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La liberazione di Imola

Giunta la primavera, l’armata alleata che durante l’inverno si era fermata sul fronte del Senio, inizia l’offensiva con l’intento di raggiungere Bologna e il fiume Po. Dopo pesanti bombardamenti aerei e di artiglieria, la seconda Divisione neozelandese e l’ottava Divisione indiana si mettono in marcia nella direzione di Lugo.

Il 10 aprile i partigiani del gruppo Cremona liberano Fusignano e Alfonsine, oramai ridotte a cumuli di macerie. Contemporaneamente il Corpo polacco prosegue lungo la Via Emilia raggiungendo Castel Bolognese. Tre giorni dopo, indiani e neozelandesi passano il fiume Santerno, raggiungono Massa Lombarda.

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Il 14 aprile, dopo una cruenta battaglia con la 4a Divisione dei paracadutisti tedesca, i polacchi della 5a Divisione Kresowa sono nelle vicinanze di Imola, già in parte presidiata dai partigiani.

Graziano arrivò in bicicletta. Velocemente smontò di sella e bussò alla porta. Amleto, che l’aspettava, aprì quasi simultaneamente.

Amleto - disse ansimando Graziano - Riunione generale al Carmine. Ci sono tutti, noi dell’UNPA, quelli del CLN, quelli della SAP e i comandanti del GAP. Stavolta è la volta buona! - Era ora - esultò Amleto.

Senza aggiungere altro Amleto inforcò la bicicletta.

- Dove andate questa volta?chiese Derna, che si era svegliata a tutto quel frastuono.

- Arrivano gli alleati - urlò Amleto.

- E te dove vai? - chiese Derna preoccupata.

- Al Carmine.

- Ti sei convertito? - chiese Derna sarcastica

- Hanno convocato tutte le forze cittadine al Carmine -precisò Graziano – Noi dell’UNPA dobbiamo coordinare l’entrata.

- Attenti ai tedeschi. E ricordati che hai tre figli! - supplicò Derna - Prima di andarsene quelli fanno un macello!

Queste raccomandazioni erano come dirette al vento, perché Amleto e Graziano erano già spariti imboccando velocemente via San Pier Grisologo alla volta del Carmine.

Pochi minuti dopo arrivarono e trovarono le porte chiuse. Bussarono freneticamente e furono fatti entrare nel cortile, dove c’erano parecchi partigiani armati.

Nella Canonica oltre ai rappresentanti dell’UNPA c’erano Ezio, Dante e Amedeo.

La presenza dell’UNPA era stata voluta da don Giulio, perché convinto che con il loro appoggio si sarebbero risparmiate vite umane. I partigiani erano pronti a combattere, ma con i tedeschi che già battevano in ritirata, lo scontro avrebbe potuto trasformarsi in una sanguinosa e inutile battaglia.

Fu deciso di aspettare fino a mezzogiorno, per dare più tempo alle retroguardie tedesche di lasciare Imola. Renzo dette l’ordine di impossessarsi dei punti chiave della città e sincerarsi che non vi fossero più tedeschi in giro. Verso l’una un gruppo di partigiani si insediò nella Piazza Maggiore. Fu trasmesso via radio il messaggio che informava le SAP dell’avvenuta liberazione. La parola d’ordine fu “UNPA”. La stessa organizzazione si accollò l’incarico di avvertire la popolazione e di verificare se i tedeschi avessero lasciato mine all’ingresso della città o nei pa- civile, molte zone furono liberate dai partigiani prima dell’arrivo degli alleati.

Liberazione d'Italia e fine della guerra

Le formazioni partigiane operavano di preferenza lontano dai centri abitati per sfruttare i vantaggi offerti dalla natura montagnosa del paese, lanciando attacchi improvvisi a reparti nemici o a strutture di interesse militare.

Le rappresaglie tedesche furono feroci: lo testimoniano i 335 civili massacrati a Roma nelle Fosse Ardeatine e la strage di Marzabotto, nei pressi di Bologna, dove si contarono 1830 vittime. Rivestirono grande importanza anche altre forme di resistenza.

