Qui Brescia n.ro 131

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ANNO 13 - N° CENTOTRENTUNO LUGLIO 2017 - € 3

BRESCIA

CMP BERGAMO

SPEDIZIONE IN A. P. D.L 353/2003 (CONV. IN L.27/02/2004 N.46) ART.1, COMMA 1, DCB BERGAMO IN CASO DI MANCATO RECAPITO RESTITUIRE AL MITTENTE EDITA PERIODICI S.R.L. VIA B. BONO, 10 BERGAMO 24121 - TASSA PAGATA BG CPO

MAGAZINE

Cover: I COLORI DELL’ESTATE CON PAULA

La Vittoria mAlata Foto storiche archivio Alinari Inaugurato Biif Brescia Inaugurato Mercato dei Grani Lumezzane: Tre motivi per... Roberto Malquori Pop Time Centenario Ferruccio Lamborghini Vittorio Zecchin: Le stanze del vetro Emilio Ventura: 45 anni in edicola Ritorno a Sarajevo Festival della Fotografia di Arles



sua specialità, erazione della id ns co in , ia Lombard chiedere allo che la Regione cessarie per ri ne li na o zi tu ti le iniziative is ve risorse, ai ia, con le relati le, intraprenda m na o no zi to na au à it di un ri ll’ ola i nel quadro de ndizioni partic rimento a ogn ori forme e co ione e con rife ri uz te it ul st o di C ne lla o zi de Stato l’attribu terzo comma, lo richiamato?” l’articolo 116, al i cu di i tt base all’artico fe in ef i so gl es r m pe e am i sens e federalismo, to sia ne, devolution le procedimen io ta i ss cu ce r se pe di a e iv altro che parlar materia legislat ere un po’ più i non si è fatto ato di conced al St qu lo i al ne i so nn es ’a rm nt pe Dopo oltre ve di chiedere il a davvero poca questo modo iamo, ci sembr e gh ch pa e e er ch ) sc se no lle risorse (tas dobbiamo rico ove sono finiti competenza su ma ladrona? D o re R o gi su ag e m ar a ci un ar e m , di autonomia Alpini pronti a amento del Po i trecentomila Padania, il giur i rs lla pe de n to so en si cosa.... Ma dove o fatto il parlam e Veneto, som Che fine hann ni Lombardia ? o gi rd o re N lle al i da at to rt lu i Ministeri po sto largamente referendum vo gali, gia del re e? Qui, con il le nt ni ge io si az an ti tr an in av il celodurismo to di portare nomia in più... briciola di auto ttadini il manda e ci ch ai al de qu ie o ch at St via messamente si goziare con lo da, anche per ituzione, per ne questa doman st a o te C en ra m st va no ti sbandierate previste dalla spondere nega ente ci vengono sia possibile ri e am m an co di ti iò o rc qu pe e ù ch Non vediamo i tra quelle pi altà del Paese e ai primi post o delle varie re pr rn m ve se , go l to ne ne à ro delle disparit e appunto al Ve piuttosto chia Regione, insiem sondaggi, sarà i ra o st nn no ra la ci us no da e che pongo so alla doman lmente, quando ndante consen istrate. Probabi in bo m ab am un lio no eg an ne. rder virtuose e m della mia Regio dei veneti, acco ne e io i az rd tr is ba in m m lo i parte de ni nomia per l’am che la maggior atico, che da an voglio” più auto n o “n , no re rtito Demoocr di a Pa i il ch e po ch an in e o o, e che sarann detto contrari contro tanto ch omento si era a che cosa va in m sa o ni im o pr ar M un o in nInfatti, l’astut del Pirellone e nenti del Pd ha centrodestra rto, molti espo di pe ri o o sc at re rn de ve se ori, il n il combatte i go tutti Giorgio G farsi trovare co a n fr no o r im pe Pr i, e. nz A br tare Sì. idato detto per otto ha deciso di vo referendum in dove sarà cand al to Sì vo o l da nn i ra es te m i to che vo lia persa a poch no già dichiara nte una battag o zz ri ssa rotte. l’o al e ar cirne con le o si profil o us nd di de o at ve it e al ev sì qu Regione, ha co referendum? esidenza della pr la i nei al io pr serve questo o sa pr co a r ulteriori pass e, rt pe pa si sa ba es le st à rr lla po i sono da il pale si annuncia, Quindi, se tutt ione di mollare del sì, così com a nz ri te o in tt a vi un na ss U litica... um di visto, non ha ne Politica, solo po so nel referend come abbiamo es e, cc ch su le o ra rg nt la ce n un verno prevede ni sperano, co confronti del go dicevamo, già le. Zaia e Maro e na m o si co , ci ne de io re stituz e il pote etro rimie che la Co lino... le tasse ari tornare indi e delle autono ag nt m o e fr l re su sa is to rlamen si preferisce gl attaccare il Pa lla città eterna de lli i. co e tt se gli anni passat ali sui a bassa ta ottenute ne ma verso le qu lis ra de fe taccando a test o at ns e se rs in Fo e ... st lia ui ta l’I ne conq o di cambiare lo stesso spetto ad alcu nel loro intent Zaia cercano e to lli ni fa o o ar M nn . ha ro li & c. Roma, più forte di lo Bossi e Caldero a più furbo e ntare marce su ve em st pa si a nz un se da li, i ci ornat a minacciare fu sono rimasti sc ituzionali senz st co e vi le r do pe risultato passan polari. (v.e.filì) rivoluzioni po senza invocare

“Volete voi


I GRAFFI DI BRUNO

Bruno Bozzetto


IN QUESTO NUMERO

qui BRESCIA www.qui.bs.it autorizz. Tribunale di Brescia n°18 del 22/04/2004

qui BERGAMO

Vittoria mALATA/2

Anche a Brescia BIIF

Nuova vita Mercato dei Grani

45 anni in edicola

Roberto Malquori: Pop time

Animalinari

Fin de siècle en francais

Sogno di una notte d’estate

I colori dell’estate

Le stanze del vetro

Les Rencontres d’Arles

Allarme consumo di suolo

www.qui.bg.it autorizz. Tribunale di Bergamo n°3 del 22/01/1992

EDITA PERIODICI srl Via Bono 10 Bergamo tel 035.270989 fax. 035.238634 www.editaperiodici.it Direttore responsabile: Vito Emilio Filì Direttore editoriale: Patrizia Venerucci venerucci@editaperiodici.it Responsabile redazione: Tommaso Revera redazione@qui.bg.it Responsabile pubblicità: Roberto Maestroni roberto.maestroni@editaperiodici.it Redazione eventi: Valentina Colleoni redazione.chicera@qui.bg.it Hanno collaborato in redazione: Bruno Bozzetto, Lisa Cesco, Maurizio Maggioni, Giorgio Paglia, Valentina Colleoni, Roberto Maestroni Fotografie di: Federico Buscarino, Sergio Nessi, Paolo Stroppa, Daniele Trapletti Stampa: Euroteam Nuvolera Brescia



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VITTORIA mALATA/2


AL VIA IL RESTAURO A seguito della campagna di ricerca fondi avviata da Fondazione Brescia Musei e che ad oggi ha superato i 600 mila euro, sono in corso tutti i preparativi necessari al fine di conseguire entro la fine di settembre un progetto per la definizione della prima fase del progetto: il bando per il restauro. Grazie al sostegno concreto manifestato da alcune aziende bresciane e dai loro imprenditori illuminati, così definiti da Massimo Minini, presidente della Fondazione Brescia Musei, ovvero Camozzi Group, Gruppo Ori Martin e Antares Vision a cui si è recentemente aggiunto il Gruppo Saottini Auto – che potranno così beneficiare del credito di imposta Art Bonus concesso a chi effettua erogazioni liberali in denaro per il sostegno di iniziative culturali, è ora finalmente possibile affrontare l’intervento completo. Nelle ultime settimane il progetto di recupero e valorizzazione della statua in bronzo della Vittoria alata ha avuto un ulteriore stato di avanzamento. Grazie all’ accordo tra Fondazione Brescia Musei e l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, intorno alla statua si stanno avvicendando un gruppo di esperti d’eccezione: archeologi, restauratori di metalli, chimici e climatologi hanno affrontato insieme alcune indagini preliminari per la verifica dello stato di salute del bronzo antico che costituiranno la base per le linee guida del primo progetto organico di restauro in assoluto sulla magnifica statua, oggetto in passato solo di piccoli interventi parziali di consolidamento. “È la prima volta che si riesce a realizzare un restauro completo della statua - ha dichiaratro Luigi Di Corato, direttore della Fondazione Brescia Musei - ed è una tappa molto importante, quella che si verifica oggi, perchè per la prima volta viene data la possibilità di conoscere da vicino uno dei pezzi più avvincenti del nostro patrimonio”. È infatti intenzione di Comune di Brescia e Fondazione Brescia Musei condurre le operazioni di diagnostica quanto più possibile all’interno del Museo di Santa Giulia, sotto gli occhi dei visitatori; questo al fine di consentire anche il coinvolgimento del pubblico, che potrà nei prossimi mesi apprendere il significato di operazioni normalmente “invisibili”, ma di fondamentale importanza oltre che di forte suggestione. Un progetto importante, perché unisce pubblico e privato, tecnologia e studi umanistisci attorno a uno dei simboli identitari della città, recuperando una testimonianza di civiltà antica a beneficio delle future generazioni, ha detto Laura Castelletti, assessore alla Cultura di Brescia, un percorso che verrà coordinato da un gruppo di lavoro composto da Comune di Brescia, Fondazione Brescia Musei, Opificio delle Pietre Dure e Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Brescia e Bergamo, un’équipe multidisciplinare di primo piano in ragione dell’eterogeneità degli aspetti che caratterizzeranno questo complesso intervento.


L’INTERVENTO DELL’OPIFICIO DELLE PIETRE DURE DI FIRENZE PER LA VITTORIA ALATA L’Opificio delle Pietre Dure di Firenze è un Istituto autonomo del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, la cui attività si esplica nel campo del restauro delle opere d’arte. La singolarità del suo nome, che lo distingue da tutte le altre strutture ministeriali, deriva direttamente dalla Manifattura medicea specializzata nella creazione di opere in commesso in pietre dure, fondata da Ferdinando I de’ Medici nel 1588. Dopo l’Unità d’Italia le competenze maturate nel campo della lavorazione delle pietre dure furono trasferite nel restauro, prima verso i mosaici e i materiali lapidei e, progressivamente, verso altri ambiti artistici: dipinti, pitture murali, materiali bronzei, oreficerie, terrecotte, carta e pergamena, materiali tessili e arazzi. Attualmente, l’Opificio si articola in undici settori di restauro (suddivisi per materiali costitutivi delle opere d’arte) a cui si affianca il servizio trasversale per i beni archeologici, che affianca i settori con le proprie specifiche competenze nel caso di interventi su questa particolare categoria di beni. Alle attività di conservazione partecipano attivamente gli specialisti del Laboratorio scientifico dell’Opificio. Anche nel caso della Vittoria alata, la squadra dei professionisti impegnati nelle attività riflette l’intersettorialità che contraddistingue il modus operandi dell’Opificio. “Il nostro Istituto - ha spiegato il Soprintendente Marco Ciatti - sviluppa la propria attività in tre grandi ambiti: il restauro, la ricerca e la formazione. Ogni intervento per il quale siamo chiamati ad operare, in Italia o all’estero, diventa per noi un’occasione di sperimentazione, ricerca e approfondimento che potrà contribuite all’avanzamento degli studi e delle tecniche in quel particolare settore. Inoltre, le competenze acquisite vengono trasferite nella formazione, secondo un tipo di organizzazione del lavoro che è molto simile a quella di una clinica universitaria”. In quest’ottica, la Vittoria alata rappresenta senz’altro un’eccezionale occasione di studio e di ricerca. Infatti, grazie alla collaborazione fra il Comune di Brescia, la Fondazione Brescia Musei e l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, nei prossimi mesi sarà possibile aggiornare i numerosi studi condotti sull’opera, monitorare lo stato di conservazione di questa splendida, quanto rara testimonianza dell’Antichità e acquisire dati e informazioni utili a supporto del programmato intervento conservativo. L’attività è appena avviata e consiste, in questa fase, nello studio dettagliato delle superfici bronzee che vengono esaminate con diverse tecniche analitiche e micro - campionamenti degli strati superficiali, soprattutto per escludere l’eventuale presenza di processi di alterazione in corso e per carpire le preziose informazioni che la Vittoria ancora conserva fra le pieghe dei suoi eleganti panneggi. Da queste nuove indagini, grazie anche all’avanzare degli studi e delle tecniche, ci auguriamo di ottenere nuovi dati sulla composizione delle leghe e sull’assetto del supporto interno della statua appositamente creato nel XIX secolo.


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CHI C’ERA

ANCHE A BRESCIA BIIF DOPO BERGAMO, MILANO E MONZA, BIIF SBARCA A BRESCIA ALL’INTERNO DEL MERCATO DEI GRANI Un evento in grande stile, intitolato ‘La grande abBIIFfata’ ed allestito lo scorso 29 giugno, ha sancito lo sbarco a Brescia di Biif, la griglieria all’italiana dal mood nuovo nata con l’idea di trasformare la carne e la sua lavorazione in un imperdibile show che abbina il fascino della tradizione ad un tocco di modernità. Un format curioso e innovativo dove la classica filiera della macelleria è prolungata e spettacolarizzata con abbinamenti ogni volta diversi, che spaziano dalla pizzeria artigianale al fast food da gourmet, passando per l’immancabile happy hour. Carne, hamburger, pizza e sfiziosità, dunque: prodotti dalla qualità certificata da vedere e degustare seguendo un autentico percorso sensoriale che comincia con lo sguardo per poi proseguire tra i molteplici piaceri del palato. La struttura, che si affaccia direttamente su Piazzale Arnaldo, è inserita all’interno del Mercato dei Grani, un’area di oltre 2.000 metri quadrati recentemente restituita alla città. Per informazioni: Biif, P.le Arnaldo 15/c, Tel. 030 3752415 - www.biif.it - brescia@biif.it


Puoi vedere tutte le immagini dell’evento su www.qui.bs.it


CHI C’ERA foto di Daniele Trapletti

NUOVA VITA PER IL MERCATO DEI GRANI RESTITUITA ALLA CITTÀ UNA PARTE IMPORTANTE DEL SUO PATRIMONIO

Mercoledì 21 giugno si è tenuta l’inaugurazione ufficiale del nuovo Mercato dei Grani in Piazzale Arnaldo, alla presenza del Sindaco Emilio Del Bono e di Oller Danesi e Dino Gazzurelli, Responsabili della Società Mercato dei Grani. La serata ha preso il via alle ore 19 con i saluti istituzionali e il taglio del nastro del Sindaco di Brescia ed è proseguita con un welcome cocktail su invito. Alle 21.30 ingresso libero a tutta la città con musica e spettacoli. “Siamo davvero orgogliosi di riaprire ufficialmente le porte del Mercato dei Grani e offrire nuovamente alla città una parte importante del proprio patrimonio in una rinnovata veste, come luogo d’incontro, ricco di servizi”, ha commentato Oller Danesi. “Mercato dei Grani è la dimostrazione concreta e visibile di come la collaborazione di pubblico e privato porti alla nascita di grandi progetti, in grado di valorizzare il patrimonio cittadino. La disponibilità delle Istituzioni e gli investimenti di alcuni imprenditori coraggiosi e lungimiranti hanno reso possibile tutto questo. Siamo certi – ha concluso Danesi - che il Mercato dei Grani, riscuoterà successo e apprezzamento da parte della città. Noi, con le cinque attività che hanno creduto in questa sfida, faremo del nostro meglio per mantenere una elevata qualità dei servizi offerti”. Ma di quali attività si tratta? La palestra Arnold Gym, che punta ad avere un massimo di 250 abbonati, struttura che occupa praticamente tutto il primo piano. A piano terra la boutique targata Ruggero, poi il Vita Mood & Food, il locale che già riempie i portici che si affacciano sulla piazza. Dall’altra parte, sul lato ovest del Mercato dei Grani, la struttura si completa con la bisteccheria Biif e il bar-pasticceria Granaio, intitolato appunto alla rinascita della struttura.


Puoi vedere tutte le immagini dell’evento su www.qui.bs.it


45 ANNI NEL CHIOSCO DEI GIORNALI


Il sindaco di Brescia Emilio Del Bono ha ricevuto il 6 luglio a Palazzo Loggia Emilio Ventura, titolare dal 1972 dell’edicola di corso Zanardelli, all’angolo con via Mazzini. Il primo cittadino ha voluto così rendere omaggio ai quarantacinque anni di lavoro dell’edicolante che da pochi giorni ha cessato l’attività.


ROBERTO MALQUORI.

POP TIME

Gran Ragù Star (Stefania Sandrelli, Gina Lollobrigida, Joan Collins, Ursula Andress), 1964, décollage su tela, 59 x 70 cm

Castelfiorentino, Firenze, 1929: nasce Roberto Malquori, uno dei principali esponenti dell’arte italiana degli anni ‘60 che ha varcato i confini nazionali per aderire al Bauhaus Situazionista Scandinavo ed esporre in occasione di eventi come l’Alternative Documenta a Kassel nel 1972 o la mostra itinerante Drakabygget. Frihetens Verkstad. The Workshop of Freedom, svoltasi fra Svezia, Olanda e Danimarca e conclusasi a Göteborg nel 2001. La mostra personale, dedicata al maestro toscano, che apre la stagione espositiva autunnale della galleria Colossi Arte Contemporanea, vuole omaggiarlo esponendo un’accurata selezione delle sue Iconosfere, opere rappresentative della peculiarità del suo linguaggio espressivo, ideate nel 1963 ed esposte per la prima volta nel 1964, in occasione della personale alla galleria L’Indiano di Firenze, anticipando sia il successo della Pop Art di Rauschenberg alla Biennale veneziana del 1964 che la nascita del riporto fotografico su tela emulsionata della Mec-Art.

