Qui Brescia n.ro 194

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LA LEGACY DI CAPITALE CULTURA

INAUGURATA LA CICLOVIA BERGAMO-BRESCIA

C. SANCHEZ E M. POLETTINI, GLI ACCHIAPPATURISTI

REFLECTIONS ON LAKE ISEO

61° FESTIVAL PIANISTICO INTERNAZIONALE

A2A, UN PIANO PER LA GENITORIALITÀ

VERA BUGATTI, IL SOGNO DELL’ACQUA

FABRIZIO PLESSI: NERO ORO

FLOATING GLASS MUSEUM

CAGLIONI, L'INAFFERRABILITÀ DELL'ARTE

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BERGAMO ANNO 20 - N° CENTONOVANTAQUATTRO - APRILE 2024 - € 5 SPEDIZIONE IN A. P. D.L 353/2003 (CONV. IN L.27/02/2004 N.46) ART.1, COMMA 1, DCB BERGAMO IN CASO DI MANCATO RECAPITO RESTITUIRE AL MITTENTEEDITA PERIODICI S.R.L. VIA B. BONO, 10 BERGAMO 24121TASSA PAGATA BG CPO
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LA LEGACY DI CAPITALE CULTURA

NICOLA ZURLO E IL

LASER CHE RAFFREDDA

IL POSITRONIO GIORGIO GORI

IL CARCERE SENZA PACE

Il“Nerio Fischione” di Brescia già Canton Mombello, il carcere più affollato d’Italia, è tornato a far parlare di sé nelle ultime settimane. Non solo per il documentario firmato da Nicola Zambelli, on air dall’11 aprile scorso (e da cui abbiamo tratto la foto a corredo), in cui un un gruppo di detenuti si racconta in una web-serie documentaristica di 33 episodi, pubblicata nell’arco di 11 giorni, sulla pagina Instagram (@11.giorni) ma anche e soprattutto per la (comprensibilmente) dura lettera scritta dalla Sindaca, Laura Castelletti, ai Ministri Carlo Nordio e Matteo Salvini, oltre che alla direttrice generale dell’agenzia del Demanio, Alessandra Dal Verme, e al provveditore Opere Pubbliche per la Lombardia e l’Emilia Romagna, Fabio Riva. Un’iniziativa che segue di qualche giorno l’annuncio del Piano carceri che comprende l’ampliamento di Verziano con la costruzione di un nuovo padiglione in grado di accogliere 220 detenuti.

E LAURA CASTELLETTI

SI INCONTRANO A

METÀ DELLA

CICLOVIA BRESCIA BERGAMO

“La nuova opzione su cui sarebbero al lavoro i tecnici ministeriali non risolve il problema che la vetustà, l’inadeguatezza di spazi e il degrado del “Nerio Fischione” pongono come prioritario” si legge nella nota diffusa nei giorni scorsi da Palazzo Loggia. Per la Sindaca il carcere di Canton Mombello “va definitivamente chiuso perché non più in grado di rispondere alla funzione di recupero e risocializzazione di chi sta scontando la pena”. Come darle torto.

Del resto, da quel che si intuisce dal nuovo Piano carceri, il progetto parrebbe affrontare le criticità del carcere cittadino solo in parte ritenendo che il trasferimento di una parte di detenuti in altri istituti penitenziari possa essere sufficiente a risolvere tutti i problemi. Non c’è da sorprendersi, comunque, rispetto al dribbling del governo: già lo scorso dicembre la prima cittadina aveva inviato una lettera per sensibilizzare i ministri sulla questione e nemmeno le era stata data una risposta figuriamoci un potenziale tavolo di confronto.

Che l’inadeguatezza di Canton Mombello (sotto tutti i punti di vista: strutturale, organizzativo e di organico) sia cosa nota, è un fatto. Che non si faccia per l’ennesima volta nulla pensando che i problemi si risolvano da soli, è invece un qualcosa di aberrante. Lo documentiamo dal qui Brescia n. 70 (Giugno 2011!) quando, grazie al reportage esclusivo curato dal sottoscritto ed impreziosito dalle bellissime foto di Alessandro Mombelli, raccontavamo i problemi che da sempre attanagliano l’istituto penitenziario cittadino. Allora c’era Francesca Gioieni, oggi direttrice del carcere di Verona. A Francesca Paola Lucrezi, direttrice in carica dal 2018 sia della casa circondariale di via Spalto San Marco, sia di quella di Verziano, un grosso in bocca al lupo: il lavoro, ne siamo certi, non le mancherà! (Tommaso Revera)

EVA GEVORGYAN

ALL’APERTURA DEL FESTIVAL PIANISTICO

INTERNAZIONALE BRESCIA BERGAMO

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PROTAGONISTI QUI BRESCIA” N°194 APRILE 2024 ANNO 20 N° CENTONOVANTAQUATTRO APRILE 2024 € 5 SPEDIZIONE 353/2003 (CONV. L.27/02/2004 N.46) ART.1, COMMA DCB BERGAMO CAS MANCATO RECAPITO RESTITUIRE MITTENTE EDITA PERIODICI S.R.L. BONO, BERGAMO 24121 TASSA PAGATA CPO

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TRUSSARDI LA CASA AFFRESCATA DI STEFANO CAGLIONI

DIABOLIK E IL SEGRETO DI CADORNA

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Domani vedrai, domani vedrai il lucore dell’iridescenza

ripeti al pellegrino assetato di assoluto quando già fugge l’ora e si consuma il futuro. Quando ormai ogni dopo sembra confinare nel nulla i bagliori e i lustri delle gemme più preziose. Nel giusto ritmo del cosmo dove ancora respira la natura rivive invece il ciliegio e sfida la gravità della terra tra l’esultanza dei prati.

Con i suoi rami festosi liberi dal peso del profitto è grato alla transitorietà del cielo effuso nella luce di primavera.

Benito Melchionna - aprile 2024

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MADE IN BRIXIA IL LASER CHE RAFFREDDA IL POSITRONIO

Prof. Nicola Zurlo del Dipartimento di Ingegneria Civile Ambiente Territorio Architettura e Matematica dell’Università degli Studi di Brescia nonché coordinatore del gruppo 3 (Fisica Nucleare) presso la Sezione INFN di Pavia

Il risultato, pubblicato su Physical Review Letter come Editor’s Highlight, è stato ottenuto dalla collaborazione AEgIS al CERN alla quale contribuisce anche l’Università degli Studi di Brescia. Il gruppo di ricerca dell’Università degli Studi Brescia si è da sempre occupato degli scintillatori e dei fotomoltiplicatori che permettono ai ricercatori di “vedere” le annichilazioni dell’antimateria

PRIMO RAFFREDDAMENTO LASER DI UNA NUVOLA DI ATOMI DI POSITRONIO DI GRANDE INTERESSE PER LA FISICA FONDAMENTALE E PER I SUOI POSSIBILI SVILUPPI TECNOLOGICI

Per la prima volta, una nuvola di positronio, l’atomo più leggero presente in natura, è stata raffreddata grazie all’utilizzo di un laser. Ad ottenere l’attesa prova sperimentale di questo processo è stata la collaborazione scientifica dell’esperimento AEgIS, alla quale contribuiscono in modo rilevante anche l’INFN (Istituto Nazionale di Fisica Nucleare) e l’Università degli Studi di Brescia. Fa infatti parte della collaborazione scientifica AEgIS anche un gruppo di ricerca dell’Università degli Studi di Brescia.

Il risultato, pubblicato su Physical Rview Letters come Editor’s Highlight, è stato ottenuto impiegando un particolare sistema laser, basato su un cristallo di alessandrite e sviluppato specificamente per soddisfare i requisiti di questo esperimento: alta intensità, ampia larghezza di banda e lunga durata dell'impulso.

La temperatura degli atomi di positronio prodotti da un bersaglio di silica porosa a temperatura ambiente, colpito da un fascio di positroni, è diminuita da 380 gradi kelvin a 170 gradi kelvin, corrispondente a una diminuzione della componente trasversale della velocità da 54 km/s a 37 km/s.

Il positronio è un fratello minore dell'idrogeno, con un positrone che sostituisce il protone. Di conseguenza, è più leggero dell'idrogeno di circa un fattore 2.000, tanto da essere, appunto, il più leggero atomo esistente in natura. È un atomo instabile: nel vuoto e nello stato fondamentale, con spin paralleli delle due particelle, si annichila con un tempo di vita di soli 142 nanosecondi (miliardesimi di secondo). Il raffreddamento del positronio deve quindi avvenire durante la sua breve vita e ciò rende così impegnativo riprodurre questo processo, rispetto agli atomi ordinari. L’uso di un laser pulsato a larga banda ha il vantaggio di raffreddare una grande frazione della nuvola di positronio, raddoppiandone il tempo di vita effettivo e rendendo disponibili dopo il raffreddamento un numero maggiore di atomi per ulteriori sperimentazioni.

L’obiettivo scientifico dell’esperimento AEgIS, uno degli esperimenti che opera nella Antimatter Factory del CERN, è la misura dell’accelerazione gravitazionale dell’antidrogeno, come test per l’antimateria del principio di equivalenza debole di Einstein, uno dei capisaldi della teoria della Relatività Generale, secondo cui un corpo che si muove in caduta libera nel vuoto sottoposto a un campo gravitazionale segue una traiettoria nello spazio indipendente dalla composizione del corpo stesso. Nel caso di AEgIS, l’antidrogeno è ottenuto mediante una reazione proprio tra il positronio in stato eccitato e antiprotoni intrappolati.

Minore è la velocità del positronio, maggiore è la probabilità di formazione dell'antidrogeno: da qui l'importanza di raffreddare gli atomi di positronio per ridurne il più possibile l’energia cinetica.

“Le annichilazioni dell’antimateria, che avvengono quando essa collide con la materia ordinaria, non possono essere viste ad occhio nudo, ovviamente, ma sono necessarie strumentazioni sofisticate per poter essere osservate - spiega il prof. Nicola Zurlo - Ecco il motivo per cui l’apparato principale di AEgIS è circondato da rivelatori plastici che, calibrati opportunamente con una procedura messa a punto negli anni dal nostro gruppo di ricerca di Brescia, consentono di distinguere il segnale prodotto dall’annichilazione dei positroni da quello dell’annichilazione degli antiprotoni, oltre che da quelli prodotti dai raggi cosmici e dalla radioattività naturale presente nella sala in cui si trova l’esperimento, al CERN”.

La possibilità di realizzare una nuvola densa di atomi di positronio freddi rende anche possibili misure di spettroscopia con precisione senza precedenti e apre ai primi esperimenti per misurare l'interazione gravitazionale su un sistema di antimateria composto solo di leptoni. E permette, inoltre, di produrre sorgenti più intense di antidrogeno per misure gravitazionali come quelle che intende realizzare in futuro la collaborazione AEgIS.

“La disponibilità di atomi di positronio sufficientemente freddi non riguarda solo ricerche di fisica fondamentale, ma è di interesse anche più ampio”, ha spiegato Ruggero Caravita, ricercatore INFN portavoce della collaborazione internazionale AEgIS. “Il positronio raffreddato via laser presenta, infatti, delle peculiarità che lo rendono un sistema attrattivo anche per il suo potenziale impatto tecnologico”.

Grazie anche a questi rivelatori messi a punto dal gruppo dell'Università degli Studi di Brescia, AEgIS è stata la prima collaborazione al mondo a realizzare, nel 2018, una produzione impulsata di anti-idrogeno. Oltre al gruppo di Brescia, l’esperimento AEgIS, che sin dalla sua fondazione è stato a trazione italiana, vede l'INFN tra i protagonisti scientifici e tra i principali finanziatori dell’esperimento AEgIS. Della collaborazione scientifica AEgIS fanno difatti parte, oltre all’Università degli Studi di Brescia, anche le Sezioni INFN di Pavia e Milano, del TIFPA di Trento, gruppi di ricerca dell’Università di Trento, del Politecnico di Milano e dell’Università degli Milano. La collaborazione AEgIS condivide il risultato ottenuto con un gruppo di ricerca indipendente, che ha utilizzato una tecnica diversa e ha pubblicato il risultato su arXiv lo stesso giorno di AEgIS.

LA LEGACY DI CAPITALE CULTURA

UN PIANO STRATEGICO DI WELFARE CULTURALE. DAL TEATRO ROMANO DI BRIXIA AI QUARTIERI. LA GIUNTA APPROVA LA PROPOSTA PROGETTUALE E AUTORIZZA LA PRESENTAZIONE DELLA CANDIDATURA PER IL BANDO “EMBLEMATICI MAGGIORI 2024” DI FONDAZIONE CARIPLO

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La Giunta Comunale ha approvato la proposta progettuale “La legacy di Capitale Cultura: un piano strategico di welfare culturale. Dal Teatro Romano di Brixia ai quartieri”, autorizzando la partecipazione del progetto al bando “Emblematici Maggiori 2024” di Fondazione Cariplo creato per sostenere progetti che, partendo da un’analisi aggiornata dei bisogni effettivi delle comunità, favoriscano lo sviluppo sociale, culturale, ambientale del territorio e contribuiscano a migliorare la qualità di vita delle persone.

La proposta progettuale presentata mette al centro lo sviluppo di un Piano Strategico Culturale di Brescia con focus sul triennio 2025/2027, come legacy di un anno straordinario di Capitale Cultura. L'obiettivo primario è promuovere un'azione sinergica per creare una comunità plurale, coesa e inclusiva, partendo dal patrimonio culturale posto nel cuore della città, fino alla vitalità dei quartieri. Si prevede quindi, a consolidamento della vocazione a città d’arte e cultura e a beneficio di un intero territorio provinciale come leva di attrattività turistica, di completare il processo di restituzione del patrimonio archeologico nei suoi luoghi simbolo – riconosciuti di eccezionale valore universale anche dall’UNESCO- , con un'attenzione particolare alla valorizzazione del Teatro Romano di Brixia nel segno dell’inclusione, creando un percorso accessibile a tutti, essendo oggi solo parzialmente fruibile. Il museo può essere protagonista della crescita culturale della società e del benessere di tutti se mette al centro delle proprie azioni la cura di nuovi e diversi pubblici, soprattutto di quelli che hanno specifiche necessità legate a disabilità e fragilità, in linea con il futuro Piano Strategico della Cultura. L’accessibilità degli spazi museali è uno degli obiettivi fondamentali dei modelli contemporanei di inclusione, che spesso si scontra con la morfologia degli edifici ospitanti i musei, strutture antiche che non furono certo costruite secondo principi di una fruibilità accessibile a tutti.

LA LEGACY DI CAPITALE CULTURA

PROGETTO DI STUDIO, RESTAURO E RIFUNZIONALIZZAZIONE DEL TEATRO ROMANO

L’intervento strutturale sul teatro romano, obbiettivo di primaria importanza per i prossimi anni di Comune di Brescia e Fondazione Brescia Musei, è finalizzato all’ampliamento dell’accessibilità del sito, ad oggi fruibile solo parzialmente. I nuovi percorsi dovranno integrarsi con quelli già esistenti ed essere il più possibile accessibili, in un itinerario parallelo al Corridoio UNESCO, connessi con esso, insinuandosi all’interno della monumentalità del complesso antico, consentendo un ampliamento della percorribilità dell’area (accrescendola di 700 metri quadrati complessivi), con una riduzione della presenza di barriere architettoniche. La proposta prende avvio da un lontano progetto incentrato sul restauro e riuso di Palazzo Maggi Gambara, interrotto alla chiusura dei lavori nel 2005, e un successivo intervento manutentivo sul teatro del 2014 (finanziato da Cariplo con il Bando Emblematici minori 2013), che ha portato all’attuale parziale accessibilità dell’area, e comprensivo anche di una proposta per la realizzazione di percorsi di visita interni da costruire per fasi successive.

Appare evidente che l’area archeologica del Teatro romano sia caratterizzata, per sua stessa fisionomia, da “barriere architettoniche naturali e connaturate alla sua storia”. In tale prospettiva, relativamente all’accesso fisico alle strutture, si evidenzia, tra le azioni più significative che potranno essere messe in atto, la creazione di due nuovi percorsi di visita che si snoderanno tra Palazzo Maggi Gambara, comune punto di partenza, e Teatro romano, mediante realizzazioni studiate puntualmente, al fine di conseguire un maggiore comfort generale durante la visita ed estenderne gli ambiti di percorrenza.

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Fase preliminare al progetto, di capitale importanza, sarà quella incentrata sulle indagini archeologiche, attività questa - di ricerca - che da diversi anni non viene portata avanti in questo luogo nodale della città antica, per evitare interventi frammentati e puntare piuttosto a un percorso di continuità di interventi per il quale ora i tempi sono maturi. Gli scavi, condotti in estensione sul deposito stratigrafico sinora mai verificato, consentiranno di aumentare la conoscenza della forma e della storia dell’edificio antico, con anche la sequenza delle fasi post classiche. Una migliore consapevolezza delle relazioni tra le strutture presenti nell’area permetterà, certamente, una più chiara comprensione dell’antico edificio; il cantiere, pertanto, si configurerà anche come luogo di riflessione per la verifica, direttamente sul campo, delle soluzioni elaborate in fase progettuale, che verranno affinate con approfondimenti esecutivi caso per caso. In sintesi gli interventi oggetto della proposta saranno i seguenti:

1. Movimentazione dei blocchi architettonici, esposti temporaneamente nell’area della cavea, il cui spostamento in un nuovo deposito dell’Amministrazione comunale è necessario per liberare le superfici interessate dai nuovi lavori;

2. Attività di scavo archeologico, a completamento della conoscenza del sito, ancora limitata per la presenza di alcune strutture moderne che in questa fase non possono essere ancora rimosse, quale il ponte di accesso all’area. Le attività di scavo, elemento di capitale importanza per il progetto, andranno pertanto supportate anche da interventi di natura strutturale. In particolare le indagini si concentreranno in tre zone: l’area centrale, corrispondente all’orchestra, la zona dell’edificio scenico, retrostante le nicchie e la zona superiore all’ima cavea.

