IL CENTRO n°86 - Edizione di Dicembre 2014

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Anno 8 numero 9 (86) - Mensile gratuito iscritto al Registro della Stampa presso il Tribunale di Torre Annunziata. Iscrizione n.10 del 9 dicembre 2008 - Contatti: 331.74.88.453; e-mail: info@giornaleilcentro.com ; sito: www.giornaleilcentro.com

Dicembre 2014 Prossima edizione: 25 Gennaio 2015

il CENTRO Il giornale mensile di ispirazione cattolica della Penisola sorrentina

Intervista a Don Gennaro Matino: «Sia il Natale della meraviglia. Salviamo il mondo con la tenerezza dei bambini»

da vico equense la bibbia tradotta in napoletano

IL NUOVO GOVERNO DEI LUIGINI FA GIURAMENTO PRESENTI I PRIORI DELL’UNITà PASTORALE

la festa dell’adesione: «non siate statue da museo»


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INDICE 3 5 7 8 9 10 11 10 13

La lettera sulla tregua di Natale

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Quello del prete è un mestiere che va imparato

«Salviamo il mondo con la tenerezza»

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Nata per la famiglia e la cultura

La Bibbia in lingua napoletana esiste

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Alta la febbre dei presepi a Sorrento

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Quando la guerra si fermò e i soldati si riscoprirono fratelli di Salvatore Iaccarino Intervista a Don Gennaro Matino, autore di “Tetti di sole” e “Il pastore della meraviglia” di Iole Filosa L’opera di Don Matteo Coppola, parroco di Vico Equense di Gianpiero Fiore, Diacono Percorso tra le rappresentazioni della Natività in Penisola sorrentina di Nino Cuomo La magia del Villaggio di Babbo Natale

A Piano di Sorrento gli appuntamenti per i bambini e la valorizzazione dell’artigianato “Pronti a servire” con un sorriso

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Il diario di viaggio del Gruppo Scout Piano di Sorrento 1 e l’esperienza alla mensa dei poveri di Napoli di Nino Cuomo

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La Festa dell’Adesione all’Azione Cattolica nella diocesi di Sorrento-C/mare di Stabia di Francesco Ruocco

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«Rimanere, andare, vivere la gioia»

La chiesa più bella d’Italia è qui

Il podio conquistato da Vico Equense secondo la guida “Marlo Polo Tv” Solenne giuramento per i luigini

Le parole del neo Priore all’Oratorio di San Nicola dopo la celebrazione

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Intervista a Don Roberto Imparato, vice parroco della Cattedrale di Sorrento di Costanza Martina Vitale La presentazione della Fondazione “Persico” al Capo di Sorrento con la prima emeroteca di Nino Cuomo Unioni “libere” eppure così fragili

Riflessione sui lavori del Sinodo straordinario dei Vescovi di Nino Cuomo I requisiti del vizio dell’incapacità: l’impossibilità - Rubrica di diritto canonico

di Manuela Abbate Galeotta

fu la palestra.

Poi

c’erano una

volta una tedesca, un italiano e... sua moglie

Il caso del mese di Manuela Abbate

La solidarietà è aiutare tutto l’anno

La raccolta fondi delle vincenziane di Cecilia Coppola

Don Antonino celebra Santa Cecilia

All’Oratorio di San Nicola in memoria della patrona della musica di Cecilia Coppola Il vecchietto dei pastori

La storia, i ricordi, le tradizioni di Ciro Ferrigno Di padre in figlio

Un presepe che attraversa le generazioni di Fabio Vollaro L’@genda del mese

Gli appuntamenti segnalati dai lettori

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La storia. Durante la prima guerra mondiale i soldati si riscoprono fratelli

la lettera sulla “tregua di natale”

«Grappoli di piccole luci brillavano lungo tutta la linea tedesca a perdita d’occhio. Stringevamo le mani di chi avevamo cercato di ammazzare» di Salvatore Iaccarino

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il 24 dicembre 1914. In Europa è in corso la applausi [...]. Poi cantammo tutti quanti assieme». Prima guerra mondiale, un enorme carneficina, Il racconto di Tom continua: «Alcuni di noi sono usciti quella che Papa Benedetto XV chiamerà «inutile anch’essi e in pochi minuti eravamo nella terra di strage». Sul fronte occidentale, i soldati tedeschi nessuno, stringendo le mani a uomini che avevamo hanno invaso il Belgio e sono inchiodati nelle trincee, al cercato di ammazzare poche ore prima. Abbiamo acceso pari dei soldati avversari belgi, francesi e inglesi; una un gran falò, e noi tutti attorno, inglesi in kaki e tedeschi guerra logorante, nel fango, in grigio. [...]. [Un tedesco] Questi soldati sono simpatici, Mi ha fatto vedere le foto nelle malattie e a poche decine di metri dai fossati dove della sua famiglia che sta a ma eseguono gli ordini stanno rintanati i nemici. La Monaco. Anche quelli che e noi facciamo lo stesso. [...] guerra scoppiata in estate era non riuscivano a parlare si stata promessa ai soldati breve scambiavano doni, i loro sigari Che succederebbe e vittoriosa, ma alla vigilia con le nostre sigarette, noi il se i nostri governanti di Natale la situazione è di tè e loro il caffè, noi la carne stallo e il malcontento cresce. in scatola e loro le salsicce. si scambiassero auguri Tuttavia, nella regione belga Ci siamo scambiati mostrine invece di ultimatum? nei pressi di Ypres succede un e bottoni, e uno dei nostri se fatto che resterà nella storia. I n’è uscito con il tremendo Canzoni invece di insulti? soldati tedeschi e i loro nemici elmetto col chiodo! Anch’io Doni al posto di rappresaglie? inglesi escono dalle trincee e ho cambiato un coltello si ritrovano uomini, fratelli. Non finirebbero tutte le guerre? pieghevole con un cinturame Come è stato possibile? di cuoio, un bel ricordo che Leggiamo una lettera di un ti mostrerò quando torno a soldato inglese di Londra, un casa». certo Tom, lettera che la notte Ricorda a quasi sessanta prima di Natale scrisse alla anni di distanza il veterano sorella Janet: Reginald Thomas: «Dominava «[...] Di colpo un camerata da ambo le parti la convinzione mi scuote e mi grida: Vieni a che fosse possibile porre vedere! Vieni a vedere cosa fine a tutto ciò. In fondo, fanno i tedeschi! Ho preso il soffrivamo tutti allo stesso fucile, sono andato alla trincea modo per i pidocchi, il fango, e, con cautela, ho alzato il freddo, i ratti e la paura di la testa sopra i sacchetti di morire». Il Tenente Johannes sabbia».«Non ho mai creduto Niemann scrisse a proposito di poter vedere una cosa più di quei momenti: «afferrato La partita di calcio svolta a Ypres durante la “tregua di Natale” tra un reggimento scozzesse e uno sassone strana e più commovente. il binocolo e scrutato con Grappoli di piccole luci brillavano lungo tutta la linea cautela oltre il parapetto, ebbi la vista incredibile dei nostri tedesca, a destra e a sinistra, a perdita d’occhio. Che soldati che scambiavano sigarette, grappa e cioccolato cos’è?, ho chiesto al compagno, e John ha risposto: ‘alberi con il nemico». Selby Grigg, soldato del BEF britannico, di Natale!’. Era vero. I tedeschi avevano disposto degli ricordò così nelle sue memorie quello che per lui fu il alberi di Natale di fronte alla loro trincea, illuminati con più bel Natale della sua vita: «un tedesco venne seppellito candele e lumini.” “E poi abbiamo sentito le loro voci che nelle nostre vicinanze. Uno dei suoi commilitoni disse si levavano in una canzone: ‘ stille nacht, heilige nacht…’ che erano grati ai loro amici inglesi per avere consegnato [...]». loro il compagno morto. Ci augurarono un buon Natale e Avvenimento confermato dalla testimonianza di un un felice anno nuovo in un inglese stentato». Il Capitano soldato tedesco, Kurt Zehmisch, che dopo la guerra Kenny, in una lettera datata 25 dicembre, scrive: «Dodici scrisse: «Quando addobbammo gli alberi e accendemmo o quindici Tedeschi si avvicinarono a noi e ci strinsero la le candele, dall’altra parte giunsero fischi di gioia e mano e ci augurarono buon Natale».

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Sulla tregua di Natale... Un romanzo WILLIAM WHARTON A Midnight Clear (1982)

Una canzone PAUL MCCARTNEY Pipes of Peace (1983) SEGUE DA PAGINA 3 Nel diario da campo del 133° Reggimento sassone viene anche annotato di un soldato inglese che si mise a tagliare i capelli ai nemici in cambio di qualche sigaretta. La guerra viene svelata in tutta la sua inutilità. Il simbolo di quel Natale divenne una partita a calcio svoltasi nella terra di nessuno fra le due trincee nemiche a Ypres fra una squadra di un reggimento scozzese e quella del reggimento sassone. La palla era fatta di stracci e le porte ricavate con pile di cappotti. La notizia iniziò a circolare grazie alle lettere dei soldati, e giunse persino sulle pagine del New York Times il 1° gennaio 1915 che ne comunicò addirittura il risultato: 3-2 per i tedeschi. Facile immaginare come la stampa nazionale delle nazioni belligeranti cercò di censurare queste notizie. La lettera anonima di uno dei soldati chiosa così: «Questi soldati sono simpatici, ma eseguono gli ordini e noi facciamo lo stesso. [...] Eppure non si può fare a meno di immaginare cosa accadrebbe se lo spirito che si è rivelato qui fosse colto dalle nazioni del mondo. Ovviamente, conflitti devono sempre sorgere. Ma che succederebbe se i nostri governanti si scambiassero auguri invece di ultimatum? Canzoni invece di insulti? Doni al posto di rappresaglie? Non finirebbero tutte le guerre? Il tuo caro fratello Tom». Ad un secolo di distanza la storia ci impone una riflessione per non dimenticare e per rileggere anche il nostro presente.

Un film Joyeux Noël Una verità dimenticata dalla storia (2005) regia di CHRISTIAN CARION Uno spot televisivo In occasione del centenario della Grande Guerra, la catena di supermercati inglese Sainsbury’s ha creato un cortometraggio pubblicitario per la stagione natalizia 2014 basandosi su tale evento

Direttore responsabile: Costanza Martina Vitale Condirettore: Iole Filosa

Anno 8 numero 9 (86) Mensile iscritto al Registro della Stampa presso il Tribunale di Torre Annunziata. Iscrizione n.10 del 9 dicembre 2008 Editore: s.c. a r.l. AKMÁIOS iscrizione al R.O.C. n°22022 del 04 febbraio 2012 www.akmaios.it - 331.74.88.453 mail: redazione_ilcentro@yahoo.it info@giornaleilcentro.com Il nostro sito www.giornaleilcentro.com

Hanno scritto su questo numero: Manuela Abbate, Cecilia Coppola, Nino Cuomo, Gianpiero Fiore, Ciro Ferrigno, Iole Filosa, Salvatore Iaccarino, Francesco Ruocco, Costanza Martina Vitale, Fabio Vollaro, Gruppo Scout Piano di Sorrento 1. Impaginazione e grafica: Akmàios - Società di Comunicazione Questo numero è stato chiuso giovedì 11 dicembre 2014 Il prossimo numero uscirà il 25 gennaio 2014 Tipografia: “Web Sorrento” Via Tordara, 1 - Sant’Agnello

Facebook: Il Centro Giornale WhatApp: 331 74 88 453

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Intervista. L’incontro con Don Gennaro Matino, autore di “Tetti di luce”

«salviamo il mondo con la tenerezza»

A Sorrento l’incontro con i bambini e “Il pastore della meraviglia”. A New York la rivoluzione non violenta nelle storie di Napoli di Iole Filosa