Iconosfera, 1968, décollage su tela, 42 x 56 cm


COLOSSI GALLERIA ARTE CONTEMPORANEA DA SABATO 9 SETTEMBRE A MERCOLEDÌ 18 OTTOBRE 2017

James Bond, 2017, décollage su carta, 50 x 70 cm

Con singolare lungimiranza, infatti, il giovane Malquori, allievo dell’Accademia di Belle Arti di Firenze, seguiva, nei primi anni ‘60, le sperimentazioni interdisciplinari più all’avanguardia, seguendo l’evoluzione della Scuola Pop di Pistoia e partecipando alle manifestazioni pubbliche degli amici del Gruppo 70, Eugenio Miccini e Lamberto Pignotti, caldeggiate dall’Equipe di Quadrante con la mostra Tecnologica (1963) e il convegno Arte e Tecnologia, tenutosi al Forte del Belvedere di Firenze nel giugno del 1964. Già nel 1963, l’artista, appropriandosi delle tendenze favorevoli all’introduzione della riproduzione meccanica, tipica del linguaggio comunicativo della società massmediatica nella ricerca artistica, parallelamente a quello che

U.S.A., 1967, décollage su tela, 33 x 54,5 cm


ROBERTO MALQUORI.

POP TIME

stava elaborando la tecnica della riproduzione serigrafica di Warhol negli USA, aveva ideato un suo personalissimo codice linguistico, una “via italiana” alla Pop Art: esso era in singolare equilibrio tra l’estetica di appropriazione di immagini tratte dal panorama iconografico dei mass media dei Pop artisti americani e il rovesciamento ludico, sia semantico che contestuale, del suo materiale linguistico e figurativo, tipico della metodologia creativa della Poesia Visiva degli amici del Gruppo 70. Gli universi metamorfici di Malquori nascono da queste premesse di rimessa in questione di radicale dei mezzi di comunicazione corrente, dei meccanismi di ossessiva ripetizione dell’immagine, secondo una linea di appropriazione non analitica, come quella della Pop Art americana, ma sottilmente critica nei confronti della fascinazione verso il nuovo mondo delle immagini. Le sue Iconosfere sono caratterizzate dall’accostamento e dalla moltiplicazione di immagini tratte dal panorama iconografico della società massmediatica, immagini sottilmente subliminali, illustrazioni pubblicitarie estratte dai giornali con speciali solventi che, tramite l’assorbimento degli inchiostri, trattengono la loro roboante sensualità, talvolta la accentuano, sottraendole dal loro contesto originario per trasformarle in effimere icone di un mondo patinato. La loro vacuità viene rivelata in semi trasparenza solamente tramite il “medium” della carta o della tela sulle quali vengono trasferite. Il suo “décollage”, inteso nell’accezione di “decollo”, di distacco dell’anima dell’immagine da rotocalchi e manifesti, come diversificazione da ogni altra espressione artistica coeva, diventa un’operazione di ritorsione critica che si inserisce nella tradizione dell’esplorazione creativa e semantica del mondo mass-mediatico: dal collage delle avanguardie storiche al décollage di Rotella e degli affichistes francesi, per arrivare al ludico rovesciamento delle immagini in segni nelle sperimentazioni della Poesia Visiva del Gruppo 70. Nella sua arte, il décollage opera estrapolando analiticamente dati di realtà, come avviene nella poetica “predatoria” dei Nouveaux Réalistes, ma utilizzando gli stessi strumenti tecnologici e comunicativi della civiltà dei consumi: la ripetizione ossessiva, l’accumulo si trasformano, tramite il capovolgimento e l’affastellamento dei segni, in un caleidoscopio di associazioni oniriche che ingloba forme e motivi simbolici tratti dagli ambiti culturali più eterogenei, passati e futuribili, per creare ambienti momentanei della vita, improntati al culto dell’effimero e capaci di provocare nello spettatore, ancora al giorno d’oggi, il “détournement”, lo straniamento decantato dall’Arte Situazionista; si tratta di un risveglio della percezione assuefatta dalla trasmissioni di impulsi subliminali del linguaggio pubblicitario che porta alla riscoperta di un dato di realtà fenomenica più volte filtrato, prima dalla fotografia che lo cattura, poi dalla trasposizione in immagine a fini commerciali e, in ultimo, trattenuto dai solventi utilizzati dall’artista. I numerosi punti di contatto di Malquori con l’Arte Situazionista, dalla libertà di sperimentazione alla libera espressione delle energie creative, dalla contaminazione tra i vari ambiti artistici al risveglio della coscienza dello spettatore con impulsi emotivi e psicologici, lo porta a dare alla sua arte un respiro internazionale: nel 1965 aderisce al Bauhaus Situazionista Scandinavo fondato nel 1959 da

Bellezza Femminile, 1994, décollage su carta intelata, 50 x 75

Esotico, 2007, décollage su carta intelata, 50 x 70 cm

Gran Turismo, 1968, décollage su carta intelata, 48 x 66,5 cm

Madonna, 2004, décollage su carta intelata, 50 x 70 cm


Jörgen Nash e Asger Jorn a Drakabygget, fattoria-studio situata nel sud della Svezia, dopo la separazione dal movimento Internazionale Situazionista fondato da Guy Debord. Da Firenze la volontà di reinventare un nuovo mondo partendo da quello esistente e superando la soglia dei parametri convenzionali di percezione del dato reale ed oggettivo di Malquori giunge in Svezia. Nel 1967, anno in cui il teorico e fondatore del Situazionismo, Guy Debord, pubblicò il suo saggio programmatico La societé du spectacle, Malquori era presente con due mostre personali in Svezia: a The Moon, 1969, décollage su carta intelata, 50 x 70,5 cm Halmstad e a Stoccolma. La sua volontà di reiventare l’universo del reale ha conquistato anche le fredde terre del nord, come testimoniano, non solo le mostre e i cataloghi (da Alternativ Documenta a Kassel nel 1972, a International Bauhaus Sweden a Karlskron, in Svezia, nel 1988, e Bauhaus Situationiste Drakabygget alla Konstakademie di Stoccolma, nel 1996), ma anche tutta una serie di volantini, pubblicazioni, manifesti e, soprattutto, la rivista Drakabygget, fondamentale strumento di diffusione e comunicazione delle evoluzioni nella ricerca teorica del movimento scandinavo, dove Roberto Malquori ha sempre ricoperto un ruolo rilevante, mentre le sue Iconosfere brulicanti di immagini sembrano bucare le pagine e, con i loro galleggiamenti di volti in derive oniriche, colmare lo spazio tra il sublime dell’arte e la banalità quotidiana, attraverso il campo della comunicazione, il between dei situazionisti. Nel 1969, dopo lo scioglimento, nel 1968, del Gruppo 70, è tra i sostenitori del Centro Tèchne, fondato da Eugenio Miccini, volto alla promozione di eventi d’arte, incontri, teatro d’avanguardia e pubblicazioni. Negli anni ‘70 Malquori continua a partecipare alle attività del Bauhaus sitauzionista. L’onda lunga dell’energia comunicativa dal sapore pop che trapela La Gioconda su l’onda, 2010, décollage su tela, 60 x 60 cm dalle opere di Malquori seguita a conquistare il pubblico anche negli anni 2000, grazie all’attenzione di gallerie, istituzioni pubbliche e musei, sia in Italia che all’estero. Nel 2007 la galleria Colossi Arte Contemporanea di Brescia gli dedica la mostra personale Effetto Pop, corredata da un catalogo con testo critico di Walter Guadagnini. In questi anni, Malquori ha esposto presso il Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci di Prato (2007, 2010), il Museo della Permanente (2008) e il Museo Pecci (2013) di Milano, l’Istituto Italiano di Cultura di Bratislava (2010) e la Foundation Ik di Middelburg (2012), in Olanda, il Museo di Arte Moderna di Buenos Aires (2012), il Museum of Fine Arts di Koahsioung, il National Palace Museum di Taipei in Taiwan (2013), il Museo Novecento di Firenze (2015) e il Mart di Rovereto (2015). Nel 2016 viene invitato a partecipare all’accurata selezione di artisti che espongono in occasione della mostra Italia Pop. L’arte negli Classica, 2007, décollage su carta intelata, 50 x 70 cm anni del boom presso la Fondazione Magnani Rocca di Mamiano di Traversetolo (Parma). Nel 2017 le sue opere vengono esposte al Museo Nazionale del Galleria Colossi Arte Contemporanea Risorgimento Italiano di Torino in occasione della mostra Dai 60’s ai Corsia del Gambero, 12 - Brescia. 60’s. Un secolo dopo l’unità d’Italia, la Pop Art, a cura di Luca BeatriTel. +39 030 3758583. Cell. + 39 338 9528261. ce e Ferruccio Martinotti, oltre che presso il Palazzo del Pegaso di www.colossiarte.it; info@colossiarte.it Firenze, sede del Consiglio della Regione Toscana, in occasione della mostra personale Dagli anni ‘60 ad oggi.


ANIMALINARI DIALOGO IM-POSSIBILE ATTRAVERSO LE FOTOGRAFIE STORICHE DELL’ARCHIVIO ALINARI Fondazione Raffaele Cominelli Cisano di San Felice del Benaco fino al 1 ottobre 2017 Negli spazi del Palazzo Cominelli saranno esposte una cinquantina di fotografie storiche che si propongono di creare un viaggio bizzarro e sorprendente tra l’eleganza dell’architettura e la bellezza inconsueta del mondo animale attraverso un secolo di scatti dell’Archivio Alinari

L’esposizione nasce da un rinnovato incontro tra la Fondazione Raffaele Cominelli e il prestigioso Archivio fotografico Alinari di Firenze. Per la mostra “AnimAlinari” - curata da Rosanna Padrini Dolcini e Nicola Rocchi per la Fondazione Cominelli con Rita Scartoni e Anna Luccarini per Alinari I.D.E.A. - è stato possibile attingere direttamente allo straordinario patrimonio raccolto a partire dal 1852 dalla società fiorentina, operando in questo caso una selezione fondata su una chiave di lettura insolita, più allusiva e poetica che vocata ad una razionalità ordinatrice. Sono esposte 50 fotografie, realizzate entro un arco temporale che va dal 1865 al 1981. Ne sono autori, oltre agli stessi Alinari, molti importanti studi fotografici italiani del secolo scorso i cui archivi sono confluiti a Firenze. La mostra è stata suddivisa in sezioni, ognuna delle quali fa capo all’immagine di un animale, scattata – nella maggior parte dei casi – in studio davanti a un fondale neutro, con una scelta che produce oggi un effetto insolito di straniamento. Dalla fotografia “capofila” discendono, per associazione, le successive: con l’intento di evidenziare affinità non soltanto evocative ma anche tecniche, come ben chiariscono nel testo in catalogo Anna Luccarini e Rita Scartoni, che per conto di Alinari hanno collaborato con partecipazione e competenza alla scelta degli scatti inclusi in mostra. “La natura che parla alla macchina fotografica – ha scritto Walter Benjamin – è una natura diversa da quella che parla all’occhio; diversa specialmente per questo, che al posto di uno spazio elaborato consapevolmente dall’uomo, c’è uno spazio elaborato inconsciamente”. Procedendo per vie inconsce può così avvenire che, partendo dall’immagine di una coppia di pony scattata a inizio Novecento, sia possibile risalire all’indietro, fino ai primi esperimenti ottocenteschi di fotografie stereoscopiche; e quindi scavalcare il secolo per ritrovare, in un’ispirata inquadratura del 1981 di Filiberto Pittini, soltanto le ombre di quella lontana coppia proiettate su un muro. Oppure può accadere che un uomo tranquillamente inginocchiato in un intrico inquietante di alligatori e caimani, ripreso intorno al 1915, trovi la sua eco, nei primi anni Sessanta, nell’operaio che lo Studio Villani ritrae solitario all’interno di uno stabilimento metallurgico, tra tubi in metallo scintillanti di luce. Molti altri accostamenti propone la mostra, invitando i visitatori a completare con la fantasia gli ellittici percorsi tra architetture, ritratti, fotografie di moda e industriali, e proponendo allo stesso tempo un sintetico colpo d’occhio sulla qualità dell’arte fotografica italiana novecentesca. Una piccola selezione, dedicata al fotografo Luigi Leoni, accosta infine le vite degli umani a quelle di animali per lo più selvatici, addomesticati in fondo illusoriamente: così come è impossibile incatenare il potere evocativo della fotografia. La mostra è accompagnata da un catalogo che riproduce tutte le opere in mostra.

Fratelli Alinari: Modella, 1902

Fratelli Alinari: Scimmia su una scala, 1910

Fratelli Alinari: Ritratto di un uomo in mezzo ad alligatori e caimani nell’acquario indoafricano di Firenze, 1915-20 circa


Studio Villani: SMI Operaio tra tubi di metallo all’interno di uno stabilimento metallurgico della ditta, 20 marzo 1963 ANIMALINARI Dialogo im-possibile attraverso le fotografie storiche dell’Archivio Alinari A cura di: Rosanna Padrini Dolcini e Nicola Rocchi per la Fondazione Raffaele Cominelli Rita Scartoni e Anna Luccarini per Alinari I.D.E.A. In collaborazione con: Comune di San Felice del Benaco Archivio Alinari Firenze Sede: Fondazione Cominelli Via Padre F. Santabona, 9 Cisano di San Felice del Benaco (BS) Orari: sabato: dalle 16,30 alle 20.00 domenica: dalle 10.00 alle 12.00 e dalle 16,30 alle 20.00 Ingresso libero Info: tel +39 338.60.60.153 fondazioneraffaelecominelli@gmail.com - mariellaesart@gmail.com


FIN DE SIÈCLE en francais LE POESIE DI CLAUDIO SOTTOCORNOLA TRADOTTE IN FRANCESE

Dopo le traduzioni in spagnolo e rumeno, le poesie di Claudio Sottocornola parlano finalmente la lingua di Rimbaud e Baudelaire, tradotte in francese dalla penna sensibile e attenta di Patricia Bonnaudet. La prestigiosa rivista internazionale Contemporary Literary Horizons omaggia infatti nuovamente il filosofo, poeta, musicologo e performer dando alle stampe la versione francofona di Fin de siècle, per la sua Bibliotheca Universalis, che include autori di ogni parte del mondo nella pregevolissima collana Aula Magna. Le poesie di Sottocornola, che spaziano dalla metà degli anni ’70 al nuovo millennio e tratteggiano gli scenari di un’epoca in dissolvenza fra pensiero debole e fenomeni migratori, crisi globale e ricerca di senso, sembrano fatte apposta per la lingua francese, a causa della loro musicalità evanescente e liquida, trovando una sorta di naturale affinità e sinergia con l’idioma d’Oltralpe. Alle 33 poesie scelte delle precedenti raccolte, la versione francese ne aggiunge una, giovanile e struggente, sul senso della vita, La vita (amore, morte, dolore), mantenendo un’introduzione critica di Daniel Dragomirescu, scrittore ed editor bucarestano, cui si aggiunge una postfazione del docente bergamasco Giovanni Rota Sperti. La silloge Fin de siècle, nelle versioni spagnola, rumena e francese, attinge alle due precedenti raccolte, Giovinezza… addio. Diario di fine ‘900 in versi (2008) e Nugae, nugellae, lampi. Quaderno di liceo (2009), summae di tutta la produzione poetica dell’autore in italiano, caratterizzate appunto da una sorta di malinconia e da un senso incombente del fluire del tempo che porta con sé la dissolvenza di ogni cosa. “Ho scelto la storica espressione fin de siècle per titolare la nuova silloge delle mie poesie dal 1974 al 2008 – ha spiegato Sottocornola – perché, tra la fine dell’800 e la Prima guerra mondiale, designava il movimento culturale che esprimeva il crollo di un sistema di valori e di riferimenti tipici della civiltà europea, e la nascita di un nuovo orizzonte culturale. Simbolisti come Paul Verlaine e i decadentisti in genere ebbero allora una chiara percezione del trapasso in atto, che a me pare analogo a quello espresso dall’attuale crisi di civiltà, forse ancor più radicale e irreversibile”. Definito “il filosofo del pop” dalla stampa italiana per l’utilizzo di modalità espressive legate al mondo dello spettacolo, attraverso le sue affollatissime lezioni-concerto sul territorio, i suoi saggi e le sue performance multidisciplinari fra musica, arti visive e poesia, Sottocornola testimonia la necessità di ricorrere ad approcci multipli e prospettici per condurre una ricerca di senso entro una contemporaneità sfaccettata e divergente, da cogliere nella sua ricchezza e problematicità. Continua intanto l’iniziativa web Bootleg, inaugurata il 5 giugno con la pubblicazione di Viva l’Italia e E ti vengo a cercare sul Canale CLDclaudeproductions di YouTube, che prevede la pubblicazione mensile di una lezione concerto o evento relativi alle performance del filosofo del pop. È proseguito il 5 luglio e si continuerà il 5 agosto e il 5 settembre, con la pubblicazione della trilogia Hasta siempre del 2014, recital per le celebrazioni del decennale di attività live di Sottocornola, sino ad ora inedito: si parte dalla serata di Noesis, elegante e raffinato evento cult, in cui il filosofo-performer affronta un repertorio dal respiro internazionale, si continua con una replica all’Auditorium Comunale di Zanica, dal sapore più esistenzialistico e dark (evidenziato da riprese in stile retrò) per concludere con una festosa data per gli studenti del Liceo Mascheroni di Bergamo, in occasione del Natale 2014. In tutte e tre le date, canzoni d’autore e poesie del filosofo del pop concorrono a tracciare una suggestiva narrazione dei nostri tempi, spaziando dal ‘900 al nuovo millennio, interpretati appunto come una “Fin de siècle”.

