2023 - Costruire il futuro n°5 - settembre - ottobre

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ISSN 2612-5595

Poste Italiane S.p.A. - Sped. in abb. post. D.L. 353/2003 (conv. L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, LO Brescia

5/2023

Rivista bimestrale di ANCE Brescia


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TIRATURA

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La rivista è distribuita a imprese edili, architetti, geometri, ingegneri, a uffici tecnici, amministratori e funzionari della Pubblica Amministrazione, a istituzioni e giornalisti “Costruire il Futuro” è il bimestrale di Ance Brescia che propone riflessioni e approfondimenti sul mondo della filiera della casa. La rivista affronta le tematiche più attuali per rispondere ai quesiti che ruotano attorno al settore edile, un comparto dalle grandi potenzialità, pronto ad abbracciare la digitalizzazione e nuovi orizzonti di sviluppo. Testi e immagini si inseriscono armoniosamente in uno spazio dove l’analisi del presente è accompagnata da soluzioni concrete, indispensabili per costruire il futuro della nostra società in linea con le più recenti esigenze di sostenibilità e di rinnovamento.

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editoriale / 1

Smart Building e AI: nuovi paradigmi per il costruito del futuro Massimo Angelo Deldossi Presidente Ance Brescia

L’evoluzione dei contesti urbani in Smart Cities non può che passare dallo sviluppo di edifici “intelligenti”. Sotto la spinta del Superbonus e degli altri incentivi per la riqualificazione degli edifici, si è favorito l’ammodernamento del patrimonio immobiliare, ma ben altri sforzi devono compiersi per applicare capillarmente quella smartness che garantisce efficienza e comfort perseguendo l’obiettivo di ridurre i consumi e di ottimizzare le performance lungo tutto il ciclo di vita di un edificio. In un panorama nazionale vetusto, dove secondo i dati Ance oltre il 74% degli immobili risulta realizzato prima dell’entrata in vigore della normativa completa sul risparmio energetico e sulla sicurezza sismica, serve una politica di forti investimenti in digitalizzazione, tecnologie e servizi smart per gestire in maniera intelligente e automatizzata l’utilizzo di energia, monitorare le prestazioni di un impianto e intervenire in caso di malfunzionamento prima ancora che si verifichino possibili guasti. In questa direzione si muovono software di ultima generazione, sensoristica, domotica, Big Data, Iot (Internet of Things) e altre tecnologie integrate che consentono di connettere alla rete Internet i dispositivi presenti negli edifici per favorire lo scambio di dati in un’ottica di Smart Home, nel caso dell’ambiente domestico, o di Building Automation, per l’automazione degli impianti di un fabbricato non ad uso abitativo. L’intelligenza artificiale gioca un ruolo da protagonista nella progettazione edile del futuro, dimostrando di fornire un prezioso supporto nell’analisi di grandi quantità di dati a supporto delle decisioni riguardanti la pianificazione dei progetti per prevedere i ritardi della messa in opera e lo sforamento dei costi, la gestione della sicurezza in cantiere, l’utilizzo e manutenzione delle apparecchiature sul campo, ottimizzando l’allocazione delle risorse. Anche sul fronte dei materiali non mancano innovazioni utili a migliorare il funzionamento della città, la vita dei suoi abitanti e la sostenibilità economica e ambientale. Calcestruzzi antismog, biomattoni ignifughi composti da canapa e calce, tegole solari, vetri sottovuoto, materiali fibrorinforzati sono solo alcuni

esempi. Il benessere e la vivibilità degli ambienti, così come il peso dell’impronta ecologica dell’edificio diventano la discriminante di maggior peso nella progettazione di nuove costruzioni e negli interventi di ristrutturazione. In questo numero dedichiamo spazio a un esempio di città resiliente, vivibile e smart che arriva dal Medio Oriente. Un modello abitativo basato su energie rinnovabili, case passive e viabilità intelligente. Si tratta di XZero che, dalla fase progettuale a quella realizzativa, sviluppa in Kuwait la metropoli asiatica del futuro, completamente integrata nella natura, dove i cittadini possono vivere a impatto zero. Un modello di Smart City autosufficiente a cui aspirare partendo dall’implementazione delle tecnologie adeguate. Se in fase di studio e realizzazione vengono in aiuto strumenti come il Bim, per il monitoraggio e la gestione delle prestazioni in tempo reale sono i gemelli digitali la chiave dell’edilizia del futuro: un modello dinamico, interattivo e intelligente usato per simulare scenari e identificare opportunità di miglioramento. Da qui parte l’ambizione di riuscire, lato costruttori, a riprodurre esattamente una copia virtuale della versione reale dell’edificio, mentre per il cittadino si prospetta la possibilità di vivere in edifici cognitivi che, grazie alla presenza di sensori, ricavano informazioni utili a migliorare la qualità abitativa percependo addirittura gli stati umorali di chi risiede nei diversi ambienti.

Se in fase di studio e realizzazione vengono in aiuto strumenti come il Bim, per il monitoraggio e la gestione delle prestazioni in tempo reale sono i gemelli digitali la chiave dell’edilizia del futuro: un modello dinamico, interattivo e intelligente usato per simulare scenari e identificare opportunità di miglioramento settembre/ottobre/2023

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editoriale / 2

Lobbying associativo: voce plurale nell’arena delle decisioni politiche Alessandro Scalvi Direttore Ance Brescia

La pausa estiva è trascorsa con non poche novità. Come ogni anno al rientro dalle vacanze è il momento di tirare le somme. Un evento verificato a pochi giorni dalla chiusura, che citerò più avanti, si è dimostrato un utile spunto per ragionare sull’importanza del ruolo dell’Associazione nell’attività di azione sul sistema politico, nota con il termine fare lobbying. Fra le mansioni svolte ogni giorno dal nostro organico è quella meno conosciuta, ma è anche l’azione che più di altre rappresenta l’essenza stessa della funzione aggregativa associativa. L’attività lobbystica è la voce delle imprese, dei suoi interessi e delle necessità, prese in carico dall’Associazione per riportarle alle sfere decisionali condizionando, grazie alla forza del gruppo, le scelte politiche a favore della salvaguardia e dello sviluppo sano del settore. Una funzione che richiede tempo, impegno, costanza, ma che più di tutte dà l’opportunità al singolo di essere ascoltato. Spesso ci si chiede cosa faccia l’Associazione. Sì, offre servizi di consulenza e supporto alle imprese, ma sono solo una parte del nostro lavoro. I servizi risolvono i problemi, che purtroppo non sono rari nell’attività di ogni impresa, ma non li annullano. Ci siamo chiesti quanto tempo, fatica e risorse verrebbero risparmiate se il problema venisse risolto già a monte? È questo il prezioso lavoro che ricopre l’attività di azione politica: anticipare, intercettare e prevenire le criticità prima che queste si presentino, con lo sviluppo di rapporti di fiducia reciproca e di collaborazione. Nel panorama politico ed economico odierno, le lobby associative emergono come attori chiave che svolgono un ruolo vitale nel plasmare le decisioni legislative e promuovere il cambiamento sociale. Un mezzo attraverso il quale le preoccupazioni e le esigenze di settori specifici raggiungono l’attenzione dei decisori politici, portando a leggi più bilanciate, che tengono conto degli effetti a lungo termine. L’esempio pratico frutto, come accennato prima, di questa riflessione è il caso del blocco delle bonifiche. Prima della pausa estiva una sentenza emanata dalla

Corte costituzionale aveva dichiarato illegittima l’attribuzione delle competenze ai Comuni per la gestione delle bonifiche dei siti contaminati. Scelta che ha gettato panico nel settore, perché rischiava di bloccare i lavori in corso con gravissime ripercussioni su territorio, ambiente e salute dei cittadini. L’intervento del sistema Ance è stato tempestivo. L’indomani della sentenza erano già stati avviati i tavoli di dialogo, mentre a livello bresciano abbiamo perorato la causa interpellando i politici del territorio per una rapida risoluzione. Le attività hanno generato riscontri positivi. In primis con la presa in carico del problema da parte di alcuni politici bresciani che lo hanno esposto presso le sedi decisionali e in secondo luogo con l’emanazione di un decreto-legge 104/2023 ad hoc (ora trasmesso al Senato della Repubblica per l’iter di conversione) che ha permesso di risolvere la grave impasse. Senza il lavoro di collaborazione e rafforzamento dei rapporti interpersonali con le istituzioni ciò non sarebbe stato possibile. Lo stesso impegno che sta facendo crescere Campus Edilizia Brescia, iniziativa che ripone nell’azione di lobby il massimo propulsore per il suo sviluppo. Grazie al rapporto di fiducia reciproca coltivato negli anni e alla capacità di fare rete con le realtà locali sono sempre di più i partner aderenti che si affidano alla nostra competenza per raggiungere insieme l’obiettivo ambizioso di questo progetto: accrescere le opportunità di mercato migliorando in parallelo la qualità della vita dei cittadini.

L’attività lobbystica è la voce delle imprese, dei suoi interessi e delle necessità, prese in carico dall’Associazione per riportarle alle sfere decisionali condizionando, grazie alla forza del gruppo, le scelte politiche a favore della salvaguardia e dello sviluppo sano del settore settembre/ottobre/2023

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sommario settembre-ottobre 2023

Rivista bimestrale di ANCE Brescia

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editoriale/1 Smart Building e AI: nuovi paradigmi per il costruito del futuro di Massimo Angelo Deldossi editoriale/2 Lobbying associativo: voce plurale nell’arena delle decisioni politiche di Alessandro Scalvi

30-37 / focus Città in scena: tappa Brescia-Bergamo a cura della redazione

fotonotizia

21 campus edilizia Scuola al centro del futuro 22 efficienza sismica Adeguamento antisismico degli edifici scolastici 24 bonifiche Torna una parziale delega ai Comuni

Pubblicità: C.E.R. srl Unipersonale Via Ugo Foscolo, 6 - Brescia t. 030 392895 - f. 030 381798 info@cerbrescia.it Numerica - Divisione commerciale di Editoriale Bresciana SpA Via Solferino, 22 - Brescia t. 030 37401 - clienti@numerica.com a@collegiocostruttori.ancebrescia @ancebrescia Ance Brescia @ancebrescia

54 architettura XZERO Kuwait, la sustainable city dal cuore verde 57 check La nuova versione è online 59 eseb Its Academy. I Cantieri dell’Arte 60 cape Un omaggio alla cultura edile 63 ance informa

26 storie per il domani Arrampicati sui ponteggi 38 sicurezza Giulia Pedretti. Da Rodengo Saiano in tutto il mondo per diffondere la cultura della sicurezza

Registrazione del Tribunale di Brescia: 5 settembre 1951, n. 54 Numero singolo anno 2023: euro 10,00 Quote di iscrizione, che danno diritto a ricevere tutte le pubblicazioni curate da ANCE Brescia Collegio Costruttori Edili, escluse quelle destinate riservatamente ai soci: z Gruppo Corrispondenti: euro 120,00 + IVA 22% pari a euro 146,40; z Architetti, ingegneri, geometri iscritti ai rispettivi Albi: euro 60,00; z Gruppo Giovani Costruttori: euro 30,00 La collaborazione alla Rivista è aperta a tutti. Gli articoli devono essere trasmessi alla Redazione e la loro pubblicazione è subordinata al giudizio insindacabile del Comitato di Redazione. L’accettazione di uno scritto non implica da parte del Comitato di Redazione e di ANCE BresciaCollegio Costruttori Edili, di cui la Rivista è l’organo, riconoscimento od approvazione delle teorie o delle opinioni dell’autore. Gli articoli non pubblicati non vengono restituiti. La riproduzione, anche parziale, di articoli o disegni è subordinata alla citazione della fonte.

Progetto grafico e impaginazione

40 economia Un quadro bresciano incerto

Stampa: LITOS srl, Gianico (Bs)

42 il futuro dell’edilizia Dihcube e l’impresa di costruzione 45 bilanci di sostenibilità La rendicontazione della sostenibilità aziendale

Direttore responsabile Adriano Baffelli

Comitato di redazione Stefano Assini, Ferruccio Benetelli Roberto Facchetti, Emanuele Plona Fabio Rizzinelli, Francesca Scolari

12 in primo piano Scenari regionali Ance

18 siti iconici Il Castello di Breno, emblema dell’orgogliosa terra camuna

Editore: C.E.R. srl Unipersonale Via Ugo Foscolo, 6 - Brescia

Redazione e Direzione ANCE Brescia - Collegio Costruttori Edili di Brescia e provincia Via Ugo Foscolo, 6 - Brescia

8 sostenibilità La decarbonizzazione del settore delle costruzioni

17 premio oice Riqualificazione Cava “Ex Nuova Beton”

Rivista bimestrale del collegio costruttori edili di Brescia e provincia anno 5 - numero 5

48 incontri

Marcello Peri di Adriano Baffelli

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fotonotizia

Ex Ideal Standard INIZIATA LA DEMOLIZIONE DELL’AREA INDUSTRIALE IDEAL STANDARD, CHE IN PASSATO DIEDE LAVORO A NUMEROSI BRESCIANI, MA CHE NEL TEMPO SI È TRASFORMATA IN UN SITO DISMESSO, SIMBOLO DI DEGRADO. L’ABBATTIMENTO DI PALAZZINA E CAPANNONI CHE COSTITUIVANO IL COMPLESSO ARCHEOLOGICO INDUSTRIALE DETERMINA UNO STEP DECISIVO PER IL PROGETTO DI RIQUALIFICAZIONE DI VIA MILANO, INTITOLATO «OLTRE LA STRADA». AL SUO POSTO NASCERÀ UN “PARCO FOTOVOLTAICO”, DESTINATO A DIVENTARE IL PRIMO PARCO SOLARE URBANO D’ITALIA.

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FOTOLIVE

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sostenibilità

La decarbonizzazione del settore delle costruzioni

gni anno fa sempre più caldo. In tutto il pianeta si registrano fenomeni metereologici estremi e devastanti. Gli impatti del cambiamento climatico provocano danni incalcolabili alla biodiversità in tutte le regioni del mondo. Dal 2015, 191 dei 197 Stati membri della Convenzione quadro delle Nazioni

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Unite sui cambiamenti climatici (Unfccc), Italia inclusa, hanno deciso di far parte dell’Accordo di Parigi, prima intesa universale e giuridicamente vincolante sul climate change. L’obiettivo fissato è contenere l’aumento della temperatura media globale ben al di sotto della soglia di 2°C oltre i livelli preindustriali, e di limitare tale incremento a 1.5°C per diminuire sostanzialmente i rischi e gli effetti dei cambiamenti climatici. Le conferenze globali sul clima del 2021 e del 2022 hanno fissato ulteriori passi necessari, ma per l’Europa l’assunto guida è intraprendere un chiaro percorso di drastica e urgente riduzione delle emissioni dei gas serra. Abbiamo ancora a disposizione 580 GtCO2 che, qualora non venissero adotta-

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te stringenti misure, finirebbero in quindici/vent’anni. A livello comunitario si è deciso di tagliare queste emissioni di almeno il 55% entro il 2030 per raggiungere quella tanto auspicata neutralità climatica entro il 2050. Per contrastare il rilascio di CO2 e di altri gas a effetto serra nell’atmosfera, però, il primo passo lo deve fare ciascuno nel suo piccolo e un grande sforzo è richiesto soprattutto alle imprese. Secondo i dati raccolti dall’Intergovernmental Panel on Climate Change (Ipcc), infatti, il global warming deriva dall’effetto serra antropico, tanto che l’Università di Stanford ha creato e diffuso in Rete un database, chiamato The Human Impact Database, per monitorare diversi aspetti della crisi cli-

matica in cui l’attività dell’essere umano si figura tra le prime cause. “Le attività umane, principalmente attraverso le emissioni di gas serra, hanno inequivocabilmente causato il riscaldamento globale, con una temperatura superficiale globale che ha raggiunto il valore di 1,1°C al di sopra del livello del periodo 1850-1900 nell’intervallo 2011-2020” si legge nelle dichiarazioni principali dell’Ipcc riportate nel suo sesto rapporto di valutazione. “Limitare il riscaldamento globale causato dall’uomo richiede zero emissioni nette di CO2”. Con l’obiettivo di decarbonizzare i processi aziendali, ovvero di passare a un’economia priva di combustibili fossili per sostituirli con fonti energetiche rinnovabili prive di carbo-


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Come ridurre la CO2 generata nei processi aziendali: le linee guida Ance e il tool operativo per il calcolo della propria carbon footprint

nio, al fine di ridurre o addirittura evitare completamente le emissioni di gas serra, le imprese subiscono pressioni su diversi fronti — da governi e istituzioni, investitori, clienti, attivisti che protestano contro i settori energivori e giovani talenti che optano per realtà attente alle performance di

sostenibilità — che le spingono a impegnarsi verso target cosiddetti “Net Zero”. Metodologia per la definizione della strategia Net Zero Sulla base delle “Linee guida per la decarbonizzazione del settore delle costruzioni” ela-

borate da Ance, l’impresa deve considerare tutte le sorgenti di emissioni dirette e indirette. Nelle dirette, le emissioni da combustibili utilizzati nelle attività dell’azienda, nelle indirette le emissioni relative al consumo di elettricità, vapore, calore e/o aria refrigerata forniti da terzi. Da valu-

tare, a monte, sempre tra le indirette, anche le emissioni “upstream” da asset non controllati direttamente dai costruttori, ma necessari alla realizzazione delle opere. A valle, invece, quelle emissioni indirette “downstream” generate durante tutto il ciclo di vita delle opere realizzate.

Fonte: CDP, World Economic Forum & BCG report “The Supply Chain Opportunity” (gennaio 2021)

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sostenibilità

Il focus proposto da Ance verte sulle prime tre tipologie (dirette, indirette e indirette upstream). Nel settore delle costruzioni, le prime due rappresentano il 20% delle emissioni, mentre, per le indirette upstream, la catena di fornitura (produzione e trasporto) dei materiali da costruzione rappresenta oltre l’80% delle emissioni a vita intera e quattro materiali sono i responsabili di circa il 65% delle emissioni di CO2: cemento (25%), acciaio (20%), alluminio (10%) e plastica (10%). Per fornire qualche altro numero, escluse le emissioni indirette downstream, il settore delle costruzioni italiano emette 46 GtCO2e/anno (dove GtCO2e sta per gigatonnellate di CO2 equivalente), circa l’11% del totale. Per raggiungere l’obiettivo Net Zero nel 2050, si dovrebbero eliminare 1.4 GtCO2e di emissioni all’anno. Incluse, invece, anche le emissioni indirette a valle (downstream), relative all’utilizzo delle opere, la catena del valore delle costruzioni rappresenta poco meno del 40% delle emissioni totali. Per l’esattezza, il 39% secondo i dati 2019. Ance propone una metodologia da seguire per la definizione della strategia Net Zero degli associati basata su sei fasi distinte e una serie di fattori abilitanti. Le imprese devono definire il loro livello di ambizione in base a dimensione, competenze, tipo di cliente e presenza internazionale. Per l’abbattimento delle emissioni dirette e indirette, Ance sottolinea tredici leve sulle quali è possibile intervenire, indicando i rispettivi livelli di costo e maturità. Questi sforzi risulterebbero vani senza l’impegno di tutti gli stakeholder. I costruttori devono intervenire proattivamente verso committenti, progettisti e fornitori per influenzarne le scelte in fase di definizione dell’opera. Ance riporta anche 15 categorie di sorgenti emissive indirette upstream, otto delle quali sono rilevanti per i costruttori edili e infrastrutturali. Per garantire il successo dell’implementazione della strategia Net Zero in azienda, l’Associazione precisa inoltre tre fattori abilitanti che in10

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Le sei fasi Stabilire una baseline emissiva, riferimento per la pianificazione della successiva riduzione/prevenzione delle emissioni. Determinare la proiezione inerziale della baseline emissiva al 2030/2050, derivata dalle prospettive di crescita dell’impresa e dalla decarbonizzazione attesa nei settori adiacenti alla costruzione. Questo comporta quantificare il maggior/minor utilizzo di componenti emissive sulla base dei nuovi volumi previsti e considerare le evoluzioni tecnologiche e gli sforzi verso la decarbonizzazione dei settori altamente emissivi. Definire la curva di bechmark, che determina l’ambizione e il gap da colmare per ogni impresa. L’ambizione Net Zero punta a una curva di riduzione delle emissioni che limita l’incremento di temperatura entro la soglia di 1.5°C. Secondo questo scenario di riferimento la decarbonizzazione avviene con rapidità diverse nelle diverse componenti, per ognuna delle quali esiste o è necessario costruire una curva di benchmark. La curva benchmark a 1.5°C, infatti, si costruisce aggregando le curve delle principali componenti emissive definite nella baseline dell’impresa. Individuare gli obiettivi/target che dovranno allinearsi al benchmark di riferimento selezionato, che indicherà il gap da colmare. Esistono diversi approcci a supporto alla definizione degli obiettivi Net Zero. Tra questi Science Based Targets (SBTi) risulta l’iniziativa più affidabile ed efficace.

Identificare le leve e le spese in conto capitale (Capex). Per raggiungere l’obiettivo Net Zero, occorre applicare iniziative secondo un ordine ben preciso di priorità, che si basa sull’efficacia degli interventi. Le leve applicabili dai player del settore devono dare precedenza al ridurre le emissioni (più efficace), poi al neutralizzare il rimanente e, infine, a compensare nel transitorio (meno efficace). Da valutare in questo contesto, il costo degli interventi (OpEx/CapEx); l’impatto, ovvero la riduzione delle emissioni attesa; la fattibilità, come ad esempio la disponibilità di tecnologie; Per la riduzione delle emissioni indirette upstream, bisogna attivare l’intero ecosistema attraverso cinque azioni chiave sulla catena di fornitura, con l’indispensabile sostegno dei committenti: 1. definire standard di approvvigionamento chiari e sostenibili e assicurarsi che il personale sia formato attraverso training dedicati; 2. valutare fornitori e tracciabilità delle merci, sviluppando processi di raccolta dati integrati con i fornitori e/o associati; 3. includere le performance dei fornitori nello schema decisionale degli acquisti ed elevare il miglioramento continuo dei temi di sostenibilità come un criterio base per l’assegnazione degli ordini; 4. stabilire partnership con chiare responsabilità; 5. garantire condizioni migliori ai fornitori in continuo miglioramento dal punto di vista delle performance ambientali e fornire incentivi economici e commerciali.