«

Aspetta, adesso ti faccio vedere il pastore più ► Recentemente lei è volato a New York per presentare importante… è quello attraverso il quale passa proprio questo libro. È stato complicato spiegare in tutto il fantastico mondo del presepe»: sono parole America la realtà di Napoli e la sua storia? tratte dal libro “Il pastore della meraviglia” La storia dei poveri è uguale un po’ dappertutto. Handel sacerdote partenopeo Don Gennaro Matino ospite no dei confini diversi ma una materia comune: sfruttamento, repressione, abbandono. mercoledì 3 dicembre in Penisola Condizioni che spesso sono per un incontro speciale nella conseguenza di leggi che vencattedrale di Sorrento con i gono fatte per i potenti, contro piccoli alunni del Conservatorio chi non ha capacità di ribellarSanta Maria della Pietà e la si alle ingiustizie. E questo è presentazione serale in libreria successo e succede ovunque. In della sua ultima opera, “Tetti di “Tetti di sole”, poi, si parla ansole”, un libro intenso, denso che di immigrati che partono da di umanità, rispetto, ribellione Napoli e vanno a New York nele sacralità che parla di Napoli e la speranza di trovare fortuna della sua storia, delle sue storie. proprio perché le loro case sono «Nascere è origine collocata e state smantellate. E parlarne lì a se nasci a Napoli lo è di più. A L’incontro di Don Gennaro Matino con i bambini nella cattedrale di Sorrento New York, in questo momento differenza di altri posti, la città s’intromette con prepotenza nel dna di chi, per caso, per di crisi generale, è stato un momento di riflessione per sciagura o per volere di Dio, viene alla luce nelle sue mura. gli italiani che vivono a New York ma anche per i newSi è così legati alle origini, alle radici, che la napoletanità yorkesi affascinati dalla storia di Napoli. ti si attacca addosso dalla culla alla tomba, e di sicuro, ► Ama molto la sua terra, è evidente, ma c’è un luogo perfino all’altro mondo» scrive Don Gennaro Matino. Con di Napoli in particolare a cui è più affezionato? lui abbiamo ripercorso la trama del suo nuovo romanzo, le Ovviamente dove sono nato e cioè Antignano, un quartiere non ricco del Vomero ricco. Io naemozioni dell’incontro con la comunità sco da una famiglia economicamente scolastica e il senso del Natale alle porte. modesta ma di grandi valori spirituali ► “Tetti di sole” è il titolo del suo e amo quel posto perché lì sono le mie nuovo libro. Presentiamolo. radici. Ma Napoli la amo tutta, anche se “Tetti di sole” è un racconto che parla di certe volte mi fa rabbia perché avrebbe un avvenimento reale. Siamo nel 1962 a bisogno di avere più voglia di riscatto e Napoli. Entra in vigore la nuova legge urmeno rassegnazione. banistica, la 167, e alcuni quartieri diven► È molto presente sui social tano il frutto di un progetto partito male. network e utilizza i nuovi media Nasce Scampia come la conosciamo quotidianamente. È questa la nuova oggi, sulle rovine di una città che, anche frontiera dell’evangelizzazione? se povera e fatta di case vecchie, poteva Da sempre, non solo con l’avvento dei contare su famiglie unite, solidarietà e social network e di facebook, tento e compassione. Quando sono state buttate sperimento le nuove “piazze” dove la a terra quelle case per far posto a nuove gente si riunisce, soprattutto perché, abitazioni più ricche e appetibili per chi da prete, da evangelizzatore, dico aveva mezzi, Napoli ha perso gran parte sempre che non devo aspettare che la della propria visione d’insieme, il proprio essere “tribù” e famiglia. E ancora oggi sta vivendo le con- gente venga da me. Gesù ha detto “andate”, non “aspetseguenze di quel disastro urbanistico. Nel mio libro ho rac- tate”. Prima di essere pastore, io devo essere pescatore. contato le vicende della povera gente, partendo dagli ultimi, Il pastore ama l’ovile e lo custodisce, ma c’è anche per ipotizzare, semmai fosse possibile, un riscatto, una rivo- la missione del pescatore che deve sfidare il mare e luzione non violenta che metta carta e penna nelle mani di trovare approdi in porti anche diversi da quelli soliti e chi non sa scrivere e leggere per riprendersi la propria vita. convenzionali.

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Fede, lezioni e libri

SEGUE DA PAGINA 5 ► Pastore, pescatore… ma come nasce Gennaro Matino scrittore? È difficile questa domanda perché in effetti non lo so come nasce lo scrittore. Quando ero ragazzo avevo difficoltà a scrivere perché parlavo solo napoletano. Nella mia famiglia di parlava solo il napoletano, potrei dire che è la mia prima lingua, quindi ho dovuto imparare l’italiano come fosse una seconda lingua. Con queste premesse, va da sé che scrivere era ancora più complesso. Ad un certo punto della mia vita, mi sono ritrovato a scrivere quasi come se fosse un dono che mi era stato concesso. All’inizio una cosa che mi si criticava, e che poi invece è diventato il motivo per cui la gente mi segue, è che scrivo come parlo. Ho avuto modo di sperimentare che questo modo di scrivere funziona perché la scrittura narrativa diretta è quella più compresa ed entra direttamente nel vissuto della gente. ► Oggi in cattedrale ha parlato del suo libro “Il pastore della meraviglia” con i bambini. Un commento a caldo su questo incontro. Fantastico. È stato tutto fantastico. Quando mi trovo con i ragazzini sono sempre felice, ma questi sono bambini davvero bravi e si vede che a scuola sono stati formati bene e hanno avuto un percorso significativo, puntuale, omogeneo per tutti: qui c’era tutta la scuola che rispondeva alle mie domande! I bambini possono essere attenti per natura ma se non c’è un percorso formativo che sia all’altezza dei loro mezzi i risultati non arrivano. E qui si vede che sono stati seguiti straordinariamente. Quando ho detto che ho trovato qui il meglio che ho finora visto, non ho fatto un complimento generico. C’era una reazione al libro straordinaria… Quando sono entrato in chiesa, ho visto i ragazzini che stringevano il libro al petto, come se fosse una cosa cara. E questo è commuovente. Significa non solo che sono entrati nella storia del presepe che viene narrata, ma nel libro. E questo mi ha fatto un enorme piacere. ► Un augurio per il tempo di festa che ci prepariamo a vivere, sulla scia luminosa di questo suo libro dal respiro natalizio e sull’esempio del pastore della meraviglia. L’augurio per tutti noi è non stancarsi mai di meravigliarsi. C’è una cosa che non ho detto oggi ai bambini perché non volevo turbare questa serata: mi sono commosso, guardando ognuno di loro, anche perché hanno quasi la stessa età del piccolo Loris che è stato massacrato in Sicilia nei giorni scorsi, e come lui tanti vivono esperienze terribili. Quale può essere l’augurio di fronte a questi pensieri? L’augurio è che il mondo, guardando al presepe, riparta dai bambini per ricostruire se stesso. Bisogna ripartire dall’infanzia, dal rispetto, dal candore, dalla “pulizia” dell’infanzia. D’altronde Gesù quando dice “se non diventate come bambini non entrerete nel Regno dei Cieli” non dice che dobbiamo infantilizzarci, dice piuttosto “prendete dai bambini la tenerezza dell’infanzia e salverete il mondo”. E allora: salviamo il mondo partendo dai bambini.

Gennaro Matino nasce, secondo di sei fratelli, nel Rione Antignano, Napoli, il 23 aprile del 1956. Formato alla luce della svolta del Concilio Vaticano II e ordinato sacerdote nel 1981 dall’Arcivescovo di Napoli, il Cardinale Corrado Ursi, deve la sua formazione spirituale a Giacomo Nardi e l’insegnamento pastorale a Luigi Pignatiello. Ha conseguito il dottorato in teologia e le lauree in pedagogia e filosofia. Insegna teologia pastorale presso la Pontificia Facoltà teologica dell’Italia meridionale San Tommaso d’Aquino e Storia del Cristianesimo presso l’Università Suor Orsola Benincasa. Collabora con la cattedra di economia e gestione delle imprese tenendo seminari sull’etica d’impresa presso la Facoltà di Economia dell’Università degli Studi di Napoli Federico II. È parroco nella sua città dal 1986, nella parrocchia della SS. Trinità che comprende i quartieri Vomero e Chiaia. È editorialista di “Avvenire”, “Il Mattino” e “la Repubblica” ed opera nel terzo mondo, soprattutto in India, a favore dei fratelli più bisognosi. Tra i suoi libri si ricordano: “La tenerezza di un Dio diverso”; “Mestieri all’aria aperta: pastori e pescatori nell’Antico e nel Nuovo Testamento”, “Almeno 5” e “Sottosopra: alture nell’Antico e del Nuovo Testamento” scritti con Erri De Luca; “Il pastore della meraviglia. Il romanzo del presepe”; “Buon Natale gentilezza: romanzo”; “La culla vuota: lettera a Gesù”; “Buongiorno vita: la bellezza del Verbo nella crisi del mondo globalizzato”; “Tetti di sole”, il nuovo romanzo. Con “Angelo per un giorno” ha vinto il Premio “Elsa Morante” ragazzi 2007.


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Scoperte. Da Vico Equense la traduzione di tutti i Testi Sacri e un apocrifo

LA BIBBiA IN lingua NAPOLETANa ESISTE

Ed è opera di Don Matteo Coppola, parroco di Pacognano, Moiano e Bonea fino al 7 agosto scorso, giorno della nascita al Cielo di Gianpiero Fiore*

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on Matteo Coppola, unico al mondo! Sì…, e certe espressioni, il napoletano rende molto più chiari i questo è il minimo per uno dei colossal nella storia sentimenti di colui che scrive! della letteratura mondiale che difficilmente In più di dieci anni, tra il 2000 ed il 2010, don Matteo avrà un simile, tanto più che nessuno, prima legge tutto il Testo Sacro; poi, utilizzando la sua vecchia del nostro Amico, padre macchina da scrivere e Maestro, ha avuto ed il personal computer la forza di realizzare all’avvicendarsi della un’impresa titanica moderna tecnologia, di questo livello. traduce l’intera Bibbia Eppure… nella cittadina in lingua napoletana. napoletana, porta della Il 10 ottobre scorso, Penisola Sorrentina, dopo poco più di due nonostante il fatto che mesi dalla sua nascita don Matteo è stato al Cielo avvenuta a conosciuto e seguito da Salerno nella mattinata generazioni di fedeli in del 7 agosto 2014, più di cinquant’anni di nell’ex cattedrale ministero presbiterale, dell’Annunziata a moltissimi ancora Vico, durante una non hanno la minima bella serata voluta idea del valore e della dall’Istituto Superiore grandezza di “Tutt’ ‘e di Scienze Religiose libbre d’ ‘a Sapienza “Raffaele Pellecchia” d’ ‘o Vecchio e d’ ‘o Nuovo Testamento dint’ ‘a lengua di Castellammare di Stabia e dalla Famiglia Coppola con napulitana”. Don Matteo, a proprie spese, ha fatto Don Giovanni, il fratello e la sorella, Mons. Francesco pubblicare il Suo lavoro in cinque volumi dall’Editore Alfano, Don Lucio Sembrano e Don Antonio Cioffi hanno stabiese Nicola Longobardi, più un volume sui Vangeli riconosciuto a Don Matteo non solo la titanica impresa Apocrifi, per cui esistono ancora delle copie facilmente della traduzione parola per parola in napoletano, ma il reperibili. frutto di un meticoloso Don Matteo Coppola, lavoro di esegesi e nato a Napoli nel 1939, di interpretazione ha sempre vissuto a del testo italiano Vico Equense dove CEI perché il lettore il 7 luglio 1963 fu non venga stravolto ordinato sacerdote da nell’ascolto della S.Ecc. Mons. Carlo Parola e non perda nulla Serena: Parroco di di quell’emozionante Pacognano, Moiano pedagogia che rende e Bonea, fu amato da veramente il lettore generazioni di giovani. libero e vero, per il Lui organizzava questi servizio all’uomo di ragazzi soprattutto per Don Matteo Coppola con i propri genitori durante la celebrazione della messa. ogni tempo e di ogni In alto le copertine dei libri con le traduzioni dei Testi Sacri e apocrifi il teatro in parrocchia cultura. ed è stata proprio l’attività di “amanuense” delle opere Grande Don Matteo! Grazie di cuore: prima o poi ci sarà di Salvatore di Giacomo, di Ferdinando Russo, di qualcuno che darà giustizia a quanto hai realizzato con Eduardo e Peppino De Filippo e di Raffaele Viviani fede, amore e devozione. Ora guidaci tu, nella nostra che poi ciclostilava per i suoi attori, che gli ha fatto ricerca di Dio, nella Verità e nella Pace. conoscere, apprezzare ed amare la lingua napoletana. In *Diacono