Il cielo si addensa di neve Il cielo si addensa di neve sulla città illanguidita di favole elettriche e bar dei balocchi presagi invernali …ottimismo – trasecolante viola della sera al mormorio dei fiocchi che di nuovo cadranno e tutto bianco, freddo e bagnato sarà. 9 novembre 1991 Il bicchiere Non avevo nuove esperienze da raccontare: per vivere ancora qualche ora dove cambiare, migrare altrove – restando fedele allo stormo – sforzarsi una qualche allegria. Mi sforzerò una qualche allegria stasera: uscirò, farò una lunga passeggiata, sorriderò dentro, mi figurerò il bicchiere mezzo-pieno. 14 agosto 2008 ore 20.05-20.10

Moralità Il gesto morale è figlio della scelta. E non sai quanto costa. C’è un tempo della vita in cui le opzioni ti si offrono come somma golosa, e tu vuoi solo abbuffarti. Ma come suggeriscono i ritratti del Moroni, Ingres e il Tiepolo, lo sguardo si deve fissare, concentrare, e l’uomo deve eleggere.Nel poco sta il bene o, meglio, il tutto. E vorrei aver già scelto … 13 dicembre 1992


CLAUDIO SOTTOCORNOLA

Claudio Sottocornola (Bergamo, 1959) è ordinario di Filosofia e Storia, giornalista pubblicista, docente di “Storia della Canzone e dello Spettacolo” presso la “Terza Università” di Bergamo, poeta, artista visuale, cantante e interprete-performer. Nel corso della sua lunga e polimorfica attività, Sottocornola ha tenuto centinaia di spettacoli e ha pubblicato cd, DVD, raccolte poetiche e numerosi saggi che spaziano dal mémoire alla riflessione teoretica e spirituale. Di recente pubblicazione la raccolta di interviste, ritratti, recensioni “Varietà” (Marna, 2016, pp.452), relativa alle grandi icone della cultura pop italiana.


SOGNO DI UNA NOTTE D’ESTATE


PER LA PRIMA VOLTA IN ITALIA L’INCREDIBILE MOSTRA-SPETTACOLO

DAL 13 OTTOBRE 2017 AL 28 GENNAIO 2018 MUSEO DELLA PERMANENTE DI MILANO Una forma del tutto inedita di vivere l’arte, una grande emozione che mette insieme spettacolo, teatro, musica, tecnologia e arte. Nulla a che vedere con quanto già visto in Italia nelle cosiddette “mostre immersive”: una regia sapientemente costruita da Gianfranco Iannuzzi, Renato Gatto e Massimiliano Siccardi, capace di coinvolgere, travolgere ed emozionare i visitatori. In Francia, unico posto dove è stato realizzato prima d’ora questo progetto, la mostra ha avuto oltre 580.000 visitatori, e non a caso. “CHAGALL. Sogno di una notte d’estate” è una forma nuova di conoscenza dell’arte, forse quella che più le si addice perché le restituisce la funzione primaria che è quella di raccontare, stupire ed emozionare. Con il Patrocinio del Comune di Milano, la mostra “CHAGALL. Sogno di una notte d’estate” è promossa dal Museo della Permanente di Milano ed è prodotta in Italia da Arthemisia con Sensorial Art Experience. La regia è di Gianfranco Iannuzzi, Renato Gatto e Massimiliano Siccardi, la colonna sonora appositamente composta è di Luca Longobardi. La mostra-spettacolo è un viaggio per tappe, quelle della creazione artistica di Marc Chagall e della sua vita. Si snodano 12 macro sequenze: Vitebsk, piccolissimo villaggio russo in cui Chagall è nato, La vita, La poesia, I collages, La guerra, Le vetrate, L’Opéra Garnier, Daphnis e Chloé, I mosaici, Il circo, Le illustrazioni per fiabe, La Bibbia. In questo nuovo modo di fruire l’opera il visitatore-spettatore sarà in grado di percepire l’enorme densità e la ricchezza espressiva del mondo onirico di Chagall. Perché l’opera è tutta attorno, a 360 gradi, mentre il racconto e la musica procedono, parte integrante dell’opera stessa, in una nuova, emozionante conoscenza dell’arte. Forse quella che molti artisti hanno sognato e che ha come fine ultimo non solo la meraviglia e la capacità di stupire ed emozionare, ma quella di raccontare coinvolgendo l’immaginazione e i sensi dello spettatore, che diviene attore e protagonista del sogno che sta vivendo. APERTE LE PRENOTAZIONI Info: www.chagallmilano.show - T. 02 89 29 711


Claes Oldenburg Roast Beef, 1961 Meslin bagnato nel gesso su struttura di filo metallico, dipinto con smalto 35 x 43 x 40 cm Venezia, Ca’ Pesaro- Galleria Internazionale d’Arte Moderna, in deposito dalla/ on loan from the Sonnabend Collection Foundation

ATTORNO ALLA POP ART NELLA SONNABEND COLLECTION DA JOHNS E RAUSCHENBERG A WARHOL E LICHTENSTEIN E A KOONS MUVE MESTRE - CENTRO CULTURALE CANDIANI FINO AL 5 NOVEMBRE 2017H

La Fondazione Musei Civici di Venezia ha inaugurato al Centro Culturale Candiani il terzo appuntamento del progetto ‘Cortocircuito. Dialogo tra i secoli’, con il quale si è inteso proporre a tutto il territorio della Città Metropolitana di Venezia un programma culturale di alto valore che mettesse in gioco lo straordinario patrimonio custodito nei Musei Civici. Dopo la prima tappa dedicata alla Giuditta nell’arte, incentrata sul celebre capolavoro di Gustav Klimt e al capitolo che ha indagato il tema dell’Annunciazione e la luce verso la contemporaneità, con le opere di Tiziano, Fontana, Canova e Flavin, arriva ora la Pop Art. Roy Lichtenstein Little Aloha, 1962 Acrilico su tela 112 x 107 cm Venezia, Ca’ Pesaro- Galleria Internazionale d’Arte Moderna, in deposito dalla Sonnabend Collection Foundation


Michelangelo Pistoletto Uomo seduto, 1963 Dipinto a specchio 180 x 121 cm Venezia, Ca’ Pesaro – Galleria Internazionale d’Arte Moderna, in deposito dalla Sonnabend Collection Foundation


ATTORNO ALLA POP ART Sotto la direzione scientifica di Gabriella Belli e a cura di Antonio Homem, la mostra Attorno alla Pop Art nella Sonnabend Collection ripercorre, attraverso un nucleo di oltre quaranta capolavori provenienti dalla Collezione Sonnabend – dal 2012 in deposito a lungo termine presso la Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro – gli straordinari anni Sessanta in America. È durante questo periodo che si afferma negli Stati Uniti, diventati nel frattempo il centro della produzione culturale e artistica mondiale, un nuovo modo di concepire l’opera d’arte, che si misura con la nascente cultura di massa e i nuovi media. Dissacratoria e ironica, ma anche caustica e critica verso quella nuova società, già allora ‘schiava’ dell’industria dei consumi inebriata da quella omologazione che nel corso degli ultimi decenni del XX secolo sarà prologo alla società globale dei nostri tempi, la Pop Art diventerà uno dei movimenti più influenti, noti e persistenti nell’immaginario di tutto il ‘900. Andy Warhol, Roy Lichtenstein, Jasper Johns, Jim Dine, Tom Wesselmann, Claes Oldenburg, Robert Rauschenberg e molti altri autori saranno in mostra con opere-icone come la serie delle Campbell’s Soup Can o le Nine Jackies di Warhol – che firma anche il ritratto di Ileana Sonnabend in apertura dell’esposizione – la bellissima Little Aloha e il famosissimo Hot Dog di Lichtenstein o, ancora, i celeberrimi Combine Paintings di Rauschenberg e il mitico Figure 8 di Johns. I grandi maestri della corrente pop sono presentati a Mestre insieme ad artisti loro contemporanei europei, tra cui Pistoletto, Arman, Christo e Mario Schifano e ad autori di una generazione successiva, come Jeff Koons e Haim Steinbach, che riprendono la Pop Art con un approccio concettuale. È storia il fatto che furono proprio Ileana e il primo marito Leo a dare il ‘la’ in America a questo straordinario movimento artistico, grazie alla scoperta precoce del lavoro Direzione scientifica Gabriella Belli A cura di Antonio Homem

James Rosenquist - Balcony, 1961 Tecnica mista su tela 152 x 185 cm Venezia, Ca’ Pesaro- Galleria Internazionale d’Arte Moderna, in deposito dalla Sonnabend Collection Foundation Andy Warhol Spalding soft ball, 1962 Matita su carta 60 x 46 cm Venezia, Ca’ Pesaro Galleria Internazionale d’Arte Moderna, in deposito dalla Sonnabend Collection Foundation Andy Warhol Campbell’s Soup Cans (Turkey Noodle), 1962 Serigrafia su tela 51 x 41 cm Venezia, Ca’ Pesaro- Galleria Internazionale d’Arte Moderna, in deposito dalla Sonnabend Collection Foundation

Tom Wesselman Seascape #14 (Marina n. 14), 1966 Olio e carboncino su plexiglass 166 x 114 x 17 cm Venezia, Ca’ Pesaro Galleria Internazionale d’Arte Moderna, in deposito dalla Sonnabend Collection Foundation

Roy Lichtenstein WallExplosion II, 1965 Smalto su acciaio188 x 214 x 11 cm Venezia, Ca’ Pesaro Galleria Internazionale d’Arte Moderna, in deposito dalla Sonnabend Collection Foundation

Andy Warhol Nine Jackies, 1964 Serigrafia su tela 164 x 133 cm Venezia, Ca’ Pesaro Galleria Internazionale d’Arte Moderna, in deposito dalla Sonnabend Collection Foundation


anni azzurri A cura del Direttore Dr. Vito Nicola Mastromarino vitonicola.mastromarino@anniazzurri.it

IL MESE DELLA SALUTE ANNI AZZURRI IN PRIMA LINEA PER LA SALUTE DEGLI ANZIANI Uno stile di vita sano e l’attenzione alla prevenzione sono aspetti fondamentali per invecchiare in salute. Prendersi cura di sé è un aspetto fondamentale del benessere, per questo la Residenza Anni Azzurri di Rezzato promuove “Il Mese della Salute”, un’iniziativa gratuita rivolta a tutta la popolazione anziana, con l’obiettivo di diffondere la cultura della salute nella Terza e nella Quarta età. “Grazie a questa opportunità tutti gli anziani interessati potranno effettuare gratuitamente presso la nostra Residenza diversi controlli, necessari per la definizione del benessere fisico individuale”, ha spiegato il dottor Vito Nicola Mastromarino, direttore della Residenza Anni Azzurri di Rezzato. Si tratta di semplici ma importanti controlli per verificare la funzionalità di cuore, polmoni, metabolismo, che rappresentano aspetti fondamentali per assicurare uno stato di buona salute. In un ambiente elegante ma familiare il personale specializzato della Residenza accoglie gli anziani interessati ai controlli ogni sabato mattina, dalle 9 alle 12, per misurare la glicemia, la pressione arteriosa, la frequenza cardiaca e respiratoria, verificare il livello di saturazione dell’ossigeno, fare una valutazione fisioterapica e misurare l’indice di massa corporea. Al termine dei controlli è previsto un “dolce” congedo: prima di tornare a casa, infatti, è possibile consumare la colazione al bar della Residenza, offerta dalla Direzione. Per poter accedere al servizio è necessario prenotare chiamando il numero telefonico 030-25971. Un’altra opportunità offerta dalla residenza Anni Azzurri

agli anziani del territorio è quella di poter accedere al ristorante della struttura, che propone un menù specifico dedicato alla terza età al costo di 15 euro, tutti i giorni alle ore 12. “In questi mesi caldi il pranzo in struttura è una buona opportunità per chi vuole evitare di cucinare – ha sottolineato il direttore Mastromarino – e rappresenta anche un momento piacevole per conoscere altre persone ed essere coccolati dal nostro chef e da tutto il personale del ristorante”. È possibile prenotare il pranzo chiamando il numero 030-25971. Il “Mese della Salute” rappresenta un’occasione per rinsaldare il legame fra Rsa e territorio, e rientra nella più ampia missione della Residenza Anni Azzurri di Rezzato, che ha di recente festeggiato i suoi primi 25 anni di attività quale riferimento riconosciuto nei servizi di assistenza alla persona anziana. Professionalità, accoglienza e calore umano sono i tratti distintivi dell’attività di Anni Azzurri, capace di offrire soluzioni adeguate alle esigenze di ciascun ospite e delle famiglie. La Residenza di Rezzato è specializzata nell’accoglienza di ospiti fragili o anziani non autosufficienti, grazie anche alla presenza di uno staff medico disponibile sulle 24 ore, affiancato da personale infermieristico, dai fisioterapisti e dagli operatori di assistenza. Fra i principi portanti che ispirano l’operato della struttura c’è la valorizzazione della persona, che significa capacità di relazione, di ascolto e di comprensione, oltre che dedizione e servizio nei confronti degli ospiti, per farli sentire a casa e anticiparne ogni aspettativa.

In collaborazione con

Via Sberna, 4/6 - loc Virle Treponti - Rezzato (Bs) Tel. 030 25971 - Fax 030 2791112 residenzarezzato@anniazzurri.it


UNA RASSEGNA MUSICALE DI ALTISSIMA QUALITÀ MOVIMENTA L’ESTATE BRESCIANA. IL COMUNE DI LUMEZZANE, CON IL SUPPORTO TECNICO DI TADAAM, PROMUOVE LA RASSEGNA MUSICALE “TRE MOTIVI PER…” IN PROGRAMMA IL 26-27-28 LUGLIO 2017

Tre come numero ideale ed evocativo per un trittico di artisti di fama nazionale e internazionale: Patrizia Laquidara, Rita Marcotulli assieme a Mino Cinelu e la band Nuove Tribù Zulu porteranno in una cittadina simbolo del lavoro in fabbrica una tre giorni di concerti sperimentali. Un connubio simbolico tra lavoro e cultura partecipata che rompe gli schemi. La rassegna musicale avrà luogo nell’Anfiteatro Dante Alighieri della cittadina di Lumezzane, in Valtrompia, centro manifatturiero noto in tutto il mondo come simbolo di operosità e lavoro di fabbrica. La rassegna vuole quindi sottolineare un connubio simbolico tra lavoro e cultura partecipata: un’iniziativa che rompe gli schemi in tutti i sensi, anche grazie all’esibizione di artisti di calibro in una località fuori dai circuiti tradizionali. Il trittico di serate vede protagonisti alcuni dei più conosciuti artisti della musica alternativa e sperimentale: • 26 luglio. Patrizia Laquidara (Catania, 1972), eclettica performer già vincitrice del premio assoluto “Mia Martini” e del Premio Città di Recanati per la “miglior interpretazione”, per la “miglior musica” e il “Premio della critica”, presenterà STORIES, concerto-reading con piccole storie autobiografiche,

TRE MOTIVI PER... frammenti di esperienze e racconti di vita visti con gli occhi dell’infanzia. Alcuni dei brani più significativi tratti dai suoi 4 album, ma anche canzoni scritte da autori amici quali Joe Barbieri e Tony Canto, per finire con alcune cover rivisitate di brani di Kylie Minogue, Battisti e Madonna. Si esibirà in trio con Daniele Santimone e Enrico Terragnoli. • 27 luglio. Rita Marcotulli (Roma, 1959), pianista jazz tra le più apprezzate, ha collaborato con artisti del calibro di Chet Backer, Steve Grossman e Pino Daniele. Si esibirà in PISCES, concerto di sperimentazione assieme a Mino Cinelu (Francia, 1957), polistrumentista e percussionista che ha collaborato con Miles Davis, Lou Reed e Stevie Wonder. Cinelu sarà impegnato poi a Marsiglia al Festival Jazz des Cinq Continents (con la formazione di Vincent Peirani Fisarmonica - Émile Parisien Saxophone - Paco Séry batteria - Linley Marthe Basse - Aziz Samahoui canto, percussioni - Manu Codjia chitarra -Tony Paeleman Fender Rhodes per un progetto dedicato a Joe Zawinul. Successivamente si esibirà al noto Festival Outreach Jazz Fest, in Tirolo. • 28 luglio. NuoveTribuZulu (band formata a Roma nel 1991), un quartetto che si è esibito con successo in varie parti del mondo, ama spaziare dal folk al rock. Il gruppo è inoltre impegnato in progetti sociali con i ragazzi e in esperienze originali che imprimono la cifra di uno stile inconfondibile, come la convivenza con i musicisti nomadi del deserto del Rajasthan, in India, ispirazione per l’ultimo lavoro discografico. Canzoni meticce e contaminazioni contagiose “per una musica che ama il rischio, il viaggio, l’ignoto”.



Rifiniamo questo orologio a mano. Anche i componenti che non si vedono.

