale dell’intero pezzo, perciò il loro posizionamento iniziale è cruciale, e io mi prendo il tempo che mi serve. Ogni sezione seguente viene in un certo senso iniziata anch’essa da una sorta di breve alap, nel quale viene scoperta una nuova cornice per le stesse frequenze. Individualmente le sezioni tendono a svilupparsi verso una maggiore complessità, così come fa il brano in tutta la sua estensione.

Per la maggior parte i cambiamenti di accordo delineano le sezioni del pezzo. Il lavoro inizia con l’alap, l’osservazione e la misurazione della frequenza contro l’iniziale, singolo bordone di

Il fatto che la musica ascoltata finora solo in The Well-Tuned Piano venga ora ricollocata per le tessiture prolungate del violoncello dà di certo notevoli effetti acustici. A metà della com-

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posizione, in The Magic Chord, l’intervallo tenuto 28:27 crea una fluttuazione periodica che molti ascoltatori hanno confuso con una manipolazione elettronica. Non c’è nessun elemento elettronico in questo pezzo. Il computer semplicemente ripete dei loop di registrazioni di un violoncello acustico che suona singole note sostenute, raggruppate secondo la struttura delineata dal giro degli accordi. Quando, verso la fine, emerge il grande accordo contenente quasi tutti i toni ascoltati nel pezzo, il suono è difficile da definire. C’è una nota che spicca come distinta da tutte le altre. Si trova nel The Gamelan Chord, e rappresenta una quinta leggermente più ampia di 3:2. È il prodotto di un Fa di settima e di un Do 4/3 sopra al Sol. Ciò presenta una apparente anomalia, e mi ha tenuto occupato per lungo tempo, e richiesto molti aiuti cantati di La Monte, per

apprendere questo intervallo (la differenza tra questo intervallo e una quinta perfetta è 64/63). Il suo suono, comunque, mentre mi diveniva sempre più familiare, mi sembrava allo stesso tempo stranamente evocativo. Forse c’era stato un carretto dei gelati o il clacson di un’automobile nella mia infanzia che produceva questo intervallo. Mi sembrava di ricordare anche il furgoncino del pane che ogni tanto scendeva per la nostra strada e che annunciava la sua presenza con un suono di clacson molto particolare. Il carretto del pane, abbastanza stranamente, era chiamato Hertz Truck, o Hertz Man, allo stesso modo in cui il carro dei gelati era chiamato Good Humor Man. Quando La Monte compì 70 anni pensai che sarebbe stato bello fare riferimento a questo lavoro come appartenente al suo ultimo periodo. Gli ultimi lavori dei grandi artisti sono oggetto di una speciale mistica, e spesso acquistano uno status mitico. Cézanne perfeziona il delinearsi dello spazio attraverso il colore; 69


Tiziano scopre “la luce che tutto penetra”; Bach “offre”, con l’Offerta Musicale e l’Arte della Fuga, una musica indipendente dal suono suonato. Gli esempi sono numerosi. È un’impressione generale che queste opere tarde dimostrano un rifuggere dall’interesse per vocabolari specifici, a favore di ciò che potrebbe venir chiamata relazionalità, un preferire la sintassi sulla materia, una riduzione del processo del fare artistico a principi universali esprimibili in relazioni matematiche. Cosa dobbiamo fare dell’ultima opera di un artista la cui prima opera matura, creata all’età di 22 anni, appare pienamente formata con esattamente lo stesso approccio al fare artistico, con la rigorosa relazionalità di Trio for Strings? Potrebbe essere che le nozioni di giovanile e tardo non si possano applicare a La Monte. Il suo lavoro, che in se stesso e fuori di se stesso è statico, immediato e continuo, può esprimere un 70 CONCERTO

momento profetico nel quale l’ordinamento del tempo è frantumato. Tuttavia, c’è una chiara evidenza di cambiamento nel suo lavoro a partire dagli anni Cinquanta; la più notevole sta nell’abbracciare esattamente quello che, per il senso comune, dovrebbe scomparire in un periodo tardo, cioè un idioma e un vocabolario espressivo altamente personali, identificabili e personalmente vincolanti. Voglio azzardarmi a descrivere questo idioma come una cristallizzazione del Raga, del blues e della tradizione musicale della sua famiglia, il luogo, il tempo e l’ambiente della sua giovinezza. Questo idioma è venuto in primo piano nella musica scritta per il Just Alap Raga Ensemble, nelle ultime realizzazioni di The Well-Tuned Piano, come anche in questa sua nuova composizione per solo. Quando mi cantava questo pezzo, l’espressività non trattenuta e l’emozione della sua voce diventavano la sorgente stessa della composizione.La vicinanza del violoncello, per gamma e timbro, alla sua voce, fa


apparire questo lavoro come una inevitabile estensione della sua voce, con tutta la sua storia, personalità e corporeità. La libertà con cui un idioma è articolato è l’altro carattere distintivo dell’ultimo periodo. Le decisioni vengono prese intuitivamente, quasi in maniera inconscia. La maestria scaturisce da una totale integrazione del creatore con il suo linguaggio e con i suoi materiali; senza alcuna distanza, né dualità tra soggetto e oggetto. Questo si può osservare negli ultimi quartetti di Beethoven, nei quali si fa a meno di un vocabolario fluttuante di frammenti tematici altamente idiomatici e specifici con scioccante disinvoltura. La lotta è finita, e la bellezza non è un oggetto che ci si debba sforzare di raggiungere per se stessa, ma è il sottoprodotto di una totale integrazione. Il pezzo per solo di La Monte esemplifica questa situazione in modo completo. L’opera è un continuum con il suo creatore, ed esiste in uno stato di libertà dal desiderio o dal bisogno. (3 dicembre 2005) 6 71


Perlonex & Charlemagne Palestine (Germania, Stati Uniti) *

DOMENICA 11 MAGGIO - ORE 21.30 - TEATRO SAN LEONARDO - BOLOGNA Charlemagne Palestine pianoforte, voce; Ignaz Schick elettronica, oggetti, giradischi; Joerg Maria Zege chitarra, elettronica; Burkhard Beins batteria, percussioni, oggetti musiche di Charlemagne Palestine, Perlonex

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prima italiana


Nell'autunno 2004 i Perlonex invitarono due ospiti, Keith Rowe e Charlemagne Palestine, ad unirsi al trio per i concerti al Podewil di Berlino. Il concerto si chiamava perlonex.tenions e uscì con l'etichetta Nexsound in un doppio CD. L'incontro con Charlemagne Palestine fu un evento magico, davvero speciale, sia dal punto di vista personale che musicale. Da quel momento di tanto in tanto Palestine raggiunge i Perlonex, ed è diventato un ospite frequente del gruppo. Nel frattempo ci sono stati una mezza dozzina di concerti di Perlonex & Palestine in città come Ginevra, Parigi, Vienna, Graz... e la musica diveniva via via sempre più intensa. Un nuovo doppio CD dal vivo uscirà a breve con l'etichetta portoghese Cronica.

la terra di nessuno tra elettroacustica, noise industriale, ambient, minimal, e spesso persino incorporando elementi di musica psichedelica. Nei loro tour hanno suonato in luoghi e situazioni del tutto diverse, da festival accademici di nuova musica, a locali dedicati all’improvvisazione e all’elettronica a scalcinati club punk/noise e in molti importanti festival in tutta Europa, Stati Uniti e Russia.