3. Il restauro delle strutture archeologiche, non solo quelle che verranno portate alla luce nei nuovi scavi, ma anche parte di quelle attualmente visibili. I lavori coinvolgeranno in particolare le murature in elevato dei resti della galleria anulare tra l’ima e media cavea, in quanto l’operazione si rende necessaria sia per la conservazione del bene, sia per garantire la sicurezza dei visitatori in seguito all’ampliamento dei percorsi di visita che interesseranno in particolare questa zona. I restauri coinvolgeranno anche la così detta “aula dei pilastrini”, per la prima volta interessata dai percorsi di visita.

4. L’accessibilità fisica - i nuovi percorsi sono l’obiettivo principale dell’intervento. La proposta prende le mosse dalla volontà di attivare un duplice percorso di visita con un unico punto di partenza: Palazzo Maggi Gambara, per la prima volta reso accessibile al pubblico e allestito in modo tale da consentire a tutti di fruire di questo patrimonio universale unico, nella maniera più completa possibile.

LA LEGACY DI CAPITALE CULTURA

In particolare un itinerario permetterà, dall’attuale percorso del Corridoio UNESCO, di raggiungere e percorrere tutto l’emiciclo della cavea e di poter entrare negli ambienti al piano terra di palazzo Maggi Gambara, con la possibilità di fruire di strumenti a favore dell’accessibilità culturale e sensoriale e di potersi affacciare nell’area archeologica sottostante.

5. L’accessibilità senso-percettiva. Nella progettazione delle azioni mirate ad aumentare l’accessibilità del percorso museale, un’esigenza sarà quella di fornire una serie di strumenti fruibili da ampie categorie di pubblico, per garantire un più facile orientamento all’interno del complesso museale, fornendo un ulteriore sussidio per la preparazione della visita già prima dell’arrivo nel luogo fisico.

A tale scopo verranno utilizzati gli ambienti del piano terra nel corpo meridionale di Palazzo Maggi Gambara dove è prevista la collocazione di vari strumenti che si allineano (come identità visiva) e vanno ad integrare quelli già esistenti in altri spazi di visita, ma qui ancora assenti: segnaletica di orientamento, mappe tattili e sonore per i non vedenti e gli ipovedenti, così come una riproduzione in 3D del Teatro Romano o altre riproduzioni tridimensionali di oggetti dell’area archeologica. Uno o più filmati, che prevedono l’uso integrato di LIS, sottotitoli, audio, riprese video e/o disegni, consentiranno di trasmettere le informazioni necessarie per organizzare la visita più adatta alle proprie esigenze, mediante l’utilizzo di un linguaggio semplificato e uno stile accattivante.

Tali prodotti multimediali saranno inseriti e liberamente fruibili sulla pagina web istituzionale del museo e potranno fornire un ausilio e insieme un incentivo alla visita per diverse categorie di pubblico. Fondazione Brescia Musei prevede l'aggiornamento di tutti i propri strumenti promozionali e di supporto alla visita attualmente in uso, che saranno fruibili gratuitamente.

6. Lo studio e la diffusione della conoscenza sulle strutture e i reperti. Premessa ad ogni azione è lo studio sistematico delle attuali strutture a vista nonché di tutta la documentazione esistente, al quale andranno affiancati nuovi rilievi e letture stratigrafiche, considerati da Comune di Brescia e Fondazione Brescia Musei base imprescindibile di ogni azione progettuale.

Lo scavo archeologico di cui sarà oggetto l’area consentirà di ampliare le conoscenze sull’edificio e sulla relazione tra le strutture afferenti alle diverse fasi. Quest’operazione costituisce anche l’occasione per rivedere con maggiore attenzione situazioni lasciate insolute dalle precedenti campagne di scavo, condotte sull’edificio. Lo stato delle conoscenze, approfondito nell’occasione dei vari lavori, consentirà di presentare ai visitatori dati di grande interesse, che contribuiranno con grande peso nella ricostruzione delle dinamiche urbane della città e alla pianificazione di ogni eventuale azione in questo comparto urbano. Il risultato dei nuovi studi sarà inoltre oggetto di divulgazione (con incontri pubblici per studiosi, cittadini e studenti dei vari ordini di scuole) e comunicazione scientifica, anche attraverso una pubblicazione monografica.

7. Impianto elettrico, illuminotecnico e antintrusione. L’intervento prevede anche una revisione ed ampliamento dell’impianto per l’illuminazione notturna esterna della cavea del teatro, con l’installazione di nuovi proiettori per l’accento delle strutture monumentali esterne e per l’illuminazione di servizio per l’accesso all’area nelle ore serali o notturne.

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EVVIVA LA CICLOVIA

GIORGIO GORI E LAURA CASTELLETTI, SINDACI RISPETTIVAMENTE DI BERGAMO E BRESCIA, HANNO INAUGURATO LA CICLOVIA CULTURALE CHE COLLEGA BRESCIA A BERGAMO

È stata aperta il 13 aprile, la Ciclovia culturale Bergamo Brescia, l’ultimo tassello della grande esperienza che è stata Bergamo Brescia Capitale italiana della cultura 2023. Come per il cammino La Via delle Sorelle, anche la Ciclovia resterà in eredità come legame fisico fra i due territori che proseguiranno il percorso di progettazione comune in ambito turistico.

Il percorso che unisce le due città è composto da un itienrario principale di 76 chilometri e che attraversa ben 34 centri storici e borghi, 872 beni di interesse storico-culturale, 3 parchi regionali, 3 parchi locali e una riserva naturale.

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La Ciclovia culturale Bergamo Brescia è stata studiata con l’intento di coinvolgere il più ampio repertorio di siti di interesse culturale lungo il tracciato: il percorso principale ha una lunghezza complessiva di 76 km, di cui 39 in provincia di Brescia. La ricchezza storico-paesaggistica del territorio attraversato ha fatto sì che nel progetto siano stati inseriti alcuni “anelli ciclabili” che permettono di raggiungere luoghi di grande interesse, poco distanti dal tracciato principale, oltre a collegamenti necessari per raggiungere altre ciclovie, futuri sviluppi di itinerari e stazioni ferroviarie. Gli anelli ciclabili e i collegamenti si sviluppano per una lunghezza totale di 103 km, di cui circa la metà in provincia di Brescia: il percorso bresciano ha quindi un’estensione complessiva di circa 90 km. Il percorso della Ciclovia è stato studiato perché possa essere alla portata di tutti. Dai più sportivi alle famiglie sino alle persone con fragilità: chiunque potrà godere del percorso fra le bellezze culturali e naturalistiche delle due province. Anche chi utilizza l’e-bike, troverà lungo la strada numerosi punti di ricarica.

75 km

Il percorso in provincia di Brescia si congiunge con la parte bergamasca sul ponte tra Sarnico e Paratico. Il paesaggio del lago nei pressi di Paratico è connotato da insediamenti marcatamente turistici, dove l’affaccio al lago è caratterizzato da passeggiate, mentre immediatamente alle spalle si sviluppa un insediamento lineare lungo la strada provinciale. Il percorso piega, quindi, verso l’interno, nelle aree caratterizzate dalle torbiere del Sebino, area naturalistica e Sito di Interesse Comunitario. Il percorso prosegue nei territori ondulati della Franciacorta, caratterizzati da un fitto susseguirsi di vigneti, castelli, cascine e piccoli borghi storici ben conservati. Il paesaggio si fa più aperto e meno densamente urbanizzato, ed è possibile attraversare tratti di campagna ben curata e ricca. Fra Gussago e Cellatica il tracciato tocca insediamenti nuovamente connotati da un paesaggio più marcatamente periurbano: si alternano borghi storici a paesaggi produttivi, vigneti e nuovamente infrastrutture stradali e quartieri residenziali a bassa intensità.

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Bergamo
EVVIVA LA CICLOVIA

01. NATURA DEL PERCORSO

INQUADRAMENTO

La Ciclovia culturale tra Bergamo e Brescia. A destra l’affettuoso incontro a metà strada tra Laura Castelletti e Giorgio Gori

L’ingresso a Brescia avviene attraverso il quartiere residenziale Abba, caratterizzato da un’edilizia residenziale di piccole palazzine e villette degli anni ’60. Il tracciato attraversa la periferia industriale ovest di Brescia, costeggia gli stabilimenti Iveco e la caserma Randaccio, poi affianca il vecchio fossato ed entra nel centro storico attraverso il vecchio decumano, fino ad attraversare il cuore monumentale della città e raggiungere i resti romani e il monastero di Santa Giulia.

Nella provincia di Brescia, il percorso si snoda dalla città di Brescia passando per Cellatica, Gussago, Paderno, Passirano, Rodengo Saiano, Iseo, Provaglio, Cazzago San Martino, Capriolo e Paratico. Nell’iter di progettazione sono stati coinvolti anche il Parco dell’Oglio, il Parco delle Colline, il Parco delle Torbiere e Terre di Franciacorta.

Nella provincia di Bergamo i Comuni attraversati dalla Ciclovia sono, oltre a Bergamo, Bagnatica, Brusaporto, Carobbio degli Angeli, Castelli Calepio, Chiuduno, Costa di Mezzate, Credaro, Gorlago, Grumello del Monte, Montello, Orio al Serio, Sarnico, Seriate e Villongo.

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Brescia Iseo

GLI ACCHIAPPATURISTI

INTERVISTA ALLO SPECCHIO

PER I DUE PERSONAGGI CHE

HANNO RESO POSSIBILE IL

SUCCESSO TURISTICO DI BERGAMO E BRESCIA CAPITALI

DELLA CULTURA 2023

Testo Tiziana Genise

CHRISTOPHE SANCHEZ RACCONTA BERGAMO DOPO L’ANNO CAPITALE DELLA CULTURA

L’AD DI VISIT BERGAMO

RACCONTA COME LA

CITTÀ SI È TRASFORMATA CON L’ANNO CAPITALE DELLA CULTURA, IL

PRESENTE E IL FUTURO

DI UNA CITTÀ CHE

DIVIENE SEMPRE PIÙ IN-

TERNAZIONALE E PUN-

TO DI RIFERIMENTO PER TURISTI CHE HANNO VOGLIA DI CONOSCERE

UNA CITTÀ DAL RICCO

PATRIMONIO ARTISTICO E CULTURALE

Christophe Hubert Sanchez, Amministratore Delegato di Visit Bergamo, entra nell’Agenzia per lo sviluppo e la promozione Turistica della Provincia di Bergamo nel luglio 2016 dopo una lunga esperienza nel mondo dell’intrattenimento televisivo e un’esperienza politica come Capo di Gabinetto del Sindaco Giorgio Gori. Dopo l’anno che ha visto Bergamo Capitale della Cultura 2023, gli abbiamo chiesto la sua opinione sulla città, sul presente e sul futuro nella scena culturale e turistica italiana.

Com’è la città dopo l'anno Capitale della Cultura?

“L’anno appena concluso ci ha lasciato una vivacità culturale a tutto tondo: mi riferisco alla cultura in senso stretto ma anche cultura d'impresa, cultura nella sanità e nella sostenibilità. È rimasta la voglia e la consapevolezza di non interrompere questo percorso con la conseguente e necessaria ricerca di nuove modalità con cui proseguirlo senza, ovviamente, più poter contare su un budget che era stato stanziato per l’anno della cultura. Abbiamo capito che le due città sono diventate, in un raggio di 200 km, un centro di attrazione importante e le aspettative dei turisti sono ancora molto alte.”

Progetti per mantenere accesi i riflettori sulla città?

“L'attenzione rimane alta e la cabina di regia Bergamo Brescia esiste. I due Comuni continuano a lavorare insieme nella prospettiva di continuare questa grande esperienza che si sintetizza nel claim, dell’anno Capitale della Cultura, “crescere insieme” per affrontare le grandi sfide, anche, attraverso grandi progetti culturali.

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Marco Polettini viene nominato Presidente di Bresciatourism nel 2018 dopo una lunga esperienza nel settore del turismo come Presidente del Consorzio albergatori di Desenzano, consigliere in camera di Commercio in rappresentanza del settore turismo, vicepresidente nazionale Confesercenti e presidente provinciale di Assohotel. Polettini ha vissuto l’anno Capitale della Cultura con la preparazione di chi sa come affrontare un avvenimento di questa portata e così, ci siamo fatti raccontare come vede il presente e il futuro della Leonessa d’Italia tanto cara a Carducci.

Come è cambiata Brescia dopo l'anno capitale della cultura?

“L’anno Capitale della Cultura per Brescia si è inserito in un momento in cui la città aveva avviato un processo di promozione non facendosi così trovare impreparata: si era già svelata al turismo internazionale. Nel 2023 abbiamo avuto oltre 6 milioni di turisti, un incremento di oltre 2 milioni rispetto all’anno precedente e, considerato il solo centro storico, un +108% sul 2022. L’anno della Capitale della Cultura si è dimostrato un passaggio fondamentale e i numeri ci confermano l’importanza avuta anche per le attività commerciali e ricettive della città oltre che per gli stessi cittadini. Brescia ha moltissime opportunità sul panorama internazionale, sa e può porsi in modo vincente facendo leva anche sull’offerta che ha intorno a sé a partire dai laghi ma ora il paradigma è cambiato: è la città stessa la vera attrazione, con un bacino internazionale di visitatori. Una boutique destination nel Nord Italia”.

MARCO POLETTINI, PRESIDENTE DI BRESCIATOURISM, RACCONTA COME LA CITTÀ DI BRESCIA HA SAPUTO ACCOGLIERE UN INCREDIBILE NUMERO

DI TURISTI NELL’ANNO

CHE L’HA VISTA PROTAGONISTA SULLA SCENA

CULTURALE ITALIANA E COME STA MANTENENDO UNA TENDENZA

POSITIVA IN QUESTO 2024

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DOPO LA CAPITALE
MARCO POLETTINI: LA LEONESSA D’ITALIA
L’ANNO

A Bergamo progettualità ce n’è: abbiamo avuto la bellissima mostra di Yayoi Kusama che ha portato Bergamo a un livello internazionale ed è una strada che sicuramente cercheremo di ripercorrere perché abbiamo dimostrato che la città e il territorio sono in grado di accogliere artisti di altissimo livello e la città è pronta ad accogliere il pubblico degno di questi artisti”.

. L’afflusso turistico continua ad avere un trend positivo?

“Il trend rimane positivo, abbiamo un turismo internazionale - più del 75% dei turisti che pernottano a Bergamo è straniero – anche se noi lo definiamo “turismo di prossimità” perché con l’aeroporto che collega ben 119 destinazioni con Bergamo, li sentiamo un po' come fossero i nostri vicini. Continua a crescere anche il turismo intercontinentale che rispetto al 2019 ha segnato un +20% portando in città, tra gli altri, turisti americani, cinesi e indiani. Quest’ultimo è un mercato a cui porre grande attenzione perché gli indiani, che spesso si recano in Svizzera per villeggiare nella natura, trovano nella nostra città e nelle nostre colline altrettanto piacere ad un prezzo maggiormente competitivo”.

Come è cambiata la percezione di Bergamo rispetto ai laghi e alle città più vicine?

“Oggi non siamo più la città da visitare vicino al Lago di Garda, a Verona o a Milano ma siamo una città incantevole in cui soggiornare e dalla quale, facendovi base, andare a visitare in auto o in treno ciò che c’è intorno. Questo ci pone al centro del Nord Italia come destinazione competitiva anche perché, il nostro, è un turismo giovane, i nostri operatori turistici non hanno la cultura di generazioni nel turismo e la loro accoglienza è ancora molto onesta e pulita. Questo è stato dimostrato anche da un’indagine condotta con l’aeroporto che ha evidenziato che il 35% delle persone che hanno scelto Bergamo l'hanno scelta, certamente per la promozione fatta, ma, anche, per il passaparola di amici e conoscenti che ci avevano visitato”.

Come proseguire su questa strada?

“Insegnando ai giovani che vogliono lavorare nel turismo che il turista va trattato bene, va rispettato e che non bisogna approfittarsene: abbiamo un rapporto qualità prezzo in città molto competitivo e questo va mantenuto. Bisogna continuare a migliorarsi, studiare e educare la cittadinanza all’arrivo di un numero sempre maggiore di turisti vedendolo come un’opportunità e non come un impedimento”.

Dopo l’anno Capitale della Cultura si farà ancora sinergia con Brescia?

“Siamo uniti a Brescia attraverso due importanti opere infrastrutturali che sono La Via delle Sorelle e la ciclovia, un’esperienza bike, quest’ultima, sempre più importante nel settore turistico. Entrambe sono la manifestazione fisica del legame di due città che hanno lavorato molto bene durante l'anno della Capitale”.

Quale augurio si sente di fare a Bergamo?

“Le auguro di crescere ulteriormente dal punto di vista turistico perché c'è marginalità di crescita; di avere e di curare il più possibile le esperienze e le opportunità per i nostri ospiti in modo da trattenerli sul territorio; di lavorare sempre insieme agli altri territori perché per essere attrattivi bisogna essere grandi e presentarsi sul mercato con una pluralità di esperienze da offrire. Inoltre, continuerei a lavorare per rendere Bergamo il punto di riferimento di un viaggio, la base da cui spostarsi per visitare altro ma poi rientrare qui. Per fare tutto ciò, noi dobbiamo continuare a migliorare la nostra ospitalità ed educare gli ospiti al rispetto della città e delle sue regole”.

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CHRISTOPHE SANCHEZ GLI ACCHIAPPATURISTI

Il flusso di turisti, quindi, sta mantenendo un trend di crescita?

“Sei milioni di turisti avuti lo scorso anno sono una cifra da capogiro, non ci aspettiamo quest’anno aumentino con questo andamento ma il trend è comunque positivo in questi primi mesi del 2024. Lo scorso anno abbiamo assistito all’apertura di molte nuove case vacanze e, in generale, di un maggiore numero di strutture ricettive. È aumentato il turismo internazionale e quest’anno restiamo una destinazione importante per gli stranieri che ricercano nuove destinazioni che abbiano un patrimonio artistico e culturale di rilievo”.