Nel movimento del Lange 1 Fuso Orario ci sono tante piccole leve,

che non tutti i particolari rimangono nascosti: molti, infatti, si pos-

molle e ingranaggi che probabilmente non vedrete mai. Eppure, i

sono ammirare nel loro affascinante gioco meccanico attraverso

maestri orologiai Lange li rifiniscono accuratamente a mano. Gli

il fondello in vetro zaffiro. Concedetevi uno sguardo all’interno

estimatori della piĂš raffinata arte orologiaia scoprono con piacere

di questo straordinario orologio. www.alange-soehne.com


FERMATE MATTEO RENZI

POLITICANDO di Maurizio Maggioni

Il giro bussola a 360 gradi è stato effettuato... ed io sono in mare quando escono i risultati finali dei ballottaggi delle elezioni amministrative. È un risultato netto e specifico: la gente vuole l’alternanza e chi governa ha fallito... Così la Liguria rossa passa al Centrodestra, la Lega sfonda, i 5 stelle annaspano ed il PD affonda. Ciò significa che si vuole un cambiamento dal basso sperando che il Governo capisca... Ma, chi ormai è annebbiato e più simile ad un pugile suonato, non capisce. Vuole imperativamente lo ius soli, ma non percepisce che la gente invece è preoccupata di altro. Martina a Roma e Gori a Bergamo fanno finta di niente perchè hanno le loro convenienze, che si scioglieranno come neve al sole, o meglio si infrangeranno come onde traverse sugli scogli. Gori non andrà a governare la Regione Lombardia e, se persevera a non pensare di fare il Sindaco, rimedierà solo una brutta figura... Se, viceversa, continuasse bene e senza timore, sarebbe, quasi certamante, il primo Sindaco rieletto per il secondo mandato e in 10 anni potrebbe cambiare la faccia della città come riuscì solo Tino Simoncini che, infatti, è l’unico ad avere una via intitolata a suo nome. Martina è un concreto, un gran lavoratore e braccio destro di Renzi, conosce a fondo la politica e il suo territorio... Perché allora non decide di farsi sentire, insieme a Sanga, a Misiani e alla Carnevali? Non capiscono che il loro capo li sta portando al suicidio? Il nostro Presidente della Provincia, Matteo Rossi, bravo, intelligente, lavoratore indefesso, politico, cosa aspetta a farsi sentire all’interno del PD? I bergamaschi hanno coraggio, lo hanno sempre dimostrato, perché ora non lo esplicitiamo? Diamo un esempio, facciamo capire a tutti quale è la via maestra, non di Destra o di Sinistra, ma la corretta via che porti ad un maggior sviluppo, ad una corretta socialità. Sì all’accoglienza, ma non al degrado. Lavoro, scuola, impresa, giustizia, ecco a cosa si deve pensare. In Lombardia abbiamo uno dei migliori servizi sanitari al mondo: basta non affossarla ma esportarla nelle altre regioni. Perché addentrarci in un ginepraio infinito disquisendo di ius soli, perché farlo noi che accogliamo tutti e non l’Europa intera. Questa è una scelta pan-europea, solo Bruxelles dovrebbe indicare la via comune per i 27 stati membri, tutti uguali nelle regole di accoglienza e di determinazione. Gentiloni si agita e minaccia di chiudere le frontiere ma sbaglia!! Deve solo applicare la legge che recita che i profughi, raccolti in acque internazionali, vengano portati nei porti più vicini, cioè Malta, Libia, Tunisi: oppure nei porti di appartenenza della bandiera battuta dalla nave soccorritrice. Chi poi arriva nei nostri porti, deve essere identificato, registrato e rimandato in patria se non è un rifugiato politico e, se tale, venga rimandato nella nazione che desidera. Stop, non altro. Noi siamo forti con i deboli e deboli con i forti... Il Papa ha ragione su molte cose, come quando, ad esempio, dice che ormai la nostra società si muove solo per il profitto, facendo lavorare i vecchi e togliendo lavoro ai giovani però non dice che con una immigrazione sconsiderata e non correttamente gestita, questo fenomeno si amplifica e si creano sempre più disgraziati sfruttati dalla malavita e dai loro clan tribali già presenti sul nostro territorio. Macron, l’enfant prodige, la pensa proprio così e respinge i profughi a Ventimiglia, non rilascia più permessi, paga gli africani perché fermino i flussi, non appoggia l’Italia e la lascia a bagnomaria, mentre noi continuiamo a comportarci da buoni cristiani. La politica si svegli o si sveglierà il popolo, quello stesso popolo che una volta era di Sinistra e adesso non capisce più cosa stia succedendo. Come disse Francesco Guccini, la sinistra ha perso in tutto e nella sua identità, ora rinasce come l’Araba Fenice, perché in un sistema democratico ci possa essere il confronto, l’alternanza e l’alternativa non il dogma e la supponenza. Fermate Renzi... È un compito che spetta a voi, che ne siete gli amici: non si crei consenso in modo irrazionale perchè chi oggi è con voi per convenienza e interesse, domani sarà contro di voi e non si potrà fare più nulla. Tutti noi potremo, poi, dirvi solo grazie e magari tentare di costruire qualcosa di migliore insieme. Buone vacanze, italiane mi auguro!


FASHION ON THE LAKE

HOTEL CASTELLO LOVERE

I COLORI DELL’ESTATE


Tempo d’estate, tempo di vacanze e... tempo di moda! Complice il caldo e quella voglia di colorare le giornate con un carico di energia, abbiamo pensato per il servizio moda di luglio ad un’ambientazione un po’ speciale, ovvero, le rive di uno dei borghi storici più celebrati d’Italia: Lovere. Protagonisti d’eccezione gli outfit ricercati di Parimbelli Abbigliamento, il colore degli accessori di Save My Bag e l’inedito Maggiolino by Bonaldi Motori. Un intreccio di colori capace di andare oltre la semplice materialità, fin a toccare animi ed umori di quanti alla moda danno sempre un occhio di riguardo.



I COLORI DELL’ESTATE

Così come alla bellezza. Proprio come la nostra Paula che, per una remise en forme, ha scelto la confortevole SPA dell’Hotel Castello, elegante e raffinata, perfetta per sfoggiare un look scintillante come una cascata di paillettes rosa, in abbinamento perfetto con borsa e busta con stampa flamingo, vera tendenza dell’estate 2017. Dal rosa al corallo, il passo e breve. Ecco perché dalla Spa all’hotel la nostra it girl ha scelto una tuta dai tagli design, perfetta per esaltare la mise, completa di clutch con roche color carta da zucchero. Design pulito ma eleganza massima, un po’ come per il modello color tabacco, accostato con piacevole armonia all’abito lungo blu, nato per esaltare le linee sinuose della schiena, grazie alla sua linea morbida. Dalla terrazza panoramica all’elegante sala ristorante, nella quale le prelibatezze del palato si fondono con il gioco di linee


beige e con i toni decisi, quasi fluo della maxi bag logata Bergamo. Stampe floreali invece per il pantalone, capace di creare una mise elegante e sbarazzina, in tema perfetto con la suite lavanda. Ma una giornata a Lovere non può certo concludersi senza una passeggiata sul lungomare, al tramonto, per sfoggiare il mood gypsy di un abito in pizzo, completato nel look da un backpack con stampa flower. Così come perfetto è un giro in Maggiolino, rivisitazione Volkswagen di un mito senza tempo. Come le rive del nostro lago...

I COLORI DELL’ESTATE



Si ringrazia: Location: Hotel Spa Castello via del Santo, 1 Lovere tel.035.964129 www.hotelcastellolovere.it

Dresses: Parimbelli Abbigliamento via Resistenza, 5/A Trescore Balneario tel. 035.940089 www,parimbelli.com Accessori: Save My Bag via A.Manzoni, Milano www.savemybag.it Per il Maggiolino Volkswagen: Bonaldi Motori via Alpini, 8 Bergamo tel.035.4532711 www.bonaldi.it Model: Paula

Agency: Image Time Via Fratelli Lechi, 15 - Brescia Tel. 030.5055755 - www.image-time.it


DOLCE MALINCONIA

FUOCHI DI PAGLIA di Giorgio Paglia www.fuochidipaglia.it Anche su Twitter: @Fuochidipaglia

Ecco arrivata l’estate. Giorni di caldo, proprio come deve essere in questa stagione. Ogni periodo ha i suoi fenomeni caratteristici e non solo quelli meteorologici. Ormai mi sto avvicinando alla soglia dei 60 anni, un’età particolare che apre le porte all’ultimo cammino della vita. Un’età in cui il corpo ti presenta quotidianamente i suoi acciacchi senili. Ma non importa, ci si fa presto l’abitudine. D’altronde la forza fisica non segue più come una volta la volontà della mente. Poi, l’intelligenza intuitiva lascia sovente il posto al grande bagaglio dell’esperienza acquisita. Spesso un senso di solitudine accompagna il trascorrere dei giorni che si fa sempre più veloce. Le mesate sui calendari a muro perdono i fogli come il cader delle foglie ad autunno. Ma non è una solitudine imposta, è ricercata, attesa, voluta insomma. Si preferisce semplicemente restare con se stessi, per ascoltare il suono puro di quell’emozione antica che viene da dentro. Il contorno esteriore e il chiacchierio disturberebbero il suo fluire armonico. Mi accorgo che il tempo è veramente tiranno, ma in questi ultimi anni è diventato addirittura despota assoluto. Scorre con una velocità tumultuosa, da lasciare senza fiato. È un continuo susseguirsi di stagioni, il cui ritmo diventa sempre più intenso e sensoriale. Forse per poter rallentare, i pensieri spesso si trasformano in ricordi infiniti di attimi passati. Sono pensieri profumati, fatti di gioie e di dolori intensi. Da giovani l’aria non trasmette tutte queste sensazioni, è l’età che la riempie di tanti odori. Così la vita vissuta assume anche un sapore, che è un po’ dolce e un po’ aspro. Ecco perché mi piace camminare per le vie della nostra bella città ed ascoltare le vibrazioni che salgono dai tanti ricordi trascorsi. Sono sguardi rivolti all’indietro, sono visioni che ritornano, appaiono e scompaiono ad ogni passo. Sono immagini di persone che hanno incrociato comunque un mio cammino lungo. Le vedo, le sento per un attimo solo. Poi scompaiono con lo stesso significato recondito di tante storie dimenticate. Erano anche loro in queste vie, per queste strade, e un tempo hanno incrociato il senso unico del mio destino. Una contaminazione speciale che lascia il segno ancora oggi. Uomini e donne che spesso non si incontrano più, se non nei ricordi lontani della mente. Sono come le nuvole in cielo, che il concerto del vento plasma ogni giorno in forme diverse, le trasporta lontano, per poi farle scomparire. Non tornano mai più uguali a prima, ma ci sono state e lo senti. È semplicemente l’alchimia magica del passato. Ma non solo persone. Anche gesti, attimi, momenti particolari ritornano nella mente ad ogni angolo. Quanti passi sono stati fatti su quei marciapiedi in quasi 60 anni di esistenza. Qualcosa è cambiato nella mia città, ma non tutto: le chiese, con il suono delle loro campane, sono sempre uguali da secoli. Io invecchio, loro no. Ed ecco che allora la malinconia si fa largo negli spazi infiniti. La ascolto: spintona semplicemente il presente per riempirlo di emozioni forti e trascorse. Non possono essere riscritte, non si possono cambiare, nemmeno per essere migliorate. Sono esistite, e basta così. Guardo la mia immagine riflettersi in una delle tante vetrine. Il pensiero allora rientra subito in un corpo invecchiato che sembra non appartenergli più. È l’immagine del presente che non può tornare indietro. A poco a poco la finzione della mente si scioglie davanti alla crudezza dello sguardo reale. Perché la verità temporale è inconciliabile con la fantasia. Non è una malinconia dolorosa però, ha solo un gusto intenso che pesa sul cuore. Ecco perché inseguo la ricerca del silenzio per arrivare alla riflessione interiore. È così bello stringere continuamente la vita per non arrendersi mai. Non tutto è stato felice, semplice, giusto, corretto, buono e vincente, ma ha costruito oltre mezzo secolo di emozioni utili. In questa sera d’estate i passi scorrono veloci in una Bergamo frettolosa. Quante facce sconosciute ci sono nella mia città. È il nuovo che avanza! Gente mai incontrata prima, solamente incrociata adesso, in una passeggiata solitaria che va indietro nel tempo. Ma loro non lo sanno. Ora è buio per strada e cade qualche goccia di pioggia. Sono arrivato a destinazione, in una rotonda a pochi passi dalla mia vecchia scuola. È ancora lì, uguale ad allora. Stasera c’è una cena con i miei cari compagni di liceo, semplicemente 40 anni dopo la gioventù. Ho detto che avrei scritto di loro. E l’ho fatto tra le righe qui sopra. Col cuore e con una dolce malinconia.


QUATTRO ANELLI CON GLI SCI SOFIA GOGGIA E I COLLEGHI DELLA NAZIONALE ITALIANA DI SCI IN PISTA AD IMOLA CON AUDI



QUATTRO ANELLI CON GLI SCI

43 podi di Coppa del Mondo per gli azzurri della FISI. Per il marchio dei quattro anelli, il 2016 miglior anno di sempre. Dal 2007 Audi è vicina agli atleti della Federazione Italiana Sport Invernali con una partnership che è cresciuta nel tempo, trasformandosi in una condivisione di strategie e di comunicazione, forte della lunga tradizione dei due brand e della comune attenzione all’eccellenza e ricerca della migliore performance. Un’affinità che trova riscontro anche nei risultati raggiunti sia da Audi sia dalla FISI nella passata stagione. Con 64.000 vetture immatricolate lo scorso anno e un incremento di circa il 17% rispetto al 2015, la Casa di Ingolstadt ha infatti chiuso il 2016 in Italia con il suo record di vendita, record che si aggiunge a quello raggiunto in termini di vendite a livello mondiale. Numerosi sono stati i premi e riconoscimenti ottenuti dal Marchio negli scorsi mesi: dal prestigioso “Volante d’Oro” attribuito ad Audi Q2 e A5 Coupé, al titolo di “Migliore di tutte le classi” per la Audi A6 nel Rapporto Affidabilità DEKRA, passando per il Red Dot: Brand of the Year 2016 all’interno della rinomata competizione di design, fino al “best car brand” secondo l’autorevole istituto americano Consumer Reports per il secondo anno consecutivo. Altrettanto ricca di soddisfazioni è stata la stagione 2016/2017 per gli atleti della FISI. Gli azzurri delle varie discipline si sono distinti su tutti i fronti raggiungendo importanti risultati. L’intensa stagione si è infatti conclusa con 43 piazzamenti nei primi tre posti in Coppa del Mondo, un record assoluto per lo sci alpino tricolore.


Tra questi podi, ben 9 sono le vittorie: 3 i primi posti di Federica Brignone, che, con Sofia Goggia e Marta Bassino, ha realizzato una tripletta azzurra in occasione del Gigante femminile ad Aspen, 2 vittorie ottenute da Dominik Paris (per ben due volte vincitore della mitica Streif), 2 podi di Sofia Goggia, 1 vittoria di Peter Fill, che per ben due volte ha conquistato la Coppa del Mondo di discesa libera, ed infine Manfred Moelgg con la vittoria nello slalom di Zagabria. Grande soddisfazione anche per il fondista Federico Pellegrino, campione del mondo nella sprint a Lahti 2017. Ottimi risultati sono arrivati anche per Alexia Runggaldier, bronzo nell’individuale dei Mondiali di biathlon, e per Michela Moioli, con la medaglia di bronzo nello snowboardcross femminile ai Mondiali di Sierra Nevada. Nello slittino artificiale Dominik Fischnaller ha conseguito due medaglie di bronzo. Risultati in linea con la determinazione del marchio dei quattro anelli a raggiungere l’eccellenza sotto il segno dell’avanguardia tecnica. 2 Inoltre, grazie anche alla partnership con la FISI, la presenza di Audi sull’arco alpino si è intensificata e arricchita, presidiando territori affini al Brand e facendoli diventare delle vere e proprie Home of quattro, in cui appassionati e Clienti possono vivere le emozioni Audi. Un esempio ne è il progetto Emissioni zero. Performance quattro, in cui praticità, potenza e tenuta di strada si integrano offrendo momenti di driving experience esclusivi, nel rispetto della sostenibilità ambientale. Il gruppo Audi con i suoi marchi Audi, Ducati e Lamborghini è uno dei produttori premium di maggior successo nel settore motociclistico e automobilistico. È presente in più di 100 mercati sparsi in tutto il mondo e gestisce 16 impianti produttivi in 12 Paesi. Tra le controllate della AUDI AG figurano, tra l’altro, la Audi Sport GmbH (Neckarsulm), la Automobili Lamborghini S.p.A. (Sant’Agata Bolognese) e la Ducati Motor Holding S.p.A. (Bologna). Nel 2016 il Gruppo Audi ha consegnato ai Clienti circa 1.868.000 vetture Audi, 3.457 supercar Lamborghini e 55.451 moto Ducati. Nel corso dell’anno d’esercizio 2016 il fatturato della Audi AG ha raggiunto i 59,3 miliardi di euro, con risultati di gestione pari a 3,1 miliardi di euro. Nella sola Germania i dipendenti sono attualmente più di 60.000; complessivamente invece, in tutto il mondo, sono circa 88.000. Audi crea il futuro della mobilità con prodotti e tecnologie ecocompatibili.


CENTENARIO UN CAPOLAVORO DI PERFEZIONE PER CELEBRARE FERRUCCIO LAMBORGHINI


La nuova Lamborghini Centenario rappresenta un nuovo, preziosissimo, tassello nella strategia delle one-off Lamborghini ed è un esempio perfetto del design innovativo e delle competenze ingegneristiche della Casa del Toro. Il tributo migliore per il centenario dalla nascita di Ferruccio Lamborghini, un uomo che ha creato un marchio eccezionale, ha sempre creduto che nulla è impossibile e ha realizzato automobili mitiche e straordinarie, che hanno fatto la storia delle supersportive. La Centenario è un omaggio a quest’uomo visionario e al futuro in cui lui credeva e in cui noi di Lamborghini crediamo tuttora. Le caratteristiche tecniche della Lamborghini Centenario: dotata di motore V12 aspirato da 770 CV, che scatta da 0 a 100 km/h in 2,8 secondi, l’ultima nata in casa Lamborghini è stata realizzata in edizione limitata, per un totale di 40 modelli: 20 Coupé e 20 Roadster verranno consegnate a collezionisti e appassionati Lamborghini a partire dal 2017. La Centenario è stata concepita con l’obiettivo di esplorare nuove possibilità tecnologiche e di design, per guardare al futuro con un occhio innovativo. Una delle auto più esclusive (e ricercate) al mondo.