I Perlonex sono nati alla fine del 1998 e da quel momento hanno suonato moltissimo in diversi Paesi. Negli anni hanno creato un mix di stili differenti davvero unico, situandosi in quel73


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1- Perlonex

foto di Ingo Scheffler

2- Charlemagne Palestine

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LUNEDì 12 MAGGIO - ORE 21.30 - TEATRO SAN LEONARDO - BOLOGNA Nadia Ratsimandresy + Matteo Ramon Arevalos (Francia) ‡ MESSIAEN ET AUTOUR DE MESSIAEN

Olivier Messiaen (1908-1992) Louange à l’Éternité de Jésus (1941) infinitamente lento, estatico Quatre feuillets inédits (1989) I quasi lento e cullato; II lento, moderato; III ben moderato; IV lento, un pò più sentito Jacques Charpentier (1933) Suite karnatique (1958) per Ondes Martenot I Jalavarali; II Vagaprya; III Nettimatti Olivier Messiaen Vocalise-Étude (1935) lento, con charme 76 CONCERTO

N'Guyen - Thien DAO (1940) Bai Tap (1974) per Ondes Martenot e pianoforte preparato


Olivier Messiaen Le merle noire (1951) moderato; un po’ vivace, con fantasia; quasi lento, tenero; un po’ vivace; moderato; un po’ vivace, con fantasia; quasi lento, tenero; un po’ vivace; vivace

Tristan Murail (1947) Tigres de Verre (1974) Olivier Messiaen Louange à l’Immortalité de Jésus (1941) estremamente lento e tenero, estatico Nadia Ratsimandresy ondes Martenot; Matteo Ramon Arevalos pianoforte, pianoforte preparato ‡

Concerto presentato con la partecipazione di Suona Francese, Festival di Nuova Musica, promosso dall’Ambasciata di Francia in Italia - BCLA e Culturesfrance, con il sostegno della Fondazione Nuovi Mecenati, in collaborazione con la Delégation culturelle Alliance française di Bologna

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ONDES MARTENOT Uno strumento elettronico che fa dimenticare di esserlo: così viene definito l’ondes Martenot da tutti i suoi più significativi interpreti odierni. Le ondes Martenot – che prendono il nome dal suo inventore, il violoncellista Maurice Martenot, che lo presentò all’Opéra di Parigi nel 1928 – è uno strumento elettrofono costituito da due generatori ad alta frequenza, un oscillatore, condensatori inseriti in circuito, sette tubi elettrici, un altoparlante e un risonatore. Di fronte ad una terminologia così “tecnica” si potrebbe essere indotti a considerare questo strumento come un generatore di timbri freddi, asettici, poco modulati, caratteristiche che solitamente vengono attribuite, a torto o a ragione, agli strumenti che funzionano ad elettricità. In realtà lo strumento colpisce sempre il pubblico per la sensualità della sua “voce”, ché esattamente di voce è possibile parlare per le caratteristiche sue pro78 CONCERTO

prie: lo spettro dinamico, usando filtri diversi che agiscono sugli armonici del suono fondamentale, è vastissimo; oltre a glissando e microintervalli, è possibile il vibrato che dipende integralmente dai gesti dell’interprete; le variazioni dell’altezza del suono sono ottenute sia con i tasti della tastiera, sia infilando l’indice in un anello attaccato ad un cordino che agisce su un condensatore rotante. Proprio i due diversi modi di suonare presentano possibilità espressive complementari: l’esecuzione sulla tastiera si apparenta al modo di suonare strumentale, quella con l’anello al canto vocale. In ogni caso, non intervenendo alcun elemento automatico, vi è una tale fedeltà nella relazione tra pensiero musicale e risultato sonoro che l’interpretazione assume sempre un carattere di “espressione umana diretta”, come ebbe ad affermare Vincent d’Indy. Un ampliamento dei registri espressivi è senz’altro dato dalla possibilità di impiegare dei diffusori speciali, una sorta di “accessori musicali” esterni


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che caratterizzano la specifica sonorità delle Ondes Martenot : si tratta degli altoparlanti Espace (da lontano), Palme (vibrazioni per simpatia) e Metallique (a ciascun suono corrisponde la risonanza di un gong). Una ulteriore caratteristica di questo strumento è la sua monodicità. La tastiera ha infatti un ruolo del tutto differente rispetto al pianoforte perché la natura dello strumento non tollera la polifonia: il suono va creato, va estratto nella sua individualità, proprio come potrebbe fare un violinista o, appunto, un violoncellista. Proprio per questo le Ondes Martenot possono dirsi uno strumento moderno e antico allo stesso tempo: a ragione può essere considerato il primo vero strumento elettronico e moderna è senz’altro la sua ricerca sul suono; ma esso conserva ancora caratteristiche acustiche tipiche degli strumenti tradizionali. “Al loro esordio le Ondes Martenot incontrarono il favore di tutti i musicisti del tempo. Molti autorevoli compositori le hanno uti80 CONCERTO

lizzate nelle loro composizioni, fra cui Jolivet, Varèse, Honnegger, Milhaud, Messiaen, Bussotti, ma la duttilità dello strumento, capace di creare atmosfere originalissime, oniriche, strane, lo vede spesso protagonista di colonne sonore nel cinema e addirittura le Folies-Bergères parigine possiedono le Ondes Martenot per accompagnare le riviste. Dall’istituzione della prima cattedra di Ondes Martenot al Conservatorio di Parigi nel 1947, occupata a lungo proprio da Maurice Martenot, si è sviluppata un’ampia scuola di “ondisti” che spesso alternano la loro attività interpretativa, oltre che didattica dello strumento, con quella della composizione”. (Estratto dall’articolo del “Corriere Romagna” del 1 giugno 2006 di Laura Pistolesi, docente di Storia della musica del Conservatorio “B. Maderna” di Cesena)

È il caso di diversi autori che vedremo in programma, da Jacques Charpentier a Tristan Murail a N’Guyen – Thien Dao, tutti i più


interessanti allievi di Olivier Messiaen al Conservatorio di Parigi. Di Messiaen ascolteremo, oltre ad altre opere, i Feuillets inédits, ritrovati fra le carte del compositore alla sua scomparsa, nel 1992 e che compare senza anno nel suo catalogo d’opera. Va ricordato d’altra parte che l’interesse per le Ondes Martenot, da parte di uno dei compositori più straordinari del secolo scorso, per la vitalità, la carica innovativa, la spiritualità della sua opera, della quale non va dimenticato il valore in ambito teorico e didattico, risale a molti anni addietro ed era tale da attribuire a questo strumento un ruolo addirittura concertante in una delle sue opere più significative e imponenti, la sterminata partitura di Turangalila-Symphonie. Louange à l’Eternité de Jesus (1941), di Olivier Messiaen, quinto movimento del “Quator pour la fin du Temps” scritto per violoncello e pianoforte, autorizzato anche per Ondes Martenot e pianoforte.

Quatres feuillets inédits, di Olivier Messiaen, sono invece una serie di quattro composizioni originali per Ondes Martenot e pianoforte terminate presumibilmente nel 1989, dove compaiono spesso frammenti del suo “Catalogue d’Oiseaux”. In queste composizioni troviamo tutte le possibilità sonore dell’Ondes Martenot. Suite Karnatique di Jacques Charpentier per Ondes Martenot solo, composto nel 1958. Compositore francese vivente, allievo di Olivier Messiaen; la sua produzione musicale è caratterizzata dall’influsso della musica classica indiana, infatti dopo gli studi di composizione al Conservatorio di Parigi, Charpentier ha abitato e studiato per molti anni in India. Nelle sue opere utilizza, a differenza dei modi maggiori e minori della musica classica occidentale, i 72 modi della musica classi81


ca indiana, i Raga e i microtoni, intervalli possibili e fondamentali della tecnica dell’Ondes Martenot, La Suite Karnatique è scritta nel modo karnatico.

Le merle noire, di Olivier Messiaen, scritto nel 1951 per flauto e pianoforte, autorizzato anche per Ondes Martenot e pianoforte.

Vocalise-étude, di Olivier Messiaen, scritto per soprano e pianoforte nel 1935, autorizzato anche per Ondes Martenot o flauto e pianoforte.

Tigre de verre di Tristan Murail per Ondes Martenot e pianoforte, composto nel 1974, titolo preso e ispirato da un racconto, Tigre de verre, di Louis Borges. Tristan Murail, allievo di Messiaen, è considerato oggi dagli ondisti come il Franz Liszt per il pianoforte; in questo brano si potranno ascoltare tutte le possibilità timbriche e sonore dell’ondes Martenot enfatizzate da un “gioco di armonici” con il pianoforte.

Bai Tap di N’Guyen-Thien Dao per Ondes Martenot e pianoforte, composto nel 1974, prima esecuzione italiana. Compositore vietnamita vivente, trasferitosi in Francia negli anni ’60 per studiare al Conservatorio di Parigi con Olivier Messiaen. Tutta la sua produzione musicale è permeata dalla tradizione musicale vietnamita in chiave contemporanea, dall’utilizzo dei mircointervalli, da “sinestesie dei suoni”, e da un forte senso ritmico strutturale. 82 CONCERTO

Louange à l’Immortalité de Jésus, di Olivier Messiaen, ottavo e ultimo movimento del “Quator pour la fin du temps”, per violino e pianoforte, autorizzato anche per Ondes Martenot e pianoforte.