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Tradizioni. Mille forme, materiali e ispirazioni per la nascita dell’Uomo-Dio

ALTA LA FEBBRE DEI PRESEPI A SORRENTO

“Maestri in mostra” a Villa Fazzoletti e nuovi pastori al Sedil Dominova. Dal 26 dicembre ha inizio la rappresentazione vivente a Casarlano di Nino Cuomo

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n tutta la Penisola sorrentina la febbre dei Presepi è... già alta. Ogni famiglia allestisce il suo, ogni chiesa s’impegna a presentare il mistero della nascita di un Uomo-Dio, gli Enti pubblici sostengono queste iniziative. Sorrento non è seconda agli altri centri peninsulari per numero e qualità di allestimenti che attirano sempre più visitatori provenienti anche da centri fuori Penisola. Abbiamo già annunziato ed illustrato il concorso “Il Presepe oggi” lanciato dal Centro Studi “Bartolommeo Capasso” per la 37^ edizione, aperto, oltre che a singole persone anche ad Enti, Associazioni, Chiese, Scuole di ogni ordine e grado e Circoli della Penisola sorrentina, con la possibilità di partecipare con qualsiasi tecnica, anche disegni, grafici e pitture. La premiazione è prevista nel Cinema-Teatro “Tasso” di Sorrento il 25 gennaio 2015 alle ore 17,30, con l’intervento delle Autorità cittadine. A questa manifestazione annuale, risponde un altro appuntamento fisso che, da alcuni anni, offre qualità artistica, unendo, in un’esposizione con tutte le caratteristiche per essere definita “artistica”, pastori artistici e composizioni particolari. è quella della Fondazione “Sorrento” (il cui direttore, Luigi Gargiulo, è il principale sostenitore, essendo un qualificato collezionista) che, quest’anno, lascia la sua sede storica, Villa Fazzoletti (occupata provvisoriamente da alcune classi di scuola materna), per presentarsi in piazza Andrea Veniero (in una struttura appositamente realizzata). L’iniziativa “Maestri in mostra”, alla sua quinta edizione consentirà, ancora una volta, di ammirare vere e proprie opere d’arte di 40 artigiani con scogli, scarabattole, minuterie e scene (alcune delle quali riproducono scorci della Sorrento antica) Subito dopo queste due iniziative presepiali va ricordata - anche questa per la sua predisposizione da oltre un decennio - quella presentata nella Cinquecentesca sede della Società Operaia di Mutuo Soccorso. è vero che

ogni anno questo Presepe si presenta diverso da quelli precedenti, ma quello di quest’anno - realizzato da Ferdinando Rossi, Francesco Rossano e Anna Guida ed inaugurato nella serata del 28 novembre - è più ricco di pastori, è più sviluppato nella scenografia complessiva, attira maggiormente l’attenzione dei visitatori per alcuni particolari. L’anno scorso i visitatori sono stati diverse decine di migliaia! Altro importante Presepe è realizzato da Gino Esposito nel cortile della Chiesa del Carmine, per mantenere viva una tradizione alla quale i Padri Carmelitani non si sottraggono ogni anno, come quello che è allestito nella chiesa del S. Rosario. Così come l’esposizione di arte presepiale del maestro Paturzo nell’antica chiesa della Rotonda che si ripete ancora una volta. Oltre ai vari presepi - artistici e di valore, specie per il numero e la qualità dei pastori - che sono fissi, per l’intero anno, presso le chiese di S. Antonino, dei Servi di Maria e dell’Annunziata, il quadro sorrentino è completato da alcune iniziative come la mostra organizzata dall’Associazione Peninsulart rivolta all’arte ed all’artigianato locale attraverso i suoi soci che esporranno le loro opere nella chiesa di S. Maria della Pietà (nell’antica chiesa annessa all’ex Conservatorio, nella via omonima, oggi occupato da Scuole Elementari Parificate) ed in quella dell’Addolorata (nell’antico decumano massimo della Città). Proprio in quest’ultima chiesa gli espositori rappresenteranno la “Evoluzione del mistero”, rinnovando la tradizione del presepe in terra sorrentina. Altro appuntamento fisso, da alcuni anni, è il Presepe vivente di Casarlano, organizzato dal Parroco Don Giovanni Ferraro che i residenti nella parrocchia collinare orientale di Sorrento allestiranno dal 26 dicembre all’11 gennaio. Ovviamente il punto di arrivo e d’incontro a Sorrento è piazza Tasso, dove, ogni anno, è allestito il gigantesco albero di Natale illuminato.


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Eventi/1. Festa di colori e luci a Piano di Sorrento. Al centro Via San Michele

LA MAGIA DEL VILLAGGIO DI BABBO NATALE

Tanti gli appuntamenti del tempo festivo: la Cantata dei Pastori, l’artigianato nei portoni, la tombolata dei bambini e giochi di prestigio

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na festa di luci, colori e suggestioni: è tutto questo, e tanto altro, lo spettacolo allestito nel parco agrumento di San Michele a Piano di Sorrento con il Villaggio di Babbo Natale. L’iniziativa, patrocinata dal Comune di Piano di Sorrento e curata dall’Associazione Turistica Pro Loco, dall’Associazione culturale Archimede e dall’Associazione musicale Maynard Animation, e inaugurata ufficialmente lunedì 8 dicembre alla presenza del Sindaco di Piano di Sorrento Giovanni Ruggiero, offre a grandi e piccini animazione a tema, giochi gonfiabili, area pony, sala cinema, corsa sul trenino e l’incontro con Babbo Natale e i suoi elfi. Un’isola colorata e divertente che ha già entusiasmato le famiglie della Penisola sorrentina e che seguirà il seguente calendario dalle 16.00 alle 19.00: 13-14-20-21-25-26-27-28 dicembre; 3-4 gennaio. Inoltre il 25 dicembre alle 19.00 è previsto uno spettacolo di giochi di prestigio e illusionismo del mago Saghibù e il 26 dicembre una tombolata dei bambini condotta da Biagio Verdicchio e Giuseppe Gargiulo. Il progetto di valorizzazione del centro storico di Piano di Sorrento si estende, però, a tutta la zona di Via San Michele. In particolare la Fidapa, con il patrocinio del Comune di Piano di Sorrento, e in collaborazione con il Centro Commerciale Naturale (CCN), l’Associazione Commercianti (ASCOM) e la Pro Loco, ha dato il via all’iniziativa “Arte al Centro”. Protagonisti assoluti l’artigianato e la storia locale. Un’iniziativa volta a scoprire non solo i talenti e gli artisti della zona, ma anche le ricchezze architettoniche. Saranno, infatti, aperti i portoni antichi di Via San Michele nei weekend di dicembre e il primo weekend di gennaio (13-14-20-21-27-28 dicembre; 3-4 gennaio) e saranno organizzate escursioni nel centro storico sul tema “Assaggi, passaggi e messaggi dalla tua terra” con la guida escursionistica Nino Aversa nei giorni 13, 20 e 27 dicembre con start alle 16.00, degustazioni dei prodotti provenienti dalle realtà artigiane di Piano di Sorrento iscritte al CCN, e tre itinerari differenti: il primo nella zona di Marina di Cassano fino all’info point in Via San Michele; il secondo da Piazza Cota nei vicoli storici carottesi; e il terzo da Piazza Cota nelle cappelle e le chiese limitrofe. Tra le tante novità del Christmas Time 2014 a Piano di Sorrento, aperto con la prima edizione del Black Friday carottese e un grande successo, c’è la Cantata dei Pastori. Nei giorni 21, 26, 27 e 28 dicembre e 2, 3 e 4 gennaio alle 18.15, infatti, la Compagnia “A Zeza” presenterà l’antica commedia di Andrea Perrucci rivisitata dal regista Pino Russo con la partecipazione della scuola di danza Patty Schisa. «I commercianti - spiega il Presidente della Pro Loco Marco D’Esposito - hanno risposto con grande entusiasmo al pacchetto di eventi pensato per quest’anno. A loro, a tutta l’Amministrazione comunale e al funzionario del III Settore Carlo Pepe, il mio ringraziamento per la disponibilità e la passione con cui hanno deciso di costruire insieme a noi. Il Natale a Piano di Sorrento si arricchisce di nuovi attrattori, per residenti e turisti, vestendo a festa sempre più zone della città con un’attenzione particolare ai più piccoli a cui questo periodo deve essere dedicato».


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Diari di viaggio. Scrive il clan Pyxis del gruppo Scout Piano di Sorrento 1

“pronti a servire” con un sorriso

L’esperienza alla mensa della chiesa del Carmine di Napoli, un luogo dove l’amore supera la povertà economica e interiore Gruppo Scout Piano di Sorrento 1

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iamo ragazzi del clan Pyxis del gruppo Scout di Piano di Sorrento 1. La nostra età è compresa tra i 16 e i 20 anni, svolgiamo le nostre attività presso i locali dei Padri Sacramentini alle spalle del Comune di Piano di Sorrento. Oltre la musica, i programmi tv e gli sport vari che pratichiamo, sono tante le cose che ci accomunano. Tra queste c’è la voglia di mettersi in gioco, fare avventura e aiutare chi è meno fortunato di noi. Così domenica 7 dicembre abbiamo avuto la possibilità di metterci in gioco, di scoprire una realtà che a noi, in Penisola sorrentina, poco appartiene o almeno non con una gravità così elevata. Siccome il nostro motto è “Pronti a servire”, durante la nostra esperienza siamo stati più che pronti a dare il nostro aiuto ai volontari che si occupano di una mensa dei poveri a Napoli, nei pressi della chiesa del Carmine. A volte quando si pensa ad una mensa dei poveri, la si associa ad un luogo sporco, malsano e triste, dove nessuno gradirebbe entrare, dove i responsabili sono scorbutici o guadagnano dei soldi, ma non è così, noi lo definiremmo un luogo dove l’amore supera la povertà, dove solo con la forza di volontà e un po’ di voglia di servire si dona un sorriso. Come insegna lo spirito del servizio se tutto è fatto col cuore, basta un sorriso, uno sguardo, per sentirci gratificati da quel tempo che abbiamo felicemente donato per gli altri. La nostra giornata è iniziata abbastanza presto, alle 9:00 eravamo già attivi: dopo una breve presentazione di tutti i volontari e dopo che il signor Antonio, responsabile della mensa, ci ha spiegato come funzionavano le cose, ci siamo messi subito all’opera apparecchiando i tavoli e dando una mano in cucina, per poi servire i pasti. C’erano quattro turni, ognuno da circa 70 persone. Ognuno ha fatto del suo meglio anche se in minima parte, ma come tutti ben sappiamo, goccia dopo goccia si riempiono secchi, così che una piccola azione fatta da tutti può davvero portare ad un cambiamento. In casi come questi, la povertà non è intesa solo economicamente, ma esiste un altro tipo di povertà, quasi impossibile da eliminare, che intacca l’io interiore, è difficile addirittura prenderne consapevolezza, questa è la povertà d’animo. Fa apparire senza cuore perché non si riesce ad esternare i propri sentimenti, o la vita porta ad essere impassibili riguardo alcuni avvenimenti, ma magari dentro si ha un uragano che corrode l’animo che è peggio di qualsiasi altra condanna. Quindi, non solo i poveri ‘economici’ vanno in questa mensa, ma anche chi è solo va lì in cerca di un semplice pasto in compagnia. Toccare con mano la realtà di quelle persone ci ha fatto apprezzare quello che abbiamo facendoci capire che non dobbiamo mai lamentarci se non abbiamo l’ultimo modello di cellulare uscito sul mercato perché abbiamo un piatto caldo a tavola ogni giorno e basta così.