Ufficialmente, la storia della “Lamborghini Automobili” inizia nel 1963, ma affonda le sue radici nella storia del suo fondatore Ferruccio Lamborghini. Classe 1916, nato sotto il segno del Toro, Ferruccio era un uomo abile, impetuoso, volitivo e senza alcun dubbio il vero protagonista della nascita dell’azienda. Quando decise di impegnarsi nella costruzione di una fabbrica di automobili sportive di lusso, Ferruccio era un uomo molto ricco: già nel primissimo dopoguerra aveva fondato la sua fabbrica di trattori, che aveva lanciato con energia e determinazione creando un vero punto di riferimento nel settore. All’inizio degli anni Sessanta, Lamborghini era quindi un uomo di successo, forte e dalle idee chiare; ma quando disse che avrebbe fabbricato la migliore automobile supersportiva di sempre, molti pensarono che fosse impazzito e che questa stravagante impresa non avrebbe portato alcun profitto. Si mise a lavorare al progetto alla fine del 1962 e già nel maggio del 1963 costituiva la società “Automobili Ferruccio Lamborghini”, acquistando un grande terreno a Sant’Agata Bolognese, a metà strada tra Bologna e Modena, per costruire una grande, modernissima fabbrica. L’esperienza che aveva fatto con le sue precedenti aziende lo mise nella condizione di realizzare un impianto unico ed estremamente moderno: il grande capannone centrale, luminosissimo, era adiacente alla palazzina degli uffici, in maniera che i dirigenti avessero costantemente sotto controllo la situazione della produzione. Questo era particolarmente gradito proprio a Lamborghini, che non si poneva troppi scrupoli a lavorare personalmente sulle automobili quando gli sembrava che qualcosa non fosse fatto come avrebbe voluto.


Come debutto ufficiale della “Automobili Ferruccio Lamborghini”, Ferruccio scelse il salone dell’Auto di Torino e in questa occasione volle presentare un’auto stupefacente: la 350 GTV, ben presto riconosciuta come un vero capolavoro a 12 cilindri. L’anno seguente, nel 1964, fu presentata la versione di serie del prototipo: la 350 GT, seguita subito dopo dalla 400 GT, prodotta in 120 esemplari. L’entusiasmo trascinante di Lamborghini portò i suoi meccanici e ingegneri a concepire vetture sempre più stupefacenti e all’avanguardia come la Miura, la Islero, la Espada e la Jarama. Nonostante l’aumentare della produzione e dei suoi dipendenti, Ferruccio Lamborghini ebbe sempre un ruolo cruciale e strategico nella storia dell’azienda; è infatti a lui che si deve la ormai celebre tradizione di nominare le vetture con nomi di tori da combattimento, valorosi, forti e temibili, proprio come le sue vetture. Ferruccio Lamborghini morì nella sua tenuta nel 1993, all’età di 76 anni. In suo onore, ben cento anni dopo la sua nascita, debutta la Lamborghini Centenario, concepita per celebrare la sua personalità visionaria, coraggiosa e unica.


PERFORMANTE UNVELING PARTY

LAMBORGHINI GRUPPO BONALDI HA SCELTO LO SPLENDIDO BAY SPA RESORT, IL NUOVO 5 STELLE A PADENGHE SUL LAGO DI GARDA, PER L’ESCLUSIVO EVENTO DEDICATO ALLA NUOVA LAMBORGHINI HURACÁN PERFORMANTE

Una serata esclusiva nell’elegante cornice del nuovo Splendido Bay Spa Resort di Padenghe sul Garda quella che Lamborghini Gruppo Bonaldi ha dedicato, agli ospiti invitati a vivere l’esperienza del Performante Unveling Party. L’esclusivo evento ha radunato da tutto il Nord Italia oltre 300 persone che hanno potuto ammirare da vicino la Lamborghini Huracán Performante, la nuova supercar di Sant’Agata Bolognese con motore da 640 cv, il 10 cilindri più potente mai realizzato da Lamborghini e che si presenta con un biglietto da visita di tutto rispetto: il record del Nurburgring per auto di serie, con un crono di 6’52”01. Altra “special guest” della serata, la specialissima Lamborghini Centenario, il capolavoro di perfezione nata per celebrare Ferruccio Lamborghini, esempio perfetto del design innovativo e delle competenze ingegneristiche della Casa del Toro. Ideata per i cento anni dalla nascita di Ferruccio Lamborghini, la Centenario è un omaggio a quest’uomo visionario e al futuro in cui lui credeva e in cui Lamborghini crede tuttora. Lamborghini Centenario è stata ideata per dimostrare che nulla è impossibile; dotata di motore V12 aspirato da 770 CV, che scatta da 0 a 100 km/h in 2,8 secondi, è stata realizzata in edizione limitata, per un totale di 40 modelli: 20 Coupé e 20 Roadster consegnate a collezionisti e appassionati Lamborghini. La Centenario è stata concepita con l’obiettivo di esplorare nuove possibilità tecnologiche e di design, per guardare al futuro con un occhio innovativo. Una delle auto più esclusive (e ricercate) al mondo. Insieme a Lino Gervasoni e Ivan Favalli, Proprietà e Gestione dello Splendido Bay Spa Resort, a fare gli onori di casa, Michele Brusa, Responsabile Lamborghini Gruppo Bonaldi: “Una serata davvero unica in un ambiente in perfetto stile Lamborghini: principesco, lussuoso, esclusivo; proprio come le nostre vetture, veri gioielli di tecnologia e design”.



L’estate 2017 è inaugurata da una delle due novità previste per l’anno in corso dallo storico cantiere bergamasco RIO YACHTS: “Spider 40”. 56 anni di esperienza producono un modello sorprendente per soluzioni, estetica e marinità. Un open puro, una barca emozionate, da giorno, mediterranea, un’imbarcazione moderna e innovativa, affascinante e funzionale… bassa e dalle linee mozzafiato: ecco “Spider 40”. Natante, 13 metri di lunghezza fuori tutto e motorizzata con due motori entrofuoribordo D4 - 300, “Spider 40” si inserisce nella filosofia della casa di produrre barche sportive, eccellenti e di nicchia. Lo stesso nome richiama l’ambito automobilistico delle due posti, sportive, allegre che permettono di godere della bella stagione con il vento tra i capelli: la stessa anima di “Spider 40”, testimonial dell’eccellenza del “Made in Italy”. L’acquirente tipo di Spider 40 è un armatore che desidera un’imbarcazione di facile utilizzo, che non fa “camping nautico” ma si appoggia, per la maggioranza delle notti, a case o hotel, e che desidera un natante glamour e unico con cui godere il mare in compagnia: una sorta di “party boat” che permette di divertirsi con la famiglia e gli amici. La tuga è slanciata, la battagliola sportiva, il pozzetto “tutto spazio” è enorme e comprende un divano da sei piazze e un grande prendisole trasformabile in diverse soluzioni, una cucina esterna compresa di frigorifero e gas ed un ampio tavolo a scomparsa. Sotto coperta troviamo quattro posti letto e un bagno con tutto il necessario per brevi crociere. La velocità massima con la motorizzazione standard proposta (2 motori Volvo D4 300) è di 38 nodi, con un consumo di 59 lt/h, mentre la velocità di crociera è di 26 nodi con un consumo di soli 35 lt/h. Sempre massima l’attenzione al dettaglio, alle finiture, ai materiali e alle richieste di personalizzazione degli armatori: il tutto in linea con la filosofia di Rio Yachts. Sintesi dell’eccellenza e della tradizione italiana, in “Spider 40” storia (quella di un cantiere storico con più di 55 anni di esperienza) e style (italiano, glamour, fascino) navigano a braccetto. Per maggiori informazioni www.rioyachts.com

RIO YACHTS NASCE LO SPIDER 40



911RS: THE BEST

PORSCHE PRESENTA LA 911 PIÙ POTENTE DI SEMPRE NUOVA 911 GT2 RS CON 700 CV, TELAIO SPORTIVO DA GARA E ASSE POSTERIORE STERZANTE


Il Festival of Speed di Goodwood in Gran Bretagna, svoltosi dal 30 Giugno al 2 Luglio, ha visto il debutto mondiale la nuova Porsche 911 GT2 RS. Cuore della vettura è il motore boxer biturbo da 700 CV grazie al quale questa leggera Coupé accelera da 0 a 100 km/h in 2,8 secondi e raggiunge una velocità massima di 340 km/h. Con una tecnologia della trazione simile a quella da gara, la nuova 911 GT2 RS supera di 80 CV la versione precedente con motore da 3,6 litri e raggiunge una coppia di 750 Nm (+ 50 Nm). Il propulsore è basato sul motore da 3,8 litri della 911 Turbo S con 580 CV. Turbocompressori più grandi comprimono una maggiore quantità di aria nelle camere di combustione fornendo un aumento di potenza. Un nuovo sistema di raffreddamento supplementare spruzza l’acqua nebulizzata sugli intercooler in caso di temperature molto elevate riducendo la temperatura del gas nel campo di sovrappressione per garantire il raffreddamento ottimale nelle sollecitazioni estreme. Anche in caso di condizioni estreme, quindi, si ottiene una resa ottimale in termini di potenza. Un cambio a doppia frizione Porsche Doppelkupplung (PDK) a sette rapporti, specificamente adattato alla GT, consente nella GT2 RS la trasmissione della potenza senza interruzione della forza motrice. L’impianto di scarico appositamente sviluppato e realizzato in leggero titanio pesa quasi sette chilogrammi in meno rispetto a quello della 911 Turbo e produce un caratteristico sound intenso. Per la prima volta, Porsche Design festeggia il debutto di questa supersportiva ad alte prestazioni con un orologio concepito appositamente per la vettura. Il cronografo 911 GT2 RS ispirato al Motorsport e riservato esclusivamente ai proprietari della 911 GT2 RS può essere ordinato a partire dal 30 Giugno 2017 presso un Centro Porsche solo acquistando il nuovo modello GT. Telaio sportivo da gara per una perfetta dinamica in curva Disciplina sportiva in ogni dettaglio. Grazie ad un ineccepibile telaio sportivo per impiego in pista con asse posteriore sterzante e pneumatici Ultra High Performance (UHP), la 911 GT2 RS raggiunge le velocità in curva delle vetture supersportive. Come tutte le supersportive GT, il nuovo modello di punta dispone di un sistema PSM specifico con modalità Sport perfettamente adattata alla dinamica di guida. Potenti prese d’aria di aspirazione e scarico in


911RS: THE BEST


binazione con il pronunciato alettone posteriore sottolineano che l’aerodinamica della vettura definisce la forma e il design. I cerchi grandi e larghi (265/35 ZR 20 anteriori e 325/30 ZR 21 posteriori) garantiscono eccezionali forze laterali e frenanti. La 911 GT2 RS dispone, di serie, dell’impianto frenante Porsche Ceramic Composite Brake (PCCB). I passaruota anteriori, le prese di raffreddamento nei passaruota, la parte superiore degli specchi retrovisori esterni Sport Design, le aperture di ventilazione laterali posteriori e gli elementi della parte posteriore sono in materiale sintetico rinforzato con fibra di carbonio (CFK) come molti componenti interni. Anche il cofano anteriore è realizzato in carbonio per ridurre drasticamente il peso, mentre il tetto con nervatura di serie è in magnesio. Entrambi gli elementi della carrozzeria sono attraversati longitudinalmente da un’ampia scanalatura. Pacchetto Weissach opzionale per risparmiare 30 chili La performance può sempre migliorare. Anche nella 911 GT2 RS. A questo scopo, gli ingegneri Porsche hanno concepito il pacchetto Weissach che consente di ridurre il peso della vettura di quasi 30 chili, grazie a numerosi componenti in titanio e in materiale sintetico rinforzato con fibra di carbonio. Ad esempio, il tetto, gli stabilizzatori e i tiranti di collegamento all’asse anteriore e posteriore sono realizzati in carbonio. I cerchi in magnesio consentono di ridurre il peso complessivo e le masse rotanti non sospese per migliorare ulteriormente le caratteristiche del telaio. La caratteristica estetica distintiva è la fascia decorativa centrale nel colore della vettura sul cofano del vano bagagli e sul tetto in carbonio a vista. Interni con accenti marcatamente sportivi Nell’abitacolo della 911 GT2 RS dominano, di serie, l’Alcantara rossa, la pelle in colore nero ed elementi in carbonio a vista. Grazie al volante sportivo GT2 RS con paddle, i cambi marcia risultano sportivi e veloci. Sedili a guscio realizzati in carbonio a vista accolgono guidatore e passeggero per sperimentare la dinamica di guida di questa supersportiva ad alte prestazioni. Come in ogni 911, il Porsche Communication Management (PCM) funziona da unità di comando del sistema audio, navigazione e comunicazione. Nell’equipaggiamento di serie sono compresi anche il modulo Connect Plus e l’app Porsche Track Precision che consente di visualizzare, memorizzare e analizzare in dettaglio i dati di guida sul proprio smartphone. Il pacchetto Chrono opzionale amplia le funzioni del PCM con l’indicatore di performance per l’indicazione, memorizzazione e valutazione dei tempi sul giro. Il pacchetto offre anche un cronometro sul cruscotto con visualizzazione analogica e digitale. Nella 911 GT2 RS, il pacchetto Chrono comprende inoltre il lap trigger che, posizionato sul rettilineo di partenza/arrivo di un circuito, consente misurazioni precise dei tempi sui giri grazie all’app Porsche Track Precision. L’orologio esclusivo per la vettura Messo a punto da Porsche Design in collaborazione con Porsche Motorsport, il cronografo 911 GT2 RS è destinato esclusivamente ai proprietari della nuova supersportiva 911 GT2 RS. Il suo cuore pulsante è il primo movimento sviluppato da Porsche Design nel corso di tre anni. Il calibro 01.200 con funzione flyback e ponte ottimizzato a livello di carico e peso si fregia della certificazione C.O.S.C.. La cassa è realizzata in leggero titanio. La funzione flyback ispirata al Motorsport è una particolarità di questo orologio Porsche. In un cronografo tradizionale i pulsanti devono essere azionati tre volte per misurare intervalli di tempo uno dopo l’altro: la prima per avviare il cronografo, la seconda per arrestarlo e la terza per resettarlo e consentire l’avvio di un’altra misurazione. Il cronografo con funzione flyback può misurare una successione di eventi senza che sia necessario azzerarlo ogni volta. La funzione di stop e le lancette dell’ora si distinguono nettamente grazie alla colorazione gialla. Molti dettagli dell’orologio richiamano la vettura ad alte prestazioni. Il rotore di carica in tungsteno riproduce fedelmente i cerchi della 911 GT2 RS. Il quadrante è realizzato in vero carbonio e l’indicazione del tempo riprende esteticamente la grafica della strumentazione e del contagiri. La 911 GT2 RS e lo speciale orologio in pendant possono essere ordinati esclusivamente nei Centri Porsche di tutto il mondo. Vettura e orologio vengono prodotti singolarmente in base ai desideri del cliente e consegnati insieme.


AUDI

IN FORMULA ELETTRICA


Audi sarà il primo costruttore tedesco di automobili a correre in Formula E, un campionato ideato dalla Federazione Internazionale dell’Automobile (FIA), e riservata a veicoli spinti da motori elettrici. La Casa dei quattro anelli sostituirà ABT Sportsline sulla griglia di partenza. Il team di Allgäu è stato presente con successo in Formula E sin dalla nascita della competizione elettrica e in futuro si occuperà delle vetture da corsa Audi come team ufficiale. Ad Hong Kong a inizio dicembre, Audi Sport ABT Schaeffler farà il suo debutto alla quarta stagione del campionato di Formula E. La quarta stagione della Formula E prenderà il via ad Hong Kong il prossimo 2 Dicembre e proseguirà in Sud e Nord America, in Africa, nelle metropoli europee di Roma e Parigi e in altri circuiti urbani. “La stagione 2017/18 si arricchisce di nuove affascinanti città e rappresenta l’occasione migliore per trasmettere l’emozione della mobilità elettrica e del motorsport in tutte le sue forme”, ha raccontato Dieter Gass, numero uno di Audi Motorsport. “Con l’obiettivo di dominare nelle gare in programma, ci aspettiamo un campionato ricco di emozioni. Sono fiero del fatto che sia stato tutto preparato al meglio per accogliere un futuro di successi”. Il team ABT Schaeffler Audi Sport con i suoi piloti ufficiali Daniel Abt e Lucas di Grassi ha ottenuto nelle 29 gare finora disputate 23 podi dei quali cinque vittorie ed è attualmente secondo in campionato. “In qualità di uno dei membri fondatori, siamo orgogliosi di poter scrivere una nuova pagina nella storia del motorsport”, ha afferma Hans-Jürgen Abt, proprietario del team. “Nell’arco di pochi anni, la Formula E ha vissuto uno sviluppo tale per cui una squadra non si possa più ritenere competitiva se non con il supporto di un costruttore di automobili. Questa è la ragione per cui siamo lieti di consegnare le redini ad Audi, partner con cui abbiamo collaborato con successo nel motorsport e nel business quotidiano per molti anni. Non ho alcun dubbio sul fatto che continueremo questa storia di successo anche in Formula E”. Con il supporto di Schaeffler, ufficiale partner tecnologico, Audi sta sviluppando un nuovo motore, con la previsione di installarlo sulle vetture della prossima stagione. “Abbiamo già completato con successo i test con i nuovi componenti in Spagna e a Neuburg e il nostro progetto è in fase di esecuzione”, ha confermato Dieter Gass. Al momento, l’autonomia di intervento concessa a tutti i produttori in Formula E è limitata al motore, alla trasmissione, ai componenti di sospensioni ed al software. “La competitività nella Formula E tra produttori, team e piloti è altissima. Questo rende lo sviluppo dei dettagli ancora più impegnativo”. Il 15 e 16 Luglio, la Formula E farà tappa a New York (USA), davanti allo skyline di Manhattan prima degli ultimi due appuntamenti della terza stagione, in programma a Montreal (Canada) due settimane dopo. Al termine di otto gare su dodici, Lucas di Grassi e ABT Schaeffler Audi Sport sono attualmente classificati al secondo posto sia nella classifica piloti che nella classifica team.