1- Nadia Ratsimandresy

+ Matteo Ramon Arevalos foto Arevalos e fotocomposizione Fotovideosystem RA

2- Olivier Messiaen

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MARTEDĂŹ 13 MAGGIO - ORE 21.30 - TEATRO SAN LEONARDO - BOLOGNA SOLVITE ME tre film di Andrea Ruggeri e Marco della Fonte (Italia 1997/2003; 19 minuti) con Mario Zanzani nel ruolo di attore e sound designer

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SOLVITE ME è una piccola raccolta di film con Mario Zanzani come attore protagonista o co-protagonista. La durata complessiva è inferiore alla mezz’ora ma l’arco di tempo in cui i cortometraggi sono stati realizzati va dal 1997 al 2003. Si tratta di lavori domestici, fatti con gioia da un gruppo ristretto di amici, realizzati con poveri mezzi (telecamerine e super 8) in cui io e Marco della Fonte ci siamo alternati alla ripresa. Li ho rimessi insieme in una sorta di trilogia accoppiandoli ad una specie di making-off (scene inedite, scene scartate, scene turistiche). I set sono i più disparati, dalle strade di Bologna, ai deserti libico e algerino, alla mia casa. Il montaggio è sempre stato cucito con la massima cura possibile, ove Mario, spericolato sound designer, ha profuso una bizzarria di effetti sonori. La diffusione è avvenuta su network europei ai soliti orari impossibili.

La trilogia comprende: SPOTTERS, INTRO A JACK BLUTHARSKY, SOLVITE ME. SOLVITE ME è anche il titolo dato a questo ricordo “cinematografico” di Mario. Racconta la storia di Astolfo e del suo fido scudiero, che sono sulla Luna per ritrovare il senno di Orlando, divenuto matto furioso per amore di Angelica. Andrea Ruggeri

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1- Mario Zanzani durante le riprese di Spotters. Erg di Wan Kasa,Libya, 2000.

2- Mario Zanzani relax al campo. Erg Awbari, Libya, 2001

3- Mario Zanzani interpreta Solvite Me. Hoggar, Algeria, 2003

4- Mario Zanzani e Andrea Ruggeri racchettoni sulla spiaggia. Zouara, Libya, 2001 5- Mario Zanzani e Andrea Ruggeri Djianet, Algeria, 2003 foto di Andrea Ruggeri e Marco della Fonte

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Uday Bhawalkar RAGA YAMAN (India) *

MARTEDĂŹ 13 MAGGIO - ORE 21.30 - TEATRO SAN LEONARDO - BOLOGNA Uday Bhawalkar voce; Sanjay Agle pakhawaj; Jyoti Bhawalkar tanpura musica tradizionale indiana

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prima italiana


Il Raga Yaman è considerato uno tra i raga più importanti della musica industana. Lo Yaman è il raga con il quale quasi tutti gli studenti di musica sono entrati nell’affascinante mondo dei raga. L’aura e la magia che questo raga racchiude rimarrà sempre un mistero, per i più grandi maestri così come per i giovani studenti. Le sue origini sono sconosciute. C’è una tendenza che lo riporta ad origini persiane, ma che rimane comunque dubbia, per diverse ragioni. La prima va ricercata nella sua antica e accertata posizione all’interno della musica Carnatica (del sud dell’India). In quel sistema è conosciuta come musica “Kalyani”. Il secondo e più importante motivo di dubbio sta nel fatto che questa musica appare essere identica modalmente a uno degli antichi Jatis (una scala della musica industana del Nord dell’India). Quindi, quando ci si rende conto che questa forma è presente anche nella musica greca (modo Ipolidio) e

nella musica del medio oriente, diviene facile inscrivere questo modo ad origini proto-indoeuropee. Se è così, stiamo allora parlando di una scala che antedata il concetto di Raga di diverse migliaia di anni. Il raga Yaman potrebbe quindi essere semplicemente un’evoluzione di questo antico modo senza cambiamenti sostanziali. La struttura a grande scala dello Yaman è Do - Re - Mi - Fa# - Sol - La - Si - Do Per tradizione nessuno studente è introdotto ad altri raga finché non ha ottenuto un certo livello di abilità nell’interpretare questo raga di base, eppure estremamente complesso e stupefacente. Davvero, i nostri guru e antenati erano persone con una visione - e hanno scelto di impartire il raga Yaman all’inizio, che da solo richiede anni per essere approfondito. Il Raga Yaman ti riporta con i piedi per terra, ed è come una finestra sulla imponente e grandiosa tradizione della musica indiana. Ti dice che la musica 89


è un oceano impenetrabile. Ma il fatto è che lo stesso Yaman è un oceano impenetrabile!

sopravvive e ancora oggi ascoltiamo eseguire questa magistrale forma di musica allo stesso modo di cinquecento anni fa.

DHRUPAD Il Dhrupad è la più antica forma esistente di musica vocale e strumentale dell’India del Nord e la sua origine è legata alla recitazione del “Samaveda”. E’ una musica di natura spirituale, tanto da indurre nell’ascoltatore una sensazione di pace e contemplazione. Il Dhrupad è probabilmente l’evoluzione del primitivo canto dell’“OM”, la sacra sillaba, e successivamente del canto delle scritture “Veda”. La lingua del Dhrupad è passata dal sanscrito al Brijbhasha tra il XII e il XV secolo. A partire dal XVI, il Dhrupad entra ufficialmente nelle Corti Reali, poichè la complessità delle sue esecuzioni è ritenuta adatta ai gusti sofisticati del pubblico reale. Malgrado tutti i cambiamenti la sua natura originaria

Il Dhrupad è diviso in due sezioni: l’Alap e il Bandish.

90 CONCERTO

La sezione cantata dell’Alap utilizza le sillabe del mantra in sanscrito che, aggiungono tessitura alle note, mentre esplorano i microtoni. Il raga è lento e viene sviluppato metodicamente, come in una meditazione. La velocità dell’Alap cresce via via attraverso una pulsazione ritmica che accelera fino a giungere a un punto in cui i fraseggi melodici danzano letteralmente nello spazio. Il Bandish è un poema breve accompagnato dal suono del pakhawaj e cantato con improvvisazioni melodiche e ritmiche. I pattern intricati e le improvvisazioni del suonatore di pakhawaj


e del cantante si intrecciano creando un dialogo, scontrandosi o completandosi a vicenda. Il Pakhawaj è un antico strumento usato fin dalle origini per accompagnare la musica Druphad. Ha un tono basso e profondo che richiede grande abilità per controllarne le vibrazioni. Il suonatore tiene il ciclo ritmico e integra le variazioni tonali del cantante. Nelle mani di un maestro, il suo ritmo è potentissimo e fornisce la base ideale per le improvvisazioni dell’artista principale. 1, 2 - Uday Bhawalkar

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2 91


VENERDì 16 MAGGIO - ORE 21.30 - MAMbo: MUSEO D’ARTE MODERNA DI BOLOGNA § (Francia) ∞

Symphonie pour un homme seul (1950) * con Pierre Schaeffer Duo (2003) * Grande Toccata (2007) * Voile D’Orphée (1953) *

Pierre Henry L'HOMME SEUL

Pierre Henry direzione sonora e spazializzazione musiche di Pierre Henry Etienne Bultingaire ingegnere del suono; Bernadette Mangin assistente musicale; Isabelle Warnier produzione

92 CONCERTO

*

prima italiana

∞ prima apparizione italiana

§

Concerto presentato da AngelicA in coproduzione con MAMbo - Museo d’Arte Moderna di Bologna, e con la partecipazione di Suona Francese, Festival di Nuova Musica, promosso dall’Ambasciata di Francia in Italia - BCLA e Culturesfrance, con il sostegno della Fondazione Nuovi Mecenati, in collaborazione con la Delégation culturelle - Alliance française di Bologna


