STORIE STRAORDINARIE STORIE
Gino: mani strette che stringono di Giovanni Varrasi
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Gino è un ragazzone alto un metro e novanta, magro e dinoccolato. Da qualche anno porta i capelli molto lunghi e una barbetta abbastanza rada. È ospite della struttura per disabili, di cui sono consulente psichiatra, da diversi anni. Di fatto è stato allontanato da casa e dal suo destino familiare da una sorella, dopo la morte di entrambi i genitori per un incidente stradale. Era poco più che un ragazzo. Non si può dire che il suo handicap mentale sia grave e particolarmente evidente. Il punto è che non si applica a nessun compito, non risolve alcun problema che lo riguardi, legge a stento e malvolentieri. Con noi operatori è guardingo, se non apertamente ostile. Deve dimostrare a tutti che lui è forte e non si piega di fronte a nessuno.
La sua prepotenza la esercita soprattutto sugli altri ospiti. Vuole essere il capo. Dà ordini, si mette alla testa di un piccolo gruppo che lo asseconda, bullizza ragazzi 8 VITA
SALUTE WEB 01I21
deboli o passivi. Quando l’ho conosciuto, sono rimasto colpito dalle sue grandi mani, che appoggia, anche per una incerta e ambigua cordialità, sulle spalle o sul collo di chiunque gli capiti a tiro. Attraverso quelle mani che ti stringono o ti danno un colpetto, senti la sua violenza privata, solo mascherata da convenevoli e affettuosità.
Il primo episodio che ha segnato una svolta nei nostri rapporti è accaduto un paio di anni fa. Gino si trovava nella sala di ricreazione e prendeva in giro un altro ragazzo, il quale se ne stava passivo, stralunato, dolente, su una poltrona, con gli occhi bassi. Nessuno degli operatori osava intromettersi, non tanto per paura, quanto perché “era affar loro”. A differenza di altre volte, sono intervenuto e gli ho fatto notare, con tono deciso, che questo modo di fare non andava bene, che doveva smettere di essere prepotente con una persona indifesa, che lo doveva fare SUBITO.