Quali sono i Paesi da cui provengono i vostri turisti?

“La Germania rappresenta la fascia più importante seguita da Francia, Spagna, Svizzera e Inghilterra ma non mancano i turisti indiani, americani e cinesi. I nostri visitatori vogliono conoscere tutti gli aspetti della città, dall’offerta culturale, a quella gastronomica passando per lo shopping. Un importante cambiamento in atto è quello che vede gli americani, prima molto orientato al Lago di Como, spostarsi sul Garda e sulla nostra città. Dopo aver dialogato con Nord America e Medioriente, i due maggiori mercati alto spendenti al mondo, l’obiettivo di Brescia è aumentare l’afflusso di turisti da queste aree.

Ci sono dei progetti per mantenere alto l’interesse su Brescia?

“Da anni Brescia e Bresciatourism fanno attività di promozione del territorio per dare forma ai contenuti della promozione turistica internazionale mettendo in primo piano la Franciacorta, il Garda, le valli, la montagna, la città e i laghi. Si tratta di una spinta costante e continua che attinge da tutti gli appuntamenti che ci sono, come, ad esempio, quelli di Brescia Musei, delle pinacoteche e dal parco archeologico. Sono molto soddisfatto che si avvii la riqualificazione del Teatro Romano, per noi un fiore all’occhiello che una volta pronto sarà sicuramente una grande attrattiva storico-culturale per la città. Per continuare nel progetto di valorizzazione della città e della provincia abbiamo presentato un Piano di promozione turistica e valorizzazione territoriale del valore di 2 milioni di euro”.

Ci saranno nuove sinergie con la città di Bergamo? “Sinergia e fare rete sono un sistema che mi appartiene totalmente perché immaginare la promozione rilegata solo in un ambito ristretto non è positivo per nessuno. Dobbiamo valorizzarci, sostenerci e presentare un paniere di offerte appetibili per i nostri turisti. Ci troviamo tra Milano e Venezia, due pilastri, in mezzo c'è la nostra provincia che con la Franciacorta e il Garda ci trasforma in un importante hub di destinazione del Nord Italia rispetto alle provenienze dall'estero. Tutto questo anche grazie ai visitatori di Bergamo che arrivano qui atterrando all’aeroporto di Orio al Serio. E nella direzione di fare rete, abbiamo partecipato sul Lago di Como alla terza edizione della ‘Borsa Internazionale dei Laghi del Nord Italia’ che ha visto la promozione dell’offerta delle destinazioni turistiche sugli specchi d’acqua dolce”.

Cosa augura a Brescia per il futuro?

“Brescia ha un’enorme opportunità di crescita che avrà come diretta conseguenza l’aumento dei posti di lavoro a beneficio della cittadinanza ma anche del mantenimento del nostro patrimonio che è tanto ricco ma altrettanto fragile e complesso. Dobbiamo trasmettere alle generazioni future l’importanza di una buona promozione turistica, l’impegno e le opportunità per rendere la città sempre più attrattiva”.

EMILIO DEL BONO CON GIORGIO GORI ALLA FESTA PER L’INAUGURAZIONE DELL’ANNO

IN CUI BERGAMO E BRESCIA

SONO STATE CAPITALE ITALIANA

DELLA CULTURA

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MARCO POLETTINI

Riflessi di Ieva

GIOVANE FOTOGRAFA INNAMORATA DEL LAGO D’ISEO ESPONE LE SUE FOTOGRAFIE

AL PARLAMENTO EUROPEO PER UN PROGETTO CON L’ISTITUTO MARIO NEGRI

REFLECTIONS ON LAKE ISEO Fotografa Ieva Astrauskaite

Parlamento Europeo, Strasburgo

Swan Bar Area, 22-25 aprile 2024

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L’arte di Ieva Astrauskaite, fotografa lituana di fama internazionale di casa sul Sebino e la ricerca da parte degli studiosi dell’Istituto Mario Negri di Milano per tutelare il Lago d’Iseo. L’esposizione fotografica intitolata “Reflections on Lake Iseo”, nata in parallelo al progetto “Come sta il lago d’Iseo”, diventa di respiro europeo, grazie alle lenti fotografiche della giovane ma già provetta fotografa, che per la prima volta espone al Parlamento Europeo.

Le immagini scattate da Ieva Austrauskaite saranno protagoniste nella Swan Bar Area, in occasione dell’ultima seduta plenaria a cui parteciperà il presidente della Commissione Europea Ursula Von Der Leyen. L’iniziativa è stata proposta dall’Europarlamentare Danilo Oscar Lancini, che ha fortemente voluto la presenza dell’artista Sebino-Lituana che, tramite i suoi scatti analogici, ha raccontato non solo lo specchio d’acqua bresciano e bergamasco, ma anche le sue genti, le sue attività, la sua attrattività e la necessità di attuare pratiche sostenibili, in armonia con l’ambiente e la natura.

LA MOSTRA REFLECTIONS ON LAKE ISEO

La mostra fotografica "Reflections on Lake Iseo", realizzata in collaborazione con Eventificio, è stata presentata per la prima volta nel novembre 2023 attraverso una conferenza stampa tenutasi presso il Porsche Experience Center in Franciacorta. Successivamente, ha aperto le porte al pubblico nel suggestivo contesto del Centro Culturale Sebinia di Sarnico e all'interno delle sale del Castello Oldofredi, gentilmente messe a disposizione dal Comune di Iseo.

Prima di approdare a Strasburgo, Ieva ha esposto le sue opere presso il prestigioso Palazzo Pirelli, sede del Consiglio Regionale Lombardo, ricevendo un grande riscontro e apprezzamento da parte del pubblico. La mostra è composta di una ventina di fotografie scattate con metodo analogico.

Promotori del progetto:

Istituto di Ricerche Farmacologiche

Mario Negri – IRCCS

Paris College of Art

Eventificio

Partner:

Italian Institute For Planetary Health

Fipsas Bergamo- Brescia

Con queste premesse arte e scienza risultano così complementari, perché comunicano gli stessi messaggi ma a pubblici differenti con linguaggi diversi, essendo riflessioni del e sul medesimo soggetto: il Lago d’ Iseo.

CHI È IEVA AUSTRAUSKAITE

Ieva Austrauskaite, 27 anni, di origini lituane, ma con esperienze di vita in diverse parti del mondo, è laureata al Paris College of Art. “Fotografo per documentare il mondo che mi circonda. La mia più grande ispirazione per creare questa esposizione e per partecipare al progetto dell’Istituto Negri è stata la popolazione locale, che non manca di esprimere solidarietà e accoglienza. È la prima cosa che ho notato quando tre anni fa mi sono trasferita sul Lago d’Iseo. Le semplici interazioni quotidiane e le persone che lavorano insieme aiutandosi a vicenda sono uno dei punti salienti del mio lavoro. Durante il progetto ho potuto constatare l’importanza delle acque del lago e come vengono impiegate ogni giorno dalle persone che vivono qui: dall’agricoltura alle grandi aziende, passando per la preparazione del pane fino alla creazione di splendidi natanti. Il mio obiettivo è mostrare l’importanza delle acque del Lago d’Iseo nelle attività quotidiane”.

LA RICERCA DELL’ISTITUTO MARIO NEGRI

E LA COLLABORAZIONE CON IEVA

La ricerca scientifica dell'Istituto Mario Negri e l'arte di Ieva, convergono sullo stesso tema. Entrambi hanno l'obiettivo di valorizzare l'importanza, la profondità e le interazioni del lago con le comunità locali e i territori circostanti. Inoltre, entrambi sottolineano l'urgente necessità di preservare il lago, le sue tradizioni, la sua cultura e le sue acque, affinché questo prezioso patrimonio non vada perduto. L’istituto Mario Negri si è occupato della raccolta di campioni e dell’analisi delle acque lungo le sponde del Lago d'Iseo coinvolgendo le scuole del territorio. Centotrentotto studenti delle scuole delle sponde bergamasca e bresciana del lago, di Iseo e Predore, hanno effettuato i campionamenti dell’acqua del lago con l’obiettivo di realizzare una ricerca scientifica sull'inquinamento ambientale da plastica. Gli studenti, con il supporto dei sub della Fipsas (Federazione Italiana Pesca Sportiva e Attività Subacquee), hanno campionato l'acqua alla ricerca delle microplastiche, minuscole particelle più piccole di 5 millimetri, causate dal processo di degradazione della plastica stessa. Nei medesimi luoghi, negli stessi mesi, l’obiettivo analogico di Ieva ha catturato le persone, i luoghi, le emozioni e l’essenza del lago.

I RISULTATI

DELLA RICERCA

DELL’ISTITUTO

MARIO NEGRI

Nei campioni raccolti lungo la riva, sono stati individuati vari materiali plastici, tra cui nylon, cellophane e PET. Inoltre, è stata registrata una bassa concentrazione di microplastiche per litro d'acqua, relativa a ciascuno di questi polimeri. In tutti i campioni raccolti, in profondità e in superficie, sono state rilevate anche particelle di dimensioni più grandi appartenenti a tre polimeri comuni: polietilene, polistirene e PET. I valori più elevati sono stati riscontrati nei campioni prelevati lungo la riva e in profondità. Degradandosi, le microplastiche presenti nell’acqua del lago entrano nel ciclo alimentare e mettono seriamente in pericolo la salute di tutti gli esseri viventi. Le analisi sono state condotte, per le particelle più piccole fino a 5 micron (un millesimo di millimetro), con la microscopia infrarossa (micro-FTIR) per l’identificazione delle microplastiche; mentre per le particelle più grandi, fino a 500 micron, è stata impiegata la spettrometria di massa, una tecnica analitica molto potente che permette di misurare e identificare la presenza di determinate molecole all’interno dei campioni analizzati.

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EVA GEVORGYAN

Nata nel 2004 a Mosca, di cittadinanza armena e russa, Eva Gevorgyan è vincitrice fin da giovanissima di premi in più di quaranta concorsi pianistici internazionali negli Stati Uniti, Europa e Russia. Tra questi spiccano il primo premio al Cleveland International Piano Competition for Young Artists nel 2018, il primo premio al Concorso Pianistico Robert Schumann di Düsseldorf, il secondo premio e premio della stampa al Van Cliburn Young Artist Competition nel 2019. Più recentemente, ha ricevuto il Prix du Bern in Svizzera nel 2023, il Gran Premio al Russia National Orchestra Competition nel 2021, il premio ICMAInternational Classical Music Award nella categoria “Discovery of the Year” nel 2019, ed è stata la più giovane tra i finalisti del Concorso pianistico internazionale Chopin a Varsavia nel 2021.

VIENNA SKYLINE OMAGGIO AD ANTON BRUCKNER
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L’inaugurazione di Vienna Skyline ci trasporterà subito nell’atmosfera viennese e sarà anche l’occasione per omaggiare Anton Bruckner, compositore austriaco mai eseguito al Festival, di cui nel 2024 ricorrono i 100 anni della nascita. Accanto alla monumentale Sinfonia Romantica, eseguita dagli Stuttgarter Philarmoniker diretti da Dan Ettinger, uno dei più amati concerti di Mozart, il Concerto K 488, con solista Eva Gevorgyan. Già ospite lo scorso anno in recital, la pianista Eva Gevorgyan (classe 2004) è stata la più giovane finalista del Concorso Chopin di Varsavia nel 2021, oltre che primo premio al Cleveland International Piano Competition for Young Artists nel 2018 e al Concorso Pianistico Schumann di Düsseldorf, secondo premio e premio della stampa al Van Cliburn Young Artist Competition nel 2019.

Appuntamento venerdì 26 aprile alle ore 20.30 al Teatro Donizetti di Bergamo e sabato 27 aprile alle ore 20 al Teatro Grande di Brescia.

61° FESTIVAL PIANISTICO INTERNAZIONALE DI BRESCIA E BERGAMO

Anton Bruckner Arcadi Volodos © Marco Borggreve Sony Classical-2 Haochen Zhang @Benjamin Ealovega Grigory Sokolov Ph. Roberto Mora Martina Filjak Ax Emanuel Andras Schiff Pietro De Maria

A2A LIFE CARING:

Già oggi l’Italia è tra gli Stati con il più alto numero di anziani e nel 2050 le persone oltre i 65 anni rappresenteranno il 34,5% del totale. Il calo dell’indice di natalità è il riflesso di scelte personali, ma anche la risposta a cambiamenti nelle condizioni culturali, economiche e sociali. Lo studio Bocconi-A2A analizza queste dinamiche e l’impatto delle politiche sui trend demografici. Precedenti studi censiti dal Rapporto hanno stabilito che interventi aziendali a favore della genitorialità in contesti non italiani sono associati a un aumento medio del 12,7% nelle intenzioni di fecondità dei dipendenti. Si apre dunque lo spazio per un contributo del settore privato attraverso l’introduzione di iniziative virtuose.

“Il crollo demografico è una delle sfide più urgenti e complesse che l’Italia deve affrontare - ha affermato Renato Mazzoncini, Amministratore Delegato del Gruppo, durante il recente convegno organizzato da A2A su questo tema - e siamo consapevoli che le aziende hanno una responsabilità sociale a cui non possono sottrarsi e per questo, nel nostro nuovo Piano Strategico al 2035, abbiamo stanziato 120 milioni di euro per sostenere i nostri colleghi nel percorso di crescita dei propri figli, o nei loro progetti futuri di genitorialità. Ad esempioha proseguito Mazzoncini - abbiamo previsto un contributo annuale fino a 3.250 euro per i primi 3 anni di vita del bambino. Per il futuro del Paese è importante che realtà come A2A contribuiscano a supportare la pubblica amministrazione nel portare avanti politiche che garantiscano le migliori prospettive alle persone. L’auspicio è che la nostra esperienza possa essere di esempio per favorire un cambio culturale su questi temi.

A2A Life Caring, è un programma articolato, frutto di un importante accordo con le rappresentanze sindacali, e riconosce che l’essere genitori comporta sfide materiali e immateriali, soprattutto in termini di gestione del tempo e di impiego di risorse economiche. La creazione di un ecosistema lavorativo all’avanguardia, in cui le persone non sono chiamate a scegliere tra famiglia e professione, influisce anche positivamente sulla capacità di un’azienda di attrarre e trattenere i talenti. Il piano prende in considerazione tutte le dimensioni della genitorialità e si sviluppa lungo tre direttrici: Tempo, Supporto economico e Cultura. L’accordo prevede per tutte le mamme un mese aggiuntivo di maternità retribuito al 100% e un mese di congedo retribuito al 100% per tutti i neopapà. Il Gruppo inoltre contribuirà alle spese sostenute dai dipendenti per servizi relativi all’istruzione dei figli - come libri, tasse scolastiche, asili nido, baby sitter - differenziate per fasce di età e fino al compimento dei diciotto anni.

Per favorire la diffusione di un nuovo approccio al tema della conciliazione vita-lavoro, senza precludere la crescita professionale, A2A ha definito percorsi di sensibilizzazione rivolti al management e ai neo-genitori, che si aggiungono alle attività di divulgazione interne già in corso su fertilità e procreazione, sui risvolti medico-psicologici nei percorsi di maternità/paternità, sull’importanza di operare scelte consapevoli. Con questa iniziativa il Gruppo promuove una nuova visione di impegno sociale attivo da parte delle aziende con l’obiettivo di contribuire concretamente al benessere delle persone e alla crescita sostenibile del Paese anche attraverso il contrasto all’“inverno demografico”.

UN PIANO PER LA GENITORIALITÀ

A2A RAFFORZA I PIANI DI WELFARE

A BENEFICIO DELLE PROPRIE PERSONE CON IL PROGETTO “A2A LIFE CARING”, UN PIANO A SUPPORTO DELLA GENITORIALITÀ DEI DIPENDENTI CHE

PREVEDE INVESTIMENTI PER 120 MILIONI DI EURO AL 2035. UN PROGRAMMA AMPIO, COMPLETO E TRASVERSALE CHE TESTIMONIA L’IMPEGNO CONCRETO DEL GRUPPO NEL SOSTEGNO ALLA NATALITÀ IN UNA FASE STORICA

CARATTERIZZATA DAL CONTINUO CALO DEMOGRAFICO DEL PAESE.

IL LENTO MA COSTANTE DECLINO DELLA POPOLAZIONE ITALIANA È OGGETTO DEL RAPPORTO “LA NATALITÀ E LE SFIDE DELLA GENITORIALITÀ IN ITALIA: IL RUOLO DELLE AZIENDE PER UN NUOVO MODELLO DI WELFARE

SOSTENIBILE”, REALIZZATO DALL’UNIVERSITÀ BOCCONI CON IL SUPPORTO DI A2A, DAL QUALE È EMERSO CHE NEL NOSTRO PAESE LA FECONDITÀ È AL MINIMO STORICO E CHE NEL 2080

I RESIDENTI SCENDERANNO FINO A 45,8 MILIONI.

120 MILIONI DI EURO AL 2035 PER LE MAMME E I PAPÀ DEL GRUPPO
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RENATO MAZZONCINI, AMMINISTRATORE DELEGATO DEL GRUPPO A2A

WORLD WATER DAY 2024:

AMBIENTEPARCO HA

INAUGURATO IL MURALE

“IL SOGNO DELL’ACQUA”

DI VERA BUGATTI AL PARCO DELL’ACQUA

IL SOGNO DELL’ACQUA VERA BUGATTI

VERA BUGATTI

CLASSE 1979

CLaureata in Lettere a Parma, lavora come bibliotecaria. Dal 2010 si dedica all’arte urbana, creando pezzi anamorfici su asfalto-parete e installazioni in luoghi abbandonati. Attiva dal 2008 ed esperta dello Street Painting anamorfico dal 2015, ha dipinto in Italia e all’estero. Considera l’Arte Urbana come una declinazione della sua poetica artistica, con costanti rimandi alla vivibilità del pianeta, ai turbamenti dell’uomo e ai temi sociali.