PER PENSARE A UNA NUOVA MUSICA Bisogna distruggere la musica. La musica non corrisponde più a niente per noi se la consideriamo come ARMONIA DELLE SFERE. Come il sacro è disceso dall’Assoluto alla vita stessa, così la musica deve scendere dalla sfera dell’arte (musicalmente parlante) per entrare nell’ambito dell’angoscia sacrale. Se le convenzioni musicali, l’armonia, la composizione, le regole, i numeri, le misurazioni matematiche e le forme avevano un senso in rapporto a un Assoluto, oggi la musica non può che averlo in rapporto alla crisi, alla risata, al sesso, alla morte, a tutto ciò che ci mette in comunicazione con il cosmo, cioè con la materia vivente dei mondi in fiamme. Bisogna prendere immediatamente una direzione che porta alla materia organica pura. Da questo punto di vista la musica ne è stata molto meno lontana che non la poesia o la pittura. Ma non ha ancora osato

autodistruggersi per vivere. Per vivere con più forza, come fanno tutti i fenomeni realmente viventi. Questo non vuol dire eliminare del tutto le regole, il rigore, le forme, ma non mantenere che quelle regole che mirano all’efficacia. Io credo che il registratore sia attualmente il miglior strumento per quel compositore che voglia veramente creare attraverso l’orecchio e per l’orecchio. Se vogliamo lottare contro la meccanica, dobbiamo usare mezzi meccanici, così la macchina combatterà contro se stessa. Un suono registrato è istantaneamente distrutto nel momento stesso in cui si produce. Il Mito del Moderno non esiste più. I rumori saranno soppressi. Diverranno disincarnati, privati di significato, e come sacralizzati. Allora questa sarà forse la musica concreta, la musica di ciò che è VIVO, la musica del SOLE. Pierre Henry (1947)

93


SABATO 17 MAGGIO - ORE 21.30 - MAMbo: MUSEO D’ARTE MODERNA DI BOLOGNA

§

Pierre Henry EXPÉRIENCES DANSÉES concerto dedicato a Maurice Béjart (Francia) ∞ Phrase de quatuor (2000) * Haut - Voltage (1956) * Variations pour une porte et un soupir (1963)*

Pierre Henry direzione sonora e spazializzazione musiche di Pierre Henry Etienne Bultingaire ingegnere del suono, Bernadette Mangin assistente musicale; Isabelle Warnier produzione

94 CONCERTO

*

prima italiana

∞ prima apparizione italiana

§

Concerto presentato da AngelicA in coproduzione con MAMbo - Museo d’Arte Moderna di Bologna, e con la partecipazione di Suona Francese, Festival di Nuova Musica, promosso dall’Ambasciata di Francia in Italia - BCLA e Culturesfrance, con il sostegno della Fondazione Nuovi Mecenati, in collaborazione con la Delégation culturelle - Alliance française di Bologna


PIERRE HENRY E LA MUSICA CONCRETA Come meglio definire la musica concreta se non prendendo a prestito dai dadaisti uno dei loro aforismi: “Dada è uno stato dello spirito”. Sia chiaro che Dada non fu né una tendenza, né un movimento né una scuola bensì, per ciascuno degli esponenti, una disposizione pressante e del tutto originale. La musica concreta, per coloro che la praticano, è anche uno stato. Uno stato d’orecchio. Si è concreti. Si nasce concreti. E sembra anche che non si possa diventare concreti se non al prezzo di una conversione decisiva. Pierre Henry ama spiegare che non si sente un musicista concreto solo per il fatto che non compone come Beethoven e Boulez, non utilizza carta da musica né interpreti ma combina tra loro frammenti sonori derubati alla gamma dei rumori quanto a quella degli autori. L’utilizzo della banda magnetica, il lavoro sulle macchine in studio, il mixaggio, il montaggio, 1 95


la diffusione attraverso altoparlanti sono legati, secondo lui, come in un modo (nobile) di cucinare: a ciascuno le sue ricette. Pierre Henry dice che avrebbe potuto essere quello che è - un creatore - anche senza aver firmato una sola opera. E non è una battuta. No, se egli si sente con tanta forza un musicista concreto è perchè in senso proprio - nel senso “concreto” - è la musica in lui e intorno a lui che invade tutto: il suo modo di leggere un poema o di ripercorrere un romanzo poliziesco, la sua percezione del tempo, delle forme e dei colori, i mille momenti della sua vita quotidiana, le passeggiate, le conversazioni, il sonno, tutto si ordina ormai - o piuttosto si “dis-ordina” - in una gigantesca sinfonia della quale lui è il solo, fuori da ogni logica razionale, a percepire l’ordine e la continuità. Se si trova al cinema eccolo che, nella sua mente, sovrapporrà al film il suo personale montaggio. Durante il concerto sarà la stessa cosa... se mai ci andrà, al concerto. Isolare un frammento del reale, 96 CONCERTO


appropriarsene tramite un moto dell’immaginazione, immergerlo in una nuova realtà - una realtà secondaria, una “sur-realtà” - ecco, questo può essere ciò che definisce in ultima analisi l’approccio concreto. Tutto, allora, diventa oggetto. Tutto è musica. Anne Rey (in disque Philips “Futuristie “1980)

1, 2 - Pierre Henry

foto di Anne Selders (n°1)

2 97


ACE DI P S G N I D TTO FOL TATO CANCELLATO E G O R P IL RRIS È S D E L L’ A U T O R E O M ” H C T E “BU DI SALUT I V I T O M PE R



GIOVEDì 22 MAGGIO - ORE 21 - TEATRO ROSSINI - LUGO ∆ VENERDì 23 MAGGIO - ORE 21 - TEATRO COMUNALE - MODENA ∆ DOMENICA 25 MAGGIO - ORE 21 - PIAZZALE DELLE TERME BERZIERI - SALSOMAGGIORE ∆ ACE DI P S G N I D TTO FOL TATO CANCELLATO E G O R P IL RRIS È S D E L L’ A U T O R E O M ” H C T E “BU DI SALUT I V I T O M PE R

∆ una coproduzione di Regione Emilia Romagna - Assessorato alla

100 CONCERTO

#

Progetto commissionato da AngelicA

Cultura, AngelicA , Fondazione Teatro Rossini, Fondazione Teatro Comunale di Modena - Festival l'Altro Suono, Città di Salsomaggiore Terme - Fondazione Arturo Toscanini prima assoluta


Lawrence D. “Butch” Morris FOLDING SPACE: Modette & Other Songs # canzoni e ambienti per voce, ospiti e orchestra (Stati Uniti, Giappone, Italia) Shelley Hirsch voce Lawrence D. “Butch” Morris direttore ospiti: Shelley Burgon arpa; Eri Yamamoto pianoforte; Daniel Kelly tastiere, elettronica; J. A. Deane elettronica, campionamento dal vivo; Fast Forward oggetti Filarmonica Arturo Toscanini Musica e arrangiamenti di Lawrence D. “Butch” Morris Testi di Allan Graubard, Mevlana Rumi, Gregory Tate, Helga Davis, Butch Morris

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MODETTE, un lavoro di teatro-musica iniziato nel 1981, è una collaborazione tra Allan Graubard e me che cerca di rivelare una maniera unica di interconnettere la notazione con la Conduction® e la narrazione teatrale. FOLDING SPACE, un ciclo di canzoni eseguito per la prima volta a Lisbona (Portogallo), nel 2001, sviluppa quest’idea di “interconnessione” per la sala da concerto, integrandoci le mie composizioni per voce. FOLDING SPACE: Modette & Other Songs commissionato da AngelicA – e coprodotto dalla Regione Emilia Romagna Assessorato alla Cultura, Fondazione Teatro Rossini - Lugo Opera Festival, Fondazione Teatro Comunale di Modena - Festival l'Altro Suono, Città di Salsomaggiore Terme – coltiva per le necessità correnti gli orizzonti performativi aperti da FOLDING SPACE, ma in maniera specifica per orchestra più ospiti speciali, e la voce eccezionale di Shelley Hirsch. 102 CONCERTO

Le presenti composizioni per performance, che ho scritto per progetti teatrali e cinematografici, incorniciano problematiche che l’amore, il desiderio e il conflitto rivelano in maniera toccante. Eppure non sono tristi, nel senso di perdita o dolore. Piuttosto ogni canzone si presenta di per se stessa, come un intenzione di chiarificarsi e di durare. E assieme ad altre canzoni che si possono aggiungere al repertorio, possono venir ordinate in diverse sequenze per alterare significati specifici, quanto quello complessivo. In qualità di direttore-compositore, ho cercato di ripercorrere la mia visione del mondo tanto per quanto riguarda la musica che per la parte testuale e del libretto. C’è certamente un elemento di sfida in questo. C’è anche un elemento di divertimento e di dialogo critico con chi sono io e cosa sono e dove mi esibisco. La Filarmonica Arturo Toscanini rappresenta un elemento vitale nel realizzare il mio obiettivo a gettare un ponte tra queste realtà che raramente, se mai, si può trovare in una


