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Superbonus: spesa o investimento?

Lo studio di Ance Brescia su tutti gli effetti generati

La narrativa trasmessa dai media, giornali e dallo stesso Governo sul 110% è allarmante e negativa. Ma è davvero questa la chiave di lettura corretta?

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Sconto in fattura e cessione del credito, la formula che più di tutte, in vent’anni di incentivi fiscali sulla riqualificazione edilizia, è stata in grado di innalzare l’utilizzo degli interventi di manutenzione straordinaria è ormai destinata a sparire. Gli obiettivi dello stato in merito al Superbonus sono ben chiari e ancor più rispetto alle modalità alternative di pagamento, le quali hanno decretato il suo successo della normativa. La narrativa trasmessa dai media, giornali e dallo stesso Governo sul 110% è allarmante e negativa. Ma è davvero questa la chiave di lettura corretta? Con l’intenzione di fornire un’analisi obiettiva delle conseguenze, sociali, ambientali e economiche generate dalla normativa, Ance Brescia presenta uno studio di raccolta dei dati sul Superbonus ricavati dalle fonti più autorevoli del settore. Un progetto che ha come scopo principale fare chiarezza e aiutare a impostare nel futuro misure migliorative per la riqualificazione del Paese, segnalando e scardinando, con dati alla mano, i luoghi comuni nati attorno alla normativa. Ad iniziare da un utile confronto sull’utilizzo degli incentivi fiscali pre e post Superbonus. La spesa per gli investimenti in riqualificazione edilizia è caratterizzata da una crescita dovuta a fattori di varia natura, come i cicli storici dello stock edilizio, il deperimento degli standard costruttivi e qualitativi e, non per ultimo, gli incentivi fiscali. I dati forniti dal Cresme per la Camera dei deputati permettono di fare chiarezza su tale aspetto, analizzando l’utilizzo degli incentivi fiscali nel periodo di tempo che va dal 1982 al 2021. Si può constatare, infatti, come gli interventi di riqualificazione del patrimonio edilizio siano stati sostenuti dall’introduzione di misure incentivanti e dal loro potenziamento. Nel periodo preso in considerazione dagli studi del Cresme è evidente come gli investimenti di manutenzione straordinaria degli edifici hanno avuto tre picchi che hanno vivacizzato una parabola già di per sé crescente. Il primo picco nel 1998 ascrivibile al varo delle misure fiscali di agevolazione iniziali che prevedevano un’aliquota di detrazione del 41% fino al 1999 con successivo abbassamento al 36% dal 2000 al 2005; il secondo, nel 2013, collegato al potenziamento al 50%; infine, l’ultimo all’aumento conseguito poi nel 2020, al quale sono poi susseguiti rapidi tassi di crescita. Le nuove norme incentivanti e nel dettaglio l’introduzione dello sconto in fattura e della cessione del credito hanno portato nell’anno seguente a registrare una forte accelerazione degli investimenti nel mercato degli interventi di riqualificazione edilizia. Secondo le stime del Cresme nel 2021 la spesa di investimenti incentivati è pari a 51.242 miliardi di euro, ben 23 miliardi in più rispetto al 2019.

Nel bresciano, dall’elaborazione per Ance Brescia del Cresme dei dati Omi, l’Osservatorio del mercato immobiliare, strumento utilizzato dall'Agenzia delle Entrate, il valore degli investimenti legati a incentivi nel settore edilizio di città e provincia nel 2022 è stato di 2,3 miliardi di euro, pari all’84% del totale impiegato per il rinnovo residenziale. L’impatto creato è stato di 23mila occupati diretti ai quali sono da aggiungere 11.500 indiretti per un totale di 34.500 occupati. Gli investimenti incentivati nella provincia bresciana sono passati dai 286 milioni del 2008, agli 813 del 2018, saliti rispettivamente a 838 e 833 milioni nel 2019 e nel 2020, quindi raddoppiati a 1.923 milioni nel 2021 e a 2.300 milioni nel 2022. Il valore della produzione delle costruzioni a Brescia nel 2022 supera i livelli pre-crisi 2007. Nel 2022 il valore della produzione delle costruzioni in provincia di Brescia è stato 7.574 milioni di euro, contro i 6.185 del 2021. Si tratta di una crescita a valori correnti di 1.389 milioni, pari al +22,5%. Considerando però la variazione prezzi, in quantità, il mercato è cresciuto dell’11,4%. La principale attività in atto nel settore delle costruzioni è data degli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria sul patrimonio esistente, si tratta nel 2002, di 1,1 miliardi di manutenzione ordinaria e di 3,9 miliardi di manutenzione straordinaria che interessano il patrimonio residenziale, quello non residenziale e quello delle opere pubbliche.

2,7 miliardi di interventi di manutenzione straordinaria sono dedicati al patrimonio residenziale.

I 68,5 miliardi di euro degli interventi agevolati ammessi a detrazione generano un onere a carico dello Stato pari a 75,4 miliardi di euro. Dopo gli ultimi pareri di Istat ed Eurostat è possibile una più serena lettura nei confronti degli effetti generati dalla misura. Dichiarando che i bonus edilizi sono da contabilizzare come spesa pubblica nell’anno di avvio, e non vanno, invece, diluiti nell’intero periodo in cui quest’ultimi generano il diritto alla detrazione d’imposta, viene semplificato così l’onere a carico dello Stato generato dal Superbonus impattando secondo il principio di cassa nell’anno in cui sorge e non negli anni successivi. Il Superbonus ha quindi contribuito alla crescita del Pil.

Secondo le stime Cresme su dati Nadef nel 2022 gli interventi asseverati in Superbonus, pari al 2,5% del PIL hanno generato il 22% della crescita dell’economia italiana e lasciato al 2023 14 miliardi di euro di contributo alla crescita. Nel 2021 il Superbonus con investimenti pari allo 0,9% del PIL