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Un quadro economico ancora incerto

Segnali di miglioramento e dinamiche positive, ma permangono forti criticità. A queste si aggiunge l’inasprimento delle condizioni di politica monetaria

Un 2022 nel complesso positivo, un 2023 subito all’insegna delle sfide legate non solo all’andamento dei mercati e al contesto geopolitico. L’industria manifatturiera bresciana archivia lo scorso esercizio con una significativa crescita sul 2021: l’aumento medio annuo è del 5,4%, in buona parte frutto dell’andamento positivo dei dodici mesi precedenti (+3,2%).

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Nel dettaglio, l’evoluzione dell’anno, che segue quella record rilevata nel precedente (+14,8%), è la sintesi di dinamiche particolarmente positive nei primi sei mesi, a cui fa seguito un secondo semestre meno entusiasmante. La variazione trasmessa al 2023 è di poco positiva (+0,5%), a seguito della frenata dell’industria locale rilevata nella seconda parte del 2022: ciò sta a indicare che la crescita nell’anno in corso troverà limitato beneficio, dal punto di vista algebrico, dalla positiva performance nel 2022.

Per il 2023 rimangono alcune incertezze, alla luce di un contesto che rimane particolarmente complesso, considerati gli ancora elevati prezzi delle materie prime, il rallentamento della Germania e il rialzo dei tassi di interesse innescato dalla Bce che si affiancano alle deboli prospettive macro economiche per l’anno appena iniziato. Aspetti che, nel medio-lungo periodo esporranno i mercati, e quindi le imprese, a continue fibrillazioni.

Il quadro, nell’insieme incoraggiante, trova qualche sostegno anche in altri due indicatori. Per quanto riguarda i fallimenti, il 2022 nel Bresciano va in archivio con 122 società arrivate al capolinea, in calo del 38% sul 2021: per trovare un numero assoluto più basso bisogna risalire al 2007. Considerando la serie storica a partire dal 1988, è il secondo risultato più contenuto degli ultimi 34 anni: in media, esprime un'impresa arrivata al capolinea ogni tre giorni, circa dieci al mese.

Sul fronte della Cassa integrazione, da un lato, si assiste al forte rallentamento sull’anno prima, ancora interessato dalle richieste di ammortizzatore sociale causa pandemia, con un -65,84% e passando da 40,76 milioni di ore a 13,92 mln nel 2022. Dall'altro, il dato al 31 dicembre dello scorso esercizio è superiore al livello 2017-2019, quando le ore concesse alle aziende bresciane si sono mantenute stabilmente sotto quota 10 milioni. Il 2018 mostra il dato più basso dal

2003 ad oggi (4,71 milioni di ore autorizzate).

L’andamento registrato dalla produzione a livello provinciale si inserisce nel quadro lombardo che, a sua volta, evidenzia numeri confortanti. Nel 2022 l’attività dell’industria manifatturiera regionale — emerge dal rapporto di Unioncamere Lombardia — registra un progresso del 6,3% su base annua, che diventa +6,9% per l’artigianato, lasciando intravedere nel primo trimestre 2023 un tasso ancora con segno più pari all’1,2%. Tra i fattori di sviluppo: il numero degli ordini esteri (+9,7% la crescita media del 2022) che ha contribuito a portare ad un livello record la produzione assicurata e il minor aumento delle materie prime.

Ciò non toglie spazio a numeri preoccupanti e a timori in prospettiva, in particolare nel mondo delle piccole aziende e dell’artigianato: la crescita registrata nel 2022 si sta raffreddando a causa del perpetuarsi del clima di incertezza che scaturisce da diversi fattori di criticità — emerge dall’analisi —. Se è vero che si iniziano a registrare segnali di miglioramento come il ridursi dell’inflazione, in generale, e del prezzo del gas e dell'energia, nello specifico, tali aspetti

Alcuni numeri 394 realtà imprenditoriali in più rispetto al 2021

12.822 le ditte artigiane in provincia di Brescia

+2,1% media del quarto trimestre 2022 rispetto al trimestre precedente per la produzione nelle costruzioni

+9,7% crescita media del 2022 degli ordini esteri mondo dell’artigianato considerato dal rapporto di Unioncamere Lombardia presentato in sinergia con Confartigianato: se per l’industria si vede il segno meno solo per la domanda interna, per le Mpi artigiane lombarde del comparto manifatturiero, il saldo nelle attese per il secondo trimestre di quest’anno peggiora nella produzione, nella domanda interna e in quella estera. non sono ancora sufficienti. Naturalmente l’auspicio è che questi trend di contrazione prezzi continuino nei prossimi mesi, riportando livelli ragionevoli per imprese e famiglie. Un timore su tutti, che spinge a leggere gli ultimi dati con estrema cautela, riguarda l'inasprimento delle condizioni di politica monetaria, condizione che determina un rialzo del costo del credito con ricadute negative sulla finanza delle imprese: lo scenario allarma in particolare le piccole realtà produttive che sostengono, da sempre, costi del credito più elevati. Considerati i rialzi già effettuati dalla Bce, le Mpi lombarde — testimonia l’analisi — hanno pagato tra luglio 2022 e febbraio 2023 un extra-costo 726 milioni di euro. In prospettiva, inoltre, è negativo il saldo delle aspettative per il campione del

In questo contesto il comparto delle costruzioni mette in evidenza alcuni segnali importanti. Considerando l’andamento sul fronte delle imprese — come testimoniano le elaborazioni del Servizio Studi della Camera di commercio territoriale — Brescia archivia il 2022 con 394 realtà (soprattutto artigiane) in più nel confronto con l’anno prima. Il totale delle ditte iscritte nel registro tenuto dall’ente camerale si attesta a quota 18.810, di cui 12.822 ditte artigiane.

A livello di produzione, in ambito nazionale, l’anno scorso per il comparto evidenzia ancora una crescita seppure su ritmi più contenuti rispetto a quelli del precedente: nella media complessiva dell’anno, l’indice della produzione nelle costruzioni corretto per gli effetti di calendario aumenta del 12,7% sul 2021, mentre l’indice grezzo cresce dell’11,6%.

Lo indica l’Istat. Nella media del quarto trimestre 2022 la produzione nelle costruzioni sale del 2,1% nel confronto con il trimestre precedente.

«La vivace crescita congiunturale del primo trimestre è stata seguita da una stabilizzazione nel secondo. Il terzo trimestre ha visto, invece, una flessione, parzialmente compensata dal recupero registrato negli ultimi tre mesi dell’anno», commenta l’Istituto di statistica. Nel 2021 la variazione annua, sempre considerando l’indice corretto per gli effetti di calendario, è stata del +25,1%, dopo il -7,8% del 2020.