ATO TO È ST IL PROGET L L A T O E C A N C I DI SA LU TE IV PE R M OT E OR DE LL’A UT

performance. Ho scritto la maggior parte di queste canzoni in collaborazione con Allan Graubard, la cui poesia ha ispirato la maggior parte del mio lavoro nel costruire nuove aree di ricerca nell’evoluzione di una nuova, massimale esperienza musicale. Lawrence D. Butch Morris, January 2008

Fortemente caratterizzato sul piano progettuale e mirato ad aprire ed ampliare le possibilità espressive dei diversi soggetti coinvolti, FOLDING SPACE arriva dopo il popolarissimo MONDO CANE di Mike Patton che ha unito generazioni che sono distanti per gusti e storia (il tema era la canzone italiana degli anni ‘50 e ‘60 rivista in chiave pop-sperimentale) nelle città di Lugo, Modena e Salsomaggiore. Si riprende l’operazione con un progetto completamente diverso: FOLDING SPACE: Modette & Other Songs è il lavoro che 1 Butch Morris presenterà insieme alla Filarmonica Arturo 103


2 104 CONCERTO

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ATO TO È ST IL PROGET L L A T O E C A N C I DI SA LU TE IV OT PE R M OR E DE LL’A UT

Toscanini e ad alcuni ospiti scelti della scena creativa di New York con una cantante solista d’eccezione: Shelley Hirsch. Un progetto originale, nuovo anche per i musicisti che ne fanno parte, che cerca di dire quanto si può fare se si punta a un accordo creativo tra realtà molto differenti per pensare insieme una musica che possibilmente non sia il derivato di qualcosa di già esistente ma, per come si compone il progetto, possa raggiungere altro: un obiettivo vicino all’idea del musicista che vuole avventurarsi in qualcosa non ancora esplorato. E’ stato così con Mike Patton (era la prima volta che si confrontava con un orchestra sinfonica e con un repertorio difficile per un cantante americano) e con altri orientamenti sarà così con Butch Morris. Musicista e compositore dalla lunga storia, Butch Morris è molto conosciuto nell’ambiente del jazz e della musica di ricerca: molte sono le sue conduction e induction (direzioni orchestrali che conducono, o inducono, a organizzare improvvisazione o a 4 105


ri-comporre qualcosa di già esistente; in entrambi i casi tutti, compreso il conduttore, sapranno alla fine del concerto cosa si è costruito, o composto). Il suo lavoro crea una dimensione di avventura, condiviso tra tutti i partecipanti: emozionante, ricco di imprevisti, regala momenti di grande musica, quasi inaspettata. In FOLDING SPACE: Modette & Other Songs, Butch Morris si spinge oltre: incontra la tradizione e le mostra qualcosa che riguarda l’improvvisazione per un equilibrio sottile tra diversi linguaggi che hanno segnato il tempo, come che la sintesi che stia cercando non sia veramente dentro queste “scuole di espressione” ma all’interno di ognuno di noi. Sono canzoni e musiche iper romantiche, struggenti e recitative nell’interpretazione di Shelley Hirsch che si dimostra fra le cantanti di confine più importanti. Modette è scritto per il teatro e si traduce in concerto tra notazione e narrazione, FOLDING SPACE è un ciclo di canzoni: 106 CONCERTO

5


entrambi riguardano l’interconnessione tra differenti discipline. Nell’arrangiamento per questo inedito e vasto organico, piegando lo spazio Butch Morris ha raccolto sue composizioni e canzoni mai registrate finora e altre che si ascolteranno per la prima volta. Come fu per MONDO CANE, il cui disco registrato dal vivo a Lugo, Modena e Salsomaggiore, uscirà nell’estate del 2008, faremo una registrazione e anche questa importante esperienza verrà documentata. Massimo Simonini 1 marzo 2008 1ATO TO È ST IL PROGET L L A T O E C A N C I DI SA LU TE IV PE R M OT E OR DE LL’A UT

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Lawrence D. “Butch” Morris foto di Massimo Golfieri

2- Fast Forward

foto di Ray Bartkus

3- Daniel Kelly

foto di Mabel Feres

4- Shelley Burgon 5- Eri Yamamoto 6- Shelley Hirsch

foto di Massimo Golfieri

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INCONTRI & ASCOLTI


SABATO 10 MAGGIO - ORE 12 - MUSEO DELLA MUSICA - BOLOGNA 立 Incontro con: Phill Niblock

LUNED狸 12 MAGGIO - ORE 12 - MUSEO DELLA MUSICA - BOLOGNA 立 Incontro con: Charlemagne Palestine

110 CONCERTO

con la partecipazione di Museo della Musica


SABATO 17 MAGGIO - ORE 12 - MAMbo: MUSEO D’ARTE MODERNA DI BOLOGNA § Incontro con: Pierre Henry

conduce: Franco Fabbri

§

La musica concreta come utopia

Incontro presentato da AngelicA e da MAMbo - Museo d’Arte Moderna di Bologna, e con la partecipazione di Suona Francese, Festival di Nuova Musica, promosso dall’Ambasciata di Francia in Italia - BCLA e Culturesfrance, con il sostegno della Fondazione Nuovi Mecenati, in collaborazione con la Delégation culturelle - Alliance française di Bologna

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I DISCHI DI ANGELICA + ANGELICHE



114 Ain’t Nothin’ But A Polka Band, Audience, Banda Roncati, Band Is Woman, Mark Dresser, Ecoensemble, Fred Frith, Paolo Grandi Le Terre Silenziose, Gerry Hemingway, Guy Klucevsek, Phil Minton, Orchestra del Teatro Comunale di Bologna diretta da Stephen Drury e Franco Sebastiani, Bob Ostertag, John Oswald, Rohan De Saram, Claudio Scannavini, Stefano Scodanibbio, John Zorn, Audience

(CAICAI 006) Angelica ‘94 compil.

Directed and compositions by Domenico Caliri

(CAICAI 005) Specchio Ensemble Suite no. 1 per quintetto doppio

All Dax Band, Han Bennink, Steve Beresford, Lindsay Cooper, Tom Cora, Dietmar Diesner, ensemble Eva Kant, Fred Frith, Gianni Gebbia, Lars Hollmer, Catherine Jauniaux, Peter Kowald, Ikue Mori, Butch Morris, Hans Reichel, Riciclo delle Quinte, Wolter Wierbos, Audience

(CAICAI 004) Angelica ‘93 compil.

P.A.P.A. Quartet, Popoli Dalpane Ensemble, Looping Home Orchestra, Lindsay Cooper e l’Orchestra del Teatro Comunale di Bologna diretta da Franco Sebastiani, Stefano Scodanibbio, Gianni Gebbia, Gruppo Ocarinistico Budriese, Fred Frith, Lars Hollmer, Que d’la Gueule, Audience

(CAICAI 003) Angelica ‘92 compil.

Compositions by Tiziano Popoli, Roberto Monari, Massimo Simonini

(CAICAI 002) N.O.R.M.A.

Mary Iqaluk + Nellie Echaluk, Joseph Racaille + Daniel Laloux, Quartetto Vocale Giovanna Marini,Tom Cora, Catherine Jauniaux, Shelley Hirsch, David Weinstein, Lol Coxhill The Inimitable, Carles Santos, Ernst Reijseger, Laboratorio Musica & Immagine, Phil Minton + Veryan Weston, Fred Frith Keep the Dog (OUT OF STOCK)

(CAICAI 001) Angelica ‘91 compil.


115

Otomo Yoshihide, Trio Magneto, Ground-Zero, Diane Labrosse + Martin Tétreault, Stock, Hausen & Walkman, Bob Ostertag, Chris Cutler p53, Tenko + Ikue Mori, Dagmar Krause + Marie Goyette, House of Discipline, Jean Derome, Uchihashi Kazuhisa, René Lussier, Mirko Sabatini, Andrew Sharpley, Matt Wand, Mike Patton

(IDA 013) Angelica ‘97 compil.

(IDA 012) Vakki Plakkula ...una barca

Guus Janssen, Palinckx, Carlo Actis Dato, Henneman String Quartet, Guus Janssen Septet, Michel Waisvisz, Tristan Honsinger, This, That and the Other, Janssen + Glerum + Janssen, Misha Mengelberg Pollo di Mare

(AI 011) Angelica ‘96 compil.