Legenda: Proiezione inerziale baseline Benchmark Target Iniziative di riduzione emissioni


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cludono lo stringere alleanze strategiche con associazioni specialistiche nazionali e globali e ingaggiare formalmente SBTi, che rappresenta una pratica ufficialmente riconosciuta da CDP1, il sistema di reporting più autorevole per le emissioni del settore privato. Fondamentale per la gestione ottimale degli stakeholder interni ed esterni all’impresa è anche strutturare una comunicazione credibile verso dipendenti, mercato, fornitori, comunità industriale, comunità sociale e istituzioni. A rafforzare la strategia Net Zero, serve infine l’attivazione di un ecosistema che includa e coinvolga fornitori, associazioni di categoria, consorzi e istituzioni per il raggiungimento dell’obiettivo zero emissioni. 1

Materiali e servizi acquistaƟ da terzi

Emissioni relaƟve all'estrazione, produzione e trasporto di materiale e servizi acquistaƟ presso fornitori terzi dalla società nell'anno di riferimento

2

InvesƟmenƟ (CAPEX) e macchinari

Emissioni relaƟve all'estrazione, produzione e trasporto dei macchinari acquistaƟ (CAPEX) dalla società nell'anno di riferimento

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CarburanƟ ed energia

Estrazione, produzione e trasporto di carburanƟ ed energia acquistata dalla società nell'anno di riferimento (non incluse già nelle ĞŵŝƐƐŝŽŶŝ ĚŝƌĞƩĞ Ğ ŝŶĚŝƌĞƩĞͿ

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Range di costo Eĸcentamento Eĸcen ntamento processi e tecniche di costruzione

< €10/t CO2e

Circolaarità/ Riciclaggio

< €10/t CO2e

Oƫmizzazione logisƟca e layou ut canƟere

< €10/t CO2e

Promo ozione iniziaƟve risparmio o energeƟco

< €10/t CO2e

Oƫmizzazione pianiĮcazione m macchine e impianƟ

< €10/t CO2e

Eĸcen ntamento veicoli e macchine operatrici

< €10/t CO2e

Acquissto energia rinnovabile

< €10/t CO2e

Eĸcien ntamento uĸci/ stabilimenƟ

€10-100/t CO2e

ElettriĮ Įcazione dei cantieri

€10-100/t CO2e

Installaazione impianƟ energia rinnovabile

€10-100/t CO2e

ElettriĮ Įcazione mezzi trasporto

€10-100/t CO2e

EleƩriĮ Įcazione macchine operaatrici

> €100/t CO2e

Combu usƟbili alternaƟvi

> €100/t CO2e

Disponibili in 5-1 10 anni

Trasporto e distribuzione Upstream

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Disponibili oggi

Pendolarismo dei dipendenƟ

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Trasformazione delle opere

Emissioni relaƟve al trasporto e distribuzione di prodoƫ acquistaƟ dalla società nell'anno di riferimento

Emissioni relaƟve al trasporto dei dipendenƟ tra le loro case e i sŝƟ produƫvi nell'anno di riferimento (se i veicoli non sono di proprietà né operaƟ direƩamente dalla società)

Emissioni relaƟve alla trasformazione dei prodoƫ intermedi da parte di società terze posizionate a valle della catena del valore (e.g. cambi d'uso e desƟnazione, ecc.)

5

8

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RiĮuƟ

Emissioni relaƟve al traƩamento e smalƟmento dei riĮuƟ generaƟ dalle aƫvità della società nell'anno di riferimento (in asset non di proprietà o soƩo il controllo della società)

6

Viaggi di lavoro / missioni

Emissioni relaƟve al trasporto dei dipendenƟ per mansioni lavoraƟve svolte nell'anno di riferimento (aerei, soggiorni hotel, treni, ecc.)

Asset in leasing

Emissioni relaƟve all'aƫvità degli asset in leasing della società nell'anno di riferimento (non incluse già nelle emissioni ĚŝƌĞƩĞ Ğ ŝŶĚŝƌĞƩĞͿ

9

Maturità

Trasporto e distribuzione

UƟůŝzzo delle opere realizzate

Emissioni relaƟve all'aƫvità di esercizio e manutenzione delle opere realizzate dalla società nell'anno di riferimento

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Trasporto e distribuzione dei prodoƫ venduƟ nell'anno di riferimento dalla società ai clienƟ Įnali

Fine vita delle opere

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Emissioni relaƟve all'aƫvità degli asset di proprietà della società ma aĸƩaƟ ad altre società terze nell'anno di riferimento, (non incluse già nelle emissioni ĚŝƌĞƩĞ Ğ ŝŶĚŝƌĞƩĞͿ

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Rami di azienda

Emissione relaƟve all'aƫvità dei rami di azienda presi in aĸƩo dalla società nell'anno di riferimento (non incluse già nelle emissioni ĚŝƌĞƩĞ Ğ ŝŶĚŝƌĞƩĞͿ

15

SmalƟmento e traƩamento dei riĮuƟ legaƟ alla demolizione a Įne vita delle opere realizzate nell'anno di riferimento

Asset daƟ in aĸƩo

InvesƟmenƟ Įnanziari

Operazioni di invesƟŵento Įnanziario (incluso invesƟŵenƟ in equity e debito e project Įnance) nell'anno di riferimento, (non incluse già nelle emissioni ĚŝƌĞƩĞ Ğ ŝŶĚŝƌĞƩĞͿ

Rilevante per le società di costruzione

Ance ha messo a disposizione un tool operativo, che permette alle imprese, mediante una autovalutazione, di calcolare la propria carbon footprint, tracciarne una proiezione per i prossimi anni e quindi delineare la propria strategia Net Zero. L’Associazione nazionale dei costruttori edili ha infatti elaborato, con il supporto dell’azienda Boston Consulting Group, un foglio di lavoro Excel, disponibile gratuitamente nell’Area riservata del portale Ance, che consente alle imprese di costruzioni associate di calcolare l’impronta carbonica e valutare una possibile strategia di abbattimenti delle emissioni.

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in primo piano

Scenari regionali Ance Lo stato delle costruzioni in Lombardia e nella provincia di Brescia

N

el 2022 l’economia italiana ha evidenziato performance positive, superando i pronostici negativi avanzati da alcuni osservatori economici che la davano in peggioramento dopo l’inizio del conflitto in Ucraina. Con un solido aumento del +3,7% su base annua del Pil (dati Istat), nel 2022 il Prodotto interno lordo del nostro Paese è rimasto al di sopra della media dell’Unione Europea (+3,5%), proseguendo la fase di recupero post pandemia iniziata nel 2021 (+7% su base annua). Questa crescita è portata avanti dalla forte domanda interna, soprattutto nella parte degli investimenti, per i quali si calcola un +9,4% nel 2022. Tra i settori più produttivi, le costruzioni hanno rappresentato negli ultimi due anni il principale motore di sviluppo dell’economia italiana. Secondo le stime di Ance, infatti, circa un terzo della crescita del Pil nei periodi menzionati è attribuibile all’edilizia. Anche per il 2023, seppur in rallentamento rispetto al 2021 e al 2022, le previsioni di crescita dell’Italia si attestano in una forbice tra il +0,7% di Prometeia e il +1,2% di Istat e Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico). Gli investimenti in costruzioni, sostiene Ance nel rapporto sugli sce-

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settembre/ottobre/2023

nari regionali dell’edilizia pubblicato a giugno 2023, nel 2022 sale del +17,6% rispetto all’anno precedente. Un crescita segnata in particolare dagli investimenti nella manutenzione straordinaria abitativa. Il comparto, infatti, ha continuato a beneficiare nel 2022 delle opportunità offerte dagli strumenti di incentivazione fiscale finalizzati all’efficientamento energetico e sismico degli edifici. Per tutto il 2023, l’Associazione prevede si continui con un andamento positivo. I pronostici segnano un +5,4% in termini reali su base annua, derivante dalle prospettive di sviluppo del mercato delle opere pubbliche (+25%), sostenuto dal Pnrr, e da una prima flessione del comparto della riqualificazione abitativa (-3,5%) che risente delle numerose modifiche intervenute sul Superbonus che ne hanno determinato un depotenziamento. L’anno in corso conferma comunque, seppur con dati positivi più contenuti, la crescita che si registra dal 2017 e che si è rafforzata nel triennio 2021-2023 portando gli investimenti in costruzioni ad un aumento dei livelli produttivi intono agli 80 miliardi di euro (+57%), colmando il gap produttivo della crisi 2008-2020, durante la quale il settore ha perso ben 90 miliardi (-38,8%).


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Investimenti in costruzioni* in Italia 2021

2020

milioni di euro

2021**

2022**

2023**

variazioni % in quantità

COSTRUZIONI

162.862

-6,2%

26,7%

17,6%

5,4%

ABITAZIONI

81.011

-7,8%

36,1%

27,0%

-2,1%

– nuove

21.131

-10,4%

26,0%

4,5%

3,0%

– manutenzione straordinaria

59.880

-6,8%

40,0%

35,0%

-3,5%

NON RESIDENZIALI

81.851

-4,7%

18,5%

8,2%

14,2%

– private

47.822

-15,6%

21,3%

8,0%

6,5%

– pubbliche

34.029

15,0%

14,7%

8,5%

25,0%

* al netto dei costi per trasferimento di proprietà; ** Stime Ance Elaborazione Ance su dati Istat

La situazione in Lombardia Positivo anche lo scenario regionale. Nel 2022, secondo Prometeia, il Pil lombardo chiude in aumento del 3,9% rispetto all’anno precedente (la media per l’Italia è del +3,7%). Un dato che recupera ampiamente i livelli pre-Covid. L’attività economica regionale beneficia soprattutto degli investimento (+9,9% rispetto al 2021), della spesa per consumi delle famiglie (+6%) e delle esportazioni verso Europa e Stati Uniti (+7,4%). Nel 2023, il Pil cresce ancora, con un +0,8% che risulta in linea con le previsioni riferite alla media nazionale (+0,7%). In Lombardia si stima un aumento degli investimenti in costruzioni nel 2022 del +15,4% in termini reali nel confronto con l’anno precedente. Sul futuro sviluppo del settore in Lombardia, parallelamente a quanto osservato a livello nazionale, un ruolo importante

sarà giocato dall’effettiva realizzazione dei lavori del Pnrr, che attribuisce alla Lombardia 11,9 miliardi di investimenti di interesse per le costruzioni da eseguire entro il 2026. A incidere negativamente sui livelli produttivi del comparto è il depotenziamento del Superbonus e degli altri bonus ordinari. Già i dati al 30 aprile 2023 manifestano un primo segnale di rallentamento dopo l’eccezionale crescita nel mese di marzo. In particolare, gli interventi realizzati complessivamente si attestano a 64.563, per un ammontare totale di quasi 13,6 miliardi. Tale scenario rende assolutamente necessario creare le condizioni per una programmazione degli interventi del settore attraverso una legislazione per la riqualificazione energetica e antisismica del patrimonio immobiliare chiara e stabile nel tempo, coerente con le priorità definite in sede europea. La previsione Ance per il 2023, elaborata sui dati di Prometeia, per il settore delle costruzioni in Lombardia è di una tenuta dei livelli produttivi: +3,6% in termini reali rispetto all’anno precedente.

Investimenti in costruzioni in Lombardia

110,0

numero indice 2007=100

100,0

90,0

80,0

70,0

60,0

50,0 2007

2008

2009

2010

2011

2012

2013

2014

2015

2016

2017

2018

2019

2020

2021*

2022*

2023*

Il settore delle costruzioni in Lombardia rappresenta in termini di investimenti il 7,3% del Pil regionale e in termini di occupazione il 20% degli addetti nell’industria e il 6,5% dei lavoratori operanti nell’insieme dei settori di attività economica

*Stime Ance su dati Prometeia - Elaborazione Ance su dati Istat e Prometeia

settembre/ottobre/2023

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in primo piano

Gli investimenti in edilizia residenziale in Lombardia, dopo un 2021 positivo, tornano nel 2022 a registrare una variazione negativa (-15,2%). A livello provinciale, nell’ultimo anno, l’andamento dei finanziamenti in tale comparto non è stato omogeneo e per Brescia si calcola un -44,6% rispetto al 2021. Nel comparto non residenziale, le erogazioni registrate negli ultimi anni sono state altalenanti e, in particolare, nel 2022 il -36,6% regionale si è riflesso su tutte le province. Per quanto riguarda i finanziamenti alle famiglie per l’acquisto di abitazioni erogati in Lombardia, il 2022 mostra un calo del 34,9% rispetto al 2021. Brescia ha registrato nel confronto 2021-2022 un 12,8% , passando da 1.477,5 milioni di euro nel 2021 a 1.288,1 nel 2022.

Flusso di nuovi mutui per investimenti residenziali milioni di euro BERGAMO BRESCIA COMO CREMONA LECCO LODI MANTOVA MILANO MONZA - BRIANZA PAVIA SONDRIO VARESE LOMBARDIA

2016

2017

2018

2019

2020

2021

2022

174,8 207,8 133,9 34,4 58,7 25,2 38,3 1181,6 137,2 59,6 52,8 121,9 2.226,2

166,3 183,4 125,3 34,8 48,3 16,4 23,8 748,7 263,9 45,8 53,4 185,7 1.895,7

225,7 193,0 154,4 30,0 53,9 17,6 27,3 926,6 183,6 41,7 70,5 144,2 2.068,5

191,0 196,8 113,7 36,8 54,8 19,6 36,5 864,4 181,4 39,7 62,6 143,0 1.940,2

150,5 179,3 101,3 36,5 37,0 9,6 26,9 753,1 165,2 32,4 45,9 94,0 1.631,8

352,8 427,0 129,8 27,6 52,8 17,6 28,5 1002,1 201,3 85,1 48,7 247,4 2.620,8

229,4 236,6 121,5 37,6 53,5 19,2 36,6 1056,1 182,0 49,2 51,9 147,9 2.221,5

In Lombardia si stima un aumento degli investimenti in costruzioni nel 2022 del +15,4% in termini reali nel confronto c on l’anno precedente

milioni di euro BERGAMO BRESCIA COMO CREMONA LECCO LODI MANTOVA MILANO MONZA- BRIANZA PAVIA SONDRIO VARESE LOMBARDIA

In Italia, nel corso del 2022, gli investimenti pubblici hanno mostrato una buona reattività nonostante le pesanti tensioni determinate dalla forte crescita dei prezzi delle materie prime e dei prodotti energetici. I livelli produttivi proseguono il trend positivo in atto dal 2019. Per l’anno 2023, pesano le aspettative di utilizzo delle risorse del Pnrr, che vedrà la prosecuzione dei progetti in essere e l’avvio, soprattutto nella parte finale dell’anno, di parte delle nuove opere che coinvolgono soprattutto gli enti territoriali, responsabili, più o meno direttamente, del 45% dei fondi destinati a opere edili. Secondo le stime Ance, 99,4 miliardi, pari al 92% delle risorse destinate a interventi di interesse del settore delle costruzioni, risultano allocati ai territori. In altre parole, per tali finanziamenti è possibile individuare i territori nei quali le risorse europee produrranno effetti in termini di investimenti realizzati. La regione che ospita i maggiori investimenti è proprio settembre/ottobre/2023

2015

216,0 197,8 140,0 47,9 64,7 24,0 28,1 1215,5 159,6 53,0 56,9 183,2 2.386,7

Flusso di nuovi mutui per investimenti non residenziali

Il comparto opere pubbliche

14

2014

233,4 250,7 117,4 46,8 91,3 62,4 25,1 1418,6 135,7 51,7 50,2 203,2 2.686,6

2014

2015

2016

2017

2018

2019

2020

2021

2022

98,0 180,9 64,6 30,8 23,5 4,4 44,4 1.093,3 59,4 27,9 9,5 52,1 1.688,8

179,3 221,3 91,2 81,8 26,7 36,3 157,8 1.592,4 82,4 36,4 27,0 73,0 2.605,5

166,5 270,1 110,6 59,6 44,5 19,3 100,2 1.015,0 75,4 43,2 35,8 100,7 2.040,9

193,4 254,7 74,8 84,5 59,8 13,7 103,0 1.072,7 96,1 40,6 24,0 90,1 2.107,3

167,4 229,7 98,1 73,8 32,6 5,9 87,4 1.320,4 100,4 48,9 24,4 79,9 2.268,8

74,3 228,0 78,3 30,5 24,3 28,9 70,0 815,4 61,7 30,9 39,7 61,5 1.543,5

162,5 239,2 95,7 47,6 49,9 20,5 49,8 833,0 108,3 44,8 73,1 82,9 1.807,3

124,6 256,9 75,8 33,8 24,4 19,9 54,2 801,2 56,6 71,3 44,2 48,5 1.611,6

102,5 109,9 57,5 19,7 19,6 17,8 39,3 528,2 47,6 19,3 19,3 40,3 1.021,0

la Lombardia con 11,9 miliardi, seguita dalla Campania con 11,8 miliardi, dalla Sicilia con 9,5 miliardi e dal Veneto con 8,7 miliardi. In Lombardia, i livelli produttivi raggiunti sono attribuibili soprattutto alla realizzazione degli investimenti già previsti a legislazione vigente e inseriti nel Pnrr che si trovavano ad una fase prossima all’avvio. Il Piano, infatti, sta entrando nella fase realizzativa dopo la programmazione e ripartizione dei fondi distribuiti su tutte le Missioni. A livello regionale, degli 11,9 miliardi, 5,3 miliardi, riguardano la Missione “Rivoluzione verde e transizione ecologica”, che comprende per oltre il 50% gli interventi finanziati con il Superbonus 110%, nonché interventi per la mobilità sostenibile, la resilienza, la valorizzazione del territorio e l’efficienza energetica dei Comuni, e per una migliore gestione delle risorse idriche. Segue con il 24% delle risorse territorializzate la Missione 3, relativa a “Infrastrutture per una mobilità sostenibile” che comprende i grandi interventi ferroviari sulle linee Brescia-Verona-Vicenza (Brescia-Verona) e Liguria-Alpi (Rho-Parabiago e Pavia-Mi-

PNNR per l’edilizia: la ripartizione delle risorse territorializzate per Missione - Lombardia

8%

2%

10% 45%

11%

11,9 MILIARDI

24% ■ 1. DIGITALIZZAZIONE, INNOVAZIONE, COMPETITIVITÀ E CULTURA

■ 2. RIVOLUZIONE VERDE

E TRANSIZIONE ECOLOGICA

■ 3. INFRASTRUTTURE

PER UNA MOBILITÀ SOSTENIBILE

■ 4. POTENZIAMENTO DELL’OFFERTA DEI SERVIZI

DI ISTRUZIONE: DAGLI ASILI NIDO ALLE UNIVERSITÀ

■ 5. INCLUSIONE E COESIONE ■ 6. SALUTE


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Le risorse programmate in Lombardia nell’ambito della programmazione dei fondi strutturali comunitari Fesr e Fse 20142020 ammontano complessivamente a circa 1.941 milioni di euro. Al 31 dicembre 2022, la Lombardia ha speso 1.469 milioni di euro corrispondente al 76% dei fondi, una cifra superiore rispetto alla media delle regioni italiane (72%). Il livello impegni sulle risorse programmate, pari al 97%, risulta però inferiore alla media delle regioni italiane. Fondi strutturali europei 2014-2020: avanzamento dei programmi regionali FESR+FSE al 31 dicembre 2022 Fondi strutturali europei 2014-2020: avanzamento dei programmi regionali FESR+FSE al 31 dicembre 2022

MEDIA REGIONI 72%

settembre/ottobre/2023

Sicilia

50%

Calabria

Umbria

Marche

60% 60% 60% 58%

Campania

Molise

64% 62%

Abruzzo

Liguria

70% 68% 67%

Sardegna

76%

Basilicata

P.A. Trento

80%

LOMBARDIA

Lazio

84% 83%

Veneto

Toscana

89% 87% 86%

Puglia

P.A. Bolzano

94% 91% 91%

Piemonte

104%

Valle d’Aosta

La regione che ospita i maggiori investimenti è la Lombardia con 11,9 miliardi, seguita dalla Campania con 11,8 miliardi, dalla Sicilia con 9,5 miliardi e dal Veneto con 8,7 miliardi

Fondi strutturali europei

Emilia-Romagna

del +13% a fronte di una straordinaria crescita del valore bandito, che raggiunge il +140%. Anche il primo trimestre del 2023 vede un andamento positivo sia del numero delle gare bandite (+57%) sia dell’importo (+83%). Tale risultato è largamente trainato dalle opere di importo superiore a 20 mln posti in gara dagli enti pubblici non economici e dalle società a partecipazione pubblica, le quali vedono una forte crescita nell’importo rispetto allo stesso periodo del 2022 (rispettivamente pari a +753,4% e +325%).

iuli Venezia Giulia

lano-Rogoredo), oltre che interventi di rafforzamento e potenziamento sui nodi metropolitani e sui collegamenti nazionali e regionali. Altra dinamica sicuramente influenzata dal Pnrr, che prevede l’aumento dei bandi di importo più consistente, è l’accelerazione senza precedenti sperimentata dalla domanda di opere pubbliche in Lombardia nel 2022. Lo scorso anno risultano pubblicate 3.610 gare per lavori pubblici per un ammontare corrispondente di 6,9 mld. Rispetto al 2021, si registra un aumento nel numero

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premio oice Riqualificazione Cava “Ex Nuova Beton”

Peli: un’opera simbolo di una filosofia di pensiero

Il progetto si aggiudica il primo posto al Premio Oice 2023

Il presidente di Brescia Infrastrutture Marcello Peli ha sottolineato la valenza strategica e straordinaria di un’opera che mira ad essere un manifesto degli interventi di recupero ambientale, ancor più doverosi in un territorio per anni martoriato dall’attività estrattiva. “Il simbolo — ha aggiunto Peli — di una filosofia di pensiero, di ricucitura e di rigenerazione che sta dietro la politica urbanistica intrapresa dalla città al fine di garantire il miglior equilibrio tra aree verdi e fitto e denso tessuto urbano”. Il progetto restituisce alla collettività un’oasi naturalistica arricchita da percorsi ciclopedonali, punti di belvedere e un iconico ponte. I primi si sviluppano per circa 3,5 chilometri e sono realizzati in calcestre di Dolomia (un tipo di roccia sedimentaria, ndr) bianca, rispettando la natura del parco. Alcuni elementi lignei guidano pedoni e ciclisti verso l’architettura del ponte in ferro, che ha una luce libera, ovvero una distanza massima tra gli elementi strutturali portanti orizzontali, di 24,40 metri. Impalcato e graticciati sono invece in legno di larice e questi ultimi presentano aperture per l’osservazione e l’ascolto del paesaggio. Il ponte diventa così elemento riconoscibile nel suo essere riferimento all’interno della geografia del parco, andando al di là della semplice concezione di passerella e realizzando, invece, un manufatto multifunzionale di collegamento e di ammirazione delle bellezze naturalistiche del luogo. L’intervento si è completato con un’azione di decespugliamento delle essenze infestanti e l’introduzione di nuove alberature autoctone, canneti e specie acquatiche nelle zone umide per valorizzare, agli occhi di bresciani e turisti, anche attraverso una rinnovata vegetazione, un insieme ecologico rilevante.