Su due pareti esterne dell’edificio bianco sito nell’area sud del Parco dell’Acqua, già sede nell'estate 2023 dell'installazione "Ghiacciaio come casa", è stato dipinto un murale di oltre 100 mq dal titolo "Il sogno dell'acqua". L’opera, creata dall’artista bresciana Vera Bugatti, evoca la visione onirica di un ambiente acquatico e vuole essere un omaggio a chi si prende cura dell’ambiente, promuovendo la divulgazione della sostenibilità. Il murale raffigura un immaginario dall’atmosfera sospesa, abitato da figure umane e animali: sono un uomo anziano e una bambina, appoggiati l’uno all’altra; compaiono poi un cavalluccio marino, un pesce persico, una medusa, una tartaruga. I protagonisti del murale sono metafore: il vegliardo barbuto dalla capigliatura folta è un provato e preoccupato Poseidone, ormai lontano dalla forza della divinità ellenica; accanto a lui la bambina tiene in braccio un polpo, ha lo sguardo alzato verso la luce, in un atteggiamento di attenzione e curiosità. Il pezzo è realizzato in anamorfosi e va osservato da un punto preciso, indicato a terra, da cui è possibile fruire correttamente della composizione. Guardando singolarmente le due facciate si nota, infatti, che i personaggi presentano delle strane deformazioni mentre raggiungendo il punto di osservazione, si ritrovano nella giusta prospettiva.

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AGOSTINO FERRARI

Oltre la soglia del SEGNO

BRESCIA, MUSEO DIOCESANO (VIA GASPARO DA SALÒ 13)

FINO AL 5 MAGGIO 2024

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L’ESPOSIZIONE RIPERCORRE, ATTRAVERSO 13 DIPINTI E 10

CERAMICHE, GLI ULTIMI DUE DECENNI DI PRODUZIONE

DELL’ARTISTA MILANESE, TRA I PIÙ INTERESSANTI PROTAGONISTI DEL PANORAMA CREATIVO ITALIANO

CONTEMPORANEO. A CURA DI ELENA DI RADDO E MARIACRISTINA

MACCARINELLI

al 5 maggio 2024, il Museo Diocesano di Brescia ospita una retrospettiva dedicata ad Agostino Ferrari (Milano, 1938), tra i più interessanti protagonisti del panorama creativo italiano contemporaneo, che analizza gli ultimi vent’anni di ricerca artistica. L’esposizione, curata da Elena Di Raddo e Mariacristina Maccarinelli, presenta 13 dipinti e 10 ceramiche, che raccontano l’evoluzione del segno, tema focale della ricerca artistica di Ferrari, ma solamente attraverso una selezione di opere che vanno dai dai primi anni duemila a oggi.

Il titolo della rassegna, Oltre la soglia del SEGNO, ricorda come tutta la poetica di Agostino Ferrari si sia sviluppata proprio intorno al segno, caratterizzandone la sua cifra espressiva più peculiare, per poi rinnovarsi e trasformarsi nel tempo. A partire dai primi anni Sessanta con l’indagine di un segno-scrittura primordiale, avanzata nell’ambito del gruppo del Cenobio, continuata con l’inserimento della dimensione spaziale e teatrale come altro elemento portante. Negli anni Settanta, Ferrari inizia a concentrarsi sui valori psicologici del colore fino a realizzare l’Autoritratto, unica installazione della sua carriera; successivamente la sua attenzione torna a focalizzarsi sul segno pittorico che diviene racconto, per poi evolversi nello spazio della tela grazie anche all’utilizzo della sabbia nera, fino ad emergere dalla superficie oggettivandosi.

Orari:10.00-12.00; 15.00-18.00 Chiuso mercoledì

Ingresso alle collezioni del Museo e alle mostre: Intero: €8,00; ridotto: € 4,00

Informazioni: tel. 030 40233

museo@diocesi.brescia.it www.museodiocesano.brescia.it

Fino

030.3752369

Associazione artistica e culturale Giobatta Ferrari ed Emilio Rizzi Piazza della Loggia 11/f -
Brescia www.aref-brescia.it info@aref-brescia.it
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333.3499545 Potessero le mie mani sfogliare la luna!

Sculture di Giuseppina Fontana

Sabato 6 aprile presso la Galleria di SpazioAref è stata inaugurata la mostra della scultrice Giuseppina Fontana “Potessero le mie mani sfogliare la luna!”. La presentazione della mostra è a cura di Milena Moneta; l’esposizione rimarrà aperta a ingresso libero fino al 5 maggio 2024, dal giovedì alla domenica dalle 16 alle 19.30.

Milena Moneta, nel suo testo critico alla mostra, afferma che nella sua esperienza artistica “Fontana ha virato decisamente verso la figura: il corpo umano le risulta il miglior conduttore di emozioni, senza dispersioni di sorta. [...] Lei stessa ha definito la materia un ‘diario su cui annotare il mio stato d’animo’-, indagando nell’intimo femminino. Prevalgono infatti nella sua produzione figure di donne, portatrici di delicatezza e dolcezza, doti che insegue come aspirazioni e proposta, puntando all’essenziale, ad una intimità lontana da riflettori e ribalte, a individuare ciò che è autentico. [...] E ancora contro ogni omologazione ci ripete che il vero capolavoro sono le persone nella loro irripetibile unicità. Per questo le superficie non sono mai lisce, levigate, abbellite: la creta mostra le sue rugosità e il modellato ha un che di non finito, le pose sfidano anche equilibri precari a dirci che siamo cangianti, fragili, destinati a decomporci e svanire, e se siamo noi, siamo anche gli altri. [...] Figure assorte sulla soglia del mistero, ripiegate in se stesse alla ricerca di un senso che forse si nasconde proprio dentro di noi, sospese in un a-tempo e in un non-luogo - l’arte conduce sempre ad un ‘altrove’ - in una sospensione che cristallizza l’istante e suscita a volte uno struggimento, una nostalgia di qualcosa che si è perduto. E la terra, mai liscia, in cui la lavorazione resta visibile, quasi a dire la fatica del vivere e del divenire, a volte colorata con l’ingobbio, nella contrapposizione e nell’equilibrio dei volumi, tra pieni e vuoti, chiari e scuri, persino in quel tratto apparentemente non finito dice molto di più del realismo da cui sgorga.

In quell’essere assopito, ma vibrante, prorompe la forza del femminile: donne apparentemente remissive, ma non scalfite dalle ingiurie che -gli uomini, il tempo, il potere, la sorte...possono riversar contro, assenti da un presente non sempre entusiasmante e proiettate verso uno spazio-tempo più felice e più giusto (ideale o ricordo), certo meno consumistico, si perdono, come le più rare figure maschili che fanno capolino, nell’incanto poetico, adagiate sul silenzio che si ribella al frastuono privo di significanza, invitando gli sguardi ad attingere all’immaginazione di cui sono capaci”.

Giuseppina Fontana, classe 1972, vive e lavora a Collebeato (Bs). Dopo il diploma presso il Liceo “V. Foppa” con il maestro Tullio Cattaneo, si laurea in Architettura al Politecnico di Milano. La passione per l’arte e in particolare per la scultura, la portano a elaborare un linguaggio autenticamente personale e originale attraverso un’armoniosa complementarietà di ricerca interiore e prassi tecnica costante. Per informazioni: www.fontanagiuseppina.it

Presentazione della mostra a cura di Milena Moneta

Fino al 5 maggio 2024

Ingresso libero da giovedì a domenica dalle 16 alle 19.30.

Piazza della Loggia 11/f www.aref-brescia.it info@aref-brescia.it 030.3752369

NERO NERO ORO FABRIZIO PLESSI

A cura di Riccardo Caldura

La Fondazione Alberto Peruzzo di Padova festeggia gli 84 anni del Maestro e lo stretto legame con l’artista con una mostra site specific che fonde sostanza aurea e materia oscura e per la prima volta coinvolge tutti gli spazi dell’ex chiesa con le opere di un solo artista. Con una mostra che per la prima volta occupa tutti gli spazi dell’ex Chiesa di Sant’Agnese con le opere di un solo artista, Fondazione Alberto Peruzzo riprende il dialogo mai interrotto con un grande Maestro dell’arte contemporanea italiana: Fabrizio Plessi.

Fino al 13 ottobre 2024, la mostra monografica Nero Oro, a cura di Riccardo Caldura, celebra gli 84 anni di uno dei protagonisti della storia dell’arte contemporanea italiana, in occasione della 60° edizione della Biennale Arte di Venezia. Dopo Mari Verticali al Padiglione Venezia dei Giardini della Biennale (2011), Liquid Life. Liquid Light alla Biennale Arte del 2015, e L’Anima di Pietra al Museo Pushkin di Mosca (2018), ancora una volta Padova e la Fondazione rendono omaggio a un grande artista veneziano di adozione, che con questo progetto espositivo racconta la sostanza aurea, al tempo stesso preziosa e rigeneratrice, incorruttibile e benaugurante, capace di fondere tradizione e innovazione, classicità e tecnologia, in dialogo con il Nero.

Il progetto Nero Oro mette in scena non soltanto una dialettica, ma anche la rappresentazione di un processo alchemico che rimanda al passaggio dalla notte al giorno, dalla materia grezza alla massima

espressione umana, e si compone di tre momenti articolati nelle tre aree principali dell’edificio del XII secolo: nella Navata un’opera aurea, archetipo di un mosaico, dialoga idealmente con i frammenti d’affresco del Trecento ritrovati nel corso del restauro e tutt’ora esposti nell’ex chiesa; nell’Ipogeo, dove sono esposti alcuni reperti archeologici, una colata d’oro sembra invadere i resti di una strada romana ancora visibile; nella ex Sacrestia, oltre 100 disegni raccontano l’evoluzione del tema dell’Oro nella poetica di Plessi.

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Fino al 13 ottobre 2024

Fondazione Alberto Peruzzo

Nuova Sant’Agnese, via Dante, 63 - Padova

DIABOLIK E FERROVIE NORD, ALBO SPECIALE E MOSTRA PER CELEBRARE LA NASCITA DI UN MITO. L’IDEA DI UN PRODOTTO

EDITORIALE PER ADULTI NASCE A CADORNA DA UN’INTUIZIONE DI

ANGELA GIUSSANI

Dal 25 marzo scorso distribuzione gratuita del fascicolo e apertura dello spazio in stazione. La pubblicazione di un albo speciale con un’avventura originale di Diabolik, impegnato a districare il “segreto di Cadorna” e la realizzazione di una mostra, con statue, pannelli e oggetti all’interno della stazione. Sono questi i due omaggi che FERROVIENORD ha deciso di offrire per celebrare un pezzo di storia poco noto ma molto importante.

LA STORIA DI DIABOLIK

La nascita di Diabolik nel 1962 è infatti strettamente legata alla storia delle Ferrovie Nord e in particolare alla stazione di Milano Cadorna. Proprio osservando i pendolari che salivano e scendevano dai treni, l’editrice Angela Giussani ebbe l’idea di creare un fumetto tascabile per adulti di lettura facile e agevole e che potesse essere goduto in un tempo pari a quello necessario per arrivare al centro di Milano, partendo dalle città e dai paesi lombardi serviti dalle linee delle Ferrovie Nord. A sottolineare ancora di più questo legame c’è anche un dettaglio logistico. La Casa Editrice Astorina aveva sede in via Leopardi 25, letteralmente a due passi dalla stazione di Cadorna che, con il suo fiume di gente in ingresso e in uscita, fu appunto ispirazione per la nascita di un vero e proprio mito, la cui notorietà e il cui successo sono ancora enormi dopo 62 anni.

LA DISTRIBUZIONE DEL FUMETTO E LA MOSTRA

Fino al 24 aprile, nella stazione di Milano Cadorna, si potranno dunque ammirare gli oggetti, le immagini e gli approfondimenti in mostra sulla storia di Diabolik e ritirare la propria copia gratuita dell’albo speciale “Diabolik e il segreto di Cadorna” (disponibile fino a esaurimento). Per accedere agli spazi dedicati a queste due iniziative, è richiesta la prenotazione, utilizzando questo link: https://tinyurl.com/83mkre4f

La mostra e la distribuzione del fascicolo avranno gli stessi orari: dal lunedì al venerdì dalle 13.00 alle 19.00 nella galleria a cui si accede sulla destra prima dei tornelli,entrando in stazione da piazzale Cadorna dall’ingresso sulla destra. Un’esposizione di statue che rappresentano i personaggi e le figure più importanti di Diabolik sarà collocata al centro dell’atrio. Alcuni contenuti aggiuntivi e di approfondimento (testi, immagini, interviste video) sono disponibili su una piattaforma on line a cui si accede da smartphone e tablet tramite un QR code stampato sulla seconda di copertina del fumetto stesso. Questo il link di accesso alla piattaforma: https://www.globalmedia.mobi/ cadorna/dk.php

E IL SEGRETO DI CADORNA
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“Per ricordare e celebrare il curioso intreccio di storie tra Diabolik e le Ferrovie Nord - ha sottolineato il presidente di FERROVIENORD Fulvio Caradonna - abbiamo deciso di promuovere queste iniziative. La riscoperta di un pezzo importante del nostro passato è la conferma, una volta di più, del significato profondo e della centralità che le nostre aziende hanno avuto nella società lombarda, nella vita e nell’immaginario di tantissime persone, a partire dal 1877. È un patrimonio culturale ricchissimo che siamo impegnati a valorizzare con tante attività. Ne voglio ricordare solo due: il Museo Virtuale, dove i materiali di questa iniziativa troveranno la loro collocazione permanente e la ristampa ed esposizione dei manifesti storici di Carlo Dradi”.

DIABOLIK VA IN CERCA DI UN MISTERIOSO TESORO

DESCRIZIONE FUMETTO E STORIA

La storia “Diabolik e il segreto di Cadorna”, nata da un’idea di Gianni Bono, è stata scritta da Mario Gomboli, storico soggettista di Diabolik, oggi direttore editoriale della Casa Editrice

Astorina, e illustrata da Riccardo Nunziati, disegnatore molto apprezzato dai fan del Re del Terrore. Affascinato da una leggenda legata alla stazione Cadorna, Diabolik va in cerca di un misterioso tesoro. Quando lo troverà, scoprirà un inedito dettaglio del suo passato… “Quando mi è stato chiesto di inventare una storia ambientata nella stazione Cadorna - ha dichiarato Mario Gomboli, direttore editoriale di Astorina - mi sono chiesto come portare Diabolik in mezzo a treni e pendolari. Treni e pendolari che, si narra, tanti anni fa avevano attirato l’attenzione di Angela Giussani. Quindi il Re del Terrore ha un debito d’onore verso quei binari: ecco la chiave della narrazione”.

FLOATING GLASS MUSEUM

CONTEMPORARY ART AND SUSTAINABLE DESIGN TO FIGHT

Lo studio di architettura Luca Curci Architects presenta Floating Glass Museum, un progetto innovativo in cui i confini tra arte e natura si sfumano e l’acqua diventa una tela per l’espressione contemporanea. Il progetto è stato concepito in collaborazione con Giulia Tassi Design e un team internazionale di architetti e designer con il supporto dell’intelligenza artificiale. Ispirato dal ricco patrimonio culturale veneziano e dall’intricato artigianato della lavorazione del vetro, il Floating Glass Museum fonde tradizione e innovazione, con un design all’avanguardia e una dedizione alla sostenibilità: attraverso una meticolosa ricerca dei materiali e l’attenzione all’ambiente circostante, il museo sarà un santuario dove la storia del vetro incontra la sperimentazione contemporanea. Floating Glass Museum rappresenta un’iniziativa globale, un simbolo di consapevolezza ambientale, uno spazio unico dove convergono arte, natura e tradizione: la fusione equilibrata di arte contemporanea e design sostenibile che inviterà alla contemplazione, alla riflessione e alla scoperta. Il progetto sarà presentato in diverse città colpite dal cambiamento climatico come Dubai, New York, Hong Kong, Singapore e Busan.

LIVELLI DEL MARE E CAMBIAMENTI CLIMATICI

Il cambiamento climatico sta colpendo ormai tutti i paesi di ogni continente. Sta distruggendo gravemente le economie nazionali, le comunità e i paesi oggi e ancor più domani. I modelli meteorologici stanno cambiando, il livello del mare sta aumentando, gli eventi meteorologici stanno diventando più estremi e le emissioni di gas serra sono ora ai livelli più alti della storia. Entro il 2100, gli scienziati prevedono che il livello del mare aumenterà di almeno un altro piede (0,3 metri), ma forse fino a 8 piedi (2,4 metri), se continuiamo le emissioni di carbonio al ritmo attuale (NASA – The Effects of Climate Change).

CLIMATE CHANGE 44

TIMELESS TIME

Dopo il grande successo riscosso a Palazzo Reale di Milano e a Palazzo Albergati di Bologna, il prossimo 16 maggio arriva a Palazzo Bonaparte di Roma una delle mostre fotografiche più visitate dell’anno: “Timeless Time” è un viaggio tra gli scatti iconici e senza tempo di Vincent Peters che, fino al 25 agosto 2024, presenta una selezione di lavori in bianco e nero in cui la luce è protagonista nel definire le emozioni e raccontare le storie dei soggetti ritratti e della loro intima capacità di riflettere la bellezza. Christian Bale, Monica Bellucci, Vincent Cassel, Laetitia Casta, Penelope Cruz, Cameron Diaz, Angelina Jolie, Gwyneth Paltrow, David Beckham, Scarlett Johansson, Milla Jovovich, John Malkovich, Charlize Theron, Emma Watson e Greta Ferro sono solo alcuni dei personaggi famosi i cui ritratti sono esposti a Palazzo Albergati.

Scatti realizzati tra il 2001 e il 2021 da Vincent Peters che, usando un’illuminazione impeccabile, eleva i suoi soggetti a una posizione che spesso trascende il loro status di celebrità. Se è vero che la moda deve parte del suo fascino alla fugacità, al suo passare di moda, Vincent Peters cerca di forzare questo automatismo creando fotografie che escono dal tempo.