Compositions by Misha Mengelberg Misha Mengelberg, Ed Boogaard, Ernst van Tiel, Orchestra del Teatro Comunale di Bologna

(AI 010) Misha Mengelberg

Compositions by Tristan Honsinger

(AIAI 009) Tristan Honsinger This, That and the Other Sketches of Probability

(second edition)

(AIAI 0082) Terry Riley+Stefano Scodanibbio lazy afternoon among the crocodiles

Lol Coxhill Before My Time; Jon Rose + Otomo Yoshihide Budget Shopping, Maarten Altena Ensemble Songs & Colours, Steve Beresford +Otomo Yoshihide + Jon Raskin, Phil Minton + Veryan Weston Ways Past, Steve Adams + Pat Thomas, Rova, Specchio Ensemble, Oban Sax Quartet; N.O.R.M.A. + Chris Cutler + Phil Minton, Heiner Goebbels Die Befreiung des Prometheus, Mike Cooper + Lol Coxhill + Chris Cutler + Edoardo Marraffa + Luigi Mosso + Larry Ochs + Jon Raskin + Pat Thomas

(AI 007) Angelica ‘95 compil.


116 live at Angelica & l'Altro Suono

(IDA 021) Ilaiyaraaja's Music Journey

a work made from selected samples of the recorded history of Angelica 1991 - 2001

(IDA 020) Alvin Curran Toto Angelica

(volume 1)

(IDA 019) Ilaiyaraaja Wings

(IDA 018) Phil Minton & Veryan Weston .....past

Directed and compositions by Domenico Caliri

(IDA 017) Specchio Ensemble Porcyville

with playground ensemble + Michael White, Mike Patton, Tim Young, Tucker Martine, Evan Schiller

(IDA 016) Eyvind Kang Virginal coordinates

with soloists, choir and orchestra

(IDA 015) Giovanna Marini Requiem

Occasional Ensemble...

(IDA 014) Fred Frith Stone, Brick, Glass,Wood, Wire Graphic Scores 1986-96 (double disc) & the International


(volume 2)

next: (IDA 023) * Ilaiyaraaja Wings

(IDA 022) * Antonio Della Marina Fades

i dischi di angelica via gandusio 10 • 40128 Bologna italy • f +39+51 240310 • dischi@aaa-angelica.com • www.aaa-angelica.com distributed by:

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I DISCHI DI ANGELICA 117


118 ANGELICHE Jon Rose / Otomo Yoshihide Budget Shopping; N.O.R.M.A. ospiti Chris Cutler, Phil Minton; Oban Sax Quartet; Lol Coxhill Before My T ime; Phil Minton / Veryan Weston Ways Past; Maarten Altena Ensemble Songs & C olour s; Rova; Specchio Ensemble; Heiner Goebbels Die Befreiung des Prometheus; Orchestra del Teatro Comunale di Bologna diretta da Peter Rundel esegue Suite für Sampler und grosses O rchester di Heiner Goebbels; Impro Notte con Bruce Ackley, Steve Adams, Steve Beresford, Domenico Caliri, Mike Cooper, Lon Coxhill, Chris Cutler, Giorgio Fabbri Casadei, Edoardo Marraffa, Luigi Mosso, Larry Ochs, Jon Raskin, Jon Rose, Pat Thomas, Roger Turner, Otomo Yoshihide, Vincenzo Vasi, Stefano Zorzanello

quinta edizione * 2-7 maggio 1995 tutto cangia

Ferdinand Richard Arminius, Paolo Grandi Le Terre Silenziose ospite Ouassini Jamal, Guy Klucevsek, Stefano Scodanibbio / Rohan de Saram, Bob Ostertag Say No More, Holly Small / Bill Coleman / Laurence Lemieux / John Oswald, Ain't Nothin' But A Polka Band Polka From T he Fringe, Fred Frith / John Zorn / John Oswald / Bob Ostertag / Mark Dresser / Phil Minton / Gerry Hemingway, Stephen Drury esegue C arny di John Zorn, Ecoensemble diretto da Franco Sebastiani esegue A ngelus Novus di John Zorn, Orchestra del Teatro Comunale di Bologna diretta da Stephen Drury e Franco Sebastiani esegue For Your Eyes O nly di John Zorn, C amelot di Claudio Scannavini e Orchestral Tuning Arrangement di John Oswald e Linda Catlin Smith, Stefano Scodanibbio esegue Endurance di Fred Frith, Ensemble da "Band Is Woman" diretto da Franco Sebastiani esegue A cupuncture di John Oswald, Ensemble EVA KANT esegue Pacifica di e diretto da Fred Frith

quarta edizione * 24-29 maggio 1994 ...funghi...

Riciclo delle Quinte ospite Wolter Wierbos, A ll Dax(ophone) Band, Dietmar Diesner, Peter Kowald, Wolter Wierbos, Butch Morris, Steve Beresford, Hans Reichel, Tom Cora, Han Bennink, Butch Morris C onduction 31 (con Hans Reichel, Dietmar Diesner, Wolter Wierbos, Han Bennink, Steve Beresford, Peter Kowald, Tom Cora), The Goose, Vibraslaps, Butch Morris C onduction 32 con l'ensemble Eva Kant

terza edizione * 13-18 maggio 1993 vedo nudo

Popoli Dalpane Ensemble, Looping Home Orchestra, Lindsay Cooper e l'Orchestra del Teatro Comunale di Bologna, Stefano Scodanibbio, Gianni Gebbia, Fred Frith, Lindsay Cooper, Lars Hollmer, Gruppo Ocarinistico Budriese, Q ue de la gueule, Workshop e Concerto condotto e diretto da Fred Frith.

seconda edizione * 27 maggio - 4 giugno1992 per ogni malattia c’è una melodia

Mary Iqaluk / Nellie Echaluk G iochi Vocali Inuit, Joseph Racaille / Daniel Laloux, Quartetto Vocale Giovanna Marini, Tom Cora, Caterine Jauniaux, Shelley Hirsch / David Weinstein, Lol Coxhill T he Inimitable, Carles Santos, Phil Minton / Veryan Weston, Ernst Reijseger, Laboratorio Musica & Immagine, Mike Westbrook Orchestra Big Band Rossini.

prima edizione * 5-9 giugno 1991 la lingua mi cercava le parole


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John Tilbury (Michael Parsons, Dave Smith, Howard Skempton), Fred Frith Tense Serenity, Evan Parker Conic Sections, John Russell + Roger Turner duo improvisations, Phil Minton + Veryan Weston .....past (da una moltitudine di diversità di canzoni: Robert Schumann, Joe Zawinul, Sir Edward Elgar, Hubert Parry, Freddy Fender, Claudio Monteverdi, Hank Williams, Anton Carlos Jobim, Phil Minton + Veryan Weston...), Paolo Angeli linee di fuga, Lol Coxhill Standard Conversions, Steve Beresford Signals for Tea +, Orchestra del Teatro Comunale di Bologna diretta da Stephen Drury solisti: Fred Frith, Phil Minton, Maggie Nicols, ospiti: Chris Cutler, John Edwards, Lol Coxhill (Giorgio Casadei, Tiziano Popoli, Stefano Zorzanello, Giorgio Magnanensi, Fred Frith, Lindsay Cooper arrangiamenti di Veryan Weston), Mike Cooper + Pat Thomas Tri Stereo System, Kaffe Matthews to white, The Recedents, Fred Frith + Bill Laswell + Charles Hayward Massacre, Steve Noble + Pat Thomas, AMM, Cornelius Cardew The Great Learning Paragraph 7 for any number of trained or untrained singers

nona edizione, 18-23 maggio 1999 domestic flights

Coro delle mondine di Correggio, Stephen Drury (Frederic Rzewski), Lucia Bova + Luca Sanzò(Fernando Mencherini, Franco Donatoni, Lucio Garau), Aleks Kolkowski & Media Luz My G arden Makes Me G lad, acco land (Lucio Garau, Franco Donatoni, Mario Pagliarani), Gino Robair Singular Pleasures, Ossatura, Fausto Bongelli + Massimo Mazzoni (Giacinto Scelsi, Fernando Mencherini, Franco Donatoni), Edoardo Ricci + Eugenio Sanna graffi di gatto e ur la di cani, Specchio Ensemble A sh-can School, Sonia Turchetta + Rocco Filippini + Oscar Pizzo (Salvatore Sciarrino Vanitas), Greetje Bijma, Louis Andriessen + Greetje Bijma G ran Duo, Rudiger Carl + Hans Reichel Buben plus, Quartetto Vocale Giovanna Marini Par tenze - vent’anni dopo la mor te di Pier Paolo Pasolini, Orchestra del Teatro Comunale di Bologna diretta da Stephen Drury solista Gary Gorczyca (Fernando Mencherini, Louis Andriessen, Franco Donatoni, Lucio Garau, Paolo Grandi, Olivia Bignardi). Impro: Rudiger Carl, Hans Reichel, Aleks Kolkowski, Elio Martusciello, Maurizio Martusciello, Edoardo Ricci, Eugenio Sanna, Fabrizio Spera, Gino Robair, Fabrizio Puglisi, Guglielmo Pagnozzi, Luca Venitucci, Matt Wand.