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Azione Cattolica. La Festa dell’Adesione nella Diocesi Sorrento-C/mare

«RIMANERE, ANDARE, vivere la gioia»

Papa Francesco: «Evitate la chiusura, l’intimismo e la serietà formale: non siate statue da museo» di Francesco Ruocco

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Con questi tre atteggiamenti, rimanere in Gesù, andare ai confini e vivere la gioia dell’appartenenza cristiana, potrete portare avanti la vostra vocazione, ed evitare la tentazione della “quiete”, che non ha niente a che fare con il rimanere in Gesù; evitare la tentazione della chiusura e quella dell’intimismo […]. E anche evitare la tentazione della serietà formale. Con questo rimanere in Gesù, andare ai confini, vivere la gioia evitando queste tentazioni, eviterete di portare avanti una vita più simile a statue da museo che a persone chiamate da Gesù a vivere e diffondere la gioia del Vangelo». (Cfr. Papa Francesco, Discorso all’Azione Cattolica Italiana, 3 maggio 2014, in www. vatican.va). Un’Azione Cattolica espressione di una nuova giovinezza dell’apostolato laicale e dell’apertura: «Questa è la scelta che oggi fa l’Azione Cattolica. Anzitutto le parrocchie, specialmente quelle segnate da stanchezza e chiusure, e ce ne sono tante. Parrocchie stanche, parrocchie chiuse... ce ne sono! Quando io saluto le segretarie parrocchiali, domando loro: ma Lei è segretaria di quelli che aprono le porte o di quelli che chiudono la porta? Queste parrocchie hanno bisogno del vostro entusiasmo apostolico, della vostra piena disponibilità e del vostro servizio creativo. Si tratta di assumere il dinamismo missionario per arrivare a tutti, privilegiando chi si sente lontano e le fasce più deboli e dimenticate della popolazione. Si tratta di aprire le porte e lasciare che Gesù possa andare fuori. Tante volte abbiamo Gesù chiuso nelle parrocchie con noi, e noi non usciamo fuori e non lasciamo uscire fuori Lui! Aprire le porte perché Lui vada, almeno Lui!» (cfr. Ibidem).

Sulle ali dell’entusiasmo trasmesso da Papa Francesco il 29 novembre u.s., nell’Antica Cattedrale di Vico Equense, si è tenuta la Festa dell’Adesione, con cui si è inteso celebrare la gioia di essere parte dell’Azione Cattolica e di essere instancabili annunciatori e testimoni di Cristo. In un clima di gioiosa condivisione e di preghiera, alla presenza dell’Arcivescovo S.E. Francesco Alfano e di tanti ragazzi, giovani ed adulti, i presidenti parrocchiali di AC hanno aderito all’invito di rimanere, di andare e di gioire a partire dalla festa, attesa dell’arrivo di Cristo. Gli “ACierrini”, seduti in prima fila, hanno ricevuto l’abbraccio ed il calore del Vescovo che li esortava, con un dolcissimo dialogo, ad essere attivi evangelizzatori nelle proprie case, a scuola, con gli amici, esempi di vite vissute all’insegna della festa/attesa del ritorno di Gesù. Nel rinnovo dell’impegno i presenti, ma più in generale tutti siamo stati esortati a crescere nella Fede, a rinnovarci nella Speranza e gareggiare nella Carità in piena sintonia di cuore e di mente sia nelle nostre singole comunità parrocchiali sia con la Chiesa particolare che è in Sorrento-Castellammare di Stabia. Come simbolo dell’impegno rinnovato, ai presidenti è stata consegnata una piccola barca, antica immagine della Chiesa, simile a quella raffigurata nello stemma episcopale del nostro Arcivescovo a ricordare l’invito di Gesù a salire sulla barca (l’impegno di dire si), la paura del navigare in mare aperto e con vento contrario (la forza di rimanere a bordo) ed il coraggio di affidarsi a Lui (la certezza della presenza del Maestro). Segno concreto di vicinanza dell’AC alle tante persone che vivono alle periferie esistenziali è stato il depor-

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Riconoscimenti. Si posiziona al primo posto l’ex cattedrale della diocesi

LA CHIESA PIù BELLA D’ITALIA è QUI

Un gioiello a picco sul mare dall’architettura gotica e la facciata barocca. La Campania in classifica anche con Ischia e Procida

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stata la cattedrale della diocesi di Vico Equense fino al 1818 ed è dedicata alla Santissima Annunziata. Si tratta della Chiesa di Vico Equense dall’architettura gotica e la facciata in stile barocco situata sul costone roccioso a circa 90 metri di altezza a picco sul mare. E di recente proprio questa chiesa ha raggiunto gli onori della cronaca perché posizionata al primo posto nella guida “Marco Polo Tv” tra le dieci chiese più belle d’Italia. In classifica, al terzo posto, anche Ischia con la chiesa di S. Maria del Soccorso, e Procida con la chiesa della Madonna delle Grazie al nono posto. La prima cattedrale di Vico Equense si trovava sulla spiaggia, nella zona bassa della città, dove sorge l’attuale Maria d’Equa, soggetta però alle incursioni dei pirati: fu così che il centro cittadino venne spostato in una zona più alta e si decise al contempo, per volere del vescovo

Giovanni Cimino, di costruire una nuova cattedrale. La nuova chiesa fu eretta agli inizi del XIV secolo, probabilmente tra il 1320 ed il 1330, su un costone roccioso, alto circa novanta metri, a picco sul mare, che affaccia sul borgo marinaro. Importanti lavori di restauro furono compiuti tra il1773 ed il 1792, per volere del vescovo Paolino Pace: questi riguardarono principalmente il rifacimento della facciata. La chiesa fu sede vescovile fino alla morte del vescovo Michele Natale, deceduto nel 1799, mentre fu cattedrale della diocesi fino al 1818 quando fu soppressa ed inglobata in quella diSorrento. Altri importanti lavori di restauro, che ne hanno esaltato il suo aspetto originario, sono stati effettuati alla fine del XX secolo e la chiesa è stata riaperta al culto il 26 agosto 1995, dopo un periodo di quasi vent’anni di chiusura, a seguito dei danni subiti dal terremoto del1980.

SEGUE A PAGINA 11 re ai piedi dell’altare, da parte dei presidenti parrocchiali, cesti contenenti generi alimentari che sono stati consegnati alla Caritas diocesana. Da ultimo è stata recitata in maniera corale e con l’invito a diffonderla in tutte le parrocchie aderenti e non, la preghiera per il nuovo anno associativo composta dal Presidente diocesano di AC, Gianfranco Aprea: «Signore oggi anche a noi, affaticati dal remare e spaventati dalle onde del mare ripeti: “Coraggio sono io, non abbiate paura!” E’ con queste parole che vogliamo dare inizio al nuovo anno associativo, alle nostre attività parrocchiali e diocesane agli incontri e ai legami che intercetteremo sulla nostra rotta. “Siamo tutti sulla stessa barca”: chiglia, timone, ancora, albero maestro… facciamo parte anche noi dell’equipaggio di questa grande barca che è la chiesa. Con Te a bordo ritorna la calma, il vento cessa, la traversata si fa tranquilla e la barca diviene un luogo sicuro. Aiutaci ad avere il coraggio di compiere scelte significative attraverso l’impegno di appartenenza all’Azione Cattolica.

Donaci il coraggio di partire da noi stessi, dalla cura dei legami e delle relazioni per diventare custodi della vita degli altri, per maturare interesse per i luoghi da noi abitati e per rivolgere un’attenzione particolare alla società. Rendici capaci di essere “Chiesa in uscita” e di prendere il largo verso il mare delle periferie esistenziali di uomini e donne del nostro tempo. Facci, in ogni occasione, docili alla tua Grazia per “proclamare il Vangelo ad ogni creatura” ». Interceda per noi Maria, l’Immacolata tua e nostra Madre, Modello e sostegno di tutti gli apostoli. Amen.


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Congreghe. Le elezioni del 23 novembre hanno decretato il nuovo Governo

SOLENNE GIURAMENTO PER I LUIGINI

Il Priore in carica è ora Biagio Verdicchio. Nominata Pina Staiano come tesoriere, prima carica di rilievo per una consorella

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abato 13 dicembre il nuovo Governo della Confraternita dei Luigini ha pronunciato solenne giuramento nella cappella dell’Oratorio di San Nicola alla presenza di Don Pasquale Irolla, dei Priori e i Sodalizi dell’Unità pastorale di Piano di Sorrento, Sant’Agnello e Meta e della comunità di fedeli. Le elezioni si sono svolte lo scorso 23 novembre e sono risultati eletti Biagio Verdicchio con 31 voti che ne hanno dichiarato la carica di Priore, il Priore uscente Lorenzo Milano con 22 voti che diventa dunque Primo Assistente, e Giuseppe Gargiulo con 14 voti e l’incarico di Secondo Assistente. Nelle ore successive, inoltre, il nuovo Governo ha nominato Vincenzo Russo come Segretario e - prima carica di rilievo per una consorella - Pina Staiano come tesoriere. Il neo Priore Biagio Verdicchio ha così commentato a caldo la sua elezione: «Sono consapevole dell’impegno che andrò ad assumere, consapevole ancor più del peso della storia che questo luogo porta dietro. La storia di un luogo che è “memoria e cuore” di una città, Piano Di Sorrento, che ha custodito e fatto crescere tra quelle piccole mura, generazioni di cittadini, oggi padri affettuosi, lavoratori onesti, guide professionali nei loro ambiti e nelle loro passioni. Sarà bello incontrarvi tutti, abbracciare le vostre storie, che sono le storie di una città intera e non solo di una piccola comunità». E l’incontro con chi costituisce le colonne di carne dell’Oratorio è avvenuto in una cappella fresca di restauro e piena di emozione. Di seguito il discorso pronunciato da Biagio Verdicchio al termine della solenne cerimonia: «La sera prima del voto, in un colloquio telefonico con una persona a me molto cara, mi fu detto: “Lo sai, Biagio, se dovessi diventare Priore, saresti il più giovane della tua comunità, forse addirittura il più giovane della Diocesi”. Tralascio i controlli di rito, mi interessava piuttosto la parola giovane, più volte ripetuta in quella telefonata. Una parola che spesso noi confratelli Luigini, dimentichiamo: è inserita a chiare lettere nella dicitura originaria del nostro sodalizio: “Congrega di Spirito dei Giovani carottesi”. Ecco, io stasera voglio provare, e nel farlo non nascondo un pizzico di emozione, a regalarvi delle parole, che vorrei fossero le linee guida del nostro nuovo cammino insieme. Lo faccio da Giovane Priore, o meglio da Giovane (nonostante la barba bianca e i pochi capelli) Luigino. Lo

faccio prendendo spunto da un libro, a me molto caro, e che ho pensato di donare agli amici Priori della nostra Unità Pastorale di Meta, Piano e Sant’Agnello. Sapete, in occasione del Giuramento di una nuova amministrazione è usanza scambiarci un pensiero. Ne ho visti tanti in undici anni di amministrazione, prima da segretario e poi da secondo assistente. Ma ho pensato di regalare a voi, amici, una copia de Il Piccolo Principe di Saint-Exupéry: il racconto, altamente poetico, che affronta con stile unico nel suo genere, temi profondi come la vita, l’amicizia, il tempo, la ricchezza, la felicità e l’amore, lasciando a un lettore attento e sensibile spunti di riflessione ancora oggi attuali e originali. Per questo, anche se dedicata a dei ragazzi, l’opera contiene molti messaggi rivolti anche a noi più adulti (“bisogna sempre spiegargliele le cose, ai grandi”). Messaggi che vorrei facessero parte del viaggio che da stasera intraprenderò: andare oltre l’apparenza, scoprire l’altro, impegnarsi per l’altro, vegliare. Tutte queste parole vorrei diventassero realtà viva e pulsante a partire da stasera. Lo farò con una squadra, per usare un termine calcistico, che unisce tradizione ed innovazione. Grazie Lorenzo, Grazie Vincenzo, Grazie Pina, Grazie a te Peppe. Lo farò consapevole che in questi anni, questo giovane priore dovrà costruire ancor più anche la sua vita, e dunque ha bisogno di voi. Lo farò insieme a voi, a chi fino a ieri è rimasto per scelta, volontà fuori da quella porta, lo farò con chi non ha mai abbandonato questo posto.»