La mostra a Palazzo Bonaparte cerca di raccontare questo filo rosso, lo sguardo umanistico di un fotografo che ha fatto sua tutta la nostra tradizione occidentale ed italiana. Ritratti di donne e uomini, personaggi noti, frammenti di una storia che dura oltre lo scatto fotografico, come fosse un film. Classici e moderni, angelici e torbidi come le madonne ed i signori ritratti dai pittori. Visioni iconiche, in bianco e nero, senza tempo. Fotografie che, come le opere d’arte della città eterna, non esauriscono ciò che hanno da dirci e durano per sempre.

La mostra è prodotta e organizzata da Arthemisia in collaborazione con Nobile Agency ed è curata da Maria Vittoria Baravelli.

NY 2008 140x180 cm
PETERS 46
Vincent Peters, Charlize Theron
VINCENT
Vincent Peters, Vincent Cassel, Paris 2008 70x90 cm

VINCENT PETERS

TIMELESS TIME

BIOGRAFIA

Vincent Peters nasce a Brema, in Germania, nel 1969 e all’età di vent’anni si trasferisce a New York per lavorare come assistente fotografo. Tornato in Europa nel 1995, ha lavorato per diverse gallerie d'arte e su progetti personali e nel 1999 ha iniziato la sua carriera presso l'agenzia di Giovanni Testino come fotografo di moda. Negli anni Vincent Peters si specializza nei ritratti di celebrità, scattando campagne leggendarie per riviste di tutto il mondo, distinguendosi con il suo stile cinematografico. Il suo portfolio comprende lavori per brand come Armani, Celine, Hugo Boss, Adidas, Bottega Veneta, Diesel, Dunhill, Guess, Hermes, Lancome, Louis Vuitton, Miu Miu, Netflix, solo per citarne alcuni. Le sue opere sono state esposte in gallerie d'arte internazionali tra cui, ad esempio, Camera Work a Berlino, Fotografiska a Stoccolma e il prestigioso Art Basel in Svizzera.

Vincent Peters.

Timeless Time

Palazzo Bonaparte

Piazza Venezia, 5 Roma

Fino al 25 agosto

2024

T. + 39 06 87 15 111 www.mostrepalazzobonaparte.it

Vincent Peters, Monica Bellucci, Biarritz 2006 Vincent Peters, Christian Bale, LA 2012
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DIARIO SERENO

Mio nonno, ultra novantenne, poco prima di morire mi disse: “Goditi la vita perché passa in un attimo”. Pensai che fosse una “boutade” vista la sua età vetusta, ma oggi, che i due terzi della mia vita li ho già passati, ho capito che aveva mille ragioni. È vero che il tempo è relativo, ma qui sulla Terra continua a scorrere in un modo strano e ambiguo: lento quando si è giovani, sempre più veloce man mano che si invecchia. Ha un diverso peso anche durante i momenti di felicità e di sofferenza, che sono molto differenti in funzione dell’età. Quando sei giovane ti abitui alla routine, fai le stesse cose tutti i giorni senza nemmeno accorgetene. Ti svegli alla stessa ora, fai colazione, spendi tempo per recarti al lavoro, pranzi velocemente, timbri di nuovo il cartellino, poi alla sera ti rimetti in coda per tornare a casa, spesso un semplice bilocale di periferia, ti siedi a tavola per la cena, un po’ di TV e poi a letto in attesa della nuova sveglia. In ufficio o in fabbrica poche parole, sempre uguali e ripetitive, con i colleghi e silenzio assoluto con la tanta gente che incontri per strada, magari senza nemmeno scambiare uno sguardo. Così è uguale ogni giorno e tu sei pure felice di avere un posto fisso, pensando a quanti invece non ce l’abbiano. Non presti attenzione nemmeno a quale sia il tuo vero ruolo all’interno di un’organizzazione rigida in cui, in realtà, sei un semplice numero riportato sul tuo badge. Ti senti un privilegiato, anche se lavori per meno di 1.500 € al mese, per poi far ricco il tuo datore di lavoro. È una “comfort zone” che accoglie la maggioranza di noi. Intanto gli anni passano e qualcosa sembra non tornare più. Il nostro corpo a 25 anni comincia ad invecchiare, la nostra mente 4 anni prima. Ogni giorno il nostro chilo e rotti di cervello deve analizzare oltre 76.000 pensieri automatici e con l’età questa quantità inizia a diventare pesante, viscida e difficilmente ricordabile. Le energie per intraprendere nuove strade iniziano a diminuire e sono bloccate dalla paura per il nuovo perché, quando non si è più giovani, il vecchio appare più rassicurante. Allora nasce spontanea una domanda dentro di noi: “Ma io sono veramente felice?” E qui sorge un altro dubbio: “Cosa è veramente la felici-

FUOCHI DI PAGLIA di

tà?” La risposta più semplice è che è l’opposto del dolore e della sofferenza, ma è una considerazione che non soddisfa e che non crea un obiettivo chiaro. Perché se chiedete agli altri cosa sia per loro la felicità, otterrete o una non risposta o una miriade di risposte diverse. Ciò dipende dalla differente e soggettiva percezione delle soddisfazioni personali che possono essere influenzate da cose esteriori e da cose interiori. Nel diario di una vita, le esteriorità sembrano pesare di più quando si è giovani, mentre da anziani contano maggiormente le interiorità. Ma ogni cosa esterna dice all’individuo che egli è il nulla, mentre ogni cosa interna lo persuade che egli è il tutto. Senza voler troppo filosofeggiare, ciò significa che la sensibilità emotiva aumenta col passare degli anni e da qui nasce la malinconia, una sorta di senile romanticismo, e la nostalgia dei ricordi. Il problema dei problemi è che il tempo porta continuamente sofferenza, per cause molto diverse, che va ad aggiungersi ad altra sofferenza che si è già accumulata nel lungo trascorso. E così le pagine del diario, man mano che scorrono, si riempiono di tanti dolori: dai lutti ai fallimenti, dalla mancanza di denaro ai veleni mentali, dai rimpianti ai rimorsi. Non c’è una regola generale per essere felici in assoluto, ma c’è una strada che può condurre alla serenità. Non è semplice, ma inizia da un percorso interiore che parte dalla consapevolezza dell’impermanenza, che cioè in questo mondo tutto, prima o poi finisce. Terminano le cose belle come quelle brutte. E allora vorrei scrivere nell’ultima pagina del mio diario questa riflessione: il passato non c’è più, il futuro non esiste ancora e l’unica cosa che abbiamo da vivere è il presente. E non è un caso che si chiami come un regalo.

Alla prossima e in alto i cuori leggeri.

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Giorgio Paglia

PRIMA LA SALUTE INFORMAZIONI & CURIOSITÀ

Associati

DIABETE, INQUINAMENTO DA TRAFFICO E ALCOOL: ECCO I FATTORI MODIFICABILI PIÙ DANNOSI PER LA DEMENZA

Diabete, inquinamento dell’aria legato al traffico e abuso di alcool: sono i fattori di rischio per la demenza più dannosi tra 15 modificabili individuati nell’ambito di uno studio basato su scansioni cerebrali, condotto da un gruppo di ricercatori dell’Università di Oxford. Dopo aver individuato una regione del cervello, rappresentata da una rete specifica di neuroni, che mostra una degenerazione più precoce in età avanzata e che è particolarmente vulnerabile a schizofrenia e malattia di Alzheimer, il team ha valutato le influenze genetiche e modificabili su questa zona, esaminando esami di imaging cerebrale relativi a 40mila partecipanti over 45 anni, inclusi nella UK Biobank. Il team ha esaminato 161 fattori di rischio per la demenza, classificandone l’impatto sulla rete cerebrale vulnerabile. Tra i fattori modificabili considerati, oltre ai tre più dannosi – diabete, inquinamento e alcol – figurano: pressione sanguigna, colesterolo, peso, fumo, depressione, infiammazione, funzionalità uditiva, sonno, socializzazione, dieta, attività fisica e livello di istruzione. Fonte: Nature Communications 2024

LO STRESS IN GRAVIDANZA LASCIA UN SEGNO

NEL CERVELLO DEL NASCITURO

Secondo una ricerca italiana, appena pubblicata su Molecolar Psichiatry, le complicazioni alla nascita sono associate a un rischio più elevato di sviluppare la schizofrenia, depressione e disturbi affettivi. Alla luce di questa nuova conferma, risulta quindi ancora più importante educare le donne a vivere la gravidanza con la massima attenzione per la loro salute e per quella del nascituro. Fonte: La Repubblica - Salute

ASMA ZERO WEEK

È dedicata in particolare alle persone con asma non controllato l’edizione 2024 di «Asma zero week», l’iniziativa di informazione e sensibilizzazione che, nelle settimane dal 13 al 17 maggio e dal 27 al 31 maggio, offrirà l’opportunità di ricevere delle consulenze specialistiche gratuite in uno dei 40 Centri specializzati di pneumologia e allergologia distribuiti in tutte le Regioni italiane. L’attenzione è rivolta soprattutto ai pazienti con asma grave. I pazienti che volessero aderire possono prenotare una consulenza chiamando il numero verde 800 628989. Fonte: Corriere della Sera - Salute

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ITALIANI BOCCIANO IL SERVIZIO SANITARIO NAZIONALE

Italiani insoddisfatti del Servizio sanitario nazionale, liste d’attesa insostenibili per circa 9 su 10 (per 88% degli italiani si aspetta troppo per una prima visita, per l’85% per esami diagnostici specifici o per esami di controllo e per l’84% per interventi chirurgici) e difficoltà di accesso alla specialistica; sette italiani su 10 ritengono che il governo debba investire maggiormente nel sistema sanitario pubblico: sono in estrema sintesi i risultati di un’indagine dell’EngageMinds HUB, il Centro di ricerca dell’Università Cattolica di Cremona diretto da Guendalina Graffigna. Di positivo c’è che quasi 6 italiani su 10 si sentono in un buono stato di salute. Fonte: Ansa - Salute

DIETA “SALVAVITA”: ARINGHE E ACCIUGHE

AL POSTO DELLA CARNE ROSSA

Il pesce di piccola taglia al posto della carne rappresenta potenzialmente un salvavita. Lo afferma una ricerca giapponese pubblicata sulla rivista “BMJ Global Health” che mostra che sostituire la carne rossa con aringhe, sardine, acciughe o altri pesci piccoli potrebbe salvare fino a 750.000 vite l’anno nel 2050 e ridurre significativamente i casi di disabilità da malattie correlate alla dieta. Fonte: TGCom24 - Salute

DODICI MILIONI DI ITALIANI

DORMONO MALE

Dormire almeno 7-8 ore per notte è fondamentale per la salute psico-fisica di ogni individuo. Un sogno quasi irrealizzabile, quello del riposo salutare, per oltre 13 milioni di italiani. Una persona su sette, infatti, soffre di questo problema cronico, una vera e propria patologia, mentre a una su 5 è successo almeno una volta di fare i conti con la difficoltà ad addormentarsi, seppur per un breve periodo di solito legato a particolari momenti della vita (un lutto, una separazione, la perdita del lavoro, ecc.). Fonte: IlSole24Ore - Salute

ALCOL, L’ALLARME DELL’ISTITUTO SUPERIORE DI SANITÀ: “3,7 MILIONI DI ITALIANI BEVONO FINO AD UBRIACARSI”

In Italia “si registrano 36 milioni di consumatori di alcol”, con “10 milioni e 200mila italiani sopra i 18 anni” che “hanno bevuto alcol quotidianamente. Ma spiccano i 3,7 milioni di ‘binge drinker’ (chi abusa delle bevande fino ad ubriacarsi), soprattutto maschi di tutte le età (104mila sono minori)”. E’ l’allarme che lancia l’Osservatorio nazionale alcol dell’Istituto superiore di sanità, Ona-Iss, nel report in cui ha rielaborato attraverso il Sisma (Sistema di monitoraggio alcol), anche per il Programma statistico nazionale, i dati della Multiscopo Istat, in occasione dell’Alcohol Prevention Day (Apd). I dati verranno presentati il prossimo 18 aprile, nel corso di un workshop internazionale in programma presso la sede dell’Iss. Fonte: Adnkronos

LINFOMA DIFFUSO A GRANDI CELLULE B, VIA LIBERA AIFA A UN NUOVO FARMACO

Via libera da AIFA, l’Agenzia Italiana del Farmaco, a glofitamab, nuovo tipo di immunoterapia per le persone adulte affette da linfoma diffuso a grandi cellule B (DLBCL) che sono state già sottoposte a due o più linee di terapia sistemica senza risultati. Si tratta di una terapia chemio-free pronta all’uso e quindi immediatamente somministrabile, quando necessario, che vanta una durata fissa, ovvero 12 cicli da circa 21 giorni ciascuno. Fonte: Il Messaggero

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PIÙ FORTI PER CRESCERE

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Da sinistra: Alessandro Ballan, Gabor Deak, Antonio Bevilacqua, Beppe Colleoni e Renato D’Aprile (ph. NB Agency)

PRESENTATO IL TEAM MBH BANK – COLPACK BALLAN CSB, UN PROGETTO INTERNAZIONALE PER LA CRESCITA DEI TALENTI DEL FUTURO

Il 14 febbraio è stato presentato, presso il Life Source Hotel di Bergamo, il nuovo Team MBH Bank - Colpack Ballan CSB, formazione Continental, che ha annunciato il suo passaggio al professionismo nel 2025. Il team ha una storia ultra trentennale e negli anni ha visto oltre 1500 atleti indossare questa maglia. Il legame con il territorio è forte anche quello con la famiglia Gimondi infatti Norma Gimondi era alla presentazione del team. La novità, che balza agli occhi dalla denominazione è l’ingresso del nuovo partner ungherese MBH Bank, la banca più diffusa in Ungheria e che impiega 9.000 persone.

A fare gli onori di casa il team manager, Antonio Bevilacqua, che ha così ringraziato ufficialmente Beppe Colleoni, e l’azienda Colpack, per i tanti anni al fianco del team. Presente a Bergamo Gabor Deak, che guida la cordata ungherese che ha avviato il nuovo progetto di sviluppo ciclistico. Un disegno che vede coinvolti anche i corridori ungheresi della categoria Junior, già presenti allo stage di Calpe (Spagna).

IL RINGRAZIAMENTO

“Ringrazio Beppe Colleoni per tutti questi anni insieme. Sia chiaro non è un addio - le prime parole di un emozionato Bevilacqua - e diamo il benvenuto a Gabor Deak (di MBH Bank) nel nostro gruppo. Voglio sottolineare come in questi anni, grazie a Colleoni e gli altri partner ci sia stata data l’opportunità di salire in cima al mondo. Abbiamo ancora negli occhi la vittoria mondiale, in pista, con Filippo Ganna e la Parigi Roubaix U23. Inoltre, il titolo Mondiale U23 strada di Filippo Baroncini ed il Giro d’Italia U23 con Juan Ayuso, nel 2021. Ricordo infine che alle Olimpiadi di Rio eravamo presenti con 3 atleti su 4 del quartetto”.

Beppe Colleoni ha rivissuto alcuni momenti tra le lacrime, dopo aver ricevuto la maglia di Campione Europeo, recentemente conquistata in pista, direttamente da Matteo Bianchi. “Il ciclismo è lo sport che da sempre mi appassiona e Antonio è sempre stato vicino a me ed alla mia famiglia. Lo ringrazio e ci prepariamo alla nuova avventura insieme”.

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MBH BANK

È poi toccato a Gabor Deak : “Siamo fiduciosi che questa partnership rafforzerà la posizione del Team MBH Bank Colpack Ballan CSB in Italia e siamo convinti che avrà anche un impatto internazionale, poiché, grazie alla cooperazione in essere, i ciclisti ungheresi potranno allenarsi e crescere in questa categoria di alto livello, portando così il ciclismo ungherese ad uno step successivo.”

SIMONI E ZOLTAN

Sul palco anche Gilberto Simoni e Zoltan Bebto, che hanno lavorato alla buona riuscita della partnership. In particolare l’ex scalatore trentino sarà il coordinatore del progetto Junior.

BALLAN E CSB

Sono intervenuti anche Alessandro Ballan, della Ballan SPA, e Renato D’Aprile della CSB, Commerciale Siderurgica Bresciana.

“Per noi è il 5° anno - dichiara Alessandro Ballan - ed abbiamo visto crescere tanti talenti. Ci sarebbe piaciuto trattenerli nel team per più tempo, ma il ciclismo ora viaggia veloce. Abbiamo lavorato bene nello scouting e ripartiamo motivati. Ogni anno è una nuova sfida”.

GLI ATLETI A prendere la parola anche le stelle tel team a partire dal capitano Sergio Meris “Punto alle corse dure con tante salite. Per me è un anno decisivo”. Suggestiva l’accoppiata di ruote veloci formata da Samuel Quaranta ed Edoardo Cipollni (figlio e nipote di Ivan Quaranta e Mario Cipollini). Attesa anche per Matteo Ambrosini, vincitore di Capodanno 2023. “Sento di aver lavorato bene, punto alle gare internazionali”.

La stella ungherese è invece Mark Valent, campione nazionale U23 nel 2023: “Non vedo l’ora che arrivi l’inizio delle gare. Gareggiare in Italia è una grande opportunità per tutti noi ungheresi”.

Renato D’Aprile: “Il ciclismo ci ha saputo emozionare e questo è il nostro terzo anno. Un mondo che ci ha pian piano appassionato. La nostra è un’azienda vende materiale siderurgico e potremmo trovare affinità di business con i nuovo partner ungheresi”.

I TECNICI: I Direttori Sportivi Gianluca Valoti, Flavio Miozzo, Davide Martinelli e Beppe Dileo hanno poi introdotto la squadra. “Un gruppo giovane, motivato e completo per competere su tutti i terreni. Faremo un calendario internazionale e ci siamo preparati con scrupolo in visita del calendario internazionale”.

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ROSSELLA DILEO: I ringraziamenti finali sono toccati all’anima organizzativa del team, Rossella Dileo. “Affrontiamo una sfida ambiziosa. Il nostro pensiero è per i ragazzi, che affronteranno una stagione impegnativa e per tutti quelli che ci supportano: sponsor, tecnici, volontari, accompagnatori e tutte le figure professionali che compongono un team”.