P

ianificazione territoriale e rigenerazione urbana. Su questi due assi si traccia l’orizzonte del cambiamento per disegnare le città del futuro. E proprio nell’ambito di queste azioni è stato premiato il progetto di riqualificazione ambientale e naturalistica della cava “Ex Nuova Beton”, che ottiene il primo posto della categoria al Premio Oice 2023. Il riconoscimento dell’Associazione aderente a Confindustria, che raggruppa le società di ingegneria e architettura a livello nazionale, ha proclamato vincitore il progetto curato dall’architetto Stefano Bordoli e dall’ingegner Massimo Torquati di Brescia Infrastrutture Srl, che si inserisce nel più ampio e articolato piano di recupero delle cave ricomprese nel “Parco locale di interesse

sovracomunale delle cave Buffalora e San Polo”, promosso e attivato dal Comune di Brescia. La Loggia ha infatti affidato a Brescia Infrastrutture l’intervento di riqualificazione naturalistica di una delle cave estrattive dismesse poste a sud della città, che si estende su una superficie di 43,72 ettari e richiede il recupero delle sponde di un bacino idrico estrattivo dismesso costituto da due laghi.

Il premio assegnato dalla giuria è stato condiviso da Brescia Infrastrutture con l’amministrazione comunale

Il premio assegnato dalla giuria, composta da esponenti delle istituzioni, del mondo accademico, della ricerca e dell’informazione specialistica del settore, è stato condiviso da Brescia Infrastrutture con l’amministrazione comunale, attenta alle politiche di riqualificazione, ristrutturazione e riorganizzazione del territorio. L’intervento di recupero si è posto come obiettivi la risoluzione dell’accessibilità al nuovo parco in relazione alle altre cave; la modellazione delle sponde lacustri; la riconduzione originaria dei due laghi a bacino idrico unico; la realizzazione di percorsi e di un ponte ciclopedonale a scavalco del lago; l’individuazione di luoghi attrezzati per l’attività di birdwatching e la rigenerazione e l’integrazione della vegetazione esistente.

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siti iconici Il Castello di Breno, emblema dell’orgogliosa terra camuna

Da fortificazione altomedievale a elegante insieme di case-torri e palazzi circondati da cinta muraria nel Basso Medioevo, con radici che affondano nella preistoria di Adriano Baffelli

E

dificato all’epoca di Federico I Barbarossa nel XII secolo, il Castello di Breno è adagiato su un colle in diretta connessione con il cuore della cittadina a lungo capitale amministrativa ed economica della Vallecamonica. Da Piazza Mercato, recentemente abbellita, si percorre il sentiero che conduce al maniero, orgoglio brenese, una delle fortezze di maggiore pregio di tutta la vallata dell’Oglio. Sotto il dominio della Serenissima, tra il 1400 e il 1500, assunse le caratteristiche di roccaforte militare, dopo che la Repubblica di Venezia lo strappò ai Visconti di Milano, gestendolo sino al 1598, quando passò al Comune di Breno, perdendo il suo ruolo militare e consegnandosi a un lungo abbandono, subendo anche l’onta d’essere trasformato in una cava di pietre. Gli studiosi concordano, pur in mancanza di testimonianze documentali, sull’origine assai più antica del luogo dove svetta il castello, ipotizzando che le radici del primo insediamento risalgano al XIX secolo a.C. quando sul colle che sovrasta l’abitato della cittadina della media Valcamonica si sarebbe insediata una comunità preistorica. Bastano quindici minuti per salire dall’abitato all’antica fortezza, con un percorso migliorato in anni recenti dopo una prima riscoperta nelle estati del 18

settembre/ottobre/2023

periodo tra metà degli anni Settanta e gli anni Ottanta del secolo scorso. Raggiunto il castello si possono osservare le ampie mura in pietra, merlate secondo la consuetudine architettonica delle strutture difensive coeve alla rocca brenese, insieme alle due torri che caratterizzano l’impianto del castello. Dell’antica chiesa di San Michele, nata longobarda e ampliata nel periodo romanico, si scorgono solo i resti. Consultando siti e guide si legge che “Gli altri edifici, di cui rimangono soprattutto i muri perimetrali e i sotterranei con volte a botte furono aggiunti durante la dominazione veneziana. La roccaforte si distende su un’ampia collina che si erge a sbarrare il fondovalle camuno. Pur raggiungibile con una passeggiata di pochi minuti dal centro cittadino, il castello proietta immediatamente il visitatore in una dimensione lontana dal qui e dall’ora, che predispone all’ascolto della sua affascinante storia. Sorto su un luogo che si rivelato un sito archeologico fondamentale per la conoscenza della Valle Camonica preistorica, il castello può vantare una lunga evoluzione: da fortificazione altomedievale a elegante insieme di case-torri e palazzi circondati da cinta muraria nel Basso Medioevo, fino all’ultima fase come roccaforte militare in Età Moderna”. Per capire meglio il percorso storico che portò alla nascita della fortezza, nel 1980 iniziò un’approfondita indagine archeo-

Pur raggiungibile con una passeggiata di pochi minuti dal centro cittadino, il castello proietta immediatamente il visitatore in una dimensione lontana dal qui e dall’ora, che predispone all’ascolto della sua affascinante storia


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Strati di storia che attraversano i millenni

logica, con l’impiego delle metodologie e delle tecniche più avanzate, allora disponibili Le ricerche guidate dal professor Francesco Fedele — che nel 1988 pubblicò il libro: “L’uomo, le Alpi, la Valcamonica: 20.000 anni al Castello di Breno”, portarono alla luce un abitato di età preistorica. I reperti ritrovati includevano, oltre a molta ceramica, una punta di freccia silicea, un frammento di ascia levigata, e resti di semi carbonizzati. “Il periodo di questa occupazione — leggiamo su una datata e agile brochure realizzata dall’amministrazione comunale di oltre quarant’anni fa — potrebbe cadere

Per gli addetti ai lavori il Castello di Breno rappresenta 20.000 anni di storia stratificata “In fondo al cortile, al piede della grande torre, sono state fatte scoperte di rilievo – leggiamo su una recente guida editata dalla locale Proloco – . Qui tra il 1150 e il 1250 un signore di Breno edificò un grande palazzo con torre. Del palazzo si nota la bella porta con timpano triangolare, mentre gli scavi hanno mostrato la pianta e fornito resti di vita quotidiana. La torre è alta una ventina di metri. Sulle macerie, nel 1400-1550, le guarnigioni veneziane costruirono baracche di legno, dotando di camminamenti la cinta muraria”. Ma migliaia di anni prima in questo luogo era stato attraversato dai ghiacciai (circa 20.000 anni fa) e si erano insediate comunità preistoriche. Vi bivaccarono cacciatori della fine dell’Età paleolitica, forse undicimila anni fa, poi giunse una tribù di allevatori, contadini e cacciatori neolitici, verso il 4000 avanti Cristo. Abitavano in case di legno e argilla e fabbricavano vasi di terracotta finemente decorati. È stata trovata una tomba intatta dell’epoca. Tra il 3500 e il 2500 a. C. questo luogo fu frequentato da uomini dell’età del rame. La fine della preistoria è indicata da visite forse rituali di Camuni della II Età del ferro, poco prima della dominazione romana”. In alcuni locali all’interno della rocca di Breno è ospitato il Centro d’informazione e divulgazione archeologica, Cida. Si tratta di spazi che costituiscono motivo di particolare interesse e il cui impianto risale all’età veneziana, ma sono state rinvenute evidenze inerenti alla frequentazione preistorica e alla fase delle case-torri, a testimonianza della complessa evoluzione insediativa della collina di Breno. Il Cida è una sezione staccata del Museo Camuno, che presenta un’esposizione di materiale informativo e divulgativo archeologico e ambientale sulla storia della collina e dei dintorni, proveniente dalla mostra curata dal professor Francesco Fedele, dallo stesso titolo del libro richiamato sopra: L’uomo, le Alpi, la Valcamonica. Il percorso di visita consente di ripercorrere un lungo periodo storico, arrivando sino alle scoperte archeologiche relative alla preistoria.

nnn Un dettaglio del castello e una veduta sul comune di Breno

nell’Età del Bronzo (II millennio a.C.) ma non si esclude che la cima della collina sia stata abitata assai prima”. Infatti, le ricerche di tipo “paleo-ambientale” e gli scavi condotti sui pendii della collina hanno confermato l’ipotesi che la collina stessa fosse stata utilizzata dall’uomo sin dal Neolitico, lo stadio delle prime comunità contadine stabilitesi nella media valle. Oltre che un monumento dal quale promana una lunga e interessante storia, il Castello di Breno offre molte emozioni, soprattutto in certi orari e con l’osservazione delle luci e delle ombre proiettate sulla rocca e sui dintorni. In particolare, assumono connotati magici le immagini in controluce del Pizzo Badile camuno, che pare assiso compiaciuto ad ammirare quella che fu un’iconica fortezza dell’orgogliosa terra camuna. settembre/ottobre/2023

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campus edilizia Le tappe del progetto

Un concorso europeo di progettazione Il Comune di Brescia ha bandito un concorso europeo di progettazione con procedura aperta in due gradi dal titolo “La Scuola al Centro del Futuro” per la realizzazione di un nuovo polo scolastico comprensivo di scuola primaria e secondaria di primo grado, in sostituzione dell’esistente "Bettinzoli". L’obiettivo è sperimentare un modello scolastico innovativo nel quartiere Don Bosco integrando nuovi spazi di Community Hub, nel quale concentrare non solo l’attività scolastica rivolta alla popolazione compresa nella fascia d’età 0-14 anni, ma anche servizi, corsi e laboratori destinati alla comunità locale. La volontà dell’amministrazione comunale è replicare lo stesso modello in altri quartieri dell’area sudovest e della città.

Scuola al centro del futuro Un nuovo polo scolastico nel quartiere Don Bosco

I

l concorso di progettazione si inserisce nella più ampia Strategia di sviluppo urbano sostenibile “La Scuola al Centro del Futuro. La rigenerazione dell’area sud-ovest di Brescia parte dalle scuole”, che il Comune di Brescia ha redatto nel 2021, finanziata con fondi europei Fesr e Fse+ relativi al periodo di programmazione europea 2021-2027. Qui si inserisce il prezioso contributo di Campus Edilizia Brescia, che promuove una sinergia tra i partner territoriali pubblici e privati aderenti, Comune compreso, innestando una strategia di riqualificazione urbana per il miglioramento della qualità della vita partendo dal quadrante sud-ovest della città. Anche in questa fase, Campus è stato un recettore e promotore di un’iniziativa che porterà, solo alla fine del processo, a favorire gli incarichi professionali e quindi a valorizzare i professionisti e le im-

prese del territorio, restando totalmente estraneo, in tutte le azioni svolte, allo svolgimento di qualsiasi attività di progettazione tecnica. L’area a sud-ovest è caratterizzata da una rilevante presenza di stranieri che raggiungono il 28% della popolazione residente (il 29% nel solo quartiere Don Bosco), e rappresentano il 41% della popolazione scolastica nella fascia d’età compresa fra 0 e 14 anni. Ed è grazie ai processi di immigrazione che questa parte della città rappresenta l’area demograficamente più dinamica di Brescia, con una popolazione scolastica crescente: infatti, mentre la popolazione residente a Brescia nella fascia 0-14 anni risulta diminuita del 2,2% fra il 2013 ed il 2019, nell’area sud-ovest la tendenza risulta invertita e la popolazione scolastica risulta cresciuta del 3,8%. La finalità della Strategia è quella di innescare un processo di rigenerazione urbana e sociale nell’area, intervenendo sul sistema delle scuole per trasformarle in centralità urbane per le comunità residenti e luoghi di catalizzazione dei processi di integrazione e coesione sociale, oltre che di formazione. L’obiettivo è quello di promuovere interventi di rinnovamento sia materiale sia immateriale all’interno di contesti urbani caratterizzati da fragilità, per favorire l’inclusione sociale delle fasce di popolazione più vulnerabili, riducendo le disuguaglianze e ponendo le comunità locali al centro.

Si è svolto ad oggi il primo grado del bando, nel quale i partecipanti hanno elaborato una proposta ideativa che, nel rispetto dei costi (fissati nell'importo massimo di 19.850.000 euro Iva inclusa), del programma di concorso e delle prestazioni richieste, permetta alla Commissione giudicatrice di scegliere, secondo i criteri di valutazione indicati nel disciplinare, le migliori cinque proposte, selezionate senza formazione di graduatorie, da ammettere al 2° grado. La partecipazione al 2° grado (entro il 29 novembre) è quindi riservata agli autori dei cinque elaborati finalisti e, tra questi, la Commissione giudicatrice individuerà (nei termini del prossimo 20 dicembre 2023) il progetto da premiare. Al vincitore, se in possesso dei requisiti richiesti nel disciplinare, sarà affidato il completamento degli elaborati per approfondire il progetto di fattibilità tecnico ed economica.

Maggiori informazioni sul concorso di progettazione sono disponibili sul sito www.lascuolaalcentrod elfuturo.concorrimi.it.

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efficienza sismica

L

a ristrutturazione e l’adeguamento antisismico degli edifici scolastici rappresentano una priorità assoluta per l’Italia, non solo per garantire la sicurezza, ma anche per assicurare una reale ed effettiva fruibilità degli ambienti didattici, essi stessi risorse educative che contribuiscono alla crescita dei giovani. Principi condivisibili che spesso restano disattesi in quanto le tempistiche di realizzazione delle opere in Italia sembrano dilatarsi più del dovuto. In base a quanto previsto dalla normativa vengono definiti interventi di adeguamento sismico le opere volte a conseguire i livelli di sicurezza previsti dalle norme vigenti per edifici di nuova costruzione. Attività che differiscono dagli interventi di miglioramento sismico volti ad aumentare la sicurezza strutturale esistente, pur senza necessariamente raggiungere i livelli richiesti dalle norme suddette. Gli interventi di adeguamento e di miglioramento devono essere sottoposti a collaudo statico. Progettare e costruire secondo la normativa antisismica significa rispettare le norme tecniche “obbligatorie” che devono essere applicate nei territori classificati sismici quando si realizza una nuova costruzione o quando si migliora una costruzione già esistente garantendo la protezione dell’edificio dagli effetti del terremoto. In questo caso, infatti, un edificio antisismico può subire danni, ma non crolla, salvaguardando la vita dei suoi abitanti. Garantire la corretta applicazione delle norme antisismiche nella costruzione degli edifici scolastici è un problema da non sottovalutare date anche le criticità dettate dalle caratteristiche geografiche della penisola. Secondo i dati Open data Miur — Anagrafe nazionale edilizia scolastica su elaborazione Soluxioni srl sono undici le regioni che hanno

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Quasi 4 milioni di bambini a rischio in tutta Italia. Una problematica primaria per lo Stato che ha destinato risorse per 510milioni di euro, ma i lavori procedono a rilento a causa dei disagi causati dal Covid. A Brescia intanto continuano i lavori di adeguamento delle tre scuole del progetto “pilota” iniziato nel 2019.

Adeguamento antisismico degli edifici scolastici Comuni in zona 1, ossia aree ad alto rischio sismico, mentre tutte le altre, ad esclusione della Sardegna, hanno Comuni e scuole in zona 2, che corrisponde a un rischio medio elevato. In totale gli edifici scolastici in tutta Italia risultano oltre 40 mila di cui 16mila, pari al 42% del totale, sono stati costruiti prima del 1976. Altro dato allarmante è che per oltre 10 mila edifici, ossia il 26% del totale, non si conosca la data di costruzione. Solo il 7% degli edifici nazionali sono progettati secondo la normativa antisismica, anche se il quadro è disomogeneo sul territorio nazionale, con regioni più virtuose rispetto ad altre che hanno un notevole divario da recupera-

settembre/ottobre/2023

Dislocazione degli edifici scolastici nelle zone sismiche Regioni

zona 1

Valle dAosta Piemonte

zona 2

zona 3

zona 4

totale

3.131

140 104

858

2.130

Liguria

4

133

671

45

849

Lombardia

372

3.748

1.542

5.662

1.138

3.467

Veneto Friuli V.G.

81

Emilia R. Toscana

434

1.895

508

399

831

1.504

130

2.465 2.506

997

534

1.784

188

Lazio

142

1.293

1.699

1

3.135

Marche

2

1.164

53

1

1.220

Umbria

136

602

62

800

Abruzzo

256

375

449

1.080

Molise

89

193

40

22

Campania

412

3.123

382

3.922

66

Basilicata

203

294

Calabria

1.286

864

563 2.150

Puglia

33

497

836

1.092

2.458

Sicilia

232

3.146

34

257

3.669

1

1.623

1.624

2.876

4.467

14.481

8.147

40.160

Sardegna ITALIA


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I tre progetti “pilota” nel bresciano Anche nel bresciano sono arrivati i fondi del piano della programmazione unica nazionale per il triennio 2018-2020, convogliati poi in un progetto pilota che ha coinvolto tre istituti della provincia nelle opere di rifacimento e di adeguamento antisismico: la scuola dell’infanzia Fiumicello, la primaria Giovanni XXIII e la secondaria di primo grado Divisione tridentina. Gli interventi hanno interessato sia lavori sull’esterno che vere e proprie soluzioni tecniche innovative su pareti e pilastri per un costo totale di quasi 4,5 milioni di euro, 1,1 dei quali finanziato dal Miur. A questo prezzo poi si aggiungono le spese per il trasloco, i trasporti degli studenti laddove necessario e l’efficientamento energetico dell’edificio. Nel bilancio di previsione del 2019 la somma totale stanziata dal Comune di Brescia è stata ripartita in: 350mila euro per la scuola dell’infanzia Fiumicello; 2milioni e 280mila euro per la scuola primaria Giovanni XXIII e 1 milione e 850mila euro per la scuola secondaria di primo grado Divisione Tridentina. Il servizio di progettazione affidato a Brescia infrastrutture Srl, società “in house” del Comune di Brescia è stato monitorato dal Dipartimento di ingegneria civile, architettura, territorio, ambiente e matematica (Dicatam) dall’Università degli studi di Brescia e dall’Unità di Staff sismica del Comune di Brescia. Secondo le prime previsioni la consegna degli edifici sarebbe dovuta avvenire entro il 2020, ma il Covid ha irrimediabilmente dilatato le tempistiche e resi necessari degli adeguamenti sul budget e sui progetti previsti.

nnn Gli interventi di adeguamento sismico e di ristrutturazione delle scuole sono fondamentali per garantire la sicurezza e migliorare la fruibilità degli ambienti didattici.

re. In totale sono quattro milioni e trecentomila i bambini ed i ragazzi che risiedono in queste due zone. Eppure, gli edifici migliorati e adeguati sismicamente sono soltanto il 2%, mentre quelli progettati secondo la normativa antisismica sono solo duemilasettecento quaranta, cioè il 7% del totale. I risultati migliori si ri-

feriscono a Friuli-Venezia Giulia (28%), Umbria (23%), Marche (17%), Molise e Toscana (12%), Veneto (10%). Tra le regioni meno virtuose: Campania (1%), Lazio (2%), Liguria e Lombardia (3%). La problematica resta una priorità per il Governo che già nella programmazione unica nazionale per il triennio 20182020 aveva destinato alle Regioni quasi 510 milioni di euro per l’edilizia scolastica. Ma gli interventi iniziati negli istituti che hanno goduto dei fondi risultano in gran parte non ancora conclusi. Per tale ragione con il decreto del 9 maggio 2023 il Ministero ha di fatto definito una proroga. Il termine ultimo per il completamento dei lavori di adeguamento

Dei tre istituti è la scuola Divisione tridentina di via Bagatta ad avere maggiore urgenza di interventi. Un edificio di oltre quattromila metri quadrati di superficie in cui i tecnici hanno rilevato la presenza di setti scarsamente armati che non sono sufficienti per assorbire l’azione sismica. Per tale ragione il progetto di adeguamento parte dal presupposto di sgravare dall’azione sismica le strutture esistenti, con una soluzione in grado di aumentare la rigidezza dell’intero impianto e ridurre gli spostamenti. Verranno supportate anche grazie alla realizzazione di pareti in calcestruzzo armato esterne agli edifici esistenti. I lavori lasciati incompiuti sono ora ripartiti e la nuova data di consegna è prevista per il 2025. Risultano quasi conclusi i lavori della scuola di Fiumicello, una struttura in cemento armato, risalente ai primi anni Settanta e distribuita su una superficie di circa novecento metri quadrati. Un’operazione radicale di adeguamento antisismico e manutenzione che ha coinvolto non soltanto le strutture portanti e le parti in muratura, ma anche il completo rifacimento degli impianti elettrici, degli impianti idro-termo-sanitari e delle pavimentazioni, revisionati e adeguati alle attuali normative gli impianti antincendio. Il restyling ha compreso anche la sistemazione e il consolidamento, in collaborazione con a2a, della centrale termica presente al fianco del fabbricato principale, il cui solaio di copertura carrabile si presentava in grave stato di ammaloramento. Procedono a ritmo sostenuto gli interventi della Scuola primaria Giovanni XXIII di Sabbioneta dopo la ripartenza a febbraio dell’anno in corso. Un complesso intervento di adeguamento sismico che ha interessato la riqualificazione dei servizi igienici, l’adeguamento degli impianti elettrici e antincendio, inclusa la tinteggiatura completa dell’edificio, interna ed esterna.