Nel marzo del 1944 un grande sciopero generale - l’unico nell’Europa occupata dai nazisti - bloccò la produzione del triangolo industriale.

Nella primavera del 1945 le truppe anglo americane sfondarono la linea Gotica che si sviluppava da La Spezia fino a Rimini lungo l’Appennino dilagando nella Pianura Padana.

Il 25 aprile la resistenza italiana, che poteva ormai contare più di 200.000 uomini, scatenò l'insurrezione nazionale contro i tedeschi.

Mussolini tentò la fuga in Svizzera unendosi a una colonna tedesca ma riconosciuto e catturato dai partigiani fu giustiziato il 28 aprile nel villaggio di Dongo assieme alla compagna Claretta Petacci e ad altri gerarchi. I loro corpi, appesi per i piedi, furono esposti in Piazzale Loreto a Milano.

La scelta della data

Il 25 aprile viene festeggiato in tutta Italia quale Festa della Liberazione.

La data fu scelta dal CLN perchè proprio il 25 aprile, da Milano, partì l'appello per l'insurrezione armata della città di Milano, sede del comando partigiano.

lazzi da loro precedentemente occupati.

A Luigi venne dato l’incarico di avvertire le forze polacche che erano alla periferia, e di prendere contatto con il comandante per sollecitarlo ad entrare nella città.

Un gruppo di partigiani incontrò un drappello della retroguardia tedesca nella vicinanza di Piazza dei Servi. Ne seguì un sanguinoso combattimento. I tedeschi vennero messi in fuga, ma Anacleto, colpito a morte, cadde al suolo. Il gruppo continuò l’avanzata e in via De Amicis incontrò una pattuglia polacca e chiese di comunicare col comandante. Raggiunto il comando dei carristi i partigiani informano che Imola era stata liberata.

Nel frattempo sulla torre del Palazzo Municipale venne issata una bandiera bianca per segnalare che Imola era stata definitivamente sgombrata dai tedeschi.

Finalmente i polacchi furono convinti e inviarono una pattuglia accompagnata dal partigiano Marino. Vicino alla ferrovia, sul lato destro del Santerno avanzarono i mezzi cingolati.

Ci fu una piccola scaramuccia all’altezza di via Molino Vecchio, ma fortunatamente i tedeschi si arresero quasi subito.

Le truppe furono costrette a fermarsi poco prima delle quattordici alla periferia di Imola. I tedeschi in ritirata avevano ostruito l’ingresso della città minando parte della strada e scavando una grande trincea.

La popolazione di Imola stava riversandosi nelle strade e inneggiava ai liberatori, ma la situazione era estremamente pericolosa. Senza ricevere nessun ordine, come per tacito accordo, con la guida dell’ingegner Costa, i militi dell’UNPA cominciarono a disinnescare le mine.

Amleto, Graziano, Mario, Gildo, Primo... ad uno ad uno resero inefficaci quegli atroci e criminali ordigni di morte.

La strada per Imola è così spalancata. Tanti, troppi morti avevano preceduto quel momento, ma almeno ora, grazie alle valorose forze partigiane e ai collaboratori dell’UNPA, gli alleati entravano e liberavano la città senza ulteriore e inutile spargimento di sangue.

Amedeo scortò un ufficiale polacco fino al comando in Piazza Maggiore, poi salì sul campanile di San Cassiano e sparò alcune raffiche di mitra, avvisando così che Imola era veramente libera.

Alle 17,15 del 14 aprile 1945, le truppe polacche, precedute dalla popolazione e dalle forze partigiane entrarono nella città.

La campana della torre comunale cominciò a rintoccare a festa, seguita di lì a poco da quelle di San Cassiano, Sant’Agostino, Sant’Agata, La Madonna del Carmine...

Venne ammainata la bandiera bianca. I partigiani avrebbero voluto issare la bandiera rossa. L’ufficiale polacco si oppose categoricamente per il timore che quella bandiera potesse scatenare le ire dei soldati della 5a Divisione Kresowa.

Senza nessuna opposizione fu deciso di issare sul pennone del Municipio la bandiera tricolore. Imola è finalmente liberata! dal libro "Amleto" di Franco Baldi Edizioni Angelini

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