PIÙ FORTI PER CRESCERE

GLI OSPITI: La giornata è stata aperta dall’intervento del Presidente della FCI, Cordiano Dagnoni, e dal Commissario Straordinario della Lega Ciclismo, Cesare Di Cintio. In sala anche Norma Gimondi e diversi campioni come Ivan Gotti, Eddy Mazzoleni, Mirko Celestino, Claudio Corti, Davide Cassani, i CT Marino Amadori e Marco Velo. (A cura di V. Visciglio)

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RAFFAELE SICIGNANO

Durante il periodo quaresimale, diversi suoi quadri sono stati affissi nella Chiesa di S. Maria Immacolata di Longuelo.In particolare, in occasione della Domenica delle Palme, è stata presentata per la prima volta al pubblico la tua ultima opera, Passeggiata a Gaza. “Ho raccolto con gioia l’invito di Don Massimo Maffioletti che mi ha rivolto questa proposta, nell’ambito delle settimane della cultura organizzate dalla Diocesi di Bergamo. L’opera inedita che abbiamo esposto sul muro del confessionale della Chiesa è una riflessione sul mondo attuale.

Il titolo prende spunto dalla poesia del 1913 del futurista Aldo Palazzeschi, La passeggiata, nata nel contesto storico antecedente la Prima Guerra Mondiale. Oggi noi viaggiamo - passeggiamo - attraverso il web e i social: io ho catturato le immagini trasmesse della rete e le ho rielaborate attraverso le mie emozioni, per riflettere, interrogare. Perché succede questo? La domanda è retorica, ma mi premeva affrontare questo tema. Il lavoro, tre metri e mezzo di lunghezza per uno e venti di altezza, si compone di più tele e materiali messi insieme, per un totale di trenta tasselli. Lastre di ferro, cocci, pezzi di tessuto, cemento, proiettili sono forme e oggetti che si trasformano, decontestualizzati dalla loro natura originaria, in una sorta di quaderno di viaggio che testimonia l’efferatezza del conflitto. È una passeggiata nella guerra di Gaza ma non solo, è una passeggiata nelle guerre di tutto il mondo”.

La tua è un’arte che riflette sull’attualità. Qual è il pensiero che emerge?

“Come dicevo, la mia ultima opera è una passeggiata nella guerra, che ritrae scene distruzione e di morte, ma credo che non possiamo e non dobbiamo fermarci a quel tipo di morte: è necessario andare al di là e indirizzare lo sguardo verso un sole che si accende, portandoci altrove, denunciando. In qualità di artisti abbiamo l’obbligo e la responsabilità di farci e porre delle domande, dobbiamo dichiarare che ci deve essere un oltre, che può essere la fede o un altro concetto etico”.

Quindi esiste una speranza nell’umanità?

“Assolutamente sì. La mia non è una denuncia negativa. Il senso della vita deve essere sempre positivo, non può essere altrimenti! Quando parlo di positività intendo che dobbiamo avere la bellezza nella mente e davanti agli occhi. Come suggerisce il titolo di una delle mie opere esposte nella chiesa di Pizzigoni, La terra è sorretta da luci: siamo sostenuti dalla bellezza della luce, nonostante le ombre siano molte e facciano male”.

Dalle tue opere traspare sempre la spiritualità cristiana. “È vero, anche se io mi definisco piuttosto un artista rispettoso del dubbio. Per esempio, la serie degli Ex voto è una raccolta nata in un momento difficile della mia vita, quando ho vissuto momenti dove la paura della morte ha bussato alla porta di casa. Ex voto è la materializzazione della mia gratitudine a chi o a cosa ci guarda, come le offerte che si trovano nei luoghi della fede; è un insieme di opere che esprimono la mia personale preghiera e le emozioni provate in quel periodo”.

Qual è la tua poetica?

“Affronto diversi temi ma lo stile formale è sempre lo stesso, è un percorso di ricerca che porto avanti dagli anni ‘90. Tempo fa ho realizzato a Trescore una mostra sul paesaggio,Vibrazione nella visione. La vibrazione è quello che si prova davanti a un tramonto, a uno sguardo…Davanti alle cose belle. Io voglio questo nelle mie opere: trasmettere la bellezza che si percepisce nel corso di una passeggiata al lago, guardando la luce, le trasparenze… Se non abbiamo una bellezza interiore, non riusciamo a esprimere noi stessi”.

Raffaele Sicignano nasce a Pompei nel 1970. Frequenta il Liceo

Artistico di Napoli allievo di Errico Ruotolo e l’Accademia di Belle

Arti di Napoli dove compie gli studi nel 1994. Vive e lavora a Trescore Balneario. Ha al suo attivo molte mostre personali e collettive; si occupa di progettazione artistica e si dedica con passione alla formazione delle nuove generazioni. Le sue creazioni sono molto materiche: terra, sabbia, cenere, fili di tela o di panno o di tappeto, pane, carbone, cocci, chiodi e persino residui bellici, attraverso la rielaborazione dell’artista acquisiscono una nuova vita, fondendosi per trasmettere emozioni, suscitare pensieri, porre quesiti.

Il corpus dei suoi lavori attraversa diversi temi, con un’attenzione al mondo che ci circonda, ma lo stile formale rimane costante, in un percorso che si snoda dai primi anni Novanta ad oggi, alla continua ricerca di un messaggio di speranza e di bellezza.

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Anna Donatini - ph. Paolo Stroppa

TRASMETTERE BELLEZZA

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Come sei arrivato a Bergamo?

“Mi sono trasferito nel 1993, appena finiti gli studi, in seguito al concorso nazionale di calcografia promosso dal comune di Gorlago in cui vinsi il primo premio; un concorso vivo ancora oggi, grazie a persone incredibilmente appassionate d’arte, che ora fanno parte della mia vita. Mi innamorai di questi luoghi e decisi di trasferirmi. Qui ho costruito le mie radici, un altro tema importante per me. Bisogna creare le proprie radici e devono essere profonde. Come? Con un’etica pulita, rispettando le persone e il luogo in cui decidi di vivere. Entrare a far parte di una dimensione collettiva di cui devi sentirti parte attiva”.

Ti occupi anche di progettazione artistica?

“Mi piace molto. Da 13 anni, a Trescore, grazie all’amministrazione comunale, abbiamo dato vita a uno spazio espositivo - Le stanze - dove proponiamo un programma annuale con mostre che coinvolgono artisti di diverse generazioni, chiamando fino ad ora più di trenta tra pittori, scultori, fotografi, performer, incisori, disegnatori. In questo modo ha preso vita un ‘luogo del confronto’, che organizza anche laboratori gratuiti per i bambini delle scuole. L’idea è di offrire alla comunità un ambiente dove assimilare la bellezza e dare uno spazio nel quale i giovani talenti possano esprimersi”.

Lavori a contatto con i giovani e ti impegni molto nella formazione. “Penso che se riusciamo a raccontare ai ragazzi il nostro passato, la cultura, la bellezza, forse quello che succede ora a Gaza non arriverà più, o almeno me lo auguro.

A Trescore proponiamo percorsi educativi dedicati alle nuove generazioni per conoscere l’arte e il nostro territorio, come il progetto dedicato allo scultore Tobia Vescovi (autore delle sculture della Biblioteca Angelo Mai), connesso alla riscoperta della Val Cavallina e del suo Museo; o ancora, il cammino espositivo dedicato alla poetica di Dante, che ha coinvolto 150 ragazzi della scuola secondaria di primo grado e circa 100 bambini della scuola primaria”.

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Il tuo sogno artistico?

“Il mio sogno è trasmettere ai ragazzi la bellezza, dare la possibilità di potersi emozionare, per così dire: davanti a una carezza all'arte, incondizionatamente, nel tempo: come l’amare il domani.

Vorrei realizzare un progetto che rimanga stabile nel tempo, dove educare all’arte le generazioni future; avere uno spazio libero dove tutti, in maniera gratuita, possano disegnare, ascoltare musica, scrivere, esprimere il loro lato artistico: crescere nella coscienza dell’arte”.

RAFFAELE SICIGNANO

Yuri Ancarani

Giulia Andreani

Giorgio Andreotta Calò

Meris Angioletti

Marina Apollonio

Stefano Arienti

Micol Assaël

Vanessa Beecroft

Marco Belfiore

Elisabetta Benassi

Ruth Beraha

Simone Berti

Tomaso Binga

Monica Bonvicini

Lupo Borgonovo

Chiara Camoni

Ambra Castagnetti

Guglielmo Castelli

Maurizio Cattelan

Giulia Cenci

Francesco Clemente

Danilo Correale

Roberto Cuoghi

Enrico David

Patrizio di Massimo

Binta Diaw

Sara Enrico

Chiara Enzo

Alessandra Ferrini

Linda Fregni Nagler

Giuseppe Gabellone

Elisa Giardina Papa

Piero Golia

Massimo Grimaldi

Petrit Halilaj

Adelita Husni Bey

Luisa Lambri

Armin Linke

Lorenza Longhi

Marcello Maloberti

Margherita Manzelli

Diego Marcon

Masbedo

Jacopo Miliani

Daniele Milvio

Alek O.

Adrian Paci

Giulio Paolini

Giuseppe Penone

Diego Perrone

Alessandro Pessoli

Gabriele Picco

Paola Pivi

Maria Rapicavoli

Michele Rizzo

Pietro Roccasalva

Giangiacomo Rossetti

Andrea Salvino,

Arcangelo Sassolino

Alessandro Sciarroni

Marinella Senatore

Elisa Sighicelli

Rudolf Stingel

Grazia Toderi

Patrick Tuttofuoco

Grazia Varisco

Nico Vascellari

Francesco Vezzoli

Sislej Xhafa

Shafei Xia

FONDAZIONE NICOLA TRUSSARDI
70 I NUOVI MOSTRI A cura di Massimiliano Gioni 60
ITALIA

Dall’8 aprile scorso, e per le prossime settimane - in concomitanza con miart, l’Art Week e la Design Week - con il progetto ITALIA 70 - I NUOVI MOSTRI, a cura di Massimiliano Gioni, la Fondazione Nicola Trussardi riporta l’arte nelle strade di Milano diffondendo centinaia di immagini realizzate da 70 artisti.

Era il 2004 quando, con I NUOVI MOSTRI – UNA STORIA ITALIANA, la Fondazione aveva disseminato tra le strade di Milano, dal centro alla periferia, centinaia di poster realizzati da sedici giovani artisti italiani: un’antologia di sguardi sull’Italia e la sua mutevole identità che diventò un’irriverente occupazione degli spazi pubblici.

A vent’anni da quell’esperimento pionieristico – tra le prime incursioni con cui la Fondazione Nicola Trussardi iniziava a portare l’arte contemporanea nei luoghi più inaspettati della città – la Fondazione torna a quel format coinvolgendo questa volta 70 artisti che operano in Italia, tra grandi maestri e talenti emergenti, per un intervento di arte pubblica che sviluppa ed espande l’idea di museo mobile con cui la Fondazione Nicola Trussardi trasforma da tempo la città in un grande palcoscenico per l’arte contemporanea.

I 70 artisti coinvolti sono stati invitati dalla Fondazione a produrre ognuno un’immagine inedita o a scegliere un’opera speciale da riprodurre su centinaia di manifesti: tutte le immagini realizzate saranno dunque protagoniste di una massiccia campagna di affissioni pubbliche che tappezzerà le strade e le piazze e che coinvolgerà addetti ai lavori e curiosi in una caccia al tesoro da un estremo all’altro della città, disegnando una nuova mappa di Milano, dal Cimitero Monumentale al Centro Storico, da City Life a Porta Romana.

Insieme, le immagini di ITALIA 70 compongono una collezione temporanea di arte a cielo aperto: un museo metropolitano, nascosto tra le comunicazioni commerciali, che riflette i desideri e inquietudini dell’Italia di oggi.

SETTANTA ARTISTI ITALIANI HANNO INVASO LE STRADE DI MILANO
Marina Apollonio Patrizio di Massimo Paola Pivi Giulio Paolini
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Alessandro Sciarroni

“Un quadro deve venire al mondo esattamente come un albero. L’albero spinge per se stesso, obbedendo alle leggi della natura, ma non spinge per dare ombra, fiori o frutti. L’ombra, i fiori, i frutti sono risultati naturali. Ma l’albero non bada a loro”.

Vassilij Kandinskij

Stefano Caglioni:

L’INAFFERRABILITA’

DELL’ARTE

di Fernando Noris, scritto in occasione della mostra delle opere di Caglioni presso il Quadriportico del Sentierone nell’ottobre 2008. Le foto della casa del pittore sono di Paolo Stroppa

Che Stefano Caglioni non abbia badato a nient’altro che a sé, avviandosi sul terreno della sua sperimentazione d’artista, è nelle cose e nella sua storia personale. Si è limitato a guardare crescere il suo albero, senza curarsi di altro. O di altri.

L’interesse che i prodotti della sua espressione hanno suscitato, dopo essersi generati a rimorchio di brucianti esperienze mentali e scelte di vita camaleontiche, è sicuramente divergente, e anche di molto, tra quanto gli riserva l’attenzione di un selettivo pubblico e l’indifferenza, apparente, che lui stesso dedica a quanto produce. Mondi assolutamente incomunicanti.

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Alla forza d’urto di una così dirompente individualità, non può corrispondere solo l’alone dello stereotipo di una paternalistica accoglienza, che, di solito, si riserva a quanti ci sfiorano con la loro esistenza di ombre, accettate soltanto se restano confinate nel ben marcato perimetro del loro essersi costituite in icone istranite. Ci deve essere altro in questa furia grafica, gestuale e cromatica di Caglioni, in questa sua estraneità linguistica, così paradossalmente programmatica e divagante.

Il protagonismo del personaggio, condizionato dal luogo comune di una eccentrica visibilità, tende ad attribuire ai risultati del suo lavoro figurativo, sovraccaricanti contraddizioni, che forse esistono solo in letture che gli rimangono del tutto estranee.

Al riguardo, va decisamente rivendicata all’opera d’arte una radicale autonomia, soprattutto rispetto a possibili implicazioni autobiografiche riferite al suo autore: non che esse non debbano esser tenute presenti. Solo devono essere accompagnate dall’avvertenza che nessuna di esse, in nessun caso, nemmeno nei più coinvolgenti fatti esistenziali, esaurisce totalmente la poetica di un autore.

La vicenda artistica di Stefano Caglioni non può esser solo il racconto della sua escalation verso un suo progressivo straniamento di creatore di non luoghi e di non cose.

Inevitabilmente, per il solo fatto di essere stata evocata all’esistenza, questa foresta inestricata di segni e tracciati, diventa un percorso simbolico, quasi da ossessiva fiaba contemporanea. La profondità di questo intenso pathos del vivere, nella sua forse inconclusa consapevolezza, non può non sollecitare una più acuta riflessione sul senso dell’arte, che, al certo, non ha bisogno di farsi soccorre da definizioni o da classificazioni.

Fosse anche solo per la sua insistita provocazione di raccontare alla nostra civiltà, troppo sazia di tutto, anche di immagini, la nostalgia di assenze, pesanti come ricordi rimossi o mai avvertiti. Un “vuoto” da riempire, sembra all’origine dello slancio produttivo antagonista di Caglioni; di un suo dipingere come affermazione della sua identità di esserci.

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Basterebbe scorrere, del resto e anche disordinatamente, un elenco di suoi titoli, per ricostruire un immaginario visionario che racconta di una espressionistica poesia di cose, persone e ambienti. Astrazione del colore nella mente, Alla pittura dell’essere razionale, Al centro del sesso colorato, Lacerazione della luce, Centralità mistica ascetica del Paradiso, Costruzione, Compenetrazione aerogemetrica, Composizione astratta lineare, Tersicore musa della musica, Elisir d’amore, Situazione alcol, Vibrazione colore blu… Si incontrano (e si scontrano) immagini fosfo-rescenti di Città Alta, Porta Nuova e Porta S.Giacomo, con improbabili Grattaceli di New York rigorosamente a finestre cieche; Autoritratti, liquidi di trasparenze frontali (anche quello nelle fattezze di un poverocristo), e figure di donne-madonne come Donna Luna, Donna seduta, Donne velate, o animali come la testa di Cavallo, dallo sguardo sorprendentemente umano o il profilo egizio di una schematica Atalanta. Stracciate nature morte di fiori, superstiti vetri di bottiglie, crocifissioni parenti prossime dei Calvari di Bretagna, città di realtà e di fantasia sono accompagnate, come tutti gli altri dipinti del resto, da vistose firme, con nome e cognome, come a imporre la marchiatura di un territorio precariamente e temporaneamente occupato con il soggetto dipinto. Queste grandi scritte diventano esse stesse elemento figurativo di una presenza, che traduce in pura gestualità, una più recondita gestualità narrativa. Linee rette e circonvoluzioni, dal ritmo consape-volmente musicale, si alternano in un linguaggio governato da una cifra altamente dinamica del colore: segno di una ascendenza, tipica dei vari espressionismi che hanno attraversato l’ultimo secolo di pittura in Italia e in Europa e della lezione di chi ha perifericamente avvertito le suggestioni di una certa pop art, anche casalinga. C’è un dipinto di Stefano Caglioni, che, più di altri, rivela qualcosa di questi misteriosi fenomeni carsici dell’andare e venire di certe forme in pittura. Si tratta di Situazione alcool. Da una caverna di blu elettrici, strappati dal cielo, la visione si apre a una landa di rosso purissimo, solcato da striature fiammeggianti come lampi. Con le reminiscenze soggettive forse non si fa storia dell’arte. Ma sia lecito affermare, da parte di chi scrive, che in questa visione di lirica dissipazione, c’è molto di quanto è possibile leggere in certi lavori di Mario Schifano. E ciò sia detto, in conclusione, per porre fine, almeno, alla patetica e sconclusionata definizione di Caglioni come “Ligabue bergamasco”.