RITORNO A SARAJEVO NELLE PROSSIME PAGINE REPORTAGE DI MAURIZIO BELOMETTI (FOTO SAN MARCO) REALIZZATO A SARAJEVO A VENT’ANNI DI DISTANZA DALLA SUA PRIMA VISITA SPERICOLATA NELLA CITTÀ SOTTO ASSEDIO Maurizio Belometti ai tempi dell’assedio di Sarajevo aveva solo 23 anni ed era arrivato in città passando dal monte Igman, nei boschi, al buio. Sapeva del tunnel che gli assediati avevano scavato per poter uscire dalla città e lui voleva fotografarlo ad ogni costo. Ecco il suo racconto: “Sapevo dov’era l’ingresso, smontai la macchina fotografica e mi misi in fila tra i civili, riuscendo a entrare senza dare dell’occhio. Feci in modo di restare indietro, montai in fretta la macchina e mi misi a scattare. Quando alzai lo sguardo, mi resi conto che ero rimasto solo. Avranno fatto i conti, all’uscita sapranno che manco solo io, pensai. Sfilai il rullino, lo nascosi nella biancheria intima. All’altro capo del tunnel mi aspettavano con i kalashnikov puntati. Mi portarono in caserma, requisirono macchina e rullini, tutto il mio lavoro. A tirarmi fuori dai guai venne don Renzo Scapolo, dell’associazione Sprofondo. Quando pochi giorni fa sono tornato a Sarajevo, a vent’anni di distanza, ho incontrato i soldati che mi fermarono e mi chiuesero se ero l’italiano che era quasi riuscito a fotografare il tunnel... Sì, sono proprio io, ho risposto. Ed è un’avventura che non dimenticherò mai.” Dopo vent’anni è tornato in quella città documentandone la ricostruzione con immagini scattate negli stessi luoghi che aveva fotografato nelle condizioni in cui li avevano ridotti i bombardamenti e l’assedio. Chi ha l’età per ricordare non può certo dimenticare le atrocità di quella guerra che incendiò la ex Jugoslavia del Maresciallo Tito il quale fino alla sua morte era riuscito a tenere insieme con il pugno di ferro popoli che non sarebbero più stati capaci di vivere pacificamamente dopo di lui. Uno degli episodi più drammatici di quella guerra fu l’assedio di Sarajevo che sarà ricordato nei libri di storia sia per essere stato il più lungo nella storia bellica moderna, protrattosi dal 5 aprile 1992 al 29 febbraio 1996, sia perché fu uno dei più crudeli. Si stima che durante l’assedio le vittime siano state più di 12.000, i feriti oltre

A sinistra Maurizio Belometti vicino ad un cargo militare all’aeroporto di Sarajebo all’arrivo del suo priomo viaggio nella città sotto assedio


Le “torri gemelleâ€? di Sarajevo, distrutte dagli attacchi e soprannominate Momo e Uzeir, dal nome di due personaggi (un serbo e un bosniaco) di una trasmissione radiofonica, divennero il simbolo della cittĂ ferita. A destra, le torri oggi: ospitano gli uffici della United investment company.



50.000, l’85% dei quali tra i civili. A causa dell’elevato numero di morti e della migrazione forzata, nel 1995 la popolazione si ridusse a 334.664 unità, il 64% della popolazione prima della guerra. A scontrarsi furono le forze del governo bosniaco, che aveva dichiarato l’indipendenza dalla Jugoslavia, avversato dall’Armata Popolare Jugoslava (JNA) e dalle forze serbo-bosniache (VRS), che miravano a distruggere il neo-indipendente stato della Bosnia-Erzegovina per annetterlo alla Repubblica Serba

Alcune foto prima e dopo l’assedio di Sarajevo. A sinistra le Torri gemelle, qui sopra il centro dove oggi è sorto un centro commerciale. In alto a sinistra l’ingresso del tunnel chiamato “tunnel della vita che era stato costruito per poter uscire dalla città sfuggendo ai controlli. In basso la biblioteca distrutta dalle cannonate e poi ricostruita

Nei mesi che precedettero l’assedio, le forze della JNA iniziarono a schierarsi sulle colline che circondano la città predisponendo tutta l’artiglieria e gli equipaggiamenti necessari. Nell’aprile del ‘92 il governo bosniaco chiese alla Serbia di ritirare questo contingente, ma Milošević acconsentì solamente a ritirare i soldati che non erano di nazionalità bosniaca. Il 2 maggio 1992 Sarajevo fu completamente isolata dalle forze serbo-bosniache. Le principali strade che conducevano in città furono bloccate, così come anche i rifornimenti di viveri e medicine. I servizi come l’acqua, l’elettricità e il riscaldamento furono tagliati. Sebbene inferiori di numero ai difensori bosniaci nella città, i soldati serbi intorno a Sarajevo erano meglio armati. Dopo il fallimento dei tentativi iniziali di assaltare la città con le colonne corazzate della JNA, le forze di assedio cannoneggiarono Sarajevo da almeno duecento bunker situati sulle montagne circostanti. Nella seconda metà del 1992 e nella prima metà del 1993 l’assedio raggiunse il suo apice per la violenza dei combattimenti.



Furono commesse gravi atrocità, con i bombardamenti di artiglieria che continuavano a colpire i difensori. Gran parte delle principali posizioni militari e le riserve di armi all’interno della città erano sotto il controllo dei serbi, che impedivano i rifornimenti ai difensori. I serbi erano ovunque in città e il grido Pazite, Snajper! (“attenzione, cecchino!”) divenne molto comune. Alcuni quartieri della città, come Novo Sarajevo, furono conquistati dagli attaccanti. Per aiutare la popolazione assediata, l’aeroporto di Sarajevo fu aperto agli aerei delle Nazioni Unite alla fine del giugno 1992. La sopravvivenza della città da allora dipese in larga parte proprio dai rifornimenti ONU. Alcuni contrabbandieri bosniaci che si erano uniti all’esercito all’inizio della guerra portarono illegalmente le armi in città attraverso le linee serbe, e i raid sulle posizioni serbe all’interno della città li aiutarono nei loro intenti. Il Tunnel di Sarajevo, principale via per aggirare l’embargo internazionale di armi e per rifornire di munizioni i combattenti, venne completato a metà del 1993, e permise anche alla popolazione di scappare: per questo si disse che il tunnel aveva salvato Sarajevo. Tuttavia, nell’aprile 1995 vi erano solo 20 pezzi di artiglieria e cinque carri armati in difesa della città. La forza dei Primo Corpo stava nei considerevoli rifornimenti di granate, missili anti-aereo e missili anti-carro, che non potevano però essere utilizzate nelle azioni offensive necessarie. I rapporti indicano una media di circa 329 bombardamenti al giorno durante il corso dell’assedio, con un massimo di 3.777 bombe sganciate il 22 luglio 1993. Gli incendi causati dai proiettili danneggiarono seriamente le strutture della città, inclusi gli edifici civili (comprese le strutture sanitarie, di comunicazione e ONU) e culturali. Dal settembre 1993, i rapporti sottolineano il fatto che tutti gli edifici di Sarajevo erano stati danneggiati, e 35.000 completamente distrutti. Tra i danneggiamenti più rilevanti ci furono quelli della Presidenza della Bosnia Erzegovina e della Biblioteca Nazionale, che bruciò completamente insieme a migliaia di testi non più recuperabili.

Alte immagini che documentano il prima e il dopo della città di Sarajevo. Dall’alto, un quartiere residenziale, il Palazzo del Parlamento, le trincee scavate per sfuggire al tiro dei cecchini e il mercato. Qui sopra il tunnel lungo 860 metri realizzato per sfuggire alla morsa degli assedianti e poter uscire dalla città. Per fotografarlo Maurizio Belometti (a destra appoggiato ad un muro crivellato di colpi) corse il richio di venire arrestato.

I bombardamenti della città contribuirono significativamente all’aumento del numero delle vittime. Le uccisioni di massa dovute all’esplosione di ordigni fecero molto scalpore in Occidente. Il 1º giugno 1993 15 persone rimasero uccise e 80 ferite durante una partita di calcio. Il 12 giugno dello stesso anno 12 persone furono uccise mentre facevano la fila per l’acqua. La più grande di queste stragi fu un attacco al mercato della città - passato alla storia come il massacro di Markale - avvenuto il 5 febbraio 1994, in cui morirono 68 civili e 200 furono feriti. In risposta al massacro di Markale, l’ONU impose un ultimatum per le forze serbe affinché ritirassero le armi pesanti oltre un certo punto in un certo periodo di tempo, pena l’inizio di attacchi aerei. Quando si avvicinava la scadenza, le forze serbe accondiscesero. Il bombardamento della città calò d’intensità lasciando intravedere la fine dell’assedio.


ETTORE SOTTSASS REBEL E POETA UNA MOSTRA AL VITRA SCHAUDEPOT PER CELEBRARE ILCENTENARIO DEL GRANDE DESIGNER ITALOAUSTRIACO WEIL AM RHEIN FINO AL 24 SETTEMBRE Ettore Sottsass, 1973Photo: unknown Courtesy: Studio Ettore Sottsass


Quest’anno avrebbe compiuto 100 anni: il designer italo-austriaco Ettore Sottsass (1917-2007) è stata una delle figure più significative e anticonformiste del XX secolo. Diventa noto con i suoi progetti per l’azienda Olivetti, produttrice di macchinari per l’ufficio, e con le sue sculture poetiche e minimaliste. Negli anni ‘80 rappresenta la mente del collettivo di design Memphis. Nella sua lunga carriera Sottsass si muove tra diverse discipline e lascia in eredità un insieme di opere affascinanti, rappresentate da molti oggetti nel museo di design di Vitra. La mostra “Ettore Sottsass-Rebel and Poet” nello Schaudepot, ovvero nel deposito espositivo del Museo di Vitra, presenta opere di Sottsass, tra cui mobili, prodotti, fotografie e scritti. Nell’esposizione a lui dedicata viene celebrato un grande designer che non si è lasciato vincolare dal concetto di forma/funzione ma ha bensì esplorato attraverso la sua produzione i principi fondamentali dell’esistenza umana. Le opere più famose di Sottsass sono i mobili da lui progettati per il gruppo Memphis che fecero furore negli anni ‘80 e furono innovatori nel linguaggio formale del design postmoderno. I colori, i disegni, le forme accese degli oggetti di Memphis sono stati ispirati da soggetti legati al quotidiano, dalla cultura pop e dalle culture extraeuropee, che Sottsass aveva avuto occasione di conoscere nei suoi numerosi viaggi negli anni ‘60. Così sono nate delle icone come la libreria Carlton (1981) le lampade Ashoka (1981) e Tahiti (1981) e la scrivania Tartar (1985) oggetti che comunicano con l’osservatore e si liberano dalla visione del design legata alla sua funzionalità. Il rivoluzionario lessico progettuale dei disegni Memphis si era potuto comunque già riscontrare nelle sue opere degli anni ‘50. Nel ruolo di direttore artistico del mobilificio Poltronova (1958-1974) sviluppò un suo stile utilizzando un’espressiva combinazione di colori e strutture. Durante la sua attività di designer per la Olivetti, durata molti anni (dal 1957 in poi), creò oggetti leggendari come la macchina da scrivere Valentine (1969) che divenne un simbolo del pop design. Sottsass portò a termine le sue acclamate progettazioni sia in veste di partecipante alla mostra “Italy, the new domestic landscape” nel museo di arte moderna (1972), sia come figura centrale dell’iniziativa Design Global Tools (1973-1975), sia come membro del collettivo di design Alchimia (1976-1980). In tutte queste occasioni Sottsass cercò di sfidare il gusto borghese ormai consolidato con oggetti poetici e non convenzionali.

Ettore Sottsass 1984 Foto Barabara Radice

Valentine macchina per scrivere Ettore Sottsass e Perry A. King, 1969 per Olivetti Photo: Alberto Fioravanti


ETTORE SOTTSASS REBEL E POETA

Ettore Sottsass, 1974 Photo: Bruno Gecchelin

Disegni per le lampade Tahiti e Cavalieri, 1981

A sinistra, lampada da tavolo Tahiti,1981per Memphis Al centro, lampada da tavolo Don 1977 per Stilnovo spa A destra, lampada da tavolo Halo Click1988, per Philips Photo: Jürgen Hans

Charles-Eames-Strasse 2, Weil am Rhein, Germania Fino al 24 settembre Tel. +49 (0)7621 702 3200 Orari: Lun-Dom, h 10.00-18.00 info@design-museum.de www.vitra.com www.design-museum.de Synthesis 45, 1972 per Olivetti Photo: Jürgen Hans La mostra illustra questo sviluppo con opere chiave che risalgono ai periodi precedenti come per esempio il sofa Califfo (1964), il comò cubirolo (1966-67) e pezzi dalla serie mobili grigi (1970) per Poltronova, o con oggetti più rari come la sedia tappeto volante (1974), dove è rappresentata l’ apparente leggerezza con cui unisce la cultura pop e la spiritualità dell’era hippie. Oggetti come la sedia seggiolina da pranzo (1979-80) per Alchimia e altri spettacolari oggetti Memphis mostrano come Sottsass arrivò ad un linguaggio formale unico. La mostra è completata da numerosi testi poetico-letterari scritti da Sottsass e dalle fotografie tratte dalla serie metafore (1972-1979) che sottolineano la ricerca di sensatezza e di risposte alle domande fondamentali della produzione. Esse mostrano che l’interesse di Sottsass per la spiritualità e per le culture arcaiche divenne una diretta fonte di ispirazione per la creazione dei suoi progetti per Alchimia, Memphis e per un produttore di beni industriali come Olivetti. Solo così Sottsass potè diventare quella figura inconfondibile nella storia del design del XX secolo: un ribelle ed un poeta che arricchisce il nostro vivere quotidiano.

Immagine della serie “Metafore”, Balaguer, 1974 Photo: Ettore Sottsass


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PRESENTA:

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TRA LA COLLINA E LA SPIAGGIA

PROLUNGAMENTO DELLA NATURA


Sorge su una piccola collina che declina dolcemente verso la spiaggia la villa privata progettata e curata in ogni dettaglio dall’architetto Giovanni Rigano che, abruzzese lui stesso, ha saputo raccontare con il suo progetto la vicinanza del suo popolo alla natura ed esprimere l’essenza stessa dell’animo abruzzese. L’essenza di un popolo che, dedito da sempre alla pesca, alla pastorizia e all’agricoltura, sa dare valore alle cose semplici e vere, sa vedere la ricchezza della natura e far fronte alle avversità grazie al temperamento coraggioso e perseverante. PROJECT: residenza privata ARCHITETTO: D&R Studio Architetti Associati - Giovanni Rigano PRODOTTO: Synua LOCATION:Teramo ANNO PROGETTO: 2014 ANNO COMPLETAMENTO: 2016


Ubicata nei pressi di Torre di Cerrano, una delle antiche torri costiere del Regno di Napoli, la villa gode dell’atmosfera nobile della storia. Tuttavia, immersa com’è nel paesaggio naturale che la circonda, sembra collocarsi in una dimensione atemporale, scandita dal moto perpetuo delle onde dell’Adriatico che si infrangono senza fine sulla spiaggia, in un continuo rinnovarsi senza mai ripetersi, dall’azione delle brezze marine che, spirando dal mare verso terra, vi portano profumi salmastri di realtà sconosciute e misteriose in continuo divenire. Non manca il tono riposante del verde nel prato antistante la villa. Un prato curato e piacevole, che mette l’osservatore in una disposizione di contemplazione. Erba fresca e tenera come un sorriso, a cui fa da contrappeso la forza antica degli ulivi, alberi che, con la loro tolleranza alla salinità, esprimono resistenza e perseveranza, insieme ai noti significati simbolici di pace e rigenerazione.

PROLUNGAMENTO DELLA NATURA

È un vero e proprio inno alla vita, alla forza della natura e alla rinascita, l’ambiente in cui sorge la villa. E ogni suo elemento è stato studiato per mantenere invariato l’equilibrio che la circonda. Ne risulta una costruzione che, seppure voluta dall’uomo, è talmente permeata di armonia da sembrare un prolungamento stesso della natura, con le sue linee perfette, il suo sincronismo, la sua simmetricità nell’originalità, la sua bellezza pura. La villa, infatti, riunisce efficacemente in sé i vari elementi del paesaggio in cui si inserisce: dalla scelta dei materiali a quella dei colori, l’abitazione (moderna e lussuosa nonostante la semplicità delle sue linee, o forse proprio per quello), si integra senza alcuno sforzo nel paesaggio, arrivando perfino a valorizzarlo.


LA PORTA D’INGRESSO:

MATERIALI NATURALI

Non è un caso se, tra tanti materiali naturali e dettagli studiati per non spezzare l’armonia e il dialogo tra l’abitazione e il paesaggio, è stata scelta Synua di Oikos Venezia come porta d’ingresso alla villa. La porta d’ingresso è la membrana che mette in comunicazione due mondi, l’interno e l’esterno, il privato e il sociale, quindi ha un’importanza fondamentale. Deve accogliere e al tempo stesso proteggere. E Synua lo fa in modo ineccepibile. Synua, la porta blindata di Oikos a bilico di grandi dimensioni (oltre 220x300 cm) unisce efficienza e estetica.