Le cause dei ritardi risultano molteplici prima tra tutti la vetustà degli edifici, la cui età media si aggira sui cinquantatré anni

degli edifici scolastici alla normativa antisismica vigente è differito sino al 31 marzo 2024. Le cause dei ritardi risultano molteplici prima tra tutti la vetustà degli edifici, la cui età media si aggira sui cinquantatré anni, la carenza da parte degli enti locali di manutenzione straordinaria e ordinaria, senza dimenticare la bolla Covid-19 e ciò che ne è conseguito: fra la carenza dei materiali e l’aumento dei prezzi. Occorre non sottovalutare anche l’aspetto della sotto percezione, fino a dieci anni fa, del grave stato in cui versavano gli edifici scolastici e la scarsa considerazione riservata all’edilizia scolastica in particolare e al sistema scolastico più in generale. settembre/ottobre/2023

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bonifiche Ispra: in Italia tre procedimenti su cinque sono fermi alla fase iniziale di notifica

Dal secondo rapporto dell’Ispra sullo stato di avanzamento dei procedimenti di bonifica dei siti contaminati emerge una percentuale ancora molto elevata di procedimenti non conclusi, pari a circa il

46% del totale e di questi il 61% (ossia tre procedimenti su cinque) è fermo alla fase iniziale di notifica. Il numero totale dei siti oggetto di procedimento di bonifica è 35.022, di cui 16.199 con procedimento

in corso e 18.823 con procedimento concluso. Tale informazione è aggiornata al 31 dicembre 2020 per tutti i procedimenti, ad eccezione di 1.127 procedimenti afferenti al territorio delle Regioni

Torna una parziale delega ai Comuni

La palla passa alla Regione Lombardia. Per Brescia focus su 71 siti contaminati

D

opo la sentenza della Corte Costituzionale dello scorso 24 luglio, che annullava l’art. 5 della legge regionale n. 30/2006 con cui la Regione Lombardia ha delegato ai Comuni i poteri amministrativi e autorizzatori nell’ambito dei procedimenti di bonifica, Ance Brescia si è espressa chiaramente, ritenendo la posizione della Consulta illogica, un freno alle operazioni essenziali per il benessere dell’intera comunità. Ne derivava infatti che, a decorrere dal giorno successivo alla data di pubblicazione della decisione sulla Gazzetta Ufficiale, avvenuta il 27 luglio, i Comuni non potevano più esercitare le funzioni relative alle procedure operative e amministrative in materia di bonifica dei siti contaminati. Le stesse erano in capo alla Regione. Esclusi dalla sentenza restavano i siti di interesse regionale e nazionale — come, ad esempio, l’area Caffaro - e i progetti di bonifica dei siti finanziati con risorse del Pnrr. Un pronunciamento che ha raccolto il dissenso di Ance Brescia insieme a quello di molti amministratori locali. “Tale decisione non ha tenuto conto delle ripercussioni sul settore delle costruzioni e sul territorio. Secondo i dati forniti da Agisco a dicembre del 2022 in Lombardia sono oltre mille i siti contaminati, di cui settantuno nella provincia bresciana. Aree che richiedono un intervento tempestivo e per le quali ogni giorno che passa è decisivo per garantire la salute dei cittadini. 24

settembre/ottobre/2023

La scelta di delegare tali attività ai Comuni tutela l’interesse della comunità, per rendere più rapide e veloci le pratiche di intervento di bonifica. Pratiche per le quali, per circa il 10% di casi in Lombardia, occorrono dieci anni per essere chiuse”, ha dichiarato il presidente di Ance Brescia Massimo Angelo Deldossi. Secondo i dati Agisco (Anagrafe e Gestione Integrata dei Siti Contaminati) nel 2019 circa il 60% dei procedimenti di bonifica in Lombardia sono stati conclusi in meno di quattro anni, mentre per circa il 10% dei casi ne sono stati necessari oltre dieci. Tra le principali criticità evidenziate risultano cause di natura tecnica e amministrativa che, per via di un iter burocratico complesso dilungano le tempistiche e non permettono di chiudere le pratiche entro i tempi previsti. Ance Brescia è intervenuta sul tema aprendosi al dialogo con le istituzioni, per proporre e trovare una soluzione che permetta di non bloccare interventi necessari per la tutela della salute del territorio. Azioni che si aggiungono alle attività già intraprese da Ance Lombardia e dalle altre associazioni territoriali del sistema. In agosto il Governo è intervenuto dopo la sentenza della Consulta e ora la Regione dovrà recepire la norma con una sua legge. Il Consiglio dei ministri ha approvato infatti il decreto-legge contenente “Disposizioni urgenti a tutela degli utenti e in materia di attività economiche e in-

nn In Lombardia occorrono dieci anni per la chiusura di circa il 10% delle pratiche di intervento di bonifica. A dilungare le tempistiche, un iter burocratico complesso.

vestimenti strategici”, dove si menziona “la possibilità per le Regioni di delegare ai Comuni determinate funzioni in materia di bonifiche e di autorizzazione all’apertura di nuove discariche”. Tale decreto-legge chiama nuovamente in causa


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Sardegna, Umbria e parte dell’Abruzzo per i quali gli ultimi dati disponibili sono quelli aggregati a livello comunale e aggiornati al 31 dicembre 2019. A livello nazionale, come si indicava, tre procedimenti in corso su

cinque (61%) si trovano nella prima fase, quella di “notifica”, relativa all’attivazione del procedimento. Si tratta principalmente di siti il cui stato della contaminazione non è noto o lo è in modo

preliminare. I procedimenti rimanenti (39%) sono equamente distribuiti nelle successive fasi “modello concettuale” (20%) e “bonifica” (19%). La distribuzione dei procedimenti di bonifica è

Bonifiche nelle diverse regioni

eterogenea tra le diverse regioni. Quelli in corso sono maggiormente concentrati nelle regioni Campania e Lombardia, dove si concentra più di un terzo dei procedimenti in corso nazionali. Una percentuale rilevante di

Veneto Toscana Sicilia Sardegna Piemonte Marche Lombardia Lazio Campania Abruzzo Altre

Elenco dei siti contaminati

in Provincia di Brescia al 31 dicembre 2022

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la Regione Lombardia, che dovrà approvare una legge ad hoc. Dopo essersi espressa per una modifica urgente al testo normativo al fine di ripristinare la delega ai Comuni e riavviare al più presto tutti i procedimenti di bonifica attualmente sospesi, ora l’Associazione dei costruttori edili bresciani, tira un sospiro di sollievo dopo l’immediato intervento a livello nazionale e assicura alla Regione pieno supporto e collaborazione per arrivare nel minor tempo possibile a una normativa che eviti rallentamenti alla bonifica dei suoli contaminati.

procedimenti in corso è presente anche in Toscana e Veneto (12% e 10% dei procedimenti in corso nazionali).

1 Agnosine 1 Berzo Demo 1 Botticino 1 Bovezzo 11 Brescia 1 Calvisano 1 Capriano del Colle 1 Carpenedolo 1 Castegnato 2 Castenedolo 1 Cellatica 1 Chiari 2 Concesio 2 Darfo Boario Terme 1 Dello 2 Desenzano del Garda 2 Erbusco

5

10

1 1 4 1 2 2 1 1 1 2 1 2 1 1 1 4 1 1 1 1 1 1 1 1 4 1

15

20

Fiesse Gambara Gardone Val Trompia Gianico Lonato Lumezzane Mazzano Moniga del Garda Monticelli Brusati Montichiari Montirone Nave Orzinuovi Paderno Franciacorta Palazzolo sull'Oglio Pisogne Pontoglio Puegnago sul Garda Rezzato Roncadelle Salò San Felice del Benaco Sarezzo Temù Villa Carcina Villanuova Sul Clisi

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storia per il domani

Arrampicati sui ponteggi

di Franco Robecchi, ingegnere e autore nche in questo articolo si vuole raccontare il mondo delle costruzioni nel suo versante culturale e, considerato il mezzo di comunicazione, si vuole anche mostrare il lato visivamente godibile e di livello alto, basato su immagini di qualità, spesso artistiche. Anche in questo caso prendiamo a spunto una condizione antica e tipica del costruire edilizio: il lavoro in quota, con muratori sospesi a decine di metri dal suolo, abbarbicati su camminamenti provvisori chiamati ponti o ponteggi. Subito balzano agli occhi la pericolosità, l’abilità, la specifica competenza necessarie per una tale situazione di lavoro. Non a caso, purtroppo, gran parte degli incidenti sul lavoro edile, documentati già da antiche raffigurazioni, è consistita nella caduta da quote spesso letali; nella caduta dai ponteggi. Anche per questa condizione di sorprendente virtuosismo acrobatico da brivido, la scena del lavoro di operai sui ponti ha spesso destato l’attenzione degli artisti. Era sottesa l’intenzione emotiva di comunicare all’osservatore del quadro un momento di stupore e di trepidazione per la scena a rischio che quel momento costruttivo presentava. Anche il mondo della fotografia ha spesso sottolineato questa dimensione psicologico-materiale della scena di cantiere. Sono nella memoria di tutti le fotografie mozzafiato di operai seduti, in spaventoso equilibrio, su travi d’acciaio a sbalzo 26

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sul vuoto di decine, se non centinaia di metri di quota, nella costruzione di grattacieli newyorchesi. Ovviamente i ponteggi, per migliaia di anni, sono stati costituiti con pali e assi di legno. In genere si trattava di castelli a telaio, con legni fra loro collegati tramite legature con corde. In casi rari, ovviamente soprattutto in Oriente, i pali erano in bambù. Da noi si trattava in genere di pali d’abete. Talora il ponteggio, soprattutto alle quote maggiori, non proveniva da incastellature poggiate a terra, ma era costituito da sostegni che sbalzavano dal muro. Erano i casi in cui inevitabilmente la trave doveva essere incastrata nella muratura e il foro per tale incastro spesso era lasciato vuoto anche nel muro finito. Avevano anche un nome: “fori pontai” o “buche pontaie”. Soprattutto nelle massicce murature medievali tali fori erano lasciati a vista anche per una sorta di valenza estetica che offriva il loro punteggiare le pareti. Il passaggio ai ponteggi in ferro, che oggi sono la norma, avvenne, in Italia, in tempi relativamente recenti. Fu Ferdinando Innocenti, associato alla società siderurgica Dalmine, presso Bergamo, a creare tubi in acciaio del diametro di pochi centimetri e ideare, per la legatura delle varie aste dei ponteggi, orizzontali e ver-

nnn Foto 1. Antica miniatura raffigurante un cantiere edile con evidenti ponteggi e muratori che li frequentano Foto 2 e 2 bis. Operai nel cantiere dell’ottocentesca Tour Eiffel, senza alcuna legatura di sicurezza, a centinaia di metri d’altezza.

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storia per il domani

ticali, un particolare tipo di giunto, molto flessibile e di rapido montaggio, che brevettò nel 1934. Iniziò, per i ponteggi, l’era dei tubi Innocenti. Spesso poi anche le lastre lignee di camminamento furono sostituite da lamine i ferro. Muratori e manovali hanno sempre camminato e si sono anche arrampicati, soprattutto lungo rampe che consentissero anche il moto delle carriole, con una pericolosa abilità equilibristica, che talora, per stanchezza della persona, per sue condizioni di salute, per un inciampo, una distrazione e magari per qualche bicchiere di vino, poteva sfociare nella malaugurata caduta. Ne derivò la norma prudenziale degli ancoraggi, che oggi sono un cor28

redo intrinseco al ponteggio. Niente di simile è visibile nelle raffigurazioni di un tempo, ma anche solo di una trentina d’anni fa. Neppure nelle vertiginose vedute di cui si parlava per i grattacieli, o per la costruzione della Tour Eiffel, si vede mai un operaio legato per sicurezza. Sino a mezzo secolo fa, e nelle moltissime raffigurazioni antiche, i ponteggi sono costellati di operai che salgono lungo i piani inclinati con secchi

nnn Foto 3. Operi edili sui ponteggi in un dipinto novecentesco. Foto 4. Un quadro contemporaneo con operai al lavori su ponteggi.

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di calce sulle spalle o con vassoi carichi di mattoni. L’uso di argani è plurisecolare, così come delle forme più primitive delle gru, ma gran parte dei carichi cosiddetti minori (che tutte le persone normali definirebbero esagerati) gravava sulla schiena di muscolosi manovali che dovevano, passo dopo passo, risalire i faticosi piani inclinati che rientravano nel panorama dei ponteggi. Il ponteggio era certo l’immagine della fatica. Ricordiamo che la risalita di cantiere lungo le parti alte della costruzione avvenne anche in forme diverse, ma molto anticamente. Si narra che per la costruzione delle piramidi e di antiche torri babilonesi si usassero metodi di accesso in quota basati

su masse enormi di terrapieni accostati alle murature, lungo i quali potevano risalire anche gruppi interi di lavoratori, nonché di animali da traino e, ovviamente, per incredibile impresa, gli enormi macigni che costituiscono quelle sbalorditive opere. I ponteggi non sempre prevedono, soprattutto in epoca moderna, la presenza su di es-

nnn Foto 5. Un cantiere edile fra ponteggi e strutture in acciaio con operai al lavoro. Foto 6. Ponteggi metallici, con uno sbalzo, in un cantiere ritratto nel Novecento. Foto 7. Operai nel cantiere di una costruzione con telaio in acciaio.

si degli operai. Sono frequentemente utilizzati solo per sostenere provvisoriamente opere in costruzione e costituiscono, essi stessi, strutture talora di grande impegno. Si tratta di costruzioni a telaio che debbono essere progettate da specialisti e talora sono di dimensioni immense, come quando servono per sostenere arcate di ponti e grandi serbatoi idraulici. In questi casi la somiglianza con i ponteggi per operai è evidente, ma tecnicamente siamo più vicini a quelle che sono chiamate centine, appunto strutture di sostegno per opere in costruzione, anch’esse un tempo in legno e utilizzate soprattutto per la costruzione di archi e volte. settembre/ottobre/2023

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Città in scena: tappa Brescia-Bergamo

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FOTOLIVE

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Al Brixia Forum per la quarta tappa di “Città in scena”. In occasione dell’Assemblea pubblica 2023 di Ance Brescia, l’Associazione territoriale, con Ance Lombardia, Ance Bergamo e Regione Lombardia, hanno portato a Futura Expo (edizione speciale Bergamo Brescia Capitale Italiana della Cultura) il festival diffuso della rigenerazione urbana

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focus

Città in scena: speciale capitale della cultura A Brescia le migliori esperienze di rigenerazione urbana della Lombardia

L

a rigenerazione urbana è ormai al centro delle politiche pubbliche e di molte iniziative private, adottate con lo scopo di ridefinire il disegno urbano, gli spazi pubblici, il riuso e la valorizzazione del patrimonio dismesso o abbandonato. Pur in assenza di un quadro normativo generale, fonte spesso di contenziosi e lungaggini burocratiche, in questi anni, anche grazie ad alcuni provvedimenti statali, molteplici sono i progetti di rigenerazione urbana realizzati in molte parti del Paese. Un tema quindi centrale per il futuro delle città che dovranno gestire circa 40 miliardi per l’attuazione dei programmi del Pnrr. L’Associazione nazionale costruttori edili, Associazione Mecenate 90, Cidac - Associazione delle Città d’Arte e Cultura e Fondazione Musica per Roma, con il patrocinio di In/Arch, hanno promosso in questa cornice “Città in scena, festival diffuso della rigenerazione urbana”, iniziativa volta a esaltare e valorizzare la forte capacità progettuale delle città italiane, in particolare quelle intermedie, ponendo l’accento su tutte quelle iniziative realizzate, in corso o in cantiere che hanno come obiettivo la rigenerazione di luoghi e spazi per nuove funzioni coerenti con la rinascita urbana e sociale, e che in particolare, ma non esclusivamente, utilizzano la cultura come elemento guida della trasformazione. La quarta tappa del Festival, dopo Novara, Padova e Livorno, si è svolta a Brescia, con la collaborazione dei Comuni di Bergamo e Brescia e di Ance Lombardia, Ance Bergamo e Ance Brescia, per raccogliere le migliori esperienze di rigenerazione urbana della Lombardia. Nel solco

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della manifestazione Futura Expo, edizione speciale Bergamo-Brescia Capitale della Cultura 2023, di fronte alla platea di professionisti, istituzioni, esperti, studenti e cittadini, sono stati presentati progetti recentemente conclusi o in corso. Esperienze realizzate grazie alla fruttuosa collaborazione tra tutti gli attori pubblici e privati uniti dall’obiettivo comune di ridare vita ad ampie zone di città spesso abbandonate o non più adatte agli stila di vita della società odierna. Ad aprire la giornata, moderata dalla giornalista di Ppan, Paola Pierotti, la sindaca di Brescia, Laura Castelletti, il sindaco di Bergamo, Giorgio Gori, insieme all’assessore al Territorio e Sistemi verdi di Regione Lombardia, Gianluca Comazzi, alla vicepresidente Ance e Presidente di Ance Bergamo, Vanessa Pesenti e al presidente

di Ance Lombardia, Tiziano Pavoni. Nel pomeriggio sono seguiti gli interventi di Massimo Angelo Deldossi, vicepresidente Ance e presidente di Ance Brescia, Maurizio Tira, rettore emerito dell’Università degli Studi di Brescia e Paolo Verri, esperto di sviluppo urbano. A chiudere i lavori, il saluto del ministro dell'Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, seguito dagli interventi della presidente Ance, Federica Brancaccio, del segretario generale di Mecenate 90, Ledo Prato e dell'amministratore delegato di Fondazione Musica per Roma, Daniele Pitteri, che hanno dato appuntamento all’ultima tappa territoriale di “Città in scena” a Salerno, seguita dal grande evento in programma a dicembre a Roma all’Auditorium Parco della Musica.

Nove le città lombarde che hanno presentato i loro progetti, a partire da Bergamo con il Polo della Cultura e del Tempo libero, Porta Sud e Il Camozzi, Brescia con i progetti Oltre la strada e gli Ex Magazzini Generali, passando poi a Pavia con il progetto Pavia Città d’acqua, Varese con il Nuovo Polo culturale di Piazza Repubblica-nuovo Teatro di Piazza XX Settembre, Monza con la riqualificazione dell’Ex cotonificio Cederna, Mantova con il Nuovo Parco di Palazzo Te, Lodi con l’Ex linificio - nuovo Polo museale e culturale, fino a Sarnico con il Dolcevyta Residenze e Busto Arsizio con l’Ex carcere asburgico.


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Gli spunti emersi per ridisegnare il futuro delle città

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egli interventi delle istituzioni, il richiamo a quanto è stato fatto, in termini di rigenerazione dell’esistente, da parte delle due città insignite del titolo di Capitale della Cultura 2023. “Brescia-Bergamo è un’occasione importante per sostenere progetti di quartiere, innescando percorsi di rigenerazione urbana” ha dichiarato il sindaco di Brescia, Laura Castelletti. “Dobbiamo lavorare insieme e fare sistema, combinando investimenti pubblici e privati e partecipazione dei cittadini. Alleanze come il Campus Edilizia restano indispensabili per la condivisione di progettualità per il futuro”. Il sindaco ha dunque sottolineato il ruolo cardine della cultura. “La trasformazione della città avverrà anche attraverso elementi culturali. Un esempio recente è il Mita, il nuovo museo internazionale del tappeto antico, uno spazio aperto alla città, dove l’antica arte dei tappeti interagisce e si intreccia con la contemporaneità”. Rigenerazione che passa anche da un minor consumo di suolo. “Per Bergamo, da qui al 2026, verranno investiti circa 1 miliardo di euro, recuperando un gap di investimenti del passato” ha aggiunto il primo cittadino di Ber-

gamo, Giorgio Gori. “Una rigenerazione che avverrà senza bisogno di ampliarsi. Il 50% della superficie della città sarà area verde, 20 chilometri di area a regime protetto”. “È un momento propizio per gli interventi di rigenerazione urbana” ha sottolineato l’ingegner Massimo Angelo Deldossi, vicepresidente Ance con delega a Tecnologia e Innovazione e presidente di Ance Brescia. "La nascita di progetti di recupero è intensa e abbiamo a disposizione tecnologie avanzate in grado di gestire i processi di trasformazione per riconsegnare alla collettività opere di qualità, sostenibili e integrate con il contesto che le ospita. Come Ance sosteniamo l’innovazione delle imprese per accrescere i livelli di digitalizzazione del settore e abbiamo promosso sul territorio di Brescia, in sinergia con altri partner locali, Campus Edilizia Brescia, uno strumento innovativo che, come ricordato dal sindaco Castelletti, è messo al servizio della città. Un esempio di collaborazione, nel pieno rispetto dello spirito associativo che ci caratterizza, per portare l’ambiente, la comunità e il nostro territorio a obiettivi sempre più ambiziosi”.

nnn Dolcevyta, un complesso residenziale di tre palazzine affacciato sulle acque del Lago d’Iseo. Un progetto votato alla riqualificazione urbana e ambientale a Sarnico. Gamec: la rinnovata sede del museo di arte moderna e contemporanea di Bergamo tra gli esempi di rigenerazione presentati durante la Quarta tappa di Città in scena. L’ex Linificio di Lodi pronto a convertirsi in polo museale. Accanto a Palazzo Te, a Mantova, oltre 70mila metri quadrati di verde, con nuovi alberi, fontane, aree relax e per lo sport.

Nella fotografia a fianco: da sinistra, la presidente di Ance nazionale Federica Brancaccio, la sindaca di Brescia Laura Castelletti e il presidente di Ance Brescia Massimo Angelo Deldossi.