Abitare un sogno, può liberamente affrancare Stefano Caglioni, dal dovere di rendere conto a chicchessia di condivisioni non richieste. L’ombra, i fiori e i frutti del suo albero non rientrano nell’interesse inafferrabile del suo fare artistico. E del suo vivere. (Fernando Noris)

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Stefano Caglioni: L’INAFFERRABILITA’ DELL’ARTE

AMARCORD

Ogni tanto mi viene in mente qualcosa dei trascorsi di questo giornale. Questa volta, passando da via S. Bernardino diretto al nuovo spazio Gres Art 671, il pensiero è volato a Stefano Caglioni che abitava poco distante e alla sua casa, un appartamento al piano terra in una casa popolare. Ricordo che andai a trovarlo in quella che era la sua casa ma anche lo studio dove dipingeva a getto continuo regalando i suoi lavori a chi gli portava tele colori e bottiglie di Barbera e che oggi si trova tra le mani una piccola fortuna. In mancanza di tele, Stefano aveva affrescato ogni spazio di quella casa che quasi certamente è stata ristrutturata cancellando tutto. Ritrovo in archivio quelle foto, alcune mai pubblicate, e mi viene la nostalgia di andarlo a trovare. Salgo in macchina e dopo dieci minuti sono presso la struttura che lo ospita, ormai da molti anni. C’è un bel raggio di sole dopo giorni di pioggia della Pasqua. Lo trovo nel cortile all’entrata, come se mi stesse aspettando. È più magro rispetto all’ultima volta ma l’aspetto tutto sommato non è male. 74 anni. Mi riconosce e lo accarezzo sulle mani. Qualche risata ricordando quella casa, i santi, le madonne i papi e Padre Pio, come se fosse una cappella privata… E poi i suoi pennelli su tutto ciò che lo circonda in una baraonda di colori, scritte, invocazioni… preghiere. Dipinto il frigorifero, la caldaia, le finestre e mentre ero lì ricordo che dipinse un televisore che qualcuno gli aveva portato…

Ci beviamo un caffè e la cameriera mi informa che ha ricominciato a dipingere. Lo aiuta un volontario che, d’accordo con i familiari di Stefano, vende poi i quadri devolvendo metà del ricavato in beneficenza e metà all’autore ritornato così a mettere su tela i suoi sogni. Chiedo a Stefano se è contento e mi risponde sorridendo: “Certo, guadagno anche un po’… Sai - mi confida - c’è stata una tipa che prima di Natale è venuta a trovarmi, con un po’ di moine mi ha portato in terrazza e, una volta rimasti soli, ha tirato fuori una piccola tela e i colori, chiedendomi di fare il ritratto della figlia di cui mi mostrava una foto… Io stavo al gioco ma la signora è stata scoperta e rimproverata”.

Tra me penso a quale livello di fantasia arriva certa gente per riuscire a possedere una tela firmata dal Cagliù. E anche a quanto si pentirà chi, senza riflettere, ha distrutto gli affreschi di via S. Bernardino che in assoluta esclusiva vi mostriamo in queste pagine insieme alla nota scritta dal Prof. Fernando Noris in occasione dell’esposizione di alcuni quadri di Caglioni avvenuta nel 2008 sotto i portici del Sentierone a Bergamo.

Curiosità: in quell’occasione avevamo ricostruito una delle stanze della casa di Stefano nella quale erano riprodotti gli affreschi che aveva fotografato Paolo Stroppa. Alla fine della mostra vi fu un’asta dei quadri donati da alcuni amici e anche quella casetta venne divisa in quattro, quanti erano i lati della stessa e comprata da altrettanti appassionati che oggi ne possiedono un quarto ognuno. Se per caso qualcuno di loro ci legge, si potrebbe ricomporre quella magica stanza. (V.E.Filì)

Roberto Vignola, vicedirettore generale di Fondazione CESVI

“La situazione nella Striscia di Gaza è catastrofica e continua a peggiorare: la carestia incombe e i bambini muoiono di fame. Mai avremmo immaginato di dover portare alimenti salvavita alle porte dell’Europa”. È l’allarme lanciato da Roberto Vignola, vicedirettore generale di Fondazione CESVI, che ha appena portato 18 tonnellate di Plumpy’Nut nell’enclave palestinese, per salvare i bambini gravemente malnutriti. A quasi sei mesi dallo scoppio del conflitto del 7 ottobre scorso, sono almeno 27 i bambini palestinesi morti per fame e disidratazione, mentre 7 bambini su 10 sotto i due anni soffrono di malnutrizione acuta nella Striscia di Gaza, dove lo stato di carestia è ormai imminente. Nella guerra, i 335mila bambini palestinesi con meno di 5 anni e i 135mila sotto i 2 anni sono coloro che corrono i rischi più gravi a causa della scarsità di cibo. Il 90% dei più piccoli non riceve adeguati allattamento materno e cibo complementare.

Il Plumpy’Nut consegnato da CESVI è un alimento a base di pasta di arachidi arricchita di proteine e sali minerali, usato come cibo terapeutico pronto all’uso per i bambini gravemente sottopeso, nelle situazioni di emergenza umanitaria. È particolarmente adatto alle situazioni estreme, perché non va diluito con acqua e può essere somministrato facilmente in qualsiasi contesto, evitando rischi di contaminazione. Sono 180mila le bustine di cibo terapeutico consegnate da CESVI a diversi ospedali e cliniche mediche di Gaza, che attraverso le proprie équipe si stanno occupando di somministrare la terapia alimentare a migliaia bambini affetti da malnutrizione acuta grave e moderata.

STRISCIA DI GAZA: CESVI C’È

NELLA STRISCIA DI GAZA FAME A LIVELLO ‘CATASTROFICO’

E CARESTIA IMMINENTE: MALNUTRIZIONE ACUTA PER 7

BAMBINI SU 10 SOTTO I 2 ANNI, 27 MORTI PER FAME. “PER

LA PRIMA VOLTA LA FAME ALLE PORTE DELL’EUROPA”: CESVI DISTRIBUISCE 18 TONNELLATE DI CIBO SALVAVITA (PLUMPY’NUT) AI BAMBINI GRAVEMENTE MALNUTRITI

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“Noi di CESVI da quasi 40 anni operiamo per contrastare la malnutrizione infantile in diversi contesti nel mondo, come nel Corno d'Africa, da sempre afflitto da queste problematiche. È la prima volta che ci troviamo a operare nel settore della malnutrizione in un Paese così vicino come Gaza, è qualcosa che non ci saremmo mai immaginati. In questa situazione di gravissima emergenza possiamo portare la nostra expertise sperando di salvare dalla fame il numero più alto possibile di bambini, a cominciare da quelli gravemente malnutriti”, ha aggiunto Vignola.

“A ottobre CESVI ha aderito all’appello urgente per il cessate il fuoco lanciato a livello internazionale, nella speranza di evitare la catastrofe umanitaria nella Striscia di Gaza. Non è accaduto: continuiamo a contare i morti e veder crescere la distruzione”, ha concluso, “intervenire è una responsabilità collettiva, sebbene sia complicato dall’insicurezza sul campo e dalle difficoltà logistiche”.

Lo stato di carestia è ormai imminente nel nord della Striscia di Gaza: se le condizioni non miglioreranno, sarà dichiarato entro maggio (Integrated Food Security Phase Classification IPC dell’Onu ). In generale, nell’intero territorio, entro luglio è destinato a salire a oltre un milione il numero di persone che affronteranno la fame a livello catastrofico. Nel nord, intanto, due terzi delle famiglie ha trascorso interi giorni e notti senza mangiare almeno 10 volte negli ultimi 30 giorni (nel sud è accaduto a un terzo) . Prima dell’escalation nel conflitto, la malnutrizione acuta riguardava lo 0,8% dei bambini sotto i 5 anni d’età, mentre a febbraio quel dato nelle zone settentrionali è aumentato tra 12,4% e 16,5%. Sono ormai almeno 27 i bambini morti per malnutrizione e disidratazione, che si aggiungono a quelli uccisi dalla guerra, oltre 13mila nei dati del Ministero della Salute palestinese. Quando la malnutrizione si combina con malattie e mancanza di cure, come sta accadendo nella Striscia di Gaza, i più piccoli sono fortemente a rischio di infezioni acute, che ne mettono ulteriormente in pericolo la vita. I casi di diarrea sono stati oltre 296mila, per un terzo in bambini sotto i 5 anni . Nel territorio, la guerra ha distrutto le infrastrutture di base, impedendo di rifornirsi di acqua potabile, cibo, carburante, elettricità, farmaci, nonché di ottenere cure mediche, perché solo 12 dei 36 ospedali sono parzialmente funzionanti, oltre che sovraffollati al 327% .

“La situazione è molto critica: ogni ora sentiamo il rumore dei bombardamenti e di continuo un sottofondo di urla e di pianti. È sempre più difficile trovare del cibo e quel poco che c’è è molto costoso e non basta per tutti. Un chilo di farina costa 100 NIS (circa €25) e un chilo di riso ha raggiunto le 55 NIS (circa €15). Quasi nessuno ha tutti questi soldi. Oltre ai bombardamenti dobbiamo temere anche le violenze della criminalità crescente”, hanno dichiarato gli operatori umanitari di CESVI nella Striscia di Gaza.

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CI
13 MILIARDI 68
MALTRATTAMENTI SUI MINORI:
“COSTANO”

Generano una spesa pubblica di oltre 13 miliardi di euro e arrivano a pesare fino allo 0,84% sul PIL: questo è il “conto economico" dei maltrattamenti su minori, senza contare gli impatti sulla salute del bambino e sul suo futuro. Il dato emerge da un’analisi realizzata dal Centro Studi sul Management e il Lavoro per l’Osservatorio Italiano della Gentilezza e del Comportamento, organo del Movimento per la Gentilezza, presieduto da Natalia Re e diretto da Marcello Vitaliti. “L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha da tempo inserito questo filone di ricerca fra gli strumenti fondamentali per le decisioni connesse alle politiche nazionali in favore dell’infanzia e dell’adolescenza” ha dichiarato il prof. Antonio Votino, presidente del Ce.S.Ma.L.

Gli effetti dei maltrattamenti sulla società. “Un bambino maltrattato pesa in modo significativo sui bilanci dei Comuni, sui bilanci delle aziende sanitarie e dei centri di salute mentale, così come sui bilanci della giustizia - ha spiegato il professor Votino. E questo sia oggi, per la sua protezione e tutela, che nel futuro, perché il maltrattamento ha un’alta probabilità di sviluppare in età adulta patologie sanitarie anche gravi (dipendenza, malattie mentali, disabilità, disturbi cardiovascolari, disturbi psicologici etc.), devianze e criminalità, disoccupazione e perdita di reddito, incidendo, dunque, sul bilancio dello Stato e sulla perdita di produttività e di PIL”.

I costi diretti e indiretti dei maltrattamenti su minori. L’analisi, disponibile da oggi online sul sito del Movimento, stima sia i costi diretti che quelli indiretti dei maltrattamenti sui minori. I costi diretti, che in totale valgono quasi 340 milioni di euro, comprendono l’ospedalizzazione (49 milioni di euro), la cura della salute mentale (21 milioni di euro), il welfare (214 milioni di euro), l’affido familiare, gli interventi di polizia e le spese della giustizia (53 milioni di euro). I costi indiretti, che ammontano a circa 12 miliardi e 700mila euro, riguardano l’educazione speciale (209 milioni di euro), la cura della salute da adulti (326 milioni di euro) la criminalità adulta connessa ai maltrattamenti (oltre 5 miliardi di euro), la delinquenza giovanile (152 milioni di euro) e le perdite di produttività sociale ( 6 miliardi di euro).

Maltrattamenti e gentilezza. Lo studio si inserisce in un filone di ricerca che il Movimento Italiano per la Gentilezza ha lanciato qualche mese fa e che ha il suo focus nell’analizzare gli effetti reali della gentilezza sulla società contemporanea, valutando in che modo un ecosistema “più gentile” possa influenzare la generazione di ricchezza. “Il concetto di gentilezza, infatti, è molto più ampio di quello a cui siamo abituati a pensare, va oltre l’empatia e l’educazione, e comprende le basi del vivere comune, il rispetto dell’altro, delle differenze e delle leggi dello Stato, è lo strumento che ci aiuta a vivere e interagire con il prossimo in maniera virtuosa” ha commentato la presidente del Movimento, Natalia Re. “Il nostro scopo è quello di supportare le istituzioni nella definizione delle loro politiche, con dati e strumenti concreti”.

La gentilezza come indicatore di benessere. “La nostra idea - ha spiegato Re - è che se si intervenisse attraverso la gentilezza in maniera preventiva, si ridurrebbero in misura percentuale i costi che, invece, andrebbero sostenuti per riparare i danni del fenomeno”. E conclude la presidente “Come Movimento crediamo nell’effetto della gentilezza anche sui conti pubblici e sulla crescita economica: ecosistemi “più gentili” sono anche più sostenibili, saper convivere con l’altro è un indicatore del benessere socio-economico di una comunità”.

PUBBLICATA LA PRIMA RICERCA DELL’OSSERVATORIO ITALIANO DELLA GENTILEZZA E DEL COMPORTAMENTO. NELLA FOTO SOPRA LA PRESIDENTE NATALIA RE.

“La gentilezza è indicatore del benessere”

L’OIGEC – Osservatorio Italiano della Gentilezza e dei Comportamenti – nasce in occasione della giornata mondiale della gentilezza del 13 novembre del 2023 dalla volontà di Natalia Re, quale Presidente del “Movimento Italiano per la Gentilezza”. Esso è l’organismo di studio e ricerca costituitosi all’interno del MIG; indipendente da governi, partiti o movimenti politici, da confessioni religiose, opera nell’esclusivo perseguimento dei propri fini.

Presieduto dalla presidente e diretto dal vice presidente del MIG Marcello Vitaliti, collabora in partnership con studi legali e di consulenza, con associazioni, con enti pubblici e/o privati, con istituzioni governative ed università, per attuare azioni preventive, di analisi, di monitoraggio, di osservazione, di ricerca e di tutela nei confronti di chiunque ne richieda il supporto e dei fenomeni comportamentali dei singoli quando essi influenzano la collettività.

L’OIGEC si propone anche come sportello di ascolto e di orientamento; può coadiuvare il legislatore al fine di meglio ” codificare” fenomeni sociali e comportamentali per i quali occorrono nuovi dispositivi di legge e si avvale di un team di professionisti in grado di intervenire in ogni contesto, offrendo il proprio intervento in ambito nazionale ed internazionale.

Il lavoro svolto ha l’obiettivo di essere diffuso attraverso convegni scientifici, conferenze, incontri di studio informali e formali, pubblicazioni, podcast e produzioni video. Studi e ricerche (ai quali potranno partecipare soci e studiosi esterni all’Organizzazione), possono essere svolti anche sulla base di incarichi e finanziamenti da parte di soggetti pubblici e/o privati.

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COMEDY WILDLIFE AWARDS

NIKON È PARTNER DEI COMEDY WILDLIFE

AWARDS E ANNUNCIA L’APERTURA DELLE

ISCRIZIONI AL CONCORSO CHE PREMIA LE PIÙ

DIVERTENTI FOTO DELLA FAUNA SELVATICA

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NIKON, IN COLLABORAZIONE CON THE COMEDY WILDLIFE AWARDS, È LIETA DI ANNUNCIARE L’APERTURA DELLE ISCRIZIONI ALL’EDIZIONE 2024 DEL FAMOSO CONCORSO

Il Comedy Wildlife Awards celebra un decennio di condivisione di immagini affascinanti provenienti da tutto il mondo, e quest’anno Nikon è orgogliosa di poter contribuire a questa grande tradizione in veste di partner. Per commemorare questa nuova ed entusiasmante partnership, il concorso è stato ufficialmente ribattezzato “The Nikon Comedy Wildlife Awards”, ma l’obiettivo di incoraggiare il mondo a partecipare al dibattito sulla conservazione attraverso esilaranti immagini naturalistiche rimane lo stesso.

I partecipanti sono invitati a presentare un lavoro che non solo abbia il potere di far sorridere le persone, ma che sia anche espressione della fauna selvatica in tutte le sue forme e dimensioni, per promuoverne la conservazione e la difesa degli habitat con un messaggio umoristico e positivo.

La rosa dei candidati sarà giudicata da una giuria di fotografi leader del settore, che per la prima volta comprenderà anche dei Nikon Creator, come Cameron Whitnall, Lara Jackson e Roxy Furman, tutti accomunati da una profonda comprensione e da una grande passione sia per la fotografia naturalistica sia per la difesa della natura. Faranno parte della regolare giuria di giudici esperti, che annovera tra le sue fila rinomati fotografi naturalistici e Nikon Ambassador quali Daisy Gilardini e Charlie Hamilton James.

La partecipazione al concorso è gratuita e si potrà accedere ad esso fino al 31 luglio 2024. La rosa dei candidati verrà annunciata a settembre, mentre i vincitori finali verranno annunciati a novembre di quest’anno.

I lavori presentati nelle varie categorie avranno la possibilità di vincere premi straordinari, da un safari irripetibile nel Masai Mara in Kenya a una fotocamera Nikon Z 30. Tra gli altri premi vi sono un kit Nikon Z 8 e un nuovissimo iPad con il più recente software di editing Affinity Photo, che andrà al vincitore del concorso Nikon Young Photographer.

APERTE LE ISCRIZIONI PARTECIPAZIONE GRATUITA

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Stefan Maier, General Marketing Manager di Nikon, ha affermato: “Siamo entusiasti per questa collaborazione con il team di The Comedy Wildlife, da cui quest’anno nascerà The Nikon Comedy Wildlife Awards. Approfittando dell’affinità naturale tra i nostri marchi, vogliamo celebrare la fauna selvatica di tutto il mondo, nella speranza di generare una consapevolezza profonda sulla conservazione. Da oltre un secolo Nikon è all’avanguardia nella tecnologia dell’immagine e aiuta fotografi e videomaker di tutto il mondo a perfezionare il loro lavoro. Siamo entusiasti all’idea di unire le nostre forze e di offrire ai creativi di talento una piattaforma per raccontare storie capaci non solo di far riflettere, ma anche di far sorridere”.