Vetro, legno e mattoni i materiali che prevalgono, sia all’interno che all’esterno. Vetro che porta all’interno la luce naturale del sole, riflettendola in un gioco continuo di rimbalzi di luci e di riflessi, vetro che raffredda- equilibrandoli - i toni più caldi e morbidi dei mattoni e del legno; vetri che, specchiando il paesaggio naturale, lo prolungano portandolo quasi all’interno della villa; vetrate ampie e ripetute, che si susseguono regolari lungo tutto il perimetro: tante aperture che sembrano collegare discretamente interno ed esterno, grandi occhi che invitano a entrare. Non mattoni qualunque quelli che rivestono quasi interamente le pareti, sia interne che esterne, dell’abitazione, ma mattoni color sabbia, che fungono da chiaro collegamento (cromatico e materico) al vicino mare; mattoni che ricordano la bellezza delle cose semplici e naturali e, al tempo stesso, conferiscono alla costruzione un tocco di eleganza grazie al gioco visivo di linee ed intrecci che sanno creare e alla loro tonalità neutra e pulita. E ancora il legno, elemento immancabile per conferire calore a qualunque ambiente. Anche se scelto nelle sue tonalità più chiare (che ancora una volta richiamano la sabbia), come nel caso del parquet che riveste i pavimenti interni, o addirittura dipinto di bianco (come nel caso delle sinuose travi a vista che caratterizzano il soffitto). Eleganza e semplicità nella genuinità. L’attenzione all’elemento naturale è confermata anche dalla scelta dell’originalissimo rivestimento color rosso mattone dell’ala destra della villa, che spezza in modo piacevole e sapiente l’uniformità delle pareti in mattoni chiari, ma non ne tradisce lo scopo, perché se questi ultimi richiamano la sabbia, il primo riprende i toni caldi e concreti della terra stessa, rafforzando ulteriormente il collegamento tra i vari elementi della natura: sabbia, terra, mare, aria. Quest’ala, inoltre, spezza ulteriormente le caratteristiche del resto della costruzione, optando per l’interruzione del tetto di tegole che qui si trasforma in un tetto piatto.


UN PIC-NIC SUI TETTI DI MILANO? PIUARCH LO IMMAGINA SOPRA PIAZZA GAE AULENTI


Organizzare un pic-nic nel pieno centro della città o un corso di yoga all’ombra dei grattacieli? O ancora assistere a un concerto di piano nel bel mezzo di una piantagione di pomodori e sorseggiare un centrifugato fatto con ingredienti a km0 di fronte ai nuovi scintillanti headquarters? A Milano lo slogan anglosassone “push the limit” sembra davvero essere di casa e la ricerca spasmodica di nuove ed elettrizzanti opportunità per trascorrere il tempo libero non si esaurisce mai. Ed ecco che Piuarch celebra lo spirito dinamico del capoluogo meneghino con un concept visionario per la copertura del Porta Nuova Building, progettato dallo studio milanese a seguito di un concorso e completato nel 2013. La forma sinuosa del complesso per uffici e attività commerciali, affacciato su piazza Gae Aulenti, si arricchisce infatti di un’idea che asseconda perfettamente la natura frenetica di Milano: trasformare il tetto in una terrazza verde, dal quale si possa ammirare lo scenario del nuovo skyline e, al contrario, essere visti dai piani alti delle nuove torri, migliorandone l’affaccio. Il “rooftop garden” è immaginato come uno spazio polivalente: un orto in quota, che porta il tema dell’agricoltura in città, aperto al pubblico e dotato di un servizio di ristorazione che utilizza i prodotti coltivati in loco; un luogo per spettacoli e manifestazioni o ancora una palestra all’aperto per discipline sportive o pratiche meditative. Versatile, mutevole, sociale e sostenibile, l’utopia di uno spazio green nel cuore del nuovo quartiere di tendenza milanese è ispirata agli episodi di Brooklyn e Rotterdam e prosegue idealmente l’esperienza di Piuarch dell’orto tra i cortili, per farne un modello a una scala più ampia. Il tetto verde del Porta Nuova Building offrirebbe così un belvedere contemporaneo e promuoverebbe un continuo e positivo dialogo con il contesto e con il concept del Bosco Verticale, oltre a proiettare Milano in un contesto sempre più internazionale. Per info: www.piuarch.it PIUARCH Fondato nel 1996 da Francesco Fresa, Germán Fuenmayor, Gino Garbellini e Monica Tricario, Piuarch è uno studio formato da quaranta tra architetti e ingegneri provenienti da ogni parte del mondo, guidati dai quattro partner e da 8 associati. Si occupa di architettura, spaziando dal retail per la moda alla progettazione di edifici per uffici, sino allo sviluppo di complessi residenziali, piani urbanistici e interventi di recupero per la cultura. Vincitore del premio “Architetto Italiano dell’anno 2013” e di due Medaglie d’oro per Menzione d’Onore alla Triennale di Milano, più volte esposto alla Biennale di Architettura di Venezia, è uno dei principali nomi della scena architettonica milanese, con numerosi progetti sviluppati per prestigiosi brand di moda (Dolce&Gabbana, Gucci, Givenchy) e realizzati a livello internazionale.


25 anni di qui Bergamo

GRAZIE PICCOLO MAC GRAZIE GRANDE STEVE


IL PRIMO AMORE

La pubblicità sui magazine americani del primo MAC

Il Mac LC non aveva lo stesso fascino e un design molto banale ma ci consentì di realizzare “in casa” il nostro giornale

Venticinque anni fa esattamente poco prima di inziare la pubblicazione di questa rivista la Edita Consult sdf (allora si chiamava così quella che diventerà in seguito la Edita Periodici srl acquistò il suo primo Macintosh, il Classic. Con quel piccolo computer dall’interfaccia intuitiva e rivoluzionaria riuscimmo a creare il nostro primo database e a personalizzare le lettere che avremmo inviato ai nostri futuri clienti per promuoverci e far conoscere la nostra iniziativa editoriale. Dopo pochi mesi acquistammo un modello più evoluto, l’LC che era stato realizzato pensando in particolare al mondo della grafica e con il quale iniziammo ad impaginare il giornale con un monitor finalmente a colori da 15 pollici e la prima versione di X-Press, un programma venduto da Quark e diventato rapidamente un vero best sellers per tutti gli editori. Da allora abbiamo dotato la Edita di quasi tutti i modelli di Apple e non abbiamo mai smesso di realizzare “in casa” questo giornale. Come non ringraziare quindi il grande Steve Jobs e la sua “maison” di Cupertino che ci hanno consentito di realizzare il nostro sogno di materializzarlo giorno dopo giorno, clik dopo clik.

CURIOSITÀ Steve Jobs, il creatore del primo Apple Macintosh per “obbligare” gli utenti a usare il mouse, non mise i tasti freccia sulla tastiera. Jobs suggerì il nome di Apple perché aveva lavorato in un magazzino dove si lavoravano le mele. Il logo, invece, fu disegnato nel 1977 da Rob Janoff che, per avere l’ispirazione, andò al supermercato e acquistò un sacchetto di mele. Tornato a casa, le tagliò, le dispose sul tavolo e iniziò a osservarle. Dalle mele tagliate Janoff estrasse una semplice mela monocromatica con un morso. Il logo venne presentato a Jobs ma quest’ultimo richiese un logo con più colore. Perché la i davanti a molti nomi dei prodotti Apple? Quando Steve Jobs presentò il primo iMac, quella i davanti al nome del prodotto aveva il significato di Internet. In pratica si trattava del primo internet Macintosh prodotto da Apple. All’iMac ha fatto seguito poi l’iBook per giungere ai più recenti iPhone, iPod e iPad. Il significato di partenza è rimasto quindi invariato (tutti i dispositivi citati erano e sono in grado di connettersi alla rete Internet) anche se con il passare degli anni la i davanti al nome del prodotto è diventata più un simbolo distintivo di Apple che una vera e propria esigenza, specialmente vista la diffusione di Internet negli ultimi anni. L’iMac, grazie alla sua semplicità d’uso, è entrato nel Guinness dei Primati per il manuale d’istruzioni più corto. Difatti, queste invitavano esclusivamente a connettere il computer alla rete elettrica e ad accenderlo tramite l’apposito tasto.


JAN FABRE GLASS AND BONE SCULPTURES 1977-2017

Evento collaterale della 57. Esposizione Internazionale d’Arte - La Biennale di Venezia VENEZIA - ABBAZIA DI SAN GREGORIO FINO AL 26 NOVEMBRE 2017

A cura di Giacinto DI PIETRANTONIO, Direttore GAMeC, Bergamo Katerina KOSKINA, Direttore EMST, Atene Dimitri OZERKOV, Responsabile del Dipartimento di Arte Contemporanea del The State Hermitage Museum, San Pietroburgo


La mostra presenta, per la prima volta insieme, oltre 40 opere in vetro e ossa, realizzate dall’artista belga in un quarantennio di lavoro, tra il 1977 e il 2017, che innescano una riflessione filosofica, spirituale e politica sulla vita e la morte attraverso la centralità della metamorfosi. Jan Fabre torna a Venezia, con un progetto inedito, appositamente studiato per gli spazi dell’abbazia di San Gregorio, situata tra il ponte dell’Accademia e la punta della Dogana. Evento collaterale della 57. Esposizione Internazionale d’Arte - La Biennale di Venezia, fino al 26 novembre 2017, la mostra Jan Fabre. Glass and Bone Sculptures 1977-2017, curata da Giacinto Di Pietrantonio, Katerina Koskina e Dimitri Ozerkov, promossa dalla GAMeC - Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo, in collaborazione con EMST – National Museum of Contemporary Art di Atene e The State Hermitage Museum di San Pietroburgo, presenta oltre 40 sculture di Jan Fabre (Anversa, 1958), in grado di ripercorrere la sua ricerca fin dalle origini, innescando una riflessione filosofica, spirituale e politica sulla vita e la morte attraverso la centralità della metamorfosi. Per la prima volta, saranno riuniti insieme lavori in vetro e ossa, realizzati nell’arco di un quarantennio, tra 1977 e il 2017. Affascinato dall’alchimia e dalla memoria dei materiali, Jan Fabre si è ispirato alla tradizione pittorica dei maestri fiamminghi che erano soliti miscelare ossa triturate con i pigmenti colorati e all’artigianalità dei vetrai veneziani. L’artista ha deliberatamente scelto questi due materiali duri, che sono forti a dispetto della loro delicatezza e fragilità, per mettere in risalto la durezza e la fragilità della vita stessa. “La mia idea filosofica e poetica - ha ricordato Jan Fabre - che riunisce assieme il vetro con le ossa umane e animali, nasce dal ricordo di mia sorella che da bambina giocava con un piccolo oggetto di vetro. Questo mi ha fatto pensare alla flessibilità dell’osso umano in confronto con quella del vetro. Alcuni animali e tutti gli esseri umani escono dal grembo materno come il vetro fuso esce dal forno di cottura. Tutti possono essere modellati, curvati e formati con un sorprendente grado di libertà”. I due materiali modellano parti e insiemi di corpi umani e animali: a volte, questi mantengono la loro naturalezza cromatica; altre volte, sono dipinti con il colore blu tipico della penna a sfera Bic che l’artista usa da anni per raccontare l’Ora Blu, ovvero quel momento crepuscolare in cui avviene il passaggio dalla notte al giorno o viceversa, che segna il punto di confine e di mutamento del tempo naturale. “Infatti - ha affermato Giacinto Di Pietrantonio - al titolo Glass and Bone, potremmo aggiungere Blue Bic Ink. La materia, nel lavoro di Fabre, non è celebrata in senso fenomenico, ma è usata come messaggera di arcane simbologie connesse con la sua essenza stessa.

Nella sua ricerca, Fabre non persegue un’arte che valuta la storia come prodotto del presente, ovvero della sociologia, quanto come lotta che si dispiega all’interno di una materia la cui memoria si è dissolta nelle profondità del tempo”. La dialettica tra ossa e vetro, che è poi quella che s’instaura, ad esempio, tra durezza e fragilità, tra opacità e trasparenza, tra ombra e luce, tra tangibile e intangibile, tra vita e morte, è al centro della poetica di Fabre. Quella dell’artista fiammingo è un’arte che ruota attorno all’instabile stato della metamorfosi e ai cambiamenti nel flusso dell’esistenza. Come il vetro, anche le ossa non sono indistruttibili. Al pari del vetro, le ossa si spezzano mostrando la fragilità e precarietà umana. “Le sculture in vetro e ossa di Jan Fabre - ha detto - Katerina Koskina - sono una tacita allusione alla brevità della vita sulla terra e alla nostra mortalità. Allo stesso modo, la connessione tra ossa e vetro allude alla fragilità e alla caducità dell’esistenza umana. Le ossa e la lucentezza del vetro, rispettivamente simboli di morte e di opulenza, condividono la precarietà della vita umana che ha solo un breve sprazzo di tempo nel quale godere della bellezza prima che il corpo si trasformi in uno scheletro”. Dal canto suo, Dimitri Ozerkov ha sottolineato che “Fabre cristallizza sia le ossa che il vetro e li rende sacri. E fa lo stesso con l’esistenza umana nella sua mistica presenza temporale nella realtà, guidata dall’immaginazione. Per lui, l’immaginazione artistica è la prova più evidente dell’esistenza umana, e la trova da qualche parte, tra le ossa e il vetro, tra il corpo e l’anima”. Lungo tutta la sua carriera, Fabre si è sempre confrontato con questi due materiali; fin dal 1977, quando realizzò The Pacifier, un ciucciotto realizzato in osso, ma avvolto da schegge di vetro che non può essere usato a meno che non ci si voglia ferire. E di vetro era l’altare primitivo di ossa umane di The Future Merciful Vagina and Phallus (2011) sulla cui sommità c’erano un osso pelvico e un fallo. Nella ricerca di Jan Fabre, le ossa si associano alla morte. Nella Pietas, presentata durante la Biennale d’Arte del 2011 alla Nuova Scuola Grande di Santa Maria della Misericordia a Venezia, che riproduceva in scala 1:1 la Pietà di Michelangelo, il volto della Madonna era stato sostituito da unteschio, immagine della morte. Jan Fabre (Anversa, 1958). Note biografiche Per oltre 35 anni, Jan Fabre è stato uno delle più innovative e importanti figure del panorama dell’arte contemporanea internazionale. Come artista visivo, sceneggiatore teatrale e autore, Fabre riflette sulla vita e la morte, sulle trasformazioni fisiche e sociali, oltre che sulla rappresentazione crudele e intelligente di animali ed esseri umani. Jan Fabre è stato il primo artista vivente a tenere una grande mostra al Museo del Louvre di Parigi (L’ange de la Métamorphose, 2008) e al Museo di Stato di San Pietroburgo (Knight of Despair / Warrior of Beauty, 2016-2017).


LA REALTà DELLO SGUARDO Ritratti di Giacomo Ceruti in Valle Camonica 15 settembre 2017 – 6 gennaio 2018 Museo Camuno CaMus Palazzo della Cultura Piazza Ghislandi, 1 - Breno Mostra a cura del Museo Camuno - CaMus (Breno) Organizzazione Associazione Cieli Vibranti Orari di apertura: lunedì, mercoledì, giovedì: 9 - 12 martedì, sabato: 9 - 12 / 15 - 18 venerdì, domenica: 15 - 18 Per informazioni: Museo Camuno Tel. 0364 324099 www.vallecamonicacultura.it/museocamuno camus@cmvallecamonica.bs.it Associazione Cieli Vibranti 030 395803 www.cielivibranti.it info@cielivibranti.it


BEAUTY SE NON PUOI ESSERE INSOSTITUIBILE RENDITI INDIMENTICABILE (@Arli3) ACQUA DI MONTISOLA: L’ESSENZA DEL LAGO D’ISEO www.acquadimontisola.com PESCHIERA Fragranza unisex che trova la sua forza dal contrasto tra la dolcezza dei fiori e l’intensità dei legni e del muschio. Le note di testa agrumate, fruttate e fresche, introducono un cuore malizioso di fiori pregiati: un bouquet che vi accompagna in tutte le stagioni dell’anno. Il fondo racchiude note legnose e leggere del cedro, dell’ambra e del muschio bianco in un mix avvolgente. PESCHIERA MAN Fragranza forte, intensa, dal mood estremamente maschile ed elegante. Le note agrumate e fruttate della testa si tuffano in un cuore di garofano e mogano, impreziosito da un tocco speziato di cannella. Sul fondo le note dei legni pregiati e del vetiver chiudono in modo deciso questa composizione olfattiva inebriante e magnetica.