ottava edizione, 11-17 maggio 1998 mamma acustica

Otomo Yoshihide Memor y Disorder, Trio Magneto, Tanaka Yumiko Gidayu Shamisen Solo, Ground-Zero Revolutionar y Pekinese O pera+Play Standard, Diane Labrosse+Martin Tetrault Parasites’ Paradise, Stock, Hausen & Walkman C hild Bearing Hits, Vakki Plakkula, Bob Ostertag, Tornando Menù, Chris Cutler p53, Tenko+Ikue Mori Death Praxis, Jean Derome+René Lussier Les Granules, Dagmar Krause+Marie Goyette, Zygmunt Krause T he Last Recital, Orchestra del Teatro Comunale di Bologna diretta da Pedro Alcalde e Franco Sebastiani esegue O rchestral Tuning A rrangement di John Oswald / Linda Catlin Smith, Folk Music di Zygmunt Krause, C lassic di John Oswald, Shor t C ut no.1 for orchestra+no.2+no.3 di Marie Goyette, Mike Patton+Bob Ostertag+Otomo Yoshihide House of Discipline; Impro con: Chris Cutler, Jean Derome, Marie Goyette, Uchihashi Kazuhisa, Diane Labrosse, René Lussier, Ikue Mori, Bob Ostertag, Mike Patton, MircoSabatini, Andrew Sharpley, Tenko, Martin Tetreault, Matt Wand, Otomo Yoshihide

settima edizione, 6-11 maggio 1997 al ladro

Guus Janssen, Orchestra del Teatro Comunale di Bologna diretta da Ernst van Tiel esegue Passevite e Keer di Guus Janssen, C oncer to per sassofono e orchestra (solista Ed Boogaard) e O nderweg di Misha Mengelberg, Palinckx, Misha Mengelberg, Carlo Actis Dato, Henneman String Quartet, Guus JanssenSeptet, Michel Waisvisz O peration LiSa, Tristan Honsinger T his, T hat and the O ther, Tristan Honsinger, Janssen/Glerum/Janssen, Misha Mengelberg Pollo di Mare

sesta edizione, 7-11 maggio 1996 caos lirico


120 ANGELICHE O pera Mobile: Tristan Honsinger + Ermanno Cavazzoni + Ensemble Opera (Cristina Zavalloni, Sabina Meyer, Cristina Vetron, Vincenzo Vasi, Carolina Talon Samperi, Kathleen Delaney, Marie Goyette, Enrico Sartori, Olivia Bignardi, Edoardo Marraffa, Riccardo Pittau, Lauro Rossi, Aleks Kolkowski, Erica Scherl, Tristan Honsinger, Pierangelo Galantino, Lullo Mosso, Franca Pampaloni, Fabrizio Puglisi, Christian Carcagnile, Mirko Sabatini, Fabrizio ‘Abi’ Rota, Jochem Hartz, Ilaria Honsinger, Gayla Freed, Lidija Kolovrat, Massimo Simonini), Dietmar Diesner Saxophon-actor, Aleks Kolkowski Por trait in Shellac, Olivia Block hi-lo eyehull, Margareth Kammerer Noch Einmal, an O rpheus, Hester Boverhuis+Cristin Wildbolz+Riccardo Massari Spiritini Speechwater, Sven Ake Johansson+Sten Sandell Bahn und Boot, Peter Brötzmann+Hamid Drake, Misha Mengelberg Solo Songs, Marie Goyette+Aleks Kolkowski Stone Flower, Hisako Horikawa, Ijnveïq de Ernestine Une porcelaine dans un magasin d’éléphants (Mauro Manzoni, Emiliano Rodriguez, Diego Frabetti, Raffaele Jaquinta, Giammaria Matteucci, Fabrizio Colonna, Maurizio Rolli, Alberto Corelli, Pierpaolo De Gregorio, Alfredo Impullitti)

dodicesima edizione *13>18 maggio 2002 galleria san francesco

Joan La Barbara T hree Voices (Morton Feldman), Shelley Hirsch States, Dorothea Schurch + Ernst Thoma cour se in different directions, Massimo Simonini + Fabrizio 'Abi' Rota paesi piatti & pianeti possibili, Kaffe Matthews + Andy Moor matter, Peter Cusack Green Parrot, Broken Glass, Domenico Sciajno + Barbara Sansone O bjectable, Pierre Bastien & Mecanium, Alvin Curran Toto A ngelica, Shelley Hirsch + Anthony Coleman A Tribute to Tributes, Margaret Leng Tan T he A r t of T he Toy Piano (John Cage, John Lennon/Paul McCartney arr. Toby Twining, Stephen Montague, Jerome Kitzke,, Philip Glass, Alvin Lucier, Julia Wolfe, Guy Klucevsek), MIMEO Music In Mouvement Electronic O rchestra T he Hands of C aravaggio + John Tilbury, Pierre Bastien Meccano O rchestra, Jean-Pierre Gauthier C ommodity and C ommotion, playground ensemble T he Sonic Playground (Alvin Curran,, ensemble)

undicesima edizione *15>20 + 12>20 maggio 2001 antichi astronauti

John Zorn Bar Kokhba special edition for Angelica, Terry Riley, Orchestra del Teatro Comunale di Bologna diretta da Jurjen Hempel soprano Julie Liston (Domenico Caliri, Massimo Semprini, Diego Stocco, Guus Janssen, John Zorn: commssioni di Angelica; Morton Feldman), La Monte Young The Forever Bad Blues Band, Eyvind Kang G ar land of V irginal C o-ordinates con playground ensemble ospiti Michael White, Eyvind Kang, Mike Patton, Timothy Young, Tucker Martine, Evan Schiller: commissione di Angelica, Cecil Taylor, Mirko Sabatini MK O rchestrin, Edoardo Marraffa, Guus Janssen Quartet, Tibor Szemzõ Tractatus, Invisible Stor y con The Gordian Knot Music Company, Mike Patton vs The X-ecutioners, Ensemble Modern diretto da Peter Eötvös solisti Omar Ebrahim, Hermann Kretzschmar, David Moss (Frank Zappa - G regger y Peccar y & O ther Per suasions), Ensemble Modern diretto da Sian Edwards (Conlon Nancarrow arr. Yvar Mikashoff, Heiner Goebbels, Helmut Lachenmann)

