QE-MAG@ZINE N° 21 by AMP Monaco

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QE#21 20 GIUGNO 2019 20 GIUGNO 2019

Le parole che curano: Cordone ombelicale

di Salvatore Dimaggio

Questa settimana voglio scrivere il meno possibile. Voglio sottrarre lo spazio minimo indispensabile alle parole di un uomo straordinario. Fratel Beppe Gaido, religioso e medico. Uno di quegli uomini che ci ricordano quali traguardi elevatissimi può raggiungere una vita se non si fa sterilizzare dalle sirene oscure della xenofobia, dell'egoismo e dell'ignoranza. Con i suoi occhi ha visto le cose più meravigliose e quelle più terribili e le ha raccontate in due libri scritti con Mariapia Bonante: “Ad un passo dal cuore” e “Polvere rossa”, entrambi pubblicati da Edizioni San Paolo negli anni passati.

Lei proviene da un'esperienza straordinaria: ce la può raccontare? Dal 1997 sono stato inviato in Africa dalla mia Congregazione, dapprima in Tanzania e poi in Kenya, a Chaaria, un piccolissimo villaggio della zona di Meru. Quando arrivai la zona non aveva servizi sanitari, non aveva strade, elettricità o acqua potabile. Iniziai la mia opera in un piccolo dispensario che non aveva neppure una barella su cui visitare i pazienti, per non parlare di posti letto. Iniziai in punta di piedi e senza alcun piano preordinato di fondare un ospedale. Ma il Tam Tam africano fu velocissimo a far sì che moltissimi nei villaggi venissero a conoscenza del fatto che a Chaaria era arrivato un medico, per di più un medico bianco. Fiumane di gente presero ad assalire letteralmente il piccolo dispensario, e quando dicevamo che non avevamo posto, loro non se ne andavano ed aspettavano fuori del cancello. Se dicevamo che non c’era la maternità, le donne attendevano al cancello e spesso partorivano sulla nuda terra, obbligandoci poi a soccorrerle nel dopo parto. Fu così che la gente pian piano mi ha obbligato ad imparare aspetti sempre nuovi della medicina: da infettivologo sono diventato ostetrico e ginecologo, poi chirurgo generale e poi ancora ortopedico.Non c’erano altri ospedali e, se non provavamo noi ad aiutare questa gente, sarebbe certamente morta senza alcun aiuto. I volontari dall’Europa mi aiutarono ad imparare… ero come un eterno studente, come una spugna che si impregnava di nuove conoscenze per poter poi aiutare sempre di più. La mia filosofia di fondo è sempre stata quella di non dire mai di no a nessuno, soprattutto di non mandare mai via un povero.I benefattori ci hanno aiutato a costruire e da quell’umile dispensario siamo arrivati ad un ospedale plurispecialistico che ha un giro di pazienti di oltre 65.000 ogni anno, Ora le è stato chiesto di piantare un altro seme: di cosa si tratta? E’ arrivato per me il momento del distacco, quel frangente doloroso in cui i genitori, per dirla 10

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