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“Per Ance — ha commentato la presidente di Ance Bergamo, Vanessa Pesenti — la rigenerazione urbana è sicuramente il tema guida del futuro. Presuppone però un nuovo rapporto tra pubblico e privato, un dialogo che integri un metodo multidisciplinare e collaborativo, una partnership che, da una parte, permetta e massimizzi l'efficacia degli interventi pubblici e, dall’altra, risponda realmente alle esigenze della nostra comunità con politiche che guardano ovviamente alle direttive europee e tengano presenti i grandi obiettivi del Green Deal. Per fare questo, abbiamo bisogno del supporto della politica, di una cornice normativa ed economica che promuova e attivi le trasformazioni dei tessuti urbani, di regole certe e di strumenti fiscali strategici. I processi di rigenerazione urbana sono molto complessi. Occorrono politiche adeguate, consapevoli, con degli orizzonti temporali ampi, con l'obiettivo di creare un substrato di leggi chiaro e di facile comprensione e applicazione”. Su questa chiave anche

Chi si adopera per rigenerare l’esistente consacra il proprio impegno a un lavoro incessante, continuo, che guarda ai nuovi paradigmi che guideranno il costruito del futuro

l’intervento della presidente di Ance nazionale, Federica Brancaccio: “La vera sfida è come coniugare regole ormai datate con una società che cambia rapidamente. Parliamo da anni del tema della rigenerazione come se fosse qualcosa legato alla modernità alla contemporaneità. In realtà la rigenerazione è sempre esistita. Prima c'erano meno vincoli e cambiamenti meno veloci, oggi abbiamo vincoli e necessità di cambiamenti velocissimi. Dobbiamo avere norme che accompagnano, se non anticipano, queste trasformazioni”. A fare sintesi del contesto normativo e operativo a livello regionale, il presidente di Ance Lombardia, Tiziano Pavoni, che ha richiamato l’attenzione sul principio del contenimento del consumo del suolo. “Con l’approvazione della legge regionale n. 31 del 28 novembre 2014 — ha commentato Pavoni — si è segnato l'orizzonte di sviluppo delle nostre città. Nel 2019 la Lombardia ha individuato un set di strumenti incentivanti per colmare il gap economico che ancora oggi vede più conveniente costruire su un terreno vergine, rispetto al recupero di un ambito costruito. L'intervento di Regione è avvenuto nella quasi assenza di un disegno normativo nazionale, ancora fermo alla Legge urbanistica del 1942”. Portando inoltre il caso specifico degli interventi di rigenerazione nei tanti siti storici italiani e nelle zone sottoposte a vincolo paesaggistico, ha precisato: “Serve far passare il principio che non tutti gli immobili siano meritevoli di tutela solo perché situati geograficamente in un nucleo antico o in un ambito tutelato. Diversamente, per la maggior parte del nostro territorio rimarrà pressoché impossibile procedere al recupero e alla sostituzione edilizia di immobili senza valore storico-culturale, spesso causa di degrado settembre/ottobre/2023

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focus

nnn A portare il suo saluto durante i lavori il Ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin.

sociale e ambientale. Per parlare di rigenerazione urbana e di futuro delle città, bisogna poter recuperare in modo semplice, veloce e sostenibile i tanti immobili non più funzionali o adeguati alle richieste del mercato di oggi, per consentire alla città di rispondere alle esigenze che via via si presentano”. Guardando sempre al livello regionale, Gianluca Comazzi, assessore al Territorio e Sistemi verdi di Regione Lombardia, ha ribadito il lavoro portato avanti dal Pirellone per la difesa del suolo e la messa a punto di un sistema di aree protette che ricomprende parchi regionali, parchi sovracomunali e riserve naturali. “Secondo i dati del Sole 24Ore, negli ultimi sette anni la Lombardia ha recuperato 62 milioni di metri cubi. Gli interventi normativi, non soltanto economici, che Regione ha fatto negli ultimi anni hanno avuto un impatto significativo. Abbiamo raggiunto l'obiettivo di riduzione del 25% di consumo del suolo e ora puntiamo al 50%”. Diverse le azioni 36

menzionate dall’assessore Comazzi e messe in campo da Regione Lombardia: “Per incentivare il privato a investire in rigenerazione abbiamo, ad esempio, abbattuto del 60% gli oneri di urbanizzazione, incrementato fino al 30% l’indice di edificabilità e maggiorato tra il 20 e il 50% il contributo sul costo di costruzione per interventi che consumano il suolo agricolo. Inoltre, i bandi Rigenerazione urbana e Borghi storici hanno riscosso grande successo. La Regione ha investito complessivamente quasi 300 milioni sulla rigenerazione, ma molti progetti

sono stati frenati dall’eccesso di rigore delle Sovrintendenze. Il tema della semplificazione sarà centrale nei prossimi anni”. Chi si adopera per rigenerare l’esistente consacra il proprio impegno a un lavoro incessante, continuo, che guarda ai nuovi paradigmi che guideranno il costruito del futuro. Lo ha evidenziato Paolo Verri, esperto di sviluppo urbano. “La città non si fermano, così come i bisogni delle persone. Terminato un intervento di riqualificazione non possiamo stare tranquilli. La società continua a cambiare e si crea

La rigenerazione urbana è sicuramente il tema guida del futuro. Per fare questo, abbiamo bisogno del supporto della politica, di una cornice normativa ed economica che promuova e attivi le trasformazioni dei tessuti urbani, di regole certe e di strumenti fiscali strategici.

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un gap generazionale con nuove esigenze e aspettative. Le città si costruiscono su utopie, su visioni e progetti di società. Per questo la rigenerazione non può prescindere da un lavoro di co-creazione e in compartecipazione, con progettualità almeno triennale o quinquennale. Dobbiamo pensare non solo a come cambiano le città, ma a come cambiano i cittadini. Serve fare nuova cittadinanza, favorendo l'integrazione fra quelli che sono i nuovi immigrati e la società che abitano”. Maurizio Tira ha invece posto l’accento su alcune criticità che vanno tenute in considerazione nel parlare di riqualificazione urbana: “C’è da chiedersi cosa succederà dopo il boost del Pnrr in un Paese che, dopo il 2026, sarà molto più indebitato di oggi e dovrà continuare a fare rigenerazione, nonché affrontare il cambiamento climatico. Fra dieci anni in alcune città italiane si vivrà per tre mesi all’anno, come a Dubai, dove la temperatura è tollerabile da novembre a marzo, mentre per il resto dell’anno supera i 50 gradi centigradi. Il cambiamento climatico sta avvenendo, e sarebbe avvenuto comunque, ma oggi si verifica con una velocità che non consente di adattarci”. Riprendendo poi il tema della multiculturalità, menzionato da Verri, ha commentato: “Brescia è un laboratorio bellissimo se si vuole lavorare con diverse popolazioni, perché in città convivono tantissime nazionalità. Nel confronto con una società multietnica e multireligiosa emergono anche idee diverse per l’utilizzo degli spazi. Spazi che non tutte le culture usano allo stesso modo. Io credo che questa sia una sfida di civiltà, perché la biodiversità, anche in campo umano, è un valore da tenere in considerazione nell’elaborazione di progetti di rigenerazione degli spazi urbani”.


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sicurezza

Giulia Pedretti

Da Rodengo Saiano in tutto il mondo per diffondere la cultura della sicurezza

di Valentina Epifani

Parlaci del tuo percorso. Studi, lavoro, carriera. Cosa ti ha portata a scegliere proprio il settore della sicurezza?

Mi sono trasferita a Londra da giovanissima per studiare ed accrescere il mio bagaglio formativo e culturale. Ho frequentato il Regent’s University fino alla laurea. L’approdo nel mondo della sicurezza non è avvenuto per caso. Ho vissuto e conosciuto il settore proprio grazie all’impresa di famiglia, Safe srl, di Cazzago San Martino, nella quale sono membro attuale del consiglio di amministrazione. Ho partecipato sin da piccola alla vita aziendale, sia per volere di mio padre, sia per soddisfare la mia indole curiosa e attiva. È durante l’Università che il mio percorso si è incrociato con quello della Arteak, una piccola realtà della provincia londinese che si occupava della commercializzazione di dispositivi di protezione individuale. Ho lavorato a stretto contatto con l’attuale General Manager e General Director. In quel periodo si sono presentate occasioni di lavoro con grandi realtà interessate più all’aspetto formativo e consulenziale che al prodotto. Ho così acquisito la società cambiandone anche il core business. Questa scelta ne ha determinato il successo ed è anche l’aspetto che caratterizza ancora ad oggi Arteak, ossia la flessibilità. Siamo in pochi dipendenti, ma abbiamo filiali in tutto il mondo e sappiamo cogliere le necessità di ogni cliente, per cercare soluzioni e costruire un piano di sicurezza fatto su misura. Siamo cresciuti anno dopo anno sviluppando la figura di supporto esperto per la sicurezza nei luoghi di lavoro. Quali sono i servizi più richiesti dalle imprese che assistite?

Direi sorveglianza operativa in cantiere: dai servizi per i lavori in fune, fino agli spazi confinati. Quindi ambienti particolarmente pericolosi dove il rischio è maggiore. Valutiamo sul campo come si sviluppa 38

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e organizza il ciclo produttivo, per intercettare le possibili problematiche e fornire soluzioni tempestive, anticipando eventuali incidenti sul lavoro. Un’attività che sarebbe inutile senza una base formativa ben strutturata e specifica, che ricopre un ruolo fondamentale per prevenire gli infortuni. Non mi riferisco solo alle richieste obbligatorie collegate al decreto 81, ma anche all’individuazione di quelle competenze specifiche in materia di sicurezza che è necessario sviluppare proprio in base a quanto richiesto dalla stessa attività svolta nell’ambiente di lavoro. Quali opportunità vedi nel settore della sicurezza?

Mi appassiona soprattutto per il potenziale di sviluppo. È il periodo perfetto per crescere. Se nel passato la sicurezza era solo un costo, oggi la sensibilità collettiva è aumentata, generata purtroppo anche da terribili avvenimenti. Stiamo assistendo a un cambio radicale e culturale sul tema, ma oggi sono troppe poche le imprese che se ne interessano. C’è ancora troppo margine di miglioramento, un aspetto di crescita che lo valuto però positivo. Il cambio culturale è dettato anche dall’attenzione crescente a livello mondiale di determinati aspetti? Ad esempio, l’interesse maggiore verso strumenti come i bilanci di sostenibilità e i criteri Esg.

Certo. Nel bilancio di sostenibilità, ad esempio, se l’impresa ha pochi incidenti è un fattore premiante. Nelle multinazionali si percepisce anche di più quest’attenzione. Per le grandi aziende con tanti subcontrattisti che lavorano allo stesso momento, avere qualcuno che non è in grado di gestire la sicurezza è un problema. Infatti, un lavoro che ci viene richiesto spesso è livellare agli stessi standard di sicurezza le imprese che lavorano all’interno dei grandi appalti. Hai aperto filali in tutto il mondo e avrai notato diversi approcci al tema della sicurezza in base al Paese in cui ti trovi. Quali pregi e quali difetti riscontri nel mercato italiano rispetto al resto del mondo?


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Giovane, solo 27 anni, audace e intraprendente. Sono le caratteristiche che meglio descrivono Giulia Pedretti l’imprenditrice bresciana, precisamente di Rodengo Saiano, che con il suo talento si è guadagnata un posto nell’esclusiva lista di Forbes “30 under 30”, la walk of fame dei giovani talenti che con le proprie iniziative stanno cambiando il mondo. Per quanto inaspettato è in realtà un premio meritato e sul banco di prova i risultati parlano chiaro: la sua “creatura”, l’azienda Arteak, società che si occupa di sicurezza sul lavoro, conta, ad oggi, cento collaboratori, una sede principale a Londra e altre dislocate in tre continenti. Il viaggio nella terra inglese a soli 19 anni è stato la sliding doors per la carriera dell’imprenditrice franciacortina, che dopo uno stage fatto proprio presso l’azienda Arteak, ha colto l’occasione rilevandola e risollevandola dalle ceneri. La società si è specializzata in servizi di consulenza per i settori salute, sicurezza, ambiente, oli & gas, costruzioni, cantieristica, energia, reti di trasporto, petrolchimico, farmaceutico, telecomunicazioni e manutenzione di impianti. Tra i suoi clienti alcune tra le più grandi multinazionali nel mondo.

Non è una differenza legata al Paese, ma alla mentalità aziendale. Ho visto multinazionali più carenti di alcune piccole realtà, perché il responsabile dell’impresa era particolarmente attento al tema. Sono le persone che fanno la differenza. In Italia però si tende a parlare di un problema, ma non si procede mai attivamente per trovare una soluzione. Forbes ti ha inclusa nella lista dei “30 under 30” per un progetto specifico. Vuoi spiegarci quale?

Il progetto si chiama Smart, sfruttato soprattutto durante il periodo della pandemia in cui era difficile spostarsi e garantire anche la sicurezza. È un sensore di realtà assistita, che permette di collegare in simultanea attraverso una telecamera e un collegamento di Teams i lavoratori a distanza, interagendo poi tramite comandi vocali. La tecnologia sta cambiando il settore della sicurezza. Può migliorarlo e quali strumenti abbiamo a disposizione per farlo?

Sono tanti i vantaggi dell’utilizzo della tecnologia a favore della sicurezza. Anche noi negli ultimi quattro anni stiamo puntando. Ad esempio, abbiamo realizzato un braccialetto, Cosmotech, che controlla i parametri vitali dei lavoratori. Uno strumento utile su vari aspetti, dato che abbiamo molti tecnici che lavorano in condizioni climatiche estreme, come deserti o ghiacciai. Il braccialetto li tiene monitorati e permette di intervenire se hanno un malore. Stiamo ampliando anche altre capacità come la realtà aumentata per la formazione. Ritieni che la normativa sia un incentivo o un ostacolo per la cultura della sicurezza?

In Italia la normativa è caratterizzata dalla burocrazia che, se da un lato funge come regolatore degli adempimenti di base, dall’altro però risulta molto limitante. Infatti, le aziende spesso sono portate a rispettare in modo ligio gli obblighi previsti dal decreto 81, ma non è detto che bastino solo quelle misure per garantire la sicurezza in un ambiente di lavoro, magari ho bisogno di formarmi di più su altri aspetti non previsti dalla normativa. Quali potrebbero essere le soluzioni?

Ad esempio, far rivedere i decreti anche agli esperti e agli addetti ai lavori, perché possono individuare quell’aspetto che sfugge a chi non svolge l’attività sul campo. Ma ciò che occorre prima di tutto è un cambio culturale e di mentalità. Siamo in un sistema più punitivo che premiante, in cui si rispetta la sicurezza perché si ha paura delle ritorsioni, però non si premiano le imprese virtuose che si impegnano andando oltre il compitino richiesto. Questo non può avvenire finché non comprenderemo che la sicurezza è un vantaggio sia a livello umano che a livello economico. So che sei tornata in pianta stabile qui in Italia. Il tuo legame con Brescia è ancora molto stretto?

Dopo anni all’estero ho sentito la necessità di tornare a casa. Sono fissa in Italia dallo scorso anno e sono felice di poter per portare il know how appreso per svilupparlo anche nel mio Paese e nell’azienda di famiglia. Obiettivi e sogni per il futuro?

Aprire nuove filiali nel mondo concentrandomi soprattutto nei paesi arabi. Mentre, in Italia vorrei partire con un progetto di prevenzione nei luoghi di lavoro e sensibilizzare di più gli operatori sul tema della sicurezza. settembre/ottobre/2023

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economia

Un quadro bresciano incerto Si registrano segni di indebolimento e frena il mercato del lavoro

made in Brescia tira il freno e si concentra sulle sfide che l’ultima parte del 2023 preannuncia non indifferenti. Nel secondo trimestre di quest’anno l’attività produttiva dell’industria manifatturiera territoriale ha registrato una contrazione, andando così a interrompere la striscia positiva iniziata nel 2021: la variazione rispetto a fine marzo è pari a -1%, mentre l’evoluzione nei confronti dello stesso periodo del 2022 mostra un segno negativo (-0,4%), il primo dall’ultimo trimestre 2020 quando il sistema stava ancora fronteggiando le problematiche causate dalla pandemia da Covid-19. I segnali di indebolimento riscontrati nelle precedenti rilevazioni si sono quindi intensificati, andando addirittura a tradursi in una flessione dei volumi. La performance negativa sconta alcuni fattori di 40

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freno, tra cui spiccano, il generalizzato rallentamento dell’attività produttiva a livello mondiale, la sempre più debole dinamica della Germania, principale partner commerciale per la manifattura bresciana; ed ancora, la debolezza del commercio internazionale, l’inedito rialzo del costo del denaro, sulla scia delle misure da parte della Banca centrale europea, in chiave anti-inflazione. In tale contesto, buone notizie provengono dal costo degli input energetici, con le quotazioni del gas naturale che sono rientrate dai picchi sperimentati l’anno scorso. La dinamica emersa a livello locale è in coerenza con un contesto nazionale e internazionale divenuto, negli ultimi mesi, sempre più aspro per quanto riguarda il comparto manifatturiero. A seguito delle evoluzioni sopra indicate, il tasso acquisito, ovvero la variazione

media annua che si avrebbe se l’indice della produzione non subisse variazioni fino alla fine del 2023, è pari a +2%. Il quadro bresciano si inserisce in una situazione che vede il territorio regionale impegnato a resistere. I dati congiunturali elaborati da Unioncamere Lombardia, evidenziano per l’industria una variazione «zero virgola», dalla produzione al fatturato fino agli ordini interni ed esteri; solo il dato tendenziale del volume d’affari è in positivo (+1,9%). Il comparto artigiano registra una performance simile con una variazione nulla sul trimestre precedente, ma con un miglior risultato tendenziale (+1,1%). Le incertezze a livello generale incidono, nel Bresciano, anche sul fronte delle iniziative imprenditoriali. E trovano riscontro nei dati del secondo trimestre 2023 relativi alle im-


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In frenata a Brescia anche il mercato del lavoro

La performance negativa sconta alcuni fattori di freno, tra cui spiccano, il generalizzato rallentamento dell’attività produttiva a livello mondiale, la sempre più debole dinamica della Germania, principale partner commerciale per la manifattura bresciana prese: nel periodo analizzato emerge un saldo positivo tra aperture e chiusure di società pari a 686 realtà. Il risultato si conferma positivo, ma dal confronto con le precedenti rilevazioni risulta che da aprile a giugno 2023 sono state avviate 1.674 ditte, in calo del 3,2% su base annua. Sul fronte della mortalità d’impresa, sempre nel secondo trimestre,

Il secondo trimestre di quest’anno porta in dote un rallentamento degli avviamenti, a fronte di un’accelerazione delle cessazioni: sono 54.409 i nuovi contratti attivati tra aprile e giugno in provincia, a fronte di 53.277 interruzioni del rapporto di lavoro, per un saldo che rimane positivo per 1.132 unità. A farne le spese sono soprattutto i contratti permanenti (tempo indeterminato più apprendistato), che mostrano un saldo negativo di 1.640 unità (12.861 avviamenti e 14.501 cessazioni), mentre per i rapporti «flessibili» la differenza è in attivo per 2.772 contratti (41.548 nuovi rapporti, 38.776 terminati). Si registrano, però, anche un maggior numero di trasformazioni di contratti a tempo determinato in rapporti «senza scadenza»: è accaduto in 4.640 casi sulle 7.115 trasformazioni registrate, con una percentuale che supera il 65%. Come confermano i dati dell’Osservatorio del Mercato del lavoro della provincia di Brescia, il primo semestre dell’anno in corso rimane comunque in territorio positivo per quanto riguarda il saldo tra avviamenti e cessazioni: i primi sono stati 109.977, contro 97.349 interruzioni. La differenza è però inferiore rispetto ai dati relativi ai primi sei mesi del 2022, quando gli avviamenti in provincia erano quasi 7 mila in più e il saldo era stato positivo per oltre 15.500 unità. Permane e aumenta anche a livello territoriale la difficoltà espressa dalle aziende nel trovare la manodopera necessaria: nel periodo agostoottobre di quest’anno le ditte hanno previsto quasi 37 mila opportunità di occupazione (il 24% con contratti a tempo indeterminato o di apprendistato) a livello territoriale nei diversi settori dell’industria e dei servizi, ma in 51 casi su 100 - evidenzia l’indagine Excelsior rilanciata dalla Camera di commercio - sono stati prospettati problemi nel trovare i profili desiderati.

hanno cancellato la propria posizione dall’anagrafe camerale bresciana 988 società, in calo dell’1,9% su aprile-giugno 2022, ma in progressiva crescita guardando al valore minimo segnato nel 2020. In base all’analisi realizzata dal Servizio Studi della Camera di commercio territoriale, le dinamiche di nati-mortalità imprenditoriale del trimestre ap-

risultato bresciano è in linea col dato lombardo (+0,6%) e superiore a quello nazionale (+0,5%).

pena concluso hanno aumentato la base imprenditoriale rispetto al primo trimestre dell’anno dello 0,6%, però in leggera frenata nel confronto con il secondo trimestre dello scorso anno (-0,5%). Il numero delle società registrate al Registro Imprese dell’ente camerale di Brescia si attesta a 118.986 unità. Dal confronto territoriale è evidente che il

Un ulteriore segnale arriva dal fronte della Cassa integrazione, che nel bresciano resta su livelli di guardia. Le preoccupazioni delle aziende e dei lavoratori bresciani non sono andate «in vacanza»: a luglio l’Inps ha autorizzato in provincia 1,499 milioni di ore di Cassa, il terzo dato più alto del 2023 dopo i 2 milioni di ore di marzo e gli 1,75 milioni di ore di gennaio. Il mese considerato risulta in crescita sia su giugno (1,46 mln di ore; +2%) che a livello tendenziale, con un +188% guardando alle 519 mila ore di un anno prima. Brescia, solo nel mese di aprile, è scesa sotto il milione di ore, mantenendosi costantemente vicino (o sopra) la soglia del milione e mezzo di ore.

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edilizia del futuro

Dihcube

e l’impresa di costruzione Angelo Luigi Camillo Ciribini Università degli Studi di Brescia

Dihcube è lo European Digital Innovation Hub (Edih) che ha come principale promotore Ance, a cui aderisce anche l’Università degli Studi di Brescia, oltre a molti altri partner di diversa natura. È co-finanziato dalla Commissione Europea e dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy.