CUORE NEL CUORE Maria Ielpo Collection nasce dal sogno di realizzare gioielli dal design morbido ed innovativo, di sposare eleganza e versatilità, e soddisfare anche le ricerche più sofisticate. Aleggia all’intero di queste linee la ricerca dell’amore, della passione, il coadiuvarsi di sentimenti ed emozioni. Tra i molteplici gioielli proposti, vi segnaliamo il pendente ‘Cuore nel cuore’ volto a simboleggiare l’apertura del proprio cuore, pronto ad accoglierne un altro al suo interno, esaltandone l’espressione di protezione, custodia, il prendersi cura amorevolmente di qualcuno. Racchiude un “qui dentro stai al sicuro”. Ideale da donare alla persona amata, o a chiunque rappresenti qualcosa di davvero importante e speciale. Per informazioni: www. mariaielpo.com - info@mariaielpo.com

BEASY è il nuovo marchio di abbigliamento donna creato da Daniel Alvarenga e Federico Mazzon, studenti del corso di Stilista Tecnologico dell’Ateneo della Moda Machina Lonati. Beasy presenta una donna “Nature-Chic” coerente con la vita, semplice, elegante e originale. La capsule collection è in vendita nel negozio Fabrique Handmade di Corso Mameli 2/G a Brescia. www.itsmachinalonati.it

LA CERAMISTA. Questa è Pamela Venturi che con l’amore per quest’arte crea oggetti di ogni genere, apparentemente simili tra loro, ma diversissimi nel decoro e nella forma, anche se nati per lo stesso utilizzo. E, ogni volta, è amore a prima vista. Off Art - Pamela Venturi Contrada del Carmine 5⁄a, Brescia Tel. 320 0882737 pamela.venturi76@gmail. com - www.pamelaventuri.com

PESCHIERA WOMAN Un accordo fresco e sensuale, che parte dalle note di testa agrumate e fruttate per far emergere nel suo cuore la femminilità e la seduzione dei fiori bianchi, della fresia e della violetta con il tocco esotico dell’orchidea. Sul fondo la ricchezza della vaniglia, del neroli e della tuberosa donano a questa fragranza fascino ed eleganza al tempo stesso.

foto giampiero castaldi

INNOVATION DESIGN: occhiale Jacques Durand modello Capraia 006 e occhiale Jacques Durand modello route des Plages limited edition Crystal. Punto Ottico | Humaneyes, Via Gramsci 11/c, Brescia | Tel. 030 48163 -brescia@ puntoottico.it - www.puntoottico.it


LE STANZE DEL VETRO VENEZIA, ISOLA DI SAN GIORGIO MAGGIORE 11 SETTEMBRE 2017 – 7 GENNAIO 2018 VITTORIO ZECCHIN: I VETRI TRASPARENTI PER CAPPELLIN E VENINI A CURA DI MARINO BAROVIER


Sarà dedicata a Vittorio Zecchin, artista che negli anni Venti reinterpretò la classicità per rilanciare e modernizzare Murano, l’esposizione autunnale de LE STANZE DEL VETRO In mostra una raffinatissima produzione di 250 opere monocrome in vetro soffiato, realizzate quando il pittore era direttore artistico per la V.S.M. Cappellin Venini & C. (1921-25), prima, e per la M.V.M. Cappellin & C poi (1925-26) Artista e pittore muranese, figlio di un tecnico vetraio,Vittorio Zecchin (18781947) è stato un grande protagonista del vetro del Novecento, che ha contribuito in modo determinante a modernizzare negli anni Venti, proponendo sul mercato - con l’appoggio di due imprenditori illuminati come Giacomo Cappellin e Paolo Venini - soffiati monocromi con forme di grande eleganza che reinterpretavano la classicità, spesso ispirate alla vetraria del Cinquecento o ai vetri sulle tele di pittori veneziani del XVI secolo. Vittorio Zecchin: i vetri trasparenti per Cappellin e Venini, a cura di Marino Barovier, è la mostra autunnale de LE STANZE DEL VETRO dedicata all’artista, aperta al pubblico sull’Isola di San Giorgio Maggiore dall’11 settembre 2017 al 7 gennaio 2018.

La mostra, presentando circa 250 vetri eterei soffiati, vuole porre l’accento su quella raffinatissima produzione che segnò una svolta decisiva nel panorama muranese del XX secolo, contribuendo in misura rilevante alla rinascita di questo settore che, salvo rare eccezioni, era fermo sulla sterile ripetizione di modelli ormai sorpassati. In particolare Vittorio Zecchin: i vetri trasparenti per Cappellin e Venini, documenta la produzione di Zecchin a partire dal 1921, quando venne chiamato, in qualità di direttore artistico, alla V.S.M. Cappellin Venini & C., vetreria fondata quell’anno dall’antiquario veneziano Giacomo Cappellin e dal neoavvocato milanese Paolo Venini, con l’intento di realizzare una nuova produzione rivolta a una clientela alto borghese. Si potranno ammirare coppe e vasi di grande rigore, a volte dotati di basi piatte, talvolta segnati da pieghe o strozzature sul corpo o sul collo.Tra i vetri dalle linee classiche si distingue il celebre vaso detto ‘Veronese’, che trae origine da un modello presente nella grande tela cinquecentesca de L’annunciazione, dipinta dall’omonimo pittore e conservata alle Gallerie dell’Accademia a Venezia. Il riferimento alla pittura e ai manufatti di quel periodo si potranno apprezzare anche nella piccola rassegna di servizi da tavola, che sembrano


LE STANZE DEL VETRO tratti dalle mense di Tintoretto e che documentano a titolo esemplificativo le numerose realizzazioni della vetreria in questo ambito. Allo stesso modo, la produzione di carattere più utilitaristico verrà documentata da una piccola selezione di compostiere, per la maggior parte impreziosite sul coperchio da delicati frutti d’ispirazione settecentesca. I manufatti della Cappellin Venini, si distinsero subito rispetto alle coeve realizzazioni muranesi, connotate da eccessivi virtuosismi, sia per le proporzioni classiche e le linee di notevole essenzialità, sia per le notevoli cromie in prevalenza dai toni delicati, ma anche dalle tonalità intense e brillanti giocate nei toni del giallo, del verde, del blu e dell’ametista.

Il lavoro di Zecchin, avviato in sinergia con i due soci Cappellin e Venini, rispondeva appieno al nuovo gusto che andava affermandosi, come dimostrò il notevole consenso che la vetreria riscosse fin dal suo esordio, sia in ambito nazionale che internazionale, anche grazie alla sua partecipazione alle esposizioni di arte decorativa, tra cui la I Biennale di Monza nel 1923 e la celebre Exposition Internationale des Arts Décoratifs di Parigi del 1925. Quest’ultima vide però la conclusione del sodalizio tra Cappellin e Venini, che proseguirono la loro attività ognuno per conto proprio: il primo con la M.V.M. Cappellin & C. e il secondo con la V.S.M. Venini & C., dove il ruolo di Zecchin passò allo scultore Napoleone Martinuzzi. Vittorio Zecchin rinnovò la collaborazione con Giacomo Cappellin e operò come direttore artistico della nuova fornace, dove rimase fino all’ottobre 1926, continuando a progettare nuovi modelli caratterizzati da un sobrio classicismo e da una signorile essenzialità. Entrambe le ditte continuarono a realizzare i modelli della Cappellin Venini che, da quel momento, furono contrassegnati da una firma ad acido con il nome dell’azienda produttrice.

L’inaugurazione di Vittorio Zecchin: i vetri trasparenti per Cappellin e Venini sarà l’evento di apertura della prima edizione di The Venice Glass Week, il primo festival internazionale dedicato all’arte vetraria, con particolare riguardo a quella muranese, che si terrà a Venezia dal 10 al 17 settembre 2017. L’iniziativa è promossa dal Comune di Venezia e ideata da tre fra le principali istituzioni culturali veneziane che da anni lavorano sul tema - Fondazione Musei Civici di Venezia, Fondazione Giorgio Cini, Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti - e dalla più importante realtà associativa di settore, il Consorzio Promovetro Murano, gestore del marchio della Regione del Veneto Vetro Artistico® Murano. Sono più di 100 le realtà, per un totale di oltre 140 eventi tra mostre, convegni, seminari, attività didattiche e fornaci aperte, che parteciperanno a The Venice Glass Week (www.theveniceglassweek.com). Come arrivare: Per arrivare all’Isola di San Giorgio Maggiore è possibile prendere il vaporetto della linea Actv 2 con fermata San Giorgio in partenza da: San Zaccaria - Ferrovia - Piazzale Roma - Tronchetto.


In queste pagine vasi in vetro di trasparente realizzati da Vittorio Zecchin tra il 1921e il1925


IL RESTAURO DEL TÒDARO RECUPERATA ALL’ANTICO SPLENDORE LA STATUA ORIGINALE ESPOSTA A PALAZZO DUCALE A poco meno di un anno dall’avvio dei lavori di restauro torna all’antico splendore la statua del Tòdaro - l’originale dell’opera che sormonta una delle colonne di Piazzetta San Marco - da tempo custodita a Palazzo Ducale: un altro straordinario recupero reso possibile grazie alla collaborazione tra pubblico e privato tra Comune di Venezia, Fondazione Musei Civici di Venezia, Fondaco e Rigoni di Asiago. Viene restituito alla città uno dei suoi simboli più importanti, emblema di sintesi e dialogo tra le culture e le civiltà. Se teniamo per buona la data riportata da Francesco Sansovino (1329) il Todaro occupa la colonna occidentale della Piazzetta da quasi settecento anni. Il San Teodoro - Tòdaro in dialetto - santo bizantino e guerriero primo protettore della città, raffigurato nell’atto di uccidere un drago, è dunque uno dei simboli dell’area marciana e di tutta Venezia, svettante assieme alla colonna con il leone Marciano verso il molo e il bacino di San Marco. L’originale di questa statua, assolutamente unica per forza emblematica e fattezze, è esposto da oltre un lustro sotto il portico del cortiletto dei Senatori all’ingresso di Palazzo Ducale dopo che, nel 1940, venne rimosso dalla colonna (dove dal 1948 è stata posizionato una copia in pietra d’Istria), per proteggerlo da eventuali danni bellici e ricoverato nell’abbazia di Praglia, presso Padova. L’opera è stata oggetto di un delicato intervento di restauro durato 11 mesi, realizzato grazie alla collaborazione, avviata ormai da alcuni anni, tra Comune di Venezia, Fondazione Musei Civici di Venezia e Fondaco (al settimo progetto per Palazzo Ducale) e alla sensibilità della Rigoni di Asiago che ha finanziato l’intervento. Durante i lavori una webcam appositamente installata nel cantiere ha permesso di seguire in diretta tutte le sue fasi tramite la piattaforma Skyline Webcams. Eseguito dalla ditta Lares, che ha curato anche le indagini preliminari non invasive indispensabili per la stesura del progetto e la messa a punto delle tecniche per la futura fase operativa, l’intervento ha permesso di avviare nuovi studi, ricerche, analisi e approfondimenti, che sono stati effettuati dai funzionari e tecnici della Soprintendenza alle Belle Arti e Paesaggio per Venezia e Laguna e della Fondazione Muve, i quali hanno lavorato insieme ai restauratori per decidere le metodologie da applicare durante i lavori. L’intervento si è quindi delineato in una serie di complesse azioni che hanno incluso il consolidamento, la pulitura, la stuccatura, la ricostruzione e la protezione dei vari elementi lapidei e bronzei che compongono questa statua ibrida estremamente delicata e fragile, nata dall’assemblaggio di parti diverse (la testa il busto, le armi ecc.) per provenienze, materiali ed epoche. Un’opera plurisecolare la cui bellezza e unicità sono rappresentate dall’assemblaggio di pietre differenti provenienti da quell’Oriente bizantino con cui Venezia è stata nei secoli in rapporto. La testa - probabilmente d’epoca costantiniana, anche se rimaneggiata, è in marmo bianco proveniente da Docimium, presso Afyon in Turchia occidentale - viene identificata sulla base del confronto con le immagini monetali in un ritratto di Mitridate VI Eupator, il famoso re del Ponto che tenne per decenni in scacco i Romani sino alla sua morte nel 63 a.C. e probabilmente giunse a Venezia da Costantinopoli. Il torso, decorato da Vittorie che incoronano un trofeo, apparte-


neva con probabilità a una statua loricata dell’imperatore Adriano. Lo scudo è in pietra d’Istria; gambe, braccia e drago sono in marmo proconnesio, proveniente dall’isola di Proconneso nel Mar di Marmara, tra il Mar Egeo e il Mar Nero; altre parti sono in marmo pentelico, lo stesso scavato vicino ad Atene e usato anche per il Partenone, mentre le armi in metallo sono d’epoca medievale. Si tratta di uno straordinario palinsesto della storia e della cultura millenaria di Venezia, della sua capacità di sintesi e d’incrocio di genti, arti e civiltà. ‘L’intervento di restauro della statua del Todaro (tengo a sottolineare l’originale), è davvero significativo – ha commentato Mariacristina Gribaudi, Presidente della Fondazione Musei Civici di Venezia – perché esemplifica perfettamente come dovrebbe concretizzarsi il rapporto di collaborazione tra Fondazione Musei Civici e imprese, in quell’ottica strategica dei rapporti tra pubblico e privato volti alla salvaguardia e valorizzazione del nostro straordinario patrimonio. Il contributo della Rigoni di Asiago - che con i suoi prodotti e la sua filosofia, oltre a raggiungere anno dopo anno importanti risultati, concorre a rafforzare la squadra delle imprese venete riconosciute a livello internazionale – rappresenta una sinergia virtuosa e di reciproco beneficio. Siamo quindi pronti a salutare il ritorno del Todaro, riportato al suo antico splendore!’ “Ogni recupero che interessa opere che appartengono all’immenso patrimonio artistico veneziano – ha dichiarato Gabriella Belli, direttore della Fondazione – è sempre da considerarsi un fatto straordinario che va salutato con grande spirito di riconoscenza e orgoglio. Il Tòdaro, vero e proprio emblema della storia di Venezia e delle genti venete nei secoli, torna a essere visibile grazie a una sapiente azione che ha visto il coinvolgimento del mondo privato-imprenditoriale e le istituzioni. Questa statua, che ben esprime la grandezza di Venezia nella capacità di fondere culture diverse, ritornerà dunque a esercitare il suo millenario fascino nei confronti dei visitatori di Palazzo Ducale, altro incomparabile luogo-simbolo di questa meravigliosa città”.


LES RENCONTRES Alcuni manifesti dellle edizioni del festival della fotografia di Arles


ARLES 2017

DE LA PHOTOGRAPHIE FINO AL 24 SETTEMBRE È IN PROGRAMMA LA 48^ EDIZIONE DEI RENCONTRES D’ARLES, IL PRESTIGIOSO FESTIVAL DI FOTOGRAFIA FRANCESE ph. Carla Cinelli Nata nel 1970, l’iniziativa chiamata Les Rencontres d’Arles (Gli incontri di Arles) è un festival di fotografia che si tiene tutti gli anni in estate. Sono più di sessanta le mostre che vengono allestite in questa occasione in diversi luoghi di eccezionale valore storico e architettonico della città di Arles. Les Rencontres d’Arles contribuiscono a diffondere il patrimonio fotografico mondiale e vogliono essere il cuore pulsante della creazione contemporanea. Il programma prevede essenzialmente opere inedite e alcune mostre sono prodotte in collaborazione con musei e istituti francesi e stranieri. Sono numerosi i fotografi emersi proprio grazie a questo evento, il cui ruolo di trampolino di lancio è rafforzato dalla presenza di tanti professionisti stranieri nel corso della settimana di apertura.



ARLES 2017

LES RENCONTRES DE LA PHOTOGRAPHIE

L’edizione di quest’anno ha confermato il tradizionale parterre di ospiti che hanno animato mostre, incontri e stage durante la settimana di apertura del festival. Le mostre, invece, si protrarranno e resteranno visitabili sino al 24 settembre. In questa edizione 2017 il prestigioso festival di fotografia francese torna a guardare il mondo della fotografia contemporanea da prospettive insolite, a partire della cover delle locandine ‘a testa in giù, firmata da Karlheinz Weinberger in mostra con i suoi Ribelli svizzeri, in buona compagnia della statua di Darth Vader con Niels Ackermann & Sebastien Gobert in cerca di Lenin, mentre il poster del Cosmos Arles Book una ancora una volta la cover di François Bellabas & Robin Lopvet, con gatto sul tetto che scotta.



ARLES 2017

LES RENCONTRES DE LA PHOTOGRAPHIE

Il programma delle mostre spazia dalle prime opere Joel Meyerowitz, agli impulsi urbani della fotografia latino-americana, dai ritmi della città di Michael Wolf a quelli di 63 obiettivi puntati sull’Iran, dall’egoista incurabile di Masahisa Fukase a The House of the Ballenesque est di Roger Ballen, da Fukushima di Carlos Ayesta & Guillaume Bression a Gabriele Basilico, dalla fotografia vernacolare colombiana allo spettro del surrealismo che arriva dalle collezioni del Centre Pompidou, giunto al 40° anniversario e festeggiato in tutta la Francia nel corso del 2017. Vi proponiamo in queste pagine il reportage realizzato da Carla Cinelli che ha voluto dar risalto ai tanti luoghi storici che ospitano le esposizioni, lì dove la scrittura di luce diventa storia.


DA NON PERDERE

VAN DYCK ALLA CARRARA UN NUOVO OSPITE D’ECCEZIONE ALL’ACCADEMIA CARRARA DI BERGAMO PER I MESI ESTIVI: FINO AL 18 SETTEMBRE COMPIANTO SU CRISTO MORTO DI ANTOON VAN DYCK. La grande pittura europea ospite in Carrara. Antoon van Dyck, uno dei grandi maestri dell’arte seicentesca, arriva a Bergamo grazie a un prestito straordinario. Il grande dipinto Compianto su Cristo morto, databile tra il 1628 e 1632, inaugura una serie dedicata ai protagonisti della pittura europea, un percorso che Accademia Carrara vuole intraprendere per favorire il confronto tra maestri italiani e internazionali. La cultura italiana, essendosi meravigliosamente sviluppata con secolare continuità e capillare diffusione, ha spesso corso il rischio di fare riferimento solo a se stessa. Ma il fascino delle innumerevoli proposte capaci di


nutrire interessantissimi percorsi di ricerca e la conoscenza del rimarchevole contributo dei maestri europei, dispone a un confronto interessante e necessario. Il quadro ha un’antica provenienza: appartenuto alla famiglia dei duchi Airoldi di Cruillas di Palermo, è poi riapparso a Roma fortunosamente in seguito alla seconda guerra mondiale e di recente è giunto nella collezione privata che lo concede in prestito. Si tratta di un’opera a lungo cercata, come prototipo originale e di eccezionale qualità, dal quale derivano una serie di varianti e repliche, sia autografe sia di bottega, tra le quali una di notevole interesse donata ad Accademia Carrara nel 1924 in seguito al lascito di Carlo Ceresa. In questo dipinto si legge un linguaggio figurativo di altissimo livello che si è evoluto a contatto con le molte esperienze del viaggio in Italia di Van Dyck, compiuto tra il 1621 e 1627, e che mostra riferimenti in cui si fondono echi di Tiziano e contatti con la grande pittura bolognese coeva, dei Carracci e di Guido Reni.



Postproduzione: Matteo Tranchellini Studio. Enpa ringrazia per questo spazio.

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