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n questo numero vogliamo conoscere più da vicino Testimonianze. La vocazione di don Rob don Roberto Imparato, giovane viceparroco della Cattedrale di Sorrento al fianco di don Carmine Giudici. Tutti noi lo abbiamo visto in Tv, qualche Il seminario,l’esperienza Scout, l’insegn mese fa, celebrare la santa messa domenicale. Lui ci ha raccontato del suo avvicinamento alla Chiesa, degli Natale ci si prepara con gesti concreti» anni del seminario fino al sacerdozio, proclamando un nel senso che uscito dal seminario e ordinato diacono ci atteggiamento di osservazione e rispetto per la Comunità sono stati sei anni di pausa nei quali ho insegnato presso che lo ha accolto. l’istituto tecnico “Renato Elia” di Castellammare. Sono ► Raccontaci come è nata la tua vocazione? stati sei anni decisivi per la mia maturazione personale Le mie origini sono stabiesi. Nato e cresciuto a e vocazionale e anche per la presa di consapevolezza di Castellammare, i miei genitori non sono mai stati quello che poi sarebbe stata la scelta di diventare prete. Nel frequentatori della Chiesa per cui una frattempo mi sono affacciato nel mondo grande formazione religiosa fino ai della scuola e mi rendevo conto che 6 anni non l’ho avuta se non da mio molti ragazzi che incontravo a scuola, nonno, il quale mi insegnò il segno di in parrocchia non li vedevo mai, e tra croce e le prime preghiere. Ricordo noi si creò anche un bel rapporto data la che quando dormivo a casa sua mi poca distanza d’età (quando ho iniziato chiedeva se prima di addormentarmi ad insegnare alle superiori avevo 26 avessi fatto il segno di croce e quando anni). Lì ho sperimentato quanto faccia gli mentivo mi ammoniva di farlo. È bene la presenza di un sacerdote o di un ricordo che porto impresso. Alle un diacono all’interno della suola, scuole elementari conobbi quella che perché diventa un punto di riferimento è diventata la mia guida, don Ciro per tutti. Insieme a quella Scout, questa Donnarumma. Di tanto in tanto veniva è l’esperienza che più mi è rimasta a scuola per incontrarci perché in quel nel cuore e della quale ho nostalgia. territorio tra la parrocchia e la scuola Venendo qui ho cominciato una nuova c’è sempre stata una buona intesa. esperienza per cui ho lasciato la scuola. Poi cominciai ad affacciarmi alla Il 12 settembre 2013 sono stato ordinato parrocchia grazie anche ad un amico, Don Roberto Imparato prete e subito sono stato chiamato qui a ora don Armando Sansone, che mi invitò a partecipare al Sorrento con il timore di non essere all’altezza. gruppo ministranti. Così è cominciata la mia esperienza: ► Perché eri timoroso? sono entrato in parrocchia, ho cominciato a frequentare Intanto perché, sempre facendo riferimento a quei sei anni il gruppo ministranti e sono rimasto affascinato da in cui ho avuto modo di scavare a fondo nella mia storia questo prete semplice, umile, sempre disponibile verso la personale e nella mia vocazione, ho imparato ad avere gente. Più lo guardavo e più ne restavo ammirato finché la giusta misura di me stesso, conoscendo i miei limiti cominciai a dire «Voglio diventare prete!». e le mie potenzialità. Pensavo che per me questa potesse ► Da lì la scelta di entrare in seminario … essere un’esperienza troppo grande. Poi i primi anni di A 18 anni sono entrato in seminario e mi fu chiesto di sacerdozio sono quelli più delicati, sono come i primi occuparmi di un gruppo in maniera più specifica e così fui passi di un bambino che deve essere guardato perché catapultato nell’esperienza Scout. Li ho sempre seguiti da altrimenti può farsi male: noi usciamo dall’ordinazione vicino e anche adesso cerco un po’ di affacciarmi quando con tutto l’entusiasmo e la voglia di fare che è positiva è possibile nei gruppi Scout della zona, in particolare in perché travolgente, ma allo stesso tempo può non farci quello di Piano di Sorrento che a più riprese chiede una rendere conto dove canalizzare queste forze e una persona collaborazione. Quella degli Scout la ritengo un’esperienza più matura può aiutarci a focalizzare meglio le energie. completa perché oltre a veicolare il messaggio di fede, che ► Parli di don Carmine Giudici? ovviamente è impoverito se non ci siamo noi sacerdoti, Don Carmine lo conoscevo già da tempo quando da dà la possibilità al giovane di maturare le proprie abilità adolescente frequentavo i campi scuola organizzati dal e responsabilizza molto. Entrato in seminario ho girato seminario don Giovanni Bosco e lui era vicerettore in varie parrocchie della diocesi: sono stato due anni a seminario. Poi mi ha avuto come seminarista in parrocchia Massa Lubrense con don Carmine Giudici che allora era a Massa Lubrense e da lì ne è nata anche un’amicizia. La parroco lì, poi in concattedrale a Castellamare di Stabia, a sua presenza mi rassicurava molto e mi rassicura tutt’ora Meta e, infine, nella parrocchia San Leone a Gragnano. in questa esperienza in cui sono entrato in punta di piedi. ► Poi cos’è successo? Riconosco che c’è una storia che ci precede che va raccolta, A questo punto la mia storia vocazionale si interrompe, apprezzata e mai denigrata e inserirsi in questo flusso di

QUELLO DEL PRETE È UN MESTIERE


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berto Imparato, viceparroco in Cattedrale

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invece fortunatamente ci siamo ricreduti. Ci sono arrivati moltissimi messaggi ed e-mail di persone malate che grazie a quella diretta partecipano, anche se in modo namento e la scelta del sacerdozio. «Al non pieno, alla celebrazione eucaristica. Per loro è un momento anche di incoraggiamento e di consolazione. di Costanza Martina Vitale Molte persone ci hanno scritto poi per avere opuscoli della gente che vuole fare bene. Ricordo la prima volta che Cattedrale, probabilmente non sono mai stati a Sorrento, arrivai a Massa Lubrense don Carmine mi disse: «Tu sei quindi diventa anche un modo per far conoscere le nostre qui per rubare il mestiere!» e io ho messo in pratica questo bellezze. La comunicazione è importante: non solo quella consiglio. Ho guardato molto i sacerdoti che ho incontrato che fate voi attraverso questo giornale o che fanno i media, per coglierne tutta la ricchezza e devo ringraziare ognuno ma soprattutto la testimonianza che serve a provocare una di loro per quanto mi hanno dato in questi anni. domanda. Mi piace ricordare quello che diceva il Cardinale ► Qual è il mestiere di un sacerdote? Martini: «La differenza non è tra credenti e non credenti, Un prete fa di tutto, forse anche troppo. Il lavoro di un ma tra pensanti e non pensanti». prete sembrerebbe a prima vista quello liturgico, quindi ► A proposito di questo, come vi preparate al Natale? la celebrazione della messa e dei sacramenti. La maggior Intanto il Natale si prepara con il tempo liturgico parte della gente ignora che poi c’è l’aspetto della dell’Avvento. Noi come Chiesa diocesana abbiamo pastorale che significa incontri da preparare, persone da concluso e cominciato il nuovo anno liturgico nel giorno incontrare e tempo da dedicare allo studio perché per noi di Cristo Re con una grande celebrazione con il Vescovo. rimane fondamentale un criterio: quello della formazione Questo tempo forte ci aiuta a prendere coscienza del permanente. Ecco perché la gran parte della mattina la fatto che il Signore tornerà e non soltanto nel Natale che occupo a preparare gli incontri della giornata, a visitare gli vivremo il 25 dicembre, ma tornerà un giorno nella fine ammalati e a studiare. Il pomeriggio invece c’è l’ufficio in dei tempi. Per cui l’Avvento non vuole fare altro che farci Cattedrale, le persone che si devono confessare, il nostro potenziare un atteggiamento che il cristiano dovrebbe oratorio che è abbastanza vivo (grazie a Dio l’associazione avere sempre che è quello della vigilanza, dell’attesa; “Il prossimo e il futuro” ci aiuta con l’oratorio e nel invece sappiamo molto bene che, spesso, non ci aspettiamo resto delle attività siamo alleggeriti dai collaboratori). più niente né dalla vita né dalle relazioni, viviamo un po’ Poi c’è l’aspetto personale, accomodati. Forse il senso del la preghiera, l’incontro con Natale cambia se cambiamo Dio. Noi alle otto celebriamo noi cristiani che nel frattempo insieme le lodi ed è un ci siamo lasciati assimilare momento importante perché dall’aspetto consumistico e lo si incomincia la giornata con anticipiamo (sono già accese le il pensiero di Dio e anche con luci da tempo per esempio). la consapevolezza che “da Lui ► Come avvicinare e in Lui finisce ogni nostra chi è lontano da questa attività”, come dice una bella spiritualità? preghiera. Qui non ci sono Con gesti di solidarietà separazioni di competenze concreti: non le solite raccolte nette tra me e il parroco, c’è Messa domenicale 23 novembre 2014 presieduta dal Vescovo che facciamo in questi periodi una condivisione della vita per quello spirito di bontà che il della parrocchia e questo aiuta molto noi e la comunità. Natale suscita, ma per quei segni di concretezza che siamo Il rischio, infatti, è che la parrocchia si spacchi tra chi capaci di fare ogni giorno come ad esempio la nostra segue il parroco e chi il viceparroco e possono diventare mensa a Sorrento che molti non conoscono né sanno dove due mondi che si fanno la guerra, e non è questo certo lo è ubicata. Lì ogni giorno è Natale perché ogni giorno spirito di una parrocchia. Devo dire che don Carmine mi serviamo Gesù nei più poveri; oppure il tentativo di un spinge molto in qualsiasi attività. Centro di Ascolto Parrocchiale che stiamo cercando di ► Infatti quest’estate sei stato tu a celebrare per due mettere su con le parrocchie di Sorrento… Sono tutti modi volte la messa dalla cattedrale andata in onda in diretta per dire: «Noi ci siamo tutti i giorni!». E se riusciamo a su Rete 4... riaccendere la speranza nel cuore di un persona che ha Ma solo perché don Carmine non sarebbe stato nei bisogno materialmente, spiritualmente e psicologicamente, tempi televisivi! (ride.) Quella della messa in diretta è noi abbiamo fatto il nostro dovere perchè come ci dice stata una bella esperienza. All’inizio eravamo scettici Gesù: «Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello perché temevano di trovarci di fronte operatori che che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo guardavano solo il lato “spettacolare” della messa e fatto quanto dovevamo fare” (Lc 7,10)».