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a sua estensione geografica, relativa all’intero territorio nazionale, e la corrispondente correlazione con altri analoghi Edih siti in altri Paesi del continente (Stati membri dell’Unione Europea), ne fa un soggetto dotato di potenzialità rilevanti per supportare la transizione digitale e per abilitare la trasformazione digitale del settore della costruzione e dell’immobiliare in Italia, sia sul versante della domanda, pubblica e privata, sia su quello dell’offerta. La principale destinataria di tali azioni di sostegno, in gran parte senza oneri per questi, è la micro e la piccola organizzazione, committente, professionale e imprenditoriale, che permea capillarmente il tessuto del mercato italiano (e non solo). Le misure che Dihcube può porre in essere sono molteplici: tra queste figurano la informazione, la formazione, la dimostrazione delle tecnologie, l’affiancamento per favorire l’acquisizione di provviste finanziarie destinate alla ricerca e sviluppo, il coinvolgimento di start up innovative, e così via. Se ci si riferisce, poi, specificamente all’impresa di costruzione, di là dei contenuti che Dihcube possa proporre nel dettaglio, occorre avviare una riflessione sulle finalità della digitalizzazione e sulle precondizioni che essa implichi. È chiaro, infatti, che occorra, prima di tutto, distinguere tra imprese che operino in settori specialistici o che fungano da contraenti complessivi, che agiscano nell’ambito edilizio o infrastrutturale,

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che si muovano in contesti provinciali, nazionali o sovranazionali. Molte altre distinzioni sarebbero necessarie per evitare di avanzare riflessioni generiche e, dunque, assai poco utili, o poco mirate, ma, guardando al mercato atomizzato e parcellizzato, ancorché connesso in reti spesso informali di entità, è possibile avanzare poche, ma sperabilmente fondate, osservazioni. Bisogna, anzitutto, allontanarsi dal convincimento che la digitalizzazione sia un processo ineluttabile, nel senso che essa sia certamente inevitabile, ma che, altresì, serva domandarsi quali finalità e quali esiti siano da attendersi dalla medesima. Il primo passo, spontaneamente, può partire dal ricorso agli strumenti, al fine di cercare di razionalizzare e di ottimizzare i processi analogici convenzionali. A parte il fatto che tali dispositivi siano ormai eterogenei, dal sempre menzionato Building Information Modeling all’Artificial Intelligence, dall’Internet of Things alle diverse Reality, e così cantando, essi sono sostanzialmente onerosi (in che misura per le Mpmi?) e implicitamente richiedono di essere messi a sistema. Ben difficilmente, infatti, le tecnologie, prese a se stanti, sono in grado individualmente di garantire adeguati ritorni sugli investimenti, in qualità di soluzioni puntuali ed estemporanee, persino decontestualizzate. O, per lo meno, esse dovrebbero collocarsi coerentemente entro metodologie idonee. Ecco, allora, che si profila la prima necessità per l’Edih: mettere a disposizione programmi informativi e formativi che consentano di posizionare i dispositivi entro architetture di flussi informativi efficaci. Qui, tuttavia, sorge la prima questione inerente al fatto che l’obiettivo finale non possa che stare o meno nel rendere migliori processi e procedure tradizionali, senza incidere sullo stato consolidato delle prassi. Si tratta di una opzione per certi versi scontata, date le caratteristiche strutturali del mercato, ma che vede insito il rischio connesso a un disequilibrio tra risultati attesi e prestazioni con-


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seguite, poiché tali processi mal si coniugano con le logiche di un’autentica digitalizzazione. Al contempo, però, processi governati direttamente attraverso i dati paiono piuttosto lontani dall’orizzonte delle Mpmi e, comunque, comportano la riconfigurazione degli ordinamenti giuridico-contrattuali, la cui riscrittura è ipotizzabile solo nel medio-lungo periodo, ammesso che lo sia. Non si può, d’altronde, immaginare che anche una sia pur circoscritta transizione digitale possa eludere aspetti trasformativi che vertano sulle catene di fornitura e sulle catene del valore. In altre parole, immaginare che un approccio digitale possa esitare in maniera indolore, lasciando inalterato il carattere del mercato attuale, già, peraltro, assai diverso da quello di pochi lustri fa, appare poco probabile. Il punto è che la posta in gioco risiede nella mutazione della identità delle imprese: ad esempio, nella direzione di approcci meno antagonistici e più collaborativo con gli altri attori o nella evoluzione dalla offerta di beni materiali a cespiti cyber-fisici, dall’universo del prodotto a quello del servizio. Come sopra affermato, la digitalizzazione vera e propria comporterebbe una maturità digitale da parte degli operatori, non solo di quelli economici, come, appunto, le imprese di costruzione, tale da abbandonare i documenti per concentrarsi sui dati, ma, a parte ciò prima ricordato, sarebbe irrealistico pensare che un tessuto così analogicamente frammentato possa conseguire un simile scopo nel prossimo avvenire e darebbe per scontato una pre-

parazione culturale e operativa in materia di ingegneria dell’informazione e delle comunicazione irreperibile. Alla luce delle considerazioni che precedono, vi sono due possibili direttrici praticabili: la prima, intrinseca, consiste in un paziente e incrementale lavoro maieutico di esplicitazione e di acculturamento sui processi digitalizzati, a cui affiancare una progressiva introduzione di dispositivi e di tecnologie, entro programmi di condivisione della formazione e dell’investimento (sul capitale strumentale e, soprattutto, su quello umano); la seconda, più estrinseca, dovrebbe risalire dalla rivisitazione delle strutture imprenditoriali, in primis dal punto di vista dimensionale e, secondariamente, da quello gestionale. È palese, in effetti, che le innovazioni digitali abbiano trovato un terreno fertile laddove gli aspetti organizzativi e gestionali siano stati ben radicati precedentemente. Per questa ragione, sarebbe auspicabile che, prodromicamente alla implementazione dei metodi e degli strumenti della digitalizzazione si iniziasse tempestivamente a discutere apertamente della gestione del cambiamento nelle Mpmi. Non sappiamo se veramente la digitalizzazione sia questione di vita o di morte, ma se lo fosse, essa rimarrebbe sicuramente irrisolta in assenza di un ripensamento intenso della struttura delle imprese di costruzione e delle loro catene di fornitura. Secondo questa prospettiva, Dihcube non potrebbe porsi solo come catalizzatore dei processi digitali, ma dovrebbe fungere anche da abilitatore del ripensamento del sistema imprenditoriale stesso, in termini espliciti di strategia industriale. Il maggior rischio che corre la digitalizzazione è quello di rimanere incompiuta in mezzo al guado, a causa di criticità a essa estranee, tanto più in considerazione del nuovo sistema valoriale, basato su cir-

colarità, resilienza e sostenibilità. Ciò varrebbe ancor maggiormente se Dihcube, in virtù della propria rappresentatività, potesse contribuire alla costituzione di un portale nazionale in materia. In definitiva, per l’impresa di costruzione, la posta in gioco sta nel conservare un ruolo di protagonismo, non di terzismo, e di porre il settore, nello spazio europeo dei dati, a livello dei settori dell’autoveicolo e dell’aerospazio. Dihcube può svolgere un ruolo primario in questa sfida, ma bisogna che le premesse siano condivise da tutti i soggetti interessati. Resta sullo sfondo il fatto che, molto probabilmente, vi sia già un numero di imprese di costruzione, di diversa natura e dimensione, che abbiano già avviato investimenti, più o meno significativi, per la digitalizzazione. A questo proposito, sarebbe importante disporre di un censimento in tale direzione, almeno per quanto riguarda territori, come quello bresciano, in cui non solo l’Università degli Studi di Brescia, ma anche ESEB, all’interno dell’ITS Academy «I Cantieri dell’Arte», stanno mettendo a disposizione del tessuto imprenditoriale risorse umane specializzate. Bisogna, però, domandarsi quanto le motivazioni principali che animano questi investimenti siano dettate da una consapevolezza adeguata, quella che vorrebbe indurre, appunto, DIHCUBE, da atteggiamenti reattivi in relazione a richieste esogene oppure per seguire tendenze di mercato genericamente avvertite. La maturità digitale, in definitiva, è il punto saliente per evitare che gli investimenti sulla digitalizzazione non sortiscano gli effetti sperati.

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bilancio di sostenibilità La rendicontazione della sostenibilità aziendale Bilancio di sostenibilità, Gri ed Esg. Una guida al glossario per la misurazione dei dati di sostenibilità dell’impresa Negli anni ‘70, l’Europa e il mondo intero hanno iniziato a prendere coscienza del fatto che il concetto di sviluppo, inteso solo come crescita economica, aveva il potenziale per distruggere rapidamente i sistemi naturali del pianeta. Questa consapevolezza ha portato a un cambiamento di prospettiva fondamentale, culminato nella concezione di sviluppo sostenibile, in cui il progresso degli Stati è visto come l’unione indissolubile di tre componenti essenziali: economica, ambientale e sociale

di Valentina Epifani

N

el 1987, la Commissione Indipendente sull’ Ambiente e lo Sviluppo ha fornito una definizione ampiamente accettata del concetto, affermando che “l’umanità ha la possibilità di rendere sostenibile lo sviluppo, cioè di far sì che esso soddisfi i bisogni dell’attuale generazione senza compromettere la capacità delle generazioni future di rispondere ai loro”. Al centro di questa definizione risiede l’importanza dell’equità intergenerazionale, che riconosce che le generazioni future hanno gli stessi

diritti di quelle attuali. Tuttavia, anche se in modo implicito, si fa riferimento all’equità all’interno delle generazioni stesse, considerando le disparità tra individui appartenenti a diverse realtà politiche, economiche, sociali e geografiche. In questa prospettiva, la sostenibilità non è un obietti-

vo statico, ma un processo in evoluzione che richiede l’integrazione continua delle tre dimensioni fondamentali dello sviluppo: ambientale, economica e sociale. La sostenibilità ambientale implica la capacità di preservare l’ambiente come fornitore di risorse, destinatario di rifiuti e fonte diretta di utilità. Questo aspetto è cruciale per valorizzare il territorio mentre si preserva e rinnova il patrimonio naturale.

La sostenibilità economica, d’altra parte, si riferisce alla capacità di un sistema economico di generare crescita a lungo termine, compreso il reddito e l’occupazione per la popolazione. Infine, la sostenibilità sociale è definita dalla capacità di garantire il benessere umano, inclusa la sicurezza, la salute e l’istruzione, distribuiti equamente tra le diverse

classi e generi della società. In sintesi, lo sviluppo sostenibile è un principio etico e politico che richiede l’armonizzazione delle dinamiche economiche e sociali con il miglioramento delle condizioni di vita e la conservazione delle risorse naturali per le generazioni future. La rendicontazione non finanziaria è diventata uno strumento essenziale per comunicare questo impegno agli stakeholder e per garantire un futuro migliore per tutti.

Bilancio di sostenibilità e rating esg Il bilancio di sostenibilità è lo strumento contabile, pubblicato annualmente, che riflette la situazione finanziaria, economica e sociale di un’azienda e ha l’obiettivo di informare gli stakeholder sui risultati generati durante l’attività rispetto alla responsabilità sociale d’impresa. Il documento è rivolto a tutti coloro interessati all’impresa tra cui dipendenti, fornitori, clienti, comunità locali, media, investitori e finanziatori. Non esiste un insieme di norme contabili universali per la preparazione del bilancio di sostenibilità. Tuttavia, ci sono linee guida e standard volontari, come quelli forniti dal Global Reporting Initiative (GRI), che molte aziende seguono per migliorare la coerenza e la comparabilità dei loro bilanci di sostenibilità. Tali elementi forniscono un quadro dettagliato per la rendicontazione, offrendo principi guida fondamentali per la comunicazione che sono: necessità di una rendicontazione trasparente e accurata, informazioni di contesto sull’organizzazione e sulle sue pratiche di rendicontazione di sostenibilità e indicazioni sulla gestione e sugli impatti dei temi che fanno riferimento agli aspetti economici, ambientali e sociali. Oltre a questi standard di base, ci sono una serie di principi guida che aiutano a definire

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bilancio di sostenibilità

Il calcolo della sostenibilità: Kpi e Gri I Kpi sono indici di performance che tengono sotto controllo lo svolgimento di un determinato processo aziendale. Sono collegati ad una variabile quantitativa o qualitativa che procura informazioni significative, sintetiche, critiche e prioritarie. Critiche perché sulla base di esse il management definisce le proprie scelte. Sintetiche in quanto espresse da una variabile semplice o composta. Significative poiché rappresentano i fenomeni aziendali alle quali si riferiscono. E infine prioritarie per via della loro natura irrinunciabile nelle fasi di pianificazione e controllo a tutti i livelli da quello strategico a quello operativo. La realizzazione di un efficace sistema di misurazione della performance e la definizione degli indicatori deve scaturire da un processo finalizzato a stabilire gli obiettivi e identificare i fattori critici. Infatti, la definizione dei Kpi e dei temi di maggiore interesse in termini di sostenibilità per le imprese sono proprio il punto di partenza per lo sviluppo di un valido report. Per fare ciò ci si appoggia a organizzazioni internazionali di standardizzazione, tra cui la Global reporting iniziative. Il Gri è un quadro di reporting che fornisce linee guida dettagliate per la rendicontazione di una vasta gamma di indicatori relativi all’ambiente, al sociale e all’aspetto economico delle attività di un’organizzazione. È dunque più orientato alla comunicazione e alla trasparenza dei dati. Viene utilizzato dalle aziende e organizzazioni per produrre rapporti di sostenibilità e informare gli stakeholder in maniera dettagliata sui risultati rispetto a tali materie. Può anche essere utilizzato per scopi di conformità normativa e per migliorare la gestione interna della sostenibilità.

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Un punteggio Esg è una valutazione che stabilisce la sostenibilità di un’azienda nella conduzione degli affari. una rendicontazione di sostenibilità efficace a partire dall’accuratezza delle informazioni fornite, che devono essere sufficientemente dettagliate da consentire agli stakeholder di valutare le performance dell’organizzazione in modo affidabile. I dati riportati devono, inoltre, riflettere sia gli aspetti positivi che quelli negativi della performance dell’organizzazione, consentendo una valutazione equilibrata generale. Tutte le informazioni raccolte devono essere presentate, selezionate, elaborate e soprattutto accessibili a tutti i soggetti interessati, i quali devono avere la possibilità di fruirle in qualsiasi momento e fare eventuali comparazioni anche con altre organizzazioni. Infine, occorre rispettare anche i principi di affidabilità accertandosi che i dati raccolti siano di qualità e comunicarli in modo tempestivo, con cadenza periodica, per far sì che gli stakeholder possano prenderli in considerazione

quando assumono decisioni importanti. Il rating Esg invece è un quadro di valutazione attraverso il quale sono analizzati e misurati in modo sistemico gli aspetti legati a questioni di sostenibilità di una azienda. Il rating, infatti, fornisce una informazione di sintesi, attribuendo un punteggio in base: al grado di conformità con le direttive internazionali sull’impatto ambientale generato dall’attività economica, al rispetto dei valori sociali, agli aspetti legati alla governance societaria e al grado di rischio cui una società è sottoposta in relazione a tali fattori. Nel caso dei rating e degli score creditizi strettamente finanziari esistono misure osservabili e comunemente riconosciute che sono stimate entro un orizzonte temporale definito. Viceversa, per i rating e gli score Esg, in tal caso le grandezze osservabili sono molteplici, sia di natura quantitativa sia qualitativa. Un punteggio Esg è una valutazione che stabilisce la sostenibilità di un’azienda nella conduzione degli affari. Se è favorevole può spingere gli investitori a supportare un’azienda piuttosto che un’altra nello stesso settore, perché vedono i valori dell’azienda come allineati ai propri, considerandola sufficientemente protetta dai rischi futuri associati a problemi come l’inquinamento o la cattiva governance aziendale.


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Superbonus uperbonus 110% e altre agevolazioni agevolazio l eddilizie edilizie li e Network ork & Knowledge Knowledg , societàà tra professionisti professionist p iscritta all’Albo all Alboo dei Dottori Commercialisti e degli g Esperti p Contabili, C ha stretto etto da alcuni anni una partnership con Ance Brescia per aiutare, utare insieme all all’Associazione Associazione costruttori, costruttori le imprese edili meno strutturate a gestire, gestire per conto dei loro Committenti, mittenti contratti di appalto aventi ad oggetto og interventi enti associati alle agevolazioni edilizie (Superbonus (Superb 110% % per efficientamento energetico e intervent interventi interv antisismici, smici recupero del patrimonio al 50% e interventi interve di riqualificazione lificazione energetica al 50-65%). 50 50-65%) In meno eno di due anni di collaborazione con Ance Brescia, NK N ha seguito eguito più iù di 2.000 2 000 pratiche, i h nelle ll qualili ha h affiancato ff l le Imprese rese curando gli aspetti fiscali, legali e finanziari fi dell intera operazione, dell’intera i partendo d dall’analisi dall d ll’analisi li i dell’intervento dell dell’interv d ll’iintervento fino alla pratica ti di cessione i del d l credito, dit il tutto t tt in i stretta stre collaborazione aborazione i con i tecnici t i i incaricati i i ti del d l proge progetto. pr tt NK si propone infatti in i f tti come soggetto ggetto tt di riferimento rif if i unico unic ico, d'intesa ntesa con Ance Brescia Brescia,, per p le Imprese p men meno strutturate utturate urate assistendole in tutto il processo: p 1)) nell’analisi nel di pre-fattibilità fattibilità bilità iniziale per p la verifica dell’esistenza de delle condizioni ndizioni zioni richieste dalla normativa in vigore g per p accedere ac ad unaa o più agevolazioni edilizie, edilizie con la conseguente conseguen stima del risparmio sparmio fiscale potenziale; 2) nella predisposizion predisposizione predisposiz della contrattualistica con i Committenti e le Imprese Impre subappaltatrici; ltatrici; 3) nella richiesta di affidamenti bancari per soddisfare isfare le esigenze finanziarie del cantiere; 4) nella ne

gestione estione dello sconto in fattura (modalità tecniche tecni e fatturazione); tturazione); ) 5)) nella ll richiesta i hi a Istituti I i i Bancari Banca B i o a Poste os e Italiane aliane di plafond l f d per l’acquisto ll’acquisto i del d l credito di originato i i da dalla sconto onto in fattura; f 6) nell nell’assistenza ll’assistenza i all caricamento i di d tutta tu la documentazione t i sulla ll piattaforma i tt f dell’Istituto dell d ll’IIstituto tit t Bancario; Bancar B 7) nella pratica ti di cessione i del d l credito dit successiva succes i allo l sconto nto in fattura f tt e all rilascio il i del d l visto i t di conform conformità. conff ità NK ha permesso p cosìì a numerose Imprese, I p , in i molti molt casi prive p ve di un proprio p p apparato pp tecnico te e amministrativo, strativo, di concentrarsi su quello q che meglio meg m g sa fare, ovvero la realizzazione dell’interve dell’intervento, dell’intervento potendo contare su un Partner “a portata p di mano” ma che si è occupato per lei di tutti gli aspetti burocratici tici legali allo sconto in fattura e alla al successiva uccessiva siva cessione del credito. credi credito TTuutte le competenze integrate della nostra Società sono son infatti nfatti messe al servizio delle Imprese per governare gover a 360 gradi le procedure di ottenimento del beneficio ben fiscale scale a e per e assisterle st inn ogni problematica p m che c potrebbe potreb t emergere mergere nelle varie fasi dell dell’intervento dell’intervento, intervento, potendo contare conta suu interlocutori “aa presa diretta dire ”,, inn grado di dare da risposte isposte sposte “in in tempo reale reale” re .

Chii fosse interessato i t t aii servizi i i NK puòò fin fi da d ora contattare contattar t t in Ance Brescia B i il Rag R . Enrico i o Massard Massardi M (enrico.massardi@ancebrescia.it rico massardi@ancebrescia it - 030 399133), 399133) oppure pure il Dott. Dott Nicolò Marini, Marini responsabile del T Teeam Superbonus in NK K (bonus@n-k.it nus@n-k @ it - 030 983333) 983333


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incontri

Marcello Peli BRESCIA INFRASTRUTTURE SRL, SOCIETÀ IN HOUSE DEL COMUNE DI BRESCIA, SI CARATTERIZZA, PER IL SUO RILEVANTE PATRIMONIO TECNICO E IMMOBILIARE, PRINCIPALMENTE COSTITUITO DALLA METROPOLITANA LEGGERA AUTOMATICA CITTADINA. SE LA MOBILITÀ RESTA IL CORE BUSINESS, IL SUO ASSET AZIENDALE DI SOCIETÀ DI INGEGNERIA L’HA PORTATA AD OCCUPARSI DI INTERVENTI STRATEGICI DI RIGENERAZIONE URBANA, RIQUALIFICAZIONE AMBIENTALE E PROGETTAZIONE. BRESCIA INFRASTRUTTURE È TRA LE PRIME 500 IMPRESE BRESCIANE CON UN FATTURATO DI 22 MILIONI, UN PATRIMONIO DI 800 MILIONI E UN PIANO DI INVESTIMENTI PER IL PROSSIMO TRIENNIO DI OLTRE 40 MILIONI.

