Maggio 2011

Page 183

musicamania » a cura di Piero Vittoria

VIVERE O NIENTE

THE KING OF LIMBS

il ritorno di Vasco Rossi

II fascinoso nuovo album dei Radiohead

Vasco Rossi torna sul mercato con “Vivere o niente”: capolavoro o disco di passaggio? Difficile rispondere. Certo è che le vendite iniziali da capogiro danno ragione al rocker di Zocca: oltre 170.000 copie a soli quattro giorni dalla pubblicazione ed immediata vetta delle classifiche! Di contro c’è da dire che le idee originali qui latitano, ma è dagli anni ’90 che Vasco, in fondo, in ogni suo album ci propina un gruppo di canzoni che solo a sprazzi ricordano la genialità del grande rocker che la maggior parte di noi ha imparato ad amare. “Vivere o niente” non fa eccezione. Dalla sua, però, c’è che Vasco fa mondo a sé ed il testo del primo singolo “Eh … già” ne è l’esatta manifestazione: “….in quattro parole, io sono ancora qua eh già. Come dargli torto? Nel disco troviamo i vari aspetti del suo modo di fare musica: dalle ballate, al rock da “inno da stadio”, ma spesso ci si trova di fronte ad un’autocitazione che forse, in alcuni tratti, è eccessiva. Ne “L’Aquilone” c’è un richiamo “forzato” ad un autentico capolavoro che era “Vado al massimo”. “Vivere non è facile”, prima canzone del disco, è uno dei suoi migliori momenti. “Manifesto futurista della nuova umanità”, “Sei pazza di me”, “Non sei quella che eri” (una probabile “Delusa” parte seconda?) sono già pronte per essere cantate all’unisono nei prossimi concerti estivi. “Dici che” strizza l’occhio a suoni internazionali con qualche tocco di elettronica. I momenti migliori arrivano dalla title track “Vivere o niente”, “Starò meglio di così”, “Prendi la strada” ed infine “Stammi vicino” (è l’esordio come autore per Vasco del suo chitarrista Stef Burns). Nel complesso “Vivere o niente” poteva rappresentare una via di fuga dai soliti schemi, ma è rimasto questo solo nelle intenzioni: alcuni buoni spunti ci sono, ma manca la zampata vincente.

I Radiohead riescono a spiazzare ancora una volta: che novità! Ogni loro ritorno assume il sapore di un qualcosa di sensazionale e non fa eccezione “The king of limbs”, un lavoro forse ancora più complicato dei loro ultimi, arrivato senza preavviso, cioè privo di una reale campagna promozionale. È un album molto ostico, di quelli che difficilmente conquista ad un primo ascolto, fuori dagli schemi e privo di ogni pretesa di strizzare l’occhio al mercato. Semplice e ricercato al tempo stesso, breve nella durata (poco più di 37 minuti per otto complessivi brani), ma molto intenso, quello più intimista ed introspettivo della band inglese: gridare al capolavoro è forse eccessivo, ma ancora una volta i Radiohead insegnano che quando si vuole si può guardare alla qualità non cavalcando le mode. Questo lavoro sembra un riuscito mix fra “Kid A” ed “Amnesiac” dei quali potrebbe rappresentare la terza ideale parte: impossibile imprigionarlo in un genere, non è pop, neanche elettronica o rock, ma un insano ed incredibile incontro fra tutto questo. Si va dalla iniziale e scioccante “Bloom”, ipnotica nei suoni che vanno sempre più in crescendo, a “Morning Mr Magpie” , passando poi per il singolo “Lotus flower”, canzone corredata da un video originalissimo in cui Thom Yorke si improvvisa ballerino. Poi “Codex” regala emozioni con piano e voce che in maniera lenta si accompagnano agli archi. La ballata “Separator” chiude il disco in maniera splendida. I Radiohead hanno ormai abbandonato definitivamente il rock degli esordi per abbracciare uno stile tutto loro, difficile da catalogare, ma sicuramente dotato di un fascino che non ha eguali.

VOTO 6

VOTO 8

181


Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.