MESTIERE CHE VA IMPARATO


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Eventi/2. Presentata ufficialmente la fondazione “Persico” al Capo di Sorrento

nata per LA famiglia E LA CULTURA

Un’istituzione per preparare al matrimonio e assistere i coniugi separati o divorziati. Accoglie la prima emeroteca sorrentina di Nino Cuomo

è

giunta la giornata ufficiale per la presentazione della Fondazione “Roberto e Giuseppina Persico”, voluta, istituita e finanziata dal figlio, mons. Antonino Persico, Parroco del Capo di

Sorrento. Provvida fu l’iniziativa del giovane sacerdote e parroco della comunità occidentale di Sorrento, all’inizio degli anni ‘70, quando era stato preposto al Capo di Sorrento da circa un ventennio, così come determinante fu il sostegno di uno dei più grandi arcivescovi che ha avuto la diocesi sorrentina, mons. Raffaele Pellecchia (immaturamente scomparso), nel realizzare un complesso parrocchiale programmato con lo sguardo al futuro. Oltre ad una chiesa moderna ampia e solare, fu realizzata un’area dotata di ampi spazi che oggi consentono di presentare la parrocchia fra le più attrezzate e indirizzata ad attività culturali e sociali. Non possiamo affermare se, già da quell’epoca, il giovane parroco pensava a quanto avrebbe, poi, potuto realizzare. Certo che, oggi, questa parrocchia può rappresentare un “fiore all’occhiello” per l’arcidiocesi sorrentina. Una sala conferenza ampia (e divisibile in due compresi), cinque vani che allo stato ospitano un ricchissimo centro culturale ed una biblioteca, ai quali si unirà una preziosissima emeroteca. Lo scopo principale di questa istituzione è quello di “promuovere ogni forma di preparazione diretta e/o indiretta, prossima e/o remota al matrimonio; realizzare ogni iniziativa, pastorale e assistenziale per condividere e alleviare la sofferenza riguardante madri nubili e coniugi separati o divorziati” Poiché nello statuto è specificamente che bisogna “celebrare, ogni anno, il 25 novembre, la festa liturgica” dei

beati coniugi Luigi e Maria Beltrame Quattrocchi, don Antonino Persico ha voluto presentare la Fondazione in questo giorno, invitando i Sindaci di Sorrento e Massa Lubrense a presenziare per lo specifico interesse di queste due comunità. Infatti, se il primo Consiglio di Amministrazione, nominato dallo stesso fondatore, dura in carica cinque anni – per avviare l’organismo – quello successivo, prevede fra i cinque componenti, due rappresentanti dei rispettivi Comuni, indicati dagli stessi Primi Cittadini di Sorrento e Massa Lubrense. Altro scopo della Fondazione Persico è culturale, richiedendo la gestione, l’aggiornamento e l’incremento, con diligenza e competenza, del Centro Culturale mons. Giuseppe Esposito (che può contare su una ricchezza libraria di decine di migliaia di testi) e della Biblioteca parrocchiale con altre migliaia di libri. Ma la Fondazione ha già accresciuto le sue potenzialità culturali perché ha ricevuto ed accettata un patrimonio di… carta stampata, costituendo la prima Emeroteca sorrentina che parte dal 1878, con il periodico Stelle e Fiori, fondato e diretto da mons. Bonaventura Gargiulo e tutti i periodici e quotidiani pubblicati nel medesimo comprensorio con aggiornamento costante. Di questa raccolta fanno parte, anche, i 90 anni de La Riviera (1901-1991), diversi periodici dei primi anni del XX secolo, La Penisola del sole (1952-55), L’altra informazione (1962-1990), Il Golfo (1991-1998) e le pubblicazioni religiose come All’ombra del Lauro (fondato nel 1915 ed ancora attivo) e La voce di S. Antonino (1924-1958). Oltre le rassegne stampa dei principali eventi e delle principali manifestazioni che si sono svolte o si svolgono in Penisola. Così, per merito del Parroco Persico il Capo di Sorrento assume il ruolo di faro spirituale, sociale e culturale!

RESTAURO PER SANT’AGNELLO

È stata una festa del Santo Patrono ulteriormente ricca quella vissuta a Sant’Agnello il 14 dicembre. Protagonista infatti la statua del santo da pochissimo restaurata, presentata per la prima volta ai fedeli venerdì 31 ottobre presso la chiesa parrocchiale di Sant’Agnello a conclusione dell’ottavario in suffragio dei defunti che la confraternita del Monte dei Morti da celebrare ogni anno. Al termine della funzione la statua ha ricevuto la benedizione del parroco Don Natale Pane e il Sindaco Piergiorgio Sagristani ha riposizionato la bandiera simbolo. La statua è poi rimasta in esposizione nella navata destra della chiesa dei Santi Prisco e Agnello fino al 29 novembre, giorno in cui con una nuova cerimonia è stata trasferita definitivamente nella piazza antistante sulla sua base originaria, in compagnia della lapide che ricorda Don Francesco Saverio del Giudice.

Foto di Michele De Angelis


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Riflessioni. A conclusione dei lavori del Sinodo straordinario dei Vescovi

UNIONI “LIBERE” EPPURE COSì FRAGILI

Il cardinale Bagnasco: «La famiglia dovrebbe qualificare e fondare l’Europa». La chiave è nell’antagonismo tra modernità e tradizione di Nino Cuomo

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a qualche mese si è concluso il Sinodo straordinario sulla famiglia, in preparazione di quello del prossimo anno, onde può apparire opportuno fare delle riflessioni. è stato affermato che la famiglia è un’invenzione meravigliosa di Dio, oltre ad essere un contratto civile. Conseguentemente è, quindi, un’istituzione essenziale e fondamentale, particolarmente per il rapporto tra i figli e le figure paterna e materna, incaricate di trasmetterne i valori. In questo compito è nascosto il segreto del futuro della vita della società, nella quale sia messo da parte l’egoismo individuale, quello dell’io personale. Perciò la famiglia rimane il fondamento della convivenza e la garanzia contro lo sfaldamento sociale, nella convinzione che, come ci ha insegnato Paolo VI, la famiglia sta alla base dell’amore, riconoscendola nella sua dimensione naturale, nell’amore fra uomo e donna, in un rapporto indissolubile e aperto alla vita. Papa Francesco, in occasione del Colloquio internazionale sulla complementarietà tra uomo e donna ha richiamato al valore del matrimonio ricordando che lo Spirito Santo dà a ciascuno doni diversi in modo che quelli di ognuno possano contribuire al bene di tutti e, nella famiglia, si verifica il primo ambiente in cui si possono apprezzare i doni dell’uno con quelli degli altri; si crea quella scuola dove s’impara l’arte del vivere insieme. Con questo spirito e con questa convinzione molti matrimoni possono evitare di dissolversi o di sfociare nel divorzio, assicurando alla famiglia una costituzione salda ed una navigazione sicura, creando i presupposti per quell’educazione dei figli che possa assicurare ad ognuno – e ad ogni famiglia – di arrivare al porto. La prima conclusione della richiamata assise della cristianità è stata quella di porre la famiglia in un ruolo centrale nel cuore della vita della Chiesa. In effetti si accetta la sfida dei tempi impegnandosi a valutare anche nuove domande e nuove inquietudini, senza mettere, però, in discussione il prezioso tesoro della tradizione. In questa ottica potrebbe essere valutata – ed accettata – la proposizione del cardinale Angelo Bagnasco, il quale ha sottolineato che “la famiglia dovrebbe qualificare e fondare l’Europa, casa dei popoli e di storie, che si riconosce

nelle sue origini, che non si vergogna dei suoi valori religiosi ed umanistici, che non cede alle pressioni ideologiche, che non snatura l’uomo e la sua sorgente naturale, la sua prima scuola di virtù e di socialità”. Il Sinodo straordinario ha posto in evidenza i problemi veri riguardo al matrimonio ed alla famiglia fra i credenti; ha richiamato l’attenzione sui figli e sui divorziati ed ha creato problemi non lievi, sorti, anche, nei rapporti fra il Papa ed alcuni Cardinali. Ciò porta ad orientarsi verso il provvisorio e con il matrimonio, come impegno pubblico, si cerca di avviarsi a vivere in una cultura del provvisorio. Spesso si parla di “libertà”, ma invece si incontrano situazioni di vulnerabilità nelle quali la sofferenza dei figli, oltre che essere di danno agli stessi, procura anche danni all’intera società. Si può correre il rischio di coinvolgere i giovani nella non necessità di un amore forte e duraturo, mentre la famiglia non può essere un fenomeno “provvisorio” e deve poter contare su un matrimonio duraturo, come bene unico per il futuro della società, sfuggendo ai pericoli di una eccessiva “modernità”. è proprio in questo antagonismo fra “modernità” e “tradizione”, in atto da circa mezzo secolo, si dovrà trovare la chiave di un discorso per il futuro cammino della famiglia. La Chiesa è ferma nella sua convinzione che il matrimonio sia “l’architrave del legame intergenerazionale tra esseri umani concepiti non come semplici aggregati di cellule, bensì come soggetti personali, unici ed irripetibili” ed ogni strada diversa deve tener conto del valore della famiglia. Fra le tante tendenze il Papa resta il garante del rispetto alle istanze evangeliche, anche se recependo le risultanze del dibattito acceso e, anche, trasparente; dovrà valutare i due punti più controversi: la comunione ai divorziati e l’atteggiamento sugli omosessuali, anche se su tali argomenti si auspica di avviarsi verso percorsi “di accoglienza e di misericordia”. Se si vive in una Chiesa impegnata in un dialogo con la complessità delle culture, si deve anche poter incontrare una Chiesa pronta a scommettere sulla famiglia quale cellula vitale per il futuro del mondo.


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ari ed affezionati lettori, ci ritroviamo con il nostro consueto appuntamento mensile per proseguire nell’esame e nella trattazione dei principi di diritto che riguardano la incapacitas assumendi di cui ci stiamo occupando. Riprendiamo, pertanto, il discorso da dove lo avevamo interrotto ricordando che avevamo sottolineato che l’incapacità di assumere gli obblighi matrimoniali si verifica quando il nubente, pur volendo obbligarsi agli oneri matrimoniali, per cause di natura psichica si trova in una condizione di incapacità ad adempierli. Si evidenzia così una differenza fondamentale tra le incapacità di cui al can. 1095, n. 1 e 2 (vale a dire la carenza di uso di ragione e il difetto di discrezione di giudizio) e l’incapacità consensuale di cui al can. 1095 n. 3. Mentre infatti nelle prime due ipotesi l’incapacità è radicata nelle facoltà superiori del soggetto agente che, in quanto affetto da qualche anomalia, non può emettere un valido consenso matrimoniale, nell’ipotesi di cui ci stiamo occupando il soggetto agente, attenendosi alle proprie facoltà superiori che sono integre, sarà in grado di emettere un consenso valido, ma non potrà realizzare

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Diritto Canonico. Il Sacramento del Ma

I REQUISITI DEL VIZIO DELL’INCA

Per il can. 1095, n. 3 è necessaria una vera i difficoltà

il patto coniugale perché non può impegnarsi al compimento degli obblighi matrimoniali essenziali costituenti l’oggetto del consenso matrimoniale. Tre sono i requisiti fondamentali di codesto vizio del consenso: 1) l’impossibilità di assumere; 2) gli obblighi matrimoniali; 3) le cause di natura psichica. Questi tre elementi sono elencati dallo stesso Legislatore ecclesiastico nel can. 1095, n. 3. Esaminiamo i singoli elementi. Per quanto riguarda il primo requisito è necessario sottolineare che l’incapacità di cui tratta il canone deve essere una vera impossibilità di adempimento e non è sufficiente la semplice difficoltà (cfr. Giovanni Paolo II, Allocuzione al Tribunale della Rota Romana, del 5 febbraio 1987 in AAS LXXIX [1987], 1457, n. 7). Questo significa che al fine di dichiarare la nullità di un matrimonio non sono sufficienti lievi

galetotta fu la palestra. poi C’erano una volta una tedesca, un italiano e... sua moglie