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Conosciamo il presidente di Brescia Infrastrutture

Uno strumento efficace e dinamico a servizio dello sviluppo e della rigenerazione della città di Adriano Baffelli

Tra l’immenso spazio degli Spedali Civili, uno dei vanti della Leonessa, e la zona, in crescita, dell’università e della ricerca, a due passi dal nastro d’asfalto della Triumplina, collegamento tutt’altro che agevole tra la città e uno dei suoi retroterra più dinamici ed operosi, la Valtrompia regno di qualsivoglia manufatto d’acciaio o realizzato con leghe metalliche varie: pentole, posate, maniglie, rubinetti, sifoni e l’elenco potrebbe continuare sorprendendo chi — probabilmente pochissimi — non conosce la multiforme capacità produttiva degli opifici sorti nei secoli lungo il Mella e in Valgobbia, insomma all’inizio, uscendo dalla città, della direttrice per le fabbriche e le officine dai mille record e dell’infinito know-how, si trova la sede di Brescia Infrastrutture. Una palazzina ordinata e razionale, metafora degli interventi all’insegna di altrettanti razionalità e ordine per disegnare o, meglio, ridisegnare strutture, aree e luoghi dell’apparente immutabile Brescia. La società gestisce un consistente patrimonio immobiliare e infrastrutturale, ad iniziare dalla Metropolitana Leggera Automatica, che a marzo ha festeggiato il primo decennio di esercizio. Presidente Peli, Brescia Infrastrutture — ne parliamo in altro spazio della rivista — per la riqualificazione ambientale della cava “Ex Nuova Beton” ha vinto uno dei Premi nazionali Oice 2023. Ci racconta, oltre alla soddisfazione, la genesi del progetto? Il premio ha un valore importante perché intende sottolineare, oltre alla qualità del lavoro svolto da Brescia Infrastrutture per il Comune di Brescia, anche il valore stra-

tegico del riutilizzo degli spazi industriali dismessi attraverso la “rinaturalizzazione” dei luoghi. Il progetto parte dall’esigenza di intervenire con piani di recupero ambientale nella gestione dei bacini una volta conclusa l’attività estrattiva, in questo caso recuperando fondi dall’operatore privato in fallimento attraverso le polizze fidejussorie a favore del Comune. Nel 2020 il Comune ci ha affidato l’intervento di rinaturalizzazione conseguente all’attuazione di previsioni urbanistiche precise, incentrate sulla trasformazione di tutti gli ambiti estrattivi, collocati nella zona di Sant’Eufemia e caratterizzati dalla presenza di attrezzature industriali e lasciti delle attività di escavazione, in una grande area verde di rigenerazione ambientale della città di Brescia. Abbiamo così provveduto al ripristino delle sponde, alla realizzazione di percorsi pedonali e piste ciclabili, alla pulizia e riorganizzazione della vegetazione. Le opere di particolare rilevanza sono poi risultate: il ponte di collegamento delle due sponde del lago, struttura in acciaio e legno che ha acquisito, per la pregevolezza architettonica, un’importanza che potremmo definire “iconica”, caratterizzando anche in maniera formale tale tipo di progetto; e gli interventi di bonifica ambientale. I lavori, che hanno previsto un investimen-

to di circa un milione di euro, si sono conclusi con una assai partecipata inaugurazione, e il plauso delle associazioni ambientalistiche e della cittadinanza, nel dicembre 2021. Un’opera che rappresenta un fondamentale contributo alla sempre più ampia configurazione del parco urbano delle cave. Rigenerazione ambientale e urbanistica driver del futuro prossimo? La rigenerazione ambientale e la rigenerazione urbanistica ormai sono degli orientamenti consolidati all’interno delle politiche di gestione del territorio. E devono trovare una sempre più importante attuazione attraverso gli strumenti di programmazione urbanistica delle città. Il cambiamento climatico e lo stato del costruito negli ambienti urbani richiedono infatti di concentrare risorse e sforzi progettuali non più su politiche di espansione indiscriminata della città, che peraltro riducono il suolo agricolo e quindi determinano una alterazione dell’equilibrio ecosistemico complessivo, ma rivolgendo massima attenzione al riuso e alla rigenerazione del costruito. Una rigenerazione che diventa elemento fondamentale in primis perché contribuisce al recupero di porzioni degradate della città che hanno perduto determinate funzioni, pensiamo ad esempio ai siti

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Nata ad Asola, in provincia di Mantova sotto il segno dell’ariete, ENato nel 1973, sposato con Emanuela, Marcello Peli è padre di due figli, Sofia e Riccardo. Si è laureato in Ingegneria Civile nel 2000 all’Università degli Studi di Brescia, ove dal 2001 al 2002 è stato assistente al corso universitario di Tecnica Urbanistica. Dal 2000 svolge la libera professione, iscritto all’Ordine degli Ingegneri di Brescia. Dal 2003 al 2006 è stato consulente ad

Brescia Infrastrutture nasce per occuparsi del patrimonio infrastrutturale afferente alla mobilità, in particolare alla metropolitana e ai parcheggi in struttura. Ha sviluppato negli anni un piano investimenti che ha raggiunto nel 2023 i 45 milioni di euro per opere e progetti in corso di realizzazione o già realizzati

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incarico in materia di Valutazione di Impatto Ambientale della Provincia di Brescia, Settore Assetto del Territorio. Dal 2008 è socio fondatore dello studio associato Studio Artec – Architettura, Urbanistica Ingegneria, al quale ha dato vita con quattro colleghi, con il ruolo di responsabile del settore delle infrastrutture e della progettazione urbanistica. Sin dal liceo nutre una forte passione per l’impegno

industriali dismessi o al tema, particolarmente caldo in questo periodo, del recupero di spazi appartenenti al demanio. Mi riferisco, in particolare, alle caserme, numerose nella città di Brescia, che potrebbero acquisire funzioni importanti. Un intervento non solo rigenerativo, ma che consente anche di intervenire sul patrimonio costruito oggi assai obsoleto. Infatti, larga parte del patrimonio costruito italiano è antecedente agli anni 70/80 e perciò non rispondente a logiche di resistenza antisismica o di efficienza energetica. Per far fronte ai cambiamenti climatici attraverso comportamenti più virtuosi nel consumo dei combustibili fossili, è del tutto evidente la necessità di riqualificare il tessuto urbano costruito. Ma anche di pensare a come rendere questi spazi, spesso densamente costruiti, più vivibili da un punto di vista delle variazioni climatiche. Un clima che muta e genera delle profonde variazioni anche nelle condizioni meteorologiche. Quindi rigenerare dal punto di vista ambientale significa certamente fare degli interventi più sostenibili dal punto di vista del risparmio energetico, ma anche intervenire per aumentare gli spazi verdi all’interno del tes-

sociopolitico: dal 2009 al 2014 è stato assessore alla Pubblica Istruzione e Attività sportive del Comune di Passirano e, sempre per lo stesso Comune, dal 2014 al 2019 è stato assessore e vicesindaco con delega all’Urbanistica, Opere pubbliche e manutenzione del patrimonio. Dal 2020 è presidente di Brescia Infrastrutture

suto urbano già costruito, con interventi che recuperino parte delle zone che dismettono delle funzioni di natura insediativa. Penso ai siti dismessi, come nel caso già citato della Nuova Beton, o anche a quegli ambiti urbani che prevedevano una scarsa presenza di verde e che sono rimodulabili con una presenza arboreo vegetale più consistente. Oltre all’intervento sul Parco delle cave di Buffalora e San Polo, quale o quali altri progetti di Brescia Infrastrutture considera particolarmente rilevanti? Rispondo alla domanda con una riflessione su progetti o opere di particolare rilievo per la città sviluppati dalla società negli ultimi anni. E inizierei dicendo che Brescia Infrastrutture nasce per occuparsi del molto rilevante patrimonio infrastrutturale afferente alla mobilità. In particolare, alla metropolitana e ai parcheggi in struttura. E ha sviluppato, negli anni, un piano investimenti sempre più rilevante, che ha raggiunto nel 2023 i 45 milioni di euro per opere e progetti in corso di realizzazione o già realizzati. E che hanno riguardato modifiche consistenti nel sistema della mobilità cittadina. I più importanti, certamente, sono stati


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nnn Il Consiglio di Amministrazione di Brescia Infrastrutture: a sinistra il vicepresidente Claudio Buizza, al centro il consigliere Mara Bergomi e a destra il presidente Marcello Peli

quelli relativi all’asse viario di via Milano, in cui la società da me presieduta ha progettato la riqualificazione funzionale della via. La sua attuale fisionomia come infrastruttura per la mobilità è caratterizzata non solo dalle carreggiate veicolari, ma anche dalle presenze di piste ciclabili, nuovi marciapiedi e la significativa revisione della presenza dei parcheggi collocati in ambiti specifici. Di grande rilievo anche l’intervento progettato e realizzato del sottopasso ferroviario di vie Rose che, grazie a quest’opera, ha potuto acquisire un’importanza funzionale di accesso alternativo alla città. Ed è stata in grado di decongestionare la presenza di auto e veicoli in ingresso alla città su via Milano. Un intervento molto rilevante anche dal punto di vista economico, quasi cinque milioni di euro e che ha inoltre consolidato le competenze ingegneristiche della società, in quanto opera complessa sia nella ristruttu-

razione del ponte e del sottopasso, sia nella realizzazione delle strutture geotecniche per la presenza di edifici interferenti con la realizzazione dei lavori. Inevitabile poi citare la riqualificazione funzionale dell’autostazione cittadina, in cui si sono investiti un paio di milioni di euro, al fine di rivedere l’organizzazione degli spazi di attracco degli autobus e consentirne quindi un utilizzo più funzionale. Un accesso meno pericoloso per gli utenti e in grado sostanzialmente di aumentare il numero di attracchi all’autostazione da parte del trasporto extraurbano. Questa configurazione consentirà tra l’altro di dismettere l’autostazione in via Togni, con riqualificazione di quell’area, e quindi di unificare l’hub di approdo del trasporto extraurbano in un unico punto. E, infine, ulteriore intervento rilevante nell’ambito della mobilità, la realizzazione del cosiddetto parcheggio scambiatore del Prealpino. Non un semplice parcheggio scambiatore, ma piuttosto un vero e proprio hub di interscambio. Un’infrastruttura molto importante per il suo valore economico di investimento di circa 15 milioni di euro, ma soprattutto rilevante per il ruolo strategico di svi-

luppo della mobilità pubblica cittadina. L’incremento dei posti auto del Prealpino attraverso un parcheggio che passa dai 400 ai 1000 stalli, ma anche la collocazione di un hub di approdo del trasporto pubblico su gomma extra locale, consentirà di incrementare il numero di passeggeri della metropolitana e quindi di ri-

di Brescia. È previsto un significativo aumento, quasi nella dimensione di quello portato dalla metropolitana leggera automatica (circa 20 milioni di passeggeri/anno), degli utenti del trasporto pubblico locale. Ed è evidente che l’aumento dei passeggeri del trasporto pubblico locale genererà, di conseguenza, una riduzione della presenza del Un ruolo molto importante traffico urbano privato e cittasulla città verrà svolto dino: il traffico, certamente dalle opere di per capirci, delcompletamento del tratto le automobili. dell’alta velocità ferroviaria Inoltre, da un che proviene da Milano, punto di vista attraversa Brescia e infrastrutturale, un ruolo molto raggiungerà Verona importante sulla città verrà durre il numero di ingressi del svolto certamente dalle opere traffico privato e degli autobus di completamento del tratto del trasporto extraurbano aldell’alta velocità ferroviaria l’interno della città. che proviene da Milano, attraDal punto di vista degli interversa Brescia e raggiungerà venti infrastrutturali quali soVerona. Anche in questo caso ci saranno evidentemente dei no le principali opere che sabenefici sulla interconnessioranno realizzate nella nostra ne dei territori, fra ambiti citcittà nei prossimi anni? tadini e regionali. Per compleÈ indubbio che ciò che camtare la riflessione è però opbierà in maniera significativa portuno sottolineare altre inil trasporto pubblico cittadino frastrutture che cambieranno sarà la realizzazione del tram. sicuramente le abitudini e i Il tram è un’infrastruttura delservizi offerti all’interno della la mobilità che avrà un impatcittà e che sono transitati per to molto importante sulla città

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incontri

Campus Edilizia Brescia nasce come un luogo di confronto tra diversi attori, pubblici e privati, interessati alle politiche di sviluppo e di programmazione urbanistica della città di Brescia

Brescia Infrastrutture. Intanto mi permetto di segnalare la realizzazione di una infrastruttura di natura culturale importante, progettata da Brescia infrastrutture: il teatro Borsoni. Un teatro con capacità di oltre 310 posti e grande qualità architettonica. Un investimento sulle infrastrutture culturali della città in un ambito cittadino, il Comparto Milano, oggetto di un importante intervento di riqualificazione urbanistica. Qui, infatti, sono stati congegnati e strutturati una serie di interventi che hanno riguardato la mobilità, i servizi pubblici e altri interventi realizzati dai privati su edifici di valore collettivo. Questa opera, in quest’area, renderà più attrattiva questa zona, anche dal punto di vista degli eventi culturali in un luogo, peraltro, di grande valore architettonico. Infine, ci sono i grandi interventi per le infrastrutture sportive. Brescia Infrastrutture, infatti, è stata individuata come soggetto attuatore di due importanti impianti sportivi cittadini che configureranno la cosiddetta Cittadella dello sport, collocata a San Polo. Il nuovo Palaindoor di atletica leggera, un impianto coperto di valenza nazionale (secondo in Italia dopo quello di Ancona), in grado di contenere oltre mille posti sulle tribune, con una pista ad anello coperta di 200 metri con al centro la pista di velocità da 60 m , e inoltre, opera sempre finanziata in parte attraverso il Pnrr, l’impianto di allenamento e di pre52

parazione per la nazionale di ginnastica artistica femminile che sorgerà sempre nelle vicinanze del Pala-indoor di atletica leggera a San Polino. Una scelta quest’ultima molto legata alla storia sportiva cittadina e in particolare ai successi sportivi della campionessa bresciana Vanessa Ferrari. Ingegner Peli, quali sono le sue considerazioni sulla filiera edile bresciana, soprattutto se la compara con quella di altre città? Rispondo alla sua domanda facendo alcune considerazioni sul ruolo del settore delle costruzioni e delle infrastrutture per lo sviluppo economico e sociale della città o dell’economia. È indubbio che dopo la fase fortemente depressiva

110%, ma anche gli altri bonus edilizi, abbiano rappresentato il più importante intervento di politica nazionale per la cosiddetta riqualificazione del costruito e quindi uno degli assi portanti della rigenerazione urbana. L’edilizia o, meglio, il settore delle costruzioni, dunque, in questi anni, attraverso questa imponente iniezione di risorse pubbliche, è diventato uno dei settori economici fiduciari del governo e delle istituzioni per il rilancio e la ripartenza economica del Paese. Credo che il settore abbia risposto bene e i numeri parlino di un contributo alla crescita del prodotto interno lordo particolarmente significativo grazie agli investimenti nella riqualificazione energetica, ma anche strutturale degli edifici, e con le Il settore delle costruzioni, risorse del Pnrr in questi anni, è diventato per le grandi inuno dei settori economici frastrutture. fiduciari del governo Il socio unico di e delle istituzioni per il rilancio Brescia Infrae la ripartenza economica strutture, la Loggia, partecidel Paese pa al Campus Edilizia Brescia, come considera l’iniziativa? della pandemia il governo, e Campus Edilizia Brescia nasce quindi lo Stato, abbia indivicome un luogo di confronto duato nel settore delle costrutra diversi attori, pubblici e zioni uno strumento di leva privati, interessati alle politiper agevolare la ripresa ecoche di sviluppo e di programnomica del paese. In questa mazione urbanistica della città direzione sono andati gli indi Brescia. Dal mondo delle terventi di agevolazione ediliimprese all’ANCE, che hanno zia per il recupero e riqualifiil compito di attuare le previcazione del costruito. Credo sioni urbanistiche, dalle istiche al di là degli effetti, da vatuzioni, penso ovviamente al lutare, sulle politiche finanziaComune di Brescia e alla Prorie dello Stato, il Superbonus

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vincia di Brescia, che hanno invece il dovere della decisione politica, agli Ordini professionali, all’università o ad A2A a cui è richiesto il contributo dell’innovazione. Ma Campus Edilizia Brescia si è anche presentato come lo strumento della divulgazione, a partire dal mondo dei costruttori, di un modo di costruire innovativo e sostenibile, in cui innovazione digitale, impiego di tecniche a bassa impronta ecologica e di materiali derivanti dall’attività di recupero e di politiche di rigenerazione urbana, rappresentino un indirizzo auspicabile cui far tendere il settore edile. Ecco in questo contesto, lungo questa direzione di sviluppo sostenibile, si potrà articolare quel principio di corresponsabilità fra attori con ruoli differenti, nella definizione di scelte virtuose di programmazione territoriale. Mi pare si possa riconoscere che un primo passo in questa direzione si sia compiuto con la redazione del progetto, nato dalla collaborazione fra la Loggia e Ance Brescia, per la rigenerazione urbana del comparto sud-ovest di Brescia, cui si deve l’ottenimento di molti rilevanti fondi regionali per la città (“la scuola al centro del futuro”). Il rigore e la disciplina tipiche della professione ingegneristica come si sposano con le esigenze della politica e dell’amministrazione? Non è necessario concepire il rigore della professione ingegneristica in contrapposizione con la visione della politica.


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Al rigore della trasparenza e del rispetto della norma sui contratti pubblici si accompagna nella società pubblica l’efficienza tipica delle aziende private fondata su una funzionale organizzazione aziendale

Anzi, penso che la competenza tecnica dell’ingegnere sia un elemento complementare alla visione della politica. Il problema si crea quando la politica non ha una precisa visione e chiede alla tecnica di supplire alla sua carenza. Per quanto riguarda la società partecipata che amministro, devo dire che la visione del Comune sia in materia di pianificazione urbana che di sviluppo della mobilità cittadina, così precisamente definita in atti programmatori chiari e ben determinati, come il piano di governo del territorio, piuttosto che il Pums, piano urbano della mobilità, aiutino molto la traduzione in progetti e quindi strumenti attuativi concreti di messa a terra della visione politica. Mi spiego meglio: quando si decide di puntare in maniera decisa, nelle politiche urbanistiche, sul contenimento del suolo e di agevolare il

recupero del patrimonio dismesso, si dà un input preciso alle competenze progettuali di muoversi in un ambito rigorosamente definito. Più volte si dice che Brescia primeggia in molti aspetti ed è difficile individuare quello preminente. In tema di sviluppo urbanistico e qualità della vita, su cosa dovrebbe puntare la città per distinguersi da molte altre “middle cities”? Se devo pensare ad un’asse di sviluppo che migliori la qualità della vita cittadina della città di Brescia, direi che è opportuno continuare ad investire sul trasporto pubblico locale. Mi spiego meglio: non sono molte le città italiane che hanno una metropolitana leggera automatica e questo è un sistema di mobilità che rende la città decisamente più vivibile. E sono ancora meno le città italiane che hanno una metropolitana e un trasporto di massa di natura tramviaria. Queste due infrastrutture, se adeguatamente sviluppate e adeguatamente potenziate, permetteranno alla città di Brescia di migliorare le già buone condizioni di vita che le consentiranno di essere paragonata ai modelli di città nordeuropee di dimensione analoghe alla sua, che sono spesso viste come un alto riferimento per la qualità della vita. È possibile operare con una società pubblica adottando schemi e modalità più vicine al mondo dell’iniziativa privata? Le società pubbliche pur essendo controllate da una pub-

blica amministrazione, sono vere e proprie aziende che devono saper stare sul mercato, anche se godono di un ambito privilegiato nell’affidamento di funzioni/servizi pubblici. Quindi è sbagliato pensare ad una società pubblica come ad un soggetto fortemente imbrigliato in pesanti procedure amministrative. Al rigore della trasparenza e del rispetto della norma sui contratti pubblici si accompagna nella società pubblica l’efficienza tipica delle aziende private fondata su una funzionale organizzazione aziendale, sull’attrattività professionale, su procedure decisionali più celeri, il tutto volto a generale utili di impresa. Ricordiamoci sempre che Brescia è la culla del capitalismo municipale che vede, in ASM prima e in A2A oggi, il successo del modello dell’azienda pubblica capace di competere sul mercato. Quando l’ingegner Peli abbandona i panni del professionista e del presidente, come preferisce trascorrere le ore di relax? I miei migliori momenti di relax sono quelli legati alla pratica sportiva. Una pratica che una volta esercitavo con un’intensità superiore a quella di oggi. Quando posso mi dedico alla corsa oppure a qualche passeggiata nel paese in cui vivo, Passirano, piuttosto che in alta Valle Camonica, dove nel periodo invernale non disdegno la pratica dello sci alpino, per me vero e proprio momento di “rigenerazione … mentale”.

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architettura XZERO Kuwait, la sustainable city dal cuore verde

La proposta progettuale che arriva dagli Emirati arabi per una città green resiliente, autosufficiente e dalla mobilità dolce

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a progettazione urbanistica negli ultimi decenni ha affrontato forti cambiamenti. L’aumento della popolazione insieme al mutamento ambientale e climatico hanno ricalibrato nell’immaginario comune lo standard del concetto di sviluppo urbano. Le città del futuro ad oggi sono un incrocio fra l’abitabilità della popolazione e il florido proseguire della vegetazione e della natura intorno. Un panorama in cui il colore predominante è il verde e l’umano non invade, ma è bensì un ospite rispettoso e attento di ciò che lo circonda. Cavalcando l’onda dell’attenzione sempre più diffusa al miglioramento della qualità della vita e dell’ambiente nascono le Sustainable cities, progetti urbani di città futuristiche in cui natura e uomo si fondono in un centro urbano sostenibile e verde. A far da capofila e pioniere di questo movimento è Dubai. Alla capitale di uno dei sette Emirati Arabi Uniti non è bastato vivere un’urbanizzazione straordinaria che già affascina e attira i numerosi turisti in visita ogni anno nel Golfo Persico.

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Oggi la città vuole migliorarsi grazie all’innovazione e alla tecnologia. Progetti futuristici si moltiplicano attorno e all’interno di questo centro della Penisola arabica, supportati da fondi di investimento fuori misura. Proprio a Dubai nasce il primo incubatore per le città sostenibili di domani. Grazie ad un finanziamento di dieci milioni di dollari i professionisti di Urb, società di progettazione, portano avanti una piattaforma di ricerca incentrata sulla pianificazione di metropoli tecnologiche e green di nuova generazione mettendo anche in contatto finanziatori privati intenzionati a investire. L’obiettivo è accelerare la transizione del mondo verso lo sviluppo sostenibile. Prende vita proprio nell’incubatore il paesaggio urbano XZERO, un nuovo modello di smart city completamente autosufficiente e resiliente che vedrà luce nella parte meridionale del Kuwait. Sorgerà in un’area di milleseicento ettari di terreno e sarà costituita da circa trentamila

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unità residenziali che daranno casa a centomila abitanti, con centri commerciali, poli dedicati alle attività d’ufficio, aree di edutainment, orti urbani e anche un resort a cinque stelle. Una città intelligente a zero emissioni di carbonio pianificata per seguire i più alti standard di sostenibilità attraverso soluzioni olistiche multifunzionali. Nel modello urbano sono concentrati i tre pilastri chiave della sostenibilità: sociale, ambientale ed economico. Il masterplan è sviluppato utilizzando strategie di progettazione passiva nonché infrastrutture verdi e blu, per creare uno sviluppo sostenibile che richieda il minimo investimento finanziario fornendo al contempo i maggiori vantaggi ambientali. La forma

Cosa sono le infrastrutture verdi e blu? Nel campo dell'urbanistica, una infrastruttura blu (in inglese blue space) comprende tutte le aree dominate da corpi d'acqua superficiali o corsi d'acqua, mentre l’infrastruttura verde comprende le aree naturali e per l’appunto verdi. Le infrastrutture verdi e blu non sono altro che la rete opportunamente pianificata a gestita di aree naturali e seminaturali presenti sul territorio e in grado di fornire molteplici benefici ambientali e sociali. La loro implementazione nei territori può contribuire in modo significativo alla realizzazione degli obiettivi della politica dell'Unione europea in materia di sviluppo regionale e rurale, cambiamento climatico, gestione del rischio di catastrofi, conservazione della biodiversità, agricoltura, ambiente e uso sostenibile del suolo.