Paul Joynson-Hicks, fondatore del concorso, ha dichiarato: “È con grande entusiasmo che, per il nostro decimo anniversario, abbiamo deciso di stringere una partnership con Nikon, uno dei marchi di fotocamere leader a livello mondiale. È un anno molto speciale per noi, in quanto celebriamo migliaia di immagini divertenti presentate da fotografi di tutto il mondo, un anno reso ancor più speciale dalla presenza di un marchio iconico come Nikon. Diamo il benvenuto a Nikon per un futuro glorioso insieme: celebrare la fauna selvatica di tutto il mondo, celebrare le persone che scattano fotografie e incoraggiare il mondo a partecipare al dibattito sulla conservazione attraverso immagini naturalistiche divertenti”.

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COMEDY WILDLIFE AWARDS

Le categorie in concorso sono:

• Alex Walker’s Serian Mammals

• Spectrum Photo Birds

• ThinkTANK Fish and other Aquatic Species

• Insects

• Reptiles/Amphibians

• Nikon Young Photographer (fino a 25 anni)

• Nikon Junior Category

Categoria Nikon Junior) (fino a 16 anni)

• Amazing Internet Portfolio Category

• Video Category

• Affinity Photo People’s Choice Award

Informazioni:

www.comedywildlifephoto.com

CALDO E MORBIDO COMPAGNO DI SOGNI

DO RMIRE CON UN PET: PRO E CONTRO SECONDO GLI ESPERTI

In Italia oltre il 50% delle persone che convive con un cane o un gatto ha scelto di condividere il letto con il proprio fedele amico a quattro zampe. Ma siamo sicuri che sia la scelta più adatta? Una delle pratiche più diffuse tra i pet parents è quella di dormire con il proprio cane o gatto. Una decisione che divide, ma che riflette un legame profondo tra umani e animali domestici. Ma è veramente la cosa giusta? Questa è la domanda che molti si pongono. Ma la verità è che la relazione tra uomo e animale è complessa e unica, così come le dinamiche del sonno condiviso. Ultima Petfood – la marca esperta nell’alimentazione di gatti e cani – ci presenta, con il prezioso contributo della sua esperta Gabriella Tami, Medico Veterinario ed Etologa, i pro e i contro che possono scaturire da questa consuetudine.

Pro: dormire con un pet riduce ansia e stress e allevia la sensazione di solitudine I lati positivi possono essere molteplici tra cui il semplice contatto fisico con il nostro fedele compagno che può ridurre notevolmente ansia e stress, garantendo un risveglio più rilassato e piacevole. Questa vicinanza aiuta anche a ridurre la pressione sanguigna, facilitando il sonno e garantendo una sensazione di benessere al mattino. Per molte persone la presenza del proprio animale domestico offre un sostegno prezioso e un fantastico rimedio naturale allo stress post-traumatico e agli incubi notturni. In questi casi possono essere di grande aiuto i cani addestrati a svegliare la persona quando riconoscono gli indizi di un incubo incipiente, trasformando il letto in un rifugio sicuro e accogliente. Se è vero che “chi dorme non piglia pesci” è provato che dormire con il nostro amico a quattro zampe riduce la sensazione di solitudine, contribuendo a mantenere una routine di riposo e allontanando i pensieri ansiosi. Inoltre, cani e gatti possono diventare importantissimi elementi di transizione per i bambini che si stanno abituando a dormire da soli, offrendo conforto e sicurezza senza interruzioni significative del sonno.

Contro: condividere il letto con il proprio pet può provocare disturbi del sonno Dormire con il nostro pet può essere terapeutico sotto molti punti di vista, ma allo stesso tempo può essere anche causa di alcune “criticità”. Il pet, infatti, potrebbe interferire con l’efficienza del sonno della persona che dorme al suo fianco, causando sonno intermittente e, così, un senso di stanchezza al risveglio. Per questo alcuni pet parents trovano che condividere il letto con un cane o un gatto non sia rilassante né rassicurante. Inoltre, gli animali domestici hanno una temperatura corporea più elevata rispetto alla nostra, con i cani che possono raggiungere circa 38,9°C e i gatti 39,2°C, e questo può causare un eccessivo surriscaldamento della zona riposo e interrompere così il sonno di chi sta dormendo con loro. Infine, i nostri amici a quattro zampe possono diventare delle vere e proprie sveglie mattutine. Se infatti il cane o il gatto scopre che svegliando il proprio padrone otterrà una ricompensa (bella passeggiata o colazione), l’effetto sveglia sarà assicurato.

Indipendentemente dai pro e dai contro, Ultima e la Dottoressa Gabriella Tami ci lasciano un decalogo per godere dei vantaggi di dormire con il proprio pet riducendo al minimo gli inconvenienti. Assicurandosi di seguire alcune regole semplici, come mantenere un’igiene rigorosa delle lenzuola e del pelo dell’animale, realizzare attività durante il giorno per farlo stancare e favorire così il riposo notturno, seguire una routine di preparazione al sonno, come per esempio una breve passeggiata prima di coricarsi, rispettare le norme igieniche, e non abituare il pet a giocare sul letto è possibile condividere il sonno con il proprio amico peloso in modo sicuro e piacevole.

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ADDIO A ROMEO, LA TIGRE SIBERIANA NATA A VALBREMBO

PARCO FAUNISTICO LE CORNELLE 76

SI È ADDORMENTATO PER L’ULTIMA VOLTA ALCUNI GIORNI FA, CIRCONDATO DAI KEEPER CHE PER TANTI ANNI SI SONO OCCUPATI DI LUI, ROMEO, LO SPLENDIDO ESEMPLARE DI TIGRE SIMBOLO DEL PARCO FAUNISTICO LE CORNELLE DI VALBREMBO (BG)

Nato l’11 maggio del 2010 all’interno del Parco da mamma Saylon e papà Eru, Romeo era un esemplare di tigre siberiana che è stata allevata a mano dai keeper per compensare la mancanza di latte materno. Così Romeo è cresciuto in compagnia degli uomini verso i quali ha sempre dimostrato grande affetto e confidenza.

Le cause della sua scomparsa sono da ricondurre a una malattia tumorale e all’età avanzata. Alcuni mesi fa, Romeo aveva insospettito i suoi keeper con comportamenti insoliti, subito la situazione è stata riferita ai veterinari che dopo accertamenti medici avevano diagnosticato un tumore alla milza. Nel giro di pochi giorni è stato organizzato un intervento salvavita presso l’Ospedale Veterinario Universitario di Milano. L’intervento era andato bene, regalando a Romeo alcuni mesi in ottime condizioni. Purtroppo però il tumore aveva già dato metastasi al momento dell’intervento e pochi giorni fa Romeo aveva dato ancora segni di malessere. Nonostante gli sforzi dei veterinari e dei keeper, questa volta la malattia era troppo diffusa e non esistevano più possibilità di intervento. Così Romeo si è addormentato provocando in tutto lo staff del Parco un grande dolore.

“La scomparsa di Romeo è stata un duro colpo per tutti noi – hanno commentato Nadia ed Emanuele Benedetti, titolari del Parco Faunistico - Nato e cresciuto all'interno del nostro Parco, da 14 anni era come se fosse parte della famiglia! Con il suo temperamento gentile ma deciso, ha lasciato un'impronta indelebile nei cuori dei keeper che l’hanno accudito e delle migliaia di visitatori che l’hanno “incontrato”. Il suo ricordo continuerà a vivere attraverso il nostro impegno costante nel preservare e proteggere la meravigliosa biodiversità che lui tanto bene rappresentava”.

Dopo la scomparsa di Romeo, nel Parco sono ospitate cinque tigri e due tigri dell’Amur Obelix, Beatrice, Giulietta, Fuyu, Burma, Iris e Ina.

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1. Mafia e dintorni

Non sempre cambiare equivale a migliorare, ma per migliorare

bisogna cambiare.

(Winston Churchill)

LUPUS IN FABULA

Benito Melchionna

Procuratore emerito della Repubblica

CRIMINALITÀ ORGANIZZATA

Le cronache odierne fotografano spesso i veloci cambiamenti di rotta che la criminalità organizzata va assumendo adattandosi allo sviluppo economico e sociale delle civiltà moderne. Infatti, quanto più risulta complessa e tecnologizzata la società globale nelle sue varie articolazioni, tanto più aggressiva e diffusiva diventa la criminalità mondiale.

Del resto, visto che nell’era digitale siamo tutti interconnessi ma viviamo peggio, la malavita trova il suo brodo di coltura appunto nei varchi delle patologie che affliggono l’attuale intero sistema socio-economico e politico-culturale. Tanto più che, a differenza della criminalità comune (furti, rapine, baby gang, ecc.), la criminalità organizzata - così definita in quanto costituita da pericolosi stabili sodalizi - è caratterizzata da organizzazioni criminali rigide dedite in tutto il mondo a realizzare ingenti affari illeciti.

La libertà di associazione è riconosciuta e regolata dall’art. 18 della Costituzione nel quadro del nostro sistema democratico. Ma tale libertà non è ovviamente tutelata per chi persegue finalità contrarie alla legge, con specifico riferimento ai sodalizi che hanno l’obiettivo di avvelenare la stessa democrazia, attraverso il male, il sopruso e finanche la lupara bianca (rapimento e scomparsa definitiva di soggetti non affiliati) Basta qui ricordare le famose “3 sorelle”, sorte in particolari contesti geografici e culturali: la Mafia (dall’arabo, “millanteria”) nota come “Cosa nostra” in Sicilia, la Camorra in Campania, la ‘Ndrangheta in Calabria e la Sacra Corona unita in Puglia; anche se nell’area del Gargano e del Foggiano si è ora affermata la c.d. “Quarta mafia”. La quale controlla in particolare la filiera commerciale ittica, l’inquinamento ambientale causato dallo sversamento di rifiuti illeciti e pericolosi, ecc.

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2. Evoluzione delle organizzazioni criminali

L’art. 416-bis del Codice penale, introdotto con la legge Rognoni-La Torre n.646/1982 a seguito del grave allarme sociale suscitato dall’omicidio del prefetto di Palermo, generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, stabilisce che: “l´associazione è di tipo mafioso quando coloro che ne fanno parte si avvalgono della forza di intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva per commettere delitti, per acquisire in modo diretto o indiretto la gestione o comunque il controllo di attività economiche, di concessioni, di autorizzazioni, appalti e servizi pubblici o per realizzare profitti o vantaggi ingiusti per sé o per altri, ovvero al fine di impedire od ostacolare il libero esercizio del voto o di procurare voti a sé o ad altri in occasione di consultazioni elettorali” (il c.d. voto di scambio).

La forza di intimidazione, sulla quale si fonda il potere mafioso, consiste quindi nella capacità che il vincolo associativo ha di incutere timore presso gli associati e i soggetti esterni, in forza della sua predisposizione ad esercitare sempre nuove forme di coazione violenta.

La criminalità mafiosa, che ha assunto nel tempo una vocazione prettamente imprenditoriale, si è dunque inserita in diversi settori dell’economia, quali il ciclo dell’edilizia, il settore della logistica, i servizi di sicurezza, gli esercizi pubblici di ristorazione e bar, la gestione dei rifiuti ed il traffico di droga e di armi, i cui ingenti proventi sono il principale business delle cosche

Anche i fondi del Pnrr dell’U.E. next generation hanno da ultimo scatenato gli appetiti delle organizzazioni mafiose, per cui alta dovrà essere l’attenzione e il controllo degli apparati dello Stato contro l’appropriazione illecita delle ingenti risorse messe a disposizione dal Piano europeo

A questo riguardo, la relazione della Direzione Investigativa Antimafia (DIA), riferita ai dati dell’anno 2023, offre una lettura aggiornata del fenomeno criminale mafioso, che risulta oggi ancora più complesso e pericoloso.

Essendo poi ben radicati e incardinati nella vita sociale dei territori “occupati”, gli affiliati (famiglie, cosche, clan e affini) riescono a fare “rete” attraverso collaudati sistemi di pubbliche e private relazioni, usando la strategia della violenza e del ricatto, e reinvestendo quindi in modo diretto o indiretto i proventi illeciti delle loro attività criminali nel circuito dell’economia e dei flussi finanziari legali.

Le ricchezze così accumulate vengono infine riciclate e reimpiegate per incrementare il traffico della droga, nonchè per inquinare le economie correnti e le istituzioni pubbliche in Europa e nel resto del mondo.

Infatti, la criminalità organizzata si è ormai trasformata come una sorta di piovra presente, con nomi diversi, in tutti i Paesi del mondo. Ed è in grado cogliere velocemente anche le trasformazioni tecnologiche e i fenomeni economico-finanziari su scala mondiale, sfruttando in tal modo tutte le opportunità di profitto. Ciò rende nel contempo necessario adeguare anche gli strumenti tecnologici di cui dispongono le Agenzie di sicurezza, per rispondere efficacemente alle nuove sfide nel contrasto alla criminalità organizzata, in particolare acquisendo competenze aggiornate anche a livello internazionale. Tutto ciò per incrementare la capacità di penetrazione nel metaverso, nelle comunicazioni criptate e più in generale nel web (inteso come rete internet e dark web).

È pertanto necessario investigare a fondo nel mondo delle piattaforme virtuali “seguendo il flusso dei soldi”, come già aveva suggerito da par suo il giudice Giovanni Falcone prima di finire assassinato.

In ogni caso, la lotta alle organizzazioni mafiose non può prescindere, oggi più di ieri, da una concreta fattiva collaborazione tra tutte le Istituzioni interessate. Anche perché la cultura mafiosa (o forse meglio dire il “sentire” mafioso), persistono tuttora nell’immaginario popolare. Pertanto, come raccomanda il citato ultimo Rapporto della DIA: “occorre che il contributo del mondo della politica, della cultura dell’informazione e, infine ma non per ultimo, del mondo del lavoro, liberi i cittadini dal bisogno di ‘protezione’ per poter soddisfare i bisogni primari, nonché per liberarsi dal timore di dover sottostare a pressioni ed intimidazioni.”

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3. Eco-mafia e “antimafia sociale

L’attività criminosa ai danni dell’ambiente è tra le più redditizie della criminalità organizzata internazionale, con gravi ripercussioni negative per la natura, la salute umana e degli altri esseri viventi.

Anche per questo, nel 2022 è stato modificato l’art. 9 Cost. inserendo finalmente l’ambiente tra i principi fondamentali di rango costituzionale; stabilendo appunto che la Repubblica “tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni”. Si tratta di una scelta importante a difesa del “creato”, indicando così un nuovo modo di concepire e di vivere la sostenibilità dell’intera biosfera.

Tanto più considerato che, secondo alcune recenti stime, la criminalità ambientale è da considerare presente in mezzo mondo quale fonte principale di reddito per le organizzazioni criminali, unitamente al traffico di droga e di armi e alla tratta di esseri umani. Peraltro, nel 2022 risultano rilevate oltre 334.000 mila tonnellate di rifiuti illecitamente trafficati, oltre a molte specie di flora e di fauna selvatiche abbandonate.

A sua volta l’UE, con la Direttiva 2008/98/CE (successivamente modificata con la Direttiva 2018/851/CE), ha delineato un quadro giuridico uniforme per il trattamento dei rifiuti, sottolineando l’importanza di adeguare tecniche di gestione, riutilizzo e riciclaggio degli stessi, in base al noto principio “chi inquina paga” (cfr., al riguardo, la legge n. 137/2023, già operativa in Italia).

Da ultimo, la Direttiva CE del 16 novembre 2023, da recepire dagli Stati membri entro due anni, si propone l’obiettivo di incrementare, attraverso più severe sanzioni, l’efficacia dell’azione di contrasto nei confronti della criminalità ambientale, meglio definita eco-mafia.

Tra i nuovi reati sono stati quindi inseriti il commercio illegale di legname, il riciclaggio illegale di componenti inquinanti di navi e le gravi violazioni della legislazione in materia di sostanze chimiche. Inoltre sono stati classificati come “reati qualificati” quegli illeciti che portano alla distruzione di un ecosistema, e pertanto, paragonabili all’”eco-cidio”, come ad es. si verifica con gli incendi boschivi su vasta scala, con l’inquinamento diffuso di aria, acqua, suolo, ecc.

Infatti, le eco-mafie - dando il primato alla eco-nomia selvaggia - non si occupano solo di rifiuti causando disastri ambientali, ma anche di incendi boschivi, abusi edilizi, traffico di animali selvatici e di ogni altra attività connessa ai reati che mettono a rischio l’ambiente.

Le leggi tuttavia non bastano, considerato che la lotta alle eco-mafie parte necessariamente dalla più diffusa cultura della legalità, da trasmettere in particolare ai giovani attraverso l’educazione familiare e l’istruzione scolastica.

In altre parole, prima delle leggi e dell’azione di polizia e di magistratura, per sconfiggere ogni forma di criminalità mafiosa (e non) occorre diffondere una sorta di “antimafia sociale”. La quale per definizione richiede la partecipazione attiva dell’intera società; per cui ogni cittadino non può pensare di “tirarsi fuori” girandosi dall’altra parte dinanzi ai fatti criminosi. Al contrario, ciascuno di noi deve indursi a denunciare con coraggio qualsiasi illecito riscontrato, collaborando e testimoniando, con responsabilità civica, per l’intervento efficace del sistema - giustizia.

In sostanza, dovrà essere questa la bussola necessaria a orientarsi e a districarsi nell’attuale era della “cattiva complessità” e dell’”incertezza”, che sembra stiano mandando il mondo alla malora (guerre, comunicazione deviata, cambiamenti climatici, ecc.).

Si dovrà intanto cominciare ad impedire l’ulteriore degenerazione della stessa democrazia, oggi più che mai compromessa dal riscontrato fenomeno del “consociativismo”, che lega tra loro, in una sorta di perversa comunità di destino, la criminalità mafiosa e parte del complessivo sistema mediatico-politico-economico.

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