Diana e Demetrio si incontrarono presso la palestra che entrambi frequentavano per fare attività fisica. Essi iniziarono una relazione che non era sconosciuta alle rispettive famiglie ed era ordinata al matrimonio. I due giovani addivennero anche ad intimità sessuali a seguito delle quali Diana rimase incinta. Questo fatto accelerò le nozze. E così Diana e Demetrio si sposarono con rito ecclesiastico quando lei aveva 20 anni e lui 23. Per il primo anno il domicilio coniugale fu stabilita presso la famiglia di Diana, poi, presso la famiglia di Demetrio. La vita comune dei coniugi per qualche

tempo si svolse bene e fu allietata dalla nascita della figlioletta preconcepita. Tuttavia successivamente, a causa del lavoro di Demetrio in Germania che lo teneva lontano da casa nonché di alcune difficoltà ginecologiche da cui risultò affetta Diana che resero le intimità coniugali difficili, Demetrio iniziò ad allontanarsi da lei. Egli iniziò, in Germania, una relazione con un’altra donna. Dopo due anni l’uomo con la nuova compagna e un figlio nato da questa relazione tornò in patria. Lì sia Diana che i genitori di lui cercarono di convincerlo a fare ritorno alla propria famiglia, ma invano. Demetrio, infatti, rifiutò fermamente di restaurare la convivenza coniugale. A quel punto Diana chiese il divorzio che fu pronunciato dal magistrato civile con addebito al marito. Al fine di recuperare la propria libertà anche in foro ecclesiastico, Diana presentò al competente Tribunale Ecclesiastico un libello con il quale accusava di nullità il suo matrimonio per incapacità di assumere gli oneri coniugali ex parte viri conventi. L’adito Tribunale, ascoltate le parti e due testi e ottenuta la relazione peritale dichiarò constare de nullitate matrimonii in casu. Trasmessi gli atti al Tribunale di Appello competente, rimessa la causa all’esame ordinario, ma non effettuato nessun supplemento istruttorio, il Tribunale di secondo grado riformò la sentenza affermativa dichiarando la validità del matrimonio di Diana e Demetrio


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atrimonio dal punto di vista della legge

INCAPACITÁ: L’IMPOSSIBILITÁ

impossibilità, non è sufficiente la semplice

di Manuela Abbate*

perturbazioni o vizi che rendono meno felice la vita in comune e conducono alla rovina del matrimonio. Alla luce dell’insegnamento del Magistero, la dottrina e la giurisprudenza rotale sottolineano che dall’infelice esito di un matrimonio non bisogna dedurre un’incapacità ad adempiere perché la rottura della comunione coniugale può dipendere da molte e varie cause, come ad esempio l’aver trascurato o usato male i mezzi sia naturali che soprannaturali a disposizione degli sposi, oppure aver accettato male i limiti inevitabili ed i pesi della vita coniugale. L’incapacità di assumere deve avere le proprie radici in un disordine o in una abnormità psichica che impediscono del tutto l’accettazione e trasmissione dei diritti-doveri coniugali. È necessario, pertanto, distinguere la capacità minima richiesta per contrarre validamente il matrimonio dalla piena capacità che è invece necessaria per rendere la

A seguito dell’appello dell’attrice la causa fu trasmessa al Tribunale della Rota Romana ove fu effettuato un supplemento di istruttoria mediante l’audizione di due nuovi testi. Fu richiesta anche una nuova perizia per rogatoria, tuttavia stante l’assenza dell’uomo convenuto, che si trovava lontano, fu solo rimessa la copia della prima perizia già fatta. I Giudici del Turno Rotale pongono subito l’accento sul fatto che dagli atti processuali non emerge nessuna definita e chiara anomalia psichica. Indubbiamente essi non mancano di sottolineare che alcuni testi addotti parlano di una generica immaturità di Demetrio, dovuta anche alla giovane età che egli aveva quando si era sposato e al fatto che il fidanzamento fosse durato pochi mesi prima della scoperta della gravidanza e della decisione matrimoniale. Questi elementi, però, attengono più all’ambito di una difficoltà che ad una vera impossibilità, a meno che non si voglia applicare in campo matrimoniale e canonico un pratico determinismo (post hoc, ergo propter hoc) ma questo determinismo è ampiamente rigettato dal Magistero, dalla dottrina e dalla giurisprudenza canonistica soprattutto in virtù dei principi dell’antropologia cristiana. Inoltre contro la tesi dell’attrice militano sia l’amore reciproco tra le parti, sia la concordia che regnava tra di esse fino alla partenza per la Germania del convenuto. Non è di sostegno alla tesi dell’attrice neanche la relazione peritale, in primo luogo perché il perito si sofferma sul difetto di discrezione di giudizio (mentre il capo accusato è l’incapacità di assumere gli oneri

convivenza coniugale del tutto felice, ma che sicuramente non è esigita per la validità del patto matrimoniale. Dal momento che, come è noto, l’atto da cui nasce il Matrimonio è il consenso delle parti, l’incapacità di cui al can. 1095, n. 3 deve essere antecedente al momento della prestazione del consenso, o almeno deve esistere al tempo in cui il Matrimonio è celebrato. Questo comporta che per dichiarare la nullità del vincolo matrimoniale non ha alcun peso l’incapacità susseguente. La giurisprudenza rotale ritiene che l’incapacità sia da considerare antecedente se ed in quanto essa sorga da una causa che già esisteva al momento della prestazione del consenso sebbene essa si sia manifestata per la prima volta dopo le nozze. In termini tecnici si parla di ‘slatentizzazione’. Spieghiamo meglio il concetto. In questi casi il disturbo psichico esisteva già in forma latente al momento dell’emissione del consenso, ma si è conclamato a causa di qualche evento – definito fattore scatenante – solo dopo la celebrazione del matrimonio. Interrompiamo qui la trattazione dei principi di diritto e passiamo ad esaminare il caso pratico.

* Avvocato Rotale

coniugali) e in secondo luogo perché la perizia si sviluppa come mera supposizione da parte del perito e non su basi scientifiche. Si legge infatti nella perizia: «Con grande probabilità si può accettare la tesi che i disturbi emotivi del Convenuto non hanno contribuito all’assunzione e adempimento da parte sua degli obblighi matrimoniali». Si deve ricordare, come del resto non mancano di fare gli stessi Giudici del Turno, che al fine di raggiungere la certezza morale ai Giudici devono essere forniti fatti certi e non mere e probabili ipotesi. Alla luce di quanto rilevato non stupisce che la sentenza rotale sia pro validitate.

Manuela Abbate

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Beneficenza. La raccolta del gruppo delle vincenziane di Piano di Sorrento

la SOLIDARIETà è aiutare tutto l’anno

L’azione caritativa mostra la via dell’attenzione all’uomo come persona. Raccolti quasi tremila euro di Cecilia Coppola

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itorna come ogni anno il giorno dedicato al ricordo dei morti, la loro commemorazione affonda le radici su ispirazione di un rito bizantino che celebrava infatti tutti i defunti il sabato prima della domenica di Sessagesima, nella Chiesa Latina il rito viene fatto risalire all’abate benedettino sant’Odilone di Cluny nel 998 quando stabilì che le campane dell’Abbazia fossero fatte suonare con rintocchi funebri dopo i vespri del 1 novembre per celebrare i defunti, ed il giorno dopo l’eucaristia sarebbe stata offerta “pro requie omnium defunctorum”; successivamente il rito venne esteso a tutta la Chiesa Cattolica. Nel corso dei tempi la Commemorazione assume per alcune Associazioni come quelle Vincenziane la spinta a raccogliere offerte per coloro che necessitano di assistenza e sostegno. Una finalità encomiabile che diventa un progetto pastorale nell’ottica di un cristianesimo responsabile, adulto, apostolico, di maturazione di persone che, nella scia di Vincenzo de’ Paoli, loro fondatore e guida, ne continuano l’opera di assistenza, si innamorano della vita in Cristo e diventano espressione di una vocazione degna di lode nell’ottica di un impegno cristiano nella realtà temporale del loro territorio. La vocazione di coloro che seguono gli insegnamenti di San Vincenzo è seguire Cristo servendo quelli che sono nel bisogno e di rendere così testimonianza del Suo Amore ricco di tenerezza e compassione. Con la rete delle organizzazioni si dimostra che è possibile creare una società più solidale e cooperativistica, l’azione caritativa mostra la via dell’attenzione all’uomo come persona, che è la strada attraverso la quale il Sociale assume una dimensione veramente nuova. L’incontro personale con chi soffre è la manifestazione più visibile dell’apostolato vincenziano che presta qualsiasi forma di aiuto volto ad alleviare sofferenze e miserie e a promuovere la dignità e l’integrità dell’uomo in ogni

suo aspetto.Bisogna servire coloro che si trovano nel bisogno, indipendentemente dalla loro religione, dalla loro condizione sociale, dalla loro etnia, dal loro stato di salute, sesso, estrazione culturale e opinioni politiche. Il movimento vincenziano non impone nulla, ma presta il suo aiuto in modo discreto nella speranza di essere un esempio di vita per gli altri. C’è chi non sa che tra i poveri le miserie materiali sono spesso le minori e che ciò che li addolora maggiormente è l’assenza di una mano amica che stringa la loro, un cuore che si apra al loro cuore «Il Gruppo Vincenziano nel territorio di Piano si impegna molto per sensibilizzare, mai come in questo periodo di crisi, i cittadini a sostenere con le loro offerte, le nuove povertà che nascono continuamente - afferma la presidente Rosita Lauro - e debbo ringraziare la collaborazione delle mie Consorelle, delle Catechiste dell’ACR e di altre giovani attiviste nel sociale come Gianna Greco, Giulia De Angelis, Rosaria Sisimbro, Ester Parlato, Delia Russo, Antonella Guarracino, Arianna Lauro, Teresa Di Nota, Rina Romano, Carmela Morvillo, Rosita Di Palma, Nunzia Gargiulo e il dottor Gianni Pollio.Queste nuove persone, che si sono impegnate alla raccolta di denaro, nei turni al Cimitero, ha avuto frutti positivi, infatti grazie alla disponibilità dei cittadini di Piano e di quelli pervenuti da altre località, è stata raccolta la somma di € 2.780 che potrà alleviare i disagi di numerose famiglie e di singoli». L’incontro con chi soffre è la prova tangibile più visibile dell’apostolato vincenziano e non dimentichiamo quello che San Vincenzo ripeteva: «Lavoriamo con spirito di umiltà, con rispetto e compassione; altrimenti Dio non benedirà il nostro lavoro». Il prossimo appuntamento sarà a dicembre quando i ragazzi dell’ACR verranno a raccogliere generi alimentari offerti dalla popolazione per aiutare le persone bisognose a “illuminare” il loro Natale.