decima edizione * 5-13 maggio + 5-6 luglio 2000 zorro


121

Charlemagne Palestine Schlingen Blângen for Organ Rinascimentale Non Temperato + Strumming, John Tilbury Well, well, Cornelius (Howard Skempton), Chico Mello & Fernanda Farah do lado da voz (Chico Buarque, Herivelto Martins, Noel Rosa, Lupicínio Rodrigues, Carlos Careqa, Kaper, Webster, Fernanda Farah, Chico Mello), Luigi Ceccarelli Tupac Amaru + Aracne + Exsultet, Steffen Schleiermacher The Mystic Modernists - Ruggles & Rudhyar, Phil Minton Feral Choir, Antonio Della Marina Fades – Dissolvenze , Fausto Bongelli Preludi ostinati (Tonino Tesei), Yoshida Tatsuya + Shibasaki Yukifumi + Takahashi Hideki Zubi Zuva, Tiziano Popoli SPIRITUS, The Reveries Blasé Kisses (Eric Chenaux + Ryan Driver + Doug Tielli), Dr. Ilaiyaraaja Ilaiyaraaja's Music Journey (Ilaiyaraaja + Bhavatharini + Preeti uttam + Madhu + Chinmayi + Murari + Nepolean + Rajendra Singh + Murali + Prabhakar + Jayachander + Sekar + Bharanidharan + Shashank + Madhav + Purushothman + Uttam singh), Coro da camera di Bologna + Coro Euridice di Bologna + Pierpaolo Scattolin Convivium (Giacinto Scelsi, Krzysztof Penderecki, Olivier Messiaen), Cornelius Cardew di Philippe Reignez, Pandit Pran Nath: In Between the Notes di William Farley, LA VOCE MEDIATA Scuola di Musica Elettronica del Conservatorio - G.B. Martini, Bologna (Lelio Camilleri, Sara Lenzi, Davide Falconi, Mara Vapori, Silvana Gaeta, Doria Cantatore, Luigi Vichi, Giovanni Maselli, Mario Barbuti, Sara Ramarro, Franco Venturini, Enrico Battisti, Nicola Baroni, Lucia Dimaso, Marco Mezzani, Alessandro Ratoci, Emanuela Turrini), construction sonor ( Steinbrüchel, Bernd Schurer, Günter Müller, Tomas Korber), FontanaMIX (Thuridur Jonsdottir + Giambattista Giocoli + Marco Bontempo + Stefano Malferrari + Franco Venturini + Nunzio Dicorato + Valentino Corvino + Antonella Guasti + Corrado Carnevali + Nicola Baroni + Emiliano Amadori) Antennae of a new mythology (Peter Hannan, Michael Oesterle, Rodney Sharman, Andre’ Ristic, Giorgio Magnanensi, Juliet Palmer, Jean Lesage, Peter Hatch, Doug Schmidt, Howard Bashaw), Iceberg Laboratori Suoni e Luoghi (Ijnveiq de Ernestine, Abril Padilla, Angelo Sturiale, Enrico Gabrielli & Mariposa, Davide Tidoni, Alfredo Impullitti): Ensemble Vocale della Cappella Musicale di San Petronio + Michele Vannelli + FontanaMIX (Thuridur Jonsdottir + Mario Gigliotti + Raffaele Jaquinta + Liuwe Tamminga + Nunzio Dicorato + Valentino Corvino + Antonella Guasti + Corrado Carnevali + Silvia Ricciardi + Nicola Baroni + Emiliano Amadori + Francesco La Licata)

quattordicesima edizione * 9>16 + 21>23 maggio ++ 3 giugno 2004 mosaico & miraggio

Karlheinz Stockhausen AVE (Suzanne Stephens, Kathinka Pasveer) + GESANG DER JÜNGLINGE + ORCHESTER - FINALISTEN (Asko Ensemble: Kathinka Pasveer, Marieke Schut, Hans Colbers, Alban Wesly, Jan Harshagen, Hendrik Jan Lindhout, Toon van Ulsen, Tjeerd Oostendorp, Jan Erik van Regteren Altena, Bernadette Verhagen, Doris Hochscheid, Pieter Smithuijsen) + OKTOPHONIE, Joëlle Léandre + Mat Maneri + Joel Ryan + Christian Marguet, Giancarlo Schiaffini + Walter Prati, Gail Brand + Phil Durrant + Pat Thomas + Mark Sanders, Stephan Wittwer, Frances-Marie Uitti, Irene Schweizer, Sylvie Courvoisier + Ikue Mori + Susie Ibarra, Pauline Oliveros, Scuola di Musica Elettronica del Conservatorio G.B. Martini di Bologna (Lelio Camilleri, Nicola Baroni, Mario Barbuti, Enrico Battisti, Doria Cantatore, Davide Falconi, Chiara Farolfi, Lucia Di Maso, Silvana Gaeta, Giovanni Maselli, Marco Mezzini, Maria Chiara Prodi, Alessandro Ratoci, Antonio Salluce, Emanuela Turrini, Franco Venturini)

tredicesima edizione * 13>18 maggio 2003 abissale & aderente


122 ANGELICHE Eyvind Kang Cantus Circæus (:Mike Patton, Jessika Kenney, Alberto Capelli, Walter Zanetti, Ensemble di Ottoni di Modena, Coro da Camera di Bologna, Aldo Sisillo direttore, Pier Paolo Scattolin, Giovanna Giovannini), Michel Doneda + Fabrizio Rota, Domenico Caliri CAMERA LIRICA, Anthony Braxton + Richard Teitelbaum, Olaf Rupp + Edoardo Marraffa, Peter Brötzmann + Marino Pliakas + Michael Wertmuller, Lawrence D. 'Butch' Morris INDUCTION n°2: EMYOUESEYESEE.IT (:Gianni Gebbia, Edoardo Marraffa, Stefano Zorzanello, Patrick Novara, Ramon Moro, Erica Scherl, Alessandro Urso, Francesco Guerri, Antonio Borghini, Elio Martuscello, Davide Tidoni, Alessandro Bocci, Fabrizio 'Abi' Rota, Paolo Sorge, Manuele Giannini, Luigi 'Lullo' Mosso, Pasquale Mirra, Cristiano Calcagnile, Fabrizio Spera)

sedicesimo anno * 8+11>14 maggio 2006 momento maggio

John Zorn Cobra (: Alvin Curran, Jamie Saft, Luca Venitucci, Fabrizio Puglisi, Ikue Mori, Eugenio Sanna, Alberto Capelli, Trevor Dunn, Vincenzo Vasi, Francesco Dillon, Stefano Scodanibbio, Cyro Baptista, Joey Baron, Lukas Ligeti, Mirko Sabatini) + Electric Masada, concerti per ACUSMONIUM - Cinéma pour l’oreille ( Jonathan Prager Ritratto Luc Ferrari, Luciano Berio, Bruno Maderna, Franco Degrassi, Doria Cantatore, Silvana Gaeta, Giuseppe Monopoli, Maurizio Martusciello), Gianni Gebbia+ Lukas Ligetti NON - EUCLIDEAN VARIATIONS I - the music of Eric Zann, Alvin Curran+Domenico Sciajno RITRATTO INCROCIATO a Luc Ferrari, Tristan Honsinger+Eugenio Sanna Le Bon Ton, Barre Phillips Fete Foreign, Stefano Zorzanello Piccolo Solo, Charlotte Hug Neuland, Stefano Scodanibbio (Luciano Berio), Stefano Scodanibbio+FontanaMIX Ensemble, MESSA ACUSMATICA Scuola di Musica Elettronica del Conservatorio - G.B. Martini (Sara Lenzi, Nicola Baroni, Emanuela Turrini, Roberto Napolitano, Lucia Di Maso, Alessandro Ratoci, Chiara Farolfi, Enrico Battisti, Marco Mezzini, Franco Venturini), Luigi Archetti+Bo Wiget LOW TIDE DIGITALS, Mirko Sabatini L’invisibile Corpo dell’Oggetto, FontanaMIX Ensemble ANTENNAE, ( Sachiyo Tsurumi, Yoichi Sugiyama, Yoshifumi Tanaka, Toshio Hosokawa, Fumio Tamura), Aleksander Caric & Luca Venitucci, Archie Shepp + Barre Phillips

quindicesima edizione * 8>15 maggio 2005 arresto & domicilio


123

Karlheinz Stockhausen COSMIC PULSES, Asko Ensemble (:Edgard Varèse, Franco Donadoni, György Ligeti, Jonathan Harvey), ICP Orchestra 40 Years, Asko Ensemble + ICP Orchestra First Time, Hans Bennink+Fabrizio Puglisi, Ab Baars+Olivia Bignardi+David Kweksilber+Michael Moore+Enrico Sartori, Orchestra Spaziale Holiday in Cartoonia, Xavier Le Roy & Helmut lachenmann Salut für Caudwell, Mike Patton Mondo Cane (:Mike Patton, Aldo Sisillo, Roy Paci, Henri, Gegè Munari, Vincenzo Vasi, Alessandro Asso Stefana, Riccardo Onori, Antonio Borghini, Fabrizio Aiello, Coralli di Torino, Filarmonica Toscanini)

diciassettesimo anno * 7>13+24>26 maggio 2007 momento maggio




AngelicA è presentato da

Associazione Culturale PIERROT LUNAIRE

con il sostegno di

Ministero per i Beni e le Attività Culturali ASSESSORATO ALLA CULTURA

E

SETTORE CULTURA RAPPORTI CON L’UNIVERSITÀ

in co-produzione con


in collaborazione con

media partners


Finito di stampare nel mese di maggio del 2008




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