FONTE: HTTPS://URB.AE/PROJECTS/XZERO/

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della città è una stella a quattro punte posizionata e pianificata in modo da ridurre la domanda di energia, fornendo allo stesso tempo un’ombreggiatura ottimale per i passaggi pedonali all’interno dei gruppi residenziali e gestendo anche i flussi di vento. La struttura paesaggistica invece sfrutta varie strategie di progettazione urbana sensibile all’acqua (Water sensitive urban design). I canali e le arterie costituiscono un sistema integrato che funziona come una rete per la gestione delle acque piovane fungendo sia come ritenzione che come infiltrazione. Essendo una città spugna, XZERO sfrutta al massimo l'acqua piovana, risorsa naturale e gratuita, riutilizzando, immagazzinando, pulendo e raccogliendo un bene troppo spesso dato per

scontato. Il paesaggio sfrutta i metodi di Wsd attraverso un’attenta selezione di piante e alberi. Questi sistemi naturali olistici provvedono al convogliamento del flusso, alla sedimentazione, all'infiltrazione, all'evapotraspirazione dell’acqua, combinando anche sistemi di irrigazione intelligenti integrate con tecnologie di risparmio idrico. La città è avvolta interamente all’estremità da una spina dorsale verde che percorre l’intero reticolo esterno. Un’area naturale integrata con una rete di sistemi biofili che ospitano le prime fattorie scalabili al mondo che utilizzano acqua salata, note con il nome di FEW+W Nexus, le quali pro-

La città è avvolta interamente all’estremità da una spina dorsale verde che percorre l’intero reticolo esterno

ducono, cibo, energia, acqua e rifiuti per l’intera comunità in modo integrato e collegato con gli altri settori produttivi. La forza del progetto risiede nell’approccio innovativo nei confronti della viabilità. XZERO è una walking city, attraversata da trentacinque chilometri di piste ciclabili e pedonali e altri nove di piste equestri che si collegano al centro ippico. Le reti pedonali primarie e secondarie sono ben ombreggiate e collegate ad altri metodi di trasporto ecologico come biciclette e passeggini elettrici per promuovere una mobilità sostenibile e ridurre l’inquinamento atmosferico. Il traffico auto è limitato e gestito da una tangenziale collegata ai parcheggi solari, posizionati in punti nevralgici, che permettono ai residenti di ridurre le distanze per raggiungere a piedi le proprie abitazioni. Mentre l’installazione di stazioni di ricarica elettrica incentiva l’utilizzo di auto green. Anche la densità stessa della popolazione non è lasciata al caso, ma è ottimizzata per ridurre le distanze pedonali, posizionando strategicamente le aree dei servizi nel centro.

La tecnologia ricopre un ruolo di primaria importanza nella promozione della sostenibilità Nelle infrastrutture sono integrate tecnologie ICT e Iot per rendere l’ecosistema più intelligente efficiente e collaborativo. Ad esempio, i rifiuti possono essere raccolti dopo aver ricevuto la notifica automatica che informa che i bidoni sono pieni. È possibile analizzare i dati degli utenti in tempo reale per fornire una stima del giorno e dell'ora delle future raccolte dei rifiuti. Tutti i bagni, le cucine, i giochi d’acqua, i sistemi di irrigazione e le strutture integreranno tecnologie di risparmio idrico altamente efficienti. Anche negli edifici sono provvisti di sensori che regolano l'illuminazione e la temperatura interna automaticamente in base a varie variabili che includono: il numero di occupanti in una stanza, l'ora del giorno, nonché le condizioni meteorologiche esterne e di luce. Tutti gli edifici saranno dotati di sensori integrati per rilevare movimento, temperatura, rumore, umidità, fuoco, fumo e per fornire dati in tempo reale per contribuire a migliorare l'efficienza operativa, la sicurezza e la protezione.

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Scuo ola edile e bresc ciana Poggiia il tuo anii su solide d doma lid amenta fonda con una formazione ssionale profes di alto livello per i futuri ssionisti profes delle Cos C truzioni.

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La nuova versione è online Studiata, sviluppata e riconosciuta dalle Associazioni datoriali e dai Sindacati del comparto dell’edilizia, Check è la piattaforma ufficiale del sistema delle costruzioni, che organizza e digitalizza il lavoro di cantiere

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resentata lo scorso 2 ottobre la nuova versione di Check - il portale di cantiere. Con una grafica rinnovata e una più chiara e moderna interfaccia, la piattaforma mette a disposizione di imprese e professionisti, sempre gratuitamente, nuove funzioni e strumenti digitali per migliorare il coordinamento e la comunicazione tra gli attori presenti in cantiere. La versione aggiornata supporta la digitalizzazione del

settore delle costruzioni e la semplificazione degli adempimenti. L’architetto Giampiero Rellini Lerz, Digital Development Advisor Ance e Nicolò Depellegrin, direttore della Cassa edile Brescia hanno illustrato le nuove funzioni e gli strumenti digitali per assolvere i compiti in capo a committenze, professionisti e imprese previsti dal D.Lgs. 81/08. Se alla precedente versione era possibile accedere solo tramite collegamento via web,

oggi Check dispone di un’app dedicata (scaricabile da Apple Store e Google Play) per smartphone e tablet che consente di ricevere notifiche push ed essere immediatamente informati sugli aggiornamenti di cantiere. L’applicazione permette, inoltre, di accedere in maniera più immediata al portale, visualizzando un’interfaccia pensata ad hoc per ogni device. La nuova versione integra anche uno strumento “contabili-

tà” per il monitoraggio delle ore lavorate in riferimento a uno specifico cantiere e la possibilità di ottenere un foglio di calcolo Excel con le ore registrate esportabile in Edilconnect, il portale nazionale per ottenere il Durc di congruità. Grazie alla nuova funzione “ufficio” si possono condividere informazioni (documenti, rapporti di cantiere e mezzi), creando gruppi personalizzati di attori. Per un’ottimale gestione dei lavori, la versione aggiornata di Check consente inoltre di organizzare le diverse attività assegnandole agli attori del cantiere, definendo una scadenza entro cui devono essere svolte. Con lo strumento di condivisione dei task, la piattaforma permette infatti di indicare quali operazioni deve svolgere un determinato attore entro una specifica data. Per qualsiasi necessità imprese e professionisti possono contattare il servizio di assistenza Check al numero verde 800 036 458 oppure tramite email all’indirizzo info@checkcantiere.it.

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eseb Its Academy I Cantieri dell’Arte Partono a fine ottobre i corsi di Bim Construction Manager e Digital Construction Manager

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ondazione Its Academy I Cantieri dell’Arte, realtà di riferimento sui temi dell’edilizia, dell’energia e della sostenibilità in Lombardia, in forza della partnership con le associazioni dei costruttori e le scuole edili territoriali, rivolge ai ragazzi in possesso della licenza quinquennale di istruzione secondaria di secondo grado, percorsi di formazione biennale post diploma per entrare nel mondo del lavoro come tecnici specializzati nel settore dell’edilizia 4.0, in grado di portare da subito innovazione e valore alle aziende. La Fondazione nasce per supportare il settore edile e del restauro. Ad oggi conta cinque corsi tra Brescia, Bergamo e Milano — Digital Construction Manager, Digital Construction Manager in Historical Buildings, Bim Construction Manager, Sustainability Construction Manager, Energy Construction Manager — che puntano a rendere il comparto più competitivo e strategico, formando giovani talenti con competenze tecniche di alto livello. A fine ottobre sono in partenza i corsi di Bim Construction Manager e Digital Construction Manager ospitati in Eseb (Ente sistema edilizia Brescia), che hanno durata biennale per un totale di duemila ore (mille all’anno circa), di cui 1.200 di lezione e 800 di stage aziendale. Il primo anno di corso è comune per entrambi i corsi proposti, mentre il secondo affronta materie specialistiche. La formazione è di tipo pratico-laboratoriale e i docenti sono professionisti del settore. Gli studenti impareranno a utilizzare le tecnologie innovative più utilizzate nel settore edile (visori, laser scanner, droni) e a gestire il processo edilizio attraverso software avanzati con la metodologia Bim. Apprenderanno a coordinare le commesse dal punto di vista economico e manageriale, così come a saper individuare tutti i rischi presenti sul cantiere per operare in sicurezza. Avranno inoltre a disposizione ampi spazi tecnici e innovativi sia

outdoor sia indoor che riflettono un approccio learning by doing. Durante il biennio i ragazzi potranno visitare cantieri, essere accolti da imprese di costruzioni e aziende produttrici di materiali, nonché partecipare a fiere ed eventi di settore. Per accedere ai corsi è necessario sostenere un test di ammissione sulle competenze di base e su quelle attitudinali. L’ultima data in programma è il 23 ottobre. Successivamente sarà necessario partecipare a un colloquio conoscitivo in Eseb. Al termine del percorso gli studenti ottengono il diploma di Tecnico Superiore (V livello EQF), riconosciuto in tutta Europa. Vengono rilasciati, inoltre, vari attestati sulla sicurezza e vengono erogate delle competenze propedeutiche a specializzazioni future (ad esempio, per la figura di Bim Specialist). I corsi valgono, infine, come praticantato, necessario per accedere all’esame di abilitazione per Geometri. Dopo il biennio è possibile anche iscriversi all’università. La Fondazione ha convenzioni con Università Telematiche in cui vengono riconosciuti diversi Crediti Formativi Universitari derivanti dal percorso Its svolto.

I nostri numeri

60%

Docenti professionisti

20.000 Posti di lavoro nell’edilizia

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Percorsi formativi

95% Tasso di occupazione

+100

Aziende partner

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cape

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ell’anno che celebra Brescia e Bergamo unite sotto il titolo comune di Capitale della Cultura italiana 2023, la Cassa edile di Brescia ha voluto rendere omaggio al comparto delle costruzioni bresciano, protagonista della storia, dell’evoluzione e del futuro della nostra provincia. L’edilizia, infatti, ha contribuito — e continua a delineare nel tempo — il profilo urbanistico, sociale ed economico di un territorio, tessendo uno stretto dialogo con tutti quegli aspetti che determinano il vivere quotidiano e le trasformazioni di una comunità. Per celebrare la Cultura edile, la Cape ha organizzato un evento che ha riunito, negli spazi dell’Ente sistema edilizia Brescia, rappresentanze istituzionali del territorio, le Parti Sociali (datoriali e sindacali) di categoria, l’Ordine dei Consulenti del lavoro e le figure che operano nell’articolata filiera delle costruzioni. Un momento per sottolineare e mettere in luce quel bagaglio

Un omaggio alla cultura edile

Cape premia lavoratori, imprese e consulenti del lavoro che si sono impegnati per valorizzare un costruito virtuoso e di Qualità di conoscenze, esperienze, capacità e sensibilità acquisite da imprese e lavoratori dell’edilizia negli anni e che, nel passaggio alle giovani generazioni di operai e imprenditori, si deve preservare e valorizzare. L’evento Cultura edile è stato dunque pensato come incontro che fa tesoro degli inse-

gnamenti del passato per trarne il meglio e disegnare il domani del settore. “Legalità, trasparenza, giusta concorrenza e correttezza verso il mercato: questo il bagaglio culturale che vogliamo oggi valorizzare” ha precisato Raffaele Collicelli, presidente della Cassa edile. “Il settore delle costruzioni, spesso erro-


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nnn Oltre all'Ordine dei Consulenti del lavoro di Brescia, Cape ha premiato imprese e lavoratori che hanno promosso con il proprio impegno professionale una Cultura del costruito virtuoso.

neamente tacciato di spregiudicatezza ed arretratezza culturale, è invece il primo a voler garantire che aspetti quali la tutela dei diritti dei lavoratori, la certezza delle regole per le imprese e la serenità dei committenti vengano rispettati. Lo si è dimostrato quando, già negli anni Quaranta sono stati fondati gli enti bilate-

rali”. “Siamo stati i primi anche a parlare di welfare — sottolinea il vicepresidente Raffaele Merigo — rivolgendo un’attenzione specifica al benessere del lavoratore. In tema di sicurezza, abbiamo istituito da subito, sin dal 1997, gli RLST e oggi, i funzionari del Ramo Sicurezza di Eseb (ex CPT) offrono consulenza continua alle imprese”. Michela Tiboni, assessore alla Rigenerazione urbana per lo sviluppo sostenibile, alla pianificazione urbanistica, all’edilizia privata e all’energia del Comune di Brescia, ha ricordato in chiusura il contributo che l’edilizia ricopre sotto il profilo urbanistico, sociale ed economico. “La Cultura — dichiara l’assessore — nell’accezione che assume parlando delle nostre città, ha un impatto profondo sulla comunità e su un territorio. Qualunque costruzione, dalla più grande a quella più piccola, crea luoghi di vita che diventano tasselli preziosi del tessuto urbano”.

Riferimento per chi opera a livello provinciale nel comparto delle costruzioni Al termine degli interventi si sono svolte le premiazioni di lavoratori, imprese e consulenti del lavoro che hanno contribuito a valorizzare, attraverso il proprio impegno professionale, una Cultura del costruito virtuoso e di qualità. Dopo il riconoscimento consegnato all’Ordine dei Consulenti del Lavoro di Brescia e ritirato dal Segretario Matteo Bodei, sono state premiate le imprese (66 in totale quelle selezionate dalla Cassa) con iscrizione alla Cape antecedente al 1978, continuità superiore a 433

denunce regolarmente versate e operai ancora in forza nel 2023. Infine, hanno ricevuto un riconoscimento e un buono da spendere in cultura, i 45 lavoratori senior, nati entro il 31/12/1962 con più di 60mila ore dichiarate al marzo 2023, e 21 giovani lavoratori, nati entro il 31/12/2004 con più di 600 ore dichiarate al 2023 e ancora iscritti in Cassa. La Cassa edile ha promosso con l’evento “Cultura edile” anche la Cultura dell’associazionismo dalla quale ha preso forma. Infatti, proprio grazie agli accordi tra associazione datoriale Ance e associazioni sindacali di categoria, Filca, Fillea e Feneal, si è costituita nel 1946 la Cassa assistenziale paritetica edile (da qui l’acronimo Cape) che, insieme con l’Ente sistema edilizia Brescia, si impegna a garantire i migliori servizi e le migliori prestazioni al settore.


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UN SUPPORTO PER I LAVORATORI E LE IMPRESE EDILI INNOVAZIONE E WELFARE


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ance brescia

Dai notiziari mensili di settembre e ottobre 2023, una panoramica su alcune delle ultime novità in tema di lavoro, lavori pubblici, tributi e ambiente. Tutte le notizie sono riportate anche sul sito internet dell’Associazione: ancebrescia.it

LAVORO

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SU P P L E M E N T O N. 1 AL N. 12 / 2018 DEL NOT IZ I A RIO DEL COL L EGIO COS T RU T TORI

ISSN 24 65 -3101

V ia U. F oscolo, 6 - 25128 Brescia Registr azione del Tr ibunale di Brescia del 5 set tembre 1951 n. 5 4 Diret tore responsabile: Adr iano B a f felli P o s t e I t a l i a n e S. p. A . - S p e d . i n a b b. p o s t . D.L . 35 3/ 20 0 3 ar t. 1, comma 1, DCB Brescia (Conv. L . 27/ 02 / 20 0 4 n. 4 6)

settembre / Whistleblowing. Recepimento della direttiva UE 2019/1937 Sul sito Ance Brescia sono sintetizzate le novità introdotte dal decreto legislativo n. 24 del 10 marzo 2023 che recepisce la direttiva UE 2019/1937 riguardante la disciplina whistleblowing e recante disposizioni sulla protezione delle persone che segnalano violazioni delle disposizioni normative nazionali. Tale decreto, entrato in vigore il 15 luglio 2023, amplia le tutele in caso di segnalazioni di illeciti, estendendo l’ambito applicativo soggettivo e le procedure per preservare i soggetti segnalanti da possibili ritorsioni. In particolare, i soggetti pubblici e privati individuati dalla norma

stessa devono attivare appositi canali di segnalazione, con l’obiettivo di garantire la protezione, sia in termini di tutela della riservatezza che di tutela da ritorsioni, dei soggetti che si espongono con segnalazioni.

settembre / Inail. Riduzione del tasso medio per prevenzione e pubblicazione modello 0T23 anno 2024 L’Inail ha reso disponibili sul proprio sito il modello di domanda per la riduzione del tasso medio per prevenzione per l’anno 2024 (“Modello OT23”), nonché la guida per la compilazione dello stesso. Tale riduzione del tasso medio di tariffa è prevista per le aziende che hanno effettuato interventi per il miglioramento

delle condizioni di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro nel corso del 2023, in aggiunta a quelli previsti dalla normativa in materia. Per vedersi riconosciuto il beneficio, le aziende interessate devono presentare un’apposita istanza, rappresentata dal modello di cui sopra, esclusivamente in modalità telematica, attraverso i Servizi Online presenti sul sito www.inail.it, entro il termine del 29 febbraio 2024, unitamente alla documentazione probante richiesta dall’Istituto.

settembre / Sicurezza. Raccolta nominativi Rls aziendali Con accordo 4 marzo 2019, le Parti Sociali del settore delle costruzioni hanno convenuto la necessità di sensibilizzare le

imprese a comunicare all’Opp e alla Cape i nominativi dei lavoratori designati quali Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza aziendali. Lo scopo di tale comunicazione è collegato alla possibilità, per l’Rls e, quindi, per l’impresa, di sfruttare il confronto con Eseb per una conoscenza reciproca che si traduca anche in uno scambio di informazioni sulle questioni maggiormente ricorrenti in materia di sicurezza e di prevenzione antinfortunistica nei cantieri. Per agevolare tale confronto, segnaliamo alle imprese che potranno essere contattate da Eseb, nelle persone degli Rlst, per la raccolta dei dati sopra indicati.

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ance brescia

LAVORI PUBBLICI

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settembre / Anac. Fascicolo Virtuale dell’Operatore Economico dal 1° gennaio 2024

Il Gruppo Giovani di Ance Brescia, nel solco del Progetto Bioclima di Regione Lombardia, al quale ha aderito Ance Lombardia, ha contribuito a mettere a dimora nuovi alberi negli spazi della Riserva Naturale Torbiere del Sebino, con l’obiettivo di migliorare e rafforzare un habitat basilare della rete ecologica fluviale a sostegno della biodiversità locale.

Ance Brescia informa che Anac ha adottato la delibera n. 262 del 20 giugno 2023 in tema di Fascicolo Virtuale dell’Operatore Economico. Il provvedimento è entrato in vigore il 1°luglio 2023. Lo stesso acquisterà efficacia a decorrere dal 1°gennaio 2024. Fino al 31 dicembre 2023 continua ad applicarsi la delibera n. 464/2022. Per maggiori informazioni: www.ancebrescia.it.

settembre / Caro materiali e ricorsi Ance. Il Consiglio di Stato obbliga il Mit a rivedere il sistema di raccolta dei dati e la relativa istruttoria in relazione alle variazioni percentuali dei prezzi relative al 2018 e al primo semestre del 2021 Ance Brescia comunica che con due recenti sentenze di contenuto pressoché analogo (n. 7355/2023 e n. 7359/2023), la quinta sezione del Consiglio di Stato ha confermato le decisioni del Tar per il Lazio (rispettivamente, sez. I, n. 8786/2022 e sez. III, n. 7215/2022), con le quali erano stati accolti i ricorsi giurisdizionali promossi dall’Ance avverso i decreti del Mit recanti la rilevazione delle variazioni percentuali dei prezzi relative al 2018 e al primo semestre del 2021. Quanto definito dal Consiglio di Stato comporta che l’approfondimento istruttorio prescritto al Mit venga dato “riconoscendo 64

espressamente, come richiesto da Ance, la necessità per l’Amministrazione di raffrontare i dati rilevati dalle proprie fonti e quelli risultanti dalla banca dati indicata dall’Associazione e di fare ricorso a quest’ultima in caso di difficoltà di reperimento dei dati sul territorio, al fine di accertare la reale variazione percentuale del prezzo”. Gli uffici di Ance Brescia rimangono a disposizione per eventuali chiarimenti.

TRIBUTI

settembre / Bonus edilizi e Superbonus. Il punto sulle prossime scadenze Ance ha predisposto una tabella riepilogativa che fornisce una panoramica generale sulle prossime scadenze relative ai bonus edilizi, sia Superbonus sia bonus “ordinari”, alla luce dell’ultima proroga al 31 dicembre 2023 disposta dal Dl 104/2023. Visita il sito Ance Brescia per scaricare il file che riporta tutti i termini

settembre/ottobre/2023

di scadenza attualmente previsti, le aliquote di detrazione e le diverse condizioni per fruirne.

settembre / Riqualificazione energetica e sismica del patrimonio immobiliare. La proposta Ance Il documento rappresenta una prima base di ragionamento per l’impostazione di una possibile strategia per la riqualificazione energetica e sismica del patrimonio immobiliare italiano che tiene conto della sostenibilità finanziaria ed economica per le finanze dello Stato e per quelle delle famiglie proprietarie degli immobili. Per saperne di più: www.ancebrescia.it.

AMBIENTE

settembre / Bonifiche siti contaminati: le linee guida del mase sul principio “chi inquina paga” Il Mase ha predisposto le Linee guida sull’applicazione

del principio comunitario “chi inquina paga”. Si tratta di un documento rivolto a tutte le amministrazioni competenti (Comuni, città metropolitane, Province, Arpa) con lo scopo di facilitare l’avvio e la gestione della procedura di individuazione del responsabile della potenziale contaminazione quando le pubbliche amministrazioni accertano, nell’esercizio delle proprie funzioni, il superamento dei livelli di contaminazione di un sito. Nelle Linee guida, scaricabili sul sito Ance Brescia, sono riportati anche diversi esempi di buone pratiche sviluppati a livello regionale, al fine di promuovere e diffondere procedure sempre più efficienti, spedite ed economicamente sostenibili, anche attraverso la digitalizzazione e la standardizzazione della modulistica. Il documento contiene, inoltre, alcune proposte normative, elaborate sulla base delle esigenze emerse, e volte a semplificare l’iter amministrativo, nonché a chiarire meglio il ruolo dei diversi soggetti coinvolgi nel procedimento.


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