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Devozione. All’Oratorio di S. Nicola la festa dedicata alla patrona della musica

DON ANTONINO CELEBRA SANTA CECILIA

Novantasei primavere e la dedizione verso i Pueri Cantores: «Che gioia averli fatti cantare nelle chiese più prestigiose d’Europa» di Cecilia Coppola

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ella restaurata Chiesetta di San Nicola, che sorge nel cuore storico di Piano di Sorrento, si è ripetuta l’antica usanza di festeggiare Santa Cecilia, patrona della musica e dei cantanti in quanto gli agiografi descrivendo il suo matrimonio riportano «Mentre suonavano gli strumenti musicali, la vergine Cecilia cantava nel suo cuore soltanto per il Signore, dicendo: Signore, il mio cuore e il mio corpo siano immacolati affinché io non sia confusa». Tale ricorrenza annuale è iniziata grazie al Rettore dell’Oratorio, Don Antonino Guarracino, che ha dedicato la sua vita di novantasei “primavere” all’ideale della Fede mettendo Gesù al centro della sua vita, conquistando le anime con le ginocchia come diceva San Carlo Borromeo e i giovanissimi con il canto e la musica. Le sue migliori energie sono state spese nell’Oratorio formando per la prima volta il Coro dei Pueri Cantores, dopo aver incontrato a Roma, durante un’udienza col Papa Pio XII Monsignor Fernandes creatore a sua volta de Les Petit chanteur de la croix de Bois. I Pueri Cantores, definiti da Papa Paolo II l’Alleluia della Chiesa, sono stati sempre e per sempre nel cuore di Don Antonino: «Che gioia - ricorda - averli fatti cantare in prestigiose Basiliche d’Italia e d’Europa e nella Basilica di San Michele durante le funzioni liturgiche più importanti!». Ai fedeli che affollavano la Chiesetta Don Antonino si è rivolto nel corso della celebrazione della Messa con parole di lode versa la Santa Cecilia puntualizzando come l’Angelo Custode le era sempre a fianco e comparve anche al marito Valeriano che, convertito e battezzato dal Pontefice Urbano I, tornato nella propria casa, vide Cecilia inginocchiata in preghiera con un Angelo, che da sempre vegliava su di lei. Valeriano convinse anche suo fratello Tiburzio a seguire il suo esempio e in seguito per tale scelta sopportarono atroci torture e furono decapitati. In seguito Cecilia fu destinata alla morte e si narra che i carnefici, non osando eseguire la sentenza in pubblico, tentarono di soffocarla con i vapori

del bagno nella sua stessa casa ma una celeste rugiada la salvò. Un littore, mandato a decapitarla, colpì il suo collo tre volte senza riuscire a reciderlo e la giovane, nonostante la ferita, visse ancora tre giorni. Al pontefice Urbano I, recatosi a visitarla, la giovane agonizzante lasciò in eredità la propria casa con la preghiera di tramutarla in chiesa e fu proprio Urbano I, sua guida spirituale, a renderle la degna sepoltura nelle catacombe di San Callisto, accanto alla “Cripta dei Papi”. La salma della Santa, dopo cinquecento anni si presentava intatta ed era visibile la cicatrice al collo. Don Antonino con una lucidità perfetta nei suoi candidi paramenti ha officiato serenamente la Santa Messa, di certo il suo Angelo gli era accanto infondendogli quell’energia necessaria per continuare nella sua strada di evangelizzatore e portare a termine il disegno che Dio ha tessuto per lui. Le sue serene ed incisive parole hanno trasmesso ai componenti della Congrega dei Luigini, ai Soci dell’Associazione Culturale Cypraea la ricchezza della sua saggezza che converge ogni cosa dalla materia all’armonia dello spirito. Era palese l’importanza di quella funzione per l’anziano Rettore in quanto con la celebrazione della Santa Cecilia egli ritrovava il suo mondo dove la musica e il canto avevano scandito con i suoi cantori gli anni della sua vita. Prima delle elezioni del nuovo Governo, il Priore uscente Lorenzo Milano, il primo assistente Vincenzo Russo, il secondo Biagio Verdicchio e il segretario Paolo Perfetto hanno elogiato l’encomiabile opera condotta da Don Antonino che continua, nonostante i disagi della sua età, ad essere presente e vitale nella parola di Fede. Don Antonino ha espresso un sentito ringraziamento alla sottoscritta Cecilia Coppola con i soci dell’Associazione Cypraea per l’attiva collaborazione e il gruppo delle signore della Congrega dei Luigini guidate dall’attiva e solerte Maria Pia D’Esposito che rendono, con impegno encomiabile, accoglienti e ordinati i luoghi destinati al culto e alle attività giovanili.


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La storia. I ricordi legati alla visione della pala della Natività in quel di Trinità

IL vecchietto dei pastori

Una voce scomparsa e il rituale della tradizione: la statuina in terracotta per il presepe in cambio di panni vecchi di Ciro Ferrigno

Seguitemi e vi mostro un’opera d’arte che vi stupirà”. Don Vincenzo ci conduce in fondo alla navata destra della chiesa di Trinità, dove si trova la cappella della famiglia Pollio. Sull’altare c’è una splendida tavola lignea, appena rientrata dopo un lungo restauro, raffigurante la Natività, completata da una lunetta con la scena dell’Annunciazione. La pala è datata “A.D. 1589” e reca la firma del pittore Giovanni Antonio D’Amato il giovane, cresciuto alla scuola dello zio omonimo e del pittore Giovan Bernardo Lama, influenzato dallo stile pittorico della scuola veneziana. Nelle sue opere, il D’Amato, veniva aiutato dalla moglie Mariangiola la quale invece ha firmato la lunetta. Anche lei, come il marito, apparteneva ad una famiglia di pittori. Manca ancora la preziosa cornice di legno a edicola in lamina d’oro e fondo azzurro, in attesa di restauro. Il Parroco ha ragione. I colori sono vibranti ma delicati, la scena è di un’indicibile dolcezza. Al centro la Sacra Famiglia, in alto uno stuolo di angeli festosi, intorno i pastori che recano i dono al bambino, sullo sfondo il bue e l’asinello ed in basso a destra uno zampognaro. La collocazione eccentrica di quest’ultimo lo pone quasi fuori dalla scena, sembra che ci guardi, sembra quasi di sentirlo suonare… Il suono delle zampogne era il primo segno certo e

sicuro che preannunziava l’arrivo del Natale. Già a fine novembre, a pochi giorni dall’inizio della novena dell’Immacolata, si sentiva dapprima in lontananza, poi più vicino, quel suono che è la voce stessa della terra, dell’Arcadia felice, di un mondo pastorale dove l’uomo è in pace con la natura che lo circonda. Ascoltato quel suono, bisognava salire sui Colli per raccogliere il necessario per preparare il presepe e per addobbare la casa: il pungitopo, l’agrifoglio, il savino e le “pelliccelle”; le bacche rosse di altre piante selvatiche, qualche sorbo e anche qualche ramo secco per preparare gli alberelli da mettere nel presepe vicino alla grotta o sulle montagne dello sfondo. Ma il personaggio che aspettavamo di più in quei giorni, era l’uomo dei pastori. Un vecchietto con una grossa cesta, nella quale aveva riposto accuratamente accatastate, le figurine in terracotta per il presepe, di San Gregorio Armeno. Ricordo che in cambio di panni vecchi ci dava un “pastore” a scelta. Più erano i panni vecchi, più bella era la statuina che si poteva scegliere. La sua era una “voce” attesa che oggi, come tante altre, non si sente più. La pala del presepe di Trinità, dopo un felice restauro, è tornata al suo antico splendore. Peccato che al mondo non tutto si possa restaurare e che non tutto, come il Natale distrutto dal consumismo, possa essere restituito alla sua primitiva purezza.


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Tradizioni. A Via Rotonda a Sorrento la manualità si tramanda e insegna

UNA PASSIONE DI PADRE IN FIGLIO

Dal pluripremiato maestro d’arte Antonino Paturzo al giovanissimo Valentino la raffigurazione nella Napoli del ‘700 di Fabio Vollaro

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ome ogni anno a Sorrento, in via Rotonda 5, gli appassionati del tradizionale Presepe Napoletano, possono ammirare l’opera realizzata dalla famiglia Paturzo. La novità rispetto agli anni precedenti è l’autore: non si tratta del pluri-premiato maestro d’arte presepiale Antonino Paturzo, ma di suo figlio Valentino, un giovane di appena vent’anni, che ha ereditato dal padre una grande passione per questo tipo di arte. «La gioia più bella per me è vedere la soddisfazione di mio figlio nel portare avanti, con tanto amore e dedizione, ciò che per me è stata la passione di una vita!» spiega Antonino. «Io ho avuto il mio periodo di gloria, a partire da quando frequentavo le elementari dalle monache e realizzai il mio primo presepe con la carta, fino al giorno in cui mi è stato riconosciuto il titolo di maestro. Adesso voglio che mio figlio si senta gratificato come lo sono stato io; desidero tanto che il suo impegno e la sua dedizione vengano riconosciuti in ciò che ha realizzato con le sue mani e grazie alla sua creatività». ►Il Presepe è ambientato anche quest’anno nella Napoli settecentesca? I pastori sono vestiti secondo l’uso di quei tempi, ma l’ambientazione è diversa: mentre l’anno scorso si vedeva sullo sfondo il Vesuvio, quest’anno abbiamo deciso di rappresentare lo scenario di una città dell’Oriente, in cui sono inseriti in primo piano settantacinque pastori vestiti alla maniera orientale ed in lontananza si scorgono le dune del deserto. ► Quest’anno il presepe sembra ancora più grande. È effettivamente così? Sì, infatti, rispetto agli anni scorsi, il presepe occupa un volume maggiore del locale, tanto è vero che lo spazio per girare attorno all’opera è stato ulteriormente ridotto. Inoltre Valentino ha impiegato molti più pastori: tra angeli, personaggi nelle case, gente che entra ed esce dalla città, e i settantacinque pastori prima menzionati, sulla scena si possono contare oltre trecento pezzi.

Il Presepe è stato aperto l’8 dicembre, giorno dedicato all’Immacolata, e sarà visitabile liberamente fino a domenica 11 gennaio tutti i giorni, dalle ore 10 alle 12 e dalle 16 alle 20




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L’@genda del Centro

Gli appuntamenti in agenda sono segnalati o richiesti espressamente dai lettori

Per inserire i tuoi invia una e-mail a info@giornaleilcentro.com

Celebrazioni eucaristiche Nostra Signora di Lourdes (ora solare) Lunedì, mercoledì, venerdì e sabato (con lodi mattutine) Chiesa S. Onofrio ore 7.45 Martedì (messa degli ammalati con vespri) Chiesa S. Onofrio ore 19.00 ognuno può chiedere di prefare per persone ammalate o per i propri cari defunti Giovedì (con vespri) Chiesa S. Onofrio ore 18.00 Domenica chiesa parrocchiale ore 9 e 11 – chiesa S. Onofrio ore 18.00 Parrocchia di Santa Maria di Galatea - Mortora 13 dicembre Santa Lucia Ore 5.30 . 7.30 – 8.30 – 9.30 – 11.00 – 16.30 – 17.30 celebrazioni eucaristiche Ore 18.00 celebrazione del vespro e benedizione eucaristica – festa intorno al fuoco 18 dicembre ore 18.00 confessioni per tutti 19 dicembre ore 17.00 benedizione dei Bambinelli del Presepe 20 dicembre ore 18.00 ritiro degli adulti presso la Casa della Madonna, Sant’Agata 24 dicembre ore 23.30 Veglia nella Notte Santa

25 dicembre Natale del Signore ore 7.30 – 9.30 – 111.00 – 18.00 celebrazioni eucaristiche Ore 20.00 celebrazione del vespro e benedizione eucaristica 27 dicembre raccolta pacchi dono dalle ore 9.00 Esercizi spirituali per laici e operatori pastorali 2-5 gennaio 2015 “Vivere la sequela di Cristo nel Vangelo di Marco” guidati da Mons. Francesco Alfano presso la Casa “A. Barelli” di Alberi, Meta. Presepe dall’8 dicembre 2014 all’11 gennaio 2015 in Via della Rotonda,5 Sorrento (presso il campo sportivo “Italia”) tutti i giorni dalle 10.00 alle 12.00 e dalle 16.00 alle 20.00 Percorsi di preparazione al Sacramento del Matrimonio nelle Parrocchie dell’Unità pastorale di Sorrento – Primo percorso: da lunedì 20 ottobre 2014 alle ore 20.30 presso la cattedrale di Sorrento; secondo percorso: da lunedì 12 gennaio 2015 alle 20.30 presso la Basilica di Sant’Antonino




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